lunedì 27 aprile 2020

Brownies al cacao facilissimi e perfetti.

Piece of my heart - Janis Joplin
I brownies sono una ricetta a stelle e strisce tra quelle più conosciute ed amate.
Per avere un'idea della loro fama, basta fare un giro in rete: una selva immane di versioni con deviazioni creative al limite della sfacciataggine e ripieni della qualunque.
Confesso anche io di averne diverse interpretazioni su questo blog, ma da anni sto cercando la "mia" versione del cuore, che è quella che ho potuto assaggiare la mia prima volta in Nordamerica, comprata in una bakery sconosciuta di Toronto e assolutamente indimenticabile: brownies densi, con una superficie lucida e screpolata ed un cuore fondente ma consistente costellato da pezzettini di noci pecan.
Niente pezzi di cioccolato, niente glasse, niente di niente.
Non troppo dolci da essere stucchevoli ma con quella nota tostata di cacao che lasciava una bocca deliziosa, pronta per affrontare un'altra mattonella.
Ho cercato e provato a lungo ma credo finalmente di avere trovato quella ricetta, che adesso faccio mia e condivido con voi.
La cosa che ho apprezzato di più di questa ricetta, è la sua facilità di esecuzione, la quantità limitata di ingredienti, il fatto che sia calibrata per una teglia relativamente piccola così che anche una famiglia mignon possa apprezzarla senza che gli venga a noia.
Per ultimo, ma per me forse è la ragione primaria, il sapore ben bilanciato, la meravigliosa scioglievolezza (scusate la licenza poetica) e la grande fedeltà ai sapori che ricordavo.
Circa gli ingredienti, scegliete un cacao amaro di buona qualità, olandese o meno, il migliore che riuscite a trovare. Non usate cacao dolcificato: rovinereste il risultato finale.
L'amarezza del cacao bene si bilancia con la quantità di zucchero prevista, rendendo i brownies molto equilibrati.
La frutta secca (noci o pecan) se vi piace l'idea della croccantezza sotto i denti.
Non rovinate l'insieme con l'aggiunta di chips di cioccolata o avanzi di uovo di Pasqua.
Fateli come indicato, per una volta, e poi variateli come vi pare ma solo dopo che li avrete assaggiati così.
Accompagnateli con frutta fresca, fragole, lamponi, gelato.
Ma da soli sono già assolutamente perfetti!
Ingredienti per uno stampo da 20 x 20 cm 
145 g di burro
250 g di zucchero
80 g di cacao setacciato
2 uova grandi a temperatura ambiente
un pizzico di sale
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
65 g di farina 00 setacciata
75 g di noci o pecan (opzionali)
  • Accendete il forno a 165°. Foderate lo stampo con carta da forno. 
  • Mettete burro, zucchero, sale e cacao in una ciotola per bagnomaria. Fate sciogliere senza che l'acqua tocchi il fondo della ciotola, fino a che il burro non sarà ben sciolto e l'insieme amalgamato. Mescolate via via che il burro si scioglie ed non otterrete un composto granuloso. Questo procedimento aiuta ad ottenere quella superficie arricciata e leggermente rugosa che per cui questo dolce è conosciuto. Con il calore lo zucchero migra verso la superficie dei brownies, durante la cottura in forno. Lo scioglimento di questi ingredienti può essere fatto anche al microonde ma dovete conoscere le tempistiche ed io preferisco il bagnomaria perché so' come gestirlo. 
  • Una volta sciolti gli ingredienti, togliete la ciotola dalla casseruola e lasciatela intiepidire fino a che l'insieme sarà appena tiepido. A questo punto aggiungete la vaniglia ed un uovo alla volta, mescolando bene il primo prima di passare al secondo. Con l'aggiunta delle uova, il composto granuloso prenderà un aspetto lucido come un pudding. 
  • A questo punto dovrete aggiungete la farina setacciata. Lavorate con una spatola mescolando bene fino a che l'insieme non sia perfettamente omogeneo. L'impasto sarà denso quindi dovrete lavorare con una certa energia perché il burro si emulsioni perfettamente con l'impasto ed aiuto ad ottenere una cottura perfetta e quell'effetto "chewy" che è la principale caratteristica di un brownie fatto come Dio comanda. 
  • Versate l'impasto in uno stampo quadrato di 20 cm di lato, foderato con carta da forno. Fate cuocere in forno nella parte centrale per 20/22 minuti massimo. Controllate la cottura a 20. I bordi saranno già fermi ed il centro morbido. Non cuoceteli troppo perché perderete il meglio. 
  • Fateli raffreddare su una gratella e tagliateli ormai freddi con un coltello molto affilato in 9 quadrati.  Saranno spessi 2 dita. 
  • Si conserva morbido e fondente per 3 giorni coperto da pellicola (ma non arriva alla fine del primo giorno). 

venerdì 24 aprile 2020

Donut Cake: gli incontri con le ricette.

Say you won't Let go - James Arthur
Gli incontri con le ricette, sono come gli incontri con le persone.
Alcune le vorresti ogni giorno sulla tua tavola.
Nei momenti di tristezza ne aneli il profumo rincuorante, e puoi sentirne il sapore sotto il palato con uno struggimento tale da inumidirti il ciglio.
Altre le dimentichi subito, per insipienza, piattezza o eccesso di tutto.
Magari tenti di riprovarci un paio di volte ma scopri che proprio non ti vanno giù.
Certe ricette ti si attaccano al cuore come uno sguardo amoroso, ritornano alla memoria come quella canzone che non smetti di cantare. Hai voglia di rifarle ancora e ancora.
Smetti di cercare quella perfetta perché sai che quella perfetta ce l'hai proprio tu, conservata fra le pagine di un quaderno stropicciato e unto, scritto fitto fitto.
Proprio come quella foto così speciale che ogni tanto accarezzi con lo sguardo.
Ricordi tutto di quella ricetta. Quando e chi e come.
Perché c'è una storia vera dietro ognuna di loro, proprio come per ogni persona che vuoi tenere stretta nella tua vita.
Le ricette che amiamo, quelle che continuiamo a fare e per cui ci ricorderanno i nostri ragazzi, sono il nostro DNA, impresse in noi come il colore dei nostri occhi, il suono della nostra voce.
E parlando di ricette, quella di oggi è già stata fatta, e rifatta, senza avere mai il tempo di fotografarla per condividerla con voi perché una volta messa in tavola, qualche avvoltoio in attesa planava implacabile sulla preda senza dargli scampo.
Ma dal momento che l'ho vista, sulla pagina FB della mia amica Eleonora, è stato un colpo di fulmine che evidentemente ha convinto anche mio marito e mia figlia. 
Eleonora è un'amica di blog da lungo corso. 
La sua vita è talmente incredibile che potrebbe tranquillamente stare in un libro e spero che un giorno lei vorrà raccontarla. 
Da poco è tornata in Europa dopo un periodo in India, e spero che non si allontanerà più così tanto, per poterla riabbracciare presto. 
L'ennesimo cambiamento di "casa" ha coinciso con l'apertura del suo nuovo blog STORIE DA MANGIARE, che vi invito a visitare perché è la sintesi più perfetta di tutto il mondo che è dentro Eleonora e che lei trasmette nei suoi piatti. 
Io la ringrazio per riuscire sempre ad emozionarmi con la sua scrittura ed umanità.

La ricetta è tratta da Midwest Bake, di Shauna Sever.  
Questo cake ricorda nel gusto e nella consistenza, i Donut americani e alla lontana anche quelle famose tortine degli anni '80, le Mister Day, vi dice niente? 
Io vi consiglio di provarla. E' meravigliosa per la colazione, poco dolce e morbida da non credere. 
Ah, il latticello potrete farlo usando 50% yogurt magro e 50% latte scremato. 

Ingredienti per uno 
stampo da plumcake di 23x12
350 g di farina
2 cucchiaini e mezzo di lievito per dolci
mezzo cucchiaino di bicarbonato
1 cucchiaino di sale
2 cucchiaini di noce moscata grattugiata al momento
200 g di burro a temperatura ambiente
175 g di zucchero
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
3 uova grandi a temperatura ambiente
225 g di latticello ben sbattuto, a temperatura ambiente
e per finire:
120 g di zucchero a velo
30 g di burro fuso

  • Posizionate la griglia del forno sulla penultima tacca in basso e accendetelo facendo riscaldare a 170°. C Preparate e ungete uno stampo da plumcake e foderatelo con carta da forno, facendo in modo da creare una croce che copra tutti i lati e che sia abbastanza lunga da permettere di tirare il dolce fuori dallo stampo dopo la cottura.

  • In una ciotola, mescolate la farina, lievito, bicarbonato, sale e noce moscata. Che la noce moscata sia grattugiata al momento è importante per il risultato finale. 
In un’altra ciotola invece, lavorate il burro fino a ridurlo in crema, aggiungete lo zucchero e la vaniglia e lavorate il composto fino a che sia leggero e soffice. Adesso, aggiungete 4 cucchiai del composto di farina, incorporatelo e poi cominciate ad aggiungere le uova, una ad una.
  • Incorporate il resto della farina e il latticello in 5 aggiunte alternate, iniziando con la farina e finendo con la farina. L’impasto è molto sodo e si consiglia finire di incorporare gli ingredienti a mano.
  • Versate l’impasto nello stampo preparato e mettetelo in forno per c.ca 60 min. o comunque quando sarà ben dorato e un po’ crepato in superficie.
  • Toglietelo dal forno e fatelo raffreddare 15 minuti nello stampo su una gratella, poi, tiratelo fuori tirando dalla carta forno e poggiatelo sulla gratella. Fatelo raffreddare ancora 30 minuti.
  • Intanto, setacciate lo zucchero a velo su una teglia con i bordi e preparate il burro fuso. Quando il dolce sarà abbastanza raffreddato da poterlo maneggiare, togliete la carta forno e aiutandovi con l’avambraccio, giratelo, spennellate il fondo di burro e mettetelo dritto sullo zucchero a velo. Spennellate i due lati lunghi con il burro e rotolatelo nello zucchero in modo da farlo attaccare, ripetete la stessa cosa con i lati più corti. Rotolatelo ancora una volta nello zucchero e, facendo attenzione, trasferitelo su un piatto da portata.
  • Servite a temperatura ambiente e conservatelo coperto con una pellicola. Si mantiene morbido per giorni. 


martedì 21 aprile 2020

Polpette con fave e limone: il cibo ai tempi dell'ASMR

Il baccalà - Nino Ferrer
Che non si dica che in questo blog trovate solo dolci.
E' molto complicato riuscire a pubblicare ricette salate quando devi mettete a tavola una famiglia.
Ho smesso di fotografare qualsiasi cosa che debba essere servita immediatamente al termine degli scatti, molto molto tempo fa.
Se non avete un blog di cucina, non potete capire quanto tutto questo rasenti la follia.
Preparare un set, sempre che si abbia a disposizione una luce decente, in uno spazio decente (io fotografo generalmente in cucina), tirando fuori una quantità di ammennicoli tra props, accessori, tessuti, pannelli diffusori...un incubo ad occhi aperti.
Il tutto per poi mangiare qualcosa che ha perso la sua qualità dell'appena fatto e finendo col dover riscaldare ogni cosa. Passo.
Ho deciso che non l'avrei più fatto e così è stato.
Adesso fotografo solo cose che possono attendere, o essere preparate prima, oppure che possano essere mangiate da me quando sono sola in casa (ed in questo periodo non succede spesso :D ).
Io non mi faccio problemi di mangiare una pasta semicruda, o fredda, o gommosa.
Ma quando servo un piatto in tavola voglio che la gente sia felice e che ognuno sia concentrato sul suo piatto e sulla conversazione. Non certo sull'attesa.
Questa è anche una ragione abbastanza primaria per cui nei blog e nei social, i dolci la facciano da padrone.
E' la "praticità fotografica".
La seconda ragione è l'"effetto porno" o bramosia di gola, che non devo spiegare perché si spiega da solo, basti scrollare la home di Instagram e capirete.
Da pochissimo ho scoperto un fenomeno che mi ha quasi sconvolto: sono i video della gente che mangia.
I cosiddetti video ASMR food.
ASMR è un acronimo di Auronimous Sensory Meridian response, che altro non è quella sensazione di rilassatezza del cuoio capelluto che scende lungo la schiena in situazioni di grande serenità e piacere.
Pare che guardare gente che mangia in maniera entusiastica emettendo suoni e mugolii, provochi un immediato senso di benessere.
Questa teoria sta riscuotendo talmente tanto successo che sono nati decine di siti con video a hoc. Dalla spazzolatura di capelli lunghi, alla spazzolatura di piatti giganti colmi di spaghetti.
La cosa fondamentale è che chi mangia, deve riempirsi in maniera estrema la bocca ed emettere suoni di ogni genere, altrimenti non funziona (alla faccia delle buone maniere).
Ognuno ha i suoi gusti, ma a livello economico le aziende di food, in particolare Junk food, stanno gongolando.
Ho scoperto tutto questo incontrando casualmente una pagina su Instagram chiamata asmreating (quasi un milione di follower).
Non potevo credere che una persona potesse ingoiare in un colpo solo così tanto cibo, a volte senza neanche masticare.
Dopo un istante di visione, tra suono ed immagini, mi sono sentita male.
Ho avuto una nausea potentissima e ho appoggiato il telefono che non ho ripreso per un bel po'.
Posso affermare che sulla sottoscritta questa modalità di ricerca del benessere, non funziona.
Sarei curiosa di sapere se sono l'unica!
Queste polpette vi porteranno del reale benessere mangiandone una alla volta (anche se ho l'impressione che ve le ruberete dal piatto).
La ricetta è del grande Ottolenghi, direttamente dal mio libro feticcio Jerusalem, continua fonte di scoperte.
Volevo utilizzare le favette appena comprate in un piatto di carne e questa si è rivelata perfetta.
Ho apportato delle mie varianti, come al solito, vale a dire ho omesso la carne di agnello, prevista in parte nella miscela, ed ho aggiunto la cipolla caramellata, che conferisce un guizzo di dolcezza delizioso.
Non omettete il limone e non abbiate paura di far cuocere le polpette nel brodo.
Avrete una salsa magnifica che spazzolerete fino all'ultima goccia.

Ingredienti per 4 persone
350 g di fave fresche o congelate
4 rametti di timo
2 spicchi d'aglio
8 cipolline novelle affettate finemente
3 cucchiai di succo di limone
500 ml di brodo di pollo o vegetale
olio extra vergine d'oliva
sale e pepe nero macinato fresco

Per le polpette
450 g di carne di manzo macinata
1 cipolla grande affettata finemente
60 g di pangrattato
2 cucchiai di prezzemolo e menta tritati + extra per rifinire il piatto
2 spicchi d'aglio schiacciati
1 cucchiaio di spezie miste tipo "baharat" (pepe nero, coriandolo, cannella, chiodi di garofano, cumino, cardamomo e noce moscata)
2 cucchiai di capperi tritati
1 uovo grande sbattuto
1 cucchiaio di zucchero di canna
1 cucchiaio di aceto balsamico o melassa di melograno
sale - pepe qb
olio extravergine

  • In una larga padella dove poi cuocerete anche le polpette, versata 3 cucchiai di olio e la cipolla affettata e fate cuocere a fiamma dolce fino a che la cipolla non passisca e diventi traslucida e molto morbida. A questo punto aggiungete un pizzico di sale, lo zucchero e l'aceto e fate caramellare a fiamma vivace per uno o due minuti. Una volta pronta tenete da parte. 
  • Un una ampia ciotola mettete la carne, tutti gli ingredienti per le polpette tra cui le cipolle caramellate e mescolate bene con le mani per qualche minuto, aggiustando di sale e pepe se necessario (fate la prova cuocendo una pallina di composto ed assaggiandola.) Fate delle polpettine della grandezza di una pallina da ping pong.  
  • Nella padella versate 3 abbondanti cucchiaiate di olio, fate scaldare quindi rosolate bene le polpette a fiamma vivace, girandole via via su tutti i lati. Cuocete la quantità in due tempi in modo da avere lo spazio nella padella per movimentarle con facilità. Una volta pronte, adagiatele su della carta assorbente. 
  • Mentre le polpette cuociono, preparate le fave. Fate bollire dell'acqua in una casseruola e versatevi le fave più grandi (2 terzi della quantità totale), fatele sbollentare per 2 minuti quindi toglietele e fatele raffreddare sotto l'acqua fredda. Privatele della buccia che verrà via velocemente. 
  • Ripulite la padella in cui avete cotto le polpette quindi versate 3 bei cucchiai di olio, aggiungete gli spicchi d'aglio schiacciati, la cipollina tritata, il timo e fate cuocere a fiamma vivace per 5 minuti. Aggiungete il resto delle fave con la buccia, il limone e un mestolo di brodo. Le fave devono essere quasi coperte con il liquido. Fate cuocere con coperchio a fiamma dolce per una decina di minuti. 
  • A questo punto aggiungete le polpette e versate il rimanente brodo. Coprite e fate sobbollire per c.ca 25 minuti, mescolando di tanto in tanto. Aggiustate di sale e pepe se necessario. Potete lasciare le polpette coperte in attesa di essere servite. 
  • Proprio prima di servire, scaldate nuovamente le polpette, aggiungendo dell'acqua se necessario per ottenere una bella salsa, aggiungete le fave sbucciate, le erbe aromatiche ed un cucchiaio di limone e mescolate con delicatezza. Servite immediatamente. 


mercoledì 15 aprile 2020

Tarte aux pommes: la mia personale macchina del tempo.

Paris Je t'aime d'amour - Patrick Bruel 
Nei giorni di isolamento, ripenso sempre più spesso ai viaggi che ho fatto nella mia vita.
Devo anche dire che se dovessi partire in questo momento, per una qualsiasi ragione, lo farei malvolentieri, perché la realtà vera è che la libertà non è nulla senza il senso di sentirsi al sicuro fisicamente.
Ed in questo momento di sicuro ci sono solo le nostre case.
Però i ricordi sono la nostra personale macchina del tempo, il nostro unico tappeto volante ed ogni tanto, nonostante il timore di rientrare da questo viaggio martoriata dalla malinconia, mi concedo di volare lontano.
Mi piace tanto farlo anche attraverso le foto di altri, attraverso lo sguardo di sconosciuti che però, nei luoghi dove anche io sono stata, riescono a raccontare le mie stesse emozioni.
Parigi resta uno dei posti dove tornerei sempre, dove non smetto di programmare mentalmente l'idea di andare, anche solo per 2 o 3 giorni.
E' sempre un posto capace di farmi emozionare, di trascinarmi indietro nel tempo, a quando ero una ragazzina di 17 anni e mi ritrovai lì per lo scambio con la scuola.
I ricordi di quelle giornate sono ancora talmente vivi nella mia testa da crearmi una sorta di contrazione al plesso solare al solo pensiero.
La gioia, lo stupore di tanta bellezza, l'eccitazione di parlare quella lingua che tanto ho amato, la sensazione di essere padrona del mio mondo, di essere viva ed immortale.
Il mio amore per Parigi è partito da lì e dopo ci sono tornata tante e tante volte che non so contare. Per lavoro, per passione, per amore, prima da sola e poi con i miei tesori.
Ad un certo punto della mia vita ho anche sognato di andarci a vivere.
Ogni tanto lo faccio ancora.
Così per non dimenticarmi che devo al più presto programmare un prossimo viaggio nella mia città del cuore, oggi ho preparato una torta che me la ricorda.
Così se non posso andare a Parigi, almeno verrà lei da me.
Dire che è una torta che si fa ad occhi chiusi è poco.
Tutto molto semplice, a meno che non abbiate l'ambizione di farvi la pasta sfoglia in casa ma magari rimandatela alla prossima volta.
Trovate una ottima base sfogliata di pasticceria e partite da lì.
Tutto il resto è semplicissimo ma la bontà è da colpo la cuore e quella composta, potreste finirvela a cucchiaiate.
La ricetta l'ho presa da un bellissimo sito francese che mi ha fatto innamorare: Les Yeux Grognons (come dire "gli occhi  scorbutici") di una giovane pasticciera francese bravissima e ottima fotografa. Ho avuto un coup de foudre per il suo lavoro ed ho in piano di provare molte delle sue ricette.
Fateci un giro. Vi piacerà.

Ingredienti per una tarte da 24/26 cm
Un disco di pasta sfoglia di ottima qualità
140 g di composta di mele alla vaniglia
3/4 mele Golden, Gala, Granny Smith grandi
30 g di burro fuso
un paio di cucchiai di zucchero di canna semolato
confettura di albicocche per lucidare

Per la composta di mele (2 vasi da 250 g) 
10 mele Golden (1kg5 )
100 g di zucchero
Il succo di mezzo limone
i semi di una bacca di vaniglia

  • Per prima cosa preparate la composta di mele che dovrà essere ben fredda prima dell'utilizzo. Sbucciate e private del torsolo le mele. Tagliatele a dadi non troppo grandi e mettetele in una casseruola capiente, con lo zucchero, la vaniglia ed il succo del limone. 
  • Fate cuocere a fiamma dolce per 20/30 minuti, mescolando periodicamente, fino a quando le mele saranno cotte cominceranno a disfarsi. Non avrete bisogno di aggiungere acqua perché le mele ne rilasceranno molta. 
  • Al termine della cottura potrete utilizzare la composta con le mele disfatte grossolanamente oppure come ho fatto io, frullandola con un mixer a immersione e riducendola in una purea fine. 
  • Mettete la composta in due vasi sterilizzati e conservatela in frigo per una settimana. Non è solo buona con questo dolce ma perfetta da servire a merenda ai vostri bambini. Assolutamente deliziosa. 
  • Quando la composta sarà ben fredda cominciate a preparare la tarte. Stendete la sfoglia su un foglio di carta forno quindi distribuite la composta con un cucchiaio fino ad 1 cm dal bordo. 
  • Sbucciate le mele, tagliatele a metà, eliminate il torsolo ed appoggiandole sul lato del taglio affettatele finemente (un paio di mm). Create la prima corona circolare come in foto, sistemando le fettine ben strette l'una all'altra. 
  • Proseguite con l'anello centrale che potrete realizzare nel senso inverso. Al centro sistemate delle fettine come più vi piace. 


  • Spennellate le mele con delicatezza, con il burro fuso e poi cospargete tutta la superficie con lo zucchero di canna. Se vi piace l'idea, potrete aggiungere allo zucchero un cucchiaino di cannella in polvere che ci sta sempre da Dio. 
  • Mettete in forno a 180° e cuocete per c.ca 30 minuti. Se vorrete caramellare le mele, passate gli ultimi 5 minuti la tarte sotto il grill. 
  • Una volta fuori dal forno, spennellate la superficie con la confettura di albicocche che avrete passato prima al setaccio e poi scaldata leggermente per renderla bella fluida. 
  • Servite ancora tiepida, se vi piace con una bella pallina di gelato alla vaniglia. E' perfetta se consumata in giornata. 




venerdì 10 aprile 2020

Tsoureki: BUONA PASQUA!

Photograph - Ed Sheeran
E' qualche anno che non riesco a fare un post augurale di Pasqua.
Quest'anno non ho scuse.
Rinchiusi nelle nostre case, abbiamo ritrovato il tempo per fare qualsiasi cosa, dalle ristrutturazioni alla selezione scientifica di ciò che si può e non si può buttare.
Abbiamo ritrovato cose che pensavamo di non avere più ed altre che cercavamo da una vita.
Libri, lettere, gioielli, farine abbandonate nell'angolo di una dispensa, cornici, fotografie, disegni, articoli di giornale.
La follia dell'accumulo seriale inscatolato con ordine o in avaria dentro cassetti stipati all'inverosimile.
Il riordino ci ha fatto sentire più liberi ma spesso anche più malinconici.
Certe zone della nostra memoria sono state risvegliate da lunghi sonni involontari, riportando alla luce come eravamo.
La già personale predisposizione all'accartocciamento sotto il peso dei ricordi, ha prodotto nella sottoscritta un malessere simile alle vertigini, nel quale mi sto crogiolando da qualche giorno.
E nonostante non rimpianga nulla di quello che ho ritrovato di me dentro questa pulizia fisica ed emotiva, c'è una cosa che continua a farmi sentire defraudata: la perdita della gioventù.
Quella parte della nostra vita che tutti abbiamo vissuto come se non dovesse mai finire, come le falene accanto alla lampadina incuranti di quanto sia facile bruciare come cenere nell'ansia di vivere.
Ebbene adesso mi rendo conto di essere stata una giovane "vecchia" che non ha mai spinto sull'accelleratore delle esperienze, sempre timorosa di scottarsi e di avere tutto sotto controllo.
Questo "timore di vivere" è scomparso completamente soltanto dopo i 30 anni, lasciando spazio al desiderio di fare cose improbabili per una donna della mia età.
So benissimo che l'età è una questione mentale.
Provatelo a spiegare al mio corpo che come un mulo si blocca di fronte alla fatica, alle articolazioni che scricchiolano, ai dolori di ogni genere, al fiato corto.
L'età è solo una questione mentale. Posso dire una cosa? Balle!
Doveva essere un post augurale per l'imminente Pasqua.
Ma in questi giorni ho bisogno di sfoghi per liberare l'acido della detenzione coatta.
Quindi cari amici che ogni tanto passate di qua, vi voglio ancora bene perché mi ascoltate pazienti e non mi giudicate.
Vi auguro la migliore delle Pasque possibili, nonostante la solitudine e la lontananza dai vostri cari o dai desideri che avevate nel cassetto.
Concedetevi qualcosa di bello e di buono, nutrite la vostra anima prima del vostro stomaco e siate pazienti come necessariamente dobbiamo essere da qui a "speriamo presto".
Buona Pasqua di cuore.

TSOUREKI – Pane di Pasqua con cioccolato e mandorle – Grecia
La Pasqua è la festa tradizionale più importante in Grecia. La domenica di Pasqua falò vengono accesi per cuocere l’arrosto di agnello che è spesso un affare di Stato per la comunità. I festeggiamenti durano a lungo anche dopo la Pasqua, quando si continua a servire gli avanzi e nuovi piatti preparati per l’occasione (vi ricorda qualcosa?).
Il pane dolce intrecciato è importante quanto l’agnello ed in molte località, viene preparato aggiungendo un uovo dipinto di rosso racchiuso nell’intreccio.
Pur essendo un pane celebrativo della Pasqua Greca, è conosciuto in molte culture dei Balcani e pare che l’origine arrivi dalla Turchia, il cui nome Corek significa proprio “pane con lievito”.
Le usanze della Pasqua greca sono affascinanti: si comincia con il martedì precedente alla Pasqua preparando biscotti secchi. Il mercoledì è giorno di pulizie rigorose della casa e nel pomeriggio si celebra l’ ”efcheleon” in Chiesa. 
Il giovedì ci si avvicina alla festa, colorando le uova che poi verranno benedette e servite in tavola (o messe nei pani), mentre il Venerdì è giorno di lutto e penitenza: non si possono mangiare dolci per amore di Cristo ed è considerato grave peccato maneggiare chiodi, aghi, martelli che ricordano il calvario di Gesù.

Ingredienti per 2 pani
500 g di farina forte (w 320)
10 g di lievito di birra fresco
1 cucchiaino di miele
½ cucchiaino di sale fino
4 cucchiai di zucchero semolato superfine
2 cucchiai di scorza di arancia grattugiata
4 cucchiai abbondanti di acqua tiepida
5 cucchiai abbondanti di latte tiepido
2 uova sbattute
80 g di burro fuso e intiepidito + extra per spennellare
1 tuorlo d’uovo
mandorle a lamelle per rifinire

Per il ripieno
1 uovo sbattuto
50 g di mandorle spellate, tostate e tritate
175 g di cioccolato fondente tritato grossolanamente
  • Setacciate la farina nella ciotola dell’impastatrice, mescolatela con lo zucchero e formate la fontana. Fate sciogliere il lievito nell’acqua tiepida con un cucchiaino di miele e non appena sarà attivo, versatelo nella fontana, con il latte, le uova, la scorza di arancia. Impastate a bassa velocità con il gancio e quando l’impasto starà insieme aggiungete il sale e il burro intiepidito a filo. Aumentate la velocità a media e impastate per altri 10 minuti fino a che l’impasto non sarà bene incordato. Lasciatelo nella ciotola e coprite con la pellicola. Fate lievitare per 1 – 2 ore o fino al raddoppio.
  • Dividete l’impasto in due parti uguali. Stendete ogni parte in un rettangolo di 30x40 cm. Tagliate ogni rettangolo lungo la lunghezza, in 3 strisce larghe 10 cm. Spennellate ogni striscia con il tuorlo sbattuto e cospargetele con cioccolata e mandorle tostate in maniera uniforme
  • Arrotolate i rettangoli in 3 lunghi cordoncini che trasferirete su una placca coperta con carta da forno. Sistemateli vicini e sigillate le 3 cime e cominciate a realizzare una treccia con delicatezza, premendo le estremità finali tra loro per sigillare la treccia (potete far sparire l’estremità sotto la treccia per rendere il pane più armonioso). Fate la stessa cosa per il resto dell’impasto.
  • Lasciare lievitare nuovamente per c.ca 30 minuti. Sbattete l’uovo con un goccio l’acqua e spennellate con cura la superficie dei due pani. Cospargeteli di mandorle a lamelle e cuocete in forno per 190° per 20/25 minuti o fino a quando non siano ben dorati e gonfi.
  • Lasciate raffreddare su una gratella. Ottimo consumato tiepido. Si conserva per 2 o 3 giorni protetto dall’aria e si può congelare una volta cotto.

domenica 5 aprile 2020

Pinca Croata: il pane dolce della Pasqua

The tide is up - Blondie 
Sono certa che fra molti mesi, quando ripenserò a questo momento, probabilmente rimpiangerò quello che non sono riuscita a capire.
Quello che la vita, nella sua imprevedibile ed involontaria ironia, cerca ogni volta di insegnarci e che noi, distratti dall'inutile, ci ostiniamo di non vedere.
Lei va avanti. Sempre e comunque. Anche senza di noi.
Se ad un certo punto su questo meraviglioso pianeta non ci fosse più alcun essere umano, la vita pulserebbe grandiosa, con una forza che neanche possiamo immaginare.
E' paradossalmente la nostra presenza che riduce la sua potenza.
Quando devasta, consuma, brucia, avvelena, mortifica, sovrasta, uccide.
Chiusi nelle nostre case, macchine ferme, fabbriche serrate, un virus nato dagli eccessi dell'uomo, miete vittime a casaccio, ovunque nel mondo, ma ovunque nel mondo la natura prende i suoi spazi, respira, cresce e gioisce come mai negli ultimi due secoli.
Io mi sto adattando a questo ritmo senza obblighi, doveri, agenda e responsabilità, lavorativamente parlando.
Non vedo al momento alcun obiettivo se non quello di restare in salute e prendermi cura della mia famiglia.
E dopo, chi avrà di nuovo voglia e forza di correre dietro al ritmo forsennato che noi stessi ci imponiamo per la sopravvivenza?
Se tutto ricomincerà come prima, calpestando brutalmente il nostro pianeta, quanto dovremo aspettare prima che questo produca un'altra difesa micidiale nei confronti di quel virus letale che è l'umanità?
Preparato durante i giorni di Pasqua, richiede un po’ di tempo ma il risultato è un dolce, soffice e leggero pane, dal profumo inebriante.
In tempi antichi si pensa che venisse preparato per celebrare l’equinozio di primavera ma che con il Cristianesimo abbia assunto un significato diverso, legato alla risurrezione di Cristo. 
Da qui la sua forma tonda come la vita che continua e la croce al centro che simboleggia il sacrificio di Gesù.
Il sapore di questo buonissimo pane, ricorda alla lontana alcune preparazioni italiane del meridione, che prendono il nome di Pigna. 
Il profumo di agrumi, i canditi, l’aroma del Rum lo rendono un perfetto pane delle feste.
La tradizione vuole che si possa servire soltanto dopo averlo fatto benedire in Chiesa il giorno di Pasqua.

Per l’impasto
200 g di farina forte (w 320)
125 g di farina 00
5 g di lievito di birra fresco
85 g di zucchero
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di estratto di vaniglia naturale
1 cucchiaino di miele
32 g di burro fuso
32 g di strutto fuso
75 ml di latte tiepido
45 g di panna acida
1 uovo grande
20 ml di rum (o Grand Marnier)
20 g di uvetta sultanina
25 g di arancia candita tagliata a dadini
la scorza grattugiata di un’arancia non trattata
la scorza grattugiata di un limone non trattato.

Per la finitura
1 uovo sbattuto
zucchero semolato
  • Mettete l’uvetta nel Rum e fatela ammorbidire per c.ca 1 ora
  • Setacciate le farine nella ciotola dell’impastatrice, aggiungete lo zucchero e mescolate.
  • Sciogliete il lievito nel latte tiepido con un cucchiaino di miele ed attendete che sia attivo (formerà una schiumina in superficie)
  • Fate la fontana ed aggiungete il latte con il lievito, l’uovo, la panna acida, le scorze degli agrumi, la vaniglia. Aggiungete per ultimo i canditi e l’uvetta con il rum. Impastate con il gancio per almeno 10 minuti, aggiungendo il sale dopo qualche minuto, fino a quando le pareti della ciotola saranno pulite. Coprite con una pellicola e fate lievitare in luogo caldo (il forno con la lucina accesa sarà perfetto) per almeno un’ora o fino al raddoppio.
  • Sgonfiate quindi l’impasto e impastate nuovamente, questa volta aggiungendo a filo il burro e lo strutto sciolti ma intiepiditi. Lavorate l’impasto per almeno altri 5/8 minuti a velocità media.
  • Togliete dalla ciotola e date all’impasto la forma di una pagnotta che sistemerete su una teglia coperta da carta da forno. Lasciate lievitare per altri 45 minuti/1 ora. Con un paio di forbici affilate, tagliate una croce al centro del panetto quindi spennellate la superficie con l’uovo sbattuto e cospargetela di abbondante zucchero. Lasciate riposare mentre accenderete il forno a 180°.
  • Cuocete il pane per 30/35 minuti fino a che la superficie non sia bella dorata e caramellata. Togliete il pane dalla teglia e fatelo raffreddare su una griglia. Si conserva bene per 4/5 giorni coperto da pellicola. Si può congelare a fette e scaldare nel tostapane per la colazione.

mercoledì 1 aprile 2020

Hot Cross Buns: la vita in un acquario.

A sky full of stars - Coldplay
Primo Aprile. Fra esattamente 12 giorni sarà Pasqua.
Una Pasqua diversa da tutte, un po' come l'ultima Pasqua dell'umanità, dove ci accontenteremo di guardare i colori della primavera dalla finestra ed abbracceremo i nostri cari per telefono.
Sarà strano, un po' disturbante e forse anche un po' ansiogeno.
Per lo meno è questo il sentire che regna dentro di me in questo momento.
I giorni passati chiusi in casa sono ormai tanti e non si ha alcuna prospettiva di "riapertura", per lo meno prossima, così che in maniera paziente ed obbediente seguiamo le regole imposte per la nostra sicurezza.
Si parla del "prima" come qualcosa ormai lontanissimo ed è davvero inquietante.
Perché la verità è che nulla sarà più come prima e che il tempo di una serenità nella socialità è lungo a venire.
Senza una vera cura ed un vaccino, il virus continuerà a viaggiare bellamente da un luogo all'altro e  se la quarantena adesso è in grado di "contenere" la diffusione, una futura apertura non farà altro che riportare situazioni di crisi se non supportata da un medicinale ad hoc.
Questo tempo che possiamo vivere nella lentezza delle nostre case è certamente prezioso, ma l'animo umano ha anche bisogno di notizie positive per tenere botta.
Io comincio ad essere un po' stanca.
Nonostante riesca a riempire le mie giornate con la qualunque, ho bisogno del mio lavoro, di progetti, di pensieri verso il futuro.
Lo so che è sbagliatissimo perché in questo momento l'unico pensiero dovrebbe essere quello di apprezzare il presente ma lasciatemi arrotolare su me stessa, dentro un patetico sfogo, come un povero pesce dentro ad un acquario.
La ricetta di oggi è sicuramente conosciuta. Io non li avevo mai preparati e questo è sicuramente il momento adatto per provare.
Tradizionalmente preparati il Venerdì Santo (Good Friday), pare che questi dolci e soffici panini abbiano un’origine sassone e che venissero consumati durante la festa che celebrava la fine dell’inverno. 
La croce altro non era che la rappresentazione delle 4 fasi lunari.
Con il cattolicesimo sono diventati il simbolo stesso della Pasqua e la Croce il sacrificio di Gesù Cristo. Le leggende intorno a questi panini sono molteplici, la prima delle quali è la loro impossibilità di ammuffire se preparati nel giorno di Venerdì Santo, anche se è più probabile che gli stessi non abbiano neanche il tempo di raffreddare.
La più commovente resta comunque quella della madre vedova, che preparava i buns per il figlio marinaio come dono per il suo ritorno a casa per Pasqua. 
Dopo la morte del figlio in un naufragio, continuò a cucinare i panini appendendoli alla finestra come speranza per il suo ritorno. Fino al 2017 la casa di questa povera madre è stata sede di “The Widow’s Son”, un pub nell’East di Londra, in cui molti marinai della Royal Navy si ritrovavano per ricevere il loro Hot Cross Bun a Pasqua, come buon auspicio per i propri viaggi.

Voi preparateli e consumateli subito. Un consiglio è, una volta freddi, di congelare quelli che non mangerete. Una volta fuori da freezer, saranno come appena fatti. 

Ingredienti per 15 panini
300 m di latte intero + 2 cucchiai
50 g di burro
500 g di farina forte (w 320)
1 cucchiaino di sale
75 g di zucchero semolato
10 g di lievito di birra
1 uovo sbattuto
75 g di uvetta ammollata
50 g di canditi misti
la scorza di una arancia grattugiata
1 mela sbucciata e tagliata a dadini piccoli
1 cucchiaino di cannella

Per la croce
75 g di farina 00
acqua q.b.

Per la lucidatura
3 cucchiai di confettura di albicocche
  • Portate a bollore il latte. Fuori dal fuoco aggiungete il burro e fate sciogliere e intiepidire. Una volta raggiunta la temperatura di una mano, aggiungete il lievito e scioglietelo bene. Setacciate la farina nella ciotola dell’impastatrice, mescolatela con lo zucchero e fate la fontana. Aggiungete il lievito nel latte, l’uovo e cominciate ad impastare per ottenere un impasto appiccicoso. Trasferitelo su una spianatoia infarinata, aggiungete il sale ed impastate stirando e riavvolgendo l’impasto su se stesso per almeno 5/8 minuti. Mettete l’impasto nella ciotola della planetaria e fate lievitare per c.ca 1 ora o fino al raddoppio.
  • Una volta cresciuta, aggiungete nella ciotola l’uvetta, i canditi, la mela, la scorza di arancia e la cannella ed impastate per c.ca 3 minuti, fino a che tutta la frutta non sia distribuita omogeneamente. Ricoprite con la pellicola e fate lievitare un’altra ora.
  • Dividete l’impasto in 15 panetti da 75 g c.ca l’uno. Formate delle palline aiutandovi su un ripiano infarinato e sistematele su una placca coperta di carta da forno, lasciando c.ca 2 cm di spazio tra loro, in 5 file da 3 panetti l’una. Coprite con un canovaccio pulito e fate lievitare per altri 45 m.
  • Scaldate il forno a 220°. Mettete la farina in una ciotolina ed aggiungete poca acqua alla volta in modo da ottenere una pastella densa e appiccicosa (deve avere la consistenza del dentifricio) che metterete in un sac a poche con bocchetta piccola. Formate delle croci spremendo lungo ogni colonna verticale e poi lungo ogni fila orizzontale. Cuocete in forno per 20 minuti fino a che non saranno belli gonfi e dorati.
  • Fate raffreddare su una gratella. Intanto scaldate la marmellata e setacciatela quindi una volta intiepiditi, spennellatela ancora calda sui panetti per lucidarli. Lasciate raffreddare.
  • Si conservano per qualche giorno lontani dall’aria e si congelano meravigliosamente da cotti.