venerdì 27 marzo 2015

Ginger, pear and sultana loaf cake per lo Starbooks

Bye Bye black bird - Miles Davis
Lo so, lo so, ultimamente sono molto di corsa.
Purtroppo per me sarà sempre peggio da qui all'estate e mi dispiace di trascurare questo angolo di chiacchiere e tranquillità.
Si profila un'altra stagione turistica complicata e certo la cronaca non ha mancato di informarci ultimamente, che l'equilibrio per il grande o per il piccolo è sempre più labile e sull'orlo di un collasso.
Questo non dovrebbe essere un luogo in cui mortificarsi, quindi non andrò oltre.
Vi lascio con un cake che ha il colore del miele ed il profumo dell'autunno.
Salutiamo il maltempo e speriamo che la stagione della rinascita, lo sia a tutti gli effetti.
Buon weekend a tutti.
PER LA RICETTA ANDATE A CASA STARBOOKS 

mercoledì 18 marzo 2015

Giochiamo alle Signore: un te con la Regina e Fruit tea cakes per lo Starbooks

Titolo canzone
Avete mai giocato alle Signore?
Dai, sedute al vostro piccolo tavolo nella cameretta, tutto apparecchiato con tovagline fiorite, tazzine, forchettine e piattini eleganti, le vostre bambole ben vestite e sedute attorno in attesa del te, e qualcuno che bussa alla porta (la vostra mamma complice) ospite a sorpresa del vostro party.
Se non lo avete mai fatto vi siete perse qualcosa.
Se invece lo avete fatto, eravate già blogger inside.
Questo gioco è stato uno dei preferiti di mia figlia dai 4 ai 7 anni.
Per la sua gioia le avevo comprato chicchere e piattini di porcellana. Non ne ha mai rotta una.
Mia madre, ha sempre fatto l'ospite a sorpresa perché quella è una parte che le è sempre venuta bene e le risate che ci siamo fatte ancora me le ricordo. Tutto era molto vero, dalle chiacchiere al sapore del te invisibile.
Ma saper giocare con l'immaginazione è un dono che tutti i bambini hanno, basterebbe non dimenticarsene mai.
Invece oggi, nel nostro Starbooks le signore le facciamo veramente, preparando dei fragranti Fruir tea cake, dei panini morbidi e speziati che si servono durante il rito dell'high tea.
Caldi appena sfornati oppure aperti e tostati con accompagnamento di burro e confetture.
Facili e deliziosi, si possono congelare e tirare fuori a tempo debito.
Ma per chi come me, non ama il tropo dolce e va pazzo per spezie e frutta secca, questa è una ricetta da provare assolutamente.
La trovate a casa Starbooks dove le amiche sono già sedute intorno alla tavola, con chicchere e piattini.
Buona giornata.

lunedì 16 marzo 2015

Quasi una Garmugia per l'MTC di marzo.

L'amour est un oiseau rebelle - Habanera - M. Callas

Sappiamo tutte benissimo che la stagione primaverile coincide con il riapparire sulle nostre tavole di quelle strane preparazioni a metà strada tra il pasticcio ed il recupero.
Si chiamano Torte Salate, oppure quiche, se volete avere più carisma e sintomatico mistero.
Il mio rapporto con queste preparazioni è sempre stato di amore incondizionato. 
Fin dalla mia prima quiche lorraine, mangiata a 17 anni in casa della famiglia che mi ospitava durante uno scambio culturale a Parigi e poi più avanti, quando ho scoperto il potere del burro nelle basi friabili. Insomma amo questi piatti e li ho sempre preparati con grande entusiasmo perché la realizzazione di una torta salata può essere di grande stimolo creativo se non vi viene il raptus di infilarci dentro tutto quanto langue nel frigorifero.
Forte di questo amore, per il battesimo di mia figlia mi misi in testa che il buffet sarebbe stato di mia sola gestione ed essendo giugno inoltrato, decisi che il menu avrebbe previsto una ricca selezione di quiche, torte salate, pie il tutto accompagnato da formaggi freschi (una ricotta da 2 chili mi arrivò direttamente dai pascoli della Sabina), insalate rigogliose e tanti dolci di casa. 
Tre giorni di lavoro indefesso, con mi madre che presa da pietà, si mise a mia disposizione aiutandomi senza fiatare.
Non avevo fatto i conti con la macchina da guerra di mia suocera. 
La mattina del battesimo, quando mi apprestavo a sistemare il buffet prima dell'arrivo degli ospiti, mi vedo piombare a casa una decina di teglie di lasagne di tutte le razze e religioni: rossa, bianca, verde, e aggiungete i colori che vi piacciono. 
Così tanta roba che sarebbe bastata per altri 3 battesimi e comunioni. Ovviamente senza nessuna richiesta preventiva, ma che volete farci, se io amo cucinare, mia suocera di più.  
Il risultato? Lasagna batte quiche 10 a zero. 
Credo di aver preparato svariati vassoi con le torte avanzate da regalare ad amici ed ospiti prima di andar via. Regalo gradito forse più di una bomboniera. 
Ma le balle ancora mi girano! 
C'è una ricetta toscana, nella fattispecie lucchese, che compare sulle tavole per un brevissimo tempo, quello che corrisponde alla disponibilità di alcune verdure di primavera: favette, pisellini, asparagi, carciofi. Con le primizie dell'orto di cui sopra, si prepara una meravigliosa zuppa di nobili origini e dal sapore indimenticabile: la Garmugia. 
Ne ho parlato a lungo in questo post ed oggi mi è venuta voglia di riportare quest'idea dentro una quiche. 
Siamo lontani dal poter dire Garmugia ovviamente, ma il gioco è nelle citazioni ed io trovo che le verdure di primavera siano meravigliose nelle torte salate. Naturalmente come ormai mi si confà, cerco in queste sfide, di riportare un po' della mia Toscana nel piatto, a partire dall'uso di materie prime autoctone, come la farina Verna per il guscio, rigatino di Cinta per insaporire il tutto e primizie dei coltivatori della mia zona. Comincio così e spero di poter cimentarmi in un altro paio di idee. 
Per la quiche utilizzate la base secondo l'insegnamento di Michel Roux, maestro pasticciere francese autore di numerosi testi tra cui l'imprescindibile Frolla e Sfoglia da cui è tratta questa ricetta. 
La nostra Flavia, vincitrice dello scorso MTC, ha scelto il tema della gara di marzo e non poteva lanciarsi in sfida più stimolante. 
Con piacere torno ad usare questa base che trovo veramente fantastica. 
Ingredienti per una quiche di 24/26 cm di diametro
Per la brisé secondo la ricetta di Michel Roux 
250 g di farina (nel mio caso di grano Verna)
150 g di burro freddo tagliato a dadini
1 uovo medio
1 cucchiaio di latte freddo (nel mio caso 2 )
1 cucchiaino di sale
1pizzico di zucchero
Per il ripieno 
100 g di favette sgusciate e private della pellicina
200 g di asparagi privati della parte dura del gambo
100 g di pisellini novelli
50 g di rigatino di Cinta senese tagliato a fette non sottilissime
1 porro 
Olio extravergine
sale - pepe bianco macinato fresco 
Brodo vegetale se necessario. 
Per l'appareil (la parte liquida che si amalgama al ripieno)
200 ml di panna fresca
100 ml di latte parzialmente scremato
2 uova medie
un ciuffo di menta fresca (c.ca 10 foglioline) tagliate a julienne
50 g di Pecorino Toscano DOP grattugiato
1 nulla di noce moscata
pepe nero macinato fresco - sale
Preparate la brisé.
Formate la fontana con la farina ed al centro mettete burro a pezzetti, l'uovo, il sale e lo zucchero e cominciate a pizzicare con la punta delle dita la farina col burro, in quella che in termini tecnici si chiama "sabbiatura". Se il burro è ancora duro o se l'ambiente è troppo caldo ed avete paura che il burro si sciolga, potete usare la lama di un coltello grande, facendo lo stesso movimento che fate quando tritate delle verdure.
Quando la farina avrà un aspetto bricioloso, aggiungete il latte e cominciate ad impastare molto velocemente, fino ad ottenere una palla. Non è necessario che sia liscissima. L'operazione va fatta velocemente per non "bruciare" il burro. 
Avvolgete la palla nella pellicola, schiacciatela un po' e mettetela in frigo nel tempo che preparate il ripieno.
Affettate sottilmente il porro. 
Fatelo passire in una larga padella antiaderente, fiamma dolce, per 5 minuti.
Aggiungete acqua se necessario.
Una volta morbido, aggiungete i piselli e gli asparagi lavati e tagliati a rondelle, lasciando le punte intere.
Cuocete a fiamma media per 7 minuti, mescolando spesso. Aggiungete del brodo vegetale per facilitare la cottura. 
Quando saranno al dente, aggiungete le favette private di pellicina e cuocete per altri 2 minuti. 
Aggiustate di sale e pepe bianco e fate raffreddare.
Preparate l'appareil mettendo in una ciotola la panna, il latte, le uova, il pecorino grattugiato, la menta a julienne, pepe, sale e noce moscata. Mescolate bene con una frusta e tenete pronta. 
Stendete la brisé su una spianatoia leggermente infarinata ad uno spessore di 3/4 mm. 
Sollevatela con il matterello e disponetela sullo stampo precedentemente imburrato. 
Fate scendere la pasta con delicatezza, aiutandola con i polpastrelli a stendersi bene sul fondo. Lasciate che la pasta sporga dallo stampo.
Con il matterello tagliate la pasta in eccesso. 
Con i polpastrelli fate aderire bene i bordi allo stampo e bucate la base con una forchetta per impedire che si gonfi in cottura.
Fate abbrustolire il rigatino su una piastra ed asciugatelo bene con la carta assorbente. 
Sbriciolatelo.
Versate il ripieno di verdure nel guscio, avendo cura di tenere da parte qualche bella punta di asparago e qualche favetta e aggiungete il rigatino sbriciolato, tenendo da parte anche un po' di questo. 
A questo punto versate l'appareil sulle verdure. 
Rifinite la quiche con le punte e le favette tenute da parte ed aggiungete i pezzettini di rigatino per completare. 
La quiche deve essere buona ma anche bella a vedersi. 
Cuocete in forno preriscaldato a 180° per c.ca 30/35 minuti, fino a che la superficie non sia ben dorata.
Fate raffreddare una decina di minuti prima di sformare e servite calda o tiepida. 

Con questa semplice ricetta, partecipo con piacere all'MTC nr 46 di Marzo dal tema La brisé di M. Roux nelle torte salate e quiche



venerdì 13 marzo 2015

Le mie Fiandre: Bruges e les veritables Fricadelles

Acqua azzurra, acqua chiara - L. Battisti
Ho così tanto desiderato e sognato di visitare le Fiandre, che all'improvviso mi sono ritrovata ad andarci due volte in un mese.
Vantaggi di fare questo lavoro.
Ma anche accettabili coincidenze perché per quanto mi riguarda, viaggiare non è mettere una x su una cartina e una volta fatta, "celo" e basta.
Il "celo/manca" non rientra nel mio modo di vedere il mondo.
La maggior parte delle volte, alla fine di un viaggio sono già lì a chiedermi quando potrò ritornare: non mi stanco mai di scoprire un posto.
Sappiamo benissimo che la prima volta siamo così voraci di vedere tutto, scoprire tutto, che alla fine ci resta una strana sensazione di incompletezza.
Perchè partiamo con l'idea che probabilmente lì non torneremo più.
Mai comportamento fu più sbagliato. Provate per una volta a partire senza pianificare al millimetro il vostro viaggio.
Lasciate aperta una porta di "libera esperienza", sentitevi avventurosi e confidate nel possibile ritorno.
Sarete meno affannati e tristi quando ve ne andrete.
Bruges, quanto l'ho sognata.
Non so perché avessi questa fissa. Forse a causa delle tante immagini viste e letture fatte sui grandi capolavori della terra fiamminga.
Fatto sta che l'atmosfera di questo luogo ha il potere di un sortilegio.
Considerata una delle città medievali meglio conservate in Europa è stata per me una sorpresa.
Io vivo in una città medievale per eccellenza quindi la mia idea di urbanistica del periodo è molto diversa da quello che ho trovato visitando le Fiandre.
Intanto Brugge, come la chiamano i suoi cittadini, è romantica senza ritorno.
Ogni angolo, scorcio, stradina, ponte, piazzetta invita all'abbraccio, al bacio rubato.
Di giorno è incantevole e complice. Di notte dolorosamente commovente e misteriosa.
Capita anche di avere fortuna.
Arrivare a destinazione dopo il più grosso temporale degli ultimi tempi e vedere lucciare tetti rossi contro un cielo ancora imbronciato, che a breve lascerà spazio al più sfrontato degli azzurri, non ha assolutamente valore.
Visitare Bruges è facile ma non troppo scontato.
Si pensa sempre a destinazioni ridondanti quando il Belgio invece, riserva piccole meraviglie custodi di enormi tesori.
Un breve volo su Bruxelles (e se ne trovano di molto economici, credetemi) e con una macchina a noleggio si possono visitare percorrendo pochissimi chilometri, Gant, Anversa, e ovviamente lei, la nostra Bruges.
Durante il mio primo viaggio, in compagnia della famiglia, abbiamo sperimentato tutto quanto è possibile fare in questa città, compreso il giro in carrozzella (è davvero romantico) e quello in battello lungo il canale.
Sarà pure turistico, ma ammirare la città da altezze e prospettive diverse racconta molto di un luogo.
Le carrozze sostano nel Markt, la grande piazza dell'antico mercato, su cui svetta la torre campanaria (il Belfort). Se pensate di esservi persi tra le stradine di Bruges, basterà alzare gli occhi al cielo e seguire la torre per tornare nel cuore della città. Un giro in carrozza di 45 minuti costa 50 euro, ma il cocchiere vi racconterà la storia della città (in un inglese decisamente pittoresco, ma non importa).
Bruges è turisticamente molto ben organizzata.
Moltissimi Hotel per tutte le tasche, deliziosi ristorantini, servizi per i viaggiatori. Sulle strade principali numerosi negozi di souvenir. Non ho notato cineserie che deturpano il suo carattere e questo me l'ha resa ancora più preziosa.
La cioccolata è ovunque. Impossibile cercare di restare indifferenti.
Intere vie sono costellate da laboratori artigianali, alcuni dei quali di altissimo livello. Entrate anche solo per osservare la perfezione di quelle praline: roba da perderci la testa.
Conosciamo tutti benissimo il fascino delle città costruite sull'acqua, una fra tutte Venezia, ma anche Amsterdam o Delft.
Bruges non ha nulla di meno, ed anche se il canale è uno solo, il fascino non è meno potente.
Ogni angolo da cui si può osservare l'acqua, ma anche semplicemente navigando ed abbassando la testa sotto i ponti, riserva scorci e sorprese che lasciano ammutoliti.



Uno dei luoghi più suggestivi e noti di questa città è senza dubbio il Minnewater detto anche il lago dell'amore, tappa obbligata per tutti i romantici del mondo, e luogo di pace per una comunità di cigni bianchi che pascolano indisturbati sulle sponde del fiume. Potrete avvicinarvi senza alcuna preoccupazione tanto loro non vi degneranno di uno sguardo.

Cosa vi fa venire in mente la parola Beghina?
E' brutto scoprire che certi termini che per noi hanno accezioni fortemente negative, in realtà hanno origini molto diverse.
A Bruges esiste un antichissimo beghinaggio, risalente al XIII secolo e monumento patrimonio dell'Umanità. Tutt'oggi ospita un piccolo gruppo di beghine, suore laiche che hanno dedicato la loro vita all'aiuto ed assistenza dei poveri e che spesso appartenevano a famiglie benestanti ed utilizzavano i loro beni a questo scopo.
Il beghinaggio di Bruges è un luogo di assoluta pace e silenzio e vale la tappa.
Oltre alla cioccolata, alla birra, alle patatine fritte, alle moules (cozze), le Fiandre e di conseguenza il Belgio, è noto per i pizzi e merletti.
Sia Bruges che Gant sono scuole di quest'arte ed io mi sento fortunata ad aver potuto osservare mani abili al lavoro presso il Kantcentrum, un centro museo che racconta la storia di questa attività tutta femminile, attraverso i secoli.
Colpo al cuore.
Ditemi che avete visto il film "Monument Men".
La storia ambientata durante la seconda guerra mondiale, racconta di un manipolo di eroi che salvano migliaia di opere d'arte dalle razzie ordinate da Hitler.
Gran parte del film è ambientato in Belgio e al centro della vicenda c'è una Madonna con bambino attribuita a Michelangelo.
Il film l'ho visto proprio prima di partire e come pensate che mi sia sentita una volta di fronte a lei, dal vivo?
Certi aspetti di Bruges la fanno sembrare una città quasi cristallizzata nel tempo, ma anche piena di poesia grazie ad una sorta di lentezza che si percepisce perdendosi lungo le sue stradine.
Dalla piazza gremita di gente ti capita di ritrovarti nella corte solitaria, silenziosa, in cui si alzano le note di un organetto suonato da un personaggio d'altri tempi.
Come si fa a trattenere la commozione?
Per finire, non mancano i mercatini. Spero che abbiate fortuna che è capitata a me, trovando un bellissimo mercato dell'antiquariato pieno di oggetti straordinari. Guardare ma non toccare!
Ancora qualche piccolo scatto che racconta la poesia di Bruges e poi vi lascio la ricetta delle Fricasselle, ma quelle vere eh!


LES FRICADELLES BRUXELLOISES
Questa è una ricetta molto antica e piuttosto difficile da trovare preparata nella maniera tradizionale.
Si tratta di polpettine di carne macinata cotta nella birra o nella gueuze (altra tradizionale bevanda fermentata). Oggi le Fricadelles sono conosciute come polpette che hanno l'aspetto di salsiccine vendute nei baracchini per strada insieme alle patatine fritte.
Quella che vi lascio è una ricetta fedele al piatto tradizionale.
Per 6 persone:
2 scalogni
1 spicchio d'aglio
strutto (2 cucchiai)
1 kg di macinato di maiale
300 g di mollica di pane fatta ammorbidire nel latte
10 cl di vino bianco secco
3 uova intere
qualche piccola cipollina (servirebbero le grelot ma noi possiamo usare le borretane)
1 bouquet garni
1 bicchiere di birra bionda
100 g di farina
la punta di un cucchiaino di noce moscata
sale e pepe qb
Pulire ed affettare gli scalogni.
Sbucciare lo spicchio d'aglio e tritarlo finemente.
Mettere il cucchiaio di strutto in una larga padella e fare imbiondire il tutto.
Una volta pronta la base di aglio e cipolla, incorporatela nella carne e mescolate bene con le mani. Aggiungete la mollica bagnata nel latte e ben strizzata quindi aggiungete la noce moscata ed aggiustate di sale e pepe.
Versare la carne in un largo piatto concavo e mescolate bene tutti gli ingredienti. Bagnare con il vino bianco ed impastare nuovamente.
Dividere i tuorli dagli albumi ed aggiungere i tuorli alla carne mescolando bene.
Montate a neve gli albumi ed incorporateli delicatamente all'impasto.
A questo punto ricavate dall'impasto delle polpettine grandi come una pallina da golf e passatele nella farina scuotendole per eliminare gli eccessi.
In una larga casseruola fate sciogliere lo strutto rimanente quindi mettete le fricadelle e le cipolline facendo cuocere a fiamma moderata, mescolando spesso affinché le polpette si rosolino su tutti i lati.
Aggiungere il bouquet garni alzare la temperatura e versare la birra facendo sfumare per qualche istante.
Abbassare la fiamma e coprire la casseruola facendo cuocere dolcemente ancora per 5/8 minuti.
Servire ben calde quando saranno cotte e dorate accompagnandole con prezzemolo fresco e patatine fritte!




martedì 10 marzo 2015

Tangerine cake: fare pulito!

Only Time - Enya
Si avvicina lentamente quella stagione in cui vengo travolta da raptus incontenibili: fare pulito!
Me ne sono chiesta spesso la ragione e la prima risposta che sempre mi balena nella mente: è la luce.
La luce che ritorna nelle nostre case mette a fuoco quanto abbiamo accumulato nel tempo, quanto abbiamo messo da parte nei giorni freddi, anche solo per farci compagnia.
Oggetti di qualsiasi genere, vestiti, pensieri.
La luce ha nel mio caso, un potentissimo effetto che riconduce ad un non colore, il bianco, simbolo di purezza, ordine, essenzialità.
Cerco l'ordine dentro di me ed intorno a me come un assetato cerca l'acqua nel deserto.
Viene da se che in una casa di 69 metri quadrati in cui gravitano 3 esseri umani mediamente disordinati, l'impresa si presenta ardua, se non impossibile.
La prima cosa che avrei voglia di fare in questi momenti è armarmi di un sacco gigantesco e buttare dentro ogni cosa.
A partire da quanto ho stipato in cucina, sopra, sotto e dentro i pensili, nel forno, nei cassetti.
Perché ormai, credetemi, non ho più il minimo spazio gestibile.
La frenesia ha preso pigolo ulteriormente dopo aver letto un bellissimo post della mia amica Mapi, in cui racconta di un meraviglioso libro giapponese, Il magico potere del riordino, che sicuramente l'autore deve aver scritto per anime sconsolate come la mia.
Potete ben capire che questo oggetto andrà ad ingrossare la ormai impossibile montagna di libri accolti in questa casa. Ho però la speranza che mi aiuti a liberarmi di ogni eccesso.
Spesso siamo legati ad oggetti a cui vogliamo dare per forza un senso ed un ricordo, quando stupidamente il ricordo è già dentro di noi e l'oggetto è solamente un interruttore che accende uno spot su quel momento.
Io so solo che quando mi libero della zavorra e vedo ordine intorno a me, mi sento leggera, anche la mia testa è in ordine, i miei pensieri volano veloci, le soluzioni ai problemi sono chiare, immediate, ed io sono semplicemente più felice.
Una torta per invitare l'inverno ad andarsene.
Come sempre ci pensa lei, la bionda signora bionica del lifestyle americano, l'inossidabile Martha Stewart. Ormai sto saccheggiando il suo libro Cake senza alcun ritegno ed avendo alcune arance che campeggiano nel mio cesto della frutta da un po', ho deciso che avrei provato questo dolce.
Che in originale richiede l'uso di mandarini (tangerine) ma la Martha, bonariamente, accetta anche delle succose arance.
Certo è che il mandarino sarebbe perfetto e trasformerebbe questo dolce in una celebrazione di feste invernali.
Così invece è un dolce pieno di sole che invita giornate luminose ad entrare nella nostra casa.
Provatelo, come sempre lei non sbaglia un colpo.
Ingredienti per uno stampo a ciambella da 26 cm di diametro
225 g di burro a temperatura ambiente
360 g di farina 00
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 cucchiaino di sale
380 g (io 300) di zucchero semolato
6 uova grandi
2 cucchiai di zeste di mandarino finemente grattate (In alternativa usate quelle di arancia)
125 ml di succo di mandarino (o arancia) spremuto fresco
2 cucchiai di liquore all'arancia tipo Grand Marnier
1 cucchiaino di estratto di vaniglia naturale
185 g di yogurt bianco
Per la glassa
270 g di zucchero a velo
3 cucchiai di succo di mandarino fresco.
Accendete il forno a 180°.
Imburrate lo stampo per ciambelle e spolveratelo lievemente con la farina eliminando quella in eccesso.
In una ciotola mescolate la farina, il bicarbonato ed il sale.
Con la frusta elettrica montate il burro con lo zucchero ad alta velocità per c.ca 3/5 minuti, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso.
Aggiungete le uova, una alla volta, senza aggiungere il secondo fino a che il primo non sia stato ben incorporato. Quando tutte le uova saranno ben incorporate, aggiungete le zeste di mandarino, il succo, il liquore e la vaniglia.
Adesso riducete la velocità a bassa, e cominciate ad incorporare la farina in tre tempi, alternandola allo yogurt (in 2 tempi).
Versate l'impasto nello stampo e battetelo lievemente sul tavolo affinché vengano eliminate eventuali bolle d'aria.
Cuocete per c.ca 50/55 minuti e fate comunque la prova stecchino.
Fate raffreddare la torta 30 minuti prima di rovesciarla su una gratella e farla raffreddare completamente.
Preparate la glassa: Mescolate con una frusta lo zucchero ed il succo fino a che non otterrete un composto morbido e fluido.
Rovesciate la torta su una gratella e con un cucchiaio versate la glassa delicatamente sul dolce.
Lasciate asciugare prima di servire. Si conserva morbida ed umida per 3/4 giorni coperta con la pellicola.



mercoledì 4 marzo 2015

Quiche di carciofi, prosciutto e menta fresca: i miei 10 viaggi da sogno.

New World Symphony - Antonin Dvorak
Arrivo in questo periodo dell'anno e puntualmente comincio a guardare le valige.
Lo faccio con desiderio, con speranza e con assoluta dipendenza.
Nella mia vita partire è stato prima una necessità professionale, poi nel tempo, una necessità vitale.
Ho fantasticato e ancora lo faccio su quei viaggi e quei luoghi che hanno sempre avuto per me un significato speciale.
A volte sono stata tentata di buttare giù una lista delle "100 cose da fare prima di morire" poi ho soprasseduto perché ero certa che almeno 80 sarebbero stati luoghi da visitare e l'impresa diventava ardua assai.
Ma nessuno mi impedisce di sognare, così continuo a farlo ed oggi condivido con voi una lista piccola piccola dei 10 viaggi che avrei sempre voluto fare e che non credo farò mai (ma chi lo sa...qualcuno dice che se lo puoi sognare, lo puoi fare :D).
Mi piacerebbe che anche voi mi raccontaste i vostri, anche impossibili, ma che sono nella vostra testa quei luoghi di sogno in cui rifugiarvi.
Ecco i miei. L'ordine ovviamente,  è puramente casuale.

  1. Viaggiare su una nave cargo. Essenziale, economico, silenzioso e rilassante. Un viaggio per il quale non è necessario un bagaglio stratosferico e dovrei solo preoccuparmi di caricare un Kindle di libri da leggere ed un portatile per scrivere. Fermarsi fuori dalle rotte abituali dove la nave scarica le merci. Nulla a che vedere con le crociere urlanti e le folle inferocite al buffet. Qui i passeggeri possono essere un massimo di 8/12. Scendere nelle città dove le soste sono lunghe, anche 2 giorni. Un viaggio per viaggiatori veri, dove l'elemento avventura è tenuto a bada dai ritmi rigorosi della nave. 
  2. Milonga e Patagonia: un sogno bellissimo nel quale indulgo spesso. Poter trascorrere una settimana a Buenos Aires in una scuola di Tango con il mio uomo di casa, imparare degnamente questo ballo meraviglioso, trascorrere le serate nelle milonghe fumose della Boca per poi spostarsi ad ascoltare il rumore dei ghiacci millenari del Perito Moreno che si staccano e piombano nel mare della fine del mondo. 
  3. Borneo Malese: se siete cresciuti col mito di Sandokan (presente), non potete avere almeno una volta desiderato di scoprire quelle foreste e quelle spiagge. Il Borneo è la terza isola al mondo per grandezza e quasi l'intera superficie è coperta di foreste nelle quali vivono una quantità immensa di animali. Una parte di questa isola non è mai stata esplorata. Ci potete credere che esista al mondo qualcosa di ancora sconosciuto all'uomo? 
  4. Get your kicks on Route 66: Se fosse per me partirei per gli Usa un giorno si e l'altro pure. Posso anche dire che li ho visitati un bel po' ma questo sogno resta. Una bella attraversata dalla città del vento Chicago a quella del cinema, Los Angeles, nella vera bassa, depressa provincia americana. Come? Sarebbe bello in moto, ma anche in Camper non è male. Anche se viaggiare in auto lungo quelle strade a volte eternamente dritte, è il modo migliore ovviamente. 
  5. British Colombia, Rocky mountains e Alberta: ecco, questo è uno di quei sogni che mio marito ed io programmiamo ogni anno per poi rimandarlo a quello dopo. Si parla di Canada, costa occidentale. Un viaggio impegnativo economicamente, ma forse con la più bella natura che si possa immaginare. Città dal fascino irresistibile come Vancouver e foreste incontaminate, laghi, montagne imponenti...forse questo sogno riuscirò ad esaudirlo un giorno. 
  6. The Beach: credo che molti di voi abbiano visto quel film, piuttosto angosciante in verità, in cui Di Caprio arriva ad una spiaggia simbolo di paradiso in terra, libertà e ideali di fratellanza, rivelandosi poi un incubo da cui scappare. Si tratta della spiaggia di Maya Bay sull'isola Thailandese di Ko Phi Phi Lee. Questa è la mia idea di mare perfetto. Che continuerò a sognare, perché dopo l'uscita del film, questa spiaggia si è trasformata in luogo di turismo selvaggio, proprio quello da cui desidero allontanarmi. 
  7. Machu Pichu: beh, sono scontata lo so. Non è un viaggio impossibile in quanto turisticamente ormai si può fare con grande facilità. Per me resta un sogno, una di quelle destinazioni mitiche, come per molti può essere il Messico con i suoi templi o l'Egitto con le sue Piramidi. Questo villaggio costruito a oltre 2400 metri in un luogo impervio e difficile da raggiungere, ha rappresentato per me, nella mia testa di ragazzina, l'incredibile. Il fascino che ancora riesce a produrre sulla mia immaginazione, il suo nome e le foto che via via mi capita di vedere, lo mettono in assoluto fra i luoghi che vorrei con tutto il cuore vedere. 
  8. Orient Express: Ditemi che ci avete pensato almeno una volta. Un viaggio all'insegna del lusso e dell'eleganza, in carrozze che sembrano saloni reali, cuccette accoglienti e romantiche. Ecco, oggi tutta la poesia dell'originale Parigi-Istambul non esiste più, ma ci sono treni di lusso che ricordano questo percorso mitico con tratte più brevi. Una la farei volentieri. E non disdegnerei neanche la Mosca - Vladivostoc in Transiberiana. 
  9. El Camino de Santiago: non ridete. Può sembrare ridicolo ma a questo viaggio ci ho pensato più di una volta. Specialmente quando ero una ragazzetta. Mi sarebbe piaciuto farlo in bici e assolutamente tutto, attraversando i Pirenei a Roncisvalle. Un pochino l'ho fatto, visitando Burgos, Estrella, Logrono, Pamplona, ma così non vale. Bisogna conquistarlo con la fatica e forse, il dono per chi riesce, è una migliore comprensione di sé e del proprio sentire. 
  10. Botswana e Delta dell'Okavango: non poteva mancare l'Africa, quella più nera e misteriosa. Quella lontana e mitica, dove la natura ti sovrasta e ti parla attraverso il barrito degli elefanti ed il ruggito dei leoni. Quell'Africa in grado di farti un incantesimo da cui non potrai più liberarti. Quella terra che abbiamo scoperto attraverso i documentari di fronte ai quali abbiamo imparato a riconoscere gli animali selvaggi. Soltanto sentirne pronunciare il nome mi fa accelerare i battiti del cuore. 

Aspettando i vostri viaggi da sogno, apro le danze alla primavera che sta già tutta dentro questa quiche deliziosa, preparata con il resto di un sacchetto di farina di farro che volevo terminare e quattro carciofi che languivano in frigo. Una manciata di menta già rigogliosa nella mia fioriera ha impreziosito il tutto. Non tralasciate il prosciutto perché i carciofi lo amano appassionatamente.
Ingredienti per uno stampo da 30x10 cm con fondo amovibile
Per la brisé
190 g di farina di farro
90 g di burro salato molto freddo
2 cucchiai di acqua gelata
una macinata di pepe nero fresco
Per il ripieno
4 carciofi grandi
2 limoni
1 porro
2 uova grandi
50 g di prosciutto crudo tagliato a fettine
2 cucchiai di olio extravergine
80 ml di panna fresca
50 g di parmigiano grattugiato
una manciata di foglie di menta fresca tritata grossolanamente
sale - pepe qb
Preparare la brisé mettendo su una spianatoia la farina a fontana ed il burro tagliato a cubetti. Prima di cominciare sporcate la farina con una macinata di pepe nero.
Sabbiate la farina pizzicando il burro con la punta delle dita cercando di ridurlo in briciole incorporando la farina stessa. Quando il composto sarà bricioloso e leggero, aggiungete l'acqua ben fredda ed impastate giusto il tempo di far stare il tutto insieme in una palla.
Avvolgete con pellicola e mettete in frigo per 30 minuti. Se l'ambiente in cui lavorate non è molto caldo, potete già stendere la pasta e foderare lo stampo, mettendo poi il tutto in frigo a riposare mentre preparate il ripieno.
Pulite i carciofi: eliminate le foglie dure esterne, tagliate il gambo lasciando un paio di cm.
Tagliate la punta dei carciofi a c.ca 2/3 dal cuore e poi tagliate a metà il fiore. Togliete il fieno e le eventuali spine che dovessero essere al centro quindi mettete i carciofi in una ciotola piena di acqua fredda acidula con il succo di un limone.
Fate bollire una casseruola d'acqua acidulata con limone e quando i carciofi saranno pronti, buttateli in acqua e fateli sbianchire per 3/4 minuti.
Scolateli bene. Tenete da parte 3 metà carine che vi serviranno a decorare la quiche e riducete in piccoli spicchi i restanti carciofi.
Affettate finemente il porro e fatelo imbiondire con dolcezza nell'olio extravergine quindi aggiungete i carciofi a spicchi e le 3 metà. Fate insaporire bene, salate e cuocete aggiungendo un o due cucchiai d'acqua se necessario, per 5 minuti. Fate raffreddare.
Sbattete le uova in una ciotola, aggiungendo la panna, il parmigiano, la menta tritata, sale e pepe. Aggiungete i carciofi a spicchi e tenete da parte le metà. Mescolate bene
Foderate con la brisé il vostro stampo, bucherellatelo nel fondo e coprite la base con le fettine di prosciutto.
Versate il contenuto della ciotola e distribuitelo bene nella base.
Aggiungete le 3 metà graziosamente sulla superficie e fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per c.ca 35 minuti, fino a che il tutto non sia bello dorato e gonfio.
Fate raffreddare leggermente, sformate e servite con una bella insalatina di misticanza.