mercoledì 25 settembre 2013

Quando il ristorante trendy è solo tanta fuffa! Torta al cioccolato Maya.

You're so vain - Carly Simon
Non vado spesso al ristorante. 
Vado in pizzeria, in trattoria, all'osteria ed in altri luoghi ameni dove si può mangiare schietto spendendo il giusto. 
Andare al ristorante ha per me un significato diverso. 
Se decido di cenare in un ristorante, a parte l'occasione lavorativa per cui il ristorante è solo un contorno di qualcosa di più importante, è perché voglio stare bene, voglio sentirmi accolta e benvenuta, voglio provare qualcosa che difficilmente mangerei a casa mia, voglio ricordare un momento speciale. E per questo lo scelgo accuratamente. 
Non sono la sola a pensarla così, altrimenti non esisterebbero così tanti ristoranti. 
Parte fondamentale per un convivio riuscito è la compagnia. 
Personalmente metto cibo e compagnia allo stesso livello. 
Dopo mesi di lontananza, sono riuscita con grande gioia a ritrovare le mie amiche di sempre per fare il riassunto delle puntate precedenti. 
Non esserci viste da molto tempo, ha fatto si che invece della solita pizza, scegliessimo un ristorante piuttosto alla moda in questo periodo nella nostra città. Per celebrare.
La location del ristorante è impagabile, nel cuore del cuore della città. 
Terasse alla francese all'esterno e arredi curati all'interno, con belle stampe appese, tovagliato candido, cristalli e porcellane a la page. 
Atmosfera carina che predispone al buonumore. 
Abbiamo atteso una decina di minuti prima che il nostro tavolo fosse pronto (non avevamo prenotato), quindi ci siamo sedute ed abbiamo dato sfogo alle nostre chiacchiere. 
Desiderosa di sapere la ragione di tanto entusiasmo nei confronti di questo posto, ho cominciato a sfogliare la carta. 
Elegante, di cartoncino color panna, leggera, 4 pagine e una scelta di 5 piatti per ogni portata scritte con un font pulito, chic. 
Ho immediatamente provato un senso di piacevole tranquillità pregustando una bella serata. 
Simona sfoglia la carta dei vini con occhio esperto ed all'unanimità decidiamo per delle bollicine (le solite donne), ma che almeno siano buone. 
Così ordiniamo una bottiglia di 'Ca del Bosco ed aspettiamo per il brindisi.
Ca' del Bosco è finito.
Io storgo la bocca, Simona riprende in mano la carta. 
Per farla breve, dopo la quinta richiesta negata, riusciamo ad avere una bottiglia di vino che faccia al caso nostro (non senza una spiacevole sensazione nei confronti del prezzo, ovviamente non da Tavernello). 
Un rosé francese. Scelto più per tigna che per desiderio. 
Ci guardiamo in faccia e ci viene da ridere....a me non tanto perché sotto sotto provo già un senso di fastidio. 
Quando si passa all'ordinazione, mi rendo conto che nella lista dei primi piatti, descritti in maniera dettagliata dando risalto ad un eccellente nome di pasta italiana, ci sono almeno tre proposte che contengono tartufo nero (tre su cinque). 
Non voglio essere snob perché io adoro il tartufo, quello bianco ovviamente, ma non ho preclusioni per lo scorzone o il marzolino, però tre piatti su cinque a fine agosto, mi sembrano un po' troppi e già la carta perde quel fascino della prima consultazione. 
Opto quindi per una delle due ricette che non prevedono tartufo, delle caserecce con pesto e ricotta secca siciliana. 
Quando arrivano i piatti, osservo quello delle mie amiche e noto che gli spaghettoni da loro ordinati riempiono la scodella in maniera esagerata. 
Non mi piace il colore, né quell'aspetto di mappazzone appiccicoso. 
L'odore del tartufo è aggressivo e sovrasta la tavola.
Le mie caserecce invece sono oltre cottura. 
Il pesto con nocciole al posto dei pinoli è decisamente ruffiano e l'unico elemento di sapidità del piatto è l'abbondante spolverata di ricotta. 
Mangio perché ho una fame che la vedo, ma la mia considerazione nei confronti del ristorante comincia tristemente a scemare. 
Intanto beviamo allegramente e a me gira già la testa.
Scegliamo i secondi e decidiamo di prenderne solo due da dividere: piccione e salmone. 
Il piccione è buono, glassato e saporito. Il ripieno, servito a parte, decisamente aglioso.
Il salmone, oddio. 
Bruttissimo a vedersi. Una parte della pelle bruciata e la polpa asciutta e stopposa, appoggiata su verdure ridotte ad una purea che non ho capito bene, ma sembra già masticata.  
Spero a questo punto che almeno il dolce sia degno di nota. 
Anche qui ne ordiniamo due: un millefoglie sbriciolato ed una bavarese al caffè.
Il millefoglie ci fa cantare. 
Una chantilly generosa, soave, veramente eccellente, fa capolino da strati di sfoglie caramellate e frantumate ad arte. Le facciamo la festa in quattro.
La bavarese è un cubo di colla di pesce senza sapore, con un inquietante strato gelatinoso che viene rimosso con ansia da Laura al primo tentativo di affondare il cucchiaino in quella che avrebbe dovuto essere una crema solida ma cedevole. 
Conto: 45 euri a persona per aver mangiato un primo a testa, mezzo secondo e mezzo dolce, e ci siamo tolte la paura. 
Se vi ho raccontato questa serata, non è per denunciare il bluff di un ristorante di cui tanti cantano le lodi, ma perché mi sorge una considerazione spontanea. 
Qual'è il palato degli italiani? 
Perché la maggior parte delle volte che mi viene consigliato un ristorante da grandi mangiatori entusiasti, finisco col rimanerne delusa? 
Quello che da molti mi è stato consigliato come ristorante di grido, si è rivelato essere tanta fuffa e poca sostanza. Tanta scena con dietro il nulla. 
Se spendo 45 euro per mangiare poco e male, io mi arrabbio come una iena, specialmente quando l'aspettativa è completamente diversa. 
Non basta una bella ceramica, una presentazione sbarazzina ed una carta scritta alla maniera dei grandi chef per farmi abboccare. 
Ma mi rendo conto tragicamente che per una grande maggioranza di persone non è così. 
Che l'italiano medio non è educato alla qualità, che ha un palato addormentato dalla cucina dozzinale e ruffiana, e che nulla può essere cambiato nella ristorazione fino a che non si cambia il palato del consumatore. 
C'è una bella differenza tra il dire "là si mangia bene" e poi farlo davvero. 
E nell'accoglienza non c'è solo la qualità del cibo che ti viene servito, ma la competenza, la simpatia di chi ti serve, e l'onestà professionale (inutile farsi belli con una carta di vini pomposa ma sguarnita, tanto per dire). 
Non vi dirò neanche sotto tortura il nome di quel ristorante, perché lo scopo di questo post non è ovviamente questo. 
Vorrei invece che si aprisse un dibattito perché tanto si parla di ristorazione, di cucina, di cibo e tutto questo parlarne rischia di avere l'effetto che ha la sovraesposizione ad immagini che richiamano il sesso: ovvero inevitabile calo del desiderio. 
Quindi la mia domanda è: ma l'italiano ha davvero la ristorazione che si merita? 
Per addolcirmi la bocca dopo tale delusione, mi sembra giusto lasciarvi con del cioccolato. 
Sotto forma di torta. 
Che è di una facilità estrema e perfetta per smaltire albumi in deposito. 
L'ho trovata sull'inesauribile blog di Pinella e l'ho fatta davvero in un attimo. 
Il tempo esatto che è durata! 
NOTA: non essendoci indicazione della dimensione dello stampo, io ne ho usato uno da 26 cm di diametro. Ma credo che un 23 sia perfetto per avere più strato, in quanto lo spessore conferisce maggiore umidità all'interno della torta. 
Provatela e poi ditemi quanto è buona!  
Ingredienti 
150 g di cioccolato (io ho usato un fondente al 70%)
150 g di burro ammorbidito
150 gr di zucchero semolato
5 albumi (175 g)
125 g di farina 00 setacciata
la punta di un cucchiaino di lievito per dolci
un pizzico di sale
Accendete il forno a 170°C
Sciogliete il cioccolato a bagnomaria.
Lavorate il burro con 100 g di zucchero fino ad ottenere un composto bianco e spumoso. 
Aggiungete il cioccolato ed amalgamate bene
Versate piano la farina, attraverso un setaccio insieme al lievito ed al sale, e lavorate con una spatola.
Montate gli albumi con i restanti 50 g di zucchero ed aggiungeteli al composto di cioccolata, mettendo prima una cucchiaiata di albume per ammorbidire l'impasto ed il resto con estrema delicatezza, sempre dall'alto in basso con una spatola di silicone.
Quando il tutto sarà ben omogeneo, versatelo nello stampo coperto da carta da forno.
Cuocete per c.ca 45 minuti. Fate la prova stecchino, il centro deve restare umido. 
Fate raffreddare prima di sformare. Si formerà una crosticina di meringa che si sbriciola con facilità: è il suo bello.
Io l'ho servita capovolta con una spolverata di cacao amaro. 
Perfetta con panna  semi montata per accompagnarla.

39 commenti:

  1. Purtroppo l'italiano medio si fa incantare più dalla quantità che dalla qualità, puntando a tornare con la pancia piena, non importa di cosa. Motivo per cui il è il mio compagno non portiamo più nessuno nei nostri ristoranti preferiti! :-)
    Deliziosa questa torta!
    A presto
    Ma.

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  2. Per chi ama mangiare bene la differenza la fa il gusto, dovunque vai, se mangi bene, sei disposto anche a pagare...ma se ti aspetti molto e mangi male e per giunta spendi una follia t' incavoli di brutto e ci metti il proverbiale crocione sopra. Mia cognata se riceve inviti a casa di qualcuno che sa, cucinare male, rifiuta, perchè non sopporta di mangiare male, la mette di cattivo umore...figuriamoci un ristorante dove paghi... a presto mia cara

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  3. Avranno gli Italiani la ristorazione che si meritano ? Beh...quella che hai descritto è la ristorazione che rispecchia perfettamente l'Italiano superficiale, ignorante...quello che ha sentito parlare di certe cose ma da vicino non le ha mai viste e, se confezionato in modo accattivante, accetta tutto ! Quello che guarda soltanto la facciata e non la sostanza...sono i temi che vanno molto oltre la ristorazione e lì l'abbrutimento è quasi Universale ! No, non mi riconosco nella ristorazione di questo tipo e non penso di meritarmela...tocca fare le battaglie !

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  4. @ Marta: Brava Marta, si, perché la questione si pone anche al contrario. Ovvero quando decidi di portare un amico o un conoscente in un ristorante di qualità e ti senti dire "ma che s'è mangiato?". E non parlo di quantità di porzioni, perché il tempo della nouvelle cuisine è finito ed io detesto mangiare dove ti danno gli assaggini....ma proprio di qualità. La dove la qualità è fatta da ingredienti freschissimi lavorati con semplicità, in maniera essenziale. Ecco, quando uno non riesce a capire questo vuol dire che c'è da lavorare, e tanto.

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  5. @Annarita: secondo me i ristoratori dovrebbero capire che per il consumatore non esiste la "riprova". Quando in un posto hai mangiato male, non ti viene voglia di dargli una seconda opportunità. Specialmente nei ristoranti di casa tua. E' come una gara di tiro al piattello: se fai centro, hai un sacco di punti. Se mangio bene, ritorno. Se non sono contento, con te ho chiuso. Il problema è che questo concetto non è chiaro a chi fa ristorazione. I ristoranti sono come delle grandi reti in cui la marea spinge poveri pesci. Finiti quelli, si chiude cari ristoratori!
    @Marina: guarda che non è solo il caso dell'italiano ignorante. E' una questione di educazione al gusto, alla qualità. Se uno il palato non ce l'ha, può sempre comunque farselo. Spesso e volentieri sono proprio quelli che si vantano di aver mangiato ovunque e benissimo che non ci capiscono niente. Dal professore all'operaio. Non c'è distinzione. Il piacere di mangiare non va confuso con il piacere di mangiare bene. C'è molta differenza.

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  6. tesora, è che noi siamo diventate esigenti. me lo dicono sempre i miei amici quando andiamo a cena fuori insieme: tu sei troppo brava e sei abituata a mangiare bene, sei esigente.... certo che spendere 45 eurini e non rimanere soddisfatti un po' irrita.
    ma che ci vuoi fare, tu sei una SCEFFA di prima categoria e non ti accontenti mica di meno!! a presto, prestissimo!!!
    sono a fare la valigia, è tutto un togliere e mettere.... come i bambini!!!

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  7. Certo che c'è molta differenza: C'è il mangiare bene e nutrirsi...quello che si nutre soltanto (e non c'è nulla di male nel nutrirsi) non vorrà mai (mai è forse esagerato) lavorare sul proprio palato perché lo considera inutile. Che poi ci vuole l'educazione al gusto è ovvio. E' considerare il mangiare come una consapevolezza se vuoi anche culturale è un altro passo..."Ignorante" non deve essere sempre un paletto per indicare il posto sulla scala sociale, intendevo colui che ignora, non sa...
    Il ristorante che va a risparmio di soldi e anche di sapere (leggi cuoco, il cameriere, il titolare stesso) non pensa certo a educare le persone al gusto...lo possono fare i ristoranti di un certo livello ma con i prezzi di un livello non indifferente ! Adesso dirai che possono esserci anche i ristoratori onesti...infatti ci sono, però torniamo al fatto che il problema è globale e politico anche ! Adesso chi mi ferma ? Possiamo continuare a cagliari, no ?

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  8. Ho imparato alcune cose in questi anni: 1) quando mi consigliano un ristorante, prima di andarci devo conoscere meglio i gusti della persona che me lo ha consigliato (chiamala 'affinità gustativa') e solo allora, decido se vale la pena provarlo 2) purtroppo (o per fortuna) anche tra i migliori palati i gusti sono diversi. Ho imparato che ci sono delle cose buonissime che io non mangia abitualmente(leggi 'educata') e che quindi non mi piacciono ma solo per 'ignoranza' delle papille gustative 3) alcuni errori si DEVONO evitare (es: lunga carta dei vini sguarnita). Un paio di settimane fa sono stata in un ristorante a Milano di cui me ne avevano parlato molto bene; il menu era decisamente strano, con piatti e abbinamenti molto particolari e io ero fondamentalmente indecisa quale scegliere. Quando è arrivata la cameriera a prendere le ordinazioni, le ho chiesto se aveva qualcosa da consigliarmi e lei mi ha risposto con un secco NO. Ecco. In quel ristorante difficilmente ci rimetterò piede anche se quello che ho mangiato l'ho apprezzato.
    Torta magnifica, io mi ammazzerei di torta al cioccolato...

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  9. Mi ritrovo perfettamente nel tuo post, condivido in pieno tutto quello che hai detto.
    E ancora non capisco.
    Anch'io preferisco di gran lunga una genuina trattoria o osteria al ristorante 'fighetto'...e questo perchè troppe volte ho pagato molto per mangiare abbastanza male...mi capita davvero di frequente di venire consigliata su un locale e rimanere profondamente delusa..anzi pure un po' 'incaXXata'..perchè buttare via i soldi non fa piacere a nessuno no? ..secondo me troppe persone non 'sanno mangiare' bene, non capiscono la differenza tra una cosa fatta bene, un prodotto di qualità ed uno che non lo è...se non fosse così, non sarebbero aperti tutti questi ristoranti non meritevoli, la gente non ci andrebbe e chiuderebbero...
    Detto questo, questa torta è perfetta, mi copio la ricetta e la faccio!!
    Ciao! Roberta

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  10. Ha l'italiano la ristorazione che si merita? Sai Patty penso che la domanda dovrebbe essere un'altra. L'Italiano merita davvero una ristorazione? Io penso che l'educazione al buon cibo non sia per nulla scontata. Anzi spesso non la si ha in casa, in molti casi, ma nasce, per qualche imprecisato e casuale accadimento, e da li' cresce, con la ricerca personale, con la sperimentazione, con lo studio. Non necessariamente uno studio sistematico o organizzato, ma uno studio inteso come un approfondire di tanto in tanto un argomento, un qualcosa, in modo tale da avere ogni giorno un tassello in piu' sul tuo palato. Penso anche che purtroppo il cibo sia diventato troppo di moda ultimamente. In ogni ambito il cibo sembra essere la cosa fondamentale. Che non c'e' nulla di sbagliato in cio': tranne quando questa importanza che viene data al cibo e a tutti i suoi contorni, e' pilotata solo ed esclusivamente dall'interesse economico. E' un discorso complesso che apre tante porte a discussioni diverse. Ma per essere focalizzati sulle tue riflessioni, credo che molti ristoranti offrano qualcosa che non e' quello che dovrebbero offrire. Io da un ristorante (ma cosi' come da una trattoria, una pizzeria d'asporto, una piadineria) mi aspetto qualcosa offerto e fatto con AMORE. Se fa cagare, fa cagare. Se mi vogliono prendere per il culo, lo percepisco. Non volevo essere volgare. Ma e' cosi'. :)
    Una pizzeria d'asporto in cui mi fanno la migliore pizza che io abbia mai mangiato, con ingredienti scelti con cura, con attenzione e senza per forza caricare il prezzo con finti slow-fooddiani pensieri, mi fa tornare. Il ristorante in cui mi mettono un piatto con il pesto di pomodori secchi essiccati al sole di Pachino con olio di olive della rivierablablabla, e mi fan pagare 26 euro per un piatto, e non e' eccellente, io non ci torno. Mi han preso per il culo. E non posso essere meno che incazzata. In sintesi, l'educazione del palato penso che uno se la possa costruire, e' nelle potenzialita' di tutti. Per quanto riguarda i ristoranti, beh, se offrono schifo, io non ci torno. E mi spiace se ci casco e pago.
    Molti pensieri e sconclusionati... come sempre.
    Un bacione dall'Oldanda, ti adoro Patty.

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  11. Hai perfettamente ragione, purtropppo manca molto l'educazione dei palati a cosa voglia dire mangiar bene, e se ne risente....
    Personalmente amo molto andare a mangiar fuori ma seleziono con cura : certo qualche "sola" l'ho presa anche io :)

    Torta stupenda, manco a dirlo :)

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  12. Cara Patty: mi è sembrato di leggere uno dei commenti postati in siti specializzati su viaggi e ristoranti. Anche io, come te, prediligo una pizzeria o trattoria (vera, non quella con l'insegna trattoria e poi dentro, it's a rip off!), perchè il ristorante con tanto di blasone da guida, non mi ha mai convinto e non lo farà mai. Meglio il passaparola! Consoliamoci (se così si può dire...) con un fetta di questa cioccolatosa torta
    Ciao
    Isabel

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  13. Ciao Patty, condivido praticamente tutto quello che hai scritto. Forse il palato degli italiani è un pochino addormentato oppure è sintonizzato sulla quantità e non sulla qualità. Il ristorante lo frequento rarissimamente oramai proprio per evitare delusioni. Preferisco una bella schiaccia consumata sulla panchina, semplice e schietta. La tua torta cioccolatosa e invitante per fortuna mi ha risollevato lo spirito!

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  14. @Sandra: un po' hai ragione, ma anche io devo educare il mio palato a certi sapori che ancora non mi sconfinferano e forse non ci riuscirò mai. Come dice Roberta, è una questione di gusti personali. Ma so riconoscere quando qualcosa fa schifo o è eccellente. Almeno questo. Magari fossi una cheffa.
    @Marina: la continuiamo si questa bella chiacchierata.
    @Roberta: condivido. Anche la sola mancanza di sorriso o gentilezza nel prendere un ordine, mi fa salire il sangue alla testa, ed un NO come hai subito tu, mi avrebbe fatto alzare dal tavolo, ringraziare amabilmente ed andarmene. Ed ho imparato anche io a fidarmi o meno delle raccomandazioni. Ma a volta ci casco, quando a dirmi che una cosa è valida sono in tanti e persone che considero buone forchette. Quindi la delusione è su due fronti!
    @Roberta: quanto condivido. Ultimamente la pizza la compro solo ad un forno che a fine anno mi manda sicuramente una lettera di ringraziamento per la fedeltà! E certe piccole osterie a volte non legano le scarpe ai cosiddetti ristoranti. Non so se alla fine sono più invelenita inutilmente perché ho speso soldi o per la delusione di non aver trovato quello che mi avevano detto. Ma ci dobbiamo fidare del passaparola?
    @Falentina: condivido. La passione è alla base. L'amore con cui si fanno le cose ha insito anche il rispetto verso coloro per cui le cose sono fatte. E questo in ogni campo. Nella cucina, siccome è qualcosa di ancestrale legato sicuramente al gesto delle madri che hanno nutrito l'umanità con amore e attenzione, questo valore è ancora più importante. Però se nessuno di noi protesta, alla fine questi ristoranti l'hanno sempre vinta. Ecchegliene frega, uscita io, ne entra un altro.

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  15. Ha l'italiano la ristorazione che si merita? Non so Patty, io credo che manchi in gran parte non solo educazione alimentare di base all'interno delle famiglie, ma anche il gusto del cibo, della qualità della ricerca del particolare. Non amo andare al ristorante perchè senza falsa modestia credo che la mia cucina sia il miglior ristorante , ma quando ci vado lo scelgo accuratamente perchè come dici tu voglio una serata speciale, voglio un vero chef che mi coccoli e non un servizio mensa con i bicchieri di cristallo. Voglio un ambiente elegante, ricercato e preferiibilmente piccolo. Piatti che non mi cucino, voglio leggere la carta e sentir solleticata la mia fantasia e la mia curiosità all'assaggio. Sono pochi e rari questi ristoranti, forse ultimamente anche per via della crisi, perchè la maggior parte della gente vuole MANGIARE , cioè pago tanto piatto tanto pieno! Terrificante ragionamento, ma d'altronte sono le stesse persone che dopo aver tenuto i figli una settimana alla mensa scolastica, invece di godere nel cucinare loro durante il we una bella lasagna o un meraviglioso dolce al cioccolato come il tuo, li portano in un fast food così si riposano. Per quanto riguarda le fregature è ovvio ogni tanto ne prendo qualcuna, poi però questi ristoranti cialtroni li dichiaro chiaraemente su TRIPADVISOR così come tu ora hai descritto a noi nome e foto compresi, ma elogio anche quelli in cui invece mi trovo bene. Il prossimo che voglio andare a provare è quello di LAMANTIA , sono curiosa di sapere se la fama è meritata o se è un grande bluff, come altri che ho provato!
    bacioni
    Alice

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  16. Ho sempre pensato che l'italiano non capisce nulla di cibo, ha le papille addomesticate da cibi in scatola, surgelati e troppi fast food vari, molti non sanno riconoscere le spezie se non cipolla e aglio, tanti apprezzano solo ed esclusivamente l'abbondanza delle porzioni, rispetto alla qualità del cibo...che dirti? Per me il miglior ristorante resta quello di casa e non per merito mio, naturalmente! ;)

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  17. Eh quella dei ristoranti è sempre una questione complicata, anche a me capita di andare in qualche ristorante e magari trovare dei piatti deliziosi. Li consiglio ai miei amici e non ci trovano niente di che oppure viceversa.
    Credo che comunque molto dipende anche dal giorno in cui si ci va (tipo se il cuoco ha voglia davvero di cucinare o no quel giorno), ma alcuni ristoranti esagerano. Prima partono con piatti deliziosi e quando si sono fatti un nome perdono in qualità ed è un grosso errore.
    Quindi meglio le trattorie o gli agriturismi con prodotti sempre freschi, si mangia tanto e been e si spende anche moolto di meno.
    Per la torta bè... io vorrei da te a mangiare altro che ristorante!!
    Mi ci troverei mille volte meglio!!
    Complimenti

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  18. ...e due righe sui fiori finti a tavola??
    Basterebbe uno stelo d'erba!
    ps Venerdi sera pizza e baci

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  19. Meno male che con questa squisitezza cioccolatosa passa la delusione.Quante volte è capitato anche a me, tante, troppe.Ecco perchè ora ho calato le capatine al ristorante, prediligendo localini senza pretese, quelli di fiducia.Un bacione cara <3

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  20. Si, "hanno" la ristorazione che si meritano. Ed il tuo post mi fa pensare a tanti commenti con Anna Luisa dopo essere stati al ristorante. "Il cibo niente di che, il servizio pessimo, i prezzi alti. Mangiamo molto meglio a casa nostra. Ecco perché non andiamo al ristorante". Poi ci sono le eccezioni, ma devi spendere molto di più e anche questo non è giusto. Anche perché si rischia di restar delusi anche lì. Però notiamo che quelli che fanno cibo mediocre sono sempre pieni, vai a capire. Ho anche rinunciato a fidarmi dei giudizi degli altri. Sono poche le persone di cui accetto il consiglio per un ristorante, preferisco farmi guidare dal mio istinto.
    Insomma, una delusione. Meglio riempirsi le fauci di questa deliziosa torta e non pensarci.

    Fabio

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  21. Quanto ti capisco. Il panorama della ristorazione è abbastanza desolante: molti si improvvisano, altri, pur non improvvisandosi, riescono male, altri puntano solo a far cassa e ti propinano surgelati di pessima qualità. Menu fiume, piatti dai nomi assurdi per dar fumo negli occhi, qualità pessima, pulizia scarsa: un'ecatombe. E te lo dico da assidua frequentatrice di ristoranti, trattorie e osterie, che personalmente metto quasi sullo stesso piano: se il cibo è buono, non mi importa come classifichi il locale; stesso dicasi se il cibo è pessimo. Il buon cibo prescinde dalla categoria. Il buono è buono.
    A casa tua per esempio si mangia bene.
    Che orari fai?
    :-)

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  22. ultimamente con le piccole usciamo raramene a cena, ristorante ancor più raro. Quando accade sposo in pieno tutto quello che dici, che ne valga la pena!
    Fortuna che eri con la giusta compagnia, almeno quella c'era!
    un abbraccio pat

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  23. Probabilmente sì, perché se c'è un motivo che mi ha spinto a prendere in mano le padelle e a mettermi a ricercare da sola quel che in giro non trovo, vuol dire che la qualità media dei ristoranti è in calo a picco, mentre di gente che ti consiglia posti favolosi c'è un'aumento che ha dell'incredibile.
    La cosa peggiore poi non è tanto il mal mangiare, che gira e rigira c'è sempre stato nonostante noi si dica che come in Italia mai, ma proprio il fatto che metro oramai sembra essere la spesa più che la qualità però l'indice di meraviglia.
    "Vai a provare quel locale, fantastico, meraviglioso, abbiamo mangiato benissimo!!!!!!!! (i punti sono quelli usati dal parlante, non ho esagerato) Si spende un po' èh, però vale la pena".
    Quando sento questi discorsi non ci vado più, son già sicura che mi peleranno e si mangerà pure male. Oramai mi sono rassegnata, ho 4 ristoranti 4 che apprezzo per qualità, servizio e accoglienza, e vado in quelli. Con buona pace delle novità e dei poveri coscienziosi che aprono buoni ristoranti, ma a colpi da 50 euro io non rischio.
    Eccoti il mio pensiero. In cambio me la dai una fettina di torta?

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  24. argomento difficile Patty...e ancor più difficile la risposta...

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  25. si l'italiano ha la ristorazione che si merita, come il governo che si è scelto! La triste realtà è questa e apri un capitolo che è più un tomo cara Patty. Di solito le persone ingurgitano, mangiano senza distinguere i sapori, si saziano senza scegliere davvero. Che è poi la parte più divertente e gustosa. Da parte mia anche io non vado più tanto fuori a cena per questo stesso motivo. Uno degli ultimi choc li ho avuti per un dolce presentato in un ristorante fighettino tutto urla e grida, fatto con la nutella. AIUTATEME. adoro la nutella, la mangio a cucchiai, ma non devo pagare 10 euro per assaggiarla seduta a lume di candela me ne sto stravaccata sul divano con le amiche di cui sopra e ce ne spariamo 3 di barattoli con quella cifra!. A proposito me le ricordo le tue 4 amiche ci hai vinto il mio contest!!! Tornando a bomba, difficilissimo mangiare bene fuori. Perchè il cliente non è che si accontenta, non sa proprio che può pretendere di scegliere ingredienti di prima qualità e onestà come dici tu. Delle volte mi capita di mangiare in un posto che ha poche cose sul menu le cambia sempre e non è per niente economico. Ma un grosso Ma le papille ballano felici… non ti dirò mai neanche sotto tortura il nome di questo ristorante! :) a meno che non ci vieni con me… un abbraccio e a prestissimo davvero mony***

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  26. p.s. il dolce che ho dimenticato di commentare nella foga, è la base del cioccolato gustato così e in tavoletta. perfetta!

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  27. Io penso che se si ama cucinare, il miglior ristorante è casa propria! Noi non si va mai a mangiare fuori e quello che si risparmia va dritto dritto in un bel viaggetto :-D
    Anch'io troppo volte sono rimasta delusa e i locali alla "moda" li evito come la peste!
    Buona consolazione il tuo dolcetto..la cioccolata ha sempre il suo effetto benefico in ogni situazione ^_*
    Un bacio tesoruccio
    la zia Consu

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  28. Molti si lasciano abbindolare dall'aspetto estetico di alcuni posti e dal fatto che possano essere trendy, non dando importanza all'unica cosa che conta: il cibo!

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  29. Non so se sia un problema solo del cosiddetto "italiano medio"... secondo me è un problema anche di chi si auto-definisce italiano sopra la media..
    Nella rete della ristorazione che vorrebbe essere di livello, vorrebbe essere speciale, ma che in realtà è solo cara e poco studiata, di poco amore, ci siamo forse caduti tutti.
    È per quello che, quando mi viene voglia (soprattutto per un avvenimento) di andare a mangiar fuori, punto spesso su una pizza o un'osteria o simili. Altrimenti, nel dubbio, compro qualcosa di speciale, una buona bottiglia, e faccio da me, che spesso è meglio (assai).
    Sennò, faccio economia, e poi vado in un posto che valga davvero la pena (o almeno si spera)

    Ps. la torta deve essere divina

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  30. Condivido a pieno le tue considerazioni, sapessi quante volte sono state in ristoranti super blasonati e sono rimasta delusa. Io ultimamente sono in crisi per la pizza, da quando mi sono trasferita a Roma non riesco a trova una pizza buona e soprattutto digeribile.
    Comunque ora mi consolo salvando la ricetta della tua splendida torta.
    Notte
    Enrica

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  31. Io vado molto poco spesso al ristorante, un po' per mancanza d'abitudine, un po' per risorse esigue, un po' perchè avendo delle esigenze specifiche vado solo in quei luoghi in cui so che non mi serviranno quelle due cose che posso farmi tranquillamente a casa in dieci minuti ( e i posti son chiaramente ridotti, per ora..), pasta al pomodoro e verdure grigliate e poc'altro. Però ecco la pizza fuori la mangio volentieri fuori, e sarà perchè forse è una delle cose che preferisco più in assoluto e quindi parto da delle aspettative troppo alte, ma la maggior parte delle volte rimango delusa. Come si può chiamar pizza qualcosa che non è più spesso di due millimetri, che devo ripiegar infinite volte su se stesso per avere la bocca piena? Non si può" In generale però sono d'accordo, io penso che l'italiano medio però sia soddisfatto perchè ha decisamente abbassato gli standard, il senso critico, la sensibilità delle papille gustative. Le rogne ce l'hanno quando vanno persone che sono abituate a cucinare per sè non solo i pasti di ogni giorno, ma non solo, anche tante di quelle cose primarie che comodamente si potrebbero trovar tra gli scaffali, succhi, sughi, carckers, biscotti. E li allora diventa dura. Sulla scarsità del servizio poco da giustificare, io ultimamente sto lavorando da cameriera, e stare dietro le quinte mostra come in un posto serio la soddisfazione del cliente debba essere sempre al primo posto. Quando lo si fa aspettare un tempo imbarazzante si fa lo sconto o si offre la portata, un amaro, chessò. Però va anche detto che l'essere sforniti può succedere, eh, e non è per forza sinonimo di trascuratezza, ma solo di tempismi sbagliati ;)
    detto tutto ciò, sì, in questi casi ci si tira su solo con qualcosa fatto da noi, che assecondi in tutto e per tutto i nostri gusti, e a quel punto chissenefrega se gli altri non ne rimangono soddisfatti, prosciugare la delusione prima di tutto! anche se col cioccolato, secondo me si metterebbe d'accordo tutti..;)
    un abbraccio :)

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  32. Probabilmente sì: gli italiani hanno la ristorazione che si meritano. Nel senso che coloro che sanno distinguere un salmone fresco e cotto bene da una brutta copia di una sola da scarpe hanno il diritto di scegliere altrove e se fossero tutti così i ristoranti come questo chiuderebbero dopo neanche una stagione. Ma purtroppo non tutti vanno al ristorante per mangiare bene: c'è chi ci va solo per "apparire" nel locale di grido, chi perchè non è capace di cucinare, altri perchè non sono capaci di starsene in casa e basta, altri non sanno proprio cosa vuol dire mangiare bene, forse perchè sono stati abituati male sia in casa che fuori ed hanno standard bassissimi. Com'è o come non è, mi sono ritrovata in tutto quello che hai detto, pure a me sarebbero frullate parecchio. Ma non ti hanno chiesto alla fine se siete state bene, se tutto è andato bene ecc..? in alcuni ristoranti lo fanno (rari) ma magari era una buona occasione per "sfogarsi"! un bacio !

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  33. L'ultima volta al ristorante? in una piccola trattoria in un altrettanto piccolo paese tra le colline grossetane e lo ricordiamo ancora, a distanza di ... parecchio tempo.
    Credo che valga per i ristoranti lo stesso discorso dei luoghi di vacanza; dipende da cosa si cerca.... Certo che , come per la lingua italiana che si sente parlare e che si legge, il livello di qualità sta calando vertiginosamente.......
    Triste? sicuramente, ma io credo che anche il nostro piccolo impegno di appassionate cuoche casalinghe sia importante per far imparare a distinguere, a scegliere, a capire.
    Un abbraccio
    Claudette




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  34. La roba già masticata proprio non mi piace, meno male che c'è stato lo spazio per un "canto corale" sulla millefoglie!!!!
    Cinque bolle negate, io mi sarei imbizzarrita in un flash...ma pensa te:((((

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  35. Ciao! Prima di tutto piacere di conoscerti.
    Spesso i ristoranti quando diventano conosciuti e di moda mollano la presa sia in cucina che nel servizio perchè sicuri di essere già arrivati e di essersi assicurati un certo numero di clienti fissi.
    Io preferisco i ristoranti "di nicchia", poco frequentati rispetto ad altri ma dove trovo una maggiore cura nei particolari, posti magari non particolarmente economici ma dove quello che spendi è giustificato dalla cura e dalla qualità del cibo e del servizio. Altrimenti sto a casa mia che tanto male non si mangia:)
    Ne approfitto per mettermi tra i tuoi lettori fissi, blog lovin e il resto...
    A presto:)

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  36. io diffido dai ristoranti "pluristellati" ai quali preferisco le più semplici osterie.
    vai quindi di cioccolato che fa passar tutto ^_^

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  37. Bravissima Patty, la descrizione della serata e' perfetta, ero li' con voi e mi rodeva altrettanto. Franciacorta C' del Bosco, che classe, lo citavo nei miei dieci suggerimenti per fare colpo sul vostro Sommelier (aggiungendo che e' qullo che si beve sullo Yacht di briatore ;-)

    Sulla pretenziosita' di certi ristoranti e sul successo che riscuotono, ci sarbbe da aprire un dibattito inesauribile (io praticamente non parlo d'altro da tre anni a questa parte e ho anche fondato il Fronte di Liberazione Nazionale dalla Rucola-Pachino-Mozzarella-di Bufala-Aceto-Balsamico, il FNLRPMBAB) che non porterebbe a nulla se non ad un'ulteriore amarezza esistenziale. L'unica cosa che mi viene da dire, a proprosito del connubio compagnia-buon cibo e' che in effetti esiste un solo piacere superiore a del buon cibo abbinato a del buon vino e che se questi viene consumato con la giusta compagnia, un piacere alla fine condurra' all'altro. (e' una citazione, cmq).
    Ciao e a presto

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  38. Ciao Patty,ho sentito tanto parlare di te da Vaty che non potevo non passare.Mi son sempre detta : adesso vado e poi non ho mai trovato il tempo.
    Per quanto riguarda i ristoranti,credo che in Italia si abbia sempre troppo spesso la convinzione che la grossa quantità faccia un ristorante buonissimo. Io non credo.Vado al ristorante per i tuoi stessi motivi: ho voglia di qualcosa di nuovo,qualcosa di curato, qualcosa che non potrei preparare a casa mia. E spesso mi ritrovo così,porzioni enormi che non riesci a finire,dove il gusto è artefatto e magari congelato. Visto che siamo un paese dove si mangia molto bene dovremmo curare di più tutto ciò.
    Sta di fatto che questa torta è una goduria!Piacere di averti conosciuta!!

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  39. Molte delle persone che conosco prediligono la quantità alla qualità soprattutto se si va a cena fuori! Molti ristoranti pessimi sopravvivono ancora perché evidentemente c'è gente che apprezza! Io anche se con pochissimo tempo non mi tiro ad esempio indietro dal preparare un bel piatto di patate arrosto...quando le mie amiche e colleghe non conoscono nulla al di fuori di quelle belle e pronte, per non parlare di bastoncini, crocchette e 'schifezze' varie...una mia amica che ha una bimba di due anni e mezzo non le ha mai dato pesce fresco perché dice che ha pausa delle spine! Io la ritengo una semplice ma non giustificabile scusa per comprare il misero filettino di orata da cuocere nel sacchetto che oltre a non sapere come è fatto non sa di nulla e costa una tombola!

    Questa tortina è una meraviglia...e piacere allo stato pure con tutto quel cioccolato!

    Ciao
    Silvia

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