mercoledì 30 luglio 2014

L'estate del nostro scontento: torta di pesche e pistacchio.

Summertime - Ella Fitzgerald
Non credo, in 47 anni di vita, di ricordare un'estate come quella che stiamo vivendo.
Mentre scrivo, sono seduta sul mio divano con tuta, felpona e guardo il cielo dalla mia finestra: livido, carico e rognoso, sul punto di dirmene quattro.
Un piccolo dettaglio: oggi è il 30 luglio ed è così da settimane ormai.
Quando arriva giugno la stanchezza e la voglia di evadere si fanno sentire ed anche questo blog entra lentamente in letargo.
Cucino pochissimo, il forno dimentica di essere un elettrodomestico e soprattutto la testa è già in viaggio.
Ma questo succede quando arriva l'estate e ad oggi, io sono qui come molti di noi, ad aspettarla.
I capricci del tempo sono imprevedibili, non possiamo farcene un cruccio.
Però, ecchediamine, adesso sarebbe anche ora di finirla.
Va bene il temporale a scroscio seguito dal più splendente dei soli; va bene la giornata uggiosa e fosca dovuta al troppo caldo; va bene anche il fiocco di neve a Ferragosto se stai passeggiando per Cortina.
Adesso però ne abbiamo abbastanza, ci siamo idratati a sufficienza ed abbiamo anche una parvenza di muschi e licheni che ci salgono lungo la colonna vertebrale.
Estate cara, vuoi mica dirci qualcosa?
Non preparo torte da forse due mesi, ma oggi, porca miseria, ho acceso il forno! 
Soprattutto per scaldare un po' la cucina e sentire un bel teporino.
Mi è passata la voglia di gelati e mi è tornata quella di cioccolata. Cosa assolutamente anormale per me in questa stagione.
Ispirata dalla bellissima torta in copertina all'ultimo numero di Sale e pepe, mi sono lasciata tentare, ma ho voluto praticare una variazione sostanziale: usare farina di pistacchio anziché mandorle. E vi posso giurare che la fresca acidità delle pesche caramellate, va a nozze con la dolcezza aromatica dei pistacchi. Una bontà irresistibile, almeno per i miei gusti.
Quando ce vò, ce vò!
Ingredienti per uno stampo da 18 cm
2 pesche nettarine grandi
160 gr di zucchero semolato
90 g di burro morbido
2 uova grandi a temperatura ambiente
120 g di farina di pistacchi
30 g di farina 00
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
mezzo cucchiaino di lievito in polvere
Preparate le pesche caramellate. In una larga ciotola versate 50 g di zucchero quindi rotolatevi dentro gli spicchi di pesche precedentemente lavate con cura senza rimuovere la buccia.
Scaldate bene una larga padella antiaderente quindi versatevi gli spicchi di pesca e lo zucchero che resta in fondo alla ciotola e fate caramellare per 3/5 minuti girando spesso con una pinza gli spicchi.
Toglieteli e sistemateli in piedi sulla buccia in un piatto piano e fate raffreddare.
Nella planetaria montate il burro morbido con il resto dello zucchero fino ad ottenere un composto soffice e chiaro.
Aggiungete le uova, una alla volta, ed aggiungete il successivo solo dopo che il primo non sarà ben incorporato.
A questo punto aggiungete l'estratto di vaniglia quindi lentamente aggiungete le farine miscelate con il lievito.
Quando il composto sarà ben incorporato, versatelo in uno stampo a cerniera foderato con carta da forno. Prendete metà delle pesche ed affondatele in senso circolare nell'impasto e se vi piace, cospargete la superficie di granella di pistacchi.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per c.ca 45 minuti. Fate la prova stecchino.
Fate raffreddare una decina di minuti, quindi sformate e lasciate raffreddare completamente su una griglia.
Decorate con le pesche rimaste e lucidate la superficie con lo sciroppo che avranno rilasciato durante il raffreddamento.



mercoledì 23 luglio 2014

I MAGNIFICI 6 - IL CONTEST DELL'ANNO

GO - Moby

Ci tengo tantissimo a farvi partecipi dell'apertura di questo magnifico contest, pensato per i soci dell'Associazione Italiana Food Blogger. 
Una sfida di grande contenuto, che ripercorre la storia di una cultura gastronomica inserita all'interno di un diktat che è quello della Dieta Mediterranea. La sfida è stata pensata e realizzata insieme all'Associazione Nazionale Città dell'Olio, che da vent'anni si fa difensore e promotore della cultura dell'extravergine e che da due anni sostiene un progetto europeo sulla MedDiet.
Così, per i nostri Soci, ma anche per tutti quelli che vorranno diventarlo (e rinnovo l'invito a venirci a trovare sul sito www.aifb.it per seguire la moltitudine di attività ed esperienze in divenire e ad oggi realizzate), ecco un contest ricco, importante e di grande spessore.
Uno spessore che troverete anche nella giuria che selezionerà le ricette e decreterà il vincitore.
Tutto il regolamento così come i dettagli del Contest, sono pubblicati qui .
Mi aspetto di vedervi partecipare numerosi e con grande entusiasmo.
Avete tempo fino al 1 Novembre!

lunedì 21 luglio 2014

Mediterraneo. Ai tempi della crisi.

Mediterraneo Soundtrack
La prima cosa che ti porti via lasciando la Grecia è un senso di azzurro.
Puoi stingere gli occhi, concentrarti sui ricordi, rivivere in rewind il tuo viaggio, ma sempre lì ritorni: in quel senso di azzurro che ti pervade, ti solleva e ti resta dentro per giorni.
Desidero tornare.
Sei anni dall'ultimo viaggio sono tanti e non so veramente cosa aspettarmi.
Athene all'epoca era una città appena uscita da un'Olimpiade.
Nulla lasciava presagire quello che da lì a poco l'avrebbe travolta.
Adesso non ne parla più nessuno, ma il fallimento di un paese non è roba per vecchi.
Neanche per giovani.
Parto con un'ansia mista ad emozione perché so che Athene la vedrò solo en passant, essendo il mio viaggio direzione sud.
Non conosco la Grecia come vorrei, non ho visitato le isole e probabilmente le lascerei per ultime dovendo scegliere.
Qualsiasi luogo gremito di turisti smaniosi mi fa venire voglia di stare a casa mia.
La prima grande sorpresa me la riserva la compagnia aerea.
Volo con Aegean da Roma su un aeromobile nuovissimo, comodo, personale delizioso e sorridente e, stupore, ancora il servizio pasto compreso nel prezzo. Non per niente è la compagnia europea più premiata e ciò mi mette di buonissimo umore.
Arrivo che il sole è già calato. Con i miei compagni di viaggio dobbiamo raggiungere Kalamata e lo facciamo in auto.
Per deformazione professionale ho bisogno di darvi un'idea di dove si trovi Kalamata, nota ai più per le sue magnifiche olive grosse e carnose.
Parliamo di Peloponneso ed in particolare di Messenia.
Il Peloponneso è quella penisola che rappresenta il sud del paese ed ha la forma di una piccola mano a 4 dita.
E' collegato al resto del continente dallo stretto di Corintho, che è proprio il posto dove ci fermiamo per una piccola pausa ristoratrice. Abbiamo ancora due ore di viaggio per raggiungere la nostra destinazione, situata tra il mignolo e l'anulare della mano in questione.
E' già notte.
Nel piccolo paese di Antica Corintho non c'è praticamente nessuno, se non sparuti capannelli di uomini locali che guardano la partita di turno dei Mondiali.
I ristoranti sono ancora tutti aperti, ma vuoti ormai. Le dieci di sera di un giugno inoltrato: mi immobilizzo di fronte al Tempio di Apollo illuminato nel buio e mi domando perché non ci sia la fila per ammirare questa bellezza. La domanda si perde nel silenzio della notte.
Viaggiare la notte può essere romantico e sollecita pensieri ed emozioni, ma non ti fa capire nulla di ciò che succede intorno a te. Il paesaggio è solo un lunga ed interminabile pausa silenziosa e scura e non vedi l'ora di raggiungere il tuo Hotel.
Però quando ti svegli è come avere fatto un salto nel tempo e nello spazio.
Luoghi sconosciuti che ti si aprono di fronte nella loro quotidianità, facendoti venire la voglia di stropicciarti gli occhi per essere sicura che lì, adesso, ci sei proprio tu.
Kalamata si apre sul mare ed alle spalle l'abbraccia una distesa di olivi argentati.
Il centro storico è minuscolo, pulito, tranquillo ed integro. I monumenti non sono molti ma tra loro emerge lo splendore della chiesa Bizantina dei Sacri Apostoli, in pietra color della sabbia.
La gente ed i bambini siedono intorno alla chiesa, sulle sue scale ed i suoi muretti e si rilassano all'aria fresca del tardo pomeriggio. Qualcuno fa la fila per uno spuntino prima di cena.
La sensazione di sentirsi a casa è forte.
I greci ci assomigliano: nel senso dell'accoglienza e nel piacere del convivio. Ma anche nella voglia di divertirsi e condividere.
Non per niente sui loro menu, le mezas, ovvero gli antipasti hanno una lista infinita perché a tavola si può stare anche solo per chiacchierare spiluccando dai piattini.
Ceniamo all'aperto, sotto un pergolato di cappelli da Abat Jours colorati ed allegri.
Come nelle migliori storie, non manca la musica. L'emozione è grande quando un bravissimo mandolinista si esibisce in una serie irresistibile di Sirtaki. Verrebbe voglia di alzarsi e ballare.
Non so dire. Mi aspettavo di trovare cittadine depresse, strade vuote.
L'effetto è completamente opposto. Non ci sono molti turisti. Pochi direi.
Ma la gente del posto è in strada, si incontra, è nelle botteghe. I negozi destinati ai locali, hanno vetrine colme di prodotti a basso costo. Abiti con linee ormai passate, tessuti sintetici, poveri.
Poi svolti l'angolo e ti si apre la bottega di spezie, carina, con la commessa sorridente e complice che parla volentieri in inglese e ti accompagna nel giro sciorinando il nome di tutte le polveri ed il loro utilizzo. Tu saccheggi il negozio e lei ti regala Ouzo e tavolette di sesamo al miele.
Esci, volendo ritornare.
Non riesco a trattenermi e faccio domande a chi mi capita.
Ma com'è un paese fallito? Cosa succede alle persone?
Qualcuno mi risponde che in campagna non è cambiato poi molto.
L'agricoltura, le terre, la pesca: chi ha la fortuna di avere un terreno ed una barchetta, ha tirato avanti in maniera più o meno dignitosa. Lo sguardo è di chi sta affrontando una prova, ma lo fa senza paura.
L'idea della rinuncia al benessere in un luogo come questo è paradossale.
Probabilmente l'impressione che ho è fasulla, ma se dovessi trovarmi al posto di questa gente, forse avrei il loro stesso sguardo.
Sul piccolo golfo di Kalamata sorgono numerosi Hotel, alcuni decisamente belli.
Il nostro è nuovissimo, inaugurato da 15 giorni.
Non smetto di guardarmi intorno con occhio professionale e sbircio il listino prezzi di questa struttura che ha belle camere con piscina privata in terrazza: è metà di giugno ed il costo della camera non supera gli 85 euro. Colazione inclusa. E si parla di un quattro stelle superiore.
Ad agosto restiamo nei 150 euro.
Sono sempre più convinta che cercare l'isola sia uno sbaglio.
Quando poi da Kalamata ci spostiamo a Koroni, con un viaggetto di c.ca un'ora, capisco che nella mia seconda vita scapperò qui.
E forse ci farò il nido.
Lungo il percorso veniamo travolti da una vegetazione lussureggiante: buganvillee, aranceti, girasoli, campanule viola arrrampicate su qualsiasi cosa abbandonata, e poi olivi, vigneti, e paesini deliziosi.
Superiamo una stazione di servizio con tre pompe di benzina, vecchia ed un po' sgarrupata.
Sulla pompa centrale, una gentile signora ha appoggiato un vaso di gerani.
Mi viene da ridere di tenerezza. In ogni situazione si cerca di migliorare e trovare il bello.
L'accoglienza a Koroni è di quelle che lasciano il segno per sempre e da cui cercherò di trovare ispirazione nei momenti grigiastri.
La padrona di casa ci coccola con piatti della tradizione ma mi rendo conto di stare facendo il giro del Mediterraneo in punta di forchetta ed il primo pensiero che mi passa per la mente sono le mie amiche blogger, che di fronte alla tavola imbandita, avrebbero un sussulto. Come sta succedendo a me.
All'ombra di un pergolato verdissimo, i miei occhi sono più avidi della mia bocca.
Non riesco a non provare un senso di enorme privilegio per essere qui, adesso.
Al momento del dolce, la padrona di casa mi racconta in perfetto italiano, la storia di un dolce che viene servito nei momenti speciali, in particolare ai matrimoni.
Si tratta del Diplos, una pasta tirata sottile, arrotolata come un diploma e fritta in olio profondo. Il dolce viene poi cosparso di miele e frutta secca. Con la sua voce gentile mi spiega che il dolce è arrotolato perché la felicità non possa scappare. Io trovo la cosa talmente piena di poesia e romanticismo che, nonostante sia colma di cibo fino all'orlo, ne prendo uno con gratitudine.
Per oggi credo di aver già ricevuto la mia dose di felicità.
L'hotel che ci ospita è praticamente vuoto.
E' una pensione molto spartana, gestita da due pescatori dai modi spicci e concreti.
Le camere andrebbero sicuramente ristrutturate, i bagni rifatti. Ma quando apro la finestra questo è quello che vedo, e non mi importa più di niente. La spiaggia è deserta, poco più in basso.
Il mare ha una trasparenza che non vedevo da tempo. Resto in terrazza e sogno.
Koroni è affacciata sulla punta interna del mignolo della nostro Peloponneso.
Piccola, splendida e quasi sconosciuta, ha un passato recente piuttosto doloroso, visto che durante la seconda guerra mondiale l'intera città fu occupata da Tedeschi ed Italiani che privarono delle case i propri abitanti.
Eppure il centro storico è ancora integro e meravigliosamente suggestivo.
Pochi turisti passeggiano lungo il porto mentre scende il tramonto.
Mi guardo intorno, prigioniera del senso di azzurro.
Cammino sbirciando nei portoni aperti, in cui si intravedono piccole corti fiorite, le botteghine semivuote, le panetterie, le pasticcerie.
Mi soffermo davanti ad un negozio buio, nel quale scorgo un anziano signore seduto su uno sgabello, circondato da montagne di carta, giornali, riviste, oggetti di vario genere appoggiati ovunque disordinatamente. Non ci sono mobili, molte cose sono sparse per terra.
La porta è vecchia, i vetri rotti, nessuna insegna. E' unedicola.
Passo oltre sorridendo...qual'è il problema?
Koroni è il posto dove puoi ancora entrare nella cucina di un ristorante, guardare il pesce e scegliere quello che ti piacerebbe mangiare, magari suggerendo la ricetta che ti va sotto lo sguardo divertito del gestore, come un piatto di spaghetti con frutti di mare.
Che è quello che mi vedo servire, perfettamente al dente!
Mentre torniamo verso l'Hotel, diamo uno sguardo agli annunci di vendita case.
Con maggiore attenzione del solito. Per la prima volta mi succede di pensare che qui potrei davvero viverci. Lontano dalla pazza folla, lontano da bisogni creati.
Semplicemente immersa nell'azzurro e nella semplicità.
E già nella mia mente faccio progetti che mi tolgono la malinconia della partenza.
Il distacco non sarà così complicato.
Tanto, prima o poi torno.

martedì 1 luglio 2014

Cose dell'altro pane: un giorno dal blog al laboratorio!

We are the Champions - The Queen live
Primo luglio.
Mentre in casa Andante si vive un certo sentore di Palio, che apre ufficialmente la stagione vacanziera dei miei concittadini, io cerco di riprendere le fila di un periodo denso e micidiale, che mi ha portato lontano da questo spazio così amato.
Ho molte cose che voglio condividere con voi e spero di poterlo fare presto, ma la prima che non posso assolutamente trascurare, è la chiusura di un'esperienza partita sottovoce e conclusasi con un bel successo.
Lo scorso sabato 28 giugno, ho incontrato a Roma le 15 vincitrici del Contest "E' senza? E' buono!" realizzato in collaborazione con Cose dell'altro pane di Roma e che si è condensato in un momento di grande energia positiva e sincero entusiasmo che avrò modo di ricordare a lungo.
In un'atmosfera assolutamente non formale ed ufficiosa, all'interno di un complesso bello da togliere il fiato, quello del Monastero Benedettino di S. Giovanni Battista, a Roma (e non crederesti mai di essere in città), un gruppo di splendide donne motivate e curiose ha potuto incontrare e scoprire una realtà commerciale che lavora alla ricerca del buono al servizio del benessere e della salute.
Maria Fermanelli, patron di Cose dell'altro pane e donna di grandissima energia e lungimiranza, ha raccontato al gruppo come il progetto della sua azienda sia partito in sordina ed oggi riceva grandi apprezzamenti.
L'idea del Contest da poco concluso, che ha messo in difficoltà i food blogger sfidandoli ad "inventare" ricette per una pasticceria "senza", ha dimostrato, grazie alla numerosa partecipazione, che l'argomento in realtà sta a cuore a molte persone.
Non solo a chi nella quotidianità si trova a dover affrontare il peso di gestire intolleranze o malattie croniche, ma anche a chi normalmente sceglie un'alimentazione rispettosa ed attenta nei confronti del proprio corpo, senza mortificare per questo il proprio palato.
Delle oltre 120 ricette arrivate, lo staff  di Cose dell'altro pane, ne ha selezionate 15 ed ognuna è stata successivamente testata, realizzata ed assaggiata per poter dichiarare le 3 ricette vincitrici dell'iniziativa.
La cosa più interessante di questa prova, è stato ascoltare dalla voce di chi si occupa ogni giorno di questi prodotti su scala "industriale", come non sia immediata la corrispondenza di ciò che nasce in casa quando questo viene trasferito in un laboratorio professionale.
Molte ricette infatti, attraverso aggiustamenti e lievi modifiche degli impasti, potrebbero tranquillamente trasformarsi in ottimi prodotti da forno, ed è stato sorprendente sentire commentare le varie ricette da chi non le ha create ma solo successivamente provate.
Il messaggio di Cose dell'altro pane ha trovato la sua migliore sintesi nelle tre ricette che hanno meritato il podio: le Ferratelle di Sabina, i biscotti salati al sesamo nero di Marina ed i Biscottini alla farina di ceci, nocciole e cioccolato di Francesca, che si è aggiudicata il primo posto.
Vi lascio con alcune immagini di una giornata speciale, con i volti rilassati e divertiti delle amiche che hanno partecipato che, dopo il cibo, è la cosa che amo di più fotografare.
Qui sopra Francesca e Marina si gustano i loro capolavori preparati dal laboratorio e debitamente confezionati.
La nostra ospite, Maria con un panel di amiche che testano alcuni prodotti gluten free del forno (concentratissime).
La bellezza del contesto in cui si trova il laboratorio.
Non è bello andare a lavorare in un posto così?
Il momenti per fotografare non sono mai abbastanza. E certe facce sono assolutamente irresistibili per la positività e l'energia che trasmettono.
Stefania si merita un plauso speciale per avere affrontato un viaggio lungo e faticoso direttamente da Palermo. Grazie Ste.
Il bellissimo  gruppo in un saluto finale di rito, nella luce accecante di un pomeriggio romano.
Grazie di cuore a Cose dell'altro pane, al meraviglioso staff del laboratorio, alle ragazze presenti ma anche e con un po' di dispiacere, anche alle amiche che non sono potute venire ma che hanno partecipato con gioia. Alla prossima!