mercoledì 23 dicembre 2015

BUONE FESTE A TUTTI!

Joy to the World - George Fox University
Periodo complicato questo per i blog.
Tutti siamo persi dietro mille preparativi per la grande festa e paradossalmente nel mese in cui si cucina di più che in tutto il resto dell'anno, non si ha tempo per raccontare nulla di quanto si sia prodotto.
Perché bisognerebbe lavorare di anticipo e quantomeno non avere altro da fare tutto il giorno, cosa improbabile per dei normali esseri umani (specialmente adesso).
Così si finisce per rinunciare ai nostri piccoli spazi per dare precedenza a cose molto più importanti e sacrosante come la quotidianità.
Allora l'augurio che vi faccio quest'anno, è di poter trovare o recuperare il vostro "giardino segreto", qualsiasi cosa sia.
Uno spazio, un momento solo vostro da proteggere e coltivare e restarci aggrappati quando i giochi si faranno duri o dove rifugiarvi quando tutto intorno sarà troppo buio.
Che significa ogni tanto, dare la precedenza a noi stessi perché se ci pensiamo bene, spesso ci preoccupiamo di tutti tranne di quella persona con cui dovremo convivere il resto della nostra vita (...acqua, non è nostro marito o nostro figlio).
In queste Feste non agitiamoci troppo, non esageriamo, non isoliamoci sui social, non litighiamo coi i parenti, non pensiamo a diete e sensi di colpa, non stressiamoci.
Cerchiamo di dormire un po' di più, di rubare una poltrona dove oziare, di sorridere tanto e ridere di più, di abbandonarci alla bellezza ed alla positività.
Se tante solo le ore che dovremo passare intorno ad un tavolo, facciamo in modo che siano leggere rifuggendo qualsiasi argomento spiacevole. E poi abbracciamo i nostri cari, i nostri bambini...facciamo le cozze appiccicose d'amore che piace a tutti (anche a chi fa finta di infastidirsi di fronte all'ennesima coccola in pubblico).
Auguro a voi tutti un mondo di serenità, parola così facile da dire ma difficile da realizzare.
Mi piacerebbe essere un uccellino e vedere cosa succede nelle vostre case proprio adesso.
Buon Feste con tutto il cuore ad ognuno di voi.
Patty.
Pan di zenzero
75 g zucchero Muscovado
2 cucchiai di miele millefiori
1 cucchiaio di melassa
1 cucchiaio di acqua
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 cucchiaino di zenzero in polvere
un pizzico di chiodo di garofano in polvere
la scorza grattuggiata di un’arancia non trattata
95 g di burro
½ cucchiaino di bicarbonato
225 farina 00 setacciata + extra per infarinare
PER LA GLASSA
125 g di zucchero a velo
1albume
un cucchiaino di succo di limone
Mettete lo zucchero, il miele, la melassa, l’acqua e tutte le spezie con la scorza di arancio, in una larga casseruola antiaderente. Accendete la fiamma a calore moderato e portate il composto a bollore mescolando continuamente.
Rimuovete la pentola dal fuoco ed aggiungete il burro a dadini ed il bicarbonato setacciato. Mescolate bene e fate sciogliere il burro ottenendo un composto lucido ed uniforme.
Aggiungete gradualmente la farina setacciata e mescolate con un cucchiaio fino ad ottenere una palla morbida e malleabile. Se ritenete che sia troppo morbida, potete aggiungere un po’ di farina.
Avvolgete la palla nella pellicola e fate riposare in frigo per non meno di 30 minuti ma anche tutta la notte. Deve poter essere stesa con facilità.
Con un mattarello stendete la pasta su una superficie infarinata ad uno spessore di 3 mm c.ca
Con i tagliapasta ricavate le forme che preferite: stelle, stelline, pupazzi di neve, stelle comete, ecc.
Fate una base a corona circolare usando una ciotola come stampo e ricavate il buco con un bicchiere.
Sistemate la pasta su una placca coperta di carta da forno e fate cuocere a 180° per 10/15 minuti (dipende dal vostro forno), fino a che i biscotti avranno i contorni leggermente dorati.
Toglieteli dal forno e sistemateli su una gratella a raffreddare completamente. I biscotti si induriranno con il raffreddamento.
Preparate la glassa.
Montate a neve  il tuorlo con uno sbattitore ed aggiungete i limone per ottenere un bel bianco brillante. Quando i tuorli saranno montati ma non del tutto, aggiungete lo zucchero setacciato gradatamente. Fatelo incorporare bene all’uovo fino a che non otterrete una glassa lucida, fluida. 
Decorate i pezzi e montateli sulla corona a vostro piacere. Conservate avvolto nel cellofan o in una scatola di latta. Potrete usarlo anche come decorazione o regalino. (da un'idea di Delicious di Novembre 2015). 

lunedì 14 dicembre 2015

Nodi soffici alle mandorle con glassa al Grand Marnier: la festa di S. Lucia.

12 Days of Christmas - Straigh No Chaser live
Una leggenda nordica racconta che nella notte del 13 Dicembre, un nobile svedese fosse svegliato da una presenza e dal suono di una voce incantevole.
Nella sua stanza, una giovane e bellissima donna vestita di bianco, danzava e cantava con una candela accesa fra le mani. La ragazza aveva le ali e le sembianze di un angelo.
In realtà era Santa Lucia che stava portando luce, cibo e conforto al mondo durante quella, che per il Calendario Gregoriano, era la notte più lunga dell'anno.
In moltissimi paesi del Nord Europa, la mattina del 13 Dicembre, la bimba primogenita della famiglia, indossa una tunica bianca ed una sciarpa rossa e sulla testa porta una corona di sempreverdi su cui vengono fissate 7 candeline.
Lei ha il compito di svegliare la famiglia offrendo dolci e caffè, seguita dalle eventuali sorelline, tutte vestite di bianco che cantano la canzone di Santa Lucia.
In molte località del nostro Nord, la festa di Santa Lucia per molti bimbi è ancora più importante della festa di Natale, perché doni e dolciumi vengono fatti trovare al loro risveglio.
In Scandinavia, per celebrare questa festa, si prepara un pane speziato con uvetta che in genere ha la forma di piccole S intrecciate.
Nella mia città il giorno di S. Lucia c'è una grande festa lungo le strade della Contrada della Chiocciola.
Nella piccola Chiesa di S. Lucia, si distribuiscono panini benedetti e e chiunque può ricevere la benedizione agli occhi durante tutto il giorno.
Centinaia di bancarelle piene di dolci, giocattoli, decorazioni natalizie, costellano Pian de Mantellini su cui si riversa l'intera città tanto che è davvero difficile camminare.
Il simbolo di questa giornata sono i Brigidini, delle cialde croccanti grandi come un medaglione, dall'irresistibile aroma di anice stellato (il cui simbolo a stella è stampato sulle cialde stesse).
Pare che queste dolcetti "uno tira l'altro", siano nati da un recupero di ostie ed uova da parte delle suore di S. Brigida che avevano un convento a Lamporecchio (vicino Pistoia). Per coprire l'odore di uova, le Suore aggiunsero dell'anice stellato dando origine ad un piccolo dolce povero ma delizioso.
A Siena, il 13 Dicembre non si può tornare a casa senza pane benedetto e Brigidini.
E voi celebrate la giornata di S. Lucia?

NOTA - Vi invito ad ascoltare il bellissimo e divertente Medley colonna sonora di questo Post. Una vera sorpresa! :D
Anche io ho voluto preparare un lievitato per questa giornata, e qualcosa che ricordasse un po' il pane di S. Lucia ma che fosse un po' più goloso.
Ho trovato una meravigliosa ricetta su Delicious di Novembre e ve la ripropongo con delle piccole variazioni personali, tipo la glassa ed il ripieno al Grand Marnier.
Potrete congelarli non appena raffreddati senza glassarli e passarli in forno quando li scongelerete per poi servirli come appena fatti. La glassa può essere fatta al momento in quanto è davvero velocissima.
Saranno perfetti per la vostra colazione di Natale.
Per 10 - 12 Nodi
250 ml di latte intero
50 g di burro salato
350 g di farina di Farro
100 g di farina di Farro integrale
50 g di farina forte (W330)
50 g di zucchero semolato
1 cucchiaino e mezzo di sale marino
1 cucchiaino di semi di cardamomo macinati
1/2 cucchiaino di cannella in polvere
10g di lievito di birra
1 cucchiaio di golden syrup
2 uova grandi (di cui 1 per lucidare)
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia (o i semini di una bacca)

Per il ripieno al Grand Marnier
75 g di burro morbido
50 g di zucchero semolato
50 g di mandorle pelate e tritate
1 cucchiaio di Golden Syrup
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
1 cucchiai di Grand Marnier
la scorza grattugiata di un'arancia non trattata

Per la glassa al Grand Marnier
180 g di zucchero a velo
2 o 3 cucchiai di Grand Marnier
Mandorle a scaglie per rifinire
Intiepidite 100 ml di latte e scioglietevi il lievito con un cucchiaino di zucchero. Attendete c.ca 10 minuti affinché si attivi.
Scaldate il resto del latte con il burro in una casseruola dal fondo spesso, fino a che non comincerà a fremere. Togliete la casseruola dal calore e lasciate raffreddare.
Setacciate le farine, miscelatele con lo zucchero, le spezie e versate nella ciotola della planetaria.
Fate una fontana ed al centro versatevi il golden syrup, un uovo e l'estratto di vaniglia ed il lievito sciolto nel latte.
Cominciate ad impastare con il gancio a velocità bassa quindi dopo un minuto, aggiungete il resto del latte (che dovrà essere tiepido o freddo per non uccidere il lievito), ed il sale.
Continuate ad impastare fino a che l'impasto non sarà ben incordato, lasciando la ciotola pulita (non meno di 15 minuti a velocità media).
Non dovete preoccuparti se l'impasto sarà leggermente umido o appiccicoso. Deve essere ben idratato.
Adesso trasferite l'impasto in una ciotola oliata e coprite bene con una pellicola.
Lasciate lievitare almeno per due ore in un luogo tiepido (dentro il forno con la lucina accesa). L'impasto dovrà raddoppiare.
Mentre attendete, preparate il ripieno al Grand Marnier.
Mescolate bene tutti gli ingredienti fino ad ottenere un composto cremoso.
Assaggiate se preferite maggiore presenza di liquore.
Una volta lievitato l'impasto, rovesciatelo con delicatezza su un ripiano leggermente oleato.
Ungete anche un mattarello e dopo aver sgonfiato l'impasto, stendetelo in un rettangolo di cm. 30 x 50.
Con una spatola distribuite la crema al Grand Marnier su metà della superficie dell'impasto quindi ricoprite il ripieno con l'altra metà dell'impasto, chiudendolo a libro.
Con un coltello molto affilato ricavate delle strisce larghe c.ca 3/4 cm lungo il lato corto.
Prendete ogni striscia con due mani. Girate la striscia come se doveste incartare una caramella, ma mentre girate, dovete creare un nodo, come è spiegato molto chiaramente in questo video.
Sistemate i nodi su una placca coperta di carta da forno, ben distanziati l'uno dall'altro, e fate lievitare nuovamente per un'ora.
Saranno pronti quando, toccandoli, resterà l'impronta sulla pasta.
Scaldate il forno a 220°.
Spennellate i vostri nodi con l'uovo sbattuto ed un goccio di latte.
Fate cuocere per 5 minuti quindi abbassate la temperatura a 190° e cuocete ancora per c.ca 20 minuti e comunque fino a che saranno ben dorati.
Una volta cotti, picchiettandoli alla base, dovranno suonare a vuoto.
Fateli raffreddare bene su una gratella.
Preparate la glassa con lo zucchero ed il Grand Marnier aggiungendone quanto necessario per ottenere una glassa scorrevole ma non troppo fluida.
Decorate i vostri nodi con la glassa e rifinite con le scagliette di mandorle.
Servite con gelato alla vaniglia, panna semimontata o crema inglese.

giovedì 10 dicembre 2015

I RIcciarelli di Siena: è Natale, imparate a condividere le ricette di famiglia!

The Christmas song - Nat King Cole
Difficilmente ho ripostato una ricetta su questo blog, ma quella volta che l'ho fatto è stata per dei piatti della mia terra.
Che alla fine sono quelli a cui i miei lettori sono più affezionati.
Quindi, siccome siamo sotto Natale e Natale a Siena vuol dire Ricciarelli (anche se noi li mangiamo tutto l'anno perché sono una delle cose più buone del mondo), ecco che ripropongo un mio piccolo cavallo di battaglia, una ricetta avuta in dono da Filippo Saporito durante un suo corso di pasticceria tradizionale natalizia di qualche anno fa. Quel che si deve, si deve.
Li ho fatti e li faccio sempre, la maggior parte delle volte per regalarli ed ogni volta è una festa.
Contrariamente a molte persone che si tengono strette le proprie ricette di famiglia, che quando fai la mossa di chiedere: come la fai? ti rispondono con un laconico "mah, sai faccio tutto ad occhio" e chiudono lì qualsiasi possibilità di condivisione, io amo che mi venga chiesta la ricetta.
Lo adoro a tal punto che per piacere di condivisione, ho aperto un blog.
Così perdonate amiche mie il piccolo sfogo ed il monito di oggi:
- a voi, che nascondete i pizzini con le ricette della nonna scritte di straforo, che vi offrite sempre di portare quella torta stratosferica di cui tutti sono innamorati e che neanche sotto tortura rivelereste gli ingredienti;
- a voi che neanche a vostra figlia spieghereste come preparare quella ganache al cioccolato, così soffice e delicata;
- a voi, che le ricette le date, ma sbagliate perché sia mai che la vostra amica possa fare bella figura con una vostra proprietà;
- a voi, custodi e maestri indiscussi di un'arte antica, che vi rifiutate di insegnare a giovani appassionati perché potrebbero togliervi lo scettro;
- a voi, che sapete più di altri e lo sapete così bene che tutti vi ammirano, ma siete più chiusi di un' ostrica sappiate che:
NON SIETE ETERNI.
Un giorno non sarete più su questa terra e questo è un fatto inoppugnabile.
La vostra ganache, la vostra torta, i biscotti e quella pasta così difficile da preparare hanno il potere di farvi vivere per sempre e voi non lo sapete.
Voi rifiutate l'eternità rifiutando la condivisione.
Perché quella torta sarà sempre la vostra, così come quella ganache e quei biscotti porteranno il vostro nome.
Tenetevi le vostre ricette, stringete nel segreto i vostri piatti di famiglia.
Di certo, non siete eterni.
Ecco la ricetta che potete trovare anche qui in versione mignon, e che molte amiche hanno già sperimentato con successo.
Dimenticate i Ricciarelli che avete mangiato dalle scatole di cartone che abitualmente vi regalano a Natale. Un altro mondo, lontanissimo da questo.
La ricetta che vi propongo non ha alcun elemento lievitante.
In giro ho sentito parlare di bicarbonato d'ammonio, di baking, insomma, NO!
I ricciarelli sono dolci antichi in cui certamente non venivano usati questi ingredienti.
Quindi questa resta una delle ricette più facili e veloci da fare a patto che:
  • Usiate delle mandorle come Dio comanda. Se potete cercate le mandorle di Avola, al massimo vi concedo delle Pizzute pugliesi, ma la qualità della mandorla fa la differenza. Non usate mandorle vecchie che avete da un po' in dispensa. Purtroppo la mandorla ha la capacità di irrancidirsi velocemente. O le avete tenute sotto vuoto, o compratele fresche. 
  • La farina di mandorle non deve necessariamente essere finissima. Anzi, se la triterete un po' più grossolana, la consistenza dei vostri ricciarelli sarà migliore. 
  • NON USATE AROMI ARTIFICIALI: al bando quelle devastanti fialette con aroma di mandorla amara. Esistono le armelline (i noccioli di albicocca) o le mandorle amare (più difficili da trovare, ma ci sono). Al bando gli aromi artificiali please
  • Arancia e limone non trattati e di ottima qualità. Saranno loro a conferire quel meraviglioso profumo che si sprigiona nel tempo. 
  • Lo zucchero: cercate dello zucchero finissimo, tipo Zefiro. Siccome non si scioglie con la cottura, una semola grossa rischia di essere sentita sotto i denti e a me non piace per nulla.
  • Una aggiunta che secondo me è interessante perché in qualche ricciarello artigianale che ho assaggiato ne ho percepito l'aroma, è un cucchiaio di miele d'acacia nell'impasto. Non l'ho ancora provato ma credo che sia molto molto interessante. 
  • Non abbiate fretta. Potete far riposare l'impasto anche 3/4 giorni senza che ne risenta, anzi gli oli essenziali presenti negli agrumi e nelle mandorle, svilupperanno tutto il loro aroma.
  • Un occhio attento alla cottura perché è la parte più delicata e complessa. 
Ingredienti per c.ca 40/50 Ricciarelli classici
- 500 gr di farina di mandorle
- 500 gr di zucchero semolato tipo Zefiro
- 100 gr di albume a temperatura ambiente sbattuto.

- le zeste di un'arancia
- le zeste di un limone
- i semi di 2 bacche di vaniglia
- 300 gr. di zucchero a velo per la rifinitura

Mischiate la farina di mandorle con lo zucchero semolato e versate il tutto su una spianatoia. 
Fate la fontana. Al centro versate gli albumi leggermente sbattuti, le zeste dell'arancia e del limone, i semini di vaniglia e cominciate ad amalgamare con una forchetta in modo da incorporare il composto con gli albumi. Impastate poi per qualche minuto fino a che tutto non sarà ben amalgamato ed otterrete un panetto compatto ma leggermente appiccicoso. Non è un problema. 
Avvolgete il tutto nella pellicola e lasciate riposare in frigo il più possibile, anche un paio di giorni, in modo che gli aromi rilascino i loro oli essenziali e l'impasto si arricchisca di sfumature. 
Quando decidere di fare i vostri ricciarelli, cospargete la spianatoia di zucchero a velo e versate il resto dello zucchero in una larga ciotola. 
Tagliate il panetto in pezzetti che rotolerete abbondantemente nello zucchero fino ad ottenere dei serpentoni bianchi di c.ca cm 4 di diametro. Schiacciateli leggermente con il palmo della mano e con un taglia pasta ricavate delle losanghe lunghe al massimo 6 cm. Prendete il pezzetto di pasta di mandorle fra le mani e dategli una forma ovale come vedete in foto. 

Rotolate il ricciarello in abbondante zucchero a velo (almeno 2/3 mm di strato di zucchero su ogni pezzo). 
Posizionate i vostri ricciarelli su una teglia foderata con carta da forno, distanziati e cuocete in forno preriscaldato a 200° per 6/8 minuti (il mio forno ha richiesto 10 min). Eventualmente se avete paura che si brucino, abbassate a 190° ed allungate un po' i tempi. 
Monitorate con attenzione la cottura
Vedrete i ricciarelli gonfiarsi e formare le classiche crepe sullo zucchero. 
Ricordate: non devono colorirsi. 
Non appena si saranno formate le crepe, togliete dal forno e lasciate raffreddare bene prima di assaggiare e conservateli protetti dall'aria perché si seccano. 

lunedì 7 dicembre 2015

Roesti gigante: che la Forza sia con noi!

Imperial March - Star Wars - J. WIlliams
"Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana..."
Si, non me ne vergogno: sono una discepola della Forza!
Il 16 dicembre si presenta come una data epocale per l'uscita mondiale del settimo (VII) episodio della Saga di Star Wars: "Il risveglio della Forza".
Se qualcuno non sa di cosa stia parlando, è probabilmente vissuto su Alderaan o Tatooine tutta la vita, e senza televisione!
Guerre Stellari: il primo episodio (o dovrei chiamarlo Episodio IV), ha cambiato completamente la mia già maniacale percezione del cinema, trasformandola in un amore senza riserve.
Potrei dire che a 10 anni, età in cui sono stata segnata dalla Forza, si è suggestionabili e che certe cose all'epoca, non erano immaginabili neanche dalla mente più fervida.
Fatto sta che al termine del film, uscii da quel cinema in stato confusionale, con un'eccitazione ed un entusiasmo tali da non riuscire a smettere di parlarne per giorni.
Ancora oggi il primo episodio di Guerre Stellari è per me un vero e proprio feticcio.
Alcune cose che mi emozionarono allora, riescono tutt'ora a farmi provare le stesse sensazioni: il giovane Luke Skywalker che sogna il suo futuro osservando all'orizzonte il tramonto di due soli arroventati; la partita a scacchi con ologrammi a forma di mostriciattoli che si annientano sulla scacchiera; i droidi parlanti, intelligenti e dotati di humor; un bar pieno di strani personaggi alieni ed un'orchestrina che suona un motivetto irresistibile; una base stellare immensa e minacciosa; la principessa guerriera dall'acconciatura improbabile, l'avventuriero ribelle e gigione, uno scimmione con le spalle da cestista ed il muso da bracco ed un maestro dai poteri meravigliosi...ah dimenticavo la spada laser retrattile (che ho desiderato per ann...no, cioè, che desidero ancora).
Il tutto corollato da una colonna sonora indimenticabile e fra le più belle mai scritte.
Pur avendo amato anche i due episodi successivi, il primo resta per me un'icona, un qualcosa di irraggiungibile nella sua perfezione.
Lo sviluppo della saga ha corrisposto alla mia crescita di ragazzina e dei suoi gusti per gli uomini. Ovviamente per una pre-adolescente è impossibile non innamorarsi perdutamente di Luke Skywalker del primo episodio: bello, dal viso innocente, grandi occhi chiari e ciuffo ribelle...Se allora siete rimaste indifferenti, probabilmente avete qualcosa che non va.
Però con "l'Impero Colpisce ancora", uscito nel 1980 (avevo 13 anni), le cose cambiarono.
Con lo sviluppo della storia e l'amore nascente tra la principessa Leila e Ian Solo, tutte le mie attenzioni si trasferirono sull'avventuriero sarcastico e spaccone, ritrovandomi a sognare Harrison Ford ed il suo personaggio per molto, molto tempo.
Il suo congelamento nella grafite, al termine del secondo episodio, fu per me motivo di grave lutto.
Con il terzo episodio, ormai signorina, riuscivo a godermi il film senza grosse interferenze ormonali, con un occhio critico alla storia d'amore ed all'azione, felice dell'inevitabile lieto fine.
Una sensazione però mi è rimasta, non so voi: che Luke Skywalker fosse un eroe infelice.
Ma George Lucas non poteva inventarsi la presenza di una donna "forzuta" con cui accoppiarlo?
Si, sono supereccitata per l'uscita del sequel, soprattutto perché torneranno i vecchi personaggi, rivedremo la principessa Leila, Chewbecca, Ian Solo, tutti un po' acciaccatelli (ovviamente sono passati 30 anni), e forse anche Luke Skywalker, di cui in questo lungo periodo, si sono perse (in tutti i sensi), le tracce.
Per quanto io abbia amato la prima trilogia, confesso di aver detestato i 3 film Prequel.
Proprio non sono riuscita a mandarli giù: una sceneggiatura sciatta, personaggi inverosimili e senza spessore, effetti speciali fini a se stessi, recitazione fiacca....insomma, no!
Se cedo a maratone televisive per i primi 3 episodi (IV, V, VI) con grande gusto, mi rifiuto di guardare i prequel.
Spero che il nuovo episodio ritorni alle atmosfere inquiete delle origini.
Magari ne parleremo ancora. Ed in voi, la Forza scorre potente?

Nel frattempo un Roesti gigante che andrebbe benissimo per Jabba the Hutt, ma anche per il vostro contorno di Natale, in accompagnamento ad un ottimo arrosto o, in maggior quantità, per la vostra amica vegetariana. Buonissimo!
Ricetta per uno stampo da 18 cm di diametro
800 g di patate
1 porro
20 g di burro
3 o 4 rametti di timo
1 rametto di rosmarino
un mazzetto di erba cipollina
1 uovo
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
sale
pepe nero macinato fresco
olio extravergine
Accendete il forno a 200°.
Pelate e grattugiate le patate con una grattugia fori larghi quindi mettete le patate grattugiata su un canovaccio pulito e avvolgetelo formando una palla. Strizzate forte in modo da eliminare maggior liquido possibile quindi tenete da parte.
Affettate finemente il porro e fatelo passire in una padella con olio extravergine a fuoco dolce, aggiungendo un po' d'acqua per non farlo colorire. Cuocete per c.ca 7 minuti e quando sarà morbido e quasi trasparente, aggiungete le foglioline di timo ed il rosmarino tritato finemente.
Lasciate raffreddare.
In una larga ciotola versate le patate, aggiungete il porro raffreddato, l'uovo, il parmigiano, il pepe macinato, il sale e l'erba cipollina tagliata con le forbici.
Mischiate prima con un cucchiaio, quindi usate le mani per fare in modo che l'intero composto sia ben omogeneo.
Imburrate una teglia a cerniera. Nel caso non l'aveste, imburrate e foderate di carta da forno una teglia normale, quindi versate con un cucchiaio il composto coprendo bene tutta la base e premendo leggermente con un cucchiaio (non dovete pressare le patate).
Mettete in forno e cuocete per c.ca 1 ora nella parte centrale.
Dopo questo periodo, togliete la teglia e cospargete fiocchetti di burro su tutta la superficie.
Rimettete in forno per altri 10/15 minuti, fino a che il roesti non abbia un bel colore dorato.
Servite caldo in accompagnamento al vostro piatto preferito.
Volendo si può congelare dopo averlo fatto raffreddare completamente. In questo caso, quando vorrete consumarlo, potrete toglierlo dal freezer e metterlo in forno a 180° ancora congelato per 15/20 minuti e sarà come appena fatto.




mercoledì 2 dicembre 2015

Torta speziata di mele e sidro: Babbo Natale non esiste!

I saw mommy kissing Santa Claus - The Jackson 5
Il Natale che ho smesso di credere a Babbo Natale, avevo sei anni.
Abitavamo ancora a Milano ed il settembre successivo avremmo lasciato nebbia e cemento per trasferirci per sempre in Toscana.
La previgilia di Natale, partivamo a bordo di una 127 azzurro polvere con una pantera nera appiccicata sul portabagli destinazione Roma, dove ogni anno trascorrevamo le feste con i miei nonni paterni.
Mia sorella ed io prigioniere dei sedili posteriori, trascorrevamo il tempo del viaggio litigando come furie per la conquista dello spazio in cui sdraiarsi e dormire un po'.
Spesso mio padre era costretto a fermarsi per lasciarmi vomitare nelle piazzole di sosta a causa del mio irrimediabile mal d'auto.
Milano - Roma in circa 7 ore: il viaggio della speranza.
Il "quanto manca" di default smetteva solo dopo Orvieto, quando all'orizzonte ci si presentava la montagna con il profilo di "uomo che dorme". Allora cominciavamo il conto alla rovescia.
Al casello del Grande Raccordo Anulare, era la gigantesca Stella Cometa appesa in alto sui gabbiotti, che pompava a mille il nostro entusiasmo e ci diceva: ben arrivati!
Quell'anno lo ricordo come fosse adesso, ma credo che certi momenti restino impressi per sempre nella mente di un bambino, come la prima cotta o la prima parola che ti si apre in tutto il suo significato mentre stai imparando a leggere (la mia è stata "Standa"!).
In realtà all'epoca, da buona milanese, io non credevo a Babbo Natale, ma a Gesù Bambino.
A lui avevo chiesto una cosa che ripensandoci oggi, a distanza di 40 anni, mi fa molto ridere e spiega molte cose: con tutte le mie forze volevo il Dolceforno.
Il Natale come sempre fu bellissimo, insieme ai miei cuginetti, circondata da decine di zii e conoscenti, tanto buon cibo, i dolci della nonna e le partite a Sette e mezzo.
Però in mezzo ai regali, niente Dolceforno.
Non ero una bambina capricciosa né viziata, ma la delusione fu cocente.
Così cocente che non volli crederci convincendomi che Gesù Bambino essendo piccolo, non avesse potuto portarmi il regalo a Roma e lo avesse lasciato a casa a Milano.
Sicuramente era così.
Il dopo Natale fu una lunga attesa per tornare a casa.
Però quando mamma aprì la porta sul pianerottolo del quarto piano, l'appartamento era buio, freddo e vagamente ostile come tutte le case al rientro da un lungo viaggio.
Mi aspettavo di vedere l'albero illuminato ed il mio dono lì, in bella vista con un bigliettino di scuse.
Fare due più due mi ci volle forse un centesimo di secondo: Gesù Bambino non esisteva.
Non ricordo se piansi o feci domande ai miei. So solo che il Dolceforno è rimasto un per anni un desiderio irraggiungibile.
Ancora oggi sto cercando di recuperare il tempo perduto tenendo il forno acceso il più possibile! 
Una torta splendida.
Probabilmente l'ho detto di altre decine di torte, ma cosa pensate di aspettarvi da una golosa impunita?
L'ennesima torta di mele ma così diversa da quelle provate e presenti in questo blog.
E' umida, morbida, intensamente aromatica e con una copertura croccante e golosa che ricorda certi dolci del Nord Europa.
Si prepara velocissimamente e allo stesso modo finisce. Si può offrire senza alcun timore al termine di un buon pranzo, accompagnata da gelato, creme o salse a vostro piacere.
Ma è comunque una torta perfetta per un te con le amiche.
Se non vi ho convinto adesso, non so cos'altro dirvi se non che è di Delia Smith, quindi una garanzia!

Ingredienti per una tortiera da 20 cm di diametro (per 8 persone)
Per la torta
1 mela da cuocere (io ho usato una Granny Smith per il suo sapore acidulo)
150 ml di sidro secco (io ho usato un sidro abboccato)
75 g di uvetta
225 g di farina autolievitante
1 cucchiaino di lievito in polvere
1 cucchiaino di cannella in polvere
1 cucchiaino di misto spezie per speculoos (potete sostituire con una miscela di polvere di chiodi di garofano e noce moscata)
150 g di burro a temperatura ambiente
2 uova grandi sbattute
150 di light brown sugar (potete sostituire con zucchero muscovado)

Per il topping
25 g di burro a temperatura ambiente
25 g di farina autolievitante
50 g di light brown sugar (c.s)
1 cucchiaino di cannella in polvere
25 g di mandorle in lamelle
2 mela Granny Smith
Zucchero a velo per rifinire

Per l'impasto di base, sbucciate la mela e riducetela a dadini di c.ca 1 cm 1/2 di diametro.
Mettetela in una ciotola sufficientemente ampia per accogliere la mela, l'uvetta ed irrorate il tutto con il sidro. Lasciate riposare mentre preparate l'impasto.
Setacciate la farina, il lievito e le spezie in una larga ciotola. Fate cadere la farina dal setaccio tenendolo alto sulla ciotola così la farina incorporerà una buona quantità di aria.
Aggiungete il burro, le uova e lo zucchero.
Con uno sbattitore elettrico, sbattete il tutto per c.ca 1 minuto in modo da combinare bene gli ingredienti ed ottenere un impasto dalla consistenza cremosa.
Versate adesso il contenuto della ciotola con il sidro, mele e uvetta e con una spatola di metallo incorporate delicatamente gli ingredienti ottenendo un composto piuttosto molle e ma ben amalgamato.
Versate l'impasto nello stampo (se lo avete a cerniera, ottimo) foderato con carta da forno.
Per il topping mettete tutti gli ingredienti in una ciotola tranne mele, mandorle e zucchero a velo, e cominciate a sabbiare le polveri con il burro utilizzando la punta delle dita, ottnenedo delle briciole grossolane. Mettete quanto ottenuto in frigo mentre procedete alla prossima operazione.
Sbucciate la mela e tagliatela in quarti quindi riducete ogni spicchio in fettine sottili.
Disponete le fettine sulla superficie del vostro dolce.
A questo punto spargete con delicatezza le briciole di impasto coprendo le mele e per ultimo aggiungete le mandorle spargendole su tutta la superficie.
Fate cuocere la torta nel centro del forno precedentemente riscaldato a 180°, per c.ca 1h15.
Fate la prova con lo stecchino. Potrebbe servirvi più tempo in quanto dipende dalla umidità rilasciata dalle mele e dalla farina utilizzata.
Verificate con uno stecchino che dovrà uscire pulito.
La torta non deve comunque stracuocere e restare morbida e umida all'interno. Il segno che è pronta sarà notare come la torta si allontani dal bordo della teglia.
Lasciate raffreddare una decina di minuti nello stampo quindi sformate il dolce e fatelo raffreddare su una gratella.
Spolverate con zucchero a velo e servite.
Meravigliosa ancora tiepida, accompagnata da crema inglese o gelato alla vaniglia.
I giorni successivi il profumo delle spezie la renderà irresistibile.