martedì 25 febbraio 2014

Ciambella alla panna acida: una torta per amore.

You are so beautiful - Joe Cocker
Ho scoperto di aspettare un bambino perdendone uno.
Per strani percorsi della mente e forse anche del destino, sapevo che avrei avuto i gemelli. Di sicuro, lo desideravo tanto.
E poi, da buona primipara attempata, sapevo che le probabilità di incappare in parti gemellari sono superiori a quelli di una giovane madre.
Mettendoci dentro anche la nonna paterna madre di gemelli, alla fine ero convinta che sarei diventata una mamma bis al cento per cento.
Il destino mi aveva ascoltata, eccome.
Dopo aver tanto rimandato il momento di allargare la famiglia, non avrei pensato che sarebbe stato tutto così veloce.
Ad aprile mio marito ed io abbiamo deciso: facciamolo!
A maggio ero già incinta.
Ma a giugno, perfettamente in orario sul calendario, ho scambiato un aborto spontaneo per il mio ciclo mestruale.
Ho continuato a non sapere di essere incinta per quasi 8 settimane, fino a che il malessere, la stanchezza ed una debolezza che non conoscevo, mi hanno costretto ad aprire gli occhi.
Però ormai, non ero più bis. 
Il fagiolino di Alice resisteva strenuamente come ha fatto per tutti i nove mesi di una gravidanza roller coaster, piena di ostacoli e piccoli traumi.
Il 25 febbraio di un lunedì di 12 anni fa, alle 9.00 del mattino, quella creaturina secca e stropicciata vedeva la luce attraverso un cesareo programmato di corsa.
Quando l'ho vista, giallognola, tutta coperta di peli, una testa piena di capelli scuri scuri, ho pensato: mioddio ho avuto una scimmia!
Ma l'effetto dell'anestesia mi ottenebrava la mente e poi, diciamocela tutta, appena partorito non è che siamo pervase da tutto questo senso materno.
Quello che posso dire è che quando questo succede, quando la maternità ti pervade, è un sentimento che ti travolge come un treno. Una cosa difficile da spiegare e da raccontare.
Il primo senso che percepito forte in me e che non credo svanirà mai, è stato quello di volerla proteggere, prima di ogni altra cosa.
Non essendo riuscita ad allattarla, per mesi anche dopo lo svezzamento, ogni volta che la sentivo piangere, avvertivo una fitta dolorosa al seno.
Credo che ognuna di noi abbia episodi del genere da raccontare quando si tratta di figli.
Io posso solo dire che per anni (e forse non ho mai smesso), sono stata terrorizzata dal pensiero di perderla, talmente forte che spesso mi sono svegliata la notte con la faccia bagnata di lacrime, a causa di incubi orribili.
Oggi quella creaturina lunga, secca e stropicciata compie 12 anni.
Non c'è stato anno da quando ho aperto questo blog, in cui non abbia celebrato la sua presenza nelle nostre vite. Ho cominciato che aveva 9 anni, era una piccola ballerina ed oggi mi ritrovo con una gazzella innamorata della palla a volo e dei One Direction.
Se devo preparare una torta, se devo scegliere l'oggetto del mio amore senza limiti e confini, allora non posso che scegliere lei, Alice, la mia bambina. La mia signorina.
E preparo una torta semplice, rassicurante e buona perché è ciò che lei cerca adesso da me: semplicità, sicurezza e affetto.
Con un bocciolo di rosa a decorarla, pronto a schiudersi e bello, delicato com'è lei.
Buon compleanno amore mio.
Una torta di stampo americano, una torta di casa, senza enormi pretese ma esageratamente buona.
Si allontana dal classico ciambellone e ricorda la consistenza delle sponge cake.
Utilizzate stampi profondi e se avete voglia, tagliatela in 3 strati e decoratela con la vostra farcitura preferita.
Non ha bisogno di bagne, è umida naturalmente. Piacerà ai vostri bambini, di più ai vostri mariti!
Ingredienti per uno stampo da Chiffon cake o angel cake con fondo amovibile
450 g di zucchero
226 g di burro
6 uova grandi, tuorli e albumi separati a temperatura ambiente
360 g di farina 00
250 ml di panna acida
2 cucchiaini di estratto di vaniglia
la scorza grattuggiata di un arancia non trattata
1 cucchiaio di succo d'arancia
1/4 di cucchiaino di bicarbonato
1/4 cucchiaino di sale
2 cucchiaini di cremor tartaro
burro e farina per lo stampo
Mettete lo zucchero ed il burro a temperatura ambiente e montate per c.ca 10 minuti fino ad ottenere un composto spumoso e bianco.
Cominciate ad aggiungere i tuorli, uno alla volta e continuate a mescolare fino a che l'uovo non sarà ben amalgamato. A questo punto aggiungete il secondo. Fate così per i restanti tuorli.
Quando tutti i tuorli saranno ben assorbiti nell'impasto, aggiungete la vaniglia, la scorza d'arancia ed il succo, mescolate ancora ed aggiungete la panna acida, mescolando ancora affinché il composto non sia omogeneo.
Setacciate la farina con il bicarbonato ed il sale.
Aggiungetela gradatamente a cucchiaiate al composto di uova e amalgamate.
In una capiente ciotola cominciate a montare con la frusta elettrica gli albumi, a cui avrete aggiunto il cremor tartaro e montateli a neve ben ferma.
Aggiungete una cucchiaiata di albumi al composto e mescolate velocemente per ammorbidire l'impasto, quindi continuate con il resto, incorporandolo con una spatola di gomma miscelando dall'alto in basso per non smontare il composto.
Versate il tutto nella tortiera imburrata ed infarinata e mettete in forno preriscaldato a 170° C.
Fate cuocere per 1h15/30 controllando la cottura con uno stecchino che deve uscire asciutto.
Il tempo di cottura dipende dalla tortiera: se il volume si sviluppa verso l'alto, avrete bisogno di qualche minuto in più. In ogni caso non aprite il forno prima di 1h.
Una volta pronta, fatela raffreddare quindi sformatela e cospargete abbondante zucchero a velo.
E' un dolce ricco ma buonissimo e perfetto anche come base per torte decorate con pasta di zucchero. A me piace semplice e magari servita con un po' di confettura.
Resta morbida ed umida per giorni.

Con questa ricetta partecipo con piacere all'ultimo contest di Imma Dolci a gogo in collaborazione con Wald


venerdì 21 febbraio 2014

Il Classico dello Starbooks per i miei biscotti del cuore

Titolo canzone
Non devo raccontarvi nulla.
Non devo neanche dirvi di che biscotti si tratti perché sono certa che nonostante la forma imperfetta, li riconoscerete.
Vi esorto invece a dare un'occhiata qua, dove potrete scoprire tutto, dalla ricetta alle curiosità di un grande classico: La grande cucina regionale della Gosetti della Salda. 
Oggi, su Starbooks!

Buon fine settimana a tutti.

mercoledì 19 febbraio 2014

Zuppa di udon e miso alla nocciola: voglio andare in Oriente

One night in Bangkok - Murray Head
Non sono mai stata in Oriente.
Non mi è neanche mai lontanamente capitato di toccare con piede un aeroporto orientale durante qualche scalo in giro per il mondo.
Fino a qualche anno fa, nella mia lista del "to see" (immagino che avrete anche voi una lista di luoghi e cose che vorreste vedere prima dell'ultimo definitivo viaggio), l'Oriente o quella parte di mondo, non era neanche agli ultimi posti.
E' proprio vero che crescendo o invecchiando (diciamocela tutta), si rivedono tutte le priorità ed oggi quella lista è completamente trasformata.
Ai primi posti ci sono paesi come la Thailandia, il Vietnam, la Cambogia, l'India, Bali, la Birmania (che sogno) ed assolutamente il Giappone.
Non la Cina però, perché per quella non sono ancora pronta.
Che fossi destinata a desiderare il grande "Far East", era scontato visto quanto io ami la sua cucina.
Che ovviamente non conosco perché, diciamocela tutta, quello che di cucina orientale mangiamo nei ristoranti in occidente, non è neanche lontanamente simile all'originale.
Fatto sta che quando con mio marito e mia figlia partiamo per le nostre brevi fughe in Europa, le tappe mangerecce sono praticamente solo in ristoranti orientali: vietnamita, giapponese, thai, cinese. Ed ogni volta ci sembrano pazzeschi, specialmente nelle grandi capitali come Londra o Parigi, perché in Italia la qualità di questi ristoranti lascia un po' a desiderare.
In questi giorni ho trovato nella dispensa degli Udon che avevo comprato in una botteghina orientale qualche tempo fa e mi è venuta voglia di una zuppa come quelle che ho mangiato a Londra da Koya , un posto piccolissimo dove servono solo ed esclusivamente Udon in zuppa. Favolosi.
Ricordo di aver mangiato degli udon al miso di nocciole con maiale, quindi ho cercato di ricostruire quella memoria in questo piatto, senza carne però.
Per chi non avesse mai sentito parlare di Miso, posso dire che è una scoperta interessante e dovremmo cominciare ad utilizzarlo nella nostra cucina, anche solo come insaporitore dei nostri brodi vegetali in quanto possiede nobilissime qualità.
Partendo dall'inizio, il Miso è una pasta fermentata, dall'aspetto oleoso/cremoso di colore che va dal giallognolo al marrone scuro, ottenuta dalla lavorazione della soia.
La sua origine è cinese ma dopo la sua importazione nel XIII secolo in Giappone, questo prodotto è stato assorbito completamente dalla cultura nipponica da diventare parte fondamentale dell'alimentazione e presente in quasi tutti i piatti più importanti.
Viene ottenuto con la fermentazione micotica dei semi di soia e riso od orzo in acqua salata, per un periodo molto lungo, che varia dai 12 ai 24 mesi.
Ciò che dà vita a questa trasformazione chimica è una muffa dal nome Aspergyllus oryzae.
Il Miso va considerato un vero è proprio condimento in quanto è ricco di sodio (dovuto proprio al processo con cui è prodotto), ma decisamente energetico e altamente proteico.
Esistono diversi tipi di miso, il Mugi Miso a base di orzo, il Kome Miso a base di riso, l'Hatcho Miso che è quello di sola soia.
Essendo così carico di sodio, è sconsigliato ai soggetti che soffrono di pressione alta, ma ha una grande utilità per coloro con problemi di colesterolo, perché grazie alla ricchezza di lecitina ed acido linoleico, aiuta a sciogliere i grassi nel sangue.
Si trova con facilità in barattolo,  nei negozi di alimenti biologici ed orientali.
Per questa ricetta io ho utilizzato del Kome Miso.
Ingredienti per 4 persone
150 g di carote tagliate a julienne sottilissima
1 porro di media grandezza
150 g di cavolo cinese tagliato molto sottile
1 foglio di alga Nori o Wakame da cca. 8 cm
200 g di Udon
Zenzero grattugiato fresco
50 g di nocciole tritate grossolanamente + 50 g di nocciole ridotte in granella.
60 g di Miso
Acqua 1 l 1/2
1 cucchiaio di olio extravergine
In precedenza (potete farlo anche qualche giorno prima di fare la zuppa), mettete il Miso in una ciotolina o in un contenitore a chiusura ermetica, ed aggiungete la granella di nocciole. Mescolate bene, coprite e tenete al fresco. Lasciate riposare almeno una notte o anche 2 o 3 giorni.
Mettete l'acqua in una capiente casseruola ed a freddo aggiungete le verdure tagliate molto sottili, l'alga spezzettata, lo zenzero grattugiato e l'olio.
Portate ad ebollizione.
Lasciate bollire per una decina di minuti quindi aggiungete gli Udon ed il miso che avrete stemperato con un mestolino di acqua calda.
Mescolate bene ed attendente che gli Udon si cuociano (in genere sono molto veloci, c.ca 5 minuti).
Versate la zuppa in ciotole ed aggiungete ciuffetti di julienne di carote e le nocciole tritate.
Servite ben calda.
Potete usare le vostre verdure preferite ed inventarvi il brodo vegetale secondo il vostro gusto. L'aggiunta di miso renderà il tutto molto saporito.

lunedì 17 febbraio 2014

Non è una Sacher, però....

Gran Partita - Adagio - W.A.Mozart
La Sacher non è la mia torta preferita.
Nonostante tutto ha per me un fascino irresistibile.
Credo di averla assaggiata nei migliori caffè di Vienna, da Demel all'Hotel Sacher, dove ci ho trascorso quasi un intero pomeriggio con la scusa che fuori  era - 8°C ed i divani in velluto rosso carminio erano così comodi ed avvolgenti.
Eppure quella fetta di Sacher accompagnata da un ciuffo elegante di panna montata, non mi esaltò quanto quell'atmosfera decadente e antica che invece ricordo con grande emozione.
La base della Sacher, diciamocela tutta, è nella maggior parte dei casi troppo asciutta e direi quasi anonima, se non fosse per la spinta acidula datagli dalla confettura di albicocche e da una glassa così perfetta da essere la vera ragione del successo di questa torta.
Se tutti noi ci attaccheremmo come ventose alle vetrine delle pasticcerie d'oltralpe solo per ammirare alzate coperte da Sacher di tutte le dimensioni, la ragione sta in quella glassa liscia e spettacolare che fa presagire chissà quale bontà.
Quello che ad oggi mi ha spinto a provare non so più quante ricette di Sacher, non è per cercare la versione più fedele all'originale, ma per trovare la mia versione ideale ovvero quella di una torta al cioccolato sufficientemente umida e piena ma non fondente, impreziosita da un ripieno di albicocca e resa irresistibile da una glassa tenace e croccante come l'originale.
Oggi posso dire di aver trovato la mia ricetta, quella che non smetterei mai di mangiare, a cui marito, figlia e amici hanno fatto la ola e della quale ho continue richieste di bis.
Ed ' la splendida ricetta di Delia Smith da libro Delia's Cake, modificata nella parte della glassa, con la ricetta che io prediligo. 
Il risultato finale sarebbe stato perfetto se la fretta della sottoscritta non avesse prodotto i classici "gattini ciechi".
Volendo scrivere sulla torta il suo vero nome, ovvero "Non è una Sacher", non ho atteso che la glassa fosse solidificata a sufficienza, così la cioccolata della scritta è stata assorbita dalla glassa creando un effetto orrido e spatasciato.
Ovviamente non ne combino una giusta...anche mia figlia mi ha redarguito: "mamma, ma non potevi aspettare?"
Ingredienti per 6/8 persone
175 g di cioccolato fondente almeno al 70%
110 g di farina 00
110 g di burro a temperatura ambiente
110 g di zucchero semolato
1 cucchiaino di lievito per dolci
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
4 tuorli grandi
5 albumi grandi
Per la finitura
250 g di marmellata di albicocche setacciata con cura.
Per la glassa
200 g di zucchero semolato
125 ml di acqua
150 g di cioccolato fondente al 50%
Tritate grossolanamente la cioccolata e mettetela in una ciotola di acciaio ed appoggiatela su una casseruola con 5 cm di acqua. Fate in modo che la ciotola non tocchi con il fondo l'acqua. Portate ad ebollizione l'acqua e sciogliete la cioccolata a bagno maria.
Mentre la cioccolata si scioglie, in una grande ciotola setacciate la farina dall'alto in modo che possa incorporare aria. Aggiungete il lievito.
Cominciate ad impastare aggiungendo il burro morbido, lo zucchero e i tuorli sbattuti con l'estratto di vaniglia. Montate per c.ca 1 minuto fino ad ottenere un composto cremoso ed omogeneo.
Una volta sciolto il cioccolato, lasciatelo intiepidire leggermente ed incorporatelo a filo mentre continuate ad impastare.
In un'altra ciotola montate a neve ferma gli albumi, quindi incorporate una cucchiaiata di albumi nel composto di cioccolato per ammorbidirlo e successivamente aggiungete il resto degli albumi delicatamente dall'alto in basso per non smontarli.
Versate il composto in uno stampo a cerniera da 20 cm di diametro, con la base foderata di carta da forno e fate cuocere a 150° per 40/45 minuti. Fate la prova stecchino che deve uscire asciutto.
Una volta cotto, fate raffreddare una decina di minuti quindi togliete la torta dallo stampo e mettetela su una griglia. Deve raffreddare completamente. Capovolgetela una volta fredda.
Dividete la torta in due parti.
Distribuite 2/3 della marmellata al centro della base e stendetela con una spatola.
Coprite la marmellata con la seconda parte della torta.
Spennellate completamente la torta con il resto della marmellata e lasciatela asciugare un po' mentre preparate la glassa.
Mettete l'acqua e lo zucchero in un pentolino a fondo spesso.
Portate ad ebollizione e fate bollire lo sciroppo per 5 minuti.
Mentre lo sciroppo bolle, tritate il cioccolato.
Togliete lo sciroppo dal fuoco e fatelo intiepidire 3/4 minuti.
Aggiungete il cioccolato e fatelo sciogliere aiutandovi con una frusta per ottenere un composto omogeneo.
Lasciate intiepidire mentre preparate il dolce.
Appoggiate la torta sul piatto di portata che avrete foderato con un foglio di carta da forno tagliato a metà. Le due parti lievemente sovrapposte al centro, copriranno completamente il piatto e vi consentiranno di eliminarle con facilità semplicemente sfilandole lateralmente.
Quando la glassa sarà lucida e fluida ma non completamente liquida, versatela sul dolce concentrando la quantità al centro in modo che scorra poi verso i lati e scenda coprendo completamente la torta.
Cercate di non usare la spatola perché rovinereste la copertura.
A questo punto fate raffreddare bene la glassa prima di effettuare qualsiasi scritta o decorazione (non come la sottoscritta che ha avuto fretta ed ha visto le lettere venire assorbite dalla base...)
Lasciate passare almeno 3 ore prima di servirla, in modo che il dolce si stabilizzi e la glassa si indurisca.
Quando taglierete la vostra prima fetta, resterete a bocca aperta perché noterete che la base non si sbriciola e la glassa cede con una leggera resistenza alla lama. Otterrete un perfetto triangolo, come le fette incredibili che vi servono a Vienna.
La glassa è veramente molto fedele a quella originale ed è una ricetta dello chef Sergio Maria Teutonico.

giovedì 13 febbraio 2014

Rollé di tacchino alla birra e castagne e sto cercando di smettere.

What'd I say - Ray Charles
Beh, ogni tanto consentitemi di postare della carne. 
Ultimamente, a parte la tajine di cinta, la parte carnivora di questo blog langue miseramente.
La verità è che, come spesso sento affermare da accaniti fumatori, "sto cercando di smettere".
Poi capirete che vivendo in Toscana, il proposito si rivela impossibile, specialmente quando si è circondati da un marito appassionato di ciccia ed una figlia che non mangia carne se non è praticamente ancora viva.
Allora il tentativo di smettere si trasforma in una progressiva diminuzione dell'utilizzo, che comunque è una prassi da non sottovalutare.
La carne rossa in casa mia, è riservata ai momenti celebrativi ed alle domeniche di primavera, quando finalmente riusciamo ad utilizzare il nostro barbecue sul terrazzo e per l'occasione scateno il MBM (mad barbecue man di cui ho già parlato qui) che si delizia di preparare strabilianti bistecche di Chianina in maniera impeccabile.
Per il resto io amo la carne bianca, il pollo in pole position (e lo dimostrano la quantità di ricette sull'argomento che trovate in archivio), ma anche il tacchino che se valorizzato a dovere, riserva grandissime sorprese.
In questo caso ho voluto preparare un rollé ripieno di salsiccia e castagne, binomio fantastico e per insaporirlo a dovere mi sono aiutata con dell'eccellente birra.
Nella fattispecie ho avuto la fortuna di scoprire una birra olandese che mi ha grandemente sorpreso.
Sapete che amo la birra e che ne ho parlato spesso in questo blog.
Ho voluto sperimentare un abbinamento con la Bavaria 8.6 Gold, la novità della linea Bavaria. una birra dal colore ambrato e da una gradazione inferiore a quella delle altre birre della casa (siamo sui 6.5%di grado alcolico).
E' dolce al palato e le sue note ricordano il miele, l'arachide tostata ed un latente sentore di camomilla e rosa. Una birra molto femminile direi.
Secondo me perfetta per non emergere in maniera aggressiva sull'equilibrio del piatto. L'utilizzo della birra per la preparazione del rollé, dona morbidezza alla carne, ne preserva i succhi e le conferisce un carattere speciale rendendola particolarmente appetitosa.
La birra usata in cottura delle carni è comunque sempre vincente, come ho già avuto modo di raccontare qui.
Adesso però passerei alla ricetta.
Ingredienti per 6/8 persone
1200 g di fesa di tacchino in un solo pezzo
150 g di rigatino a fettine sottili
2 salsicce di cinta senese o le vostre preferite
300 g di macinato di maiale
80 g di castagne lesse o alla brace (si trovano con facilità anche al supermercato)
1 lattina di 50 cl di Bavaria 8.6 Gold
un ramo di rosmarino
qualche foglia di salvia
sale - pepe q.b.
olio extravergine d'oliva
Con un coltello affilato aprite a libro la fesa. Dovete ottenere un "rettangolo" di carne che non sarà sicuramente regolare in quanto spesso i pezzi di fesa hanno delle parti più sottili o disossate malamente. Siccome non è facilissimo da spiegare senza immagini, vi consiglio di guardare questo video in cui si chiarisce il principio del taglio anche se la carne utilizzata non è fesa ma arrosto.
La dinamica è la stessa solo il pezzo di fesa sarà più grande. E' fondamentale l'ausilio di un coltello ben affilato a lama lunga.
Una volta aperta la fesa, richiudetela arrotolandola su se stessa e mettetela in una ciotola o pirofila in grado di contenerla, versatevi i 2/3 della birra, 3 cucchiai di olio extravergine, la salvia ed il rosmarino.
Coprire con una pellicola e fate marinare non meno di 3 ore o tutta la notte.
Preparate il ripieno mischiando in una ciotola, il macinato di maiale con la salsiccia sbriciolata e le castagne spezzettate grossolanamente. Aggiustate di sale e di pepe.
Togliete la carne dalla marinata, sciacquatela ed asciugatela con cura. Buttate la marinata.
Srotolatela ed appiattitela per quanto possibile con un pestacarne.
Spalmatela all'interno con il ripieno stendendolo con un cucchiaio su tutta la superficie quindi arrotolate con cura la fesa cercando di portare all'interno anche eventuali pezzi di carne che escano sui lati.
Una volta arrotola, avvolgetela interamente con le fettine di rigatino e legatela accuratamente con spago alimentare in modo da ottenere un bel rotolo compatto.
Sistemate su una pirofila che possa accogliere il rotolo nella sua lunghezza, bagnatelo con la birra rimasta ed irroratelo con un filo d'olio extravergine.
Mettete in forno preriscaldato a 180° e cuocete per c.ca 1h15.
Considerate che più o meno ci vuole un'ora di cottura per ogni chilo di carne.
A metà cottura girate il rotolo e periodicamente bagnatelo con il suo fondo.
Per controllare la cottura, pungete la carne con uno stecchino e se la carne rilascia del succo trasparente, allora è pronta.
Fate raffreddare un pochino prima di affettarla. Prendete i succhi di cottura, filtrateli e serviteli caldi sulle fettine di rollé.
Servite con il contorno che preferite ed accompagnato da un bel bicchiere di birra Bavaria 8.6 Gold.






lunedì 10 febbraio 2014

Strudel di pere e zucca al cardamomo e speculoos per l'MTC

The hills are alive  (The sound of music) - Julie Andrews
Preparo uno Strudel, uno dei dolci che maggiormente amo fare e mangiare, e mi rendo conto che su questo blog non ne ho mai postato uno.
Non so il perché, ma forse non era arrivato il momento.
Quando ho saputo che Mari Lasagnapazza aveva vinto l'ultima sfida MTC sullo spezzatino, ho segretamente sperato che proponesse lo Strudel.
Essendo Mari una Triestina verace, ho vagato con la mente sui possibili piatti della sua terra e la prima cosa che mi è balzata alla testa è stato lo Strudel.
Che ho immediatamente riposto nell'ultimo cassetto del cervello dopo aver letto gli indizi della Signora dell'MTC, per me vuoto cosmico.
La passione che ho per questo dolce è direttamente proporzionale all'amore che provo per uno dei suoi paesi di appartenenza, l'Austria, dove mi capita di tornare spesso, sia per lavoro che per piacere.
Ho avuto la fortuna di visitarla in lungo ed in largo e le più belle vacanze della mia vita restano quelle trascorse nel Tirolo Austriaco, dove sono tornata per diverse estati negli ultimi anni.
Nonostante la pasticceria Austriaca sia la mia preferita, forse anche per un senso di decadente e nostalgica sontuosità da cui è circondata, mi rendo conto che ogni volta finisco col scegliere le stesse cose, ed il 90% delle volte è lo strudel classico con le mele.
L'ho provato praticamente ovunque: nelle più grandi pasticcerie viennesi, nei piccoli caffè di Salisburgo, in Carinzia e al Brennero, dove l'aria è già Mitteleuropea.
Ma lo Strudel più buono nella mia classifica personale, l'ho trovato in un rifugio nell'Oberinntal, dopo un'arrampicata estenuante fino 2000 metri, resa allucinante da una pendenza da infarto.
Giunti stremati a destinazione, siamo stati accolti da due deliziose signore di quasi 80 anni, una alla chitarra e l'altra alla fisarmonica, che suonavano allegramente canzoni popolari e servivano a tavola tra una canzone e l'altra.
Il loro Strudel è così chiaro nella mia testa, che non so se fu la fatica fatta per conquistarlo o la sua oggettiva bontà a renderlo ancora imbattuto.
Se c'è una cosa su cui non posso sorvolare parlando di strudel, è la pasta.
Che non è pasta sfoglia come tanti eretici insistono. 
Lo Strudel è uno solo: quello avvolto nella pasta matta.
Esattamente quella che Mari ci ha insegnato nel suo splendido post.
Una pasta elastica e sottile come un velo, che cotta diventa croccante e friabile.
La ricetta che ho sempre usato fino ad oggi è molto simile ma la parte grassa era costituita da burro.
Devo dire che l'olio extravergine offre comunque uno splendido risultato ed io non ho avuto alcun problema a tirarla.
Sul ripieno, mi sono ispirata agli aromi nordeuropei che vanno a braccetto con certe spezie mediorientali, come il cardamomo, che secondo me si sposa benissimo con arancia e zucca, ed a sentori natalizi regalati dagli speculoos tritati, che si fondono con garbo nell'insieme.
Ed incredibilmente, la zucca in questo insieme così aromatico, non è riconoscibile se non dal colore.
Ingredienti per 8/10 persone
Per la sfoglia
150 g di farina 00
100 ml di acqua
1 cucchiaio di olio extravergine
1 pizzico di sale
Per il ripieno
350 g di pera
350 g di zucca gialla dalla polpa compatta
50 g di speculoos ridotti in briciole
80 g di misto frutta secca con noci, nocciole e fichi secchi
la scorza grattugiata di un'arancia non trattata
il succo di mezza arancia
80 g di brown sugar (un regalo della mia amica Roberta)
3 o 4 semi di cardamomo
30 g di burro + 20 g per spennellare la sfoglia
Per l'accompagnamento
250 ml di panna fresca
il succo filtrato della marinata della frutta.
Ho preparato la sfoglia secondo le indicazioni di Mari.
Ho scaldato l'acqua che non deve essere bollente.
Ho messo la farina in una ciotola, aggiunto l'acqua, l'olio ed il sale e mescolato fino a che la farina non ha assorbito l'acqua ed è stata insieme.
A questo punto l'ho messa su una spianatoia ed ho cominciato a lavorarla con energia.
Se vi sembrerà troppo appiccicosa, aggiungete un pizzico di farina, ma la pasta sarà di per sé molto malleabile ed umida.
Una volta liscia e compatta,  l'ho avvolta nella pellicola e l'ho lasciata riposare almeno mezz'ora, il tempo di preparare il ripieno.
Al posto del pan grattato, io ho usato degli avanzi di speculoos natalizio, che si sono ammorbiditi a causa dell'umidità.
Li ho ridotti in briciole sottili con il mixer e ho passato le briciole nel burro fuso in una larga padella antiaderente, continuando a mescolare e smuovere la polvere di biscotto per non farla bruciare.
Pronte le briciole, le ho messe su un piccolo vassoio per farle raffreddare velocemente. Ho grattugiato la scorza dell'arancia e l'ho mescolata alle briciole.
Successivamente ho sbucciato e tagliato a fettine sottili le pere.
Ho fatto lo stesso con la zucca. In questo caso ho scelto una zucca dalla polpa asciutta e compatta, per evitare che rilasciasse acqua in cottura.
Ho mischiato pere e zucca in una ciotola.
Ho versato il succo di mezza arancia sulla frutta.
Ho aggiunto il brown sugar, il cardamomo ridotto in polvere in un piccolo mortaio, la frutta secca sminuzzata grossolanamente ed ho mescolato il tutto molto bene ed ho messo da parte.
Una volta pronto il ripieno, ho tirato la sfoglia.
La pasta matta ha il pregio di essere estremamente elastica e può essere stesa fino a diventare trasparente. Così è stato con l'impasto di Mari.
Ho steso una piccola tovaglia di cotone sulla spianatoia, l'ho spolverata di farina ed ho cominciato a schiacciare la pallina di pasta con le mani, in maniera da allargarla.
Successivamente mi sono aiutata con il matterello ma ho poi preferito lavorare allargando l'impasto con le mani.
Ho sollevato la sfoglia con le nocche e piano piano, girando la pasta in un movimento circolare, sono riuscita ad ottenere un rettangolo bello grande.
Ho delicatamente allargato anche i bordi, che erano rimasti un po' spessi, e sono stata pronta a farcire.
Ho cosparso la base con le briciole croccanti di speculoos, lasciando c.ca 2 cm di bordo lungo tutta la sfoglia.
Sulle briciole ho distribuito il ripieno, ben scolato (la frutta con lo zucchero e l'arancia, si macera lievemente e rilascia una buona quantità di succo, che va scolato affinché non bagni la pasta.).
NON BUTTATE IL SUCCO.
Aiutandomi con la tovaglia, ho cominciato ad arrotolare e dopo i primi 2 giri, ho piegato i lati lunghi all'interno ed ho proseguito con l'arrotolatura. In questa maniera il ripieno viene definitivamente imprigionato nella sfoglia.
Ho spennellato la superficie del mio strudel con del burro fuso ed ho passato tutto in forno a 180° per c.ca 45 minuti.
Una volta pronto, l'ho fatto raffreddare ed ho preparato le creme di accompagnamento.
Ho filtrato il liquido della marinatura e l'ho fatto ridurre in un pentolino a fondo spesso.
Ho ottenuto uno sciroppo simile ad un caramello, molto profumato grazie all'arancia ed al cardamomo e con l'inconfondibile aroma del brown sugar.
L'ho versato in una coppetta di servizio e l'ho lasciato raffreddare.
Ho montato la panna semplicemente senza zucchero e ho servito lo strudel lievemente intiepidito con la panna e la salsa al cardamomo.
Ringrazio Mari Lasagnapazza per aver condiviso con noi la ricetta di un dolce che amo moltissimo e che non mi annoierò mai di fare né di mangiare e con questa personalissima versione, partecipo con gioia alla 36ma edizione dell'Emmetichallenge dal tema STRUDEL.

gli sfidanti


giovedì 6 febbraio 2014

Nasce l'AIFB, Associazione Italiana Food Blogger

Onda su onda - Bruno Lauzi


Ci siamo. Emozionati, felici, ansiosi di condividere con voi un progetto in cui crediamo e che oggi viene alla  luce dopo due anni di lavoro ‘dietro le quinte’.

L’AIFB - Associazione Italiana Food Blogger - è appena nata, ma il suo embrione pulsante di vita aspettava da tempo di venire alla luce. 
Questo embrione aveva bisogno di un nido accogliente, di un ‘luogo’ ideale per crescere. 
Un luogo in cui persone che condividono il medesimo modo di vivere il cibo possano ritrovarsi, ufficializzare la propria presenza e sentirsi riconosciute come parti di un medesimo e più ampio progetto. 
Per istituzionalizzare quello che noi food blogger facciamo da sempre quando ci incontriamo: condividere una passione, parlare di cibo, degustare, scambiarsi conoscenze e esperienze, confrontarsi con altri mondi.

Fin dai suoi primi passi l’AIFB avrà bisogno di mani salde e amorevoli  che l’aiutino a crescere sana e forte, all’insegna di principi che consentano reali opportunità di condivisione, incontro, crescita e conoscenza per tutti coloro che amano il cibo e lo celebrano attraverso un blog.

Crediamo che tutto questo possa divenire realtà attraverso il vostro contributo e le vostre idee
Perché l’AIFB è di tutti e tutti noi possiamo aiutarla a crescere e prendere forma.

Salite a bordo con noi e AVANTI TUTTA!


lunedì 3 febbraio 2014

Biscottini sandwich di Martha ed il piacere di giocare

Tea for Two - Art Tatum
Sono un tipo da gioco da tavola.
In realtà sono un tipo da qualsiasi gioco. Cioè, mi è sempre piaciuto giocare, che siano sfide individuali o a squadre, e quando c'è occasione non mi tiro mai indietro.
La mia infanzia ed adolescenza sono passate attraverso interminabili sessioni di "ruba bandiera", "palla prigioniera", "nascondino", "nascondino al contrario" e più avanti "il gioco dei mimi" (partite infinite durante la ricreazione), "Monopoli", "Scarabeo", "Trivial pursuit" (il mio preferito), "Pictionary", passando per la fase "Risiko" che creò un vero periodo psicotico con partite notturne a casa di amici, ecc.
Tralascio le carte con Tresette e Scopone scientifico o Briscola, giochi da pomeriggi estivi troppo caldi per uscire, ma comunque una scusa per alimentare la mia smania di competizione.
Mi piace giocare ma ho un unico problema: io gioco per vincere.
Che non è proprio elegante in una signora. Specialmente quando perdo nei miei giochi preferiti e mi trasformo in una sorta di Erinni travestita da Shreck!
Sono anche un soggetto a forte rischio dipendenza, per cui sto accuratamente lontana a qualsiasi giochino compaia sulle pagine FB, ad inviti a provare e robe simili.
Uscita non senza danni da una grave forma di assuefazione al Nintendo e alla saga di Mario Bros, adesso evito anche la Wii di mia figlia, sia mai che ci ricada.
Prima di Natale però ho ricevuto un cofanetto intrigante che conteneva un piccolo nuovo gioco per appassionati di cucina. "E' mio" mi son detta, e l'ho portato dai miei suoceri per giocare nei giorni delle feste. Il cofanetto conteneva numerose carte con domande relative al mondo della cucina e gastronomia con livello di difficoltà crescente.
Ci abbiamo giocato ed anche mia figlia si è divertita, solo che nella stramaggioranza dei casi, le risposte le sapevo solo io e dopo un quarto d'ora tutti quelli intorno al tavolo già mi odiavano cordialmente.
In ogni caso penso che mi divertirei da matti a giocare con un bel gruppo di amiche blogger, perché allora lì si che si scatenerebbe la sfida!
Il gioco di chiama "Quiz Chef" ed è distribuito dalla DVGiochi.
Ha anche un prezzo molto onesto e la confezione tascabile è comoda da portare anche in viaggio.
Se come me siete delle inossidabili giocatrici da tavola, questo è sicuramente un passatempo divertente che metterà alla prova le vostre conoscenze da vere blogger!
Tornando alla cucina, di che Martha sto parlando? 
Vediamo se siete preparate. Ma che domande vi faccio...insomma lo sapete ovviamente, ed è meglio che non faccia la spiritosa.
Ricetta trovata sul favoloso libro "Cookies" di Martha Stewart ed eseguiti su espressa richiesta del maritino.
Frolla particolare, elastica in grado da essere tirata a spessori sottilissimi, diventa croccante ed irresistibile una volta cotta.
Provateli e saprete dirmi. Io li ho farciti con crema alla nocciola e crema di pistacchi.
Ingredienti per 18 sandwich
120 g di farina 00
53 g di zucchero
1/2 cucchiaino di sale
1/2 cucchiaino di estratto di vaniglia
50 g di burro freddo a cubetti
62 ml di double cream (io ho usato del mascarpone)
1 tuorlo
crema di cioccolato alla nocciola o gianduia o pistacchio
Mettete la farina, lo zucchero ed il sale in un processore e usate il pulse per miscelare gli ingredienti.
Aggiungete il burro e con le lame mischiate per ottenere un composto di briciole fini.
Mentre il processore va, aggiungete la double cream e appena si forma la palla di impasto, interrompete l'azione.
Prendete la palla di pasta, mettetela fra due fogli di carta da forno e tiratela con un matterello sottile c.ca 3 mm.
Con un tagliata pasta fustellato di 6 cm di diametro, ricavate c.ca 36 biscottini.
Sistemateli su una placca da forno coperta di carta e passatela per almeno 15/20 minuti in freezer.
Accendete e scaldate il forno a 170°C.
Sbattete il tuorlo con un cucchiaio di latte e spennellate tutti i biscotti quindi mettete in forno per c.ca 15 minuti. Dovranno essere dorati in superficie.
Fateli raffreddare sulla carta da forno quindi accoppiateli spalmando un cucchiaino di crema al cioccolato sul retro del biscotto e copritelo con un secondo biscotti. Fate così con tutti i biscotti, scegliendo la farcia che preferite.
Conservate in una scatola ermetica.

ANNUNCIAZIONE ANNUNCIAZIONE: Oggi esce la tanto attesa ristampa di "L'ora del Paté" che finalmente potrete trovare in tutte le librerie (per coloro che se lo sono persi). Mi raccomando!