giovedì 27 ottobre 2016

Torta rovesciata all'ananas e pepe rosa: 60 giorni a Natale.

Thanks God it's Christmas - Queen
60 giorni.
2 Mesi.
Su, non dite che non ci state pensando.
Qualcuna di voi ha già la nausea ed il mal di stomaco.
Qualcun'altra vorrebbe avere la casa piena di lucine.
Più che in altri anni mi sembra che il tempo stia volando.
Pensare al Natale, la madre di tutte le feste, mi riappacifica con la vita.
Non me ne spiego la ragione, probabilmente non sono mai cresciuta o semplicemente riesco a sentirne la magia nonostante il carrozzone commerciale che si porta dietro.
Fra qualche giorno partirò per Londra dove mi aspettano 3 giorni di fiera, e l'unica cosa a cui riesco a pensare è che vedrò la città già addobbata a festa.
Una piccola malattia, una dipendenza, un'insana fissazione.
So perfettamente che per molti, diciamo tutti, questa festa rappresenta quanto di peggio ci sia per alimentare lo stress galoppante: e i regali, e i parenti, e i sorrisi di circostanza, e le mangiate, e le rimangiate.
Se ci fosse una macchina del tempo, chiunque schiaccerebbe il pulsante "fast forward" e chi s'è visto s'è visto.
Eppure io non riesco a non amarla, a non adorare i giorni di preparazione, di attesa, preparare la casa riempiendola di decorazioni, musica e profumi che arrivano dal forno sempre acceso.
E' la festa della famiglia che io voglio tutta intorno a me senza fare cose stratosferiche ma stando insieme con serenità.
La torta di oggi è un anticipo, un'idea da tenere in serbo per quei giorni, nata da una sorta di zapping fra siti e blog.
Dopo lungo peregrinare, mi sono finalmente fermata sulla pagina dei dolci di Natale della Galbani e vedendo la ricetta della torta rovesciata all'ananas, mi sono ricordata di una versione che volevo fare da tempo.
Una versione leggermente osé, con la presenza di pepe rosa per dare una spinta aromatica forte alla dolcezza di questo delizioso classico.
Tra l'altro perfetto da servire sulla vostra tavola di Natale in quanto molto scenografico.
La ricetta arriva da un numero collezione di Delicious comprato proprio a Londra qualche anno fa.
Ingredienti per uno stampo a cerniera da 24/26 cm di diametro

225 g di burro morbido più extra per lo stampo
250 g di golden syrup
440 g di ananas sciroppato (ed il suo sciroppo)
225 g di farina autolievitante
220 g di zucchero semolato
4 uova medie a temperatura ambiente
1 cucchiaio raso di pepe rosa
la scorza grattugiata di un lime
  • Preriscaldate il forno a 180°
  • Imburrate lo stampo inserendo un foglio di carta da forno sulla base e lasciando che la carta sporga per un paio di cm all'esterno del cerchio (questo eviterà che lo sciroppo coli durante la cottura) 
  • Mettete il golden syrup, il pepe rosa ed la scorza del lime in una piccola casseruola a fuoco dolce, e fate scaldare per un paio di minuti fino a che lo sciroppo non sarà caldo e fluido. Versate metà dello sciroppo nello stampo e ruotatelo in modo che tutta la base venga coperta con cura. 
  • Sistemate 7 fette di ananas sulla base (ve ne verranno 1 al centro e 6 sulla corona circolare). Conservate lo sciroppo e le restanti fette. 
  • Mettete il burro e lo zucchero nella planetaria o utilizzando la frusta a mano, montate bene gli ingredienti fino ad ottenere un composto gonfio e bianco. 
  • Aggiungete le uova (che dovranno essere a temperatura ambiente) che avrete lievemente sbattuto in precedenza, in 4 tempi, continuando a montare bene dopo ogni aggiunta e non procedendo alla seguente se la precedente non sarà ben incorporata. 
  • Quando la massa sarà ben omogenea, cominciate ad aggiungere la farina setacciata, ed incorporate con una spatola. Al termine aggiungete 2 o 3 cucchiai di sciroppo di ananas per dare all'impasto una consistenza cremosa. 
  • Fate a pezzetti il rimanente ananas ed mescolatelo nell'impasto. Versate il tutto nello stampo e livellatelo con una spatola 
  • Fate cuocere per 45 minuti o fino a che non sia bello dorato e lo stecchino infilato nell'impasto non esca asciutto. Se notate che la torta tende a scurirsi troppo, copritela con un foglio di alluminio. 
  • Attendete 5 minuti, quindi rovesciate la torta sul piatto di portata. Riscaldate il rimanente sciroppo e versatelo immediatamente sulla torta. Lasciate assorbire.
  • Servitela tiepida o a temperatura ambiente accompagnata da una pallina di gelato alla vaniglia. 
  • Se vi piace decorate con ciliegie candite per un tocco ancora più natalizio. 



lunedì 24 ottobre 2016

Fekkas, irresistibili biscotti marocchini per lo Starbooks di ottobre.

Marrakesh Express - Soundrack
Altro giro, altra corsa su Starbooks.
Stavolta con dei biscotti tradizionali Marocchini, i Fekkas.
Non vi dico nulla, se non che me ne sono fatta fuori una teglia  appena raffreddati.
E se il buongiorno si vede da mattino....
Per la ricetta e le impressioni correte a leggere qui. 
A presto!

domenica 23 ottobre 2016

Le mie tapas del cavolo per l'Mtc #60

Karta kancion - Ketama
Questo è un post del cavolo.
Un po' come la mia vita in questo periodo, dove non c'è una sola cosa che sia al posto in cui dovrebbe stare e dove la sensazione principale è quella di essere seduta su una macchina sportiva guidata a tutta velocità da un pazzo senza patente: alla prossima curva ti aspetti di volare di sotto!
Che alla fine potrebbe non essere una prospettiva malvagia.
Ma lasciamo stare.
Diciamo che se questo post è qui, è solo perché voglio troppo bene a Mai per non onorarla nel mese della sua vittoria. (psss...la canzone è dedicata a te <3)
Per settimane, dal momento in cui la sfida è stata annunciata con uno schioccare di nacchere: "TAPAS!", mi si è spento l'ultimo neurone ancora vitale ed è calata una saracinesca bianca e spessa.
Ma che tapas e tapas...Le tapas sono l'anticamera della festa.
Lo so bene.
Per tutto il tempo che ho potuto trascorrere in Spagna, da nord a sud un unico comune denominatore: in piedi o seduti, il cibo si condivide festosamente e serve a stimolare la conversazione, magari davanti ad un bel boccale di "clara" (perché sennò mi gira il capo), prima di muoversi verso nuove e esaltanti avventure.
Quando invece si ha poco da festeggiare, si perde brio e fantasia e mi dispiace dire che questa è una delle sfide per me più difficili a livello emozionale.
"Ecchecavolo" mi sono detta. Non sia mai che passo.
Anche se devo prepare delle ricette del cavolo, io ci sono.
Intanto, ho finalmente capito la differenza tra tutti quei piattini che si profilano sui banconi dei bar spagnoli.
Adesso non farò più gaffes, come quella volta che una guida spagnola mi invitò a prendere una tapas al bar mentre aspettavamo che il gruppo tornasse dallo shopping sfrenato.
All'entrata, il mio sguardo cadde sul mezzo metro di briciolame, scontrini, tovaglioli e varie amenità ai piedi del bancone.
Io guardai il mio ospite con la faccia leggermente disgustata e lui, ridendo mi disse: "ma che sei matta? Qui si pulisce solo alla fine del servizio. Più sporco c'è per terra, più il locale più dirsi apprezzato e frequentato...diffida sempre dei bar troppo puliti!"
E dopo questa perla di saggezza spagnola, passiamo alle mie tapas del cavolo!
Le Tapas vanno distinte in tre tipologie, come bene ci ha spiegato Mai nel suo meraviglioso post.
LAS TAPAS: Tutto ciò che si serve in un piattino e la cui fruizione necessita di una forchetta o cucchiaio.
Mai prenderle con le dita, anatema!
Inoltre possono essere costituite da avanzi "rimaneggiati" per l'occasione.
Insomma: la mezza scodella di ribollita che vi avanza in frigo, scaldata e servita in bicchierini diventa una tapas gagliarda!
LOS MONTADITOS: Tutto ciò che è servito su una fettina di pane. Fresco, tostato, morbido, croccante, non importa. Basta che sia la base d'appoggio dell'universo che vorrete montarci sopra.
E' il cugino iberico del crostino: noi toscani lo sappiamo bene!
LOS PINCHOS: Qui si entra nella raffinatezza. Lo pinchos sono bocconi di qualsiasi delizia, infilzati in uno stecchino. Si portano alla bocca solo e soltanto con l'ausilio di un oggetto a punta unica, bandita la forchetta.
E' chiaro come il sole, che la polpetta qui viva il suo momento di trionfo, ma non si disdegnano souvlaki e spadini caricati di impossibile.

E fin qui ci siamo. Spero che la distinzione sia definitivamente chiara a tutti.
Io ho seguito pedissequamente i dogmi Esteveziani e mi sono votata al cavolo, che è un po' il mantra che riverbera nella mia testa da qualche mese a questa parte: "col cavolo che ce la faccio".
Stranamente funziona per tutto, dalla ricetta alla richiesta impossibile.
Prima mi mortifico con la paura ed il senso di incapacità, poi chiudo gli occhi e muovo il primo passo nel vuoto.
Finisce sempre che lo strapiombo è al piano terra!

VENIAMO ALLE RICETTE!

Tapas - Tortino di verza con gli zoccoli (Com'era verza la mia valle!). 
Un tortino che ricorda certi piatti altoatesini o austriaci, ma con un tocco italiano che non guasta mai (questo me lo ha insegnato la mia mamma).

Ingredienti per 4/6 persone
700 g di patate a pasta bianca
200 g di verza
1 uovo
50 g di Emmental grattugiato
50 g di parmigiano grattugiato
80 g di rigatino di pancetta dolce in una sola fetta
1 spicchio d'aglio
Olio extravergine Trevi Dop.
sale - pepe nero macinato al momento
un nulla di noce moscata

  • Lavate bene le patate e lessatele con la buccia in abbondante acqua fredda. Fatele cuocere 30 minuti dal momento della bollitura. Quindi sbucciatele e passatele allo schiaccia patate.
  • Fate bollire abbondante acqua quindi, dopo avere lavato le foglie di verza ed eliminato la costa centrale, tuffate nell'acqua e fatele cuocere per 5 minuti. Scolatele e sistematele su un canovaccio in modo che perdano l'acqua in eccesso. Affettatele in striscioline larghe un cm. ed aggiungetele alle patate in una larga ciotola. 
  • Tagliate la fetta di rigatino a dadini di 1 cm di spessore. Fate rosolare bene il rigatino fino a che non sia croccante. Scolatelo dal grasso che avrà rilasciato ed asciugatelo bene in carta assorbente. Versatelo poi nella ciotola insieme alle patate ed alla verza. Il rigatino croccante utilizzato in questa maniera è "lo zoccolo". 
  • Aggiungete a questo punto i formaggi, il sale, il pepe e la noce moscata e mescolate il tutto.
  • Incorporate l'uovo leggermente sbattuto e mescolate bene fino a che l'impasto sia ben amalgamato. 
  • In una padella antiaderente, fate scaldare un filo d'olio con uno spicchio d'aglio e fate insaporire bene l'olio, quindi eliminate l'aglio ed aggiungete l'impasto, livellandolo bene con un cucchiaio, schiacciandolo sul fondo. 
  • Fate cuocere a fiamma vivace per 6/7 minuti per lato, in modo che si formi una bella crosticina. 
  • Sistemate sul piatto di portata e tagliate a losanghe. Servite ben caldo. 

Pinchos di cavolo nero e farro della Garfagnana con Pecorino di Pienza su hummus di cannellini - (Ecchecavolo) - Questa è casa mia e come al solito ho difficoltà a staccarmi da lei, dalla mia Toscana. Un tocco esotico in un hummus toscanizzato, che mi è garbato moltissimo.
Le polpettine sono molto gustose e l'amaro del cavolo uno spunto davvero accattivante.
L'idea del farro tritato come elemento aggregante è un piccolo scherzo a chi si aspetta di trovarci del macinato di carne.
La crosticina che si forma all'esterno crea dipendenza.

Ingredienti per 4/6 persone

Per i Pinchos
200 g di Farro della Garfagnana
150 g di cavolo nero (peso al netto dello scarto)
1 porro
1 uovo
3 cucchiai di pan grattato
80 g di Pecorino di Pienza stagionato, grattugiato
Sale - pepe nero macinato fresco
Olio Extravergine Chianti Dop
Sale in fiocchi per rifinire

Per l'hummus di cannellini
200 g di cannellini lessati e scolati della loro acqua di cottura
Il succo di mezzo limone
80 ml di Olio extravergine Chianti Dop
un cucchiaino generoso di salsa tahini chiara
un pizzico di semi di cumino
sale - paprica dolce per rifinire

  • Preparate subito l'hummus che potrete fare riposare nel tempo che realizzerete i pinchos, in modo che tutti i sapori si amalgamino bene.
  • Mettete i cannellini che avrete preparato secondo il vostro modo abituale, in un bicchiere per mixer a immersione o nel robot con la lama. Aggiungete il limone, l'olio extravergine, la tahini, le spezie ed il sale e frullate emulsionando fino ad ottenere un composto cremoso.
  • Assaggiate ed aggiustate di sale ed eventualmente, se ritenete, aggiungete ancora del succo di limone e dell'extravergine. La crema deve essere vellutata e morbida e perfettamente omogenea. 
  • Una volta pronta, coprite il tutto con una pellicola e tenete da parte al fresco. 
  • Fate bollire una casseruola con abbondante acqua salata e cuocete il farro per 20 minuti (o secondo le indicazioni riportate in confezione). Scolatelo bene quindi passatelo sotto l'acqua fredda e allargatelo su un piatto piano in modo che si raffreddi velocemente. 
  • Pulite bene il cavolo nero, privandolo della costa centrale e dei gambi, quindi lavatelo ed asciugatelo. 
  • Tagliatelo a julienne con un coltello molto affilato.
  • Affettate il porro sottilmente quindi fatelo passire con un filo d'olio in una larga padella. Aggiungete dell'acqua per non farlo bruciare. Cuocete per una decina di minuti.
  • Aggiungete adesso il cavolo nero e mescolate bene per fare insaporire. Salate e versate dei mestolini di acqua calda e coprite. Fate cuocere almeno 15 minuti a fiamma dolce, mescolando via via e controllando la cottura. Dovrà essere leggermente al dente. Fate raffreddare.
  • Una volta freddo, prendere il farro e mettetelo in un mixer con la funzione pulse. Frullatelo per qualche istante per ottenere delle grosse briciole. Versatelo in una ciotola capiente. 
  • Aggiungete il cavolo nero, il formaggio, il pane grattugiato, sale e pepe e mescolate bene per amalgamare. 
  • Versatevi l'uovo sbattuto e mescolate prima con un cucchiaio, poi con le mani per amalgamare perfettamente gli ingredienti. 
  • Ricavate delle polpettine grosse come una noce e friggetele in olio extravergine profondo, fino a che non prenderanno un bel colore dorato e si sarà formata una crosticina croccante. 
  • Mentre le polpettine friggono, predisponete dei bicchierini in cui verserete l'hummus di cannellini fino a metà bicchiere. Spolverateci sopra un pizzico di paprika dolce. 
  • Scolate le polpettine su carta assorbente. Cospargetele con una macinata di sale in fiocchi quindi infilzatene un paio su ogni stecchino e servitele ben calde con il loro hummus. 

Montaditos con brown bread, salmone selvaggio, broccolo romanesco e stracci di bufala (So' cavoli tuoi) - L'idea è partita dalla sorpresa che ho avuto assaggiando della bufala con il broccolo romanesco: un'epifania.
Uno degli abbinamenti più entusiasmanti provati negli ultimi tempi. Così, andando a ritroso, ho pensato di abbinarci un pane con una punta di dolcezza, come il brown bread irlandese, a cui ho aggiunto delle noci per la croccantezza ed un che di tostato e amarognolo.
Il brown bread chiama il salmone a gran voce ed alla fine salmone, broccolo e bufala si gettano in un festino orgiastico!

Ingredienti per il brown bread di cca 800 g (stampo cake da 1 litro)
350 g di farina integrale macinata a pietra
50 g di farina 0
50 g di noci sgusciate
2 cucchiai di semi di girasole
1 cucchiaino raso di bicarbonato di sodio
1 cucchiaino raso di sale
1 cucchiaino raso di brown sugar o muscovado
1 cucchiaio colmo di melassa
2 cucchiai di olio di semi di mais
1 uovo grande sbattuto
400 ml di latticello

  • Accendete il forno a 200°
  • In una larga ciotola versate tutti gli ingredienti secchi, comprese le noci sbriciolate grossolanamente (tenetene da parte una manciata) ed i semi di girasole, e con una frusta miscelate il tutto in modo da eliminare grumi.
  • In una ciotola più piccola versate il latticello, l'uovo, la melassa e l'olio e mescolate con una frusta fino a che non avrete un composto cremoso
  • Fate la fontana con la farina e versavi al centro i liquidi. Mescolate bene con un cucchiaio di legno fino a che non otterrete un composto omogeneo e appiccicoso. 
  • Versate il tutto nello stampo foderato con carta da forno e livellatelo con una spatola. Con un coltello affilato e bagnato, fate un incisione profonda al centro della lunghezza. 
  • Fate cuocere per 1 ora. Alla prova stecchino, questo dovrà uscire pulito e asciutto. Il pane una volta battuto sul fondo, dovrà suonare a vuoto. 
  • Sformatelo e fatelo raffreddare su una griglia. Si conserva per 5/6 giorni avvolto in una pellicola. 
A parte la preparazione del pane, che potrete fare anche il giorno prima e magari tostarlo un po' prima di utilizzarlo, questa ricetta non prevede grandi sforzi e si realizza velocemente. 
Anche sulle dosi sono andata "a sentimento", perché per 4 persone vi basterà una bufala da 150 g, neanche due etti di cimette di broccolo romanesco sbollentate 7/8 minuti e condite con extravergine e aceto balsamico, e dell'ottimo salmone selvaggio, che più che lo sforzo di aprire la confezione, non dovrete fare altro. 
Il classico morso da dare con una mano che regge il tovagliolo sotto il mento perché il rischio "frana" è in agguato.  
Non per nulla è un montadito "So cavoli tuoi"! 

Una prece per Paolo Picciotto che ovviamente non leggerà questo post: nessun impegno nelle foto. La pretesa di cucinare 3 tapas nell'arco di 3 ore e fotografarle contemporaneamente in cucina, l'unico ambiente in cui c'è luce (anche troppa), dopo che l'intero spazio finisce per assomigliare più ad un campo di battaglia in cui emergono pile di suppellettili sporche e resti umani (i miei), è una mera illusione. 
Ti adoro Paolo perché sei fonte di stimoli e sfide a cui risponderò, un giorno. 
Ma stavolta mi sento tanto "casalinga disperata". I miei rispetti. 

E con queste proposte e calientissimo amor por mi trocito de tia (MAI), partecipo alla sfida #60 sulle Taps Mtc 


sabato 22 ottobre 2016

Castagnaccio di Saturnia per la Settimana Nazionale della Castagna e la Giornata Nazionale del Castagnaccio

Walk on the wild side - Lou Reed
Siamo entrati in stagione di castagne.
Quest'anno non le ho ancora assaggiate ma si avvicina la fine del mese e con lei, tutte le feste più belle che il nostro Monte Amiata possa produrre per celebrare questo "pane dei poveri".
Che oggi, tanto per poveri non è più, visto che un chilo di castagne al super mi costa 7 euro.
Non parliamo poi delle caldarroste: ha fatto la sua apparizione anche l'omino che le vende in Piazza della Posta, poco lontano da quel gioielliere tanto carino (chissà perché avrò fatto questa associazione di idee).
Bando alle ciance, oggi è la Giornata Nazionale del Castagnaccio per il Calendario del Cibo Italiano Aifb, inserita all'interno della Settimana Nazionale della Castagna .
Per entrambi i bellissimi temi vi invito ad andare al leggere i post delle nostre Ambasciatrici, Alice del Re per il Castagnaccio e Silvia Leoncini per la Castagna.
Potrete scoprire tutti i segreti, la storia e le origini di questo magnifico frutto, raccontati dalla penna felice di due blogger bravissime.
Non avendo potuto onorare la castagna appena raccolta, ho scelto di utilizzare la sua farina e preparare un particolare Castagnaccio di cui ho già parlato in questo post.
Si tratta del Castagnaccio di Saturnia, preparato sotto le feste Natalizie e caratterizzato per questo, da una ricca presenza di frutta secca, candita e cioccolato.
Una versione forse un tantinello eretica rispetto a quella più tradizionale che conosciamo, ma posso garantirvi che piacerà anche a quei palati che non amano il caratteristico aroma "affumicato" della farina di castagne e soprattutto, riempirà di festa la vostra tavola.
Ingredienti per una teglia quadrata 23x23
250 g di farina di castagne
320 g di acqua a temperatura ambiente
1 cucchiaio e 1/2 di olio extravergine dell'Amiata Seggiano Dop
80 g di scorza di arancia candita
50 g di uva sultatina o zibibbo
25 g di pinoli sgusciati
25 g di noci sguasciate
50 g di cioccolato fondente tritato grossolanamente
2 rametti di rosmarino
1 bicchierino di Vin Santo

  • Mettete l'uvetta in ammollo nel Vin Santo almeno un'ora
  • In un'ampia ciotola versate la farina a fontana ed al centro mettete l'extravergine. Incorporate piano l'acqua e mescolate con una forchetta cercando di sciogliere i grumi che possono formarsi. Quando la farina comincerà ad avere un composto morbido, prendete una frusta e mescolate la pastella che via via andrà formandosi.
  • Utilizzate tutta l'acqua e se necessario aggiungetene altra: il composto deve essere liscio e fluido un po' come il miele liquido. 
  • Sistemate un foglio di carta da forno bagnato e strizzato, nella teglia preposta quindi versatevi la pastella. Dovrete ottenere uno strato alto c.ca 1 cm
  • Cospargete il tutto con la frutta secca, l'arancia, il cioccolato e gli aghetti di rosmarino.
  • Cuocete per c.ca 30/35 minuti a 160°. Dovrete ottenere un castagnaccio senza le caratteristiche crepe, in quando non deve seccarsi troppo. 
  • Fate raffreddare e servite con un ottimo Vin Santo.
  • Si conserva coperto per 3/4 giorni. 
NOTA: Se vi piace una versione più ricca, potete mischiare una parte della frutta secca, cioccolato e canditi direttamente nell'impasto di castagne. 



martedì 18 ottobre 2016

Cookies cioccolato e noci per Starbooks: il tormento e l'estasi!

Hoplessly devoted to you - Olivia N. John
Se avete deciso di applicarvi in una dieta severa e decisa, allora non proseguite oltre questo post, ed attendete il prossimo, decisamente più light.
Se invece siete come me e non riuscite a resistere alle tentazioni, questi biscotti dovete provarli, perché sono una delle cose più turbative e strepitose mai preparate.
La ricetta ed il segreto per preparare dei perfetti cookies americani con cioccolato e noci è svelata oggi su Starbooks, in questo post: che aspettate...siete ancora qui?

venerdì 14 ottobre 2016

Giornata Nazionale del Pane Toscano Dop: i crostini di fegatini

Bread and Roses - Joan Baez
Oggi sono orgogliosa Ambasciatrice della Giornata Nazionale del Pane Toscano per il Calendario del Cibo Italiano AIFB.
Non poteva che rendermi felice parlare di uno dei prodotti che rendono la Toscana famosa nel mondo e che proprio da pochissimo, ha acquistato la DOP.
Vi invito con tutto il cuore a leggere l'articolo che ho scritto per l'Associazione Italiana Food Blogger, che spero potrà colmare le curiosità che circolano intorno alla storia ed alla produzione del nostro "pane sciocco".
Per non lasciarvi orfani di ricetta, ho anche preparato il tradizionale Paté di Fegatini, così tanto amato dai miei corregionali e che ad oggi non avevo ancora postato su questo blog, anche se una prima ricetta (un tantinello aggiustata per la bisogna) la potete trovare anche qui .
Non c'è pane che sappia rinascere a nuova vita come il pane Toscano.
Lo dimostrano le molteplici ricette di cui è protagonista nella cucina regionale.
Per i crostini di fegatini, ho utilizzato un pane di 3 giorni, tostato adeguatamente, su cui ho spalmato un generoso strato di paté.
Non c'è pranzo o cena di festa in una casa toscana, dove non si servano questi crostini, ed ogni famiglia ha rigorosamente la propria ricetta.
Nel fiorentino per esempio, si aggiunge il burro alla fine della preparazione un po' secondo il metodo francese, mentre da noi, si portano a cottura aggiungendo via via del brodo, acciughine e capperi per renderlo appetitoso.

Ingredienti per 4/6 persone
300 g di fegatini e cuori di pollo
una cipolla bionda
1 foglia di alloro ed un paio di salvia
1 acciuga sott'olio
una manciatina di capperi
olio extravergine Chianti Dop
1 piccolo bicchiere di Vin Santo
Sale - pepe nero macinato fresco
Brodo vegetale

  • Lavate bene  i fegatini ed i cuori di pollo privandoli di nervetti e grasselli e lasciateli a mollo per almeno mezz'ora in una soluzione di acqua e aceto di vino bianco (2:1). 
  • Sciacquateli con cura, asciugateli e teneteli da parte. 
  • Pulite ed affettate sottilmente la cipolla quindi fatela passire dolcemente per c.ca 15 minuti in una larga padella antiaderente, aggiungendo del brodo se necessario. 
  • Aggiungete i fegatini che avrete tagliato grossolanamente, insieme alla foglia di alloro ed alla salvia, alzate la fiamma e fate rosolare bene mescolando, fino a che non avranno preso un colore ramato. 
  • Quando i succhi saranno stati assorbiti, sfumate con il Vin Santo a fiamma viva, avendo cura che la parte alcolica evapori bene. 
  • Abbassate la fiamma quindi proseguite la cottura bagnando i fegatini con i brodo, per altri 15/20 minuti. 
  • Aggiustate di sale e pepe.
  • Trasferiti il tutto con il fondo di cottura, in un bicchiere da mixer a immersione. Aggiungete l'acciuga ed i capperi e frullate fino ad ottenere un composto cremoso. Se il paté fosse troppo duro, potete aggiungere una piccola quantità di brodo ed olio extravergine. 
  • Conservate in un barattolo al fresco per una settimana. Si può congelare. 
E per utilizzare il pane toscano nel modo migliore, senza sprecarne una briciola, vi lascio qui sotto le ricette che potete trovare su questo blog, immancabili in una vera casa toscana.

Mentre per la giornata del Pane Toscano, il bel contributo di Cinzia Cindy Star e la sua fettunta! 
La Ribollita, la Panzanella ed il Cacciucco di ceci . Non posso dimenticare la Pappa col Pomodoro che ho ripubblicato recentemente e che potete trovare qui 



mercoledì 12 ottobre 2016

Patate "crispy" al forno al profumo di Toscana.

The Autumn Leaves - Nat King Cole
Il balzo nell'autunno è appena stato fatto.
Ci mancherebbe altro, siamo al 12 ottobre: basta con le infradito.
Per me che lavoro a casa, è il momento più fastidioso, perché ancora i termosifoni sono spenti e la mattina c'è quel frescolino che ti costringe ad intabarrarti come un clochard.
Seduta per ore davanti al computer, perdo la sensibilità degli alluci e continuo a ballettare sulla sedia come i bambini irrequieti all'asilo. Che stress.
L'idea che a breve sarò nuovamente alle prese con il cambio di stagione (ma non l'avevo appena fatto?) mi fa uscire di cervello.
Per il resto, l'autunno è una stagione che amo decisamente più della primavera (non fosse altro per la mancanza di allergia).
Intanto si ricomincia a preparare le zuppe!
La sera a cena, mi sembra quasi un delitto non avere un bel piatto caldo e cremoso da sorbirsi finalmente tutti insieme intorno alla tavola.
L'argomento non entusiasma la più giovane della famiglia, che quando sente la parola minestra, ha reazioni sorprendenti.
"Ma uffa...anche ieri hai fatto quella zuppa di...facocero"..
"Ehhhh? Facocero? Ma che dici.."
"Si, quella roba verde, puzzolente! "
"Era una vellutata di asparagi!"
"Si, quella, non mi veniva il nome!"
Insomma. Ecco.
Poi se le mangia fino all'ultima goccia, ma prima certo, devo sentirne delle belle.
L'autunno è anche il periodo delle verdure da cuocere in maniera fantasiosa.
In effetti prossimamente le verdure compariranno spesso su questo blog.
Il ritorno delle mie amate crucifere (finalmente), così sane e buone da mangiare anche da sole.
Questa volta ho voluto provare un nuovo modo per cuocere le patate al forno, affettandole sottilmente ma mantenendole il più possibile nella loro forma originale.
Questo creerà un bordo croccante e saporito ed un cuore fondente e tenero.
Il modo migliore per realizzarle è utilizzare un coltello grande e molto affilato.
La mandolina non vi consentirà di tenere le fettine "in forma" mentre le affetterete.

Ingredienti per 4 persone 
4 patate grandi o 6 medie
50 g di rigatino di Cinta Senese
qualche rametto di timo
5/6 foglie di salvia
2 rametti di rosmarino
1 cucchiaino di paprica dolce
sale aromatico del Chianti (una miscela di sale, pepe e erbe aromatiche locali)
Olio extravergine Chianti Dop

  • Pelate, lavate ed asciugate bene le patate. Con un coltello molto affilato, tagliatele a fettine dello spessore di 2/3 mm. Cercate di conservare la forma della patata via via che affettate. 
  • Sistemate le patate in una teglia bel oleata, che possa contenerle alla perfezione, con le fette in verticale. 
  • Tritate finemente le erbe aromatiche e cospargetele sulle patate
  • In una ciotolina versate 3 generosi cucchiai di olio extravergine e la paprica ed emulsionate. Spennellate il composto sulle patate con cura. 
  • Salate generosamente e mettete in forno preriscaldato a 180°
  • Fate cuocere per 45 minuti, ma ogni 15 minuti spennellate la superficie delle patate con l'olio alla paprica
  • Mentre le patate cuociono, tostate le fettine del rigatino su una bistecchiera. Una volta croccanti, asciugatele bene nella carta assorbente e tenetele in caldo. 
  • 10 minuti prima di togliere le patate dal forno, passatele sotto il grill.
  • Una volta pronte, sbriciolatevi sopra il rigatino e servite immediatamente (perderanno croccantezza raffreddandosi).




lunedì 10 ottobre 2016

Gateau Olga di Christophe Felder: l'incapacità di rispondere agli idioti.

Why does my heart feel so bad - Moby
Credo di non essere ancora diventata una persona di cui avere stima.
Mi chiedo se l'incapacità di reagire a situazioni sgradevoli, palesemente volgari o inique sia sinonimo di vigliaccheria.
O pudore.
O condizionamento da anni di educazione alla gentilezza.
Mi sento frustrata ed arrabbiata perché non sono in grado di rispondere quando necessario, per mettere al suo posto chi se lo meriterebbe una volta per tutte.
Il dolore è ovunque, ma più di tutto in un luogo che del dolore è fisico custode.
La frequentazione di ospedali è diventata ultimamente un'attività quotidiana così che le ore di attesa le spendo osservando da dietro un libro, le disperazioni del prossimo.
La paura che mi attanagliava all'inizio, quando pensavo che non avrei mai potuto affrontare lo sguardo di chi sta soffrendo per se stesso o per qualcuno che ama, è svanita un minuto dopo essermi seduta nella sala d'attesa del reparto di oncologia.
Decine di persone comuni, giovani, anziane, famiglie, figli, padri, madri.
Non riesco a riconoscere chi è me o loro.
Siamo lì, aspettiamo aggrappati alla speranza e non vi è alcuna differenza tra la ragazza che digita sul telefono in attesa che la madre entri, ed ogni individuo in quei pochi metri quadrati illuminati dal neon.
Mentre le ore scorrono, faccio il giro dell'ospedale.
Ritiro esami, parlo con medici.
Arrivo ai piani alti, nel reparto dei professoroni, i chirurghi di oncologia.
Devo ritirare l'ultimo referto e sono tesa.
Guardo la porta chiusa di fronte a me: il professore che di lì a poco mi riceverà. Sento le voci che arrivano da dietro.
Mi precipito dentro il mio libro e cerco la calma.
Vicino a me si siede un signore anziano, dimesso.
Con sé ha solo un piccolo ombrello tascabile e si alza più volte camminando con difficoltà.
Poco più avanti, lungo il corridoio, una famiglia di 3 persone che siedono strette, quasi a sostenersi a vicenda. Parlano piano, sono sospesi nel silenzio.
La porta dietro le mie spalle si apre di colpo e ne esce un medico con il suo bel camice, cartellino e si ferma, osservando il corridoio. Poi con voce sgradevolemente alta esordisce:
"Che cosa abbiamo qui? La lista dei questuanti?" e urlando alla segretaria con voce divertita, continua " Eh Marisa? hai visto la lista dei questuanti?"
Io sono seduta a pochi centimetri della sua gamba e nel silenzio del corridoio, sento la mia voce calma ma vibrante di orgoglio che risponde: "No gran coglione, non siamo qui a mendicare la tua attenzione di supereroe. Mi chiedo chi ti abbia indirizzato alla medicina se la tua vera vocazione è quella del pagliaccio, cosa che ti riesce egregiamente, anche se non fai ridere in verità.
Probabilmente neanche il lavoro del medico ti riesce bene, se senti la necessità di umiliare persone che stanno praticando una corsa a tempo contro la morte."
Nel corridoio il silenzio.
Il medico è già lontano ed io ho testa immersa nel libro.
La rabbia ribolle e sono invasa da un profondo senso di vergogna per non aver detto una parola.
Certe cose fanno più male di una malattia.
Le amarezze vanno sempre addolcite.
Quello che vedete qui sopra è un dolce meraviglioso che volevo preparare da tanto tempo.
Ed è solo grazie a Cecilia del blog Kitchening, che oggi lo trovate qui.
Per altro vi consiglio di farvi un giro sul blog di Cecilia perché ne resterete sorpresi, per le splendide ricette e la scrittura profonda e delicata.
La ricetta arriva dal maitre patissier Christophe Felder che pare abbia preso ispirazione da alcuni dolci di origine nordafricana. Del nordafrica ma anche del medio oriente, la Torta Olga ha tutti i profumi: fiori d'arancio, mandorle, pistacchio.
La consistenza è soffice ma granulosa grazie alla presenza della semola e mandorle, e come vuole la tradizione mediorientale, lo sciroppo rende il tutto umido e fondente.
La preparazione è semplice, veloce ed il risultato straordinario. Provatela.
L'autore ha scelto uno stampo quadrato di 26 cm di diametro.
Non avendolo a disposizione, ho usato uno stampo rotondo a cerniera con 24 cm di diametro, ed ho rialzato i bordi con la carta da forno per paura che l'impasto strabordasse durante la cottura.
Ingredienti per un ostampo a cerniera quadrato 24 cm di lato. 
4 uova a temperatura ambiente 
300 g di zucchero
180 g di succo di arance filtrato (circa 2 arance)
200 ml di olio neutro (io ho usato quello di mais)
2 gocce di aroma di mandorla (io ho aggiunto 10 g di armelline tritate alla farina di mandorle) 
150 g di semola rimacinata di grano duro
100 g di farina 00
150 g di farina di mandorle
1 bustina di lievito per dolci
1 bacca di vaniglia
la scorza grattugiata di un’arancia

Per lo sciroppo
100 ml di orzata (io non avendolo, ho usato la stessa quantità di latte di mandorle)
50 ml di acqua 
2 cucchiai da cucina di acqua di fiori d'arancio
confettura o gelatina di albicocche
200 g di pistacchi tostati e spellati tritati al coltello

  • Accendete il forno a 200°. Imburrate lo stampo.  Scegliete degli stampi a cerniera perché il dolce è molto delicato da sfornare una volta bagnato. 
  • In una ampia ciotola montate con la frusta elettrica montate le uova con lo zucchero fino a che non avrete un impasto bianco gonfio e leggero. 
  • Miscelate il succo di arancia con l'olio e l'estratto di mandorla e versatelo lentamente nella ciotola continuando a montare. 
  • Miscelate le farine precedentemente setacciate con il lievito. Aggiungete i semi della bacca di vaniglia e le scorze di arancia e versate in più tempi nell'impasto, amalgamando con una spatola (o anche con una frusta a mano visto che l'impasto sarà piuttosto liquido). 
  • Quando l'impasto sarà liscio ed omogeneo, versatelo nella tortiera quindi informate cuocendo per 5 minuti a 200°. Passato questo tempo abbassate la temperatura a 180° e continuate la cottura per 45 minuti c.ca. Fate la prova stecchino che dovrà uscire asciutto. 
  • Mentre il dolce cuoce, preparate la bagna con lo sciroppo, l'acqua e l'acqua di fiori d'arancia. 
  • Appena toglierete il dolce dal forno, versatevi sopra lentamente la bagna in modo che la assorba bene su tutta la superficie. 
  • Lasciate raffreddare il dolce nello stampo.
  • Quando il dolce è freddo, sformatelo con delicatezza e trasferitelo su un piatto di portata. Cospargete la superficie di confettura di albicocche e rifinite con i pistacchi tritati.
  • NOTA: Io ho lasciato riposare il dolce nello stampo per tutta la notte. Il giorno dopo ho decorato e servito. L'impasto era perfettamente stabile e umido al post giusto. Il taglio perfetto come potrete vedere in foto. E' piaciuto tantissimo a tutta la famiglia. 
  • Per i pistacchi, dovete spellarli. Fateli tostare per 15 minuti a 100° smuovendoli via via, poi ancora caldi, metteteli in uno strofinaccio e chiudeteli a sacchetto. Adesso strofinateli con energia. Perderanno la pellicina e potrete tritarli. 

mercoledì 5 ottobre 2016

Orecchiette di grano arso alla mia maniera. Parole e metereopatia.

It's raining again - Supertramp
Non mi vengono le parole.
Balbetto, parlo a fatica e nella formulazione di una frase di senso compiuto, inceppo, barcollo, scivolo senza riuscire ad aggrapparmi a quella parola che sia in grado di sostenere il mio bel discorso.
La lingua si annoda, cado nel vuoto.
Sta per piovere.
Io lo so.
Non me lo dice l'alluce dolorante, l'anca sbilenca, la cervicale selvaggia.
Sta per piovere perché tartaglio come un ubriaco e faccio pause alla Celentano che levati.
Ormai ci sono abituata. Da una vita.
Il maltempo continuato non mi fa niente. E' il cambiamento che mi uccide.
Oggi è una giornata magnifica, tersa, un tramonto rosso come il fuoco.
Eppure questa maledetta lingua intontita mi avvisa che fra massimo 36 ore arriverà un bel temporale.
Non sbaglia mai.
Non è tanto la chiacchierata con gli amici che mi preoccupa.
Prova tu a rispondere al telefono al cliente americano quando sei in questo stato? Una risata.
Ed essere chiacchieroni come la sottoscritta non aiuta per niente. Perché di tutte le parole che conosci, non te ne viene neanche una.
Però potrei fare domanda all'Aeronautica come Maga della Pioggia.
Tanto di sicuro, sarei più affidabile dei vari colonnelli che si vedono in tv.
Fatemi parlare e vi dirò se piove!
Ok, visto che fra poco dovremo definitivamente dire bye bye a questo strascico d'estate, io ho voluto metterla ancora una volta nel piatto, sposata a delle orecchiette artigianali di grano arso (non le ho fatte io, mi arrivano da Matera).
Melanzane grigliate, polpa di pomodoro fatta in casa, ricotta e caciocavallo delle monache.
E ditemi se non sentite il sole scottare sulla vostra pelle.
Facile, veloce e strabuona!

Ingredienti per 4 persone
320 g di orecchiette di grano arso essiccate
1 melanzana variegata
200 g di polpa pronta fatta in casa 
150 g di ricotta di pecora freschissima
50 g di Caciocavallo delle monache grattugiato
1 spicchio d'aglio
un mazzetto di basilico fresco
Olio extravergine Vulture Dop
peperoncino a piacere.

  • Lavate ed asciugate la melanzana quindi affettatela a fette di 5 mm c.ca. Grigliatele su una bistecchiera ben calda quindi tagliatele a striscioline non più larghe di 1 cm. Tenete da parte.
  • Versate 3 cucchiai d'olio in una larga padella insieme allo spicchio d'aglio. Fate profumare l'olio a fiamma dolce quindi versatevi la polpa pronta e mescolate bene. Aggiungete le melanzane a striscioline ed alzate la fiamma facendo insaporire il tutto. Cuocete 4/5 minuti
  • Aggiustate di sale ed aggiungete il basilico spezzettato a mano. Mescolate e spegnete.
  • Portate a ebollizione abbondante acqua salata e cuocete le orecchiette seguendo le indicazioni della confezione (in genere sono 7/9 minuti). 
  • Scolate tenendo da parte una tazza di acqua di cottura, e versate le orecchiette nella padella con il condimento. Saltate a fiamma vivace per qualche istante. Aggiungete qualche cucchiaio di acqua se necessario quindi spegnete.
  • Impiattate rifinendo con ciuffetti di ricotta fresca ed una bella manciata di caciocavallo e piacendo, un pizzico di peperoncino. Filo d'olio e servite subito. 

lunedì 3 ottobre 2016

Creme cheese chocolate cake: quattro chiacchiere con uno sconosciuto.

La complainte de la Butte - Patrick Bruel
Durante i primi anni di attività ero solita accompagnare i miei gruppi nei loro viaggi.
Oltre a garantirmi di avere la situazione sotto controllo, il viaggiare con 40/50 persone mai viste prima, stimolava la formazione di attributi e carattere di ferro, oltre che regalare una visione generale del genere umano.
Ho cominciato molto giovane e posso dire che in un anno di attività di questo genere, si accumulano esperienze che qualcuno non fa in una vita.
Una delle destinazioni più vendute dalla mia agenzia è sempre stata Parigi.
Mi capitava di andarci dalle 4 alle 7 volte l'anno ma posso dire che tornare spesso nella Ville Lumière non mi ha mai pesato quanto il dover gestire certi personaggi.
Grazie all'accompagnamento nei viaggi, ho imparato a vincere la mia timidezza, a parlare in pubblico, ad essere autoritaria quando necessario, a rispondere ai maleducati, a tenere a bada signore troppo esuberanti, a frequentare gli ospedali, le questure e le farmacie di svariate parti d'Europa, ad accettare complimenti e doni ed a rendermi invisibile durante le ore di tempo libero.
Quest'ultimo era naturalmente il momento del viaggio che amavo di più e quando davo la via al branco per le poche ore di attività individuali, io scappavo più lontana possibile da loro, a visitare hotel o ristoranti con cui poter lavorare o a farmi gli affari miei in santa pace.
Durante una di queste mattinate, mi ritrovai in Place de l'Abbesses a Montmartre.
Non so quanto rimasi a fissare la Giostra dorata ai piedi della Butte, ipnotizzata dall'incanto di quel momento. Poi, senza avere nessuna intenzione di salire fino al Sacro Cuore, lentamente cominciai a scendere verso la piazza in cerca di un ufficio postale.
Consultavo la mia cartina ed ero certa di averne visto uno proprio nei pressi qualche tempo prima e mentre giravo su me stessa per orientarmi, mi accorsi di un'ombra che si avvicinava lentamente.
"Puis-je vous aider mademoiselle?"
Di fronte a me stava un distinto signore sulla settantina con barba e capelli argentati, la baguette sotto il braccio sinistro ed una piccola busta della spesa inforcata sul polso destro.
Mi osservava sorridendo, con lo sguardo aperto di chi ha tempo da perdere e desiderio di essere utile.
Non sono il tipo da dare confidenza al primo che mi si avvicina, anzi, tendo a passare oltre con modi piuttosto spicci ma allora, colsi la palla al balzo e chiesi dove potessi trovare l'ufficio postale.
Il signoretto gentile mi indicò quanto ciò che cercavo fosse vicino ma prima che io potessi ringraziare e salutarlo, cominciò a chiedermi da dove venissi e cosa facessi a Parigi (quando si dice farsi i fatti propri).
Presa dall'indulgenza che sempre si dovrebbe avere con gli anziani, risposi sorridendo ma appena terminai la frase pronunciando la parola Siena, lo vidi illuminarsi come se avesse visto la Madonna.
Gli occhi si fecero lucidi ed il sorriso si aprì a 88 denti.
Cominciò a parlare concitatamente, raccontandomi che a Siena aveva studiato da ragazzo per preparare una tesi di Storia Medievale, e che quelli erano stati gli anni più belli della sua vita.
Mi tenne agganciata a quella conversazione facendomi le domande più disparate: "ma c'è ancora quel forno vicino alla contrada della Tartuca? E lo conosce il prof Tal dei Tali? E così via per forse un'ora, in piedi in mezzo alla piazza, mentre intorno a noi scorreva Parigi indifferente.
Quando finalmente lo salutai dicendo che dovevo raggiungere il mio gruppo, mi strinse la mano con forza senza smettere di guardarmi e sorridermi, ripetendo "merci merci" per avergli regalato la breve illusione di un viaggio nella sua giovinezza.
Questo episodio mi torna sempre in mente quando qualcuno cerca di attaccare discorso per il solo piacere di parlare.
A volte bisognerebbe solo aver il coraggio di ascoltare senza pregiudizi.

A trovare il coraggio ci può venire d'aiuto il potere sfacciato del cioccolato, in questo caso sotto forma di un cake spudoratamente esagerato per il quale dovrò maledire ringraziare Sonia, perché dal momento che l'ho visto sul suo blog ho solamente desiderato rifarlo.
Se vi piace il cioccolato senza riserve, se vi piace la consistenza umida, densa, fondente, se cercate una ricetta facile, veloce e d'effetto, allora dovete provare questo cake.
Se invece vi piace l'idea di questo tipo di consistenza ma preferite la voluttà della vaniglia, allora potrete provare questa versione.

INGREDIENTI PER UNO STAMPO da 23/25 cm di lunghezza
  • 200 g di formaggio morbido spalmabile tipo quark (temperatura ambiente)
  • 150 g di farina 00
  • 150 g di cioccolato 70% cacao
  • 100 g di cioccolato al latte di altissima qualità
  • 100 g di burro morbido
  • 100 g zucchero semolato fine
  • 2 cucchiai di cacao amaro in polvere
  • 3 uova grandi a temperatura ambiente
  • 1 cucchiaino di estratto di vaniglia
  • 7 g di lievito in polvere per dolci
  • un pizzico di sale.
  • Scaldate il forno a 160° (nel mio devo tenerlo a 170°)
  • Tritate grossolanamente il cioccolato fondente e fatelo sciogliere a bagnomaria. Lasciatelo intiepidire.
  • Mettete il burro nella planetaria con lo zucchero e montate fino a che non avrete un composto chiaro, gonfio e leggero. 
  • Unite il formaggio che avrete prima reso cremoso con un cucchiaio. Amalgamate bene con il burro quindi cominciate ad aggiungere le uova, una alla volta, senza aggiungere il secondo se il primo non è stato ben incorporato. 
  • Aggiungete la vaniglia. 
  • In una ciotola setacciate la farina, il cacao, il lievito ed il sale. 
  • Adesso aggiungete il cioccolato fuso nel composto di burro e uova e mescolate bene con una spatola.
  • Rimettete la ciotola sulla planetaria con la frusta ed aggiungete le polveri poco a poco continuando ad impastare a bassa velocità fino a che tutto non sarà perfettamente cremoso ed amalgamata. 
  • Imburrate e foderate lo stampo da plumcake con la carta da forno quindi versateci 2/3 dell'impasto. 
  • Spezzettate metà del cioccolato al latte e distribuiscilo sulla superficie dell'impasto. Copri il tutto con il resto dell'impasto e completa la decorazione con il resto della cioccolata. 
  • Inforna cuocendo per 45 minuti c.ca (fai la prova stecchino che dovrà uscire pulito). 
  • Sforna, attendi 5/10 minuti prima di togliere il cake dallo stampo e fallo raffreddare su una gratella. Servi tiepido o a temperatura ambiente, semplice o accompagnato con panna semimontata (yummmm).