Qualche giorno fa ho avuto l'onore di essere invitata a tenere una piccola lezione sulla pasta fresca presso un' antica gastronomia della mia città, la Gastronomia Morbidi, di cui ho già parlato in questo post.
In questo luogo sono passate svariate generazioni di senesi che apprezzano la buona cucina e che considerano il suo banco straripante di delikatessen, un punto fermo quando si voglia stupire ospiti senza dover necessariamente impegnarsi dietro ai fornelli.
La storia di questo posto è affascinante come tutte quelle storie che parlano di destino e di scelte fatte senza pensarci sù, ed è partita da un giovane uomo che alla fine degli anni '20, lasciò un sicuro posto in banca per comprare una latteria.
Molti potranno pensare: follia.
Chiamatela pure follia. A me piace pensare ad altre parole come coraggio, libertà, fantasia e lungimiranza.
Oggi "Il Morbidi" è gestito da Patrizia, figlia di Armando, quel giovane così moderno che più di una florida attività, ha lasciato ai propri eredi la capacità di mettersi sempre in gioco, sfidando le convenzioni ed una città mai troppo pronta al cambiamento.
Patrizia è una donna di inesauribile entusiasmo, con una straordinaria voglia di sognare (e sappiamo da chi ha preso questo dono), che nonostante le difficoltà imposte da una vita con poca voglia di scherzare, riesce a buttare via via un occhio dentro i propri sogni.
In questo vorrei tanto imparare da lei.
La reciproca simpatia e i molti gusti in comune (ma anche alcune divertenti coincidenze anagrafiche, come l'avere lo stesso nome e le stesse iniziali e due Alessandre come sorelle) hanno fatto si che nascesse questo momento ludico di cucina, in cui mi sono potuta buttare nella mia passione di sempre, la pasta fresca, di fronte ad una platea di donne attente e divertite.
Una serata frizzante che è volata in un attimo lasciandomi uno strano senso di vuoto, dove né la fatica o l'emozione provate, riescono a porre rimedio.
Ho imparato nel tempo che stare ad analizzare i sentimenti serve a ben poco e che forse dovremmo imparare ad ascoltare meglio il nostro istinto.
Perseguendo ciò che ci fa stare bene e magari trasformare le nostre vere passioni in qualcosa di diverso.
Non so se ne sarò capace. O forse si.
Per adesso mi auguro che di momenti come questi ce ne siano tanti ancora.
In questa serata dedicata alla pasta, ho raccontato come nascono alcuni formati di cui ho spesso parlato su questo blog: i Cavatelli, i Capunti, i Pici e le Raviole del Plin.
Potrete trovare molte ricette relative a questi temi su questa pagina.
Oggi voglio regalarvi una ricetta semplice, primaverile e gustosa che vede protagonisti i Capunti, facilissimi da fare e sempre grandemente apprezzati.
CAPUNTI CON FAVETTE, PORRO, TOMA
DI MONTAGNA E MENTA
Ingredienti per 4 persone
Per i Capunti
400 g di semola di grano duro Senatore Cappelli (grazie Giovanni)
Per i Capunti
400 g di semola di grano duro Senatore Cappelli (grazie Giovanni)
250 - 300 dl di acqua tiepida (la
quantità varia dall’umidità dell’ambiente e della semola)
1 pizzico di sale
Per il condimento
200 g di favette private della pellicina
2 porri
200 g di toma fresca di latte vaccino
olio extravergine
sale
pepe nero macinato fresco
1 manciata di foglioline di menta fresca
TUTORIAL
1. Preparate l’impasto. Formate una fontana con la semola sulla spianatoia. Aggiungete al centro l’acqua e il pizzico di sale e cominciate a mescolare con le dita, incorporando piano piano la farina fino a che non comincerà a stare insieme. A questo punto cominciate ad impastare con energia ripiegando la pasta su se stessa e scaricando la forza delle braccia sulle palme delle mani vicino ai polsi. Impastate per almeno 10 minuti e quando la pasta avrà raggiunto una consistenza omogenea ed una superficie liscia e vellutata, avvolgete la palla nella pellicola e lasciatela riposare per almeno 30 minuti.
2. Per preparare cavatelli, capunti e strascinati si procede in questa fase allo stesso modo. Tagliate un pezzetto di pasta di c.ca 30 g e rotolatela sulla spianatoia per ottenere un cordino lungo e regolare del diametro di c.ca mezzo centimetro. Qualora la pasta non scorra bene sulla spianatoia e sembra avere poco attrito, tenete vicino a voi un canovaccio pulito e umido con il quale inumidire leggermente la base e vostre tue mani e a quel punto riuscirete a tirare la pasta con facilità.
CAPUNTI
Tagliate il cordino di pasta in pezzetti non più lunghi di 3 centimetri. Appoggiate la punta di indice, medio e anulare su tutta la lunghezza della pasta e premendo con decisione, trascinatela verso di voi. La pasta si arriccerà su se stessa formando uno gnocco lungo e stretto.
Continua così fino a terminare la pasta e lascia asciugare i capunti su un canovaccio su cui avrai cosparso della semola.
Pulite ed affettate sottilmente i porri anche nella parte verde.
Versate 3 cucchiai di extravergine in una larga padella antiaderente e fate cuocere a fiamma molto dolce il porro.
Se necessario aggiungete un mestolino di acqua. Cuocete per c.ca 10 minuti fino a che non saranno molto morbidi.
Se necessario aggiungete un mestolino di acqua. Cuocete per c.ca 10 minuti fino a che non saranno molto morbidi.
Aggiungete le favette private della propria pellicina e continuate la cottura per c.ca 7 minuti, mescolando via via ed aggiungendo acqua se necessario.
Quando le favette saranno cotte ma ancora al dente, aggiustate di sale ed aggiungete 150 g di toma tagliata a dadini molto piccoli.
Il formaggio si scioglierà creando una base cremosa.
Cuocete i capunti in abbondante acqua salata.
Cuoceranno in 3/4 minuti e appena saliranno a galla saranno pronti.
Cuoceranno in 3/4 minuti e appena saliranno a galla saranno pronti.
Scolate i capunti e versateli nella padella con il condimento, aggiungendo le foglioline di menta e facendo saltare appena la pasta.
Impiattate cospargendola del restante formaggio tagliato a dadini, qualche fogliolina di menta e finite con una generosa macinata di pepe.