Uno dei miei sogni da viaggiatrice, che probabilmente non riuscirò ad esaudire a meno che non mi prenda un anno sabbatico, è riuscire a fare il Camino de Santiago, nella sua direttrice francese, ovvero quella che dal Passo di Roncisvalle, scende per 800 km e 25 tappe, fino alla città del Santo.
Per un camminatore allenato, occorrono circa 33 giorni.
Capite bene come per una persona con famiglia e lavoro sia praticamente impossibile prendersi un mese di ferie. E che ferie.
Qui non è che uno si spaparanza al sole bevendo mojito e leggendo un libro.
Il Camino è un viaggio che vuole vederti in faccia ed è soprattutto un viaggio dentro se stessi (per me lo sono tutti i viaggio della mia vita, ma questo di più).
Confesso di avere già toccato alcune tappe di questa direttrice: Logrono, Pamplona, Burgos, Estrellas...molti anni fa, insieme all'orchestra in cui suonavo. Luoghi magici ma raggiunti con la comodità di un pullman.
Diverso è arrivarci con le tue gambe, sopportando il peso della tua casa dentro uno zaino.
Eppure, io sento questa esperienza che mi chiama da tanti anni, e forse un giorno abbandonerò la sensatezza, troverò qualche amica coraggiosa che voglia accompagnarmi e partirò verso quei luoghi.
Intanto oggi, un passetto per avvicinarmi a Santiago, l'ho fatto preparando questa straordinaria torta, la cui ricetta si trova sul libro Starbooks di Marzo: Lateral Cooking di Niki Segnit.
Vi invito a leggere il post pubblicato questa mattina per la ricetta, ma qualche notizia sulla sua antica storia desidero lasciarvela.
La sua preparazione risale al XVI secolo ed in Galizia si serve praticamente tutto l'anno, con una particolare attenzione al 25 luglio, durante i festeggiamenti per S. Giacomo.
La sua origine è legata proprio a quel Cammino ed ai suoi pellegrini, a cui viene offerta lungo tutto il percorso francese una volta entrati in territorio spagnolo.
Pare però che le origini siano ancora più antiche, facendole risalire al Medioevo, quando l'uso della mandorla, ingrediente prezioso e destinato alla nobiltà, era base della "Tarta Real". Gli ingredienti di questo dolce, ritrovati in documenti del 1577, sono esattamente gli stessi di quella che oggi chiamiamo Torta di Santiago, per cui è facile che il suo utilizzo abbia raggiunto, nel tempo, fruitori più modesti ed umili.
La ricetta che conosciamo oggi, arriva da un testo del 1800, Cuaderno de Confiteria, di Luis Bartolomé de Leybar, che lui chiama Tarta de almendras e fino al XX secolo non comparirà su altri ricettari spagnoli, venendo così considerata una specialità regionale.
La croce di Santiago, che si appone sulla torta a siglarne la destinazione o le origini, ha invece una nascita più recente. Fu apposta nel 1924 dal pasticciere José Mora e da allora è divenuta la "marca distintiva" di questa meravigliosa torta.
Alcune pasticcerie appongono anche il simbolo della capasanta, la famosa Coquille St Jaques o Conchiglia del Pellegrino, quella che i tanti camminatori del Camino portano sullo zaino o sul bastone.
Spero un giorno di riceverne una fettina, dalle mani di un galiziano come premio alla fine del mio viaggio.
Vi auguro una buona lettura amici.
Si cucina sempre pensando a qualcuno, altrimenti stai solo preparando da mangiare.
RispondiEliminahttp://sentirsiacasa.altervista.org
cara Patrizia, io conservo come promemoria di questo Cammino, la conchiglia che i miei portarono dal loro viaggio. Ce l'ho li accanto al letto tra le cose da guardare prima di dormire e appena alzata la mattina. Io verrei con te, e giuro che ci penserò seriamente. Ma non aspettiamo tanto. Giusto il tempo di allenarci un pò. Che altrimenti poi cediamo (cadiamo) per l'età!)
RispondiEliminasempre fantastici i tuoi post. Istruttivi, ricchi, completi e profumati.
Come puoi pensare solo per un istante di chiudere il blog?
un abbraccio
Anna