mercoledì 28 settembre 2011

Prova d'orchestra. Cake all'olio d'oliva e mandorle

Rach 3 - da "Shine"
A settembre tutto ricomincia: si ritorna a scuola, in palestra, al corso di ballo, alle partite a calcetto, alle cene con le amiche. A settembre si ritorna in orchestra. Quando, una vita fa, il mio sogno proibito era quello di entrare a far parte di una grande orchestra tipo i Berliner Philarmoniker (e quando si sogna, voi m'insegnate, bisogna farlo alla grande), essere convocata per far parte dell'orchestra del Conservatorio era già una soddisfazione stellare. I pomeriggi interi e le serate a provare, le sfuriate del direttore, i problemi tecnici, le ore a lavorare sull'intonazione, sui respiri, le prove di sezione...una vita bohemienne che faceva sognare ed esaltava noi ragazzi pieni di ambizioni. Avete presente "Saranno Famosi"? La vita di Conservatorio era un po' come in quei magici telefilm, con la differenza che noi non ci mettevamo a ballare sui tavoli in sala mensa, ma magari in piedi al pianoforte a cantare "Bella figlia dell'amor" nelle ore di pausa. Tutti quelli che amano la musica e sanno suonare uno strumento, potranno confermarvi quanto questo sia una gioia che ti riempie senza fine. Ma tutti quelli che sanno suonare uno strumento così come quelli che sanno cantare, potranno ripetere con me quanto meraviglioso ed emozionante ed unico sia suonare INSIEME. Insieme. Una parola che contiene un mondo. Fare musica insieme è un dono del cielo. E succede che suonando insieme, anche se si è sgarrupatelli, timidi, imbranati e magari neanche tanto talentuosi, la musica ci porta via e ci fa sentire grandissimi. Io so che molte di voi hanno studiato musica e sanno suonare. Quanto è più gratificante leggere uno spartito in due o tre o magari in 20, anziché da soli? Che emozione dà ascoltare una, due, molte note solitarie diventare un'armonia? Io sono una di quelle che ama infinitamente assistere a concerti di classica, ma se devo scegliere tra il grande solista virtuoso e l'orchestra sinfonica, io mi lancio sulla seconda di corsa, ad occhi chiusi. L'orchestra è un mondo misterioso e complesso, un animale con mille teste, mille cuori ed un unico respiro. Di fronte a spettacoli teatrali musicali, il mio sguardo è sempre là, nella buca. I minuti prima dell'esecuzione sono fonte di grande emozione: il rito dell'intonazione mi fa battere il cuore e mi ricorda momenti vissuti. Così ringrazio i miei genitori di avermi avvicinata alla musica e la fortuna di vivere qui per avere l'opportunità di far ancora parte di una piccola orchestra di strumenti a plettro che proprio quest'anno festeggia i suoi 90 anni di attività. Le dinamiche di un'orchestra amatoriale non sono quelle di una grande orchestra professionale, ma vi si avvicinano con la differenza che l'atmosfera è più rilassata, scherzosa, divertita, e durante la prova c'è sempre quello che smorza la tensione con la battuta o con la zingarata. Nella pausa ci si fa il caffè con la moka e si mangiano le patatine. Il poco tempo che passo in orchestra durante le 2 prove settimanali, è il più meraviglioso antistress che io possa trovare, assolutamente gratuito ma senza prezzo. 

Per lasciarvi ancora un  meraviglioso esempio di vita d'orchestra, vi invito a vedere un film assolutamente strepitoso e commovente - Le Concert - Il Concerto - di Radu Mihaileanu (Train de Vie) - e passerete due ore di grande godimento ed emozione pura. Chi di voi l'ha visto, mi vuol lasciare le sue impressioni?


Ecco un semplice cake strepitosamente soffice ma con un aroma delizioso, perfetto per la colazione ma anche per un dopo cena. Ho preso la ricetta dal libro "Torte e Biscotti" della Food Editore. 
Ingredienti per 6 persone
-         220 gr di farina 00
-         200 gr di zucchero
-         80 gr di mandorle spellate
-         2 uova
-         170 gr di yogurt greco
-         100 ml di olio extra vergine (usate un olio delicato come quello ligure o del lago di Garda)
-         ½ bustina di lievito per dolci
-         1 bicchierino di liquore all’anice.
Tostate 60 gr di mandorle su una placca da forno a 180 gr per 5/7 minuti. Fate raffreddare e frullatele grossolanamente. Tritate le mandorle rimaste e tenetele da parte.
Fate ridurre il liquore all’anice in un padellino a fuoco basso per 5 minuti. Setacciate la farina con il lievito, unite un pizzico di sale e le mandorle tostate.
Sbattete i tuorli con lo zucchero, aggiungete l’olio a filo, lo yogurt ed il liquore. Unite poi la farina ed amalgamate bene il tutto. Montate gli albumi a neve ferma quindi uniteli al composto mescolando delicatamente dall’alto al basso.
Rivestite uno stampo per plum cake con carta da forno quindi cospargete il fondo con metà delle mandorle tritate. Versatevi il composto e terminate con le mandorle rimanenti. Fate cuocere in forno al 180° per 40 minuti. Il giorno dopo è, se possibile, ancora più buona e la crosticina resta croccante. 



lunedì 26 settembre 2011

I misteri dell'abitacolo: torta integrale con riso e zucchine


Tanto pé cantà - N. Manfredi

Tornando a casa dal lavoro qualche giorno fa, mi sono ritrovata impigliata nella fila del rientro. Da sola, nel silenzio della mia macchina , cercavo di mettere in ordine i pensieri e trovare distrazione dalle mille telefonate ed e.mail ricevute nell'arco della giornata, quando la mia attenzione è stata catturata dalla macchina che mi precedeva. Nell’abitacolo della piccola utilitaria era seduta una coppia: lui alla guida e lei al suo fianco con lo sguardo fisso in avanti. Lui si agitava violentemente, dondolandosi in maniera vistosa a destra e sinistra ed ogni volta che pendeva a sinistra, si protraeva con slancio brutale verso la donna, urlando sulla sua faccia. Stava urlando ed anche se non potevo udirlo, era uno spettacolo così chiaro e mortificante che mi sono immediatamente sentita vicina a quella povera donna. Lei non muoveva muscolo, non girava la testa, anzi teneva le spalle dritte e non si infossava, e questo atteggiamento fiero doveva sicuramente far imbestialire ancora di più il tipo che, proseguendo lungo la coda, cominciava adesso a staccare le mani dal volante, sbattendocele sopra e gesticolando come una piovra che cerca di afferrare un branco di pesci in fuga. La cosa terribilmente ridicola era la gestualità eccessiva dell’uomo se confrontata alla completa impassibilità della donna. Lui non smetteva di ciondolare la testa e le spalle, di voltarsi verso la donna ed avvicinarsi a lei con veemenza. Lei, per tutta risposta, era l’immobilità fatta persona.
Ad un certo punto ho cominciato ad essere curiosa: mi chiedevo cosa potesse aver scatenato la furia dell’uomo, e soprattutto se fosse stata la donna la causa di tutto ciò o invece, se i due stessero discutendo di qualcuno colpevole di un grave danno nei confronti dell'uomo, magari qualcuno reo di essere amico della donna. Questo non lo saprò mai. La cosa che invece ho realizzato osservando i due, è che la nostra macchina è un luogo intimo e privato dove inconsapevolmente viviamo situazioni ed emozioni che abitualmente esprimeremmo solo nelle nostre case. Mi domando se è proprio la solitudine di quel piccolo abitacolo che ci libera e ci autorizza a comportaci come se nessuno stesse guardando o ascoltando. In più, la guida spesso alimenta stati di aggressività sconosciuti anche alla più mite delle persone. Posso dire di me, che in genere sono molto gentile con i pedoni, con le precedenze e con gli omini col cappello (devo contare fino a dieci però), che a volte ho delle esplosioni di rabbia inconsulta dove visualizzo me stessa come un'idra multitesta in semilibertà condizionata. Non so neanche da dove arrivino certi improperi, che fortunatamente restano lì, in quei 2 metri cubi di spazio e si ritorcono sulla mia coscienza. Nonostante tutto amo guidare, amo in genere i viaggi lunghi e la compagnia della radio. Sfuriate a parte, la mia macchina è il mio personale studio di registrazione, dove partecipo ad audizioni per X Factor o reality similari. Tanto, rimanga tra noi, nessuno mi sente! 
Vi lascio la ricetta di questa torta che in realtà assomiglia ad un timballo ma la sfoglia integrale è così leggera e deliziosa che non saprei bene come definirla. Ho trovato ispirazione su Sale e pepe di Settembre ma ho completamente stravolto il ripieno utilizzando ingredienti che amo molto. 
Anche voi potete personalizzarla liberamente ma utilizzate la formula per la sfoglia che è assolutamente perfetta e leggerissima.
Ingredienti per 6 persone

Per la pasta:
-         230 gr di farina 00
-         70 gr di farina integrale
-         45 gr di olio extra vergine d’oliva  (io ho usato quello di Sarteano DOP)
-         2 dl di acqua tiepida
-         1 pizzico di sale
Per il ripieno
-         300 gr di riso originario
-         500 gr di zucchine
-         150 gr di parmigiano grattugiato
-         250 gr di crescenza
-         una cipolla
-         un ciuffo di prezzemolo
-         olio extra vergine d’oliva
-         sale
Mischiate le due farine e mettetele a fontana su un piano di lavoro. Mettete nel centro un pizzico di sale, l’olio e l’acqua tiepida quindi lavorate energicamente a lungo gli ingredienti fino ad ottenere una palla elastica e compatta. Avvolgetela in un telo e fatela riposare almeno un’ora
Nel frattempo trifolate le zucchine in un filo d’olio e cipolla tritata, fino che non saranno dorate. Salate e insaporitele con prezzemolo tritato.

Lessate il riso in acqua salata per c.ca 10 minuti quindi scolatelo, conditelo con un filo d’olio e mescolatelo insieme ai due formaggi. Se volete un ripieno filante, aggiungete dei tocchetti di scamorza o fiordilatte strizzato affinché non rilasci siero e bagni la sfoglia. Aggiungete le zucchine e mettete da parte.
Tagliate la pasta in 4 parti e stendete 2 sfoglie sottilissime e rotonde. Con la prima sfoglia foderate una teglia a cerniera di 22/24 cm quindi spennellatela con olio. Sovrapponete la seconda sfoglia sempre tirata molto sottile. Riempite il guscio di pasta con il riso condito. Tirate le altre due sfoglie sottilissime e procedete come per le prime due, coprendo il ripieno con la prima sfoglia, spennellandola di olio e sovrapponendo l’ultima sfoglia. Con una rondella tagliate la pasta in eccesso e sigillate bene i bordi creando un cordoncino di pasta lungo tutta la circonferenza dello stampo.
Ponete in forno già caldo a 180° per 30 minuti. Quindi togliete dal forno, spennellate con l’olio e cospargete con poco sale grosso e passate in forno per altri 30 minuti, fino a che la pasta non sarà dorata e croccante. Servite la torta calda o appena tiepida. 
Questa volta ho scelto una canzone che all'ascolto mi riempie il cuore di felicità e malinconia: Tanto pé cantà - rigorosamente cantata dal meraviglioso Nino Manfredi. Questa canzone mi riporta all'infanzia, a certe atmosfere di convivio intorno a tavolate zeppe di cibo e di bambini urlanti in una casa della provincia di Roma, quando mia nonna Emma preparava 12 uova di sfoglia e fettuccine per un esercito di affamati. Ascolto l'incipit della canzone, mi sale un nodo alla gola e ci crediate o no, sento il profumo del sugo delle fettuccine, vedo nonna alla spianatoia e me piccola che le sto accanto, aspettando il momento in cui avvolgerà la grande sfoglia rotonda in un serpente lungo di pasta e taglierà con un coltello affilato fettuccine perfette e tutte uguali. Potere della musica e delle canzoni. 

venerdì 23 settembre 2011

One bite cupcakes e frosting con sorpresa

Nothing compares 2U - S. O'Connors
La mia passione è andare alle feste in cui mi si chieda di portare qualcosa. Non potresti farmi più felice. Adoro la condivisione e soprattutto poter preparare i miei piatti preferiti sicura che anche gli ospiti apprezzeranno
Negli ultimi 2 mesi ho frequentato un corso d'inglese per rinfrescare la lingua che parlo e scrivo quotidianamente.  Proprio a pochi metri dalla mia agenzia c'è una validissima scuola con insegnanti madrelingua ed in questo breve periodo mi sono molto divertita con la sensazione di tornare a scuola. Proprio ieri sera, i ragazzi della scuola hanno organizzato una festa per la riapertura dei corsi e tutti noi allievi siamo stati invitati alle diverse attività, tra cui il "cooking time" al quale mi sono immediatamente iscritta (e come potevo mancare) e per il quale ho voluto preparare un dolce anglosassone, i celeberrimi "cupcakes" che imperversano in qualsiasi food blog che si rispetti. Devo essere onesta: non è uno di quei dolci che mi fa impazzire, piuttosto lo trovo bellissimo dal punto di vista estetico, ma i miei gusti si rivolgono altrove. Però volevo rimanere in tema ed ho voluto preparare dei "one bite cupcakes", vale a dire dolcetti "mangiami in un boccone". Piccoli, monomorso e molto golosi all'aspetto (anche all'assaggio, vi confesso). Con mia grande felicità, hanno avuto molto successo e penso che li riproporrò a breve, vista la velocità della preparazione e la praticità su un tavolo da buffet. 

Ho cercato per giorni una ricetta che mi convincesse per la preparazione delle basi ed ho replicato al millesimo quella di Anemone's corner : il risultato è stato veramente fantastico. Tortine friabili in superficie e morbidissime nel cuore. Mentre per il frosting, lì ho penato parecchio perché quello al burro non mi piace ed in genere risulta troppo pesante. Dopo essere impazzita navigando alla ricerca della ricetta che mi convincesse, alla fine ho deciso di fare di testa mia, usando la base frosting di un cupcake che ho fatto tempo fa, guarda qui, e che ho modificato per l'occasione aggiungendo il cacao. Il risultato è quello che vedete, cremoso, vellutato e super goloso. A me è piaciuto, e a voi?
Ecco la ricetta per gli "One bite cupcakes" 
Per c.ca 50 piccoli cupcakes:
Per le basi
Cacao amaro in polvere (io ho usato quello olandese, molto dark) - gr 50
Acqua bollente - 140 ml
Burro morbido a pomata - gr 115
Zucchero - gr 200
Uova - 2 grandi
Farina 00 (io ho usato una miscela con amido per dolci soffici): gr 180
Sale - un pizzico
Lievito - 2 cucchiaini rasi
Per il Frosting 
250 gr di mascarpone
100 gr di cacao amaro
350 gr di zucchero a velo
150 gr di marmellata biologica di arance amare.  
In un ampia terrina versate l'acqua bollente ed aggiungete il cacao setacciato fino a completo assorbimento. Lasciare raffreddare. Preparate i pirottini mignon su una teglia. Versate gli ingredienti secchi in una ciotola, setacciando la farina con il lievito. Aggiungere il pizzico di sale e tenere da parte. 
Preparare le basi:
con uno sbattitore elettrico (io ho fatto tutto con il mio kitchen aid e la foglia), battere a crema il burro già ammorbidito con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso e bianco. Aggiungere le uova una alla volta solo quando siano ben assorbite dal composto. Aggiungere quindi poco a poco gli ingredienti secchi ben setacciati. Per ultimo il composto di cacao e acqua ormai freddo. 
Riempite un sac a poche con il composto e versatelo nei pirottini per c.ca 2/3. Infornate in forno già caldo a 180° per 20 minuti. Se volete delle tortine più umide al centro, diminuite di pochi minuti la cottura e verificate con uno stecchino. Lasciate raffreddare le basi. 
Preparate il frosting mescolando con cura le polveri di cacao e zucchero con il mascarpone fino ad ottenere una crema morbida ma sostenuta. Aggiungete ancora zucchero se dovesse restare troppo morbida. Versate il composto in un sac a poche con bocchetta a fiore. Diluite la marmellata con poca acqua calda e spalmatela con un cucchiaino sulla superficie dei dolcetti. Con il sac a poche decorate cercando di ricavare delle rose, partendo dalla circonferenza della base fino a terminare al centro. Se non consumate subito, mettere in frigo a rassodare. 

Con questa ricetta partecipo con grande piacere al Contest di Lucy "Alla ricerca del Cupcake ideale"

lunedì 19 settembre 2011

Cupid's bittersweet hearts: una macedonia per l'MTC

Cupid -Amy Winehouse
Quando ho visto la ricetta proposta da Fabiana vincitrice dell’MTC di luglio, ho tirato un sospiro di sollievo: per una volta qualcosa di conosciuto, di facile, veloce! Poi, come sempre, il meccanismo perverso dell’MTC lascia qualche giorno a disposizione per far sedimentare le idee e trovare l’ispirazione, ed è proprio in quest’anticamera temporale che arriva la consapevolezza e tutto ciò di cui eri sicura svanisce in un secondo: facile de che?
Una macedonia è una macedonia. Un’insalata di frutta dove la differenza la fa la varietà di frutta contenuta ed il “condimento”, nulla più. Mi sono dovuta ricredere guardando la meravigliosa composizione di frutta prodotta da Fabiana, il fine lavoro di cesello, la bellezza dei ricami ottenuti con una manualità d’artista. E’ovvio che tutto questo non è d’incoraggiamento per chi come la sottoscritta, è abituato a fare una macedonia tagliando la frutta a pezzettoni "come la va la va", cercando di impiegare il minor tempo possibile e insaporendola unicamente con una bella spruzzata di limone e zucchero. La sfida lanciata da Fabiana, mi ha costretto a ricredermi su questa ricetta guardandola da un’altra prospettiva: anche la più semplice delle macedonie, se presentata con fantasia e divertimento, può diventare una fine pasto gradevolissimo e sorprendente. 

Ingredienti per 2 persone

-         1 mela golden delicious

-         2 pere cosce
-         1 percoca
-         un piccolo grappolo di uva Italia
-         mezzo melone retato
-         250 gr di fragole
-         2 prugne
-         1 banana
-         mezzo limone
-         mezza arancia
-         una bottiglietta di Sanbitter rosso
-         una scatolina di Mikado al cioccolato fondente
-         zucchero di canna a piacere



Ho lavato e sbucciato la frutta. L’ho ridota a fette alte almeno un cm. Ho tagliato a metà gli spicchi d’uva privandoli dei nocciolini. Non possedendo l’abilità di Fabiana ma essendo sostenuta da uno spirito inguaribilmente romantico, mi sono dotata di un piccolo tagliabiscotti a forma di cuore ed ho ricavato tanti piccoli cuori. L’ho fatto all’ora di pranzo, in casa da sola e senza aver pranzato, così mi sono mangiata tutte le rimanenze che volendo possono essere utilizzate per una macedonia sgarrupata ma comunque buonissima. Tanti piccoli cuori colorati hanno riempito un elegante baloon da Brunello. Ho poi preparato il “condimento” bittersweet, usando il succo di mezzo limone, mezza arancia ed una bottiglietta di Sanbitter rosso. Ho miscelato il tutto con un cucchiaio di zucchero di canna ed ho irrorato la frutta mescolando bene. Poi ho trafitto alcuni piccoli cuori di frutta con dei bastoncini Mikado al cioccolato fondente e li ho disposti sul baloon. Se vi va, potete decorare il bicchiere con dei rametti di fiori freschi o di menta. Cupido ha colpito ancora! 



mercoledì 14 settembre 2011

Primo giorno di scuola:W la pappa col pomodoro!

Viva la pappa col pomodoro - R. Pavone
La storia del passato
Ormai ce l’ha insegnato
Che un popolo affamato
Fa la rivoluzion
Ragion per cui affamati
Abbiamo combattuto
Perciò buon appetito
Facciamo colazion.
Viva la pappa pappa,
col pomopomopomopomodorooooo
Viva la pappa pappa
Che è un capopopopopopolavoro
Viva la pappa pappappà
Col pomopomodorrrrrrr

Non ci crederete, ma questa canzone qui l’ho riscritta a memoria. La ricordo perfettamente dai miei sei anni, quando guardavo Giannino Stoppani alla televisione, interpretato dalla incontenibile Rita Pavone. Che a quel tempo non mi sembrava tanto impossibile che una ragazza potesse essere anche un ragazzo come il suo Gian Burrasca, perché io ero praticamente la sua fotocopia, chiedetelo a mia madre che si strappava i capelli ogni volta che sparivo di casa. Una maschiaccia impunita con una fantasia delittuosa, per di più cresciuta allo stato brado in una tenuta di non so più quanti ettari, circondata da cavalli, fagiani, lepri e boschi pieni di ammiccanti tentazioni.
Ho amato Gian Burrasca alla follia proprio perché sentivo di assomigliargli. Le sue avventure erano per me territorio di confronto e quando non passavo le ore a leggere e mettere a memoria le sue peripezie, uscivo a sperimentarle per la disperazione dei miei genitori. Con me trascinavo mia sorella e le mie amichette più piccole che tutt’ora quando mi rivedono, non possono che ricordare le emozioni vissute insieme guadando il fiume o costruendo il rifugio “antibabbo” nei cespugli a ridosso del bosco.
Chi da bambino non ha letto Gian Burrasca ha perso un tesoro grande. Una meravigliosa guida rivoluzionaria contro gli adulti che castrano la fantasia e l’azione, un inno sfrontato alla libertà e alla gioia,  un mondo pieno di risate e punizioni impossibili. Quello che amavo di quel libro, erano anche le illustrazioni: un diario meticolosamente documentato dell’intenzione a delinquere e questo mi faceva sentire Giannino ancora più vicino, più vero, più mitico. 
Forse è proprio dal Gian Burrasca che ho preso l’abitudine a tenere un diario fin dai tempi della scuola. Lo portavo alla maestra per farglielo leggere, pieno di disegni e delle mie avventure e lei lo chiamò “ Il quaderno vivo”. Ne ho conservati diversi e mia figlia li sfoglia spesso con curiosità, facendomi infinite domande e probabilmente sentendo anche lei lo strano desiderio di scrivere (lo spero vivamente).
Oggi ricomincia la scuola e vivo l’emozione forte come quella del suo primo giorno, in prima elementare. Si equivale perché quest’anno con la quinta si chiude un cerchio e forse dietro l’emozione si cela un po’ di timore, di preoccupazione per quello che verrà poi.

So che molte di voi probabilmente erano troppo piccole per ricordarsi della serie che passava in tv ancora in bianco e nero, per la regia della Wertmuller. Ma forse avrete letto il libro e se non lo avete fatto, fatelo fare ai vostri bambini e magari dateci una sbirciatina. Il divertimento è assicurato e loro non lo dimenticheranno.
Piccolo quiz: lo sapete di chi sono le musiche di “Viva la Pappa col Pomodoro”? Vi do un aiutino: grande, meraviglioso compositore italiano di musica da film stra-noto... Provate a indovinare.
La ricetta della Pappa col pomodoro che vi lascio, arriva direttamente dalla delegazione pratese del Club del Fornello di Rivalta, di cui ho appena ricevuto in regalo un bellissimo libro. Avendo confrontato diverse versioni, questa mi piace particolarmente. Tutte voi conoscete questo piatto Toscano di tradizione contadina ed universalmente noto e sicuramente lo avrete preparato almeno una volta. Personalmente le raccomandazioni che faccio a chi si approccia a questa deliziosa zuppa per la prima volta, sono due: 1) utilizzate un pane possibilmente a lievitazione naturale e cotto a legna. Meraviglioso il risultato con pane di Altopascio, il mio pane toscano preferito in assoluto. Ma nulla toglie di usare pane pugliese o pane di Altamura, la cui consistenza, una volta cotti, è perfetta e non si trasforma in colla per manifesti. Non usate pane comune, pane all'olio o pani precotti da riscaldare. Il risultato è tristissimo. 2) Scegliete pomodori maturi tosti, non troppo acquosi. Io ho usato degli ottimi San Marzano che ho riportato dal Molise, profumatissimi e pieni di sapore.
Ecco gli ingredienti per 6 persone:
- 1 kg di pomodori maturi
- 1 litro di brodo. Molti secondo la tradizione usano dell'ottimo brodo di carne. Io ho usato un profumato brodo vegetale per alleggerire la ricetta. 
- 350 gr di pane casareccio raffermo privato della crosta
- 1 porro
- 1/2 cipolla
- 1 spicchio d'aglio
- 2 foglie di alloro ed un mazzetto di basilico 
- peperoncino se gradito
- sale, pepe q.b.
- olio extra vergine d'oliva (io ho usato quello di Sarteano, fruttato e delicato)
Private il pane della crosta e tagliatelo a cubetti. Metteteli ad abbrustolire in forno caldo per una decina di minuti. Nel frattempo fate un trito con il porro, la cipolla e l'aglio e fate rosolare nell'olio per qualche minuto. Aggiungete quindi le foglie di alloro ed il basilico tritato grossolanamente quindi abbassate la fiamma e fate passire per una 15na di minuti. 
Aggiungete i pomodori a pezzetti, a cui avrete precedentemente tolto la pelle ed i semi, quindi salare, pepare ed eventualmente aggiungere il peperoncino se gradito. Mescolare e lasciare insaporire per qualche minuto. Aggiungere il pane, rigirare il tutto, coprire con il brodo e far cuocere per c.ca 1 ora a fiamma dolce. A metà cottura rimestare energicamente con una frusta in modo da sbriciolare il pane ed avere un composto cremoso. Aggiungere il brodo se notate che si asciuga durante la cottura. 
Servire ovviamente irrorato con dell'ottimo olio extra vergine e qualche fogliolina di basilico fresco. Appena fatta è deliziosa. Il giorno dopo magnifica



lunedì 12 settembre 2011

10 Anni e un giorno: voi dove eravate?

New York state of mind - B. Joel
Soltanto Ieri sera, tornando a casa da una giornata piena sul Monte Amiata in un'estate ancora prepotentemente presente, mio marito ed io abbiamo realizzato che fosse l'11 settembre. Non so come succeda, ma nel week end ci dimentichiamo di date, orari, ricorrenze varie e lasciamo la mente allo stato brado per cercare di recuperare un po' di quella tranquillità a cui tutti aneliamo. 
Ci siamo guardati con l'espressione di chi non può credere che siano già passati 10 anni e per un momento siamo restati in silenzio. Eppure il ricordo di quel giorno è per entrambi fortissimo perché lo abbiamo vissuto, anche se indirettamente, da molto vicino. New York è una città che amiamo profondamente, dove abbiamo amici, ricordi bellissimi e dove torniamo il più spesso che possiamo. E' il luogo dove ci siamo incontrati dopo 3 mesi di lontananza quando, ancora fidanzati, lui studiava inglese in Canada ed io promuovevo vini italiani all'estero. E grazie ad un evento proprio a N.Y., ci siamo ritrovati lì, come dentro un film, emozionati e sperduti, lui con un mazzo di rose rosse nella hall di un Hotel troppo lussuoso, ed io al mio primo viaggio oltreoceano con una delegazione di caciaroni al seguito. E' il luogo del nostro viaggio di nozze: la data della foto scattata sulla terrazza panoramica delle torri gemelle porta 11/09/96. Quando realizzai la coincidenza, anni dopo, mi vennero i brividi. 
L'11 settembre di 10 anni fa, mio marito era in partenza per Toronto per un evento. La mattina stessa a Fiumicino per svariate coincidenze, diversi voli intercontinentali subirono dei ritardi. Mio marito, che sarebbe dovuto partire a mezzogiorno, alle 2 del pomeriggio era ancora in aeroporto in attesa di notizie del suo volo. Io, dal mio ufficio, con il pancione di 4 mesi, chiamavo il mio corrispondente in Canada per avvisare del ritardo e questa mia amica mi informò in lacrime che stava accadendo una tragedia, che un aereo era appena piombato su una delle Twin Tower e che non poteva credere ai suoi occhi. La notizia non era ancora rimbalzata in Italia, ma dopo circa mezz'ora ricevetti la telefonata di mio marito che stava per tornare a casa e che non sarebbe partito perché il volo era stato appena annullato. La sera stessa a casa, ricordo me stessa sul divano, inebetita davanti alla televisione che ripeteva senza soluzione di continuità, i video dell'impatto ed il crollo delle torri. 
Rientrando a casa ieri sera, la programmazione Sky ha omaggiato N.Y. con una rassegna dei più bei film la cui location è una N.Y. da coccolone, ancora spavalda, dolorosamente bella, incurante della morte come un ventenne che ha il vizio dell'immortalità: "Colazione da Tiffany; Harry ti presento Sally; Manhattan; NewYork NewYork.... Avete presente? Su ognuno di questi film ci sarebbe da parlare per ore, ma alla fine quello che ti resta dentro è la presenza di lei, questa città bella come una donna innamorata, che ha cominciato da subito a leccarsi le ferite ma che ha perso l'innocenza come purtroppo molti di noi dopo quel giorno. E voi, mi raccontate dove eravate e cosa facevate 10 anni fa? 
Avrei voluto postare un N.Y. cheese cake per un omaggio monografico, ma credo che una pie come questa possa essere comunque un degno rifermento. E' proprio la classica pie alla Nonna Papera, con il ripieno ricco di frutta, in questo caso mele Granny e more dolcissime a smorzare l'acidulo delle mele. Ho avuto serie difficoltà a fotografarla, ancora calda, per il profumo irresistibile. Ho usato la famosa tortiera per pie comprata a Londra, di cui potete vedere foto in basso: fantastica, la torta si stacca che è un piacere. Peccato che poi, nel trasferirla sulla gratella per farla raffreddare, mi è caduta è si è sfrantumata in mille pezzi scoprendo un cuore rosso sangue! La fetta che vedete, è uno dei pezzi più grandi rimasti. Non ho pianto, ma quasi. 
Ecco gli ingredienti per uno stampo da 26 cm. Il mio era più piccolo e mi è avanzata della pasta con cui farò delle crostatine. 
- 6 mele Granny Smith
- 200 gr di more
- 400 gr di farina
- 180 gr di burro
- 220 gr di zucchero
- 1 uovo
- acqua fredda q.b
- 50 gr di amaretti secchi
- il succo e la scorza di un limone non trattato
- latte
- un pizzico di sale
- burro e farina per lo stampo.
Impastate con la foglia dela vostra planetaria (altrimenti usate un mixer), la farina mischiata con lo 100 gr di zucchero ed un pizzico di sale, il burro freddo a pezzetti, fino ad avere un composto sbriciolato. Aggiungete l'uovo e la buccia di limone grattugiata e continuate ad impastare aggiungendo acqua gelata con un cucchiaio fino a che non ottenete una bella palla che avvolgerete con una pellicola e mettere in frigo per almeno mezz'ora. Nel frattempo sbucciate le mele e tagliatele a fettine, quindi bagnatele con il succo di limone per non farle annerire. Dividere la pasta e metà e stendetela su una spianatoia, foderando la vostra tortiera precedentemente imburrata e infarinata. Se non avete uno stampo da pie, usate uno a cerniera. Bucate la pasta con una forchetta e cospargete il fondo con gli amaretti sbriciolati.
Unite le more alle mele, mescolate delicatamente con un cucchiaio e mettete il tutto nel vostro guscio di pasta. Coprite con la metà restante di pasta stesa e bucatela con una forchetta o se gradite, con dei piccoli decori fatti con un tagliabiscotti. Pizzicate il bordo per sigillare bene la torta e spennellate la superficie con un po' di latte, cospargendo generosamente con lo zucchero restante. Cuocete nella parte bassa del forno per 40 min. a 180° e fornate quando la superficie sarà ben dorata. Lasciate intiepidire e servite magari con una pallina di gelato alla vaniglia. Un abbraccio.
Con questo post, partecipo con piacere alla sfida di Aboutfood "Riaccendiamo il forno"



venerdì 9 settembre 2011

Vedi di usare la zucca! Zucca arraganata.

It's the end of the world (as we know it) - Rem
Sono giorni no! Te ne accorgi dalle piccole cose come l'aver allegramente sorvolato l'appuntamento con il dentista o l'esserti dimenticata l'inizio delle lezioni di danza di tua figlia, o ancora peggio non aver inviato la mail di conferma di un gruppo ad un hotel a cui scadeva l'opzione. Eppoi lo noti da tutto quello che fai, malamente, come l'esserti rovesciata una tortilla di patate direttamente sulla mano nel tentativo di girarla con l'ausilio di un piatto ed oggi hai la mano che assomiglia ad un foglio di cellofan antiurto (avete presente quelli con le bollicine?). Non ci sei con la testa, no, non va! Ti arrivano quei momenti groggy, dove l'unica cosa che avresti voglia di fare è coprire tutti gli specchi di casa con i lenzuoli, che il solo vederti ti spaventa più di un film di Dario Argento e fiondarti finalmente sotto le coperte per paura di combinare altri disastri e magari versare anche qualche lacrimuccia per disinnescare la tensione, di nascosto però, senza che nessuno veda o senta! Ma com'è che ogni tanto noi donne ci facciamo mettere a ko da questi stati d'animo? I nostri compagni o amici giustificano il nostro lato Hide con l'ormone impazzito e forse è anche vero. Ma non voglio darla vinta e rifiuto che sia così. Personalmente rifuggo l'atteggiamento negativo, il pensiero autolesionista, il crogiolarsi nelle proprie miserie perché ho un carattere abbastanza combattivo e profondamente positivo. Eppure, va là, ci sono momenti in cui mi sento sfigatissima, proprio come adesso e non vedo l'ora che arrivi domani per chiudermi in casa e stramazzarmi di lavoro così con la fatica magari mi passa. Lo so che succede anche a voi. Vi prego ditemi che è così, confidatemi che esiste anche in voi una Erinni pronta a saltar fuori quando meno ve lo aspettate e che la condizione di donna double face non è solo della sottoscritta. Please, si accetta conforto. 

Ispirata dalla totale mancanza di collegamento tra testa e piani inferiori, vi lascio una ricettina facile e di tradizione meridionale, dove la zucca la sanno usare bene in tutti i sensi. Se vi circola in casa una zucca estiva, di quelle lunghe, verdi e sinuose come liane, potete sempre trasformarla in un contorno ricco che è anche piatto unico.
Zucca arraganata 
Ingredienti per 6 persone:
- 1 zucca bianca di c.ca 1 kg
- 4 bei pomodori maturi
- 1 cipolla bianca grande
- un gambo di sedano
- 2 uova 
- un mazzetto di basilico fresco
- un cucchiaio di parmigiano grattuggiato
- olio extravergine (io ho usato il Gentile di Larino)
- sale e pepe q.b.
Pulite la vostra zucca eliminando la corteccia e il cuore con la parte spugnosa ed i semi. 
Tagliate le vostre mezzelune di polpa in bastoncini larghi c.ca 2 cm. Pulite ed affettate sottilmente la cipolla senza tritarla. Lavate e sfilacciate il sedano tagliandolo a pezzetti non troppo piccoli.
Lavate e tagliate i pomodori a tocchetti e metteteli in una casseruola, il cui fondo sarà stato coperto con 4 cucchiaiate di olio evo, insieme alla cipolla ed al sedano. Aggiungete il basilico ben lavato e non sminuzzato. Nello strato superiore della casseruola, mettete la vostra zucca a pezzetti e salate il tutto. Fate cuocere a fuoco medio coperta, con il coperchio sostenuto da un cucchiaio di legno, per c.ca 20 minuti. La zucca deve restare croccante. Una volta cotta, togliete la zucca dal fuoco, sbattete le uova con un pizzico di sale, pepe ed il parmigiano, quindi versate il tutto sulla verdura e mescolate con delicatezza. L'uovo si cuocerà immediatamente con il calore della zucca, creando una crema molto appetitosa. Servite calda con una macinata di pepe.
Scusate per la foto del piatto finito che non è riuscita al meglio. Mi perdonerete, anche questo fa parte delle disavventure del momento. Buon week end a tutte. 


lunedì 5 settembre 2011

Non è un paese per vecchi: Londra vietata ai maggiori di anni 12!

Over the Raimbow - J. Garland

Se state pensando di andare a Londra avendo solo 72 ore di tempo a disposizione ed il vostro compagno di viaggio è una bambina/bambino tra i 6 ed i 12 anni con personalità mediamente incisiva, dimenticate tutto quello che vorreste vedere, fare, comprare, assaggiare: “quella” Londra non è per voi!
Ultimi strascichi di ferie: un venerdì/domenica secchi per visitare Londra. Per chi come me fa questo lavoro e che ha spesso l’occasione di “ritrovarsi” in qualche capitale europea per fiere o eventi simili, ciò non significa che possa avere l’opportunità di visitare degnamente la città che lo ospita. A Londra ci sono stata e spesso, ma le uniche zone che conosco sono Earl’s Court, Piccadilly, Coven Garden e la nuova zona fieristica oltre i Docks. Per il resto lavorando, chi ha mai avuto tempo di scoprirla come si deve?
Così, dopo avere approfittato di un volo Meridiana con operativo meraviglioso (arrivo a Londra alle 9.30 e partenza alle h. 20.00 – tre giorni pieni), mio marito, Alice ed io siamo partiti pieni di idee, suggerimenti raccolti da amici ed intenzioni che puntualmente non abbiamo seguito. Si, perché in questo viaggio ha comandato lei e lei ha segnato tutto il ritmo del viaggio. In effetti glielo dovevamo: si perché è stata proprio mia figlia a lanciare l’idea della fuga a Londra sulla scia del suo innamoramento per Harry Potter. Lo chiedeva da mesi e mio marito ci ha fatto questa splendida sorpresa per chiudere l’estate in bellezza prima dell’inizio della scuola. Prendete questi miei consigli come addetta ai lavori e mamma e non come foodblogger (che avrebbe di sicuro seguito altri percorsi) e spero che possano tornare utili a chi di voi deciderà di partire con i bambini e con loro “inventare” la propria Londra.


Ecco brevemente alcune delle tappe fondamentali se partite con piccoli viaggiatori ed il tempo scarseggia: 

Museum of Natural History: Non si può evitare. Qui ci sono i dinosauri, quelli veri, e se non siete ancora riusciti ad andare a N.Y. e vedere il luogo dove tutto prende vita la notte (v. Una notte al Museo), allora potete farlo qui, perchè il museone di storia naturale più grande d’Europa non è da meno. Qui potrete vivere l’emozione di un terremoto, simulato all’interno di un negozietto di Kobe nell’area dei Vulcani (impressionante); camminare sospesi lungo una passerella direttamente sotto i soffitti stuccati del museo ed ammirare la storia dei primi grandi rettili della terra, la loro evoluzione e scomparsa, fino a trovarsi a tu per tu con lui, TRex, un po’ incattivito e disturbato dalla folla, che vi guarderà dritto in faccia con quegli occhietti terribili ed immaginerete immediatamente di essere il suo prossimo pranzetto. Il museo, come tutti i musei Nazionali in città, è gratuito (questa è civiltà!).


Peter Pan: Per tutti coloro che come lui, il "fanciullo che non volle farsi uomo", restano attaccati (anche se in incognito) alla propria infanzia, una tappa a Kensington gardens è doverosa. Un sosta di devozione alla statua di Peter, voluta proprio dal suo creatore, James Matthew Barrie, che la fece innalzare nei giardini durante la notte, in maniera che il giorno dopo, i bimbi tornando da scuola, avessero avuto l'impressione di un apparizione magica, così come magico è il ricordo di lui. 
Hamsley: lo so, mi giudicherete futile, ma non si può non passare di qui se avete bambini (fatelo anche se non li avete, credetemi). 5 piani di tutto ciò che un bambino può sognare in fatto di giocattoli. Invenzioni incredibili, dischetti volanti senza remoto, pennarelli magici dagli effetti speciali, peluche di tutte le dimensioni e morbidezze e poi, ahhhh, un reparto interamente dedicato a lui, il maghetto delle meraviglie, Harry Potter, e le bacchette di tutti i personaggi riprodotte alla perfezione, inclusa la spada dei Griffondoro e la fantasmagorica scopa Nimbus 2000. Si può toccare, si deve toccare tutto ciò che vi piace! Commessi simpatici, dispettosi e chiacchieroni!. Sulla Regent Street. 
City tour in bus a 2 piani: che vi aspettate? Di vedere a piedi tutta Londra in sole 72 ore? A meno che non siate dotati della scopa di cui sopra ed è la vostra prima volta a Londra, io consiglio vivamente un city tour in bus panoramico. In circa 2h30 di circuito, avrete una visione generale e completa della città. Attraverso auricolari individuali, ascolterete spiegazioni nella vostra lingua, ricche di curiosità ed elementi storici che non annoieranno i vostri bambini, anzi li incuriosiranno e li divertiranno perché Londra vista dall'alto ha un fascino assolutamente irresistibile. Inoltre potrete scendere dove e quando vorrete voi, gestire il vostro tempo di visita e riposarvi quando sarete stanchi di camminare. Noi abbiamo preso un tour della Big Bus e da addetta ai lavori, posso dirvi che l'esperienza è stata estremamente positiva. Il costo per gli adulti è di c.ca 26 sterline. I bimbi circa 20. E le valgono tutte! Dimenticavo, il tour include nel prezzo anche una crociera sul Tamigi. 
Londra di notte: Musical. Che ve lo dico a fa! Ormai mi conoscete e sapete che in famiglia non si rinuncia alla musica. Men che meno sapendo che il week end verrà trascorso a Londra, capitale dello show business ed entertainment. Noi siamo usciti tutte e due le serate, la prima per "Billy Elliot" visto che mia figlia adora quel film ed la trasposizione in Musical è assolutamente meravigliosa, una delle cose più belle mai viste (musiche di Sir Elton John), e la seconda per Dorothy, ovvero "The Wizard of Oz", uno delle mie passioni (e qui ho insistito e vinto, devo ammetterlo!). Non devo dirvi nulla se non "andate almeno una volta", qualsiasi cosa vogliate voi, non è necessario cercare lo spettacolo più bello. Là dove trovate i biglietti, andate. Sarà comunque bellissimo perché gli artisti che si impegnano ogni sera, sono i migliori al mondo in questa professione. 
Madame Tussauds: Ero reticente, lo confesso. Ma non ho potuto esimermi perché ormai Alice decideva e noi eseguivamo. Eppure sono rimasta sorpresa e mi sono anche divertita in quasi 2 ore di visita con colpi di scena dietro ogni angolo. La perfezione delle statue è inquietante e anche qui si ha la libertà di toccare, provare e fotografare qualsiasi cosa. Il biglietto, caro ve lo anticipo, include anche la visione di un film 4d e il giro in vagoncini alla scoperta dello Spirit of London. Mia figlia è impazzita perché finalmente si è potuta fare la foto con il suo maghetto preferito!
Notting Hill e Portobello
Qui genitori e ragazzi vengono accontentati. Confesso che ho avuto una fortuna sfacciatissima perché da venerdì a domenica abbiamo avuto un tempo strabiliante e ci siamo trovati a passeggiare per Portobello rd. sotto un sole cocente. Una Londra così bella non me la immaginavo davvero: fiori, colori, ragazze di tutte le età e razze vestite di poca stoffa e molti sorrisi riversate nelle strade a fare shopping; allegria nell'aria. Notting Hill è un sogno. Ci ho lasciato un pezzetto di cuore. 

Cose buone da mangiare: Non che a Londra manchino le opportunità, anzi, l'imbarazzo della scelta regna sovrano. Ma qui io e mio marito abbiamo tirato un po' le redini, perché se tutto il resto era in mano a mia figlia, quando si parla di mangiare i capitani siamo noi.  Il primo pranzo lo abbiamo consumato a Soho, in un piccolo ristorante Jap dove servono esclusivamente noodles e per questo ringrazio Giulia che ci ha dato la dritta. Segnatevi questo nome: Koya. Si mangiano degli udon spettacolari in un ambiente assolutamente easy e prezzi onesti. 
Altra sosta gastronomica e curiosa è stata da Harrods. Il reparto food è da visitare anche solo per la bellezza dei suoi ambienti: pareti maiolicate, soffitti con lampadari che assomigliano a cespugli di fiori...bancarelle con tutte le migliori specialità al mondo. Da girar la testa. Qui non ho potuto fare a meno di comprare del Fudge fatto a mano. Il solo assaggio ti ammutolisce. 

Altra sosta golosa e inevitabile, è l'assaggio del piatto nazionale, che noi ci siamo concessi a Notting Hill. Purtroppo il pub che avevamo scelto era chiuso per ferie (una piccola delusione si può anche accettare), ma non abbiamo avuto sfortuna nella scelta alternativa, il Pub Prince Albert, proprio a Pambridge Rd, non lontano dal Notting Hill gate. Ottimo pesce fritto in pastella alla birra croccantissima, accompagnato da una salsina con sottaceti e purea di piselli. Buonissimo. 
La nostra ultima tappa, con il count down ormai a pieno ritmo, è stata a Selfridges in cima a Baker Street, su consiglio di Veronica dove ho avuto quasi un mancamento quando sono arrivata al reparto accessori cucina. Entrati lì per mangiare al Sushi bar, abbiamo finito con il trascorrerci quasi 3 ore e rischiato di perdere l'aereo (non è uno scherzo). Però ho trovato uno stampo da pie di quelli con la lama che ruota sulla base e che lo stacca alla perfezione (l'ultimo rimasto...è mio!) e ho fatto i salti come una bambina scema. 
72 ore vissute intensamente e devo dire in maniera completa. Ho avuto l'assaggio di una città che non mi immaginavo e mi sono innamorata della sua atmosfera così moderna, vivace, cosmopolita. Ho incontrato persone gentili, disponibili a dare indicazioni e sorridenti (forse il sole ha avuto la sua buona parte in questo) e mia figlia sta già chiedendo quando torneremo la prossima volta. 
Presto, è mia abitudine rispondere.