venerdì 17 luglio 2015

Il blogger ed il libero arbitrio

Honesty - Billy Joel


Mi capita di osservare sempre più di frequente, esternazioni più o meno veementi circa un tema che tocca da vicino il mondo del food blogging.
Gli strumenti social sono mezzi potenti e indubbiamente catartici e spesso ne siamo utilizzatori compulsivi e tendiamo ad avvalercene, male, per reiterare il messaggio.
So per certo che risulterò impopolare scrivendo questo post, ma diciamo che mi esce dalle dita in maniera automatica e sento di doverlo fare.
Premetto che non sono qui a condannare il cosa ma il come.
In vita mia ho dovuto combattere molte battaglie, alcune completamente fallimentari, altre un po' meno ed avendo sempre lavorato come libera professionista, credo di aver faticato un bel po' per restare a galla. Chi è nella mia condizione sa bene di cosa parlo.
Ma da quando ho un blog, che ho aperto mossa esclusivamente dalla passione, ho potuto osservare dinamiche contraddittorie che mi fanno tutt'ora pensare. Certo è che qualcuno potrebbe scriverci un trattato di sociologia.
Venendo al nodo, il mondo del food blogging (ed immagino anche quello di altri "settori" blogger) ruota intorno al fenomeno delle "collaborazioni".
Termine che è chiarissimo a chi sta dietro ad un monitor ma che probabilmente non ha alcun significato per chi ci legge, per il lettore appassionato.
Così magari caro lettore, potresti essere informato che chi scrive può decidere o meno di intraprendere collaborazioni con aziende alimentari o di strumenti per la cucina e parlarne sul proprio blog. Puoi anche non esserne informato in maniera palese, ma lo intuirai da piccoli segnali sparsi sul blog come briciole di pane, banner, link o immagini.
Non sempre la collaborazione intrapresa dal blogger è coerente con il messaggio generale del proprio blog, ma questa è un'altra storia.
Di certo tu lettore affezionato continuerai a leggere il tuo blog preferito se questo continuerà, con i suoi contenuti e le sue ricette, a divertirti, interessarti, farti svagare per qualche minuto.
Per fortuna ogni lettore è dotato di sano spirito critico e potrà decidere di fare zapping fra blog come meglio crede.
Ma ovviamente il fulcro della questione è un altro.
I primi blog di cibo italiani sono comparsi sul web tra il 2004/2005.
Lentamente con entusiasmo ed energia hanno cominciato a raccogliere i primi lettori.
Fra il 2008/2010 il panorama food blog era già rigoglioso e proprio in questo periodo hanno cominciato ad apparire i primi segni di collaborazioni.
ll bello della storia è che all'epoca le aziende non avevano idea di cosa fosse un food blogger. Diciamo che erano all'età della pietra della comunicazione.
Televisione, radio o giornali erano gli unici strumenti attraverso i quali raggiungere il consumatore.
Chi gli ha spiegato cosa fosse un food blogger? Beh, facile: noi.
Blogger intraprendenti con grande seguito, hanno cominciato a scrivere ad aziende presentandosi, mettendosi a disposizione per "raccontare" i loro prodotti.
Per le aziende il vantaggio era indubbio: nessuno costo se non l'invio di campioni e un passa parola garantito.
Da quel momento in poi il fenomeno è diventato esponenziale.
Tanto che adesso sono le aziende a proporsi ai blogger offrendo collaborazioni in cambio merce.
Peccato che per ogni azienda che si propone al blogger, ci sono ancora almeno 20 blogger che scrivono ad aziende chiedendo prodotti. Di qualsiasi genere si tratti.
Una catena senza fine.
Stendo un velo pietoso sulla sfacciataggine di aziende e agenzie di comunicazione/marketing che propongono collaborazioni che sono vero e proprio lavoro in cambio di visibilità.
Così faccio anche su quei blogger che tormentano come gocce cinesi qualsiasi tipo di produttore, azienda, cooperativa.
Torno al punto che anticipavo. Lungi da me il voler criticare la scelta di ognuno.
Tutti noi abbiamo accettato questo genere di proposte agli albori del nostro blog.
Il fatto di essere cercati ci ha in qualche modo lusingato, ci siamo sentiti apprezzati e siamo caduti nella trappola.
Poi si cresce e si fanno delle scelte.
Ognuno fa le proprie ed io certo non sono qui per entrare nel merito di una scelta.
Quello che proprio mi dà fastidio è il modo in cui vengono combattute certe battaglie.
Ogni giorno ho la casella postale invasa da ogni genere di spam ed ogni genere di proposta.
Lo spam finisce nel cestino, le proposte vengono lette.
Quelle più naif mi provocano crisi di riso, quelle più sfacciate ricevono risposte decise, spesso ironiche, altre laconiche: no grazie.
L'indignazione su certe pretese è ormai roba vecchia.
Ci siamo indignati tutti, ne abbiamo parlato fino a perdere la voce, ci siamo venuti a noia a vicenda.
Mettere il Gran Pavese dell'indignazione su Facebook oltre che ad essere inutile, è fastidioso perchè tutti, ma proprio tutti siamo costantemente assaltati da proposte ridicole.
Il problema di base è la coerenza individuale.
Il blog dovrebbe essere una terra libera in cui dire e fare ciò in cui uno crede.
Può anche diventare uno strumento di lavoro ma le aziende, quelle che contano, quelle che retribuiscono un onesto lavoro, sanno riconoscere colui che lavora come un professionista.
Ricordiamoci che certi meccanismi e pratiche che noi condanniamo come il collaborare gratuitamente in cambio di visibilità, spesso ce le ritroviamo in casa senza battere ciglio.
Pensiamo forse che partecipare ad un Contest sia un gioco, un divertimento innocente?
Le aziende gongolano grazie ai Contest, e noi blogger ne siamo complici felici.
Massimo beneficio in minima spesa.
Quindi, chiudere la stalla quando i buoi sono scappati è una procedura un tantinello faticosa.
Mi piacerebbe che si smettesse di urlare allo scandalo sul web e si agisse secondo propria coscienza. Per ogni no deciso, ci saranno ancora tanti si entusiastici, ma sappiamo bene come funziona la rete. La coerenza, l'attenzione, la serietà, la preparazione, l'impegno.
Queste sono le sole cose a cui si dovrebbe anelare per nutrire il nostro blog e magari un giorno, diventare un bravo professionista.

37 commenti:

  1. Ma sai che ai contest non avevo pensato??
    Non li vedevo come "collaborazioni gratuite"...forse perché mi piacciono un sacco??!!

    Un abbraccio
    monica

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    1. Anche a me piacciono i contest. Quando posso partecipo, ma se ci pensi la finalità è puro marketing per le aziende. Baci.

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  2. Parole sante ! Grazie Patti, hai sviscerato il nocciolo della questione 😉

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  3. Parole sante ! Grazie Patti, hai sviscerato il nocciolo della questione 😉

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  4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  5. Come non darti ragione Patty? Ne abbiamo parlato, ne parleremo e ahimè ne continueremo a parlare. Per fortuna, sensazione mia, sempre meno. Chi vive di e con la qualità, professionale, è destinato (per fortuna) ad incontrare solo quella, in una sorta di selezione naturale dei "furbi". Grazie per averci ricordato come in alcuni frangwnti continua a funzionare.

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    1. ME lo auguro anche io. Non è che non si debba parlarne. Magari volendo trovare soluzioni "sane". Al momento non ne vedo se non inviare le aziende a capire quello che veramente vogliono dalla categoria, se qualità o quantità. Un abbraccio

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  6. Perfetto Patrizia, tu hai ragione tanto urlare non serve a nulla, ci saranno sempre quelli che dicono sì dopo che tu hai detto no pochi giorni prima e ne avevi anche parlato con la tua "amica" e scopri che proprio lei ha detto di sì, tristezza ma hai ragione tu non ne vale la pena...baci

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    1. A me la modalità del passaggio di fanfara urta il sistema nervoso. Chi urla sulla propria bacheca lo fa per attirare l'attenzione soprattutto su se stesso e non sul problema. Se ne può parlare civilmente o si può fare qualcosa nel proprio piccolo. Tante gocce insieme fanno un mare. Possibilmente di no.

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  7. Sottoscrivo praticamente tutto cio' che hai esposto.
    I rimedi? AIFB e' un tentativo lodevole. Insistendo sui comportamenti che i soci devono tenere nei blogtours alla lunga ci liberera' di quelli che hanno scambiato AIFB per un'agenzia di viaggi. Altro non e' pensabile, ognuno e' re e imperatore nel suo blog. Personalmente tengo un profilo talmente basso nel mio blog che quasi nessuno sa che esisto. A me sta bene cosi', anche se quando esprimo la mia posizione c'e' chi dice "E allora che ha aperto a fare un blog?" "E perche' sta su FB (e altri) se non vuole pubblizzarsi?".
    Tutti che continuano a pensare di farsi ricchi con blog social e marchette varie.
    Bah, auguri !

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    1. (qualche errore di battitura, spero si capisca il senso)

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    2. Corrado grazie. Una cosa che mi sono dimenticata di dire infatti, è che ancora non ho conosciuto chi si è fatto ricco col blog. Mi piacerebbe a dire il vero, perchè finalmente lo si potrebbe chiamare lavoro in maniera dignitosa. Peccato che certe modalità lo spostino su un piano molto diverso. NE abbiamo di strada da fare ancora. Un abbraccio.

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  8. Condividiamo totalmente il tuo pensiero, sopratutto, come dici tu, un blog dovrebbe tendere alla coerenza, all'attenzione, alla serietà, alla preparazione e all'impegno. Sopratutto alla coerenza!!! :-)

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  9. "Quelle più naif mi provocano crisi di riso, quelle più sfacciate ricevono risposte decise, spesso ironiche, altre laconiche: no grazie." Esatto! Condivido il tuo pensiero...poi io questi discorsi non li seguo molto, quindi perdonami se sono fuori tema :) . Io ho ricevuto delle proposte esiliranti anche da aziende molto conosciute. Tipo un PR di un noto marchio di cibi per cani mi chiede se ho il cane per mandarmi dei prodotti per il cane. Quindi lui praticamente non legge nemmeno la mia pagina "about"( strapiena di foto con la mia cagnolina :). Questa è solo una, ci sono anche altre di cibo umano o viaggi. Comunque guardando altrove (all'estero) ho visto che i blogger (famosi o meno)mettono una bella P sui post dove pubblicizzano le cose(cibo, vestiti, macchine, viaggi ecc)...mi sembra più onesto . Guardando ai blog italiani (food e travel) che seguo... purtroppo non mi sembra che la coerenza, l'onestà e la serietà del blogger sia sempre premiata, anzi' ... Un caro saluto, Anca

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    1. Devo dire che all'estero siamo anni luce da queste pratiche. Ovvero lo spot pubblicitario è riconosciuto come tale e sostiene la vita del blog. Il resto sono articoli liberi, senza condizionamenti, recensioni a volte spietate. Ma soprattutto il blogger, quello preparato e bravo, è considerato un professionista. In Italia, come per tutto, ci svegliamo dopo che la festa è finita.
      Ciao carissima.

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  10. Be', io ai contest partecipo perché mi diverto. Ovviamente, sono sempre stata perfettamente consapevole degli intenti pubblicitari di chi li indice. E questo non vale solo per le aziende: in fondo, anche quando un blog organizza un contest o un give

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    1. Ciao Mariella, anche io. Il mio post non era per condannare i Contest. Da me lungi il pensiero. Ma per far notare a chi grida allo scandalo su una pratica che ben conosciamo, quando anche questa trovata di marketing non si discosti poi dal collaborare gratuitamente con una azienda. Solo questo. Un bel bacione.

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  11. away lo fa per farsi conoscere. Detto ciò, a me piace la gara, piace mettermi in gioco e pazienza se, nel frattempo faccio pubblicità ad un'azienda

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  12. Condivido pienamente anche il bisogno di coerenza che mi sembra manchi in generale tra blogger , mi e' capitato di fare vedere ad amiche blogger,ridendo delle richieste assurde di collaborazioni e alcune rimanere inorridite dalla sfacciataggine delle aziende...per poi accettare le stesse collaborazioni sui loro blog , ora ognuno e' padrone delle proprie scelte ma.....coerenza antica parola italiana in via di sparizione

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  13. cara Pat, quante verità! Sai bene come io non sia mai scesa a compromessi. Non ho mai attivato la possibilità di inserire annunci pubblicitari (tranne nel primo mese iniziale, quando ancora neanche sapevo cosa fosse il mio blog), né mai accettato collaborazioni di nessun tipo. Il fulcro del tuo discorso sta nel titolo del post: il libero arbitrio. Insomma, di persone che predicano bene e razzolano male ce n'è pieno il mondo, ma se si è consapevoli delle proprie capacità lo svendersi è il peggior male che si può fare a sé stessi; lasciamo che a farlo siano altri. Io non mi sono mai sentita, né mai mi sentirò, superiore a nessuno, forse un tantinello più coerente di molti, quello sì. E tanto mi basta. Il web è un piccolo specchio della società (e forse neanche di tutta: nei tempi bui i saggi tacciono); riflettere sui suoi fenomeni è importante e il tuo post, forse, inviterà molti a farlo. Per il resto... che ognuno sia libero di comportarsi come crede e che ognuno sia libero di dare credibilità e di "seguire" chi crede... Un bacione Pat! <3

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    1. Esatto. Io non voglio condannare nessuno. Ma certe modalità mi danno fastidio. Io dico di no, la maggior parte delle volte. Ma posso anche accettare di collaborare con realtà che mi cercano e che ritengo valide, di cui mi piace la filosofia, che assomigliano al mio modo di vedere e considerare il cibo. L'ho fatto e lo farò se credo che il mio aiuto possa fare del bene. Ma sono casi rari, così come amo partecipare a contest, ne ho organizzati in passato. Li trovo di stimolo quando sono intelligenti e pensati. Ma detesto chi si scaglia con veemenza contro le scelte altrui in maniera teatrale, che ne fa una crociata solo per creare uno spot di attenzione su se stesso. In particolare quando tra il dire ed il fare c'è di mezzo un modus vivendi ben diverso. Questa è la coerenza di cui parlo. Poi ognuno è libero di fare ciò che vuole. Ma come disse qualcuno un po' più importante di noi, "chi è senza peccato, scagli la prima pietra". A ricordarselo ogni tanto, non farebbe male. Ti abbraccio mia cara.

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  14. Carissima Patty, di coerenza purtroppo ce n'è pocchissima in giro e questo mondo rispecchia purtroppo, come tutti i settori, il mondo reale. Anch'io ho ricevuto molte richieste di collaborazioni, alcune addirittura imbarazzanti. Ne ho accettata solo una, ma solo perchè credo nel progetto che sta alla base dell'azienda che me l'ha chiesta, se no non l'avrei fatto. Tutti noi sappiamo quanto lavoro, passione, spendita di tempo stanno alla base di ogni nostra singola ricetta (se fatta come si deve ovviamente) e che nessun "pacco di farina" o similare può ripagare.
    Non sono però molto d'accordo con te sul discorso dei contest. Il contest è una gara, certamente le aziende che li indicono lo fanno perchè è un ottimo strumento di marketing (immagino che tu ti riferisca a uno degli ultimi, quello del parmigiano), però l'animo che induce a partecipare è quello solito del mettersi in gioco, della sfida, quello che sta alla base di ogni gara e competizione, non certo il desiderio di ritrovarsi con un pezzo di formaggio in più nel frigo (almeno, per me è così). Tra l'altro, chi indice un contest, anche chi non è un'azienda in cerca di pubblicità, è normale che lo faccia per avere qualcosa in cambio, che sia visibilità, desiderio di pubblicizzare un evento (mi ricordo quello bellissimo tuo Siena and Stars) o far conoscere un territorio (per esempio quello sulla Basilicata). Ecco, il partecipare a questo tipo di contest non lo metterei sullo stesso piano del farsi mandare un prodotto gratis in cambio di pubblicità. Partecipare a un contest, se fatto come si deve, oltre al discorso della competizione, che lo differenzia da altre situazioni, arricchisce sempre in termini di conoscenza e di esperienze, è per questo che lo si fa volentieri senza avere la sensazione di essere usati (anche se con la consapevolezza che ci sarà sicuramente qualcuno che ci guadagnerà). Per esempio, a me non scandalizza tanto la questione del contest indetto per pubblicizzare un prodotto, quanto la poca serietà nel premiare le ricette che partecipano, facendone vincere magari una che non merita solo perchè può essere più utile di altre a pubblicizzare quel prodotto (mi riferisco a un altro contest indetto da un'altra casa di noti formaggi al quale non parteciperò più proprio per questo motivo).
    Insomma, il discorso è comunque complesso... scusami se ho voluto intervenire.
    Un grandissimo abbraccio.
    Mari

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    1. Ciao Mari, grazie per essere passata. In realtà non volevo parlare dei Contest, o almeno non era questa la finalità del mio post. Ho citato il Contest come semplice esempio, perchè io amo partecipare, quando posso e quando trovo stimolo, a questo genere di iniziative. Però che che se ne dica, sono uno strumento di marketing puro, che se usato bene, ha maggiore portata dell'inviare campioni gratis. E non volevo neanche citare il contest di cui parli a cui con rammarico non sono riuscita a partecipare per svariati problemi. Volevo far notare a chi ama sollevare polveroni sulle questioni delle collaborazioni gratuite, che anche i Contest lo sono. Lo sono eccome. E portano indubbi vantaggi alle aziende ed ai blogger che li indicono, in termini di visibilità. Te lo dice una che lo ha capito solo dopo averne organizzati un paio. Quindi lungi da me il voler demonizzare i Contest. Era solo per ragionare e aprire un dibattito.
      Ti abbraccio mia cara e grazie per il tuo commento.

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    2. Allora ti chiedo scusa, evidentemente ho letto in maniera errata il tuo messaggio, probabilmente ti riferivi a una situazione che non conosco. Ma mi trovo comunque d'accordo con te :)
      Un bacione!

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  15. Ciao Patty, non so a quale evento in particolare tu ti riferisca oppure se e' un semplice sfogo... Credo che tutto sta nel titolo: il libero arbitrio. Ognuno decide di far ciò che ritiene giusto e corretto per se stesso. I blog rispecchiano molto la società in cui viviamo oggi, purtroppo. Alla base della scelta di collaborare gratuitamente o meno credo che ci sia il principio di base in cui crede una blogger, i motivi per i quali ha aperto un blog e dove vuole arrivare... Se si apre un blog per comunicare e dire la propria, con rispetto ed orgoglio, difficile nte ci si lascerà conquistare dal compenso di un kg di farina, anche se dovesse farlo gratis. Se invece lo si apre rsi pubblicità, per mostrare che si e' in questo "mondo"... Beh sicuramente non si farà scrupoli a fare le cose gratuitamente e in maniera superficiale.

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    1. Marzia l'hai detto. Credo veramente nella libertà di scelta di ognuno. Personalmente non amo la procedura della collaborazione a cambio merce e non la pratico. In realtà collaboro pochissimo perchè desidero che il mio spazio resti più libero possibile da condizionamenti. Fuori dal blog lavoro volentieri se il mio lavoro è rispettato attraverso il valore che merita. Non ho mai chiesto a nessuno di lavorare "aggratis" per la mia attività, perchè dovrei farlo io per altri? Comunque questo post toccava un tema un po' diverso dal "collaborazione si o no". Spero che si intuisca. Mi riferisco in generale a modalità di comunicazione che non amo, ed è il gridare allo scandalo sui social. Tutto qui. Un bacione e a presto.

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  16. Non so a chi/cosa ti riferisci, ma come ti hanno già detto sicuramente in tante/i il libero arbitrio permette a tutti/e di fare come si preferisce. Però bisognerebbe poi anche saper portare avanti le proprie idee. Col mio micro blog spazio partecipo ogni tanto a contest perchè mi piace mettermi in gioco (poi ti accorgi che le regole cambiano da blog a blog e lì mi crollano le braccia!!!!). Ma per quanto riguarda pubblicità e collaborazioni non ce ne sono, i prodotti che uso li uso perchè mi piacciono e perchè normalmente sono nella mia dispensa oppure mi attirano quand vado a care shopping culinario.
    E' però vero che spesso trovo incongruenza tra le pubblicità che appaiono nei blog e le ricette (pubblicità di prodotti per dimagrire e ricetta di dolci super calorici!!!) e la cosa mi fa ridere e mi chiedo quale reale messaggio si vuole trasmettere, ma forse non si vogliono trasmettere messaggi, ma solo avere un rendiconto economico/visibilità.
    Sono in tanti che si lamentano sui social un po' di tutto (ormai è diventato di moda secondo me), ma poi nel loro orticello spesso e volentieri fanno esattamente quello che fanno tutti, ma non voglio giudicare nessuno, perchè come hai detto te c'è il libero arbitrio....però un po' più di congruenza non farebbe male.
    Un abbraccio

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