lunedì 19 marzo 2012

Donne Straordinarie: Edith Piaf, la voce con dentro la vita. Blanquette de veau à l'ancienne

Hymne à l'amour - Edith Piaf 
Il tema delle strenne del mese di marzo è veramente bellissimo, "Donne Straordinarie", ed io non posso esimermi di partecipare anche alla sfida lanciata da Stefania per le strenne Gluten Free. L'esperienza nel mitico gruppo delle Strenne è stata bellissima ed avendo vinto lo scorso mese, io ci riprovo perché ci ho preso gusto! E ci riprovo parlando ovviamente di 2 donne di musica che amo profondamente, non solo per il loro meraviglioso ed indiscutibile talento, ma soprattutto per il destino che ha segnato le loro vite nel bene e nel male, rendendole icone, miti indiscussi nel mondo della musica e simboli di donne veramente straordinarie. Oggi dedico questo post ad Edith Piaf. Per scoprire chi è la seconda donna di musica nel mio cuore, dovrete aspettare venerdì 30  con la chiusura delle Strennine di marzo.

Quando Edith Piaf sale sul palco dell’Olympia per uno dei suoi ultimi concerti 2 anni prima di morire, dimostra 60 anni pur avendone solo 45: piegata da una terribile forma di artrosi che la costringe per la maggior parte del tempo sulla sedia a rotelle, quasi cieca, fortemente stempiata e pallida, è ancora in grado di mandare in estasi il suo pubblico grazie ad una voce integra, pura, intensamente piena delle mille vite vissute. Quando Edith comincia a cantare, sul palco non c’è più alcun segno di quel fragile essere umano segnato dalla tragedia e dagli eccessi. Quello che il pubblico è in grado di vedere è una magnifica creatura che canta le infinite sfumature dell’amore, che inneggia alla vita grazie ad una voce che contiene il pianto e il riso, la rabbia e il dolore ma anche l’orgoglio e la rivalsa.
Edith assomiglia alla sua Francia e questo il suo pubblico lo riconosce.
Il “passerotto”, la Mome, come è conosciuta universalmente, nasce per strada in tempo di guerra, nel 1915, da un padre artista girovago ed un madre metà italiana e metà berbera, che abbandona entrambi con l’illusione di un successo da solista. 
Cresce dunque in una Francia che cerca disperatamente di dimenticare il conflitto negli eccessi dei folli anni ’20, tra le contraddizioni della bella vita degli artisti e letterati e la miseria devastante del proletariato, della vita di strada affollata da prostitute ed alcolisti. Sopravvive di espedienti ed è probabilmente intorno agli 8 anni che cercando di raccogliere il minimo per nutrirsi, canta la Marsigliese ed incanta i passanti con una voce possente e fiera, anticipando quello che farà per il resto della sua breve vita: cantare.
A 20 anni ne dimostra a malapena 14. Resta incinta molto giovane di un uomo che la spinge a prostituirsi e perde la sua creatura praticamente subito dopo la nascita. Sbarca il lunario cantando nei locali insieme alla sua amica Simone, che le starà accanto tutta la vita e che raccoglierà le sue memorie. Viene notata dall’impresario Leplée, colui che le aprirà la porta al successo inarrestabile. Grazie a lui, si esibisce con Mistinguette, Fernandel, Maurice Chevalier praticamente ancora sconosciuta. Ma è solamente più tardi, grazie al nuovo impresario Raymond Asso, che sarà anche il suo amante per qualche tempo, che Edith diventa Piaf, il passerotto di Francia. Con lui Edith diventa un’icona ed un'interprete ed è proprio con lui che porta al successo “La vie en Rose”, la sua canzone simbolo.
Di lei Jean Cocteau, che ne intuisce l’immenso talento, scrive: «Guardate questo piccolo essere le cui mani sono quelle della lucertola delle pietre. Guardate la sua fronte di Bonaparte, i suoi occhi di cieca che hanno ritrovato la vista. Come farà a far uscire dal suo petto minuto i grandi lamenti della notte? Ed ecco che canta, o meglio, come l’usignolo di aprile prova il suo canto d’amore. Avete ascoltato questo lavorio dell’usignolo? Soffre. Esita. Si schiarisce. Si strozza. Si lancia e cade. E d’improvviso, trova la sua strada. Vocalizza. Sconvolge».
Gli anni di maggiore splendore di Edith Piaf sono paradossalmente quelli cupi del secondo conflitto mondiale: questa donna continua la sua vita a Parigi, lavorando e cantando per i suoi concittadini, ma anche per gli ufficiali tedeschi, i nemici. E’ la vita della Francia, i compromessi, la miseria, le illusioni perdute e la rabbia per il fallimento militare. Una Francia posseduta e calpestata dal nemico che cerca di ritrovare la propria dignità ed identità schiacciata dalla vergogna del collaborazionismo, senza perdere la speranza, trovando una risposta nella voce di Edith. La voce della Francia è la voce di Edith.
Nonostante la lista dei suoi amanti sia lunga e burrascosa come scrive la sua amica Simone, uno dei suoi più grandi e sfortunati amori è quello per il pugile Marcel Cerdan, che incontra a N.Y. durante una tournée e che morirà tragicamente in un incidente aereo. 
Gli ultimi 15 anni della sua vita sono segnati dall’abuso di alcool, droghe, incidenti d’auto gravi causati dal bere e tentativi di suicidio, broncopolmoniti e coma epatici, interventi chirurgici e tentativi di disintossicarsi, che però non le impediscono di continuare a cantare. Nel 1960 porta al delirio l’intero teatro dell’Olympia con il suo manifesto di vita, che sarà anche il suo testamento: “Non, rien de rien, non je ne regrette rien”, non rimpiango nulla, farei tutto nuovamente. Tre anni più tardi morirà consumata dal cancro e dagli eccessi, lasciando un patrimonio di canzoni meravigliose ed uno struggente senso di malinconia e commozione in chiunque, ancora oggi, ascolti la sua indimenticabile voce. 
La ricetta che ho scelto è uno dei piatti mitici della cucina francese, così come Edith lo è della musica e della canzone di questo paese: la Blanquette de veau à l'Ancienne, una sorta di spezzatino di vitello che non viene cotto stufato come abitualmente noi siamo abituati a preparare il nostro, ma bollito a lungo ed accompagnato da verdure "bianche" preparate a parte, che ben si accordano a questa carne rispettandone il gioco cromatico tutto teso verso un candore ed una purezza di base. Perché la Blanquette. In realtà proprio grazie a questo non colore che caratterizza l'intero piatto e che mi ispira un concetto di purezza che si ricollega alla purezza della voce di Edith, mai incerta, mai spezzata, rotta solamente dalle emozioni che era in grado di trasmettere. Il bianco è il non colore che li contiene tutti: la voce di Edith conteneva l'intero caleidoscopio delle emozioni. 
Per chi non ha mai assaggiato la Blanquette, si riservano delle piacevoli sorprese. La carne bollita a lungo abbracciata da molti aromi, diventa un boccone tenero e intensamente profumato che si sposa armoniosamente con i piccoli champignon da cui emerge la freschezza del limone e le tenere cipolline glassate. Una salsa bianca e vellutata accompagna e lega il tutto, che può essere servito con una piccola porzione di riso bianco al vapore nappato generosamente con questa gustosa salsa, il tutto rigorosamente gluten free.  

BLANQUETTE DE VEAU A L’ANCIENNE

Per 6 persone :

Per la Blanquette
1,5 kg di spalla di vitello ridotta a bocconi di 70 gr .c.ca ciascuno
una decina di cipolline borretane
500 gr di champignon bianchi freschi
il succo di un limone
2 cucchiai di zucchero di canna
70 gr di burro + qualche fiocchetto
1 tuorlo d’uovo
70 gr di maizena
2 cucchiai di panna acida
sale e pepe
Per il brodo
1 grossa cipolla bianca su cui infilerete 4 chiodi di garofano
4 spicchi d’aglio
2 carote
1 porro
1 costa di sedano
un bouquet garni con timo, alloro e prezzemolo
sale grosso (c.ca 2 cucchiai)
Disponete i pezzetti di carne in una casseruola riempita di acqua fredda e portate a ebollizione per c.ca 1 minuto per sbiancare la carne e liberarla dalle sue impurità.
Scolate la carne, e mettetela in una casseruola pulita in cui avrete disposto 2 carote, la cipolla con i chidi di garofano, l’aglio, il porro, il sedanto ed il bouquet garni. Coprite il tutto con acqua fredda, aggiungete il sale grosso e portate a ebollizione. Raggiunto il bollore, abbassate la fiamma e lasciate cuocere per c.ca 50 min. eliminando periodicamente la schiuma con un colino.
In una casseruola fate fondere una noce di burro ed aggiungete le cipolline borretane, un bicchiere d’acqua ed i 2 cucchiai di zucchero. Lasciate cuocere a fuoco dolce per c.ca 20 minuti fino a che saranno leggermente dorate. Tenete al caldo.
In una padella antiaderente fate fondere una noce di burro e fate stufare gli champignon per 5/10 minuti con poca acqua ed il succo di limone. Regolate di sale e tenete in caldo.
Quando la carne è cotta, toglietela dal brodo e tenetela in caldo, filtrate il brodo.
Fate fondere 70 gr di burro a fuoco dolce ed aggiungete la stessa quantità di maizena per ottenere un roux bianco. Mescolate bene fino che il burro non sia ben assorbito e che il roux si colori leggermente. Aggiungete il brodo in 3 o 4 volte e mescolate con la frusta fino al limite della bollitura. A questo punto aggiungete la panna acida ed il tuorlo e sbattete vivacemente quindi aggiustate di sale.
In una casseruola aggiungete la carne con le cipolline e gli champignon, condite il tutto con la salsa preparata e rimettete sul fuoco per qualche istante. Servite con del riso bianco abbondantemente nappato con la salsa caldissima.

Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Cucina Francese "Chef" in collaborazione con VIDEA



Ed alla raccolta delle Strenne Gluten Free di Marzo 


29 commenti:

  1. grande, grandissimo, immenso post, un omaggio straordinario a un mito della musica!! prima ancora di scrivere questo commento ho dovuto cambiare il "tarlo" nel mio blog sostituendolo immediatamente con Je ne regrette rien...
    abbinamento azzeccatissimo cara Patty! sei tu che sei (st)raordinaria :)))))

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  2. bello , bello, bello!!
    Solo leggendo di lei nella mia testa è partito tiìutto il sottofondo musicale , questo accade quando una cantante sa entrare nel cuore.
    Mi è piaciuto molto questo ritratto di una donna straordinaria e moltissimo il piatto che non ho mai assaggiato!

    Bravissima ;)

    loredana

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  3. Bellissimo post Patty! vorrei provare questa ricetta...speriamo bene

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  4. Per un periodo ho portato i capelli come quelli suoi e mia zia mi chiamava Edith...
    Commovente il racconto e se la blanquette poco poco assomiglia alle canzoni dellaPiaf allora è assolutamente da provare al più presto!
    Questo contest ci sta facendo scoprire storie davvero interessanti!

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  5. Che post meraviglioso! Mi hai fatto venire le lacrime...anche perché ADORO Edith Piaf!
    E complimenti anche per la ricetta! :)
    Baci baci!

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  6. Questo è un post da applauso! Bellissimo Pat bellissimo!

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  7. Ciao Patty ti aspetto da me per una sorpresina ;) fai in fretta se no scade!

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  8. Solo il titolo del post mi ha subito attirata.. io adoro Edith Piaf e tutte le donne come lei!
    ma voglio anche gustarmi questa ricetta, per cui, lo farà stasera, con calma, con il mio Apple e dal mio comodo lettone.. (dopo che la bimba si sarà addormentata) :-)
    Felice settimana mia cara Patty!
    Vaty

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  9. Cara Patty, mi hai proprio emozionato con questo racconto, complimenti

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  10. post meraviglioso e piatto da urlo! se passi dalle mie parti ti ho pensato.. un bacio

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  11. " tout le bien qu'on ma fait, tout le mal..tout ça m'est bien égal..." io la Piaf la adoro! le sue sono state le prime canzoni che ho imparato a cantare in francese e ho ancora una cosa antidiluviana che si chiama cassetta piena di sue canzoni :-D ovviamente apprezzo la scelta e anche tanto la ricetta :-) ciauuuu :-X

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  12. Ciao Patty, un post magnifico, grande donna, anche la ricetta è squisita e invitante. Scrivi straordinariamente, rendendo la lettura piacevole e interessante come sempre...un bacio!!!

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  13. sulla ricetta, stavolta, non mi pronuncio (anche se le idee si prendono sempre anche dagli onnivori!).. però hai scritto davvero un bel post, anzi un articolo!
    sei stata coinvolgente ed emozionante...

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  14. Squisita la tua ricettina, la proverò. L'hai visto il film di un paio di anni fa su Edith? A me è piaciuto molto. Un bacione, buona settimana.

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  15. bellisimo post e ottima ricetta
    baci e buona settimana
    Alice

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  16. Una standing ovation, ecco cosa ti meriti!
    La Piaf e la Blanquette sono un binomio che vanno oltre la perfezione.
    Ma non potevo aspettarmi altro... cara la mia melomane preferita ;-)

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  17. gramde post, grande passione, dono della sintesi e infinito amore per la musica: grandissima Patty! ho letto con grandissimo piacere ciò che hai scritto: grazie per averci raccontato la tua visione della Piaf e la sua storia
    Baci e buonissima giornata
    Dani

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  18. grandissimo post chérie per una grandissima donna e ricetta adeguata
    chapeau!
    cris

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  19. immensa, pat, assolutamente immensa. la piaf, e tu che l'hai cantata così.

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  20. bellissimo post, sapevo avresti scelto una musicista o una cantante! oltre alla sua inimitabile voce mi hai incuriosito con le piacevoli sorprese che posso aspettarmi dal tuo piatto per me impronunciabile! un abbraccio mony

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  21. Quanto adoro i tuoi post.. è sempre splendido leggermi, mi sembra di rifugiarmi in un libro per qualche istante.. ! ovviamente gustosissima la ricetta.. baci cara

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  22. Accidenti! Ho letto il tuo post senza respirare, bellissimo! Non conoscevo la vita non troppo fortunata di questa grandissima cantante. Credo sempre di più che dietro ogni grande artista ci sia sempre tantissima sofferenza, sempre. Anche questa ricetta non conoscevo. Buonissima, pur essendo molto francese ;-)
    Un bacione

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  23. un post fantastico ed un piatto strepitoso

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  24. Mentre leggevo questo post rieccheggiano in me le sue stupende canzoni. Grazie per questo tuo omaggio a una delle più grandi cantanti esistite. Baci!

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  25. Quanto era splendida la voce di Edith Piaf?! E quanto succulento è il tuo veau à l'ancienne?!

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  26. je ne regret rien... e cosa vuoi regreter, tu, che hai fatto questa blanquette da manuale???

    è bellissimo, molto equilibrato, mi piace molto.

    come mi piace la piaf, una donna veramente straordinaria!

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  27. Un post meraviglioso accompagnato da una ricetta (st)raordinaria: sto commentando con la voce della Piaf di sottofondo!!!
    Grazie.

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