Posso però pensare che sia stata poco dissimile dalla mia: uno stupore rumoroso, incredulo, difficilmente trattenuto.
Ancor più intenso se fra i Sassi ti capita di giungere all'imbrunire o nella notte.
Il buio che tutto inghiotte, non riesce a celare la bellezza che impavida si fa strada fra il pallido bagliore delle torce o dei lampioni.
Il bianco della pietra riflette un chiarore lattiginoso che confonde ancor più che di giorno e copre tutto di un'atmosfera onirica, destabilizzante: è luglio inoltrato ma di fronte a te si apre una scena dalla Natività cristallizzata nella roccia.
Matera è un enorme, vibrante, imperscrutabile paradosso di Escher.
Nei tre giorni in cui ho avuto la fortuna di avvicinarmi a questo luogo, ho provato tante e tali emozioni che da tempo non mi capitava di vivere.
E si che posso dire di provenire da una terra meravigliosa ed da una città ancora più bella.
Eppure Matera, nella sua altera e rude bellezza, mi ha totalmente conquistata, tanto che sto programmando mentalmente il giorno in cui potrò tornare.
Matera, città di pietra e polvere.
Camminando fra i vicoli, calpestando il selciato liscio e accecante sotto la luce del sole, arrampicandosi su scalinate erte e lucenti, non si può non percepire quanto possa essere stato difficile, duro, ingrato essere nati fra questi sassi in un non troppo lontano passato.
In una terra dimenticata da Dio e dall'uomo e riscoperta neanche troppo tempo fa.
Il paradosso di Matera rappresenta oggi, a mio modesto avviso, uno dei più esaltanti e vivificanti esempi di speranza a cui il nostro paese dovrebbe guardare.
In un'Italia in cui sta sparendo una generazione alla ricerca di fortuna all'estero, fuggendo dalla piccola provincia schiacciata dalla crisi, gettando la spugna sui propri sogni, a Matera si resta.
Anzi, alcuni arrivano rischiando il tutto per tutto, reinventandosi e scommettendo su una vita migliore.
Matera rilancia mentre tutti passano. Questo è il grande paradosso di Matera.
Ho pensato che la mia fosse una sensazione determinata dall'evidente ed innegabile bellezza di questo luogo, dall'estate e da piazze gremite di gente fino a tarda notte.
Eppure anche i miei compagni di viaggio hanno confidato lo stesso medesimo sentire.
Non credo di dover dire molto altro se non lasciare parlare qualche immagine della città.
Matera è il paradiso per i fotografi e credo di avere scattato oltre 400 foto.
Alla fine ho deciso che le migliori immagini dovevo imprimermele bene nella testa e smettere di guardarla attraverso un obiettivo.
Questo post si apre con una delle ultime foto che ho scattato. In una domenica di sole rovente, mentre rubavamo le ultime ore perdendoci tra vicoli sconosciuti.
Ho alzato lo sguardo ed in cima alla scalinata ho visto un cuore disegnato sul muro da una mano gentile.
Ho pensato che fosse la più perfetta dichiarazione d'amore a questa città.
A Matera per la prima volta. Mi imbarazza ammetterlo.
Pensavo di essere l'unica eppure nello sparuto gruppo di amici blogger che mi hanno accompagnata in questa avventura, era per tutti così.
Una prima volta corale per la quale devo ringraziare l'Associazione Città dell'Olio, la Camera di Commercio di Matera e la Regione Basilicata Assessorato all'Agricoltura, che qui hanno voluto celebrare la Tappa Inaugurale di Girolio d'Italia.
Olivi nel cuore della città e a perdita d'occhio nelle campagne circostanti, ai bordi della Gravina e nei giardini segreti fra i Sassi. Basta scrutare con attenzione per scovare questi alberi meravigliosi.
Matera è un labirinto di vicoli e scale sui quali si aprono portoni imponenti che nascondo cantine o frantoi ipogei (ve ne sono moltissimi nascosti nel cuore della città).
Perdersi non è difficile ma è anche un modo per "sentire" la vera anima di questa città schiva cresciuta nella pietra. Nel pomeriggio estivo le strade sono deserte e silenziose per poi animarsi non appena cala il sole.
Fra i Sassi si vive la notte.
Matera è come una vecchia serratura attraverso la quale puoi intuire meraviglie.
Non so quale sia la chiave per disarmarla: certo è che quanto non ho ancora visto mi fa credere che sia infinitamente più prezioso di ciò che mi è stato svelato.
Matera è una città che pare divisa in due per la sua conformazione geografica.
In realtà queste sue due parti chiamate Rioni, il Sasso Barisano ed il Sasso Caveoso, si inseguono e si confondono aprendosi di fronte al baratro, la Gravina, in fondo alla quale scorre un fiume antico.
La stratificazione degli edifici racconta la storia della sua umanità, una delle più antiche al mondo, in un rincorrersi di grotte sotto chiese, case sopra scale, alberi e chiazze verdi sospesi nel bianco, così che allo sguardo finisci per perderti dentro un labirinto di pietra simile ad un disegno di Escher.
Un luogo come questo non poteva non ricevere un riconoscimento speciale.
Nel 1993 è divenuta Patrimonio dell'Umanità Unesco ed è stata la prima città nel sud Italia a fregiarsi di questo onore. Quello che ho scoperto però, è che il riconoscimento non è giunto a Matera per quanto noi vediamo, per i suoi Sassi incantevoli, ma per quello che cela sotto di sé ovvero ciò che le conferisce l'appellativo di "Città Sotterranea".
Il Palombaro: nel 1991, durante i lavori di ristrutturazione della grande Piazza Vittorio Veneto, improvvisamente è venuto alla luce uno dei tesori più incredibili ed importanti per questa città.
Una maestosa cisterna antichissima in grado di raccogliere ed ospitare fino a 5 milioni di litri d'acqua. I cittadini di Matera erano a conoscenza di questo incredibile luogo ma dal dopoguerra e dal momento in cui l'acqua ha cominciato ad arrivare nelle case, la cisterna non è più servita.
La memoria storica si è assopita e la Cisterna lunga è stata dimenticata.
Invece era lì, silenziosa sotto il passeggio dei materani, sotto i loro tavolini del caffè, nel cuore della vita cittadina, com'era logico che fosse.
Il Palombaro di Matera ha una struttura che ricorda le radici di una pianta capovolte: tante piccole cisterne collegate in basso a cisterne più grandi. L'Unesco ha voluto preservare con il suo riconoscimento, questo incredibile sistema idrico unico al mondo.
Non si può lasciare Matera senza aver visitato il Palombaro.
Il momento piu incantevole è l'imbrunire.
La pietra comincia a vibrare di impercettibili luci. I colori si spengono, l'occhio riposa ed il cuore si quieta. E' il momento perfetto per passeggiare ed entrare nelle botteghe o per sedersi ad osservare il paesaggio e la gente.
Parlando di chi resta e chi sceglie Matera come sfida di vita, abbiamo incontrato due giovani esempi per i quali nutro profonda ammirazione.
I vizi degli Angeli è un nome splendido da affidare ad una gelateria e nasce dalla fusione dei cognomi della giovane coppia di titolari che hanno abbandonato la loro vita precedente di professionisti in tutt'altri campi a Roma, per venire a vivere a Matera. Una scommessa vinta visto che il loro gelato riscuote grande apprezzamento dalla città, e che utilizza i prodotti della terra di Basilicata, tra cui un ottimo extravergine. Questo è il loro "pane e olio"
Chi resta è invece Massimo Casiello, giovanissimo maestro tornitore che nella creazione di oggetti antichi come i timbri per il pane di Matera, racconta ogni giorno la sua storia d'amore per questa incredibile città. La sua bottega è aperta a tutti e lo si può osservare in pieno lavoro passando di là.
Altri simboli della città sono i galletti di coccio, ocarine decorate a mano con colori sgargianti che mi hanno rubato il cuore.
Non vi parlo oggi di ciò che considero il vero simbolo di questa città, ovvero il "pane".
Dire Matera e pensare al pane è tutt'uno.
Una di quelle cose a causa delle quali la nostalgia diventa potente e palpabile.
Ve ne parlerò a lungo nel prossimo post. Per il momento vi lascio qualche altra immagine di questa città davvero unica.
Se ancora non siete stati a Matera, è il momento per programmare.