Magic - Coldplay
Ultima puntata di Starbooks per il mese di maggio con un'ennesima velocissima e deliziosa ricetta di Donna Hay che vi consiglio e che piacerà da matti ai vostri bambini.
Falafel di lenticchie che si preparano in meno di mezz'ora e che sono perfetti anche come antipasto, stuzzichini e per un pic hic (sono buonissimi anche freddi).
Se vi ho incuriosito, andate qui per la ricetta.
Buona giornata.
mercoledì 27 maggio 2015
lunedì 25 maggio 2015
Cous Cous vegetariano al profumo di lime e menta: quanto mi piace il cinema.
Flying - The Beatles
Oggi un post di pubblica utilità per gli appassionati di cinema.
E' un po' che non parlo di questa mia passione ma ultimamente mi sto dando al cinema casalingo guardando film in streaming perché la tv generalista non produce nulla che valga la pena di essere seguito se non in orari impossibili.
Così sono riuscita a vedere alcuni film che avevo perso e qualcosa di nuovo veramente carino, che piace a noi donne piene di romatiche fantasie.
Il primo che vi segnalo è "La teoria del tutto". La vita dello scienziato Stephen Hawking e della moglie Jane, dagli anni del loro incontro (primi anni 60) fino ai giorni nostri.
Fermo restando che i due attori principali danno vita ad una performance di commovente bravura, tutto il film è pervaso da una palpabile dolcezza che emerge dalla figura di Stephen, uomo geniale messo alla prova dalla terribile malattia che pur non è riuscita a fermare la sua mente sempre in movimento. Il dolore, le difficoltà, la previsione di una morte precoce non impediscono a quest'uomo di mantenere viva una costante positività, un sorriso sempre presente sotto la smorfia della malattia, un umorismo inossidabile e sincero. Qualsiasi donna avrebbe rischiato di soccombere affrontando la prova di Jane ma in questa storia è proprio lei che giganteggia al suo fianco, che si fa carico della decisione più difficile che è quella di mantenerlo in vita dopo un ulteriore peggioramento, ma che nonostante tutto mostra le sue fragilità di donna senza vergogna. Un film che parla d'amore, di fede, di volontà e speranza e la cui visione fa meglio di una medicina.
La famiglia Belier : negli ultimi anni mi è capitato di vedere alcuni film francesi assolutamente adorabili. La Francia sta producendo delle ottime pellicole da cui noi italiani ricaviamo remake di successo, come il campione di incassi "Benvenuti al sud". Che personalmente mi ha molto divertito ma mai quando l'originale "Giù al nord" (vedetelo). Ma potrei citarvi la bellissima "Quasi amici", o "Emotivi Anonimi" oppure "Piccole Bugie fra amici" o "Un sapore di ruggine ed ossa" con la meravigliosa Cotillard.
La famiglia Belier è una commedia deliziosa per tutta la famiglia e la storia è originale e del tutto inaspettata: cosa può succedere se in una famiglia dove c'è un padre, una madre ed un fratello sordomuti, è presente anche una sorella normodotata e per di più con una voce straordinaria? Non voglio svelarvi la trama che comunque potete leggere ovunque, ma vi invito a vederlo perché è un film delicato e divertente, dove si tocca il tema della discriminazione in maniera assolutamente ironica e dove il senso di "famiglia" emerge forte e prepotente in ogni immagine. Si ride, ci si commuove, ed anche la musica ha il suo bel perché.
Adaline e l'eterna giovinezza. Il titolo originale è The age of Adaline e questo è veramente il titolo perfetto. Sulla capacita tutta italiana di mortificare i titoli dei film magari scriverò un post a parte, fatto sta che questa pellicola uscita da pochissimo è un film da donne.
Non voglio dire che esistano film da donne o da uomini, ve lo dice una che gongola guardando Tarantino, ma la fantasia proposta dalla trama è assolutamente femminile. Per un incredibile incidente, Adaline, nata alla mezzanotte del 1901, smette di invecchiare, e conserva integra la bellezza dei suoi 29 anni per decenni. Il film ha la struttura narrativa del più noto "Lo strano caso di Benjamin Button" e ci fa percorrere un secolo di storia inseguendo le avventure di Adaline. Quello che ho adorato di questo racconto, a parte l'idea su cui ho continuato a fantasticare per ore, sono le ricostruzioni storiche, i costumi meravigliosi indossati dalla protagonista, le sue pettinature, il personaggio così denso, intelligente e ricco di esperienze che però si nasconde al mondo per svariate ragioni.
Ve lo consiglio, sono certa che vi piacerà. E stasera me lo riguardo con mia figlia.
E voi, mi consigliate qualcosa con cui riempire le prossime serate?
Un piatto strafacile.
Ma anche rivisto forse e versatile.
Io il cous cous lo faccio praticamente una volta a settimana da quando comincia la bella stagione.
A me piace da impazzire ed ogni volta lo preparo in maniera diversa.
Qui sopra è presentato alla maniera marocchina, senza miscelare gli ingredienti ma tutto appoggiato sul letto di cous cous che sostituisce il pane.
Voi ovviamente potete mescolare il tutto ottenendo un piatto multicolor che riempie sempre gli occhi.
Questa è la velocissima ricetta
Ingredienti per 4 persone
250 g di cous cous (io ho usato quello bio di Nuova Terra)
200 g di zucchine novelle
2 carote grandi
1 cipolla bianca
200 g dei vostri ceci preferiti già cotti ed insaporiti con una foglia di alloro
8 pomodori piccadilly
un mazzetto di foglie di menta fresca
il succo di un lime
4 cucchiai di olio extravergine
2 cucchiaino di misto spezie Ras El Hanout (potete trovarlo nei negozi di prodotti magrebini o nordafricani)
Sale
Tagliate le zucchine e le carote in dadini.
In una larga padella fate passire la cipolla tritata con un filo d'olio extravergine e quando sarà bella morbida e trasparente, aggiungete le verdure e cuocete a fuoco medio saltandole per 7/8 minuti, in modo che cuociano ma restino belle croccanti. Mentre cuocete, aggiungete le spezie ed il sale.
Tenete da parte.
Tagliate il pomodoro in pezzettini non troppo piccoli.
Scaldate il ceci nella loro acqua con una foglia di alloro. Salateli se necessario.
Scaldate lo stesso peso del cous cous di acqua in una casseruola con un pizzico di sale e un filo d'olio. Portate a ebollizione quindi versate il cous cous e spegnete. Smuovete la casseruola in modo che il cous cous si disponga in maniera uniforme sul fondo e lasciate a riposto per 5 minuti.
Una volta gonfiato, sgranatelo con una forchetta e versatelo nel piatto di servizio. Se necessario eliminate i grumi più grossi con le dita e passate le mani più volte nel cous cous per sciogliere eventuali grumi di semola.
Versate le verdure sul cous cous.
Tagliate le foglie di menta a julienne sottile.
Mettetele in una ciotolina con il succo di lime, 4 cucchiai d'olio ed il sale. Sbattete bene per ottenere una citronette. Versatela sul cous cous e servite decorando con foglioline di menta.
E' un po' che non parlo di questa mia passione ma ultimamente mi sto dando al cinema casalingo guardando film in streaming perché la tv generalista non produce nulla che valga la pena di essere seguito se non in orari impossibili.
Così sono riuscita a vedere alcuni film che avevo perso e qualcosa di nuovo veramente carino, che piace a noi donne piene di romatiche fantasie.
Il primo che vi segnalo è "La teoria del tutto". La vita dello scienziato Stephen Hawking e della moglie Jane, dagli anni del loro incontro (primi anni 60) fino ai giorni nostri.
Fermo restando che i due attori principali danno vita ad una performance di commovente bravura, tutto il film è pervaso da una palpabile dolcezza che emerge dalla figura di Stephen, uomo geniale messo alla prova dalla terribile malattia che pur non è riuscita a fermare la sua mente sempre in movimento. Il dolore, le difficoltà, la previsione di una morte precoce non impediscono a quest'uomo di mantenere viva una costante positività, un sorriso sempre presente sotto la smorfia della malattia, un umorismo inossidabile e sincero. Qualsiasi donna avrebbe rischiato di soccombere affrontando la prova di Jane ma in questa storia è proprio lei che giganteggia al suo fianco, che si fa carico della decisione più difficile che è quella di mantenerlo in vita dopo un ulteriore peggioramento, ma che nonostante tutto mostra le sue fragilità di donna senza vergogna. Un film che parla d'amore, di fede, di volontà e speranza e la cui visione fa meglio di una medicina.
La famiglia Belier : negli ultimi anni mi è capitato di vedere alcuni film francesi assolutamente adorabili. La Francia sta producendo delle ottime pellicole da cui noi italiani ricaviamo remake di successo, come il campione di incassi "Benvenuti al sud". Che personalmente mi ha molto divertito ma mai quando l'originale "Giù al nord" (vedetelo). Ma potrei citarvi la bellissima "Quasi amici", o "Emotivi Anonimi" oppure "Piccole Bugie fra amici" o "Un sapore di ruggine ed ossa" con la meravigliosa Cotillard.
La famiglia Belier è una commedia deliziosa per tutta la famiglia e la storia è originale e del tutto inaspettata: cosa può succedere se in una famiglia dove c'è un padre, una madre ed un fratello sordomuti, è presente anche una sorella normodotata e per di più con una voce straordinaria? Non voglio svelarvi la trama che comunque potete leggere ovunque, ma vi invito a vederlo perché è un film delicato e divertente, dove si tocca il tema della discriminazione in maniera assolutamente ironica e dove il senso di "famiglia" emerge forte e prepotente in ogni immagine. Si ride, ci si commuove, ed anche la musica ha il suo bel perché.
Adaline e l'eterna giovinezza. Il titolo originale è The age of Adaline e questo è veramente il titolo perfetto. Sulla capacita tutta italiana di mortificare i titoli dei film magari scriverò un post a parte, fatto sta che questa pellicola uscita da pochissimo è un film da donne.
Non voglio dire che esistano film da donne o da uomini, ve lo dice una che gongola guardando Tarantino, ma la fantasia proposta dalla trama è assolutamente femminile. Per un incredibile incidente, Adaline, nata alla mezzanotte del 1901, smette di invecchiare, e conserva integra la bellezza dei suoi 29 anni per decenni. Il film ha la struttura narrativa del più noto "Lo strano caso di Benjamin Button" e ci fa percorrere un secolo di storia inseguendo le avventure di Adaline. Quello che ho adorato di questo racconto, a parte l'idea su cui ho continuato a fantasticare per ore, sono le ricostruzioni storiche, i costumi meravigliosi indossati dalla protagonista, le sue pettinature, il personaggio così denso, intelligente e ricco di esperienze che però si nasconde al mondo per svariate ragioni.
Ve lo consiglio, sono certa che vi piacerà. E stasera me lo riguardo con mia figlia.
E voi, mi consigliate qualcosa con cui riempire le prossime serate?
Un piatto strafacile.
Ma anche rivisto forse e versatile.
Io il cous cous lo faccio praticamente una volta a settimana da quando comincia la bella stagione.
A me piace da impazzire ed ogni volta lo preparo in maniera diversa.
Qui sopra è presentato alla maniera marocchina, senza miscelare gli ingredienti ma tutto appoggiato sul letto di cous cous che sostituisce il pane.
Voi ovviamente potete mescolare il tutto ottenendo un piatto multicolor che riempie sempre gli occhi.
Questa è la velocissima ricetta
Ingredienti per 4 persone
250 g di cous cous (io ho usato quello bio di Nuova Terra)
200 g di zucchine novelle
2 carote grandi
1 cipolla bianca
200 g dei vostri ceci preferiti già cotti ed insaporiti con una foglia di alloro
8 pomodori piccadilly
un mazzetto di foglie di menta fresca
il succo di un lime
4 cucchiai di olio extravergine
2 cucchiaino di misto spezie Ras El Hanout (potete trovarlo nei negozi di prodotti magrebini o nordafricani)
Sale
Tagliate le zucchine e le carote in dadini.
In una larga padella fate passire la cipolla tritata con un filo d'olio extravergine e quando sarà bella morbida e trasparente, aggiungete le verdure e cuocete a fuoco medio saltandole per 7/8 minuti, in modo che cuociano ma restino belle croccanti. Mentre cuocete, aggiungete le spezie ed il sale.
Tenete da parte.
Tagliate il pomodoro in pezzettini non troppo piccoli.
Scaldate il ceci nella loro acqua con una foglia di alloro. Salateli se necessario.
Scaldate lo stesso peso del cous cous di acqua in una casseruola con un pizzico di sale e un filo d'olio. Portate a ebollizione quindi versate il cous cous e spegnete. Smuovete la casseruola in modo che il cous cous si disponga in maniera uniforme sul fondo e lasciate a riposto per 5 minuti.
Una volta gonfiato, sgranatelo con una forchetta e versatelo nel piatto di servizio. Se necessario eliminate i grumi più grossi con le dita e passate le mani più volte nel cous cous per sciogliere eventuali grumi di semola.
Versate le verdure sul cous cous.
Tagliate le foglie di menta a julienne sottile.
Mettetele in una ciotolina con il succo di lime, 4 cucchiai d'olio ed il sale. Sbattete bene per ottenere una citronette. Versatela sul cous cous e servite decorando con foglioline di menta.
venerdì 22 maggio 2015
Lemon and youghurt panna cotta di Donna Hay
Porcelain - Moby
Non vi fate impressionare.
E' facile, facilissima. E leggera, buona, fresca e cremosa.
Come certe ricette "furbe" sanno essere.
Nell'ultimo libro che stiamo analizzando con lo Starbooks, c'è tutta la creatività elegante di Donna Hay legata al desiderio di freschezza e leggerezza che ci pervade quando si avvicina la stagione estiva.
Non posso svelarvi nulla qui, ma solo incuriosirvi e ingolosirvi a sufficienza per venire a leggere di là
la ricetta SEMPLICISSIMA di questa panna cotta.
Vi aspetto qui.
Buon week end.
Non vi fate impressionare.
E' facile, facilissima. E leggera, buona, fresca e cremosa.
Come certe ricette "furbe" sanno essere.
Nell'ultimo libro che stiamo analizzando con lo Starbooks, c'è tutta la creatività elegante di Donna Hay legata al desiderio di freschezza e leggerezza che ci pervade quando si avvicina la stagione estiva.
Non posso svelarvi nulla qui, ma solo incuriosirvi e ingolosirvi a sufficienza per venire a leggere di là
la ricetta SEMPLICISSIMA di questa panna cotta.
Vi aspetto qui.
Buon week end.
martedì 19 maggio 2015
Biscottini di mandorla e limone: il patentino di madre non idonea.
Blower's daughter - Damien Rice
Si cresce.
Un'ennesima prova si profila all'orizzonte, neanche troppo lontano e osservando dall'esterno, alla ricerca di emozioni, paure, sudori freddi, nulla, se non uno sguardo perso in chissà quale mondo.
Lei vive leggera e inconsapevole.
O forse no. Forse sono io, madre apocalittica che assorbe ogni tensione e fa sua quella che dovrebbe essere una preoccupazione se pur accettabile, di una bimba preadolescente.
Allora scavo, sondo la mia memoria. Mi sembra così lontano, nebuloso. Una cosa però me la ricordo: andare a scuola mi piaceva.
Qui invece non capisco. Non più.
Quell'immagine di bimba che mi ero fatta nella testa, adesso ha lasciato posto ad una signorina che si muove come un'ombra per casa.
Vive chiusa nella propria camera da letto per accedere alla quale servono strumenti pesanti di disinfestazione.
Nella nostra vita si ripete ogni giorno l'ennesima epocale lotta tra il bene e il male: lo studio o il cellulare.
Non racconto nulla di nuovo, so che milioni di famiglie vivono il nostro stesso calvario quindi è solo un modo come un altro per raccontare una storia uguale a se stessa. Se non fosse che a meno di 4 settimane la signorina in questione dovrà affrontare il suo primo vero esame, la sua prima vera prova da piccolo individuo pensante, e l'unica persona presa dal panico in famiglia sono io.
Roba che non ci dormo la notte.
Si può essere più deficienti? Io vorrei tanto fare la madre forte, evoluta, cinica, che di fronte all'indifferenza dei figli sull'argomento studio, li lascia in balia della marea. Se bocciano sarà una lezione che non dimenticheranno e diventeranno più forti.
Ma dov'è scritto?
Io mi rendo solo conto che vivo ogni suo fallimento, ogni sua debolezza, ogni suo sbaglio come una sconfitta personale. Come la riprova di un'inadeguatezza nel lavoro di genitore: "madre non idonea" c'è scritto sul mio patentino.
Poi torno a pensare a freddo a com'ero io alla sua età, a quanto tempo passavo sui libri: poco. Quando tempo passavo a giocare: tanto. Non c'erano cellulari, ma c'era la musica, lo sport, i libri, la televisione. Ogni scusa era buona per svicolare l'impegno. Eppure sono sopravvissuta.
Ieri sera a tavola, durante una bellissima cena in terrazza al calore di un maggio generoso, parlando di scuola (ormai è l'argomento quotidiano), ho sospirato esclamando con reale nostalgia e desiderio:"quanto vorrei tornare a scuola".
Di tutta la mia vita, di ogni istante meraviglioso vissuto, di ogni gioia e conquista, di ogni regalo o scoperta, gli anni della scuola sono stati il vero ed unico periodo di totale libertà e spensieratezza.
Per ognuno di noi.
Non c'è e non ci sarà mai più un momento così assolutamente perfetto. Per ognuno di noi.
Dovrebbero scriverlo sulle istruzioni per l'uso.
L'amarezza della preoccupazione va smorzata con qualcosa di avvolgente, dolce ma non troppo, profumato e dal cuore fondente. Ma con una sorpresa croccante che risveglia l'umore e lo spinge verso l'allegria, la positività.
Se non esiste medicina per tutto ciò, ci sono i biscottini di mandorla con l'aroma inebriante del limone. Ma ricordate di usare mandorle di ottima qualità per ottenere dei dolcetti assolutamente indimenticabili.
Io ho usato delle stupende mandorle di Avola procurate dalla mia amica Flavia e che sto per terminare.
Non le batte nessuno. Pur avendo provato le pugliesi di Toritto o Bitonto, quelle di Avola sono di una eleganza sensoriale unica.
Per finire, questi sono tra i miei biscottini preferiti in assoluto. Non dimenticate le mandorle amare o le armelline, mi raccomando.
Ingredienti per c.ca 40 biscottini
250 g di farina di mandorle
5 g di farina di mandole amare o armelline
175 g di zucchero
2 albumi (60 g c.ca)
la scorza grattugiata di un limone non trattato
100 g di granella di mandorle tritate al coltello.
In una larga ciotola miscelate la farina di mandole, di mandorle amare, lo zucchero e la scorza di limone quindi aggiungete gli albumi leggermente sbattuti.
Lavorate il composto con un cucchiaio fino ad ottenere una palla, quindi lasciatelo riposare un'oretta coperto da una pellicola.
Aiutandovi con un cucchiaino, prendete dei pezzi di impasto e formate delle palline grandi come ciliegie.
Stendete la granella di mandola su una spianatoia e rotolatevi sopra le palline in modo che si rivestano di briciole su tutta la superficie.
Una volta ricoperte, schiacciatele leggermente fra le mani ed appoggiatele su una teglia ricoperta di carta da forno.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per c.ca 20 minuti.
Dovranno essere dorate e croccanti all'eterno e morbide e fondenti all'interno.
Lasciate raffreddare e conservatele in scatole di latta o vasi di vetro ermetici. Resteranno morbide per 5/6 giorni migliorando nel sapore.
Per gli amanti di pasta di mandorle, sono assolutamente irresistibili.
Si cresce.
Un'ennesima prova si profila all'orizzonte, neanche troppo lontano e osservando dall'esterno, alla ricerca di emozioni, paure, sudori freddi, nulla, se non uno sguardo perso in chissà quale mondo.
Lei vive leggera e inconsapevole.
O forse no. Forse sono io, madre apocalittica che assorbe ogni tensione e fa sua quella che dovrebbe essere una preoccupazione se pur accettabile, di una bimba preadolescente.
Allora scavo, sondo la mia memoria. Mi sembra così lontano, nebuloso. Una cosa però me la ricordo: andare a scuola mi piaceva.
Qui invece non capisco. Non più.
Quell'immagine di bimba che mi ero fatta nella testa, adesso ha lasciato posto ad una signorina che si muove come un'ombra per casa.
Vive chiusa nella propria camera da letto per accedere alla quale servono strumenti pesanti di disinfestazione.
Nella nostra vita si ripete ogni giorno l'ennesima epocale lotta tra il bene e il male: lo studio o il cellulare.
Non racconto nulla di nuovo, so che milioni di famiglie vivono il nostro stesso calvario quindi è solo un modo come un altro per raccontare una storia uguale a se stessa. Se non fosse che a meno di 4 settimane la signorina in questione dovrà affrontare il suo primo vero esame, la sua prima vera prova da piccolo individuo pensante, e l'unica persona presa dal panico in famiglia sono io.
Roba che non ci dormo la notte.
Si può essere più deficienti? Io vorrei tanto fare la madre forte, evoluta, cinica, che di fronte all'indifferenza dei figli sull'argomento studio, li lascia in balia della marea. Se bocciano sarà una lezione che non dimenticheranno e diventeranno più forti.
Ma dov'è scritto?
Io mi rendo solo conto che vivo ogni suo fallimento, ogni sua debolezza, ogni suo sbaglio come una sconfitta personale. Come la riprova di un'inadeguatezza nel lavoro di genitore: "madre non idonea" c'è scritto sul mio patentino.
Poi torno a pensare a freddo a com'ero io alla sua età, a quanto tempo passavo sui libri: poco. Quando tempo passavo a giocare: tanto. Non c'erano cellulari, ma c'era la musica, lo sport, i libri, la televisione. Ogni scusa era buona per svicolare l'impegno. Eppure sono sopravvissuta.
Ieri sera a tavola, durante una bellissima cena in terrazza al calore di un maggio generoso, parlando di scuola (ormai è l'argomento quotidiano), ho sospirato esclamando con reale nostalgia e desiderio:"quanto vorrei tornare a scuola".
Di tutta la mia vita, di ogni istante meraviglioso vissuto, di ogni gioia e conquista, di ogni regalo o scoperta, gli anni della scuola sono stati il vero ed unico periodo di totale libertà e spensieratezza.
Per ognuno di noi.
Non c'è e non ci sarà mai più un momento così assolutamente perfetto. Per ognuno di noi.
Dovrebbero scriverlo sulle istruzioni per l'uso.
L'amarezza della preoccupazione va smorzata con qualcosa di avvolgente, dolce ma non troppo, profumato e dal cuore fondente. Ma con una sorpresa croccante che risveglia l'umore e lo spinge verso l'allegria, la positività.
Se non esiste medicina per tutto ciò, ci sono i biscottini di mandorla con l'aroma inebriante del limone. Ma ricordate di usare mandorle di ottima qualità per ottenere dei dolcetti assolutamente indimenticabili.
Io ho usato delle stupende mandorle di Avola procurate dalla mia amica Flavia e che sto per terminare.
Non le batte nessuno. Pur avendo provato le pugliesi di Toritto o Bitonto, quelle di Avola sono di una eleganza sensoriale unica.
Per finire, questi sono tra i miei biscottini preferiti in assoluto. Non dimenticate le mandorle amare o le armelline, mi raccomando.
Ingredienti per c.ca 40 biscottini
250 g di farina di mandorle
5 g di farina di mandole amare o armelline
175 g di zucchero
2 albumi (60 g c.ca)
la scorza grattugiata di un limone non trattato
100 g di granella di mandorle tritate al coltello.
In una larga ciotola miscelate la farina di mandole, di mandorle amare, lo zucchero e la scorza di limone quindi aggiungete gli albumi leggermente sbattuti.
Lavorate il composto con un cucchiaio fino ad ottenere una palla, quindi lasciatelo riposare un'oretta coperto da una pellicola.
Aiutandovi con un cucchiaino, prendete dei pezzi di impasto e formate delle palline grandi come ciliegie.
Stendete la granella di mandola su una spianatoia e rotolatevi sopra le palline in modo che si rivestano di briciole su tutta la superficie.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per c.ca 20 minuti.
Dovranno essere dorate e croccanti all'eterno e morbide e fondenti all'interno.
Lasciate raffreddare e conservatele in scatole di latta o vasi di vetro ermetici. Resteranno morbide per 5/6 giorni migliorando nel sapore.
Per gli amanti di pasta di mandorle, sono assolutamente irresistibili.
lunedì 11 maggio 2015
Spaghetti al pomodoro, briciole aromatiche e sesamo per l'MTC: pazza per le erbe aromatiche
Lady and the Tramp - Bella Notte spaghetti song
Di tanto in tanto, ma più frequentemente quando comincia la stagione estiva, la mia testa bacata ritorna su domande che ovviamente evito di esternare a voce alta in quanto potrei essere presa e ricoverata d'urgenza alla neuro.
Una fra le tante è: "Perché non fanno un profumo al Basilico"?
Io lo comprerei, immediatamente, col rischio di andare in giro ed essere scambiata per una caprese (ovviamente non l'abitante dell'isola omonima) visto il pallore che mi contraddistingue.
Non ci posso fare nulla: il basilico ha su di me lo stesso effetto che la lingua spagnola aveva sulla prosperosissima Wanda/Jamie Lee Curtis nel film A Fish called Wanda (a dir la verità anche la lingua spagnola mi fa quell'effetto, un pochettino!:D).
Avendo ribadito più volte che non credo al concetto di "cibo afrodisiaco", capitolo miseramente di fronte ad un cespuglio di basilico. Mi torna il sorriso, si accendono le guance ed il respiro accelera.
Roba che se fossi un tantinello meno inibita, me lo strofinerei addosso come il rosmarino sulle patate.
Le erbe aromatiche hanno su di me un potere travolgente. Non so capire se arrivi da ricordi ancestrali o più semplicemente da una speciale sensibilità.
Quando rientro a casa dal lavoro, faccio i pochi passi che mi conducono al portone costeggiando una siepe di lavanda dei miei vicini. Afferro inconsciamente un ramo o le spighe dei fiori e li faccio scivolare fuori dal pugno allontanandomi. Così mi resta nella mano quell'ipnotico e materno profumo.
Saccheggio le siepi di alloro di nascosto, e riporto le foglie in casa per cuocerci i ceci, ma una o due le tengo nell'agenda perché quell'aroma elegante e vivo mi calma e rasserena.
Questa malattia ha origini lontane perché ricordo perfettamente quando da ragazzina, durante le mie vacanze sul lago di Garda, ogni volta che dalla casa dei nonni scendevamo in paese attraversando tutta la valle lungo mulattiere impervie, il mio naso fosse alla continua ricerca di erba limoncina, che cresceva selvaggia e fiera lungo il ciglio della strada e vicino alle pareti delle case.
Allora strappavo quelle foglie lunghe, strette e appiccicose e me le mettevo in tasca.
Ogni tanto stropicciavo il mio segreto di nascosto e mi annusavo le mani inebriata e felice.
La mia fioriera in terrazza è un inno alle erbe aromatiche ma ne vorrei molte di più, in particolare la salvia ananas, che ho scoperto in un orto in Puglia, il timo limone che mi è morto per mia cattiva gestione, ed il dragoncello, molto usato qui da noi in Toscana ma difficile da trovare in vaso.
Per questa ricetta ho usato il mio origano fresco perché è delicato e diverso dall'aroma così tipico una volta secco.
In ogni caso l'origano ama il pomodoro ma annusando questa pasta non vi verrà in mente la pizza, per una volta.
Che posso dire. La sfida di questo mese è la gioia dei mariti di noi foodblogger.
Ovviamente non solo la loro.
Per una volta preparazioni veloci, piene di colore, di profumi e soprattutto piene di PASTA!
Vaglielo spiegare a loro cosa significa "massa montata" o "appareil".
Vagli a ricordare che se quella frolla che stanno sterminando è buona è perché è stata lavorata alla velocità della luce per non bruciare il burro.
In una coppia noi saremo pure il sesso debole, ma loro sono il lato semplice e di certo non basterebbe l'imprinting con un pasticcere a far si che una volta di fronte ad un buffet con un pan di spagna a otto piani ed una cofana di spaghetti al pomodoro la loro scelta cadesse inevitabilmente sulla cofana.
Sono anime semplici. Per questo li amiamo.
Personalmente io amo anche la Paola Sabino per avere scelto questa ricetta per la sfida di Maggio.
Si Paola, ti amo, e ti ringrazio anche a nome di mio marito, che per una volta mi guarderà con rispetto e deferenza mentre spello pomodori di fronte al fuoco!
Maggio: pasta al pomodoro. Ovvero: semplicità, velocità, sapore.
Se riuscirò a postare un'altra ricetta, sarà sempre in regime de minimis, vale a dire pochissimi ingredienti ma molto profumati.
Non ho moltissime idee ma questa mi piaceva perché estremamente basica ma molto piacevole all'assaggio.
Sono semplici spaghetti al pomodoro secondo i dettami di Paola nel suo bellissimo post che vi invito a leggere, profumati da una manciata di briciole di pane toscano aromatizzate con origano fresco e sesamo tostato. Niente di più se non un immancabile filo di ottimo extravergine, nel mio caso un Trequanda Terra di Siena Dop.
Ingredienti per 4 persone
1 kg di pomodorini Piccadilly maturi
350 g di spaghettini
2 spicchi d'aglio
100 g di mollica di pane toscano raffermo
3 cucchiai di sesamo biologico
un ciuffo generoso di origano fresco
sale
Olio extravergine Terre di Siena Dop
In un piccolo blender riducete in briciole la mollica di pane raffermo insieme al l'origano, in modo che questo si triti insieme al pane.
Versate 2 cucchiai di olio extravergine in una larga padella antiaderente e scaldatelo.
Quindi una volta caldo buttate uno spicchio d'aglio e con un cucchiaio di legno, strofinate l'aglio lungo tutta la base facendo insaporire l'olio ma senza farlo dorare.
Fate questa operazione per un minuto quindi eliminate l'aglio e versate le briciole miscelate con il sesamo nella padella.
Fate tostare il pane ed il sesamo smuovendo la padella e mescolando con il cucchiaio di legno fino a che il pane non sarà croccante ed il sesamo dorato.
Aggiustate con una bella macinata di sale e tenete da parte.
In una larga padella dove possiate successivamente saltare la pasta, fate imbiondire uno spicchio d'aglio in 2 cucchiai d'olio extravergine.
Lavate e tagliate a metà o in quarti i pomodorini e versateli nella padella. Io non elimino l'aglio quando aggiungo i pomodori ma lascio che l'aroma si diffonda fino a fine cottura. In genere non amo rosolare l'aglio quindi questa breve rosolatura nell'olio mi consente di tenere l'aglio per tutta la cottura senza che il profumo sia troppo aggressivo.
Cuocete i pomodorini a fiamma media, schiacciandoli un po' con il cucchiaio di legno e proseguendo la cottura per c.ca 20/30 minuti, in modo che si formi un sughetto vellutato.
Se non vi piacciono, eliminate quelle bucce che si saranno separate dalla polpa dei pomodori prima di saltare la pasta.
Mentre i pomodorini cuociono, controllate i tempi, ed una decina di minuti prima della fine cottura, versate gli spaghetti in abbondante acqua salata e bollente e cuoceteli seguendo le indicazioni sulla confezione e del vostro palato.
Nel mio caso dava 7 minuti al dente ed io li ho scolati un minuto prima per il salto.
Versate la pasta nella padella e alzate la fiamma. Saltate gli spaghetti qualche istante. Io aggiungo sempre uno o due mestoloni di acqua di cottura che grazie alla presenza dell'amido, crea una salsina legante e fluida.
Con un forchettone create il nido di spaghetti aiutandovi con un mestolo e versate la pasta nel piatto di portata. Cospargete con una manciata di briciole croccanti al sesamo e origano e condite con olio extravergine a crudo.
Con questa ricettina, partecipo alla sfida MTC di maggio sugli spaghetti al pomodoro di Paola Fairies' Kitchen
Di tanto in tanto, ma più frequentemente quando comincia la stagione estiva, la mia testa bacata ritorna su domande che ovviamente evito di esternare a voce alta in quanto potrei essere presa e ricoverata d'urgenza alla neuro.
Una fra le tante è: "Perché non fanno un profumo al Basilico"?
Io lo comprerei, immediatamente, col rischio di andare in giro ed essere scambiata per una caprese (ovviamente non l'abitante dell'isola omonima) visto il pallore che mi contraddistingue.
Non ci posso fare nulla: il basilico ha su di me lo stesso effetto che la lingua spagnola aveva sulla prosperosissima Wanda/Jamie Lee Curtis nel film A Fish called Wanda (a dir la verità anche la lingua spagnola mi fa quell'effetto, un pochettino!:D).
Avendo ribadito più volte che non credo al concetto di "cibo afrodisiaco", capitolo miseramente di fronte ad un cespuglio di basilico. Mi torna il sorriso, si accendono le guance ed il respiro accelera.
Roba che se fossi un tantinello meno inibita, me lo strofinerei addosso come il rosmarino sulle patate.
Le erbe aromatiche hanno su di me un potere travolgente. Non so capire se arrivi da ricordi ancestrali o più semplicemente da una speciale sensibilità.
Quando rientro a casa dal lavoro, faccio i pochi passi che mi conducono al portone costeggiando una siepe di lavanda dei miei vicini. Afferro inconsciamente un ramo o le spighe dei fiori e li faccio scivolare fuori dal pugno allontanandomi. Così mi resta nella mano quell'ipnotico e materno profumo.
Saccheggio le siepi di alloro di nascosto, e riporto le foglie in casa per cuocerci i ceci, ma una o due le tengo nell'agenda perché quell'aroma elegante e vivo mi calma e rasserena.
Questa malattia ha origini lontane perché ricordo perfettamente quando da ragazzina, durante le mie vacanze sul lago di Garda, ogni volta che dalla casa dei nonni scendevamo in paese attraversando tutta la valle lungo mulattiere impervie, il mio naso fosse alla continua ricerca di erba limoncina, che cresceva selvaggia e fiera lungo il ciglio della strada e vicino alle pareti delle case.
Allora strappavo quelle foglie lunghe, strette e appiccicose e me le mettevo in tasca.
Ogni tanto stropicciavo il mio segreto di nascosto e mi annusavo le mani inebriata e felice.
La mia fioriera in terrazza è un inno alle erbe aromatiche ma ne vorrei molte di più, in particolare la salvia ananas, che ho scoperto in un orto in Puglia, il timo limone che mi è morto per mia cattiva gestione, ed il dragoncello, molto usato qui da noi in Toscana ma difficile da trovare in vaso.
Per questa ricetta ho usato il mio origano fresco perché è delicato e diverso dall'aroma così tipico una volta secco.
In ogni caso l'origano ama il pomodoro ma annusando questa pasta non vi verrà in mente la pizza, per una volta.
Che posso dire. La sfida di questo mese è la gioia dei mariti di noi foodblogger.
Ovviamente non solo la loro.
Per una volta preparazioni veloci, piene di colore, di profumi e soprattutto piene di PASTA!
Vaglielo spiegare a loro cosa significa "massa montata" o "appareil".
Vagli a ricordare che se quella frolla che stanno sterminando è buona è perché è stata lavorata alla velocità della luce per non bruciare il burro.
In una coppia noi saremo pure il sesso debole, ma loro sono il lato semplice e di certo non basterebbe l'imprinting con un pasticcere a far si che una volta di fronte ad un buffet con un pan di spagna a otto piani ed una cofana di spaghetti al pomodoro la loro scelta cadesse inevitabilmente sulla cofana.
Sono anime semplici. Per questo li amiamo.
Personalmente io amo anche la Paola Sabino per avere scelto questa ricetta per la sfida di Maggio.
Si Paola, ti amo, e ti ringrazio anche a nome di mio marito, che per una volta mi guarderà con rispetto e deferenza mentre spello pomodori di fronte al fuoco!
Maggio: pasta al pomodoro. Ovvero: semplicità, velocità, sapore.
Se riuscirò a postare un'altra ricetta, sarà sempre in regime de minimis, vale a dire pochissimi ingredienti ma molto profumati.
Non ho moltissime idee ma questa mi piaceva perché estremamente basica ma molto piacevole all'assaggio.
Sono semplici spaghetti al pomodoro secondo i dettami di Paola nel suo bellissimo post che vi invito a leggere, profumati da una manciata di briciole di pane toscano aromatizzate con origano fresco e sesamo tostato. Niente di più se non un immancabile filo di ottimo extravergine, nel mio caso un Trequanda Terra di Siena Dop.
Ingredienti per 4 persone
1 kg di pomodorini Piccadilly maturi
350 g di spaghettini
2 spicchi d'aglio
100 g di mollica di pane toscano raffermo
3 cucchiai di sesamo biologico
un ciuffo generoso di origano fresco
sale
Olio extravergine Terre di Siena Dop
In un piccolo blender riducete in briciole la mollica di pane raffermo insieme al l'origano, in modo che questo si triti insieme al pane.
Quindi una volta caldo buttate uno spicchio d'aglio e con un cucchiaio di legno, strofinate l'aglio lungo tutta la base facendo insaporire l'olio ma senza farlo dorare.
Fate questa operazione per un minuto quindi eliminate l'aglio e versate le briciole miscelate con il sesamo nella padella.
Fate tostare il pane ed il sesamo smuovendo la padella e mescolando con il cucchiaio di legno fino a che il pane non sarà croccante ed il sesamo dorato.
Aggiustate con una bella macinata di sale e tenete da parte.
In una larga padella dove possiate successivamente saltare la pasta, fate imbiondire uno spicchio d'aglio in 2 cucchiai d'olio extravergine.
Lavate e tagliate a metà o in quarti i pomodorini e versateli nella padella. Io non elimino l'aglio quando aggiungo i pomodori ma lascio che l'aroma si diffonda fino a fine cottura. In genere non amo rosolare l'aglio quindi questa breve rosolatura nell'olio mi consente di tenere l'aglio per tutta la cottura senza che il profumo sia troppo aggressivo.
Cuocete i pomodorini a fiamma media, schiacciandoli un po' con il cucchiaio di legno e proseguendo la cottura per c.ca 20/30 minuti, in modo che si formi un sughetto vellutato.
Se non vi piacciono, eliminate quelle bucce che si saranno separate dalla polpa dei pomodori prima di saltare la pasta.
Mentre i pomodorini cuociono, controllate i tempi, ed una decina di minuti prima della fine cottura, versate gli spaghetti in abbondante acqua salata e bollente e cuoceteli seguendo le indicazioni sulla confezione e del vostro palato.
Nel mio caso dava 7 minuti al dente ed io li ho scolati un minuto prima per il salto.
Versate la pasta nella padella e alzate la fiamma. Saltate gli spaghetti qualche istante. Io aggiungo sempre uno o due mestoloni di acqua di cottura che grazie alla presenza dell'amido, crea una salsina legante e fluida.
Con un forchettone create il nido di spaghetti aiutandovi con un mestolo e versate la pasta nel piatto di portata. Cospargete con una manciata di briciole croccanti al sesamo e origano e condite con olio extravergine a crudo.
Con questa ricettina, partecipo alla sfida MTC di maggio sugli spaghetti al pomodoro di Paola Fairies' Kitchen
giovedì 7 maggio 2015
Stile di vita, pensieri collaterali e BWell style: farrotto ai pistilli di zafferano.
Ultimamente i pensieri sulla qualità della mia vita ed in generale su quella di chi mi circonda, sono praticamente quotidiani.
Quando incontro e parlo con amici che non vedo da tempo, il "come stai" non è più solo il modo di aprire una conversazione, ma una vera e propria domanda che nasconde una reale premura verso chi ho di fronte.
La persona che qui scrive è lontana anni luce dall'ipocondria e dall'ansia generalizzata, ma molte persone che conosco invece lo sono.
La mia sensazione è che oggi il tipo di comunicazione che ci arriva dai media non sia più tanto "informazione preventiva" ma vero e proprio terrorismo psicologico.
Rispetto grandemente tutti coloro che affrontano la malattia, qualunque essa sia, con lo spirito di chi non è malato, ma "diversamente sano". Cosa difficilissima da fare ma possibile, credo.
Ogni malattia è penosa per chi l'affronta. Ma un diverso modo di affrontarla racconta molto della persona che hai di fronte.
Se si cominciasse a ridimensionare certi messaggi che ci pervengono e che ovviamente tendono ad manipolare la nostra percezione, sarebbe un primo passo verso una vita più serena.
Di zucchero, grassi saturi, farine raffinate, proteine animali e continuate voi la lista, si può morire così come è vero che la nostra alimentazione è la prima causa dei nostri malanni. Ma si può vivere una vita piena di demoni e privazioni?
Intolleranze, allergie e malesseri di vario genere per sensibilizzazione agli alimenti sono all'ordine del giorno. La parola dieta invece una sorta di martello pneumatico che comincia a trapanarci i neuroni con il primo sole e paradossalmente si pensa alla dieta solo per apparire belli, snelli, attraenti e giovani.
Uno si guarda di profilo allo specchio e lì scatta il "devo mettermi a dieta" di ordinanza.
Io invece mi deprimo.
Tantissimo. Perché non mi piacciono le rinunce, odio le campagne terroristiche e le misure estreme.
Perché con il passare degli anni il piacere del cibo resta una delle cose che più mi dà felicità, allegria. Non amo abbuffarmi, non sono una mangiatrice occulta (non mi sveglio la notte per saccheggiare il frigo), e sono anche una con una discreta forza di volontà quando voglio raggiungere degli obiettivi. A mio vantaggio va che non ho vizi: non fumo (1000 punti extra), non bevo (una birretta con gli amici ogni tanto, ma piccola sennò mi gira il capo).
Con molta probabilità, se non mi casca un vaso in testa, potrò vivere fino a 100 anni anche se, vista la mia pressione, avrò vissuto tutta la vita con l'energia di una 90nne.
Ricettario BWell |
Facile, direte voi: "quello è un centro benessere"! Si, ma non sempre tutto è così scontato.
Il Bristol Buja lavora da anni con una clientela internazionale.
Il mercato principale è quello tedesco, e durante il mio recente soggiorno di cui vi avevo anticipato qui, mi sono divertita ad osservare il comportamento degli ospiti dell'Hotel a tavola.
Dopo una giornata di fanghi, massaggi, jacuzzi e nuotate nella magnifica piscina termale, ordinavano fior di lasagne, spaghetti, bisteccone e facevano letteralmente festa al buffet dei dolci.
Buffet di inaugurazione - cioccolatini home made |
Eccerto, considerando che la qualità di quanto proposto dalla cucina è altissima.
Ma la coraggiosa sfida della brigata del Bristol Buja capeggiata dallo Chef Claudio Crivellaro, con la consulenza della dottoressa Maria Teresa Nardi dell'Istituto Oncologico Veneto e del cardiologo Gianfranco Buja, è stata proprio quella di cimentarsi in qualcosa di veramente nuovo.
E' possibile realizzare un menù bello e buono che sia al contempo sano e con questo proporre una carta alternativa agli ospiti dell'Hotel?
Ebbene, la sfida è stata vinta attraverso la creazione di ben 14 menù diversificati (4 portate ogni menu) per un totale di 56 ricette.
Le ricette, raccolte su un delizioso ricettario, prevedono l'utilizzo di ingredienti che rispettano alcuni paletti dettati dai medici in equipe, vale a dire la diminuzione delle quantità di proteine animali e l'aumento di utilizzo di vegetali, legumi e cereali. Così carne e pesce 2 volte a settimana abbondanza di fibre, vitamine e antiossidanti in natura.
Ma senza mortificare il palato perché ogni menù proposto ha ricchezza di sapori e prevede un finale dolce (per gli irriducibili come la sottoscritta).
Pavone di asparagi - trionfo di antiossidanti naturali |
Ad oggi, dopo c.ca 2 mesi di inserimento nel menù generale dell'Hotel, un buon 20% degli ospiti sceglie i piatti BWell.
E per essere in un'Hotel dove ogni ospite ha ben tre tipologie di scelta (Menu del giorno - menù a la carta e B Well menu), questo è decisamente il miglior segno di apprezzamento e la conferma di aver preso una direzione giusta.
Lo chef Claudio Crivellaro ed alcune delle sue creazioni vegetali. |
Ogni giorno c'è la presenza di un antipasto sfizioso, un primo di pasta o favolose zuppe, un secondo creativo ed appetitoso ed un dolce finale.
L'attenzione non è posta solo agli ingredienti usati (di grandissimo livello qualitativo, molti biologici o integrali), ma anche ai metodi di cottura che preservano le proprietà dei prodotti senza mortificarne il sapore: niente riso bollito insomma.
Tutta la parte della pasticceria è stata seguita da uno chef giovanissimo e pieno di energia, Enrico Magro.
Pasticciere tradizionale, Enrico ha raccolto la sfida, riuscendo a realizzare dessert eleganti e di gratificazione utilizzando ingredienti inediti come farine speciali (canapa sativa), bacche aromatiche (fava tonka), cotture speciali (bagno maria a vapore) tanto per fare alcuni esempi.
Lo chef Enrico Magro ed Anna Maria Pellegrino, Presidente AIFB. |
Muffin con spuma di tofu |
Fava Tonka |
Trionfo di frutta e dessert BWell sul buffet di inaugurazione |
Aperitivo BWell - Un'inedita Caprese |
Food blogger al lavoro |
- Attività fisica ogni giorno: anche un'oretta di camminata a passo sostenuto è più che sufficiente per mantenersi in forma. Nessuna sana alimentazione o dieta se non è supportata dal movimento, è in grado di prevenire la degenerazione del nostro organismo.
- Sana Alimentazione: che va a braccetto con l'attività fisica. Varia, equilibrata, senza l'abolizione di nessuna categoria alimentare. Alcuni alimenti vanno privilegiati ma nessuno va abolito. Ricordiamocene.
- NO FUMO - e non c'è bisogno che dica altro.
- Preferire alimenti integrali.
- Frutta e verdura in primo piano.
- Carne, pesce, uova e latticini si, con moderazione (2 volte a settimana per ognuna delle categorie).
- Diminuzione drastica del consumo di zuccheri (ahí ahí ahí....qui devo abbassare la testa)
- NO AL DIGIUNO (e che questo sia di monito a chi si lascia prendere da insane abitudini).
Sulla scia dei buoni propositi, ho voluto riprodurre una delle molteplici ricette presenti all'interno del ricettario BWell.
Un semplice primo piatto che si prepara in meno di mezz'ora e che rispetta in tutto e per tutto il motto del BWell - se è sano è pure buono!
FARROTTO CON PISTILLI DI ZAFFERANO
NOTA: la ricetta originale prevede orzo che io non avevo a disposizione. Ho sostituito con il farro ed il risultato è stato molto buono.
Ingredienti per 4 persone
160 g di Farro IGP della Garfagnana
20 g di scalogno
Brodo vegetale (cc.a 1l 1/2)
4 g di pistilli di zafferano
50 g di olio extravergine d'oliva
1/2 bicchiere di vino bianco secco
50 g di Grana Padano grattugiato
200 g di zucchine
Mettere i pistilli di zafferano in infusione in 3 dita di acqua tiepida e lasciarcelo per almeno 1 ora.
Tagliare le zucchine nella loro parte verde e ridurle a dadini.
Mettere l'olio in una padella e far saltare le zucchine per qualche minuto. Metterle da parte.
Tritare lo scalogno e farlo passire con l'olio in una casseruola a fondo alto.
Una volta morbido, aggiungere il farro e farlo brillare per qualche istante quindi alzare la fiamma e aggiungere il vino. Fate sfumare quindi aggiungere l'acqua di zafferano, abbassare la fiamma e piano piano cominciare ad aggiungere il brodo caldo come si fa per un risotto.
Cuocere aggiungendo brodo per c.ca 20 minuti.
A tre quarti della cottura aggiungere le zucchine.
Terminare mantecando con olio extravergine e Grana Padano grattuggiato.
Guarnire con chips di zucchina e pistilli di zafferano.