mercoledì 30 aprile 2014

Oggi in edicola: un mese romantico.

Whishin' and Hopin' - My best friend's Wedding Intro
Vi consiglio di andare in edicola.
Vi consiglio di chiedere il vostro numero di A Tavola uscito oggi caldo e croccante di stampa, perché questo mese è pieno di leggerezza e romanticismo e voglia di fare festa.
Con grande orgoglio c'è anche un articolo scritto da me ed una ricetta della tradizione che non potrete non amare.
Maggio è il mese delle spose e dei battesimi.
Ma anche dei vostri bimbi vestiti di bianco come la purezza che li accompagna.
Credo che questo numero vi piacerà come è piaciuto a me.
Buona lettura.


giovedì 24 aprile 2014

Fugassa vicentina e anche Pasqua è passata.

59th Street Bridge Song - Simon and Garfunkel
Arrivo in ritardo quest'anno, per fare gli auguri di Buona Pasqua e per condividere qualcosa con cui celebrare la festa, ma non è mai tardi per assaggiare qualcosa di buono e soprattutto per metterlo in archivio per la prossima occasione.
Ho fatto delle ricerche in rete ed ho scoperto che nel periodo Pasquale l'Italia si riempie di lievitati, di pani dolci e salati, di colombe benauguranti, di profumi che vanno dall'anice all'arancio.
Dal nord al sud è tutto un infornare pigne, focacce, schiacciate, corolle, e tutte hanno come protagonista il lievito, una grande quantità di uova, pochi grassi e molti aromi.
La Pasqua è rinascita ed una pasta lievitata simboleggia il ventre che cresce portatore di gioia e vita.
Osservare la pasta che si trasforma e riempie tortiere, stampi e cesti, è un qualcosa fortemente emozionante per la sottoscritta.
Qualcosa di ancora incredibile ed assolutamente eccezionale: vale a dire che non mi abituerò mai a questo miracolo, che resta uno dei momenti più magici e speciali dello stare in cucina.
Ho provato questa ricetta che ho trovato qui e che ho lievemente modificato nella quantità di lievito (che ho dimezzato) e nella lavorazione.
Ma il risultato mi ha sorpreso per l'incredibile crescita delle mie focacce e per la loro semplice bontà, rimasta inalterata anche dopo 3 giorni dalla cottura. L'invito ovviamente, è quello di provarla.
Ingredienti per 4 fugasse da 500 g 
160 g di latte tiepido
20 g di lievito di birra
6 uova grandi
500 g di farina 00
500 g di farina manitoba
200 g di zucchero
200 g di burro morbido
2 pizzichi di sale
la scorza di 2 arance non trattate
la scorza di 2 limoni bio
2 cucchiaini di estratto di vaniglia
Per la glassa
40 g di farina di mandorle
40 g di albume
80 g di zucchero a velo
granella di zucchero e mandole a scaglie per rifinire
Per prima cosa miscelate bene le farine.
In una ciotola versate il latte intiepidito e sbriciolatevi dentro il lievito con un cucchiaino di zucchero.
Lasciate attivare per una decina di minuti e quando vedrete la classica schiumina, aggiungete 40 g di zucchero e 100 g di farina formando una pastella. Coprite la ciotola con la pellicola e lasciate riposare il lievitino per almeno 40 minuti, fino a che non avrà raddoppiato il suo volume.
PRIMO IMPASTO
Nella ciotola della planetaria versate 300 g di farina, 40 g di zucchero e 2 uova.
Aggiungete il lievitino ed aziona la macchina con il gancio, impastando a velocità 1 fino a che non avrete un composto liscio (c.ca 10 minuti).
Cominciate ad aggiungere 60 g di burro ammorbidito poco alla volta, a pezzettini (che dovranno essere incorporati prima dell'aggiunta dei successivi), e continuate ad impastare per 15/20 minuti alla stessa velocità, fino a che l'impasto non sarà bello lucido e si sarà staccato completamente dalla ciotola.
Mettete l'impasto in una larga ciotola coperto da pellicola e fate lievitare in luogo caldo per c.ca 1h30 (io l'ho tenuto in forno con la luce accesa).
SECONDO IMPASTO
Versate 200 g di farina, 40 g di zucchero e 2 uova nella ciotola della planetaria ed aggiungete l'impasto lievitato. A velocità 1 cominciate ad impastare fino a che la farina non verrà incorporata e l'aspetto della pasta non sarà bello liscio (cc.a 10 minuti).
Aggiungete 60 g di burro ammorbidito come fatto in precedenza e continuate a lavorare il tutto per c.ca 20 minuti. Procedete come fatto per il precedente impasto. Fate riposare in una ciotola coperta di pellicola per almeno 1h30 fino al raddoppio.
TERZO IMPASTO
A questo punto, siccome l'impasto sarà troppo per la ciotola della planetaria, dovrete suddividere tutti gli ingredienti e lavorare in 2 turni affinché riusciate ad impastare bene il tutto.
Quindi pesate l'impasto lievitato e dividetelo in due parti uguali.
Procedete con il primo turno versando la metà della farina rimasta (200 g), 40 g di zucchero, l'uovo, un pizzico di sale, la scorza grattugiata di un limone e di una arancia, un cucchiaio di estratto di vaniglia. Aggiungete la metà dell'impasto lievitato e cominciate a lavorare il tutto fino a che non otterrete una palla liscia ed omogenea.
Aggiungete 40 g di burro morbido a pezzetti come avete fatto nei due precedenti impasti, e continuate a lavorare l'impasto a lungo, almeno 40 minuti. Dovrà essere ben incordato e dovrete fare la prova del velo (tirando fra due dita un pezzo di impasto, dovrete riuscire a stenderlo fino alla trasparenza).
Alla positiva prova del velo, togliete l'impasto dalla planetaria e mettetelo su una spianatoia.
Dividetelo in due parti (saranno dai 350 ai 450 g di impasto l'uno), fate una piega a 3 per ogni parte e procedete a "pirlare" l'impasto, ovvero portate verso il centro dell'impasto i bordi esterni, via via che fate girare la palla su se stessa. Questo vi permetterà di ottenere una palla perfettamente liscia e tonda.
Ponete le vostre palline di impasto negli appositi stampi di carta per pigne o focacce. I miei erano da 500 g e con il bordo molto alto.
Fate lievitare in luogo caldo per almeno 2 ore.
E guardate la mia pasta dopo l'ultima lievitazione?
Procedete con il resto degli ingredienti esattamente come avete appena fatto.
Una volta che le vostre fugasse saranno lievitate, lasciatele una decina di minuti all'aria prima di procedere al taglio ed alla glassatura.
In questa maniera la pasta si asciugherà e renderà più facile l'incisione.
Preparate la glassa con sbattendo leggermente gli albumi ed aggiungendo lo zucchero a velo e la farina di mandorle.
Incidete a croce le focacce con una lametta od un coltello molto tagliente e spennelatevi sopra la glassa.
Cospargete confettini di zucchero e mandorle a lamelle quindi mettete in forno preriscaldato a 170°.
PEr evitare che la vostra glassatura si scurisca, dopo 15 minuti coprite le focacce con un foglio di alluminio e continuate la cottura per altri 25/30 minuti.
La focaccia crescerà ancora in cottura come ha fatto nel mio caso. Consiglio di appoggiare un foglio di carta da forno sulla griglia su cui appoggerete le vostre focacce, perché crescendo nel forno, parte della glassa colerà ed andrà a bruciarsi sulla base del forno.
In questa maniera eviterete spiacevoli incidenti e il dover pulire il forno dallo zucchero bruciato.
Dolce bellissimo, semplice, poco zuccherato e molto "old fashioned" del genere che io amo.
Buono anche tostato dopo qualche giorno, e spalmato di confettura.

giovedì 17 aprile 2014

Starbooks di Aprile: le Gallette dolci al Rabarbaro di Csaba

Titolo Canzone
Per questa ricetta mi sono tolta una ENORME soddisfazione, perché ho potuto utilizzare un ingrediente a Km 0, ovvero il rabarbaro coltivato nella mia fioriera e colto a perfetto stadio di maturazione proprio per questo ripieno strepitoso.
Ho osservato per un'intera estate ed un inverno, le mie piantine adattarsi al terreno e crescere vigorose fino a piegarsi sotto il peso delle grandi foglie. Nessun aiuto, solo acqua sole e variegato maltempo.
Per leggere la ricetta e le sorprese riservate da questa preparazione, non perdetevi il post che trovate oggi su Starbooks.
Mi raccomando, vi aspetto tutti di là!

lunedì 14 aprile 2014

Veneziane alla crema, ma anche al cioccolato ed alla marmellata!

When you say nothing at all - Ronan Keating
Oggi vi faccio leggere poco.
Non ho granché da raccontare se non che questa ricetta, che aspettavo di fare da tanto tempo, è assolutamente perfetta.
La colpevole è la mia omonima più dolce del web che ha postato le Veneziane ben 2 anni fa.
All'epoca il mio rapporto con i lievitati era un tantino conflittuale ma ultimamente posso dire che lavorare con gli impasti ed il lievito è una delle cose che mi da maggiore entusiasmo e soddisfazione. Fino a quando non mi farò convincere ad adottare della pasta madre.
Ma questa è una eventualità a cui non voglio assolutamente pensare.
Insomma, dovete provare queste brioches e fatelo per avere qualcosa di meravigliosamente profumato per la mattina di Pasqua.
Ne vengono un buon numero.
Io non le ho congelate perché solamente dopo averle sfornate, mia figlia ed io ne abbiamo fatte fuori almeno cinque.
Le altre sono bastate per la colazione del giorno dopo e per i giorni successivi, tagliandole a metà e infilandole nel tostapane.
Croccanti e spalmate di marmellata, sono assolutamente irresistibili.
Una variazione al tema: io non le ho fatte solo alla crema, ma anche con la Nutella e pistacchio e con marmellata di arancia fatta in casa.
Ingredienti per c.ca 14/16 brioches
250 g di farina Manitoba
250 g di farina 00
80 g di burro fuso
50 g di zucchero
2 uova grandi + 1 tuorlo
160 g di latte riepido + 2 cucchiai
la buccia grattugiata di una arancia non trattata
la buccia grattugiata di un limone non trattato
un pizzico di sale
10 g di lievito di birra
granella di zucchero per rifinire
Per la crema pasticciera
250 ml di latte + 1 cucchiaio
2 tuorli
70 g di zucchero
25 g di maizena
la scorza di un limone bio
Preparate per prima la crema perché deve essere fredda quando la userete.
Portate ad ebollizione il latte in un pentolino insieme alla scorza di limone e quando comincerà a fremere, spegnete e lasciate in infusione per una mezz'ora.
Unite i tuorli allo zucchero miscelato alla maizena e sbattete con una forchetta fino a che il composto non sarà ben omogeneo e comincerà a schiarirsi.
Rompete la crema con un cucchiaio di latte freddo e mescolatela per ammorbidirla, quindi riaccendete il latte, versate il composto di uova e con una frusta continuate a mescolare tenendo la fiamma dolce, fino a che la crema non arriverà ad ebollizione e si addenserà.
Non cuocete la crema oltre 2/3 minuti dal momento dell'ebollizione. Quando avrà raggiunto la densità preferita, toglietela dal pentolino e versatela in una ciotola di vetro e copritela immediatamente con una pellicola per alimenti a contatto con la crema: in questa maniera non si formerà la classica pellicina.
cercate di farla raffreddare il più velocemente possibile e poi mettetela in frigo fino al momento di utilizzarla.
Preparate le brioches.
Intiepidite il latte quindi sbriciolatevi il lievito, aggiungete un cucchiaino di zucchero e lasciate che il lievito si attivi (cca 10 minuti) formando la schiumina in superficie.
Fate sciogliere il burro in un padellino e versateci la scorza di arancio e limone e lasciate in infusione.
Nella ciotola della planetaria miscelate le due farine con lo zucchero e il sale, formate una fontana e versate il latte con il lievito. Impastate a velocità 1 quindi aggiungete un uovo alla volta. Impastate per c.ca 5 minuti.
Quando le uova sono incorporate, aggiungete a filo il burro aromatizzato con le scorze, e continuate ad impastare per almeno 10 minuti, fino a che l'impasto sarà bene incordato e la ciotola lucida e pulita.
La pasta dovrà risultare elastica, lucida ed omogenea.
Adesso potete lasciarla nella ciotola coperta da un canovaccio a lievitare per almeno 2 ore fino a che non sarà bella gonfia ed il volume raddoppiato. Io metto sempre i miei impasti nel forno con la lucina accesa.
Rovesciate l'impasto su una spianatoia e sgonfiatelo con i pugni quindi arrotolatelo in un salsicciotto di 5/6 cm di diametro e tagliate dei pezzetti di c.ca 65 g ciascuno.
Impastateli per qualche istante e ripiegate i bordi verso l'interno per per ottenere delle palline regolari e lisce. Sistematele distanziate su una placca coperta da carta da forno e lasciatele lievitare ancora per un'ora sempre in forno.
Le vedrete crescere e raddoppiare.
A questo punto spennellatele bene con il tuorlo d'uovo sbattuto con il latte. Con una forbice affilata, incidete a croce il centro di ogni brioche.
Fate tagli che siano lunghi almeno 3 cm e profondi 1,50.
Con un sac a poche riempite le incisioni di crema. Io ho farcito 1/3 delle brioche con Nutella e pistacchi e con la mia marmellata di arance.
Finite decorando le brioche con granella di zucchero e mettete in forno a 180° per 20/25 minuti, quando saranno belle dorate.
Fate raffreddare su una gratella e se potete, mangiatele tiepide.
Quelle che vi avanzano, sono buonissime anche dopo 2 o 3 giorni, tagliate a metà e tostate.




giovedì 10 aprile 2014

Io figlia di Carosello: spaghetti con zucchine, porro e polvere di pistacchio

Carosello - Sigla 1974
Due giorni fa mia figlia mi dice che come compito a casa deve guardare una pubblicità e come esercizio deve inventare uno slogan per un prodotto.
Mi parla di target, di idee, di novità, usando esattamente queste parole.
Sono ovviamente sorpresa e stupita e mi diverte molto il fatto che debba eseguire un simile compito.
Durante la cena a tavola, mio marito ed io raccontiamo come sia cambiato il modo di comunicare o invitare all'acquisto da quando lui ed io eravamo piccoli.
In particolare il modo di fare slogan, di descrivere un prodotto.
Inevitabilmente siamo finiti col parlare di Carosello.
Quelle di voi che che come me sono nate negli inossidabili anni sessanta ma anche ai primissimi settanta, sanno di cosa parlo: quel religioso momento che siglava la fine della giornata di noi bambini, perché dopo Carosello c'era solo il letto, ma durante era il divertimento della serata.
In una rutilante cavalcata dei ricordi interrotta solo dalle risate, mio marito ed io abbiamo riportato in vita Calimero, Jo Condor, El Dindondero, Carmencita, l'incazzosa e spassosissima Linea, Mariarosa ognicosasaifartu, la famiglia degli Incontentabili, l'uomo in ammollo, Ciccicu Ciccicupeppè, Ringo e le sue avventure in rima, il brutale guanto borchiato di Petrus e la Dolce cara mammina, i fiori che spuntano dalla bocca ed il meraviglioso Ippopotamo parlante che anche se in bianco e nero, io vedevo rigorosamente rosa.
E ancora e ancora, con tutte le loro sigle, ricordate perfettamente in ogni nota e parola.
Potere della pubblicità!
Dal parlarne a passare su Youtube per guardare questi spot insieme a mia figlia è stato un attimo.
Credevo che fossero datati, che la loro forza stesse solo nel mio ricordo e nel divertimento per personcine semplici come eravamo allora, invece ho osservato Alice sorridere e desiderare di guardarne altri, facendomi domande su domande, curiosa di quegli anni per lei così lontani.
Perché alla fine di 40 anni passati attraverso un tubo catodico si tratta.
Così fortemente cementati nella memoria da travolgermi con un sentimento di struggente malinconia che per qualche minuto mi ha chiuso la gola.
E voi siete figlie del rito "a letto dopo Carosello"? Qual era il vostro indiscusso preferito?
Dai, ogni tanto semplicità.
Visto che tutti i miei amici che seguono questo blog dicono che faccio ricette troppo complicate.
Non capisco proprio il perché. Se mi dite che sono ricette che magari richiedono un po' più di tempo e di preparazione, magari posso essere d'accordo, perché se c'è un blog che fa cucina semplice, quello è proprio il mio.
La cucina ha bisogno di tempo, di predisposizione mentale.
Si può cucinare un uovo al tegamino ed un filetto alla Wellington ma per entrambi bisogna aver voglia di farlo.
Pretendere di cucinare meraviglie senza aver voglia di farlo, senza metterci la testa ed il cuore, è come partire per un viaggio e dormire tutto il tempo.
Che senso ha?
Ingredienti per 4 persone
350 g di spaghetti
5 belle zucchine fiore
1 porro
1 mazzetto di menta fresca
4 cucchiaini di pistacchio in polvere
150 g di ricotta secca
Olio extravergine Spello DOP Umbria Colli Assisi Spoleto
sale - pepe
Mettete a bollire l'acqua in una capiente pentola e salatela.
In una larga padella scaldate 3 cucchiai d'olio extravergine e fate passire il porro tagliato a fettine sottili anche nella parte verde e girate spesso fino a che non sarà bello morbido. Non fatelo bruciare, se necessario aggiungete un mestolino di acqua di cottura. Ci vorranno c.ca 5 minuti.
A questo punto aggiungete le zucchine affettate sottilmente a rondelle.
Alzate leggermente la fiamma e fate cuocere per altri 5/6 minuti.
Le zucchine devono restare croccanti.
Salate durante la cottura.
Buttate la pasta e fate cuocere secondo il tempo di cottura sulla confezione.
Scolate la pasta tenendo un po' di acqua di cottura. Versatela nel condimento di zucchine e saltatela un attimo con la ricotta grattugiata in precedenza.
Impiattate e spolverate con il pistacchio, decorate con le foglioline di menta e finite con un generoso filo d'olio extravergine.


lunedì 7 aprile 2014

I Corolli senesi: una Pasqua antica.

Circle of life - Elton John
Ci avviciniamo a piccoli passi (ma neanche tanto piccoli) alla Pasqua.
Quest'anno la festività sarà incastonata fra meravigliosi ponti di primavera, con la conseguenza che le scuole saranno chiuse più a lungo e molti di voi si lanceranno in fughe dell'ultimo minuto.
In attesa di quei giorni di relax e celebrazione, desidero raccontarvi di un dolce semplice e deliziosamente profumato di antico che era d'usanza preparare nei forni della mia città e provincia, nel periodo pasquale.
Da piccola ne andavo pazza e da tempo stavo cercando la ricetta.
Si tratta dei Corolli senesi. 
Non si trovano nelle pasticcerie ma in qualche panetteria tradizionale, di quelle che seguono ancora il ritmo delle stagioni e delle feste e dove puoi ancora incontrare la donnina ottantenne che ti racconta come da ragazzina, il giorno di Pasqua la sua mamma le legava un Corollo al collo con un nastro di raso bianco. La bambina faceva a gara con i suoi fratellini a chi riuscisse a mangiare il Corollo senza  rompere il buco, facendolo durare il più a lungo possibile legato al nastro.
Il Corollo altro non è che un pane dolce, il cui impasto assomiglia moltissimo a quello della Schiacciata di Pasqua, il che fa immaginare che la sua origine sia quella del recupero degli avanzi del lievitato trasformati in ciambelle.
L'ingrediente principe è l'anice in semi, che conferisce il caratteristico (e per me irresistibile) sapore.
Appena sfornati sono morbidissimi e fragranti, di lieve dolcezza ed hanno il profumo delle case delle nostre nonne: antico e commovente.
Se come me amate i sapori semplici e di un altro tempo, vi invito a provarli.
A me fanno lo stesso effetto del Pan co' Santi: non riesco a smettere di mangiarli.
Potrete congelarli una volta raffreddati e potrete anche aprirli in due e tostarli per la colazione, spalmandoli di miele o di marmellata di casa vostra.
I miei sono lievitati moltissimo ed il tradizionale buco si è un po' chiuso.
Nei forni si trovano anche più grandi di così.
Alcuni cospargono l'anello con abbondante zucchero semolato.
Voi non fatelo. Li amerete così, in semplicità.
Ingredienti per c.ca 12 Corolli
200 g di farina 00
100 g di farina Manitoba
10 g di lievito di birra
50 g di zucchero +  cucchiaino
1 pizzico di sale
25 g di olio extravergine
25 g di strutto
15 g di semi di anice
200 ml di acqua tiepida
1 tuorlo d'uovo.
Sciogliete il lievito in acqua tiepida con un cucchiaino di zucchero ed attendente una decina di minuti affinché si attivi ed in superficie compaia la classica schiumina.
Nel frattempo versate la farina con lo zucchero, il sale ed i semini di anice nella ciotola della planetaria e mescolate bene formando una fontana.
Quando lil lievito è pronto, accendente la planetaria a velocità media e cominciate ad impastare con il gancio, versando l'acqua lentamente. Continuate ad impastare e versate l'olio extravergine.
Lasciate lavorare la planetaria fino a quando non vedrete che la ciotola sarà bella pulita e l'impasto bello incordato.
A questo punto cominciate ad aggiungere lo strutto a fiocchetti, aggiungendo ogni fiocchetto solo quando quello precedente non sarà stato incorporato.
Dovrete impastare per almeno una decina di minuti e comunque, prima di interrompere dovrete fare la prova del velo (prendendo un pizzico di impasto fra pollice ed indice e tirandolo verso l'esterno, dovrete riuscire ad estenderlo fino a vederne la trasparenza come un velo).
Sistemate l'impasto in una ciotola oleata e fate lievitare per almeno 2 ore (l'impasto deve quasi triplicare).
Passata la prima lievitazione, prendete l'impasto e sgonfiatelo, quindi arrotolatelo come un salsicciotto da 6/7 cm di diametro e ricavatene 7 o 8 pezzi.
Tirate ogni pezzo in cilindri di c.ca 2 cm di diametro lunghi 14 cm e chiudeteli su se stessi creando il tradizionale "Corollo".
Sistemate ogni ciambella su una placca coperta di carta da forno (ben distanziata l'una dall'altra) e fatele lievitare ancora per 1 ora (io le ho messe in forno spento con la lucina accesa), fino a che non saranno raddoppiate.
Sbattete il tuorlo con un cucchiaio d'acqua e spennellate bene ogni Corollo.
Infornate a 180° e fate cuocere per c.ca 25 minuti fino a quando non saranno di un bel colore ambrato.
Fate raffreddare su una gratella e mangiateli appena potete.
Meravigliosi con il Vin Santo e belli per la vostra tavola della Pasqua.

venerdì 4 aprile 2014

Cream cheese pound cake di Martha: quando il cibo non è mai troppo.

Why does my heart fell so bad? - Moby 
Soltanto una settimana fa in questo momento ero lì che sfornavo dolci su dolci per il buffet d'inaugurazione della mia nuova agenzia (diciamo della suo nuova sede, visto che tanto nuova non è dato che quest'anno compie 20 anni di attività).
Insomma dicevo, ho cominciato dalla mattina presto fino alle 13.00 del sabato a preparare torte, salse per crostini, pane ecc perché la previsione di presenze era piuttosto elevata.
Il panico che sempre prende in questi casi non è che non venga nessuno, ma che non basti la roba.
Non so voi, ma io vivo con il retaggio nonnesco che il cibo sia sempre troppo poco.
Questa malattia insana mi è stata inalata da mia madre che a sua volta l'ha presa da mia nonna e così via fino alla notte dei tempi.
In un momento in cui la fame è l'ultima cosa di cui dovremmo preoccuparci (perché è risaputo che questo pianeta morirà di sete), le nostre dispense, i nostri frigo ed i nostri congelatori sono stipati di cibo, manco fossimo preparati per la sopravvivenza in un bunker.
Ieri sono stata al Consorzio Agrario per controllare la spesa destinata al cooking show di Doppio Fuoco  previsto per stasera. Contro ogni mio desiderio, sarò coinvolta nella preparazione quindi via a controllare che tutto fosse a posto.
Cucinare per 35 persone non mi è familiare quindi anche fare le dosi è stato complicato.
E lì tutti a dirmi: meglio che la roba avanzi.
Beh, in questo caso è logico visto che la gente viene per assaggiare ( o meglio per mangiare!), ma ancora una volta mi è sembrato che qualcosa stonasse.
E' solo una mia impressione o non siamo più capaci di considerare lo spreco come un tabù?
I nostri frigoriferi stracolmi di roba sono veramente una conseguenza della necessità o è piuttosto una malattia, una dipendenza che causa enormi costi ed inevitabili sprechi?
E voi, quante confezioni di farina vi capita di buttare perché sono ormai habitat di farfalline solo perché erano in fondo in fondo alla dispensa e non vi ricordavate neanche di averle comprate?
Oggi sono in vena di esami di coscienza.
Lasciatemeli fare, tanto domani non mi ricorderò neanche di aver scritto questo post.
L'ennesima ricetta di Martha Stewart dal suo impagabile libro Cakes. 
4 delle 6 torte che ho preparato la settimana scorsa, sono uscite da qui.
Nessuna delle torte che ho preparato mi ha creato dei problemi.
Nessun difetto, assolutamente perfette.
Come questi cake che hanno un sapore unico, una morbidezza ed un'umidità favolosa e ricordano l'irresistibile aroma del latte condensato (che non è fra gli ingredienti), ovvero quel mix caramelloso e vellutato che ritroverete in questi dolci. Da provare assolutamente.
Ingredienti per 2 cake 
360 g di faina 00
2 cucchiaini di sale
290 g di burro a temperatura ambiente + per imburrare.
230 g di cream cheese (formaggio typo quark)
470 g di zucchero
6 uova grandi
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Preriscaldate il forno a 170°.
Imburrate due stampi per plumcake e foderateli con carta da forno.
In una ciotola di media grandezza miscelate la farina ed il sale
Con una frusta elettrica ad altà velocità sbattete il burro con il cream cheese fino a che non saranno morbidi e cremosi.
Aggiungete lo zucchero lentamente e battete fino a che il composto non sarà pallido e soffice, per almeno 5 minuti (a questo proposito potete utilizzare anche la planetaria con la frusta).
Aggiungete le uova, una alla volta e solo dopo che la prima non sarà stata molto bene incorporata.
Aggiungete la vaniglia.
Riducete la velocità ed aggiungete la farina setacciata, in due tempi, mescolando fino a che non sarà ben incorporata.
Dividete l'impasto fra i due stampi (quasi fino a riempirli).
Sbattete con delicatezza su una base affinché eventuali bolle d'aria scompaiano e se necessario lisciate la superficie con una spatola.
Mettete in forno e cuoceteli fino a che non saranno dorati e fino a quando con la prova stecchino, lo vedrete uscire con sole poche briciole attaccate (70/85 minuti secondo la ricetta di Martha - a me sono bastati 60 minuti...fate attenzione con il vostro forno).
Fateli raffreddare una decina di minuti su una griglia, quindi sformateli e lasciate raffreddare completamente.


mercoledì 2 aprile 2014

Laudemio seconda puntata: il fascino della potatura.

Le tasche piene di sassi - Lorenzo Jovanotti
Della nebbia che ci aspettava in cima alle colline di Nipozzano lo scorso novembre, neanche l'ombra.
Anzi, il sole di una primavera precoce, sfacciata e ridondante ci ha accolto al Frantoio della Fattoria di San Michele a Torri a Scandicci.
Non volevo aspettarmi nulla, perché si sa che Marzo è pazzerello, però ad un certo punto del giorno, avremmo potuto tutte toglierci le maglie e restare a maniche corte (qualcuna di mia conoscenza l'ha fatto!), perché il caldo era palese.
La seconda puntata del Blog Tour Laudemio, si è aperta con i migliori auspici: anche questa volta non ho potuto che sentirmi fortunata e privilegiata di vivere in una terra di una così struggente bellezza.
Non parlerò a lungo perché desidero che siano le immagini a farlo.
Dopo l'esperienza della raccolta, avvenuta appunto a Novembre, questa volta abbiamo potuto osservare la potatura degli olivi, un'operazione estremamente delicata che deve essere fatta da mano esperta perché proprio da questa dipende la "redditività" della pianta.
In generale non è possibile programmare l'intervento a tavolino ed ogni pianta va valutata nella sua singolarità. Ma le indicazioni generali che possono aiutare a muoversi operativamente nel migliore dei modi sono varie: partendo dalla consapevolezza che non tutte le piante hanno poi bisogno di essere potate ogni anno, la "pulizia" della pianta deve essere commisurata alla sua età ed alla sua forza, il che ci fa capire che le piante giovani avranno potature leggere mentre quelle più vecchie si può prevedere l'asportazione di interi rami.
Inoltre l'operazione deve essere sempre armonica in modo che non si abbiano rami (o branche) più forti su un lato e poveri sull'altro.
In genere si parte dall'eliminazione dei rami più forti ed importanti a seguire quelli minori e più deboli. La regola vuole sempre che si proceda dall'alto verso il basso della chioma.
Ogni regione o azienda ha la sua tecnica, quindi avere dei bravi ed esperti potatori può significare realmente la fortuna di un'attività.
Resta il fatto che a me è sembrata un'operazione molto complessa e faticosa, forse anche più della raccolta.
Si comincia dall'alto ed a breve la pianta sarà molto più ariosa e "pelata"
Mani esperte che indicano i punti su cui intervenire e come tagliare
Si osserva con attenzione il lavoro della potatura, che avviene con una certa velocità.
Ma considerate che per certe aziende, questa fase può durare addirittura dai 2 ai 4 mesi, dipende dal numero delle piante presenti e dalle condizioni atmosferiche.
Ovunque, intorno, l'annuncio di un nuovo risveglio.
La Fattoria San Michele ha un importante allevamento di Maiali di Cinta Senese.
Abbiamo potuto osservare le mamme ed i piccoli, tutti quanti accomunati da una fame atavica ed una sfacciata propensione alla richiesta.
Ma non sono gli unici animali che popolano le terre di S. Michele.
Se noi abbiamo osservato ammirate la natura, siamo indubbiamente state oggetto di curiosità per qualche simpatico personaggino dell'azienda, che non si è neanche lamentato della nostra invasione.
Il Laudemio resta comunque il protagonista di queste nostre incursioni nella sua storia.
Un olio perfetto che racchiude il senso più profondo di questa terra.
E quel colore che rasenta l'inverosimile, è un elemento ipnotico a cui non riusciamo a sottrarci.
Una degustazione in cantina è sicuramente un momento di grande suggestione, se si pensa che le cantine che ci ospitano sono così belle.
Abbiamo terminato il nostro tour nuovamente a Nipozzano, trovando la luce dorata che precede il tramonto e sentendoci stranamente a casa.
Nel magnifico castello ci attende un piccolo ristoro, preparato dalle mani amorevoli di chi vive quelle sale ogni giorno
Il piacere di una giornata come questa lo puoi leggere sul volto di chi vi ha partecipato.
Adesso attendiamo la terza ed ultima puntata di questa stupenda avventura.

Per finire vi lascio con una facilissima e perfetta ricetta con cui gustare il Laudemio in questi giorni di primavera: Carciofi glassati al miele
Una ricetta facile facile presa da Sale e Pepe di marzo, e per una come me che è carciofo dipendente, un piatto come questo che si prepara in neanche 15 minuti, è davvero il massimo.
Ingredienti per 4 persone
- 4 piccoli carciofi morelli
- scorza di un limone tagliata a julienne
- un cucchiaio di miele di acacia
- qualche rametto di timo
- 1 spicchio d'aglio
- una manciata di pinoli
- olio extravergine Laudemio
Pulite i carciofi, eliminate le foglie dure e le punte e metteteli in acqua acidulata con il succo di 2 limoni fino al momento di tagliarli.
Fate bollire abbondante acqua salata in una capiente casseruola.
Dividete i carciofi in 2 parti ed ogni parte in 3 spicchi.
Fate sbianchire i carciofi nell'acqua bollente per 3/4 minuti.
Nel frattempo fate scaldare l'olio in una larga padella con lo spicchio d'aglio e la scorza di limone a julienne, a fiamma dolce.
Una volta pronti, scolate i carciofi e versateli nella padella.
Continuate la cottura per 5 o 6 minuti. Devono restare croccanti.
Un minuto prima della fine della cottura, versate il miele sui carciofi, i pinoli tostati precedentemente, e le foglioline di timo. Mescolate bene alzando la fiamma. Aggiustate di sale, condite con un filo di Laudemio e servite.