giovedì 5 maggio 2016

Ciambellone Toscano per la Giornata Nazionale dei Dolci da Credenza

Soul food to go - Manhattan transfer
Adoro il suono della parola "credenza".
Mi piace, è musicale, morbido con la zeta sul finale che riporta ad una sensazione di concretezza.
Non ultimo mi ricorda le mie nonne, che la parola credenza la usavano senza parsimonia, perché quello era il luogo in cui mettevano di tutto e dove la me bambina, avrebbe voluto poter infilare le mani curiose.
- Mettilo nella credenza!
- Prendi lo zucchero, là nella credenza!
- Mi sono entrate le formiche nella credenza, dobbiamo togliere tutto!
Questa era l'esclamazione più drammatica e piuttosto frequente in casa di mia nonna Gina, situata in piena campagna sul lago di Garda.
La gestione della credenza nella mia famiglia, ha definito nella mia testa, la personalità delle mie due progenitrici: tanto generosa, liberale e movimentata mia nonna paterna Emma quanto gelosa, reazionaria e circospetta mia nonna materna Gina.
Dall'impossibilità di poter sbirciare ciò che si chiudeva a chiave nella dispensa di nonna Gina, è nato nei bambini che frequentavano la casa all'epoca (i miei cugini, mia sorella ed io), una sorta di mitologia del cibo intoccabile.
Solo lei aveva la chiave, solo lei poteva aprire la credenza, da cui ricordo provenire un profumo antico di farina, mista a zucchero, confetto e noce moscata.
Là dentro stavano chiuse le caramelle che ci dava la sera prima di andare a letto se eravamo stati bravi e là dentro metteva i doni che le portavano gli amici o i figli quando andavano a trovarla.
Lei decideva quando e come distribuire le bontà proibite e non c'era verso di corromperla con uno sguardo languido od una moina.
Non ti degnava della minima attenzione e proseguiva nel suo lavoro.
Nei suoi momenti buoni, ci preparava budino al cioccolato per merenda (rigorosamente fatto con le bustine che nessuno sapeva dove tenesse) e ci concedeva di grattare il fondo della casseruola con il cucchiaio.
La sua severità che tanto mi ha spaventato da bambina ma che altro non era che un vestito indossato per affrontare le difficoltà della vita, mi manca sempre, ancor più delle sue battute fulminanti, dei suoi capelli neri come la pece ed il suo sguardo da bersagliere.
Non ricordo di avere mai visto mia nonna Gina preparare una torta.
Forse anche per questo mio nonno Donato, suo marito, era inguaribilmente goloso.
Ogni volta che salivamo a trovarli, mia madre portava un dolce, spesso il ciambellone perché a mio nonno piaceva prenderne una fetta generosa, spezzarla ed inzupparla nel suo vino.
In Toscana la versione tradizionale del ciambellone, in molte località è chiamato "Corollo", grazie alla sua forma che ricorda una corona.
A Siena ad esempio, abbiamo i Corolli , anche loro caratterizzati dalla forma circolare ma con altra storia.
In casa mia si chiama Ciambellone ed è una classica torta da Credenza, semplice nel gusto da piacere praticamente a tutti.
La caratteristica di questo dolce è l'aroma di anice come vuole la tradizione.
Nel mio caso ho preferito sostituire il liquore d'anice con della grappa, il cui aroma non è persistente e regala comunque un carattere "antico" al risultato finale.
Per la Giornata Nazionale dei dolci da Credenza che il Calendario del Cibo Italiano celebra oggi attraverso il bellissimo post di Paola Sabino del blog Fairies Kitchen, ambasciatrice della giornata, potrete scoprire numerosi dolci da credenza della tradizione italiana.
Adesso invece, passiamo alla ricetta:
Ingredienti per uno stampo a ciambella di 26 cm di diametro.
500 g di farina 00
300 g di zucchero semolato
150 g di burro pomata
4 uova grandi a temperatura ambiente
180 g di latte intero a temperatura ambiente + 2 cucchiai
1 bicchierino di grappa (o liquore d'anice se preferite)
la scorza grattugiata di un limone bio
1 cucchiaino di estratto di vaniglia (mia aggiunta)
16 g di lievito per dolci setacciato
1 pizzico di sale
Metti le uova nella ciotola della planetaria e montale con lo zucchero fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso.
Unite la scorza di limone e la vaniglia alle uova montate
Setacciate bene la farina con il sale e inseritela in tre tempi, alternandola con il latte, cominciando dalla farina e terminando con la farina. Fate questa operazione con calma, utilizzando una spatola di gomma per non smontare il composto di uova.
Quando avrete incorporato i due ingredienti, aggiungete il liquore e mescolate sempre con delicatezza.
A questo punto dovrete aggiungere il burro, che deve essere molto morbido e mescolare fino a che non sarà perfettamente incorporato al resto dell'impasto.
In ultima fase, aggiungete il lievito, che avrete sciolto in 2 cucchiai di latte e amalgamatelo all'impasto mescolando bene sempre dall'alto in basso.
Infornate a 180° per c.ca 45 minuti facendo la prova stecchino.
Si conserva morbido se coperto con pellicola ed è perfetto a colazione, merenda, pranzo e cena!



5 commenti:

  1. Che bello il tuo racconto iniziale, Complimenti per la ricetta e Buona Giornata! :)

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  2. Quanto è bello leggerti, mi hai fatto venire una nostalgia infinita verso quei nonni che io invece non ho mai conosciuto (tranne 1) e che mi mancano comunque ogni giorno. Un bacione e gradirei anche una fetta di torta grazie.

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  3. Già la credenza era la "cassaforte" delle nonne, ricordo ancora quella della mia nonna che aveva il "merletto" che si intravedeva dal vetro, ci teneva di tutto, dalle visciole sotto zucchero al nocino e naturalmente anche un bel ciambellone.
    Grazie per questa bella immagine!

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  4. Come sempre venire qui significa prendersi un momento di pausa da tutto e pensare solo a leggerti...ed è sempre bello, riesci a toccare corde comuni a tutti.
    Un abbraccio, prendo una fetta di ciambellone per colazione :-)

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  5. Ho fatto tanti dolci, l'unico dolce che mi viene sempre male è il ciambellone, spero che seguendo questa ricetta possa fare qualcosa di buono. Grazie

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