lunedì 30 settembre 2019

NY Pretzel: chiedi chi erano i Beatles

A day in the life - The Beatles 
Più di una volta su queste pagine, ho dichiarato il mio amore per il cinema.
Il cinema quando è bello, è in grado di farti sognare e soprattutto, mettere in moto i pensieri e le emozioni.
Non serve che sia un grande film.
Basta l'idea ed una scrittura abile, quello che ho trovato in un piccolo film di Danny Boyle che ho visto questo week end: Yesterday.
Che io sia una "ragazza" Beatles non è un segreto. Molti dei post in questo blog hanno una canzone dei Fab Four come colonna sonora.
La mia play list è un viaggio di devozione nella loro musica e scusate se mi lancio in una affermazione assolutista: nessuno come loro!
Tornando al film che è soprattutto e certamente un omaggio alla grandezza di questa band immortale, la trama è breve: per qualche misteriosissima ragione, il protagonista si risveglia dopo un incidente che avrebbe potuto ucciderlo, e scopre suo malgrado, che nessuno nel mondo sa chi siano i Beatles.
E non si tratta di una amnesia globale.
No: i nostri eroi John, Paul, George e Ringo non sono mai esistiti come Beatles.
La loro musica non è mai nata e loro sono persone normalissime che non hanno lasciato alcun segno nel mondo (non vi sentite male al pensiero?).
Tranne per il protagonista, un musicista spiantato che approfitta della situazione spacciando come proprie le loro canzoni.
E che, come volevasi dimostrare (e come sostengo io ogni giorno), sono eternamente fresche e attuali e immensamente belle da avere un subitaneo successo planetario.
Ma la promessa di ricchezza e fama non consolano il protagonista dalla consapevolezza della perdita. Così come per tutto il film è forte il senso di nostalgia e smarrimento del giovane musicista (ma anche di chi guarda).
Il suo rispetto per i capolavori dei Beatles lo porteranno ad un gesto inaspettato e qui mi fermo perché potrete scoprirlo andando a vedere il film.
Quello che invece mi ho molto apprezzato è l'idea.
Tutti sappiamo come ognuno di noi, nel proprio piccolo, sia in qualche modo un elemento che "modifica" il destino di molte altre persone.
Gli artisti, il talento, la genialità quando è espressa al massimo della propria potenza può segnare solchi così profondi nella storia dell'umanità in grado di guidarne la strada e modificarla per sempre.
Danny Boyle usa la sua band del cuore per fare questo gioco di "sottrazione", ma potremmo fare lo stesso usando un Leonardo Da Vinci, un Michelangelo, un Mozart...Cosa sarebbe la nostra vita oggi, senza di loro?
Vi ricorda qualcosa?
A suo tempo, Troisi e Benigni ebbero un'idea simile per il loro film più bello: boicottare la scoperta dell'America e sedurre una ragazza con una canzone.
Guarda caso, quella canzone si chiamava Yesterday.
La ricetta di oggi è un rientro nel mondo dei lievitati che amo tanto.
Avrei voluto scrivere un post diverso, parlarvi di NY dove sono stata non tanto tempo fa e dove tornerò a breve, ma ho circa un trilione di foto da aggiustare e talmente tanto da dire che non ne ho avuto il coraggio.
I NY pretzel di Gellatly sono lievemente diversi da quelli originali che troviamo nei baracchini ovunque in città e lungo Central Park.
Sono più "panosi", fragranti all'esterno e morbidi all'interno, con quel quid piccantino che ti spinge ad inzupparli in una salsa o farcirli con del buon formaggio o salume.
La procedura di lucidatura è diversa da i pani o pretzel tirolesi o bavaresi. L'acqua non contiene bicarbonato quindi non si ottiene quel colore bronzo lucido tipico di questo procedimento.
Qui la bollitura prevede la presenza di zucchero ed il colore che otterrete non è più intenso di quello che vedete in foto. Ma garantisco per la bontà.

Ingredienti per 8/9 pezzi
12 g di lievito di birra fresco
45 g di olio extravergine d'oliva
4 belle cucchiaiate di salsa piccante tipo Tabasco
455 acqua fredda
750 g di farina forte (io ho usato una Petra per pane e lievitati)
14 g di sale fino
olio per ungere
60 g di zucchero semolato (si può sostituire con il miele piacendo)
albume sbattuto per lucidare
fiocchi di sale (io Maldon)
  • In una larga ciotola sciogliere il lievito, l'olio e la salsa piccante nell'acqua. Aggiungete la farina ed il sale e con un cucchiaio di legno, mescolate fino a che gli ingredienti non siano combinati e stiano insieme.
  • Versate il tutto su una spianatoia e lavorate l'impasto con il metodo "stretch and fold", ovvero stirate con la destra l'impasto davanti a voi e riavvolgetelo su se stesso continuando così per almeno 8 minuti, per fare in modo che il glutine si attivi adeguatamente. A quel punto date all'impasto la forma di una palla e mettetelo in una ciotola oleata. Coprite con pellicola e lasciate lievitare almeno 1 ora in luogo tiepido. 
  • Tagliate l'impasto in 8 o 9 pezzi di c.ca 140 g ciascuno, pirlateli dando loro la forma di una pallina e copriteli disponeteli sulla spianatoia leggermente infarinata coprendoli con un panno pulito, a riposare per almeno 5 minuti.
  • Riscaldate il forno a 240° e preparate 2 teglie con carta da forno leggermente oleata. 
  • Adesso rotolate le palline per ottenere dei cordoncini lunghi almeno 70 cm e date loro la forma classica del Pretzel (v. in foto). Sistemateli sun una teglia infarinata coprendoli con un canovaccio pulito, e lasciateli riposare altri 5 minuti. 
  • Mentre i pretzel riposano, fate bollire 4 litri d'acqua in una larga pentola a fondo spesso. Quando bolle, buttate lo zucchero, attendete un attimo che si sciolga e riducete la fiamma in modo da potare l'acqua a sobbollire dolcemente. 
  • Con delicatezza sollevate due o 3 pretzel alla volta e immergeteli nell'acqua. Mettetene pochi alla volta per poter agire con maggiore tranquillità. Fate sobbollire i pretzel c.ca 10 secondi per lato quindi scolateli con una schiumarola e sistemateli distanziati, sulle due teglie. 
  • Sbattete l'albume con una forchetta e spennellatelo con cura sui pretzel poi cospargete il sale in fiocchi generosamente. 
  • Fate cuocere per 14/15 minuti fino a che non saranno color nocciola dorata. Toglieteli dal forno e fateli raffreddare su una griglia. 
  • Serviteli con salumi, formaggi e della buona senape davanti ad un bel film con NY protagonista! 

venerdì 20 settembre 2019

Crema di porri e sedano rapa con Za'atar

Don't let me down - Across the Universe versione - The Beatles
C'era una volta lo Za'atar: non era un bandito che rapinava grassi signori per donare il bottino a gentil donzelle in pericolo, e neanche un navigatore dei 7 mari sempre pronto al richiamo delle sirene.
Non era per altro, una terra lontana coperta di alberi rigogliosi perennemente in fiore, un profumo dolce nell'aria misto al salmastro, tavole imbandite di frutta tropicale più deliziosa del miele.
Niente di tutto questo.
Lo Za'atar era una spezia magica, sconosciuta agli uomini del nord del mondo.
Ma un giorno, uno chef fantasioso della Città Santa, decise che non poteva più tenere per se questo segreto e cominciò a mettere lo Za'atar su pane, pasta e carne e tutti sentirono che era cosa buona e santa.
Allora molti lo imitarono e lo misero anche sulle minestre e se volete sapere come va a finire la storia, andatevi a leggere la ricetta su Starbooks! 
E buona giornata.


giovedì 12 settembre 2019

Melanzane ripiene alla casereccia

Shake Shake Shake Senora - Harry Belafonte
Il primo vero ricordo che ho delle melanzane ripiene è legato al mio primo viaggio in Molise.
La "vacanza" a casa dei suoceri a conoscere la nonna del mio allora fidanzato (ed oggi marito), in una terra di cui avevo sentito a malapena parlare.
Nonna Angela era una donna piccola, alta poco più di un metro, silenziosa, segnata dall'asma e da una vita di sacrifici, con una testina bianca coronata da una crocchia intrecciata.
Non credo di averla mai vista indossare qualcosa che non fosse nero, ma il suo lutto non era una formalità, piuttosto il modo per ricordare quotidianamente i suoi morti.
Il primo incontro con lei fu complicato: io ero intimidita, lei parlava solo in dialetto, con un fil di voce.
Negli anni che è stata in vita, credo di non avere mai capito fino in fondo quello che stesse dicendomi.
Il mio sguardo implorante passava dalla sua bocca al viso di mio marito con la speranza di poter essere aiutata nella comprensione, ma l'unica cosa che era chiarissima a tutti, erano i suoi piatti.
Nonna Angela era una donna pragmatica: la prima frase che mi disse fu:"che vu' magna'?"
Seguita poi, ogni volta che c'era occasione (quindi sempre) da un:"e magna ma' ".
La sua cucina onesta e saporita, raggiungeva l'apice con la lasagna bianca in brodo in inverno e con melanzane ripiene d'estate, di cui ricordo ancora il sapore e che, nonostante gli sforzi, mia suocera non riesce ad eguagliare.
Erano melanzane piccole e ovali che da noi non si trovano.
Lei le svuotava completamente, con una maestria tale da lasciare la buccia talmente sottile da sembrare un velo.
Le riempiva fino all'orlo della propria polpa insaporita dal pane e da chissà quali delizie (ed una buona quantità di aglio tagliato a pezzetti),  le legava con un filo sottile affinché il ripieno non uscisse e le cuoceva a lungo, dolcemente nel pomodoro.
L'intingolo che ne restava era in grado di farti sterminare un intero filone di pane fresco senza rendertene conto, mentre le melanzane, perfettamente integre, erano tenere e fondenti, una delizia da stato di grazia.
Non ho neanche mai provato a pensare di riprodurle, la trovo una sfida impossibile.
Ma se ho imparato ad amare la melanzana,  è certamente grazie a lei ed alla sua cucina.
Ancora per poco potremo trovare quest'ortaggio principe della cucina estiva e prima di poter rassegnarsi alla rinuncia, facciamo scorta nelle nostre papille gustative.
Una ricetta alternativa potrete trovarla sempre su questo blog, questa volta preparata con melanzane variegate, in genere più tenere di quelle viola.
E veniamo alla ricetta: ingredienti semplici, ma eccellenti, come il caciocavallo di Agnone e dell'ottimo pane casereccio.
MELANZANE RIPIENE ALLA CASARECCIA

Ingredienti per 4 persone
4 melanzane oblunghe non troppo grandi
150 g di pane casereccio raffermo, privato della crosta
100 g di prosciutto arrosto in una sola fetta
100 g di caciocavallo di Agnone grattugiato
100 g di scamorza dolce
6/7 pomodorini secchi sotto sale
1 spicchio d’aglio
una manciata di prezzemolo
olio extravergine
sale – peperoncino in polvere
  • Accendete il forno a 190°.
  • Lavate ed asciugate le melanzane.
  • Mettete il pane raffermo ad ammollare in acqua tiepida per 10 minuti.
  • Dividetele esattamente in due parti senza privarle del picciolo. Scavatele incidendole lungo la circonferenza con uno spelucchino o un coltellino ricurvo ed aiutandovi con un cucchiaio, svuotatele della loro polpa (tenendola da parte). Fate in modo che le barchette ottenute non abbiano uno spessore superiore ai 3- 4 mm, perché uno spessore troppo grande richiede tempi di cottura molto lunghi. Inoltre fate attenzione a non bucare la pelle durante lo svuotamento.
  • In una larga padella fate rosolare lo spicchio d’aglio con 3 cucchiai di extravergine ed i pomodorini sotto sale ridotti a filetti (che avrete dissalato passandoli sotto acqua corrente), quindi aggiungete la polpa della melanzana che avrete sminuzzato grossolanamente al coltello. Fatela insaporire bene mescolando e lasciate cuocere per 10/15 minuti fino ad ottenere una specie di purea. Aggiustate di sale (non dovreste averne bisogno perché i pomodorini danno sapidità), aggiungete il peperoncino in maniera misurata (basta giusto un pizzico per non aggredire il ripieno), ed il prezzemolo precedentemente tritato. Tenete da parte mentre strizzate bene e sbriciolate il pane in una ciotola.
  • Aggiungete il prosciutto arrosto tagliato a dadini piccoli, il caciocavallo grattugiato (tenete da parte una manciata per rifinire), la scamorza sminuzzata grossolanamente e per finire la polpa di melanzana e mescolate tutto con cura.
  • Riempite le barchette di melanzana con il composto,  sistematele su una teglia coperta di carta da forno; rifinite con il formaggio grattugiato quindi condite con un filo d’olio ed infornate coprendo le melanzane con un foglio di alluminio per il primi 45 minuti.
  • Passato questo tempo, eliminate il foglio e continuate la cottura fino quando tutto sia perfettamente gratinato e dorato e le melanzane ben morbide.
  • Servite immediatamente.

lunedì 9 settembre 2019

Torta di prugne con Armagnac e noci: se solo me ne fregasse qualcosa.

Lady don't mind - Talking Heads
Ok, per pubblicare questa ricetta ci ho messo esattamente due anni.
La ragione non è né la mancanza di tempo, né la qualità della ricetta che se devo pronunciarmi, è assolutamente strepitosa.
Il problema è un altro, di cui mi imbarazzo solo a confessarlo - ma adesso lo faccio - con un impeto di liberatorio menefreghismo: il problema sono le foto.
Non mi sono piaciute e non mi piacciono tutt'ora. 
Sono mal fatte, piene di errori a partire dall'esposizione, il fuoco e la nitidezza ed una lista lunga che non starò qui ad elencare per rispetto alla vostra intelligenza. 
Questo per farvi capire come 'sta faccenda delle foto abbia e stia condizionando buona parte del mio impegno nei confronti del blog.
Perché se da una parte scrivere non mi mette fatica, non mi crea ansia né tensione, fotografare si, tantissimo. 
Intendiamoci: amo la fotografia, follemente. 
Ma fotografare il cibo è un'altra cosa. 
Tanto sono rilassata e giocosa quando scatto in viaggio e con gli amici, tanto sono schizofrenica e incazzosa quando fotografo il cibo. 
Mi stanco dopo dieci minuti. 
Tutto sto togli e metti, e sposta e gira perché la luce cambia, e scherma e alza, e pulisci perché il pannello è piombato sul piatto, e ricomponi il piatto perché il pannello ha spatasciato la fetta, e li mortacci de sto treppiede dove inciampo quaranta volte al minuto....
Uccidetemi.
Scarico sul computer la fatica del mio lavoro e 90 volte su 100 non ce n'è una che mi piaccia seriamente. 
Al che, ho in archivio una quantità di ricette meravigliose e buonissime che mai vedranno la luce su questo blog. 
Perché stavolta allora ho pubblicato? 
Semplicemente per cogliere l'occasione di sdoganare la mia insofferenza al dover produrre foto belle per attirare l'attenzione qui sopra,  così da farvi scattare la voglia di cucinare, per rispetto di chi legge o guarda o semplicemente cerca una buona ricetta ben presentata. 
Non è quello che tutti dicono? Nel foodblogging quello che più conta è una bella foto. 
Ecco, se solo me ne fregasse qualcosa. 

E' tempo di prugne quindi quale migliore occasione di provare un dolce davvero speciale?
Prima che decidiate di buttarvi nella preparazione di questa torta, alcune piccole raccomandazioni:
- Le prugne: devono essere preparate un giorno prima affinché assorbano l'aroma del liquore. Lasciatele in ammollo tutta la notte e sarà perfetto.
- Il dolce è fantastico servito tiepido e lo stesso giorno che lo preparate. Dura tranquillamente fino a 3 giorni ma abbiate occhio di riscaldarlo un poco prima di servirlo.
- La ricetta è tratta dal libro Sweet di Ottolenghi e Helen Goh, ormai un feticcio di questo blog.

Ingredienti per uno stampo a ciambella da 23 cm di diametro

250 g di prugne denocciolate e ridotte in quarti
100 ml di Armagnac (o Brandy)
la scorza di una arancia non trattata finemente grattugiata
300 g di farina 00 setacciata
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 cucchiaino di bicarbonato
1/2 cucchiaino di sale
200 g di burro non salato a temperatura ambiente + extra per imburrare
200 g di zucchero
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
2 uova grandi a temperatura ambiente
230 g di panna acida (crème fraiche) tolta dal frigo 30 minuti prima di usarla
zucchero a velo per rifinire

Per il crumble di noci
40 g di light brown sugar (si può sostituire con del muscovado)
2 cucchiaini di cannella in polvere
40 noci tritate grossolanamente
un pizzico di sale
  • Mettete le prugne in una ciotola con l'Armagnac (o il brandy) e la scorza d'arancia. Coprite la ciotola con pellicola e lasciate riposare a temperatura ambiente durante la notte, mescolando un paio di volte prima di utilizzarle. 
  • Preriscaldate il forno a 200°. Imburrate lo stampo ed infarinatelo. 
  • Preparate il crumble combinando tutti gli ingredienti e tenete da parte. 
  • Setacciate la farina, il lievito e bicarbonato ed il sale in una larga ciotola e tenete da parte.
  • Montate il burro con lo zucchero con una frusta elettrica o nella planetaria fino a che non avrete un composto soffice, leggero e gonfio.  Aggiungete la vaniglia quindi le uova, una alla volta, battendo bene per incorporare ed aggiungendo la seconda solo quando la prima è ben amalgamata. Ripulite le pareti della ciotola con la spatola ad ogni aggiunta. 
  • Adesso è tempo di inserire la farina e la panna acida. Dovrete farlo in tre tempi, alternando farina e panna, cominciando e finendo con la farina, in modo che l'impasto si stabilizzi e prevenga l'effetto "cagliata"
  • Togliete la ciotola dal mixer ed aggiungete le prugne con il loro sciroppo alcolico, incorporandole delicatamente con una spatola .
  • Versate metà dell'impasto nello stampo quindi cospargete il crumble di noci e ricoprite con il rimanete. Fate cuocere per 50/55 minuti e fate la prova stecchino, che dovrà uscire ben asciutto. 
  • Fate raffreddare 10 minuti su una griglia quindi capovolgetelo sul piatto di servizio. Spolveratelo di zucchero a velo solo al momento di servire. 


giovedì 5 settembre 2019

Torta verde con zucchine trombetta: i soliti propositi.

Hello again - Nei Diamond 
Che stranezza, che emozione, che imbarazzo.
Ricominciare a scrivere sul blog dopo tanto tempo.
Mi sono chiesta se qualcuno passi ancora da queste parti o se, vista la "Vacancy" dell'amministratrice di condominio, abbia deciso di cambiare compagnia definitivamente.
Poi mi è caduto un occhio sul contatore visite ed ho avuto un tuffo al cuore leggendo dei sei milioni di visualizzazioni superate.
Non me lo so spiegare...come dice il buon vecchio Tizzi.
Sono dinamiche che non capisco e che non ho mai voluto sondare, visto che questo blog è scevro da strategie marketing, SEO e ammennicoli vari.
Male, dirà qualcuno.
E forse è così: un giorno, tanti anni fa ho anche sognato che scrivere di cibo e cucinare potesse diventare una professione investendoci tempo e tanta energia, ma per un motivo o l'altro, il primo del quale era che un lavoro vero e bellissimo io ce l'avevo già, ho fatto una scelta che con molta probabilità è stata quella giusta.
Così non so proprio perché io senta ancora il bisogno di tornare qui, di scrivere, di lanciare parole nell'etere.
Schizofrenia galoppante, probabilmente.
Anzi, dirò di più: faccio progetti di ammodernamento della casa (questa), penso a ricette che vorrei condividere e a cose che vorrei raccontare, insomma ho ancora voglia di confrontarmi con questo spazio volatile che è il web.
Il problema come sempre, resta uno: il tempo da dedicargli.
Che essendo pochissimo, viene oggi distribuito tra famiglia e qualche altra passioncina che al momento non ho voglia di trascurare.
Nove anni fa, quando ho avuto la malsana idea di buttarmi in questa avventura, avevo 9 anni in meno, più energia e meno saggezza.
Vediamo se riuscirò a non lasciar morire d'inedia il mio povero Andante con gusto.
Al momento ci sono quasi riuscita.
La torta verde.
Non è un nome a caso: fa parte della tradizione delle torte salate liguri e primariamente deve il suo nome al ripieno originario, che è in genere di erbette di stagione.
Ma la mia amica Fausta, me l'ha fatta assaggiare la prima volta a casa sua con il ripieno di queste zucchinette strepitose, così buone e delicate da poter essere mangiate crude condite semplicemente con olio e sale.
Lei le aveva messe nella torta che abbiamo mangiato per cena, ancora leggermente tiepida di forno: una vera poesia. Ricordo di avere fatto un paio di bis, sia mai che non capisse che mi piaceva.
Così quando il consorte è tornato dalla Liguria con un cartoccio di questi serpenti verdini, il desiderio immediato è stato quello di replicare la ricetta di Fausta, con un pensiero speciale a questa amica che il Blog mi ha regalato fin dal primo momento e che tengo stretta nel mio cuore.
D'altronde Fausta mi ha insegnato un'altra ricetta a cui sono affezionatissima, ed è la Stroscia, anche questa legata al suo territorio ed uno dei dolci più buoni e semplici che si possano assaggiare, per lo meno secondo i miei gusti.
Nella torta verde ho aggiunto un poco di ricotta come variante personale, ma non è assolutamente necessaria, perché il ripieno di sole verdure è già comunque buonissimo.
Vi invito a provarla: si può anche congelare e gustare più avanti per riportare un po' d'estate nel piatto.

Ingredienti per 6/8 persone
Per la sfoglia
220 g di farina 0
3 cucchiai d'olio extravergine Riviera Ligure Dop
1 cucchiaino raso di sale
110 g di acqua (da valutare quanto ne assorbirà la vostra farina - il composto deve essere malleabile ma non molle).

Per il ripieno 
800 g di zucchine trombetta tagliate a rondelle
1 cipolla bionda media
4 uova
40 g di parmigiano grattugiato
40 g di pecorino toscano grattugiato
200 g di ricotta fresca
30 g di riso crudo (potete usare l'Originario o il Roma o quello che avete)
maggiorana, o basilico o prezzemolo o l'erba aromatica che più amate.
Olio extravergine e sale qb
Sale Maldon in fiocchi per rifinire
  • Preparate la sfoglia: su una spianatoia impastate gli ingredienti aggiungendo l'acqua poco alla volta in modo da ottenere una pasta morbida ma non appiccicosa. Formate una palla, metttetela in una ciotola oleata, coprite con pellicola e lasciatela riposare mentre preparate il ripieno 
  • Tritate la cipolla finemente e fatela passire dolcemente in una larga padella con 3 cucchiai di olio extravergine. Quando sarà trasparente e morbida, aggiungete le zucchine, alzate leggermente la fiamma e cuocetele mescolandole bene per insaporirle, fino a che non saranno belle trifolate e dorate. Aggiustate di sale e mettete da parte.
  • In una grande ciotola versate le uova e sbattetele, aggiungete i formaggi, la ricotta, le zucchine le erbe aromatiche ed il riso (non abbiate paura, si cuocerà durante il passaggio in forno assorbendo l'umidità eccessiva) e mescolate bene tutto 
  • Una volta pronto il ripieno, stendete la sfoglia. Dovrete dividerla in tre parti uguali e su una spianatoia leggermente infarinata, cominciate a tirarla sottilmente. Io dopo una prima stesa, procedo con le mani, come si fa con la pasta matta per lo strudel, allargando con delicatezza la sfoglia sul dorso delle mani, dal centro verso i bordi. Bisognerà insistere un po' più sui bordi che sono la parte che resta notoriamente più spessa.  Adagiate la prima sfoglia in una teglia oleata da pizza e fate in modo che la sfoglia sbordi di qualche centimetro. Spennellatela con olio extravergine quindi sovrapponetevi la seconda sfoglia che avrete steso come la precedente. Questa non dovrà fuoriuscire quindi ritagliate il bordo in modo che quest'ultima sia grande quando la teglia. 
  • Riempite il guscio con il ripieno e stendetelo bene. Coprite il ripieno con il resto della sfoglia: vedrete che ne avanzerà di più di quanta ve ne serva per una sola sfoglia. Potrete sicuramente ricavare un altro paio di sfoglie sottili. Non preoccupatevi se saranno irregolari, la prima può anche solo coprire il ripieno mentre la seconda dovrà avere dei margini leggermente più grandi per poter essere sigillata con quella della base. L'importante è che, come quando si usa la pasta fillo, tra le due sfoglie ci sia sempre una spennellatina di olio. 
  • Adesso chiudete il guscio, unendo i bordi delle due sfoglie e sigillandole formando un cordoncino arrotolato su se stesso. Se il bordo è tanto, regolatelo voi tagliandolo con le forbici. Il cordoncino non dovrà essere troppo spesso, altrimenti la cottura risulterà non uniforme. 
  • Spennellate finalmente con altro olio extravergine e cospargete con fiocchi di sale. Con la punta delle forbici effettuate dei piccoli tagli in superficie, qui e là per far fuoriuscire il vapore in cottura. 
  • Cuocete in forno preriscaldato a 180° per 30/45 minuti, fino a che la superficie non sia ben dorata e gonfia. Servite tiepida ma anche a temperatura ambiente. Perfetta per un antipasto ma anche come un gustoso piatto unico.