martedì 29 marzo 2016

Family Cake ed il cestino della merenda

Emozioni - L. Battisti
Avete provato mai a retrocedere nel tempo con la memoria cercando di arrivare quanto più lontano possibile, senza aggrapparvi o lasciarvi influenzare da quei ricordi indotti da immagini, fotografie o racconti ripetuti dai vostri familiari?
Ci riuscite? E a che età siete in grado di arrivare?
In realtà è molto difficile perché i primi ricordi sono mischiati in una nebulosa di sensazioni che potrei tentare di raccontare ma che restano comunque una matassa intricata.
C'è però un oggetto che è in grado di provocarmi un'emozione profonda, quasi uno shock tanto l'impatto è forte.
Un salto indietro nel tempo che riporta con sé odori, suoni, la coscienza dei miei tre anni.
Il cestino della merenda.
Ah, lo so, lo so che siete troppo giovani per averlo usato, mentre io sono troppo vecchia per non averne potuto fare a meno.
Il mio cestino di vimini, foderato di cotone colorato e chiuso da un morsetto di ferro scuro.
La mamma ci metteva le posate ed il tovagliolo racchiusi da una tasca di tessuto azzurro con il mio nome ricamato sopra e la roba da mangiare, la frutta, il formaggino per la minestrina, il bicchierino di plastica dura con il manico.
Ancora adesso che ve ne parlo, pur non avendolo davanti a me, avverto quell'odore inconfondibile di lontano, di infanzia, di brodo misto a pane fresco, di mia madre e dell'asilo ed un poco mi si chiude la gola per quanto mi confonde.
L'ultima volta che ho avuto questa botta allo stomaco, è stata quando i miei suoceri hanno regalato il cestino a mia figlia, per il suo primo giorno di asilo.
Inconsapevoli che non l'avrebbe mai usato perché ormai nessuna scuola materna lo richiede.
Ma io ho continuato a girarlo fra le mani stordita, come se volesse dirmi qualcosa di speciale.
Il cestino della merenda.
Forse adesso so' perché ne fossi così legata: perché era il primo oggetto che ci faceva sentire grandi, di cui dovevamo avere cura e che portavamo con noi pieno di cose importanti.
Qual'è invece la vostra speciale macchina del tempo?
Sono figlia degli anni '70.
Mia madre non aveva ancora 30 anni all'epoca e da giovane sposa e madre trapiantata a Milano dalla campagna lacustre, dovette abituarsi velocemente alla rivoluzione "casalinga" di quei tempi di cambiamento.
Se le mie merende dai nonni consistevano per lo più in "paneburroezucchero", a casa mia madre era più audace ed ogni tanto in cartella faceva la sua apparizione la cioccolatina bianca col riso soffiato o la brioscina alla ciliegia, quando non trovavo quella morbidona con la granella di zucchero (chissà se all'epoca esisteva già l'olio di palma?).
Alle elementari furoreggiavano le vaschette di plastica con la crema di nocciola ed averne una per merenda era come ricevere un tesoro che finivamo per slapparci ignorando il pane completamente.
Mia madre era una sostenitrice indefessa della Margarina con cui preparava qualsiasi cosa e dopo la scoperta del dado, certe minestrine vorrei dimenticarmele.
A confronto, la mia generazione è la vera rivoluzionaria.
Noi che amiamo cucinare, siamo la reincarnazione delle nostre nonne, che passavano le giornate in cucina senza conoscere il vantaggio dei cibi precotti.
Però a dirla tutta, a me piace così. Vediamo che ne penserà mia figlia.
Forse l'amore per la cucina salterà una generazione.

Così per non perdere l'abitudine alle cose buone, oggi un dolce che non ha nulla di trendy né di sexy ma uno charme tutto suo che è quello della semplicità.
Una personalità in grado di piacere a chiunque, al cestino della merenda, al pic nic ed anche alla pausa per il te. Si prepara in un attimo ed è un a ricetta di quel diavolo di Delia Smith

Ingredienti per uno stampo rettangolare da 20x26 cm.
275 di farina autolievitante
1 cucchiaino generoso di lievito in polvere per dolci
225 g di burro pomata
225 g di zucchero semolato
4uova grandi
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
110 g di frutta secca mista (cranberries, bacche do goji, uvetta, ecc)
25 g di ciliegie candite al naturale, tagliate a metà
1 cucchiaio e mezzo di zucchero demerara (io ho usato muscovado)
50 g di mandorle in lamelle (che io ho sostituito con pinoli)

Setacciate la farina con il lievito in una larga ciotola, tenendo il setaccio in alto per arieggiare la farina e renderla più leggera mentre scende.
In seguito aggiungi semplicemente il burro, lo succhero, le uova e l'estratto di vaniglia.
Con una frusta elettrica combina il tutto per un minuto, per ottenere una consistenza cremosa quindi aggiungi la frutta secca  tranne le mandorle, e mescola con una spatola.
Versa il composto a cucchiaiate nello stampo foderato di carta da forno quindi livellalo con delicatezza usando il retro di un cucchiaio, quindi cospargi la superficie di mandorle e zucchero muscovado e fai cuocere nel centro del forno a 180° per 40/50 minuti, fino che la superficie non sarà dorata.
Lascia riposare una decina di minuti prima di toglierlo dallo stampo, quindi fai raffreddare completamente su una gratella prima di affettarlo.
Si conserva per giorni migliorando nel tempo, in una scatola ermetica.




17 commenti:

  1. Mmmmmmhhhh che meraviglia!
    Non ho le ciliegie...cosa potrei usare al loro posto?
    Sei bravissima e ogni ricetta che posti e'un successo! La mia preferita dell'ultimo periodo e'la tua Orange Chiffon cake!

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    1. Ciao Maria Grazia, a me piacciono molto per esempio, le albicocche disidratate o le prugne che sicuramente in un dolce come questo ci stanno molto bene, ma sta poi al tuo gusto... Certo, anche la cioccolata dell'uovo non sarebbe male.
      Sulla chiffon all'arancia, mi tocchi sul vivo. E' un dolce che adoro. Prova quella al cioccolato e te. Vedrai che ne sarai conquistata. Un bacione,

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  2. I tuoi post sono poesia cara Patty! E per rispondere alla tua domanda, io mi commuovo davanti all'abecedario. Mi ha permesso di raggiungere il più grande traguardo della mia vita: imparare a leggere da sola! Ancora oggi mi ricordo perfettamente la mia cameretta, io seduta per terra che guardo l'abecedario e decifro un libro come fosse un codice segreto.
    Un bacio grande!

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    1. Dani, ti ringrazio...io non so neanche cos'è l'abecedario. Ricordo solo di avere imparato a leggere sul topolino e la prima parola che ho riconosciuto è stata STANDA - mi apparve miracolosamente mentre guardavo i cartelli stradali dal finestrino della macchina.
      Un bacio grande anche a te.

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  3. Questa serie di dolci, che vanno bene da mattino a sera li adoro! E poi che ricordi, le merende nel cestino per scuola!

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  4. Che bontà..mi piacerebbe provarla, ma adesso devo stare un po' attenta con i dolci. Ne ho fatto una scorpacciatata!

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    1. Allora siamo dello stesso club?
      Poco ma buono cara Inco! Bacione.

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  5. Che bontà..mi piacerebbe provarla, ma adesso devo stare un po' attenta con i dolci. Ne ho fatto una scorpacciatata!

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  6. Io sono figlia degli anni 60 e spesso come te ho pensato che la passione per la cucina avesse saltato una generazione perchè per mia madre, come per la tua, il massimo della perfezione in cucina erano dado e margarina. Ci abbiamo pensato noi però a cambiare le sorti e nel mio caso probabilmente salteremo un'altra generazione perché mio figlio ama mangiare ma non altrettanto cucinare 😊
    La mia macchina del tempo invece è il profumo dei pinoli e di resina che mi riporta con uno strappo ai pomeriggi estivi quando, armata di sacchetto di plastica e di bastone, mi riparavo all'ombra dei pini e facevo incetta di pinoli profumati che poi avrei rotto con un sasso e mangiato, tornando a casa tutta dipinta di nero.
    Bella questa torta, ma certo nulla a che vedere con quelle deliziose merendine confezionate e piene di chissà quali schifezze che ci propinavano all'asilo 😉

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    1. Ah che bello il profumo dei pinoli. Lo sai che facevo proprio come te, lungo la pineta dell'Ansedonia dove andavo da ragazzina...a sporcarci di nero senza ritegno e a rompere i pinoli con i sassi. Quei pochi che restavano finivano nei vasetti per i dolci di casa. Che bel ricordo mi hai risvegliato. Un abbraccione.

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  7. Beh dai ricordi che hai mi sa che siamo quasi vicine di anni di appartenenza!!!!
    Credo che anche ai nostri tempi ci fosse l'olio di palma (se non ricordo male i biscotti Plasmon lo contenevano, per cui....), ma nessuno ci dava peso....eppure siamo cresciuti/e lo stesso!!!
    Buona settimana

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  8. Oddio il cestino della merenda.... io sono del 72 so bene di cosa stai parlando! Il mio era rosa di plastica rigida e all'interno conteneva il pentolino con il secondo perchè all'asilo, le suore ci davano solo il primo (un giorno minestra che puntualmente avanzavo ed un giorno pasta che divoravo); sigh che bei ricordi.. se torno indietro l'odore lo sento ancora, saprei riconoscerlo tra tanti... anche il tuo dolce di oggi ha un odore speciale, quello delle cose semplici e genuine, perfetto!!!!

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    1. Sei poco più piccola di me ma quella sensazione di cui parli è esattamente quello che provo io. Quell'odore che non c'è più eppure è miracolosamente intatto nella nostra corteccia cerebrale. Che emozione. Ti abbraccio mia cara.

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  9. Se provo a tornare indietro con i ricordi arrivo fino all'asilo e quell'odore della mensa è sicuramente uno dei più vivi che riesco a portare alla mente..noi non avevamo il cestino ma il pranzo ci veniva servito in vaschette sigillate di alluminio con sopra l'etichetta del piatto tipo "pasta al pomodoro" "lasagna" "minestrone"..molto meno poetico del tuo grazioso cestino di vimini :-P
    Mia mamma non era una grande cuoca, quindi preferisco dimenticare le mie merende (figlie del nonno di Banderas) ed una fetta della tua avrebbe fatto di sicuro la mia felicità ^_^

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  10. io il cestino della merenda non ce l'avevo! o com'è questa cosa?!?!
    però mia mamma mi dava sempre dietro per merenda, all'asilo, un panino con un pezzetto di cioccolata bianca. me lo ricordo con amore.
    questa torta mi ricorda qualcosa... vorrei avere il tempo di rifare tutte le ricette dei libri dello starbooks!

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