sabato 11 dicembre 2021

La Pizza Rentorta: una ricetta di famiglia

Certe ricette sono così importanti nella memoria di ognuno di noi, che ritornano come pietre miliari nei racconti di famiglia, quasi fossero entità dotate di vita propria. 
Sono citate e raccontate come si fa per quello zio un po' strano e misterioso o per quella nonna che aveva poteri paranormali perché riusciva a capire in anticipo tutto quello che avresti fatto da lì ai successivi dieci minuti. 
Ricette che vorremmo riassaggiare fatte dalle mani dei suoi autori, piatti mitici e lontani che spingono la tenerezza ed il rimpianto ai massimi livelli. 
Per quanto mi riguarda, la Pizza Rentorta, o così la chiamano i miei parenti (io non credo di avere mai sentito mia nonna pronunciare questo nome), è uno di quei piatti. 
Non crediate che non abbia fatto ricerche in rete, chiesto ad amici, conoscenti, paesani di mia nonna. Questi piccoli strudel di pasta croccante li faceva solo lei. 
Vai a sapere da dove arrivasse, visto che nella sua terra di origine, la Sabina, esiste una versione salata molto conosciuta ma non questa, che vuole essere un dolce di festa e servito a Natale insieme ai molti altri da lei prodotti. 
Il tutto è stato ricostruito a memoria, cercando di ricordare i sapori, le sfumature. 
Come sarà successo anche a voi, non è mai la stessa cosa. Mai. 
Allora dentro di me pensavo che forse dovrei tenere stretto il ricordo e cercare di dare a questi "biscotti" il mio, di sapore. 
Quello che le mie mani riescono a ritrovare e creare una nuova tradizione che tenga in vita questo ricordo. 
La ricetta di oggi la riporto a nuova vita, perché su questo blog è già presente, anzi, vi dico che è proprio una delle prime che ho pubblicato, sull'onda della nostalgia e del diario familiare. 
Per onorare questo "dolce" che amo spassionatamente, ho pensato di rifare delle foto che rendano giustizia e che incuriosiscano qualcuno di voi.
Chissà che non trovi qualcuno che mi racconti che conosce questa versione di Pizza Rentorta. 

Per la sfoglia:
350 g di farina 00
3 uova grandi 
1 cucchiaio di olio extravergine 
1 pizzico di sale 

Per il ripieno
100 g di noci sgusciate 
100 g di mandorle non pelate e tostate 
100 g di nocciole tostate
25 g di pinoli 
100 g di uvetta ammollata
100 g di fichi secchi a fettine sottili 
1 cucchiaio di pepe nero macinato 
1 grattata di noce moscata 
1 pizzico di sale 
olio extravergine qb 
  • Preparate la sfoglia come fate abitualmente per la pasta fresca. Impastate a lungo per ottenere una palla liscia e vellutata quindi fate riposare mezz'ora coperta. 
  • Preparate il ripieno. Tritate non troppo finemente noci, mandorle e nocciole e mettete il tutto in una larga ciotola
  • Ammollate l'uvetta in acqua tiepida per una 20na di minuti. Affettate i fichi. 
  • Aggiungete il pepe, la noce moscata ed il sale alla granella di noci e mescolate bene. 
  • Tagliate la pasta in due parti uguali e formate due palline. Stendete la prima con il il matterello su una spianatoia leggermente infarinata, in modo da ottenere una bella sfoglia rotonda e sottile (1 mm cca). Spennellatela bene con l'olio e cospargete tutta la superficie con la miscela di frutta secca (non dovrete finirla ma formare uno strato leggero con quella necessaria) in modo da coprirla e poi distribuite metà uvetta, fichi e pinoli in modo armonico. 
  • Con delicatezza arrotolate su se stesso la sfoglia come si fa come uno strudel, cercando di ottenere volute piuttosto strette, schiacciando leggermente l'impasto via via che procedete. Una volta giunti a fine rotolo, ripiegate le estremità sotto al rotolo. Fate lo stesso con il resto della sfoglia. 
  • Appoggiate i rotoli su una placca coperta di carta da forno e spennellate bene con l'olio extravergine. 
  • Mettete in forno a 180° per 10 minuti. 
  • Togliete il rotolo/i e tagliatelo con taglio obliquo per ottenere delle losanghe non più larghe di 2 cm. 
  • Rimettete in forno i pezzetti e fate cuocere ancora per 10/15 minuti. La superficie dovrà essere dorata ma non scura. 
  • Lasciate raffreddare e conservate in una scatola ermetica. 
  • Lasciateli riposare qualche giorno prima di servirli in modo che tutti gli aromi si amalgamino. E' molto più buono con il passare del tempo. 





2 commenti:

  1. Ma dai, sei originaria della Sabina? Io sono ciociara, ma non ho mai sentito parlare di questo dolce affascinante nel Lazio. Lo proverò. Tanti auguri di un sereno Natale sin da ora

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    1. Ciao Lalla, mio padre e la sua famiglia erano della provincia di Rieti. Io sono nata altrove ma sono cresciuta nelle tradizioni di questa zona.
      Grazie infinite e ricambio gli auguri con grande piacere.
      Un forte abbraccio.

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