lunedì 31 gennaio 2011

Love, Love, Love! Cuori di budino al gianduia e arancia.


Mon coeur s'ouvre a ta voix – Sansone e Dalila – C. Saint-Saëns


Gennaio è già finito e si affaccia il mese più corto dell’anno. Febbraio è un mese speciale nella mia vita, non fosse altro che per la nascita di mia figlia Alice, e lo è per questo da quasi 9 anni.
Prima di allora e per tutto il resto - Carnevale, S.Valentino e affini - Febbraio mi ha sempre procurato un po’ di tristezza e fastidio. Non sono un tipo da feste in maschera (ma confesso di essere affascinata dall’idea di potermi travestire in maniera irriconoscibile anche solo per un giorno, che è sorella alla fantasia di essere invisibile), così come non sopporto la festa di S.Valentino, mortalmente uccisa dal consumismo. Febbraio è un mese di mezzo, un sorta di zattera di passaggio dall’inverno alla primavera, l’anticamera del ritorno alla luce. E’ come il venerdi’ nella settimana: prelude a momenti migliori.
Come un bimbetto che cerca di alzarsi e muovere i primi passi barcollante e timoroso, ho deciso di partecipare al mio primo contest, dopo neanche 3 settimane di bloggitudine.
Mi sono imbattuta nel simpatico invito di EliFla di Cuocicucidici (http://cuocicucidici.blogspot.com/) e mi sono detta: perché no? S. Valentino non sarà la mia festa preferita ma il cuore è un simbolo senza tempo, una di quelle cose si imparano a disegnare da bambini perché è così bello e rotondo e difficile, e quando ci riesci ti senti un artista. Il cuore è quella cosa che scarabocchi in maniera ipnotica mentre sei al telefono, che disegni con le dita sul vapore di un vetro appannato. Il cuore chiude spesso un lettera o un bigliettino o una dedica quando le parole non escono con facilità.
Così mi dico "bello il tema di questo contest, perché non provarci"? Una pioggia di cuori sta investendo il mondo delle foodblogger, e non è stupendo?

mercoledì 26 gennaio 2011

Son giorni gelidi - Ribollita!

Studio per pianoforte opera 10 – nr 12 “La Rivoluzione” - Chopin

Sono giorni gelidi.
Succede che esci di casa la mattina coperta da capo a piedi come l’esploratore di una spedizione antartica e ti avvii alla macchina parcheggiata nel piazzale munita di puntello rompighiaccio per sbrinare i vetri. Una volta seduta nell’abitacolo, percorri i pochi chilometri che ti separano dall’ufficio soffiando fiato caldo sul parabrezza come un mantice  nella speranza di creare un oblò di visibilità dal quale interpretare la strada ed arrivare sana e salva a destinazione. Succede che una volta in ufficio, non riuscirai a riprenderti dal congelamento che solo verso l’ora di andar via e rientrata a casa, l’unica cosa in grado di ripristinare la circolazione in tutto il corpo sia una doccia a temperature da altoforno.
Ma il freddo, quello vero, quello che ti annienta ogni capacità di reazione ed è l’anticamera all’ibernazione morale, lo provi solo dopo quando, finalmente impigiamata, rilassata, predisposta alla pace interiore, alla coccola divano/pile, ti aggredisce subdolo accendendo la televisione.
E mentre sei lì che fai zapping distrattamente, ti capita di incappare in una telefonata pubblica con toni da delirio di onnipotenza, in cui colui che dovrebbe garantire la democrazia in un paese cosidetto civile, tutto fa tranne che quello. Il gelo.
Consoliamoci così, senza clamore, rimuginando rabbiosamente sul fatto che il vero medioevo per noi donne è oggi; che milioni di meravigliose persone di sesso femminile ci vivono accanto, creano, salvano, sostengono, lottano e profondamente gridano che no, le donne non sono tutte meteorine.
Consoliamoci dal gelo dell’imbarazzo che ormai caratterizza il nostro sentirci donne in Italia oggi e versiamoci una bella mestolata di ribollita fumante. Come dire: la rabbia ci ribollirà pure nella pancia, ma almeno lo stomaco per un istante sarà contento!
Ingredienti:
Premetto – la ribollita la faccio alla mia maniera e generalmente vado molto ad occhio con le quantità, ma cercherò di essere abbastanza precisa, così scusatemi in partenza. Questa è la dose per c.ca 6 persone.
1 mazzetto di bietoline - cc.a 100 gr
una carota grande o un paio piccole
mezzo cavolo verza (c.ca 300 gr)
mezzo cavolo cappuccio (c.ca 300 gr)
un mazzo di cavolo nero (c.ca 200 gr)
1 cipolla - 1 gambo di sedano - prezzemolo
1 patata grande o 2 piccole
1 carota grande o 2 piccole
500 gr di facioli cannellini (peso da cotti)
passato di pomodoro
olio extra vergine di oliva
pepe- sale q.b.
pane toscano raffermo
Mettete a bagno i fagioli per una notte quindi fateli cuocere in un litro e mezzo d’acqua ed una manciata di sale. Il brodo che ne ricaverete servirà poi a cuocere la vs. zuppa di verdure, quindi l’acqua deve essere in abbondanza. Ora, qualcuno griderà alla blasfemia, ma quando ho fretta io uso degli ottimi cannellini in scatola ed il risultato è comunque eccellente. Quando i fagioli saranno cotti, riduceteli in crema (tenetene da parte un bicchiere) con un frullatore a immersione e tenete in caldo questo brodo.
Fate un trito per soffritto con la cipolla, il gambo di sedano. Tritate a parte il prezzemolo. Quando cipolla e sedano sono ben rosolati in olio extra vergine d’oliva, io aggiungo mezzo bicchiere di salsa di pomodoro fatta in casa dalla nonna molisana e lascio tirare il tutto. La variante prevede che i pomodori siano interi, ma a me piace di più il passato. Profumate il tutto con il prezzemolo tritato. A questo punto comincio ad aggiungere le verdure che ho preventivamente tagliato a fettine sottili (i cavoli e le bietole) e li faccio insaporire nel soffritto, bagnando poi il tutto con brodo. Quando saranno lievemente appassite aggiungerò il resto delle verdure ed i fagioli lasciati a parte, e coprirò il tutto con il brodo di fagioli, e lasciando cuocere (ben oltre un’ora o come preferite). 
Avrete ottenuto un bel minestrone di verdure, profumato e sicuramente invitante, ma non si può parlare di ribollita, non ancora.
In genere nelle case contadine si serviva questa minestra nei giorni di festa, e gli avanzi venivano poi “ricotti” ed allungati con brodo e l’aggiunta di pane. Certo è che la versione “del giorno dopo” ha avuto molto più successo e non c’è casa toscana in cui non si prepari almeno una volta al mese.
Lasciate riposare la vs. minestra fino a raffreddarla e solo al momento di servirla potrete riportarla a ebollizione, dopo avendo aggiunto delle fettine sottili di pane raffermo.
Io preferisco in genere tostare leggermente il pane e posizionarlo sul fondo del piatto a mo’ di crostino, con un lieve filo d’olio, quindi vi verso sopra la zuppa, lascio riposare e  servo a tavola. In questa maniera il pane non si “beve” tutto il brodo trasformando la zuppa in una sorta di pappone. L’equilibrio sta proprio nella quantità di pane che utilizzerete perché le vere protagoniste di questo piatto sono le verdure.

Questa volta, per cambiare, ho servito la ribollita come antipasto, su crostoni di pane tostato, irrorati di ottimo olio nuovo e pepe profumato. 

Piccola nota sulla colonna sonora di questo post. Lo studio di Chopin "La rivoluzione", che vi invito ad ascoltare (troverete anche dei notevoli video su youtube) è un pezzo di grandissimo virtuosismo per i pianisti. L'energia che trasmette è potente ed in crescendo per quasi tutto il brano. C'azzecca poco con un piatto come la ribollita, ma è molto vicino al mio stato d'animo in questi giorni. Spero che vi piacerà all'ascolto. Alla prossima. 

sabato 22 gennaio 2011

Nostalgia di Parigi: Tarte Tatin.

I love Paris - Ella Fitzgerald


Ah Parigi… 
Ognuno di noi ha un posto speciale nel cuore che gli provoca struggimento, eccitazione, sorpresa, nostalgia, desiderio, ispirazione. Posso dire di aver viaggiato tanto da oltre vent’anni ed ho la fortuna avere un lavoro che fa del viaggio la sua ragione di essere. Ma di tutti i posti che ho visto, toccato, amato e rimpianto, Parigi resta ferma, stabile e caparbia al primo posto. Lo so, lo so, è facile dire Parigi; battere la sua straordinaria quantità di meraviglie è praticamente impossibile ma non amo fare paragoni tra un luogo ed un altro perché in ognuno ho sempre trovato quel particolare che me lo ha reso indimenticabile e caro. 
Però non so, c’è una sorta di malìa in quella città, qualcosa che ti prende e ti crea dipendenza, un legame misterioso del quale devo, ancora oggi, capire la ragione. Fatto sta che io e mio marito almeno una volta l’anno, dobbiamo fare un viaggio di devozione a Parigi. L’ultimo lo scorso novembre, per il suo compleanno. 4 giorni di pioggia costante, sottile come lo spray di un profumo (anche la pioggia è chic a Parigi), quella che non senti, invisibile, ma che ti bagna da capo a piedi in pochi minuti. Eppure Paris era lì, sempre bellissima e un po’distaccata nella sua eleganza: neanche la pioggia è riuscita minimamente a scalfire la ns. gioia di esserci.
Il lato positivo della pioggia è che, nella ricerca di luoghi al coperto dove rifugiarsi, si finisce con lo scoprire posti speciali, piccoli bistrot, boulangerie, pasticcerie meravigliose. E le ore volano seduti ad un tavolino spalmando una baguette croccante con del burro salato o del patè de campagne…ah che nostalgia…
Così, per vincere il “mal parigino” ed avere un pretesto per mangiare qualcosa di assolutamente godurioso, ho deciso: oggi faccio la Tarte Tatin.

giovedì 13 gennaio 2011

Il mio primo post!

Milonga del Angel - Astor Piazzolla

Il primo post è come il primo dentino, o come il primo bacio o come il primo amore che non si scorda mai? Di certo è emozionante e un po' strano e c'è una sorta di timido pudore al pensiero che qualcuno possa leggermi da chissà dove, come quando si sbircia dentro ad un diario segreto. Ci penso su da un po' di tempo e l'idea del Blog mi intriga, ma a livello informatico sono sempre stata una capra, non avrei saputo veramente dove mettere le mani. Poi ci sono quegli incontri che ti accendono come un fuoco d'artificio e ti riempiono di energia, come è successo a me quando ho conosciuto la mitica Giulia di Jul's Kitchen - http://it.julskitchen.com/ - blog bellissimo e foto strepitose, e voilà, ecco che qualcosa che sembrava lontano anni luce, diventa adesso una possibilità.