venerdì 28 settembre 2012

Ritorno a casa....alla Bagnaia.

Wild horses - The Silver Brumby
Questo è un post nostalgico quindi siete perdonate se vorrete saltarlo a piè pari. 
In più non ci sono ricette ma tante foto perché sabato scorso ho fatto un tuffo nel mio passato ed ho il cuore ancora un po' indolenzito. 
Chi mi segue, sa che sono "capitata" in Toscana per destino, un destino voluto da mio padre, che decise di lasciare Milano per cominciare una nuova avventura lavorativa nella campagna senese, dove il suo datore di lavoro aveva appena comprato una tenuta di millanta ettari e ci aveva costruito un centro ippico nuovo di pacca. 
Si, perché mio padre è stato addestratore di cavalli per praticamente 50 anni e mia sorella ed io siamo cresciute in mezzo a loro. Ma proprio in mezzo, se si pensa che dalla parete della nostra cucina, una finestrella di 50x50 cm di lato, si affacciava direttamente sulla scuderia e consentiva a mio padre di controllare che gli animali stessero bene anche di notte. 
Per 2 bambine di 6 e 7 anni che scendevano dalla città, abituate al cemento ed a quartieri pieni di palazzi, piombare nel mezzo di una natura così grande e sconosciuta, è stato come risvegliarsi dentro un sogno. Un parco giochi misterioso e bellissimo che avrebbe fatto da sfondo a milioni di avventure indimenticabili. 
Il luogo dove sono cresciuta è uno dei più incantevoli d'Italia. 
Non mi piace esagerare, non sono una che si vanta ma in questo caso è la verità e spesso mi dico che se sono in parte la persona che sono oggi, è anche grazie alla bellezza che mi ha circondata fino ai miei 30 anni. 
Oggi la Bagnaia è questo, ma quando siamo arrivati qui, nel 1974, il borgo era abitato da c.ca 300 anime e noi eravamo l'unica famiglia ad abitare alla scuderia. Quando parlo di scuderia, non mi riferisco alla tradizionale stalla dove vengono "alloggiati" cavalli, ma ad una sorta di castello alla Falcon Crest che lasciava senza parole qualsiasi amico o parente avesse voglia di venirci a trovare. 
Questo è l'edificio dove sono cresciuta



La cosa più indimenticabile non era certo la casa (il nostro era un appartamento di 80 mq situato nell'ala destra adiacente alla scuderia e molto modesto ma confortevole). 
Era tutto il resto: i prati all'inglese curati con amore da uno zelante giardiniere, aiuole, cespugli di bacche colorate, i paddock per i cavalli, il viale di cipressi centenari, il piccolo borgo in cima alla collina, il laghetto artificiale, le vigne e gli orti e lui, l'immenso bosco dove mio padre portava i cavalli in passeggiata e noi ci addentravamo per nuove scoperte quotidiane. 
Il centro ippico era privato ma era stato costruito con il preciso scopo di farci almeno un concorso importante all'anno, progetto che poi è diventato una realtà visto che La Bagnaia è adesso una competizione internazionale di grande prestigio. Ma durante i concorsi, spesso mia sorella ed io scappavamo perché detestavamo che la "nostra" casa fosse invasa da estranei. 
Così, nonostante sapessi di andare incontro a ricordi e malinconie, sabato scorso sono voluta tornare a vedere il concorso in quella che un tempo fu casa mia. 

Nel campo prova c'è chi si prepara per la prossima gara
Chi invece ha appena finito e si fa coccolare
 Chi è in cerca di compagnia....
E chi invece aspetta precise istruzioni...
Nel campo ostacoli, mia sorella ed io abbiamo trascorso interi pomeriggi a giocare e correre come forsennate. Adesso si salta soltanto...
Amo i cavalli, sono gli animali più belli e nobili al mondo. Hanno un espressione commovente, intensa, unica. I cavalli creano dipendenza, chiedetelo a mio padre.
I cavalli sono gli animali dei re....
ma anche delle principesse...
E soprattutto sono amati in tutto il mondo
Il concorso ippico La Bagnaia si tiene ogni anno verso la fine di Settembre. Se amate i cavalli, è un momento unico in posto speciale. 
Perdonate la nostalgia e l'aver indugiato a lungo, ma spero di avervi regalato un po' di bellezza. 



mercoledì 26 settembre 2012

Un cuore fondente per lo Starbooks: Moelleux au chocolat con cuore fondente al caramello salato

A' Paris - Yves Montand


Ok, il tortino al cioccolato con il cuore fondente mi è venuto a noia! 
E' ovunque, in qualsiasi menù di qualsiasi ristorante, pizzeria e anche osteria tipica dove magari ti servono la trippa più meravigliosa del mondo, e poi per dolce, invece di una rusticissima torta fatta dalla nonna c'è Lui, l'immancabile, immarcescibile, inaffondabile tortino al cioccolato dal cuore fondente
Eperlamiseriaccia, mi dico io! Tanto che vi confesso di avere abolito ormai da anni la scelta di questo dolce a fine pasto, fatto per il 99,99% da bustine e fantasia per il resto. 
Eppure ragazzi, se è facile! Il dolce più facile del mondo direi. Quello che potrebbe preparare anche un bambino delle elementari. 
Che poi, diciamoci la verità: è un dolce buonissimo, per molti versi veramente godurioso, ma vaglielo a raccontare ai tuoi ospiti che si stanno slappando un dolce praticamente crudo. Sono lì con gli occhi grossi come padelle e se potessero, leccherebbero direttamente il piatto, e tu che non riesci a smettere di ghignare dentro, ma anche fuori quando ti chiedono: ma che meravigliaaaaa...ma come si faaaa? Semplice: non si cuoce! 
La versione che vi propongo è lievemente più elaborata grazie a questo cuore di caramello salato che si fonde con il cioccolato dark. Devo confessare una insana dipendenza per il caramello salato. Le avete presenti quelle caramelle bretoni del Quiberon, fatte di mou al mezzo sale che secondo me sono le più buone del mondo? Ecco, dopo averle assaggiate sono diventata una vittima del caramello salato. Così questa ricetta mi ha offerto la scusa per prepararlo di nuovo (e assaggiarlo di nuovo e di nuovo e di nuovo).  
A parte scherzi, oggi termina il nostro appuntamento settimanale con il libro "Little Paris Kitchen" della Rachel Khoo, che avete potuto seguire nel mese di Settembre, sul quale sono nate delle interessanti discussioni all'interno del nostro gruppo a causa di alcune ricette non propriamente riuscitissime.
Ho voluto chiudere con un ennesimo piatto di stampo super francese ma ormai universalmente sfruttato. L'autrice ringrazia Eric Fraudeau, il proprietario di Cook with Class per averle donato la ricetta e che personalmente utilizzerò in futuro perché ho potuto apprezzarne il risultato. 
Prima però di passare a darvi i dettagli così come riportati sul libro ed a qualche appunto personale e doveroso, vi invito come al solito a non perdervi le altre ricette presentate dalle Starbookers. Eccole qui:
Oeufs en Meurette a casa di Menu Turistico
Creme Brulée a casa di Arabafelice in cucina
Magret de canard aux framboises a casa di La Apple pie di Mary Pie
Tarte flambé a casa de la Gaia Celiaca
Briochette au dulce de leche a casa di Le chat Egoiste
Millefeuilles aux pommes a casa di Ale Only Kitchen
Oggi Cristina di Vissi d'Arte e di Cucina è assente giustificata! 
La ricetta dell'autrice:
Ingredienti per 6/8 persone
170 gr di cioccolata fondente sminuzzata finemente
170 gr di burro a dadini
170 gr di zucchero di canna 
85 gr di farina
6 uova sbattute
Per gli stampini:
burro morbido 
30 gr di cacao zuccherato in polvere
Per il caramello al fior di sale
150 gr di zucchero
150 gr di panna fresca
1 cucchiaino di fior di sale
Preparate gli stampi ungendoli con cura e spolverandoli bene con il cacao (consiglio di riporli in frigo mentre preparate l'impasto)
Sciogliete il cioccolato con il burro a bagno maria, mescolando occasionalmente. Potete anche usare il microonde a bassa temperatura.
Mescolate la farina con lo zucchero in una ciotola. Unite le uova sbattute al cioccolato sciolto ormai intiepidito ed incorporate bene quindi aggiungete la miscela di farina e zucchero. Dividete il composto negli stampini riempiendoli solo fino a 2/3. Metteteli in frigo per almeno 1 ora.
Preparate il caramello facendo sciogliere uno strato sottile di zucchero sul fondo di un padellino secondo la procedura che potete vedere qui quindi quando lo zucchero sarà completamente sciolto e color Coca Cola, accingete la panna ed il sale (con attenzione perché il caramello potrebbe schizzare). Cuocete fino a che la temperatura raggiunge 108° o fino a che il caramello vela il dorso di un cucchiaio. A questo punto mettetelo in un piatto e fatelo raffreddare.
Una volta che il caramello è freddo, trasferitelo in un sac a poche con una bocchetta rotonda quindi premete il caramello al centro del composto di cioccolata per ogni stampo. Vedrete che il composto si alzerà quasi fino a cima. 
Mettete in forno e cuocete per 15/20 minuti a 180° o fino a quando i bordi sono fermi. Toglieteli dal forno e lasciateli riposare per 2 minuti prima di rovesciarli sul piattino di portata. Servite immediatamente accompagnati da gelato alla vaniglia, panna o piccoli frutti freschi. 
Un'alternativa di ripieno potrebbe essere della marmellata di lamponi, arancio o mango, fatta intiepidire in una padella fino a che quasi liquida e passata al mixer per renderla morbida e liscia. Fatela raffreddare come per il caramello prima di farcire i tortini. 

NOTE PERSONALI
La ricetta funziona molto bene ma ho alcune raccomandazioni se deciderete di provarla.

  1. Usate un ottimo cioccolato fondente perché è l'unico sistema per ottenere un dolce perfetto
  2. Le uova devono essere medie, a temperatura ambiente e sbattute con una frusta prima di unirle al composto di burro e cioccolato.
  3. La cottura non deve essere inferiore ai 20 minuti. Con 15 minuti il tortino è ancora liquido, con 20 è gonfio e pronto ad essere servito. 
  4. Per preparare il caramello, il metodo suggerito dall'autrice è sbagliato. Usate il vostro sistema preferito. Io lascio sciogliere una quantità di zucchero tutta insieme a fiamma molto bassa, senza muovere o mescolare  lo zucchero, ruotando il pentolino quando lo zucchero è allo stato liquido.
  5. Portate assolutamente a ebollizione la panna prima di aggiungerla al caramello. Io ho aggiunto anche 20 gr di burro ed ho fatto sciogliere il sale (a grani grossi) nella panna. 
  6. Mescolate il caramello con la panna con un cucchiaio di legno e mai di metallo (la temperatura fredda può comunque far schizzare lo zucchero).
  7. Dosate bene la quantità di caramello che spremerete nei tortini perché un po' è perfetta, ma troppa rovina il risultato. 

Ci vediamo ad Ottobre con un nuovo libro strepitoso per lo Starbooks. Non mancate! 






domenica 23 settembre 2012

Semplicemente...Pasqualina!

Ma se ghe pensu - B. Lauzi
In questo blog si parla italiano. 
E confesso che molte parole le ho imparate grazie all'MTC
Se c'è una cosa che amo moltissimo in questa avventura virtuale e che non mi stufo di ripetere, è il potermi avvicinare a quelle ricette custodi della vera tradizione delle nostre regioni. 
So benissimo che non è possibile pretendere di essere i detentori della verità quando si parla di cucina, e che ogni piatto tradizionale subisce l'influenza della casa che lo prepara in termini di amore e passione, ma per certo esistono delle regole, degli ingredienti fondamentali e delle tecniche che devono essere religiosamente rispettate. 
La torta Pasqualina è un piatto universalmente noto ed una delle più celebri invenzioni della cucina Genovese. Resta il fatto che sia talmente tanto imitata e con risultati così disastrosi per un ligure, che andrebbe posto un veto su certe libertà d'interpretazione. 
Che non sia facile da realizzare se non si è mai vista, è certo. Che il momento più complesso sia riuscire a stendere sfoglie così sottili da essere in grado di essere gonfiate con una cannuccia, l'ho scoperto preparandola. 
Ma le istruzioni di Vitto sono così meravigliosamente chiare che alla fine ce l'ho fatta. 
Non posso purtroppo dire di aver potuto preparate una Pasqualina Doc, in quanto orfana di Prescinseua, ma su consiglio stesso della Vitto e delle ragazze dell'MTC, ho usato una miscela di ricotta fresca e yogurt greco per ottenere la consistenza morbida e lievemente acida di questo formaggio genovese. 
Avrei voluto anche munirmi di una piuma per poter spalmare l'olio tra una sfoglia e l'altra come per tradizione facevano le donne genovesi (e credo ancora facciano trovando la piuma giusta), ma il risultato finale ha superato la prova "figliola" che a pranzo se n'è fatta fuori una mega fetta senza batter ciglio. 
Preparare questo piatto mi ha dato una gioia profonda che ho immediatamente replicato con la mia personale variazione. Intanto la Pasqualina.
Ingredienti - Ricetta della Vitto
Per la pasta
300 gr di farina 0 ( o manitoba per maggiore elasticità)
un pizzico di sale
30 gr di olio (io della Riviera Ligure Doc)
1/2 bicchiere di vino bianco secco (io Vernaccia di S. Gimignano)
1/2 bicchiere d'acqua per un impasto morbido ma non appiccicoso (cca 150 gr)
Per il ripieno:
1,200 kg di bietole
1 cipolla tritata
un mazzetto di maggiorana
250 gr di prescinseua
50 gr di parmigiano grattuggiato
sale e pepe
3 o 4 uova piccole
olio extra vergine

Impastate su una spianatoia e non perdetevi questo momento utilizzando la planetaria. Il piacere di preparare questo impasto è respirare il meraviglioso aroma dell'olio e vino che si sprigiona dal vostro energico lavoro. Io potevo già immaginarmi il sapore mentre impastavo. Una volta ottenuta una pasta liscia e compatta ma morbida, dividetela in 5 palline di uguale misura e fate riposare coperte per almeno un paio d'ore. 
Nel frattempo preparate il ripieno pulendo le bietole e privandole del gambo, quindi tagliandole a striscioline. Saltatele in padella con la cipolla rosolata e fatele cuocere asciugandole bene. Salate e lasciate raffreddare.
Se non avete la prescinseua, preparatela miscelando ricotta con yogurt greco, poi aggiungete il parmigiano, ancora un bel pizzico di maggiorana, sale e pepe. 
Cominciate a stendere le sfoglie. Stendete inizialmente il panetto sulla spianatoia con il matterello quindi, quando sarà sufficientemente grande per sostenerlo con i pugni, allargatelo utilizzando il dorso delle mani, stando attenti che il centro della sfoglia è quello che si assottiglia immediatamente, quindi ruotate i pugni spostandoli alternativamente intorno ai bordi. Per il peso e la forza di gravità, la sfoglia si stenderà praticamente da sola diventando sottilissima. Posizionate la prima sfoglia nello stampo (22/24 cm) che avrete preventivamente oleato con cura anche sui bordi, e fate in modo che parte della pasta strabordi dalla tortiera. Ungetela bene con un pennello. Continuate così con la seconda sfoglia. Una volta messa la seconda sfoglia, potete riempire il guscio, prima con le bietole quindi con il formaggio. Stendete il formaggio con un cucchiaio e ricavate 3 o 4 piccole buche in cui romperete le uova cercando di mantenere il tuorlo integro. Salate, pepate e condite con un filino d'olio. 
Adesso si passa alla fase più delicata: le ultime 3 sfoglie, quelle più sottile. Procedete come spiegato all'inizio, facendo grande attenzione a non bucare la pasta. Ricordatevi di ungere ogni sfoglia con estrema delicatezza e prima di mettere l'ultima, appoggiate una cannuccia con il gomito tra la quarta e quinta sfoglia. Tagliate la pasta in eccesso e sigillate il bordo dando garbo e grazia alla finitura. Prima di sigillare il tutto, soffiate nella cannuccia per gonfiare la foglia, quindi togliete velocemente la cannuccia e sigillate il tutto. Non vi preoccupate se la vostra cupola non sarà bella gonfia, perché continuerà a gonfiarsi con il calore grazie al vapore che si sprigionerà dagli ingredienti del ripieno. La mia era un po' moscetta ma si è gonfiata perfettamente in cottura. 
Cuocete per 45 min. c.ca a 180° e servite tiepida. 

La mia "Pasqualina" Toscana
La Pasqualina genovese è un piatto povero nato dall'ingegno di un popolo più abituato a strappare alla terra il suoi frutti che ad aspettarseli in dono per grazia ricevuta. 
Per la "mia" Pasqualina, non posso che trovare ispirazione nei sapori della mia Toscana. Ed in certo senso, la cucina Toscana è spesso una cucina di recupero, rustica e "povera" in contenuti ma non certo in sapore. In questo assomiglia alla cucina ligure.
Il sapore più "autoctono" è lui, il nobile decaduto come mi piace chiamarlo: il cavolo nero. 
Il cavolo nero ha così tanta personalità che da solo riempie il piatto e la sua presenza è inconfondibile. Io lo uso spesso al posto degli spinaci o delle erbette per il ripieno dei ravioli o "cappellacci" per non parlare nelle minestre ma anche semplicemente lesso e saltato in padella. Peccato per chi mi dice di non riuscirlo a trovare perché è un vero concentrato di sapore. Questa volta è finito in una speciale torta salata.
Naturalmente, il nostro principe delle crucifere, si accompagna con gioia a freschissima ricotta delle Crete Senesi e ad una crema di fagioli cannelli (in verità avrei preferito degli Zolfini di Pratomagno, ma quest'anno a causa della grande siccità, la raccolta è stata avara e non sono riuscita a trovarli). 
Per la sfoglia, la ricetta è quella che trovate sopra, per il ripieno, qui sotto:
Ingredienti per una tortiera da 22/24 cm
- 300 gr di cavolo nero (solo la parte verde, senza i gambi)
- 250 gr di ricotta fresca
- 150 gr di fagioli cannellini lessati e sgocciolati
- 50 gr di Pecorino di Pienza fresco
- un uovo 
- un rametto di rosmarino 
- 2/3 grosse foglie di salvia
- 12 spicchio d'aglio
- sale, pepe nero
- olio extra vergine del Chianti.
Pulite con attenzione il cavolo nero, privandolo della sua costa centrale e dei gambi. Tagliatelo a striscioline, lavatelo e cuocetelo facendolo saltare in padella con uno spicchio d'aglio e olio extra vergine. Cuocetelo a lungo, aggiungendo mestoli d'acqua perché il cavolo nero è ostinato e ombroso e salatelo durante la cottura. Ci vorranno c.ca 20 minuti. Fate raffreddare. 
Mischiate bene la ricotta con il pecorino grattugiato, l'uovo, il sale, il pepe ed un filo d'olio. Aggiungete il cavolo stufato e mescolate con cura. Tenete da parte. 
Fate insaporire l'olio con uno spicchio s'aglio, il rametto di rosmarino e la salvia, ed aggiungete i fagioli scolati. Fate cuocere una decina di minuti, salate e pepate. Eliminate la metà dei fagioli ed il resto frullatelo insieme alle erbe aromatiche, dopo aver eliminato l'aglio. Aggiungete al composto i fagioli interi e fate raffreddare. Scaldate un piccolo quantitativo d'olio con un rametto di rosmarino che userete per spennellare le sfoglie e la copertura esterna.
Rivestite lo stampo come indicato in precedenza con le prime due sfoglie. Aggiungete il composto di ricotta e cavolo nero e livellate bene. Fate un secondo strato con i purea di cannellini quindi condite con un filino d'olio e sistemate le ultime 3 sfoglie. Spennellate l'ultimo strato con l'olio al rosmarino e fate cuocere per c.ca 45 min a 180°.
Togliete dal forno e spennellate nuovamente con l'olio al rosmarino. Servite tiepida. 

Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di Settembre 


 



mercoledì 19 settembre 2012

Altro superclassico per Starbooks: Soufflé Fromage

C'est si bon  - Earta Kitt

In questa nuova puntata Starbooks con il libro Little Paris Kitchen, mi sono voluta confrontare con un altro superclassico della cucina francese: il temibilissimo Soufflé Fromage. 
Ma ve la ricordate Sabrina/Hepburn, quando al Cordon Bleu prova e riprova a far gonfiare il suo soufflé senza successo, diventando una campionessa alla fine del suo corso? E' una delle scene che ho amato di più in quel film: la rivalsa. La più bella sensazione che ci prende quando una ricetta riesce alla perfezione. Purtroppo nel mio caso, ancora non è successo con questo libro.
I soufflé mi piacciono e li ho scoperti grazie ad un piccolo ma fondamentale libro, "Soufflé Mignon" di Knam. E' uno di quei libri davvero importanti perché ti aprono un mondo sulla tecnica di preparazione di questi piccoli capolavori di ingegneria culinaria. Dopo quel libro, non ho più avuto timore nel prepararli ed ho voluto per questa ragione provare anche con la ricetta di questa giovane autrice. Posso dire di essere stata più gratificata questa volta, anche se ho per un paio di aspetti, ho fatto di testa mia. 
Prima di passare alla ricetta, vi ricordo che la super squadra di Starbookers ha in serbo per voi un'altra interessante rassegna di ricette. Eccole qua:
Soupe au pistou a casa di Menu Turistico
Nids de tartiflette a casa di Vissi d'arte e di cucina 
Croque madame muffins a casa di Le Chat Egoiste
Sabayon aux Saint Jacques a casa di La Apple Pie di Mary Pie
Pain brié a casa di Arabafelice in cucina 
Gratin de choufleur avec une chapelure aux noisette a casa di Ale only Kitchen
Poulet au citron et lavande a casa di La Gaia Celiaca
Ingredienti per 4
2 cucchiai di burro morbido per ungere
4/6 cucchiai di pangrattato
120 gr di albumi (c.ca 4 uova medie)
un pizzico di sale
un paio di gocce di limone
Per la salsa base di formaggio
60 gr di tuorlo (c.ca 3 uova medie)
1 cucchiaio di senape di Dijon
un generoso pizzico di pepe di cayenna, noce moscata e sale
20 gr di farina 00
250 ml di latte
100 gr di Gruyere o formaggio Comté stagionato, o il vostro formaggio stagionato preferito.

Per fare la salsa a base di formaggio, mettete i tuorli dentro una ciotola con la senape, il pepe di cayenna, la noce moscata ed il sale. Mescolate fino a che otterrete un composto denso e leggero quindi aggiungete la farina e continuate a mescolare. Portate a bollore il latte in una casseruola quindi aggiungetelo a filo al composto mescolando vigorosamente per tutto il tempo.
Mettete il composto in una casseruola e portate sul fiamma media continuando a mescolare, facendo attenzione a raschiare bene il fondo e le pareti affinché il composto non si bruci. Una volta che la salsa comincia ad addensare e a produrre una o due bolle, togliete la casseruola dal calore. 
Aggiungete il formaggio grattugiato ed assaggiate per aggiustare di sale (se è un po' più salata considerate che i bianchi verranno aggiunti successivamente e bilanceranno)
Coprite la salsa con una pellicola facendo in modo che tocchi direttamente la salsa. Fate raffreddare completamente (si può preparare la salsa con due giorni di anticipo). 
Quando siete pronti a fare il soufflé, preriscaldate il forno a 200°. Imburrate 4 stampi dal fondo ai bordi affinché tutto la superficie interna sia ben coperta di burro quindi aggiungete il pangrattato ruotando ogni stampo per far aderire le briciole su tutto lo stampo. 
In una ciotola di vetro o acciaio montate i bianchi a neve ferma con il sale ed il succo di limone. Sbatti la salsa al formaggio fino a che sia morbida ed aggiungi delicatamente gli albumi montati a neve. Dividi il composto negli stampi battendoli lievemente sulla base per eliminare eventuali vuoti d'aria. Riempi gli stampi fino al bordo, livellandoli con un coltello quindi pulendo il bordo per evitare eventuali bruciature di composto. Quindi per aiutare il soufflé a crescere, fai scorrere il pollice all'interno dello stampo tutto intorno al bordo creando un piccolo solco. Metti gli stampi in forno immediatamente ed abbassa la temperatura a 180°. Cuoci per 15/20 minuti o fino a che i soufflé saranno cresciuto di almeno 2/3 della loro dimensione originaria e tremano un poco se smossi. Servite immediatamente.

CONSIDERAZIONI PERSONALI
  1. La ricetta funziona anche se per timore di fallimento ho fatto un paio di modifiche. La prima, non ho riempito gli stampi fino al bordo come indica la Khoo, ma sono rimasta a 2/3 (scuola Knam).
  2. Ho mantenuto la temperatura constante a 200° (sempre come consiglia Knam) per tutto il tempo della cottura.
  3. So di non poter esprimere su questa base un giudizio completamente obbiettivo, ma per il resto credo che sia la procedura sia corretta e la ricetta funzioni. 
  4. A livello di quantità di ingredienti, credo che il latte sia forse un po' troppo. Potrebbero essere sufficienti già 120 ml. 
  5. Purtroppo fotografare i soufflé è un'impresa impossibile. Il tempo di toglierli dal forno e sistemarli sul set già pronto, e cominciare a fotografarli, hanno cominciato a ridurre il loro volume. Io ero stata anche più bassa nel livellare la quantità quindi la bella altezza che avevano raggiunto si è ridotta quasi immediatamente (sob!)
  6. Sulla questione dell'apertura del forno come causa di sgonfiamento del soufflé, potete farlo già dopo 2/3 del tempo di cottura e per istanti brevissimi. Non succede nulla.
  7. La sorpresa è stato scoprire che la Khoo usa una cottura diretta e non a bagno maria. Pensavo che si sarebbero bruciati invece si sono cotti senza grossi problemi.
  8. Il sapore è ottimo e la consistenza molto leggera. La prossima volta proverò a seguire con più coraggio i consigli dell'autrice. 
Vi aspettiamo mercoledì prossimo con l'ultima ricetta da Little Paris Kitchen. 




lunedì 17 settembre 2012

Di nuovo, sfacciatamente cioccolato: Brownies al doppio cioccolato e waferini

 The Oompa Loompa song  -  Willy Wonka and the Chocolate Factory
Io sono una "chocolate addicted" periodica e sui generi. 
Adoro il cioccolato, lo amo profondamente. Ma ho delle riserve (anche se piccole). 
Non mi piace il gelato al cioccolato. Mi  stucca, mi stufa praticamente subito quindi non lo prendo mai. Inoltre non mi attirano per niente i nuovi gusti del tipo super dark, amarissimo o super fondente che vengono via via proposti da audaci gelatai. Passo grazie, preferisco mordere
Per le tavolette di cioccolato ho un amore feticista, da contemplazione. 
Ho spesso visitato laboratori di cioccolato artigianale, uno meraviglioso a Perugia e ho trattenuto una lacrima osservando il rito del temperaggio e la colatura negli stampi di cioccolatini sbattuti con forza sul marmo per eliminare l'eccesso. Quel marmo avrei voluto esserlo io. 
Al sesto mese di gravidanza, mentre guidavo un gruppo di agenti di viaggio americani in educational in Umbria all'impianto della Perugina, sulla passerella sopraelevata da cui si può ammirare l'intera produzione, mi son sentita male per l'eccessivo profumo, e mi hanno portata via di corsa. All'epoca, con mio estremo stupore, non potevo sentirne neanche l'odore.
Ma se doveste osservare il mio approccio al cioccolato, potrei sembrarvi assolutamente anormale. Il mio desiderio è prima celebrale che sensoriale. Un quadratino di cioccolato perfetto mi fa gioire, il secondo mi sazia definitivamente. Per finire un quadratino mi ci vuole la bellezza di 3/4 minuti: devo gustarlo con la massima lentezza. E poi non posso assaggiare nient'altro subito dopo, perché desidero che ogni sfumatura sul mio palato duri il più a lungo possibile. 
Non mi faccio però nessuno scrupolo di fronte a tarte, fondant, mousse, creme, crostate, layers cake, macarons, praline, cioccolatini ripieni, tazze fumanti con panna, ecc, ecc,ecc. Per fermarmi dovete sparare al mio piatto! 
La mia voglia di cioccolato si spegne con il primo caldo. Se da Settembre a fine Aprile sono sfacciatamente dipendente, da Maggio difficilmente indulgo (a parte la Nutella a cui non resisto neanche ad Agosto, però rigorosamente solo a colazione). 
E voi, che "chocolate addicted" siete? 


Ingredienti per 16 brownies al doppio cioccolato e waferini
165 gr di burro
100 gr di ottimo cioccolato al latte
100 gr di ottimo cioccolato fondente
4 uova
75 gr di zucchero semolato
75 gr di zucchero muscovado
1 cucchiaio di cacao amaro
3 cucchiai di farina 00
un pizzico di sale
25 quadrotti di wafer (tipo i quadratini Loacker) al cioccolato o nocciola
Preriscaldate il forno a 180°. Imburrate e foderate con carta da cucina uno stampo quadrato di 20x20.
Fate sciogliere il burro in un padellino a fiamma moderata e togliete dal fuoco. Sminuzzate finemente la cioccolata quindi versatela nel burro fuso e mescolate fino a che non otterrete un composto morbido e vellutato.
Montate le uova nella planetaria con la frusta a file, fino a che non abbiano triplicato il loro volume. A questo punto aggiungete la metà degli zuccheri mescolati, versandolo con un cucchiaio delicatamente lungo il bordo della planetaria (per non smontare l'impasto di uova) e continuando a mescolare fino a che i cristalli di zuccheri non si saranno sciolti. Aggiungete la rimanente parte con la stessa procedura e continuate a mescolare per alcuni minuti a scioglimento dello zucchero.
Aggiungete il cioccolato sciolto nel burro e mescolate bene per incorporare il tutto. Con una spatola, aggiungete gli ingredienti secchi (la farina, il cacao il sale) setacciati ed amalgamante cercando di non smontare il composto. 
Versate il tutto nello stampo e disponete i waferini disordinatamente sulla superficie, alcuni premendoli nell'impasto. Fate cuocere per 30/35 min. Il centro  deve restare umido. 
Fate raffreddare su una griglia ed una volta freddo, con delicatezza toglietelo dallo stampo. Con un coltello affilato dividete prima in 4 parti uguali (fate una croce centrale) quindi ogni quadrato in altri 4 quadratini più piccoli ed otterrete i vostri 16 brownies e waferini. Perfetti con un bel bicchiere di latte freddo. 
Potrete trovare questa ricetta anche su Donne sul Web di questa settimana. 

domenica 16 settembre 2012

Il mio risotto per VinceRICE

Smile - Nat King Cole
Ripubblico questa ricetta che ho molto amato, per partecipare al Contest organizzato da Rice - I sapori del Riso Italiano - 
Si tratta di una ricetta complessa, una sorta di serenata alla mia provincia, quella di Siena, con prodotti di grande eccellenza: un pecorino di Pienza riserva comprato in una piccolissima azienda locale vincitrice di importanti premi internazionali, il Caseificio Cugusi; un ottimo Chianti Classico dalle cantine di Borgo Scopeto, bella azienda di Vagliagli dove vado spesso per piacere e per lavoro; l'eccellente olio extra vergine d'oliva DOP di Seggiano, piccolo borgo del Monte Amiata a vocazione olivicola; delizioso miele di castagno di Montalcino e per finire, o per cominciare (scegliete voi) polpose quaglie e profumatissimi asparagi. 
Se vorrete, potrete votare per la mia ricetta inviando una mail a info@riceitaly.it. Grazie a tutti voi. 

Risotto al pecorino di Pienza con petto di quaglia glassato, brodo ristretto al Chianti e vellutata di asparagi.
La ricetta richiede tempo per la preparazione, ma il risultato finale vi garantisco che da grande soddisfazione.
Ingredienti per 4 persone:
Per il risotto
300 gr di riso Carnaroli
4 quaglie eviscerate
2 piccole cipolle
2 carote
2 coste di sedano
1 mazzetto di timo
1 stecca di cannella
qualche chiodo di garofano
3 bacche di ginepro
alloro
50 gr di Pecorino di Pienza stagionato e grattuggiato (io ho usato la Gran Riserva Cugusi)
100 gr di olio extra vergine d'oliva di Seggiano DOP (vi consiglio quello dell'Azienda Bardi)
1 litro di brodo bollente di quaglia (vedi indicazioni nella ricetta)
1 cucchiaio di miele di castagno 
sale
Per la vellutata di asparagi
6 grossi asparagi 
Olio extra vergine 
2 cucchiai di brodo di quaglia
un cucchiaio di pecorino di Pienza grattuggiato
Acqua di vegetazione degli asparagi
Eliminate qualsiasi traccia di piume dalle quaglie passandole velocemente vicino alla fiamma, quindi sciacquatele con cura. Asciugatele e con un trinciapollo separate le coscette e le ali quindi con un coltello a punta affilato togliete con cura il petto senza eliminare la pelle. Disossate bene il petto e mettete da parte eventuali pezzetti di carne. 
Preparate il brodo di quaglia mettendo in un litro e 1/2 di acqua fredda le ali, i pezzettini di carne recuperati dal torace, il collo insieme ad una costa di sedano, mezza cipolla in cui avrete inserito dei  chiodi di garofano, una foglia di alloro ed una carota. Mettete un goccio di olio d'oliva extra-vergine e salate. Portate a ebollizione, schiumate e fate cuocere per almeno 45 minuti. 
Intanto preparate il brodo ristretto di Chianti. Mettete le ossa delle carcasse delle quaglie in una piccola pirofila insieme ad una carota, al sedano ed alla cipolla e passatele in forno a 200° per 15 minuti fino a che non saranno ben tostate. Una volta pronte, toglietele dal forno e mettete tutto in una casseruola con un filo d'olio e versate il bicchiere di Chianti, un cucchiaino di cannella, le bacche di ginepro ed il timo. Fare cuocere a fiamma sostenuta e quando il vino sarà quasi evaporato, coprite il tutto con acqua, salate e fate ridurre cuocendo a fiamma media, fino ad ottenere una salsa. Filtrate tutto con un colino a maglie fitte e tenete da parte. 
Preparate la vellutata di asparagi: Pulite bene gli asparagi, eliminando con uno spelucchino la parte esterna del gambo. Cuoceteli al vapore con cottura al dente, per c.ca 10/12 minuti. Mettete da parte 4 punte di asparago e riducete a pezzetti tutto il resto. Mettete i gambi in un bicchiere per mixer a immersione, aggiungete l'olio, 2 cucchiai di brodo di quaglia ed il pecorino. Frullate fino ad ottenere una bella crema vellutata. Se fosse troppo densa, diluitela con uno due cucchiai di acqua di vegetazione della cottura al vapore. Mettete da parte tenendo in caldo.
Preparate il risotto. Affettate finemente la cipolla e fatela passire in un filo d'olio d'oliva quindi aggiungete il riso e fatelo brillare. Cominciate la cottura aggiungendo via via il brodo di quaglia e mescolate con frequenza. 
Mentre il riso cuoce, preparate la quaglia. In una casseruola versate un filo d'olio e fate dorare bene i petti di quaglia sul lato della pelle e le cosce. Salate. Quando la quaglia sarà a cottura (dopo c.ca 5 minuti - deve restare morbida e succosa), glassate bene la carne con un cucchiaio di miele di castagno. Girate bene i pezzetti di carne affinché si lucidino e la pelle sia quasi croccante. Scaloppate i petti di quaglia e tenete il tutto in caldo
Quando il riso è a cottura, spegnete la fiamma e mantecatelo con il pecorino di Pienza ed un filo d'olio. Impiattate in piatti ben caldi, con il petto di quaglia scaloppato e la coscia, una punta di asparago, la salsa al Chianti scaldata versata filo bordo e la vellutata di asparagi con piccoli raggi sul risotto. 

Con questa ricetta partecipo al contest VinceRiCE organizzato da RICE.





venerdì 14 settembre 2012

Filetto di Tonno con patate, cipolle e pomodorini confit: ragione o fatalismo?

Aquarius - Hair

Stamattina mi frullano nella testa strani pensieri, di quelli che si autoalimentano ma che non hanno fermezza, che evaporano ed un momento dopo si rigenerano. Vi capita mai? 
Ieri sera, nel mio dopo cena solitario, figlia a nanna e marito ancora in viaggio, mentre sistemavo le foto sul mio computer e contemporaneamente facevo zapping alla tv, sono incappata per la enne volta su quella deliziosa commedia americana "Serendipity". Certo che l'avete vista, non dite di no. 
E' una di quelle storie da ragazze, di un romanticismo sfacciato e soprattutto vergognosamente comoda. Comoda perché il concetto di fondo della vicenda è che non importa quale strade prenderai e quali progetti avevi in mente: sarà il destino a mettere insieme tutte le tessere del tuo puzzle e a completare il quadro. 
In questa idea mi ci sono crogiolata almeno un milione di volte e non ho ancora capito se sono fatalista o maledettamente razionale. La mia natura propende ovviamente per la seconda che ho detto, ma sotto sotto, nascosta tra le pieghe di una ragione che ha sempre litigato con il sentimento, si trova la parte di me che si abbandonerebbe volentieri alla volontà del fato. 
Mi raffronto con questo momento particolare della mia vita lavorativa che si sta dimostrando uno dei più complessi e preoccupanti mai affrontati da dopo l'11 settembre. 
Il settore del turismo è forse uno dei più colpiti dalla crisi e leggevo qualche giorno fa un articolo su Affari e Finanza che parlava delle Agenzia di Viaggio come il primo settore più danneggiato dalla recessione economica. Ecco, posso confermare tutto questo a ragion veduta. Per la prima volta nella mia vita mi chiedo cosa devo aspettarmi dal nuovo anno e che sarà del mio lavoro dopo 20 anni di fatica e speranze. Eppure qualcosa mi spinge a non mordere il freno, a tenere la testa bassa spingendo come un ariete che cerca di  sfondare un ostacolo con la forza. A ripetermi che non devo mollare. E non so se questa cocciutaggine sia dovuta alla mia natura combattiva, o dipenda dal mio essere fondamentalmente un'irrimediabile ottimista. Cioè una che crede nel destino. Non si spiega. Altrimenti non potrei restare così tranquilla in mezzo al polverone. Ve l'avevo detto che erano pensieri sconclusionati. 
Ma è venerdì, che ci volete fare?
L'introduzione a questo post è piuttosto eloquente sulla natura della mia persona. Ho voluto giocare con Raffaella ed il suo Contest "L'oroscopo nel piatto" nonostante io non sia una appassionata di Astrologia. Ritengo però che molte caratteristiche attribuite al mio segno siano veramente presenti nel mio modo di essere, in molte caratteristiche che mi calzano a pieno come Capricorno ascendente Cancro

"Hai dentro di te due nature opposte. Il Sole in Capricorno ti vorrebbe freddo, insensibile, severo, mentre l’ascendente Cancro ti rende tenero, infantile, vulnerabile. Sei timido e riservato, riflessivo e malinconico, eredità di un passato che, anche quando ti ha fatto soffrire, non vuoi dimenticare. Ma sei anche dotato di tenacia e determinazione, qualità che ti permettono di proseguire sul tuo cammino senza lasciarti prendere dalla paura e dallo sconforto. La tua vita interiore è profonda e tormentata, e per essere felice cerchi un ambiente accogliente e un partner che ti coccoli e ti protegga, mentre affronti la professione con impegno, mosso da un profondo desiderio di essere apprezzato".

L'invito di Raffaella, ovvero quello di riportare sul piatto il nostro "carattere astrale", mi ha divertito ed ho pensato al mio segno, profondamente di terra, come un piatto che con la terra ha poco a che vedere ma che probabilmente calza con il mio piano astrale. Un piatto sano, leggero e senza troppi fronzoli, di estrema facilità di realizzazione. Un piatto che non punta sulla presentazione ma sulla concretezza del sapore, che però indulge nella dolcezza morbida di alcuni elementi come i pomodorini confit e le patate che riportano all'idea di casa e famiglia caratteristici del segno del cancro. Il trancio di tonno, cotto al forno senza elementi grassi quindi "essenziale", è il cuore del Capricorno, la cui cottura deve essere breve e attenta per non privarlo dei succhi che altrimenti lo renderebbero duro e sgradevole, come può diventare il Capricorno di fronte alle delusioni ed alla stupidità gratuita. Alla fine un piatto di struttura, ben bilanciato tra proteine, carboidrati e fibre, come la struttura di un Capricorno, uno dei segni più bilanciati e concreti dello zodiaco. 
Ingredienti per 2 persone (da una ricetta del Meglio di Sale e Pepe "Pesce senza spine").
1 mezzo trancio di tonno di c.ca 300 gr 
1 cipolla 
1 patata grossa
pomodorini confit (vedi ricetta qui)
alcune foglie di salvia
olio extra vergine d'oliva
sale - pepe 
Riducete la cipolla e la patata in fettine spesse. Fate rosolare la cipolla in una padella con 2/3 cucchiai d'olio d'oliva e un pizzico di sale. Aggiungete la salvia e le patate e fate insaporire il tutto nella cipolla. Continuate la cottura a fiamma bassa per c.ca 15 minuti. 
Sistemate il tonno in una teglia foderata con carta da forno, salate e pepate e sistemate le patate e le cipolle intorno al pesce. Passate in forno già caldo a 200° per dieci minuti. 
Al termine della cottura, dividete il trancio a metà e sistematelo in piatti caldi, completando il tutto con le patate, le cipolle ed i pomodorini confit preparati in precedenza. 

Con questa ricetta partecipo con piacere al Contest di Raffaella "L'oroscopo nel Piatto"