lunedì 30 maggio 2011

Voglio andar viaaaaa: muffin al doppio cioccolato e peperoncino.

Sweet home Alabama - Lynyrd Skynyrd
Questa settimana è stata per me il delirio fatto realtà. Vi ho parlato già svariate volte della mia vita di agente di viaggio, del fatto che vivo dietro le quinte programmando viaggi per lo più per turisti stranieri e per gruppi. Lavoro bello, creativo e divertente se volete, ma che ti toglie il sonno quando la stagione avanza. Telefono che squilla a qualsiasi ora del giorno e della sera, clienti che si perdono o che perdono le coincidenze, che dimenticano oggetti o si sentono male,  che danno fuori da matto perchè l'enoteca dove si sono fermati non ha la pasta in menù, che sbagliano gruppo (si, avete capito bene, si distraggono, si allontanano e poi si aggregano ad un gruppo che non è il loro, e chi si è visto si è visto!),fornitori che ogni tanto "smettono di funzionare" (si, perchè non bisogna mai fidarsi di nessuno...) o che si dimenticano dei servizi prenotati....! Beh, io ve l'ho messa abbastanza facile, ma credetemi, succede di tutto e a me  l'ansia in questo periodo mi devasta...avete presente una mamma alle prese con una marea di figli? Ecco, quasi uguale! 
Quando arriva il week end e tutti in genere lanciano in aria il cappello e si mettono a ballare il tip tap della gioia, io mi inginocchio su tappetino, posizione zen, chiudo gli occhi e ripeto come un mantra: fai che non succeda niente, fai che non succeda niente...". Ecco perchè quando parto io in vacanza sono una che non fa mai problemi, di nessun genere. Il mio cellulare è sempre spento, lo accendo solo la sera per leggere le mail ma veloce e senza attenzione. Non ho orologio (in realtà non lo porto più da anni), non amo i viaggi organizzati quindi faccio tutto da sola (legge del contrappasso) e stacco con il mio mondo lavorativo in maniera totale.  Se l'hotel che ho scelto non è il massimo, pace, non ho voglia di lamentarmi. Se non si mangia bene, mangio altrove. Se le persone sono antipatiche, me ne allontano. Faccio tutto per dimenticarmi il lavoro che faccio mentre so di colleghi che restano attaccati al loro ruolo per deformazione professionale, e con un occhio terribilmente critico si rovinano il piacere di viaggiare. 
E voi che viaggiatori siete? Quali sono le vostre piccole manie quando partite? Raccontatemi il vostro approccio al viaggio e come reagite al contrattempo. 
Per addolcire il momento di tensione che sto vivendo, mi sono regalata questi muffin al doppio cioccolato e peperoncino. Questi la carica la danno eccome e mantengono una consistenza umida e morbida a lungo se conservati in una bella scatola di latta. Ma vi garantisco che in ogni caso a lungo non dureranno....
Ingredienti per c.ca 12/14 muffin:
- 100 gr. di burro ammorbidito
- 150 grdi zucchero
- 115 gr di zucchero di canna
- 2 uova grandi
- 150 ml di panna acida
- 5 cucchiai di latte
- 250 gr di farina
- 1cucchiaino di bicarbonato
- 2 cucchiai di cacao amaro
- 1 cucchiaino raso di peperoncino in polvere
- 100 g di scaglie di cioccolato fondente
- 100 gr di scaglie di cioccolato al latte
Preriscaladate il forno a 190°C e preparate i vs. pirottini (mettetene sempre 2 insieme per aiutare la pasta a salire senza spatasciarsi e sformare il pirottino durante la lievitazione in forno) oppure foderate uno stampo per muffin con carta da forno. Mescolate il burro ammorbidito con i due tipi di zucchero fino ad un composto morbido e spumoso quindi aggiungete le uova, la panna acida, il latte ed amalgamate bene. Separatamente in un'altra ciotola, miscelate la farina, il bicarbonato, il cacao ed il peperoncino ed uniteli agli altri ingredienti. Aggiungete infine i pezzetti di cioccolata e mescolate pochissimo, massimo 6/7 mescolate dall'alto al basso per  amalgamare il composto. Questo contribuirà a dare ai vostri muffin la caratteristica texture granulosa e porosa. Distribuite l'impasto nei pirottini fino a 2/3 della loro capienza e cuocete in forno per c.ca 25/30minuti. Togliete dal forno e lasciateli intiepidire. Potrete servirli con frutta fresca, fragole o panna semimontata senza zucchero. Questa ricettina "antistress" si trova nella raccolta Muffin e Dolcetti della Gribaudo. 
Con questa ricetta partecipo al contest sul Cioccolato di Meris di Vaniglia e Cannella 

mercoledì 25 maggio 2011

From Far East with love: Risi e Bi-Sushi!

Forbidden Colours - R. Sakamoto
Chiedo formalmente scusa. Ancora prima di parlare mi prostro penitente di fronte alle cape perchè so che verrò tacciata di blasfemia. Da quando Annamaria ha lanciato la sfida, il verde dei piselli ha richiamato nella mia mente malata un'immagine chiara e immediata:  Wasabi. Togliersi dalla testa quest'idea è stato un insuccesso senza precedenti perchè più cercavo di indirizzare la mia ispirazione altrove, più il germe montava e andava fissandosi nell'idea del  risi e bisi formato Futomaki. Premetto: non sono un'amante della cucina giapponese, in particolare del Sushi. Mi avventuro baldanzosa incontro ad un piatto di Tempura, ma tutto il resto mi crea inquietudine, dubbio e sincera perplessità. La colpa di tutto questo è una prima volta disastrosa in un Sushi bar di Toronto, dove con la mia solita incoscienza ho approcciato quella salsina verde nella ciotola in un corpo a corpo diretto e senza rete: cucchiaiata di wasabi assoluta in bocca seguita da successivo conato e fuga in bagno. Potete capire come io abbia una sincera "intolleranza" nei confronti di questa, mi dicono, meravigliosa cucina. Però però. 
Mi divertiva il fatto di sfidare una tradizione millenaria vestendo un piatto classico e familiare come i Risi e Bisi con una essenziale e minimalista alga nori ed imitare il ripieno di sushi con i colori dei nostri piselli primavera e pancetta croccante. 
Così almeno potrò far finta di gustare un trancetto di Futomaki magistralmente pucciato nella mia Wasabi di piselli, senza dover trattenere le lacrime. 


Risi e Bi-Sushi per 2:
- 300 gr di riso Vialone Nano
- 300 gr di pisellini freschi
- 200 gr di pancetta dolce
- 100 gr. di robiola
- 3 alghe nori 
- 1 cipollina
- Brodo vegetale
- Sale, pepe q.b.
- Olio Extra Vergine - Consiglio quello del Garda, delicato

Affettare sottilmente la cipolla e farla passire leggermente in olio evo. Aggiungere i piselli e farli cuocere aggiungendo via via mestolatine di brodo vegetale fino a che non saranno cotti al dente. Lasciare raffreddare. Cuocere il riso in brodo vegetale per c.ca 15 minuti. Scolatelo e mantecare con una bella noce di robiola quindi stendete il riso a raffreddare su un piatto di portata. Rosolate la pancetta a dadini in una padella fino a che è bella croccante e lasciatela raffreddare. 
Predisponete il tappetino di bamboo su cui appoggerete la vostra alga Nori. Inumidendovi le mani, stendete il riso in uno strato non troppo spesso e lasciate c.ca 1/2 cm su uno dei due lati lunghi libero in maniera che possa essere inumidito ed incollarsi una volta rollato il Futomaki. Appoggiate delicatamente una cucchiaiata di pisellini e pancetta su tutta la lunghezza in un solo lato quindi aiutandovi con la stuoietta e con le dita (pazienza e calma) arrotolate il vostro involtino algoso. A questo punto tagliate i trancetti con un coltello affilatissimo e metteteli da parte.
Prendete la metà dei piselli e metteteli in un bicchiere per mixer a immersione. Irrorateli con olio evo e riduceteli in purea. Servite la vostra pisello-wasabi con il Bisi e Ri-Sushi.  Piatti, bacchette e tovaglietta rigorosamente giapponesi e amabilmente concessi dalla mia cognatina Rosa. Arigatò!
Con questa follia partecipo all'MTChallenge di maggio.

lunedì 23 maggio 2011

Messer Folletto abita qua! Un'impresa edilculinaria.


E' ufficiale: in casa mia ci sono i folletti! Tutto avrei pensato: farfalline del grano, topi di campagna, formichine  zelanti, ragni laboriosi....ma folletti proprio no! Il sospetto mi è balenato già da tempo ma nella mia ferrea razionalità certo non mi sarei mai avvicinata all'ipotesi che la sparizione di oggetti e cibarie fosse dovuta alla presenza di esserini fantastici. Avete presente quando quel pacco di riso appena aperto, è già a metà e la zuccheriera della colazione è costantemente vuota nonostante io la riempia ogni mattina? Insomma, cose del genere, di cui non ti fai una ragione. Poi ho cominciato a fare gli appostamenti e guardate un po' cosa è venuto fuori? 
Ci credete adesso? Ma non è la sola...Ho scoperto che gli piace anche il vino, eccome...
Alla fine stamattina appena sono rientrata in cucina ecco dove si erano nascosti
Per finire, non riesco proprio a capire come abbiano fatto, ma si sono infilati anche nella mia dispesa, che cercavano di trafugare dei grattini all'uovo (lo so che gli piacciono, il vaso è sempre vuoto!). 
Allora mi è venuta un'idea...perchè non fare in modo che i tipetti non mi svuotino completamente la casa costruendo una casetta golosa dove vivano di rendita per un po'? In questa impresa fantastica mi hanno aiutato due mini chef d'eccellenza, la mia asparagina Alice e la sua amichetta Sofia, grande buongustaia. Ci siamo messe all'opera e guardate un po' che cosa è venuto fuori? 


La casa di Messer Folletto e Signora.(per 4 persone)
- 4 belle zucchine tonde
- 400 gr. di macinato di Chianina
- 100 gr di mortadella 
- 200 gr. di crescenza
- 1 uovo
- 120 gr di parmigiano 
- 200 gr di pangrattato
- prezzemolo
- noce moscata, sale, pepe q.b.
Tagliare il tetto alla casetta e svuotare la zucchina con un cucchiaino cercando di assottigliare il guscio senza romperlo. Conservare una parte del ripieno che verrà aggiunto all'impasto di carne. 
Preparare il ripieno tritando grossolanamente la mortadella, il prezzemolo ed aggiungendolo al macinato insieme all'uovo, al parmigiano grattuggiato, al pangrattato, alla crescenza tagliata a dadini, e infine insaporire con sale, pepe e noce moscata a vs. gusto.
Mischiare bene il tutto possibilmente con le mani. Schiacciare con uno schiacciapatate il ripieno di una zucchina nell'impasto e mescolarlo bene. Non passare il ripieno di carne al mixer ma lasciarlo bello granuloso. 
Riempire bene le zucchine facendo lievemente strabordare l'impasto. Metterle in forno cospargendole sulla carne con pangrattato e sale ed olio sul cappello e sulla casetta. Far cuocere in forno a 180 gr per 45 minuti. 
Per la decorazione:
- 200 gr di fagiolini
- 200 gr di riso vialone nano
- 100 gr di Robiola
- parmigiano
- pomodori datterini
- 2 carote 
- 1 zucchina fiore 
Nel frattempo preparate le cupolette di riso. Fate bollire l'acqua salata e lessate i fagiolini e la zucchina per c.ca 7 minuti. Togliete la verdura e versateci il riso. Una volta pronto, scolatelo, aggiungete i fagiolini tagliati a rondelline e mantecatelo con olio extra vergine, la robiola ed il parmigiano e formate delle cupolette a lato della vostra casetta di zucca. 
Decorate il giardino con la zucchina a fettine, stick di carota e pomodori datterini.
Con il ripieno delle zucchine avanzato ho fatto delle polpettine fritte molto golose che hanno contribuito al resto della decorazione. 


Con questa impresa edilculinaria, partecipo alla seconda manche del Naso da Tartufo contest insieme ai miei compagni di squadra Pierre Hermes. In bocca al lupo a tutti!

Katia Alghisi

giovedì 19 maggio 2011

Come superare una Crisis: budino di pane della mia mamma

The crisis - E. Morricone 
Qualche tempo fa mi è capitato di vedere un film che mi ha molto  colpito nonostante abbia ricevuto   recensioni piuttosto tiepide dalla critica italiana. Certo, non è un film facile così come il tema che racconta e soprattutto è stato girato da un regista italiano che sta facendo successo all'estero. Quindi ho percepito questa freddezza come uno snobismo gratuito perchè a mio avviso, e non sono una critica cinematografica ma solo un'utente molto appassionata, è un film da vedere. Sto parlando di "Seven pounds" - il "Sette Anime" di Muccino, che ha come protagonista un Will Smith veramente molto intenso. A parte che mi piace molto lui come attore già dai tempi di MIB e ritengo che abbia quella faccia da ragazzino scanzonato a cui non puoi negare nulla e continuerà ad averla fino a 80 anni di sicuro. Ma in questo film lui riesce a farmi stringere lo stomaco. Capito cosa intendo, no? Quell'emozione che ti coinvolge a tal punto dal credere di essere tu a vivere quella situazione e non il tipo sullo schermo. E' un film terribile e bello che racconta una situazione in cui nessuno mai vorrebbe ritrovarsi. Un uomo completo, arrivato, felice e amato perde tutto in un istante per una stupidaggine, per un gesto di distrazione. Può accadere eccome...Da qui, un dolore che non finisce, che non passa neanche con la ricerca di un qualche tipo di redenzione. Quest'uomo cercherà di sanare l'insanabile con gesti di estrema generosità fino al finale incredibile e forte. Non voglio raccontarlo perchè credo che dobbiate vederlo e comunque se lo avete visto, sapete di cosa parlo. La colonna sonora di questo film è naturalmente splendida e Muccino si è avvalso della collaborazione di un genio musicale vivente che io adoro, Ennio Morricone. Il pezzo più significativo è "The crisis". Ebbene, questo pezzo per pianoforte è la semplicità fatta musica: 4 note in quasi scala sequenza ed una quinta, un semitono suonato in contemporanea con la terza nota, produce un effetto dissonante che al primo ascolto destabilizza, disturba. Ma quando il tema si sviluppa, non si può fare a meno di amare questa nota dolente, che crea disaccordo...la crisi appunto, producendo una sorta di senso doloroso che cela la speranza. E' un pezzo bellissimo, quasi ipnotico che non mi stanco mai di ascoltare e riconosco qui tutta la genialità di un creatore di musica come Morricone: in una sola nota volutamente sbagliata rende un pezzo di estrema semplicità  intensamente grande e indimenticabile. Ascoltatelo ad occhi chiusi, lasciatevi prendere. Sognate. 
Non c'azzecca granchè  il mio budino di pane con questo post, ma anche lui è nato da  una crisis di riciclo da invasione di pane raffermo. 
Così ho preso la decisione e l'ho usato secondo la ricetta della mia mamma, grande riciclatrice come tutte le mamme, perchè qui non si butta via niente.


Ingredienti:
- 400 gr di pane raffermo o secco
- 1 litro di latte
- 2 uova
- 100 gr di amaretti 
- 60 gr di uvetta
- 50 gr di pinoli
- 8 albicocche disidratate
- 5 cucchiai di zucchero
- 2 cucchiai di cacao amaro 
- avanti dell'uovo di Pasqua (ebbene si, ancora)
- zucchero a velo
Fate bollire il latte con lo zucchero. Mettete l'uvetta a mollo nell'acqua tiepida, tagliate a pezzetti le albicocche, sbriciolate gli amaretti. Spezzate il pane e mettetelo in una ciotola e versatevi sopra il latte bollente.Fate assorbire e ammorbidire. Quando è bello morbido, scolatelo ma non strizzatelo e passatelo a mixer per ottenere una purea. Fate lievemente raffreddare quindi aggiungete le uova, gli amaretti, l'uvetta strizzata e infarinata, i pinoli, il cioccolata a pezzetti, il cacao, le albicocche e qualsiasi altra cosa che vi piace e vi avanza, e mischiate bene il tutto. Rivestite una teglia a bordi alti con carta da forno e versateci il composto. fate cuocere in forno già caldo a 180 gr. per almeno un'ora. Si gonfierà ma poi tornerà basso raffreddandosi. Cospargetelo di abbondante zucchero a velo, tagliate a cubetti e servite. Una delizia, mia figlia ci fa matta (e pure io!). 


Con questo post partecipo con piacere al Contest di L'Omin di panpepato  

martedì 17 maggio 2011

Panna Cotta alla pera Angelys e tegoline al farro soffiato

Angel - Sarah McLachlan    
Tutte le volte che mangio una pera, mi viene in mente un film che per altro non considero speciale se non per la strepitosa colonna sonora (musica, mi ripeto sempre).
Probabilmente molte di voi lo avranno visto, perché fa parte di quel filone di film romanticamente strappalacrime pensati per noi donne, che pretendono di lasciarti con domande fondamentali sul destino e sul senso della vita. Si tratta di “City of Angels “, remake del più famoso ed intenso “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders.
Non ricordo il regista di City of Angels, ma so dirvi che i protagonisti erano una all’epoca stra-famosa Meg Ryan e Nicholas Cage (pre toupé). In breve il film racconta la storia di un Angelo - Seth (Nicholas Cage) che finisce con l’innamorarsi della sua protetta (Meg Ryan) una neuro-chirurgo in carriera a Los Angeles. Per quasi 2 ore la storia si dipana intorno agli eventi che porteranno i due ad incontrarsi ed a Seth a desiderare l’amore per la dottoressa, ma come dicevo all’inizio, è un film che mi è sembrato troppo lento e un po’ troppo “manierista” per così dire, quindi non ricordo scene eclatanti, se non una, nella parte finale (immagino che molte di voi non saranno d’accordo con me perché l’intero film è intriso di romanticismo ma non so capire il perché della mia resistenza a considerarlo un buon film).  
L’Angelo, nella sua natura  divina ed immortale, non può provare sensazioni umane (a parte l’amore che è un sentimento divino). Quindi i suoi sensi sono per così dire anestetizzati. Non prova il gusto (vita meschina), il tatto…e così via. Una delle frasi che sintetizzano il suo stato è “A che servono le ali se non puoi sentire il vento sul viso.”
Per poter provare tutte le sensazioni umane ed amare finalmente la dottoressa, l’Angelo decide di abbandonare la sua natura immortale attraverso un percorso dolorosissimo ma finalmente i due possono stare insieme. La prima cosa che la dottoressa desidera fagli assaggiare è il suo frutto preferito, una pera. Ecco, io ricordo sempre come lei cerca di descrivere una pera a quest’Angelo che non può capire il concetto di sapore e questa mi è sembrata una delle scene più belle di tutto il film. Non vi racconto il finale perché qualcuno potrebbe non averlo visto e non mi sembra proprio giusto togliervi questa sorpresa. Però quando mangio una pera io ritorno a questo film e penso a Meg Ryan che cerca di spiegare questo stupendo frutto ad un Angelo senza il dono del gusto: “Dolce, succosa, come sabbia zuccherina sulla tua lingua…”. La frase non è proprio questa ma quasi. 

sabato 14 maggio 2011

Voglia di leggerezza: cous cous arcobaleno con vinaigrette al lime

Il bacio sulla bocca - I. Fossati 
Care amiche, avete mai ascoltato "Il bacio sulla bocca" di Ivano Fossati? Se non lo avete ancora fatto, questo è il momento. Una delle canzoni più romantiche ed intense sulla faccia della terra non può essere trascurata ed è veramente perfetta per quando uno ha voglia di vivere l'atmosfera dolce e piena di promesse di una sera d'estate. 
"Mi vedi pulito pettinato 
ho proprio l'aria di un campo rifiorito 
e tu sei il genio scaltro della bellezza 
che il tempo non sfiora 
ah, eccolo il quadro dei due vecchi pazzi 
sul ciglio del prato di cicale 
con l'orchestra che suona fili d'erba 
e fisarmoniche" 

L'orchestra che suona fili d'erba è un'immagine veramente meravigliosa, sarete d'accordo con me. Se ho sempre pensato che Fossati fosse un poeta travestito da ribelle, con questa canzone credo che abbia raggiunto la perfezione. Ma forse sono solo io che mi commuovo esageratamente, eppure questa canzone è per me un piccolo pezzo d'arte. Non è legata ad un momento particolare della mia vita, come magari lo sono molte altre. E' che la prima volta che l'ho ascoltata ne sono rimasta totalmente affascinata e mi succede ogni volta che la sento. Ieri sera, tornando a casa in macchina con mio marito, parlavamo e scherzavamo sul più e sul meno (elezioni comprese) e la radio cantava. Poi è arrivata lei e ci ha zittito. Ci siamo sentiti avvolti dalla fisarmonica, eravamo sull'aia sotto le stelle, e ballavamo stretti e ridenti, e intorno a noi brillavano milioni di lucciole...Il potere della musica...Vi succede mai? A me sempre. Raccontatemi la vostra canzone, la musica che vi porta via in un attimo, anche quella che vi placa immediatamente il malumore o che vi va saltare di allegria. Raccontatemi il vostro bacio sulla bocca. 

Questa è una tradizionale insalata di cous cous che faccio spessissimo
quando ho voglia di leggerezza e sapore. Non ho una proporzione di pesi e misure perchè faccio tutto a occhio ma indicativamente cercherò di guidarvi
Ingredienti per 4 persone:
- 500 gr di semola di cous cous precotta
- 500 dl acqua
- 3 belle zucchine
- 3 carote
- 300 gr. di ceci secchi
- 200 gr di olive nere (io ho usato delle olive arrivate dalla Turchia)
- 400 gr di pomodori Piccadilly
- Un cuore di sedano bianco
- Un mazzetto di foglie di basilico
- alloro
- buccia e succo di 2 lime
- 1 cipolla
- sale, pepe, aceto balsamico q.b.
- olio extra vergine d'oliva (io ho usato quello da cultivar "gentile di Larino", Molisano.)
Mettete a mollo i ceci la notte prima in acqua e sale, quindi cuoceteli in pentola a pressione per c.ca 30 minuti con una foglia di alloro. Se non avete voglia di usare i legumi secchi, nessuno vi dirà nulla se userete quelli in scatola, ma abbiate la cura di cuocerli nella loro acqua con una fogliolina di alloro e sale per qualche minuto. 
Tagliate a dadini le vostre zucchine e carote. Snocciolate le olive e tagliatele a metà;  tagliate a rondelle il vostro sedano.
Pulite e affettate una cipollina quindi appassitela in olio evo senza farla rosolare ed aggiungete i cubetti di zucchina e carota facendoli insaporire per una decina di minuti. Salate. Devono restare croccanti. Tagliate a dadini i pomodori e conditeli in una boule con olio e sale. 
Preparate il cous cous portando a ebollizione l'acqua in una larga ed alta padella con un pizzico di sale ed un cucchiaio di olio. Versate a pioggia il cous cous e lasciatelo riposare per 5 minuti coperto fino a che non si gonfia. Quindi sgranatelo con una forchetta (e aiutatevi con le mani se serve, alla maniera magrebina) quindi irroratelo con un po' d'olio e cuocetelo a fuoco basso per 3 minuti nella stessa padella. 
Adesso versatelo in una bella e larga ciotola e aggiungete tutti gli ingredienti: i ceci sgocciolati, le olive, il sedano, le zucchine e carote con il loro sughetto, i pomodori con il loro liquido, le foglie di basilico spezzate con le dita e mescolate tutto bene. 
Preparate la vinaigrette spremendo i lime ed aggiungendo 3/4 abbondanti cucchiai di olio, sale, qualche goccia di aceto balsamico, pepe se volete, e sbattete bene con una forchetta fino ad ottenere una crema. Condite il vostro cous cous e decoratelo con una julienne di lime e foglie di basilico.  
Se vi piace potete fare delle formine come ho fatto io aiutandovi con gli stampi da creme caramel, oppure servirlo nella maniera tradizionale. Per arricchirlo a volte aggiungo cubetti di primo sale che lo rendono ancora più goloso.  Buon week end. 


Con questa ricetta partecipo al contest di Eve  che scade il 20 giugno. 

mercoledì 11 maggio 2011

Un dessert low cost: Mousse di cioccolato bianco e amaretti

Esistono persone che hanno un sadismo innato. Si, quella cattiveria sottile capace di tagliarti come un filo d’erba o un foglio di carta: un taglio invisibile, ma che dolore porca miseria! Avete presente?
Ho scoperto un paio di questi simpatici tipetti nel blog Naso da Tartufo. Ebbene si, le padrone di casa Benedetta e Martina si son date man forte ed hanno ideato un reality contest a squadre che per il momento, vista la prima sfida, nulla ha da invidiare alla cattiveria selvaggia del mitico Gordon Ramsay in Hell’s Kitchen.
Siccome anche io a masochismo personale son messa bene, ho deciso di prendere parte a questa kermesse che si prospetta molto divertente e piena di sorprese. Non appena ho saputo il contenuto della prima sfida, sono piombata nello sconforto: preparare un dolce la cui presentazione sia la più elegante possibile con il misero budget di € 3. E siccome la cattiveria non è mai abbastanza, la sfida richiede che le porzioni siano almeno 3, ovvero una spesa di un euro per ogni potenziale ospite! Che miseria...
Immediatamente la mia testa, abituata all’idea di affrontare ricette che non comprendano meno di 10 ingredienti, è entrata nel panico. Sono stata giorni a pensare a cosa può essere cucinato con 2 massimo 3 ingredienti e che possa avere un discreto appeal e le prime cose che mi sono venute in mente sono le creme e la mousse al cioccolato. Quest’ultima poi, era assolutamente in pole position nella fattibilità e nel budget: 2 ingredienti accettabilissimi nei 3 euro. E siccome ho voluto ascoltare la mia ghiottoneria atavica, mi sono buttata di pancia sulla mousse al cioccolato...bianco! 
Con 3 euro ho potuto comprare 6 uova, un kg di zucchero, una tavoletta di cioccolata bianca da 100 gr e, ta-dan! mi sono avanzati anche i soldi (pazzesco) per una confezione di amaretti. Ho fatto la spesa al Penny Market e nessuno mi venga a dire che la qualità dei prodotti non è buona: questo è se vi pare. Ho speso ben € 2,92 e con questo mi merito il premio di massaia dell’anno. Con gli avanzi dei bianchi d'uovo e dello zucchero non mi sono messa a fare meringhe per pietà di mio marito, ma avrei potuto senza problemi. 
Ecco le prove della spesa:
Ecco gli ingredienti per una mousse tre porzioni:
100 gr. di cioccolata bianca
70 gr. di zucchero
2 chiare d'uovo 
1 tuorlo e mezzo
un pizzico di sale
Versare i tuorli nella planetaria e montarli a filo con lo zucchero fino ad ottenere un composto gonfio e spumoso. Nel frattempo in una casseruola fate sciogliere il cioccolato a bagnomaria, quindi incorporate fuori da fuoco il cioccolato ai tuorli, poco alla volta e con delicatezza. Lasciare raffreddare completamente il composto. Montare a neve ferma i tuorli con un pizzico di sale quindi incorporarli al composto di cioccolato con estrema delicatezza, dall'alto verso il basso per non smontare la mousse.
Preparare i vostri bicchierini sbriciolando sul fondo 3 amaretti per ogni bicchiere. Distribuire la mousse e decorare a piacere con gli amaretti rimasti. Passare in freezer per almeno 10 minuti prima di servire o 2 ore in frigo. In alternativa la stessa mousse potrebbe essere decorata con amarene sciroppate o salsina ai frutti di bosco (troppo cari per il mio budget)!.
E la sfida è servita! 

Dimenticavo: vi presento la mia squadra:
I mitici Pierre Hemessini sono:
Katia Alghisi
Avanti tutta amici e in bocca a lupo!

lunedì 9 maggio 2011

I love you Mom! Torta con rose brinate.

For me formidable - C. Aznavour
La mia mamma è molto bella. Ha gli occhi verde scuro e tante lentiggini sul viso. I suoi capelli sono neri e lucidi e quando usciamo qualche volta se li tira su e si fa la banana, come dice lei, e sembra una principessa. E’ molto elegante: io vorrei provarmi le sue scarpe ma lei non vuole e allora io lo faccio di nascosto. Una volta mi ha scoperta e mi ha sgridata ma poi vedevo che rideva sotto i baffi.
Lei sorride sempre e anche quando non sorride, lo fanno i suoi occhi. Ci vuole molto bene a me e alla mia sorellina e ci fa tanti vestitini per le bambole così belli che sembrano quelli della televisione. Una volta mi ha fatto una gonna con il velo dei confetti e la mia Barbie era una ballerina perfetta.
La mia mamma mi prepara tante cose buone da mangiare, gioca con me, quando mi abbraccia lo fa così forte che quasi mi stritola. Però mi piace tanto: io la stringo e respiro l’odore dal suo collo e sa di rosa, di zucchero e a volte anche di ragù.
La mia mamma canta sempre, ha una voce bellissima e mi insegna le canzoni. Io la guardo quando fa le pulizie, lei se ne accorge e fa un po’ la matta, balla il cha cha cha con la scopa e io rido un sacco e poi ballo con lei.
Quando penso a lei, sento che il bene nel mio cuore spinge forte, non ce la fa a stare tutto dentro e vuole esplodere. Non vorrei mai che fosse triste perché se lei è triste, io ho voglia di piangere.
La mia mamma è tutto quanto per me, è la più importante del mondo, è la mia amica più bella.
Cara mamma, ti amo tanto. La tua Patty. “
Auguri a tutte le meravigliose mamme del mondo, a queste donne stupende che si prendono cura delle nostre vite e lo fanno senza sosta e con totale devozione.
Auguri anche a noi, che mamme lo siamo diventate e che speriamo, almeno un pò, di essere così immensamente importanti per le nostre creature, così come le nostre mamme lo sono per noi. 
Per questa bellissima festa, ho preparato una torta di estrema semplicità, così semplice e pulita esternamente ma così ricca e sostanziosa al suo interno. Come una mamma, ha una bellezza semplice ma ti avvolge calda e morbida e ti consola al primo morso. Nulla di così bello e perfetto come una rosa può parlare della bellezza di una mamma e valorizzare questo dolce (la ricetta l’ho trovata sull’ultimo numero di Sale e Pepe).
Ingredienti per 12 persone
300 gr. di farina 00
300 gr di zucchero
300 gr di burro
6 uova
200 gr di mandorle (sostituibili con pistacchi)
200 di lamponi
3 rose non trattate
un albume
zucchero semolato grosso
zucchero a velo
Tritate nel mixer le vs. mandorle spellate (io ho usato quelle con la pellicina) insieme a 30 gr. di zucchero in un composto non troppo sottile.
Lasciate il burro a temperatura ambiente fino a che è morbido e lavoratelo con la frusta insieme allo zucchero rimanente fino ad ottenere un composto bello gonfio e spumoso. A questo punto continuate a lavorare con un cucchiaio di legno, alternando l’aggiunta di un uovo con la farina. L’uovo dovrà essere ben amalgamato al composto prima di aggiungere la farina e così via fino all’aggiunta di tutte le 6 uova e farina.
Foderate con carta da forno uno stampo a cerniera di 24/26 cm di diametro e distribuite sul fondo la metà dei vostri lamponi sui quali verserete l’impasto. Infornate a 180°C e cuocete per 45/50 minuti. Fate la prova stecchino per verificare la cottura.
Prendete le vostre rose e spennellatele con l’albume quindi cospargetele bene con lo zucchero semolato. Fatele asciugare in luogo ventilato appoggiate su una gratella (attenzione alle formiche). Attendete c.ca 4/6 ore per avere delle rose cristallizzate e bellissime.
Anche io ho avuto la mia letterina da mia figlia e confesso di essermi sciolta come un gelato!




mercoledì 4 maggio 2011

Plum cake di primavera: fave, pecorino e un sorriso.

What if God was one of us?
Quando Dio fini di  creare Adamo ed Eva, disse: “mi sono rimasti solo due doni da farvi. Uno è l’arte di fare la pipì in piedi…”
…- ”Io!!! Io!!! Io!!! – disse Adamo – Io, ti prego Signore, dai, si, io lo voglio…Si, Si, mi agevolerebbe così tanto, si si si, ti prego, io io io!!!!
Così il Signore guardò Eva che assenti perché per lei quella cosa non aveva importanza, e dette il dono ad Adamo che partì correndo felice, facendo la pipì sui rami degli alberi, addosso agli animali per scherzo, poi si diresse sulla spiaggia e cominciò a scrivere il proprio nome con gli schizzi, impazzito di gioia. Dio ed Eva lo guardavano in silenzio. Eva rivolta al Signore, chiese: Così, quale dono è rimasto in serbo per me, Signore?” 
- “ Il cervello, Eva, il cervello”.

Non me ne vogliano gli amici maschietti, ma questa storiella è fantastica. Ovviamente la deve avere scritta una donna ed oggi volevo aprire questo post con qualcosa di leggero e buffo. E' venuta a proposito una mail. Me l'ha mandata un cliente simpaticone e pieno di ironia, amante delle donne e della sana allegria. Mi ha fatto ridere e dentro di me l'ho ringraziato perchè ha smorzato un momento di grande fatica e arrabbiamenti causa lavoro (sono entrata nel periodo nero della stagione e fino a luglio non ne caverò le gambe!). Così desidero condividere con voi una sana risata e la consapevolezza che nonostante le numerose difficoltà (tra cui quella di non poter fare pipì in piedi), essere nate donna è un grande privilegio.  
Non ho molto tempo per dilungarmi ed avrei così tanta voglia di scrivere e annoiarvi con le mie chiacchiere, ma trovo solo adesso un minuto per postare questa lieve ricetta, fatta apposta per un pomeriggio di primavera, trovata su un vecchio numero di Sale e Pepe e riscoperta con piacere. Vi abbraccio amiche mie, ci sentiamo alla prossima con spirito light, spero.
Plum Cake salato con fave e pecorino
Ingredienti
180 gr. di farina
200 gr di fave fresche sgranate
100 gr. di pecorino di Pienza semistagionato
Un’ arancia non trattata
3 uova
2 cipollotti freschi
una bustina di lievito per torte salate
1,2 dl di latte
1 dl di olio extravergine di oliva
sale e pepe q.b
Scottare le fave in acqua salata in ebollizione per qualche secondo, quindi, una volta scolate, eliminate le pellicine che le ricoprono e tagliatele grossolanamente con la mezzaluna.
Affettate i cipollotti e stufateli in padella con 2 cucchiaiate d’olio. Unite le fave tritate, una presa di sale, una mestolatina di acqua e cuocetele su fiamma bassa per una decina di minuti.
Insaporite con una macina di pepe fresco e lasciate raffreddare.
Grattugiate il pecorino. Sgusciate le uova in una terrina, unite la farina setacciata con il lievito, l’olio rimasto, il latte, il pecorino grattugiato, le fave con il loro sughetto, mezzo cucchiaino di scorza di arancia grattugiata ed una presa di sale.
Mescolare il tutto e versare in uno stampo da plum cake da 1,2 litri rivestito con carta da forno quindi mettete in forno già caldo a 180°C e fate cuocere per c.ca 45 minuti. Togliere dal forno e lasciare raffreddare. Servitelo a fettine come antipasto. 

lunedì 2 maggio 2011

1 Maggio in terrazza: fuga dalla pazza folla!

Il baccalà - N. Ferrer
Il primo maggio è storicamente il giorno della scampagnata fuori porta, della prima fuga al mare, del barbecue in campagna, del pic nic in collina…come per le figurine: celo, celo, celo….provate tutte.


Ho provato il brivido di panini gommosi e sofferenti, ammutinati dentro lo zaino; insalate di riso sudate e rivoltose schiacciate in contenitori multistrato; paste al forno intiepidite e massicce calcate in borse termiche anteguerra; bistecche di maiale carbonizzate su barbecue improvvisati; bibite calde, mosche, formiche, bambini malmostosi con palloni killer….
Quest’anno passo, ho detto!
Si, perché se in un giorno di relax devo andare a caccia di stress e ire funeste, scusate, ma preferisco vivere.
Un pallido sole ha deciso di farci l’onore della sua presenza e all’unanimità si è deciso di inaugurare il nostro piccolo terrazzo inverdito da un gelsomino pronto alla fioritura e da edera frondosa.
Ho apparecchiato fuori con una bella tovaglia fiorita, piatti grandi per la carne e le mille cosettine che avrebbero affiancato l'esito della "braciata".
The “mad barbecue man” si è armato di vassoiata con: salsicce, bistecchine, luganega, costoleccio e wursteloni ed è sparito dietro al suo attrezzo cercando di appicciare il fuoco che non voleva sentirne di collaborare. D’altra parte è il 1mo maggio anche per lui!
Nel frattempo, in cucina io mi davo da fare producendo ciotolate di carciofi e zucchine fritte, patate alla salvia in padella, dadolata di pomodorini all’origano per condire le bruschette, fragoloni in crosta di cioccolato fondente (per dare una smazzata al resto delle uova di Pasqua) e un bel rotolo bisquit con panna e fragole. I nostri amici sono arrivati con una lussuriosa torta tiramisù di pasticceria e l’appetito di un esercito disperso da settimane. Abbiamo cominciato a mangiare alle due, seduti comodi sulle nostre poltroncine, circondati dal silenzio e dal profumo della primavera: nessuna formica, nessun bambino impazzito dietro a un pallone, nessun contenitore da aprire con l’ansia della sorpresa….insomma, un momento perfetto, una mangiata epocale. Ci siamo alzati che erano le cinque dopo lunghe chiacchiere e risate. Qualcuno rantolava per il troppo mangiare, qualcun altro cercava il divano per “fare il chilo”. Primo maggio in terrazza: celo!
Rotolo bisquit al limone con fragole e panna
Ingredienti:
4 uova
80 gr di meringa sbriciolata
120 gr di zucchero a velo
la scorza grattugiata di un limone
il succo di un limone
20 gr di farina
1,5 dl di panna fresca
250 gr fragole
Lavorare bene i tuorli con 75 gr di zucchero fino ad ottenere un composto spumoso e chiaro, quindi aggiungere il succo e la scorza del limone e mescolare bene.
Montare a neve ben ferma gli albumi con un pizzico di sale e verso la fine dell’operazione, versare nel composto 25 gr di zucchero e montare fino a che il composto non sarà lucido e fermo.
Versare nel composto di tuorli, le meringhe sbriciolate in piccoli pezzi quindi aggiungete gli albumi e incorporate delicatamente con una spatola dall’alto verso il basso per non smontare il tutto.
Versate l’impasto in una teglia rettangolare di c.ca 33X22 cm foderata con carta da forno. Livellate bene e mettete in forno preriscaldato a 180°C per c.ca 20/25 minuti.
Su un canovaccio umido appoggiate un foglio di carta da forno quindi appoggiatevi la pasta bisquit sfornata e copritela con un altro telo umido per farla raffreddare.
Lavate e tagliate a fettine le vs. fragole quindi montate la panna  con 2 0 3 cucchiaini di zucchero a velo, quindi unite la frutta e mescolate delicatamente.
Togliete il telo dalla pasta, spalmate con una spatola la panna e le fragole e arrotolatela aiutandovi con il telo. Pareggiate i bordi. Potete lasciare riposare in frigo un paio d’ore prima di servire. Al momento di servire cospargete con zucchero a velo e se avete piacere, con briciole di meringa e fragole fresche.
Nota: se non conoscete la canzone con cui ho aperto il post, vi consiglio di ascoltarla. Cantata di un grande Nino Ferrer, è di un divertimento unico, ritmicamente scatenata. Parla di noi, e dell'uso tutto italiano di preparare quintali di roba per il pic nic fuori porta. E alla fine c'è la sopresa! Buon ascolto. 
Con questa ricetta partecipo alla raccolta delle fragole di Irina