Avevo promesso a mio padre che quest'anno glieli avrei preparati per le feste come da tradizione, ma il Natale è passato e mi ritrovo a tirare questo calcio in corner. Però so che sarà felice e spero che i miei siano almeno minimamente simili a quelli che faceva lei.
E' difficile parlare di qualcosa se non si sa definirla: non posso chiamarli dolci perché di zucchero non ce n'è neanche un pochino; non posso chiamarli biscotti perché in realtà non lo sono, e allora cosa sono?
E' difficile parlare di qualcosa se non si sa definirla: non posso chiamarli dolci perché di zucchero non ce n'è neanche un pochino; non posso chiamarli biscotti perché in realtà non lo sono, e allora cosa sono?
Mia nonna non scriveva le ricette. Non aveva un quaderno ne foglietti volanti, nulla. Tutta la meraviglia che usciva da quelle mani sagge e da quelle braccia forti è solo un ricordo che inseguo come si insegue un profumo o un suono. Lo fai fino a che riesci e poi quello sul più bello svanisce.
Mia nonna Emma è mancata quasi sette anni fa senza essere riuscita ad arrivare ai novant'anni ed il pensiero di lei mi accompagna quasi ogni giorno. E' stata una nonna nonna, con tanti figli ed un mare di nipoti. Ha avuto una vita avventurosa e intensa, con il suo buon bagaglio di dolori e lutti e per me è sempre stata una donna indistruttibile, eterna. Mai, neanche per un momento, anche quando la malattia l'aveva trasformata in una donnina piccola e fragile nel suo letto di ospedale, ho pensato che un giorno non ci sarebbe stata più. La realtà è che lei è tutt'ora qui con me e parlandone, scrivendone, la sento viva, presente.
Mia nonna paterna si vantava di essere nata in Germania, figlia di immigrati con la valigia di cartone che come tanti lasciavano la propria terra per tentare fortuna altrove. Ma in Germania non ci visse praticamente mai perché la sua famiglia tornò in patria spinta dal vento della Grande Guerra, più affamata e povera di quando era partita. Era originaria della Sabina, di un piccolo paese in provincia di Rieti, non lontano dal lago del Salto e dal Terminillo. Oggi Fontefredda non esiste più. E' stato abbandonato ancora alla fine degli anni 50 e quando mi è capitato di andarci con mio padre, molti anni fa, ho trovato un paese fantasma, soggiogato dalla vegetazione e dal bosco che tutto inghiotte.
Questa ricetta arriva da quella terra ma tutt'ora resta per me un mistero perché il nome originario, "pizza rentorta", in realtà non appartiene ad una ricetta dolce di tradizione Natalizia, ma ad un piatto salato piuttosto popolare nella provincia di Rieti. La preparazione è esattamente la stessa: una sfoglia di pasta all'uovo (quella che fareste per preparare un piatto di tagliatelle o di lasagne), farcita di salsiccia sbriciolata, carne macinata, aromi e spezie, quindi arrotolata come si fa come uno strudel e successivamente avvolta su se stessa a formare una spirale (la pizza) che verrà poi cotta al forno e servita in questa forma. Verrà tagliata solo a fine cottura sbriciolandosi golosamente.
Da dove arrivi la versione di mia nonna è impossibile per me da scoprire. Ho fatto ricerche anche in rete ma non ne ho mai trovato tracce. Mio padre ricorda di aver sempre mangiato questi dolci a Natale e che nonna li preparava in grande quantità. E' molto probabile che gli ingredienti base all'origine siano stati solo le nocciole (le nocchie, come le chiamava lei), le noci ed i fichi secchi, perché erano la frutta che si trovava in abbondanza in quel territorio. Più avanti, a partire da quando io ho memoria, il ripieno divenne molto più ricco: uvetta, pinoli, mandorle. Tra tutti i dolci natalizi preparati da Nonna Emma, questo era il più amato da tutta la famiglia. La sua formale semplicità ma estrema ricchezza di sapore, li rendeva ambitissimi da noi tutti ed il fatto che si conservassero a lungo faceva si di ritorno dalle feste trascorse a Roma, riportassimo con noi un bottino meraviglioso pieno di questi tozzetti di pasta e frutta secca.
Con l'aiuto della memoria e di un tentativo di ricetta suggerito da mia cugina Giuseppina (che non ringrazierò mai abbastanza), ho tentato di ricostruire questo piatto. Il risultato ottenuto è veramente molto simile al piatto della nonna, ma aspetto il giudizio di mio padre che sicuramente mi aiuterà ad aggiungere ulteriori elementi per renderlo perfetto. Mia nonna non arrotolava lo strudel di pasta, ma lo cuoceva lineare, tagliandolo in fase di cottura per evitare la sbriciolatura della pasta e fare pezzi perfetti da distribuire ai figli e nipoti.
Ecco la ricetta:
Per la pasta:
350 gr di farina 00
3 uova
1 cucchiaio di olio evo
1 pizzico di sale
Per il ripieno:
100 gr di noci sgusciate
100 gr di mandorle con la buccia
100 gr di nocciole senza buccia
100 gr di pinoli
100 gr di uvetta ammollata
100 gr di fichi secchi tagliati sottili
pepe e noce moscata a piacere
Preparate la sfoglia lavorando a lungo l'impasto e lasciandolo riposare almeno 30 minuti. Nel frattempo preparate il ripieno.
Tritate finemente le noci, le mandorle e le nocciole, quindi mischiatele con cura ed aggiungete i pinoli interi, l'uvetta ammollata, ben strizzata ed asciugata e i fichi secchi. Mischiate per ottenere un composto omogeneo.
Tirate con cura la sfoglia a mano, ottenendo quanto possibile un bel cerchio. La sfoglia dovrà essere molto sottile. Una volta tirata, spennellatela con olio evo fino ai bordi. Con questa quantità di pasta vi verranno 3 sfoglie di c.ca 50 cm di diametro.
Distribuisci il ripieno su tutta la superficie in maniera equilibrata e non troppo spessa, lasciando un paio di cm lungo il bordo per tutta la circonferenza. Con cura arrotolate la sfoglia premendo bene ad ogni piega fino ad ottenere uno "strudel" largo c.ca 3 dita. Chiudete bene gli estremi e spennellate con olio evo.
Mettete in forno a 180° per c.ca 10 minuti. Togliete il vostro rotolo e tagliatelo in trasversale ottenendo dei pezzi larghi c.ca 2,50 cm quindi riposizionateli sulla carta da forno (sulla base e non sul taglio), e fate cuocere altri 10/15 minuti fino a che la pasta non sarà dorata. Togliete e fate raffreddare.
La pasta risulterà estremamente croccante e sbriciolosa ed il ricco ripieno di frutta secca vi inviterà ad un nuovo morso. Si conservano a lungo in una scatola di latta o in sacchettini di plastica.
Con questa ricetta partecipo con piacere al Contest di Dolci Passioni sulla Frutta Secca
Mia nonna paterna si vantava di essere nata in Germania, figlia di immigrati con la valigia di cartone che come tanti lasciavano la propria terra per tentare fortuna altrove. Ma in Germania non ci visse praticamente mai perché la sua famiglia tornò in patria spinta dal vento della Grande Guerra, più affamata e povera di quando era partita. Era originaria della Sabina, di un piccolo paese in provincia di Rieti, non lontano dal lago del Salto e dal Terminillo. Oggi Fontefredda non esiste più. E' stato abbandonato ancora alla fine degli anni 50 e quando mi è capitato di andarci con mio padre, molti anni fa, ho trovato un paese fantasma, soggiogato dalla vegetazione e dal bosco che tutto inghiotte.
Questa ricetta arriva da quella terra ma tutt'ora resta per me un mistero perché il nome originario, "pizza rentorta", in realtà non appartiene ad una ricetta dolce di tradizione Natalizia, ma ad un piatto salato piuttosto popolare nella provincia di Rieti. La preparazione è esattamente la stessa: una sfoglia di pasta all'uovo (quella che fareste per preparare un piatto di tagliatelle o di lasagne), farcita di salsiccia sbriciolata, carne macinata, aromi e spezie, quindi arrotolata come si fa come uno strudel e successivamente avvolta su se stessa a formare una spirale (la pizza) che verrà poi cotta al forno e servita in questa forma. Verrà tagliata solo a fine cottura sbriciolandosi golosamente.
Da dove arrivi la versione di mia nonna è impossibile per me da scoprire. Ho fatto ricerche anche in rete ma non ne ho mai trovato tracce. Mio padre ricorda di aver sempre mangiato questi dolci a Natale e che nonna li preparava in grande quantità. E' molto probabile che gli ingredienti base all'origine siano stati solo le nocciole (le nocchie, come le chiamava lei), le noci ed i fichi secchi, perché erano la frutta che si trovava in abbondanza in quel territorio. Più avanti, a partire da quando io ho memoria, il ripieno divenne molto più ricco: uvetta, pinoli, mandorle. Tra tutti i dolci natalizi preparati da Nonna Emma, questo era il più amato da tutta la famiglia. La sua formale semplicità ma estrema ricchezza di sapore, li rendeva ambitissimi da noi tutti ed il fatto che si conservassero a lungo faceva si di ritorno dalle feste trascorse a Roma, riportassimo con noi un bottino meraviglioso pieno di questi tozzetti di pasta e frutta secca.
Con l'aiuto della memoria e di un tentativo di ricetta suggerito da mia cugina Giuseppina (che non ringrazierò mai abbastanza), ho tentato di ricostruire questo piatto. Il risultato ottenuto è veramente molto simile al piatto della nonna, ma aspetto il giudizio di mio padre che sicuramente mi aiuterà ad aggiungere ulteriori elementi per renderlo perfetto. Mia nonna non arrotolava lo strudel di pasta, ma lo cuoceva lineare, tagliandolo in fase di cottura per evitare la sbriciolatura della pasta e fare pezzi perfetti da distribuire ai figli e nipoti.
Ecco la ricetta:
Per la pasta:
350 gr di farina 00
3 uova
1 cucchiaio di olio evo
1 pizzico di sale
Per il ripieno:
100 gr di noci sgusciate
100 gr di mandorle con la buccia
100 gr di nocciole senza buccia
100 gr di pinoli
100 gr di uvetta ammollata
100 gr di fichi secchi tagliati sottili
pepe e noce moscata a piacere
Preparate la sfoglia lavorando a lungo l'impasto e lasciandolo riposare almeno 30 minuti. Nel frattempo preparate il ripieno.
Tritate finemente le noci, le mandorle e le nocciole, quindi mischiatele con cura ed aggiungete i pinoli interi, l'uvetta ammollata, ben strizzata ed asciugata e i fichi secchi. Mischiate per ottenere un composto omogeneo.
Tirate con cura la sfoglia a mano, ottenendo quanto possibile un bel cerchio. La sfoglia dovrà essere molto sottile. Una volta tirata, spennellatela con olio evo fino ai bordi. Con questa quantità di pasta vi verranno 3 sfoglie di c.ca 50 cm di diametro.
Distribuisci il ripieno su tutta la superficie in maniera equilibrata e non troppo spessa, lasciando un paio di cm lungo il bordo per tutta la circonferenza. Con cura arrotolate la sfoglia premendo bene ad ogni piega fino ad ottenere uno "strudel" largo c.ca 3 dita. Chiudete bene gli estremi e spennellate con olio evo.
Mettete in forno a 180° per c.ca 10 minuti. Togliete il vostro rotolo e tagliatelo in trasversale ottenendo dei pezzi larghi c.ca 2,50 cm quindi riposizionateli sulla carta da forno (sulla base e non sul taglio), e fate cuocere altri 10/15 minuti fino a che la pasta non sarà dorata. Togliete e fate raffreddare.
La pasta risulterà estremamente croccante e sbriciolosa ed il ricco ripieno di frutta secca vi inviterà ad un nuovo morso. Si conservano a lungo in una scatola di latta o in sacchettini di plastica.
Con questa ricetta partecipo con piacere al Contest di Dolci Passioni sulla Frutta Secca
E sicuramente sarà contenta la nonna di quanto sei brava e di come tu sia riuscita a trasformare un ricordo, un profumo in una ricetta che prende il cuore!
RispondiEliminabaci
loredana
Mi è parso di rivivere la storia della sfogliata di nonna Maria e di quando lo scorso anno, per Natale, ho voluto fare una sorpresa alla mia mamma, preparandola per la prima volta in vita mia. Ne avevo solo un vaghissimo ricordo, mia nonna non c'è più da 30 anni ormai (sigh!!!) e la soddisfazione più grande è stato vedere la gioia brillare negli occhi di mia mamma quando l'ha assaggiata. Sono sicura che sarà una meravigliosa sorpresa per tuo padre e nonna Emma sarebbe orgogliosa di te. Un bacione pupa, buona settimana
RispondiEliminaBravissima Patty! Anche per me succede la stessa cosa, i ricordi e profumi di un tempo mi permettono di preparare piatti che non sono mai stati scritti!!!
RispondiEliminaUn bacio grande Dana I cuochi di Lucullo
che belle parole hai usato per tua nonna, i ricordi sono la cosa più bella, che ci accompagnano ogni giorno regalandoci a volte la forza per andare avanti!! Complimenti per la tua dolcezza e per questo piatto così tanto pieno di amore che non può essere altro che strepitoso nel sapore
RispondiEliminaOggi è un giorno di ricordi...ho finito poco fa di scrivere un post che pubblicherò nei prossimi giorni...e anche i miei ricordi oggi vanno ai nonni...e alla mia infanzia...mi sono anche commossa !
RispondiEliminaQuesta pizza deve essere bunissima !
Un abbraccio!
adoro queste ricette...spero tu ne abbiain serbo qualcun'altra simile per la mia sorpresa di domani...ti aspetto!
RispondiEliminaQuesto tipo di ricette sono quelle che amo di più, in assoluto! Complimenti Patty!!!!!!
RispondiEliminache bella ricetta, sa di famiglia e di cose tramandate con affetto! un bacione...
RispondiEliminasono ufficialmente svenuta!!
RispondiEliminaun post che trasuda dolcezza, emozioni, ricordi,continuazione di una sapienza antica, ti fa grande onore e la tua nonna ne sarebbe fiera!
RispondiEliminabrava e grazie per aver condiviso questi ottimi e insoliti strudel
cris
Che meraviglia Patty! Le ricette della memoria sono sempre speciali...e per quanto siano uguali nella forma e negli ingredienti ( almeno per me) manca sempre quel qualcosa che solo chi ce le preparava sapeva mettere ^_^ Ne prendo un pezzettino e lo assaggio ;-)
RispondiEliminaE' bello ricordare le persone che non ci sono più riproponendo i loro piatti tipici. Questo post mi ha commossa... Spero che tuo padre sia soddisfatto del risultato e che contemporaneamente ti aiuti ad inserire quel tocco in più che la nonna era solita aggiungere. Ma immagino che già così questi biscotti siano ottimi!
RispondiEliminache bonta'....sembrano davvero ottimi!!!!
RispondiEliminaun amarcord davvero stupendo! nonna emma sarebbe orgogliosa della sua nipotina :)))
RispondiEliminaun bacio grande grande
Che bella Patty questa ricetta!!! Solo a vederla viene una voglia pazzesca di mangiarli quei bei quadrotti dolci che poi troppo dolci non sono!!! Che bello proporre le ricette dei nostri cari che non ci sono più...Sembra di ritornare indietro nel tempo e si è invasi da una tenerezza infinita! Un bacione cara e bravissima!!
RispondiEliminaQuando si dice che la nonna è sempre la nonna...o forse non si dice così...ma comunque le ricette di famiglia dsono da custodire gelosamente, è un modo per conservare un pezzo di storia...bellissimo questo post Patty! :)
RispondiEliminaCredo che la tua ricerca di un piatto della memoria a partire solo da quello che è il ricordo legato a tua nonna sia un bellissimo modo per sentirla sempre accanto a te.
RispondiEliminaE la ricetta è favolosa.. per un ripieno così, sarei pronta a tutto!
Questa sì che è una vera novità, sono contenta di aver scoperto questo dolce perchè il suo aspetto è decisamente invitante, e mi è bastata una scorsa agli ingredienti per decidere che presto sarà mio :)
RispondiEliminabuona giornata,
wenny
Meravigliosa come le nonne (che non scrivono MAI le ricette!!!). Me ne hai lasciata un pezzettino chè sono di ritorno?!!!!!
RispondiEliminaBuongiorno Patty!
RispondiEliminaBellissima ricetta, direi da copiare senz'altro! Quanto alle nonne: anche la mia mi ha lasciato in eredità ricette non trascritte ma amorevolmente insegnate a me che allora bimba, volevo imparare a creare piatti semplici e meravigliosi come i suoi. Chiudi bene la scatola dei biscotti, Nonna Emma potrebbe venire a rubarteli! ;-)
Buona giornata
Nora
Che belli i ricordi, le nonne e le ricette che arrivano da tanto lontano.
RispondiEliminaNon c'è zucchero ma ne hai fatto una versione dolce, bravissima, sono sicura che a tuo padre piacerà ;)
Evviva le nonne!!
Ti capisco. Io penso a mia nonna in continuazione, tutti i giorni e mi manca da morire. Un bacione.
RispondiEliminaBellissimo questo post Patty!!! ha reso questa ricetta molto affascinante
RispondiEliminaUna ricetta emozionante tesoro davvero carica di suggestioni e parole speciali per una nonna speciale!Che goduria questi dolcetti!!baci,Imma
RispondiEliminaProprio il caso di dire che le cose buone e belle non sono solo quelle che si mangiano :-)
RispondiEliminama questa ricetta è stupenda me la segno subito! e ti seguo! 1 bacio
RispondiEliminaciao Pat, anch'io come te ho diverse ricette "familiari" che ormai non riuscirò più ad acchiappare. Ci provo e riprovo, ma anche se le ho viste fare mille volte non vengono mai come quelle dei miei ricordi. So che è una vera delusione e ti auguro che il responso di tuo papà sia quello che ti aspetti. Il "dolce" è bello veramente, sono sicura che, quello di nonna o no, sia anche molto buono.
RispondiEliminaUn abbracico forte.
(p.s. non sono affatto convinta, invece, che tu non ci pigli con i lievitati. Chi sa fare tortellini e "sfoglie" come quella di oggi non può che essere anche un'abile panettiera...)
Complimenti per il tuo blog! Adoro le ricette che rievocano sapori e profumi dei tempi andati....riportano ad un'infanzia anagraficamente lontana, ma sempre viva in noi...desiderosa solo di essere richiamata all'appello....Bacioni
RispondiEliminaE' bellissimo che tu tenga viva questa tradizione,per te stessa e anche per il tuo papà!!Che dolci ricordi..grazie Patty per la ricetta e per questa condivisione di emozioni!!UN abbraccio e buon anno!!
RispondiEliminaChe bello rivedere le ricette dei nostri nonni,mantenere le tradizioni culinaria che il più delle volte vanno sperdute nel tempo!Bravissima per aver preparato una ricetta così fantastica! Ciao
RispondiEliminaQuesto scritto (definirlo "post" è riduttivo) tutto ricordi e amore è pura poesia... Avevo già intuito che scrivessi divinamente, ma stavolta l'hai confermato senza ombra di dubbio. Nonna Emma è orgogliosa di te, ne sono certa! :-)
RispondiEliminaOK, decido di essere seria per un momento e utilizzare quel briciolo di sensibilità che ho, perchè questo post, mi ha fatto commuovere.
RispondiEliminaMi hanno fatto commuovere i ricordi di tua nonna, i tuoi pensieri profondi che anche io ho condiviso quando mia nonna si trovava in ospedale, e tutti profumi di infanzia in generale che credimi, sono arrivati fin qui, provocandomi un brivido.
La ricetta è decisamente passata in secondo piano, l'ho letta senza nemmeno soffermarmici.
Poi l'ho riletta, e mi ricorda le empanadas argentine, ripiene di carne e spezie.
Ti abbraccio forte Pat.
E pensare che io ho pochissime ricette di mia nonna, non le ho mai chiesto di insegnarmi nulla, che peccato! Questa tua ricetta è meravigliosa, anche considerato il valore affettivo che c'è dietro! Baci
RispondiEliminaChe bel post, io ho conosciuto per pochissimo i miei nonni e quindi non li ho potuti "vivere"...particolarissima questa ricetta, peccato soltanto non potarla assaggiare, un abbraccio SILVIA
RispondiEliminaCiao! questa versione natalizia è tipica sempre di quelle zone, ogni famiglia ne mantiene per tradizione una simile...quella di mia suocera prevede il cacao nell'impasto della pasta e pezzi di cioccolata fondente all'interno insieme alle noci.
RispondiEliminaMa che meraviglia. Tu di dove sei? Mi sarebbe piaciuto fare una ricerca su questa ricetta ma si trova davvero pochissimo se non parlando con la gente del posto.
EliminaGrazie per aver scritto. Un grande abbraccio.
Ciao...è stato un piacere...mio marito è di Pescorocchiano, un paesino del cicolano che mantiene ancora molte tradizioni. Eravamo a cena e mangiavamo la pizza rentorta salata....per curiosità l'abbiamo cercata sul web e ho trovato questo tuo post! Era diveroso risponderti :-) la pizza con le noci è la preferita di mio marito...se riuscirò ad avere la ricetta sarò felice di condividerla :-)
EliminaAspetto assolutamente la tua versione. Queste cose mi commuovono assai.
EliminaUn fortissimo abbraccio.
ciao e complimenti per il post..!! scrivo dalla provincia di Genova ma anche io ho origini Cicolane, e anche mia Nonna Emma!!! preparava soprattutto nel periodo Natalizio questo dolce. A
RispondiEliminaHo deciso di riproporlo a Casa e devo dire che da quanto ho potuto apprendere tramite i miei parenti che vivono giù, la tua ricetta combacia con quella che ho recuperato io, unica differenza, io non ho le spezie ma miele, cacao amaro e scorza d'arancia all'interno del ripieno...il bello è proprio questo, come in ogni casa si siano create sfumature dei sapori in base ai propri gusti personali...altrimenti che dolci caserecci sarebbero ... 😃😋 ciaoo
Cara Simona, che emozione questo messaggio. Tu non puoi capire quanto io sia affezionata a questa ricetta, che per altro non è completamente dettagliata perché è stata ricostruita con il ricordo sensoriale di persone che hanno avuto la fortuna di assaggiarlo nel tempo. E poi perché era il dolce preferito da mio padre e ricordo ancora lo sguardo quando ha potuto riassaggiarlo e mi ha detto: ci sei vicina, manca il pepe. E quest'anno per Natale ho deciso di rifarlo, di fotografarlo e scriverne ancora una storia. Perché ricordare è l'unica macchina del tempo che abbiamo.
EliminaUn abbraccio grandissimo.