lunedì 18 marzo 2013

Fideuà con il "Pesce dimenticato" e molluschi per l'MTC. Y mis recuerdos de Catalunia

Barcelona - Freddie Mercury and Montserrat Caballe
La Spagna e la Catalunia ricorrono nella mia vita da quando ero ragazzina, quasi ci fosse un filo invisibile che mi tiene legata a questo paese. 
Le estati dei miei 14 e 15 anni le ho trascorse in Andalusia, dove mio padre si trasferì per diversi mesi per lavorare in una grande centro ippico. 
Per un momento c'è stata la concreta possibilità che i miei genitori decidessero di restare (era il periodo boom della Marbella degli Emiri e del turismo dei VIP) perché le prospettive economiche sembravano tante.
Ma hanno dovuto fare i conti con due adolescenti che cominciavano allora a vivere e ad avere i primi amori e la scelta venne accantonata.
Successivamente il mio lavoro mi ha portata decine di volte in questo meraviglioso paese di cui conosco veramente tanto, fino a che non è nata mia figlia. 
Alice è sempre stata grande. Lo abbiamo capito fin dalla sua residenza nella mia pancia: al sesto mese, già in perfetta posizione per il parto, fece una capriola e si sdraiò con il sedere sul mio bacino e la testina sotto il mio costato destro. E così è rimasta fino alla nascita. 
A nulla ha valso il tentativo di un rivolgimento podalico. 
E' nata con il cesareo, lunga come una quaresima e con una plagiocefalia evidente accompagnata da un torcicollo importante che le faceva tenere la testina piegata a sinistra. 
I dottori al momento ci dissero che quella asimmetria così forte (aveva il lato destro del cranio quasi piatto e la guancia e la mascella schiacciate) era solamente un problema di sofferenza da parto, ma i mesi passavano e né il torcicollo né la schiacciatura se ne andavano. 
Abbiamo visitato ortopedici ovunque e tutti ci dicevano che non era un problema, che crescendo "i capelli avrebbero nascosto il difetto" e ben più di una volta abbiamo dovuto trattenerci di fronte ad espressioni di ironia e supponenza. 
Io ero in piena depressione e mio marito sembrava un toro rabbioso per l'incapacità di ottenere risposte che ci rasserenassero. 
E' stata proprio grazie alla rabbia ed alla sua incapacità di arrendersi che cercando risposte su internet, scoprì una clinica a Sabadell, una cittadina a pochi chilometri da Barcellona, specializzata nella cura della plagiocefalia dei neonati. 
Scrivere ed ottenere un' immediata risposta fu tutt'uno. 
Il primario della clinica ci conquistò immediatamente invitandoci a parlare con una famiglia siciliana che era in terapia da lui, prima di prendere qualsiasi decisione. 
La risposta degli amici siciliani fu: "non ci penseremmo un istante a tornare da lui".
Una settimana dopo, i primi di settembre - Alice non aveva neanche 7 mesi - eravamo sul volo da Firenze per Barcellona. 
Da quel momento, fino al dicembre dello stesso anno, ogni 15 giorni mio marito ed io, insieme alla piccola viaggiatrice e tutte le suppellettili necessarie a gestire un bebè in viaggio, partivamo per i nostri long week end Catalani, con il cuore sereno ed la consapevolezza di essere genitori fortunati.
Alice mise un caschetto costruito sul calco del suo cranio, che veniva regolato ogni due settimane e consentiva alle sue morbide ossa di modellarsi secondo natura. Lo portava 23 ore al giorno e sembrava non accorgersi di nulla. 
Inoltre fummo istruiti sulla ginnastica da farle fare per sciogliere i tendini del suo collo e la sua muscolatura in maniera da aiutarla a tenere la testina in maniera corretta. 
Ovviamente le sedute alla clinica duravano poco meno di un'ora, quindi il resto del tempo era dedicato alla scoperta della città e dei dintorni, della buona cucina, del mare e dell'arte meravigliosa di Barcellona e della Catalunia. 
Ci sentivamo a casa, e l'ultima seduta fu commovente perché sapevamo che senza quel posto, quella clinica e quei week end, la nostra vita sarebbe stata molto diversa. 
In soli 3 mesi, un semplice caschetto ortopedico, risolse un'asimmetria di 1,4 cm riducendola a pochi millimetri. Se una clinica simile fosse stata in Italia ed avessimo potuto cominciare subito, avremmo risolto in 2 settimane. 
Siamo tornati ancora e ancora a Barcellona con Alice grande, ed ogni volta ripercorriamo i luoghi che l'hanno vista barcollare sulle gambette incerte, il suo caschetto bianco ed una faccetta piena di curiosità! 
Mi scuso per la lunghezza di questo post ma questa storia era doverosa per spiegare il significato davvero speciale che ha per noi Barcellona. 
Potete capire la mia gioia nell'avere scoperto la ricetta di Mai, e nell'avere l'opportunità di rendere omaggio alla sua terra per la quale ho un affetto difficilmente descrivibile. 
Premetto che non sono una grande esperta di cucina di mare
Sono terragnola e vivo in un territorio dove si parla di ciccia la maggior parte del tempo, ma ho un marito molto appassionato e cresciuto da due genitori grandi amanti di pesce. 
Così quello che so, l'ho imparato da lui e per me pesce ha una sola declinazione: semplicità.
Gli ingredienti della mia Fideuà sono quelli che qualsiasi peschereccio in alto mare potrebbe avere in abbondanza e che probabilmente la maggior parte dei pescatori è in grado di cucinare con fantasia ed abilità. 
Sto parlando del "Pesce dimenticato", ovvero tutto quel pescato poco conosciuto e senza mercato, che generalmente viene ributtato in mare al termine della pesca perché non conosciuto e non richiesto dai consumatori. 
E che incredibilmente, costa pochissimo. 
E' ovviamente un problema di conoscenza e di marketing. 
Ho avuto la fortuna di conoscere questa realtà attraverso alcuni eventi organizzati anni fa dall'Associazione Nazionale Città del Pesce di mare, che attraverso finanziamenti dell'Unione Europea, elaborò dei progetti di valorizzazione delle specie ittiche sconosciute denominate appunto "pesce dimenticato". 
Parlo di pesci come la Razza, la Boga, il Pesce Sciabola, il Sugarello, la Tracina, il Grongo, lo Scorfano, il Palombo, il Pesce prete, il Pesce bandiera, ecc. 
Nonostante la difficoltà a reperire questi pesci, sono riuscita a trovare degli ottimi Sugarelli, del Pesce Prete, delle piccole Gallinelle e delle Tracine, che ho sposato a cozze e vongole veraci in un piatto che, con mia immensa sorpresa, mi ha lasciata assolutamente a bocca aperta. 

Andiamo alla ricetta: Per 4 persone
Per la Fideuà
400 gr di spaghettini spezzati 
3 Sugarelli
500 gr di vongole veraci (col guscio)
500 gr di cozze
4 mazzancolle per decorazione
2 spicchi d'aglio
50 gr di pomodorini cigliegino
olio extra vergine Riviera Ligure DOP
Un ciuffo di prezzemolo
La scorza grattuggiata di un limone
sale - pepe nero
Per il brodo:
3 Tracine
1 Pesce prete 
2 piccole gallinelle
la testa delle mazzancolle
1 cipolla 
1 carota
1 mazzetto di prezzemolo
1 gambo di sedano
4 pomodorini cigliegino
sale 
un filo d'olio extravergine
Per la salsa Pesto all'Etnea come accompagnamento
- 100 gr di pomodorini secchi sott'olio
- una manciata di origano secco
- una manciata di mandorle
- una manciata di pistacchi sgusciati al naturale, tostati. 
- 7/8 olive di Kalamata
- 2 o 3 fiori di cappero sott'olio
- la punta di un coltello di peperoncino tritato
- olio extra vergine d'oliva, possibilmente Monte Etna DOP 
- sale qb
Fate spurgare bene le vongole veraci, almeno un paio d'ore prima della cottura, cambiando spesso l'acqua e rimestandole con le mani nella loro ciotola. Eliminate quelle rotte o aperte. 
Lavate bene le cozze, strofinatele con uno spazzolino ed eliminate il filamento nero legato al guscio. Tenete da parte avvolte in un panno umido.
La prima cosa è preparare il brodo. 
La scelta è andata su questi pesci di fondale che notoriamente sono ottimi per preparare zuppe. 
Lo scopo è quello di far cuocere il pesce rilasciando sapore al brodo e poter utilizzare la polpa delicata per arricchire la pasta. 
Il sapore del pesce verrà restituito alla pasta attraverso il brodo
Se non vi puliranno i pesci all'acquisto come è successo a me, dovrete farlo da soli. 
I pesci vanno assolutamente eviscerati e ben lavati altrimenti vi troverete con un brodo amaro.
Dovete stare attenti a maneggiare con cura sia le tracine che il pesce prete perché entrambi hanno pinne con aculei velenosi (se siete stati punti da una tracina come è successo a me, non  lo dimenticherete facilmente). 
La tracina ha una pinna dorsale fatta come un ventaglio che una volta aperto, mostra degli aghi sulle punte. Tagliatela. 
Quindi procedete ad eviscerare il pesce partendo dall'orifizio sulla pancia, procedendo verso la testa. Eliminate le interiora accuratamente quindi sciacquatelo a lungo sotto l'acqua. 
Il pesce prete ha le due pinne laterali simili a quella dorsale della tracina. 
Fate la stessa cosa quindi procedete all'eviscerazione. 
Pulite anche le gallinelle e mettete tutto in una pentola capiente. 
Aggiungete la cipolla pulita e tagliata in quarti, la carota pelata, il mazzetto di rosmarino con il sedano, ed i pomodorini interi e le teste di mazzancolle. 
Coprite il tutto con abbondante acqua fredda e mettete sul fuoco a fiamma media. 
Fate cuocere schiumando quando necessario, per almeno un paio d'ore o più, fino a che il brodo sarà ridotto. 
Salate solo al termine della cottura secondo il vostro gusto.
Togliete i pesci e metteteli da parte insieme alla carota, eliminate il prezzemolo ed il sedano e con un colino od uno chinois filtrate il liquido. 
Con un cucchiaio schiacciate bene le teste di gambero, le lische ed i pezzi di pesce, i pomodorini rimasti nel colino, per raccogliere il massimo degli aromi. Buttate ciò che resta.
Coprite il brodo e tenete da parte. 
Pulite accuratamente i pesci del brodo eliminando lische, pelle e spine e tenete da parte i filettini. 

Nella paelliera versate un filo d'olio e fatelo scaldare.
Cominciate con il tostare la pasta facendole prendere un color nocciola quindi toglietela e tenetela da parte.
Versate nuovamente olio e saltate le mazzancolle: fatele cuocere pochi minuti per lato. Salate e tenete da parte.



Versate ancora olio nella paellera ed uno spicchio d'aglio, fate insaporire senza bruciare l'aglio, quindi aggiungete i sugarelli puliti ed eviscerati. Versate due mestoli di brodo ed i pomodorini tagliati a metà e fate cuocere coperti, girandoli ogni tanto con delicatezza. 
La cottura è veloce, c.ca 8 minuti. I sugarelli hanno una polpa compatta rosato scuro ed un sapore simile allo sgombro, ma molto più delicato. 
Una volta cotti, toglieteli dalla paellera, puliteli accuratamente e tenete da parte i filetti. 
Non eliminate il liquido di cottura, in cui farete aprire le vostre vongole veraci.
Versate le vongole nella paelliera ed alzate la fiamma
Copritele ed attendete che si aprano completamente. Questo avverrà in circa 5/7 minuti. Salate a piacere. 
Eliminate quelle che non si sono aperte, toglietele dai gusci quindi tenetene 6/8 per decorare il piatto e mettete da parte.
Non eliminate il liquido, in cui andrete a versare le cozze.
Cospargete le vostre cozze con abbondante pepe (mano maschile, il vero amante delle cozze), quindi copritele ed attendete che si aprano come per le vongole. Eliminate i gusci e tenetene  alcune nelle valve per decorare, quindi mettete da parte. 
Si sarà formata una certa quantità di liquido
Filtratelo con un colino molto sottile ed aggiungetelo al brodo che avete da parte. 

Adesso potrete finalmente cominciare la cottura della pasta. 
Tutti gli ingredienti sono pronti e vanno solo assemblati al piatto. 
Versate due o 3 mestoli di brodo nella paellera, la quantità che possa coprire la vostra pasta, portate a ebollizione quindi aggiungete gli spaghetti. 
I miei davano 7 minuti di cottura quindi tempi piuttosto corti. 
Ho fatto cuocere per c.ca 4 minuti sempre mescolando, poi ho aggiunto i filettini di pesce che avevo da parte.












Proseguite la cottura per altri 2 minuti sempre mescolando ed aggiungendo brodo quando necessario.
A c.ca un minuto dalla cottura, versate nella pasta le cozze e le vongole sgusciate e portate a cottura. 
Assaggiate e regolate di sale se necessario. 
Aggiungete una bella manciata di prezzemolo tritato e mescolate.
Impiattate e decorate con le mazzancolle, le cozze e le vongole e cospargete con una manciatina di zeste di limone. 
Accompagnate la Fideuà con il pesto all'Etnea preparato come segue:
Prendete i vostri pomodorini sott'olio e tritateli al coltello cercando di sminuzzarli senza ridurli completamente in poltiglia. 
Fate la stessa cosa con i fiori di cappero. Tritate le mandorle al mixer con un paio di cucchiai d'olio extra vergine. Snocciolate le olive di Kalamata e riducetele a filetti.
Tritate grossolanamente al coltello i pistacchi.

In una ciotolina mescolate i pomodorini, i fiori di cappero, l'origano, il peperoncino, le mandorle ed un pizzico di sale con olio extravergine fino ad ottenere un paté morbido e fluido. 








E con questo lunghissimo post, sono felice di partecipare all'MTC di marzo con la Fideuà di Mai.




38 commenti:

  1. bella la tua storia Patty, fortunatamente a lieto fine. Anche per me Barcellona ha un sapore tutto speciale e ne parlerò nel mio post. Intanto ti dico che la tua idea di usare i pesci che meno si comprano normalmente è molto bella, anche perchè diciamocelo, quasi tutti sono fissati con orate e salmone, costano meno e non hanno nulla da invidiare in fatto di gusto.

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  2. Di viaggi della speranza ne ho conosciuti anch'io, anche se si fermavano a Zena... al Gaslini, dove ho trovato chi mi ha aiutato a capire il problema genetico di Andrea ma che mi ha fatto anche scoprire che eravamo fortunati.
    Fortunati ad dover affrontare un problema che non sarebbe costato la vita al nostro bambino, che avrebbe messo in discussione un po' la mobilità ma... si poteva affrontare.
    Ogni volta che uscivamo dallo studio medico del Gaslini accendevamo una candela alla Madonna per la grazia che ci faceva ogni volta.
    Non è facile affrontare quei momenti dove la depressione e la paura fanno più di 90!
    Vedere le foto della tua Meraviglia ora non possono che far onore a chi l'ha curata... ed a voi che avete resistito e ostinatamente tirato avanti.
    Ma ora la tua Fideuà... S P E T T A C O L A R E!
    Di un invitante pazzesco e se quel torsolo del mio Martirio mangiasse pesce.... (dici che se gli *vendo* le gallinelle come pollame ci posso provare?)
    Buona giornata
    Nora

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  3. Ok ho pianto! Adesso vado in giro con gli occhi da rospo! In questo momento ti abbraccerei volentieri

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  4. Un post "lungo come la quaresima" ma che si legge tutto d'un fiato dal tanto emoziona e commuove! Che dolce la piccola col caschetto, che felicità avrete provato nel vedere i miglioramenti!!! E che dire del pesce dimenticato? Lo sai, sono la sua paladina! Brava che hai trovato i sugarelli, sono buonissimi e altro che dimenticati, lontano dalle coste, quasi sconosciuti. Baci, Cris

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  5. Che meraviglia il tuo post!! La lieta leggerezza con la quale ci hai raccontato un pezzo drammaticamente importante della tua vita, la ricetta meravigliosa, la spiegazione passo a passo, le foto come al solito piene di luce e limpidezza, e infine quel piatto. Che bello!!!
    Ho imparato anche io a scoprire i pesci poco costosi in vacanza: a Viareggio ci sono le bancarelle dei piccoli pescatori che hanno pesci buonissimi a meno di 10 euro al chilo. La pescheria sarda, invece, mi ha fatto conoscere proprio i sugarelli. Il problema è che qui a Milano, nei centri commerciali trovi pesce omologato.... L'altro giorno mi son portata a casa delle gallinelle, ne ho approfittato... Ora farò un salto al mercato. Chissà che si sia qualcosa di buono anche lì... Un abbraccio e complimenti!!

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  6. come sempre, le storie di vita che ci accomunano si affastellano: ma forse non sai che io sono nata con lo stesso problema di alice, fortunatamente risoltosi nei primi giorni di vita, in modo spontaneo. In compenso, siamo stati costretti anche noi a viaggi faticosi e lontani, a causa della supponenza, dell'arroganza e dell'ignoranza dei medici dell'ospedale pediatrico migliore del mondo (riso amaro, qui), che avevamo di fronte a casa. E che avrebbe reso nostra figlia gravemente mutilata, invalida ed esposta a pericoli di ogni sorta, se avessimo seguito le loro direttive. La nostra salvezza è arrivata dall'Italia- dal San Donato a milano e da una equipe di medici tanto "sconosciuti" quanto straordinari, al Bambin Gesù a Roma : e anch'io, ogni volta che passo da lì, ho il cuore gonfio di quella potente gratitudine che solo chi si vede salvare un figlio o comunque renderlo in grado di affrontare la vita senza handicap può provare.

    Detto ciò, noi siamo cresciuti a pesce dimenticato, perchè siam figlie di pescatore. Mio padre era un conoscitore talmente accorto del suo pescato che addirittura ci indicava i mesi, se non i giorni, in cui lo si doveva o lo si poteva mangiare. Le boghe, per dire, solo di aprile- e solo in concomitanza con non so quale fase lunare. Negli altri mesi, le pescava e le regalava, appena arrivato a terra. Ma quelle di aprile, finivano a casa, pronte per essere fritte e fatte in scapece, per la gioia di mia nonna che ne era ghiotta e che conveniva col genero che sì, in effetti, in primavera avevano tutt'altro sapore.

    Potrei raccontarti storie del genere per ore- ma tranquilla, ho da fare e non posso :-) mi limito a dirti, però, che anche la mia fideuà sarebbe stata tutta a base di questi pesci: con i nomi diversi, perchè ogni costa ha i suoi, ma con lo stesso sapore di mare che solo certo pescato sa dare.
    Solo che non mi sarebbe venuta bene come la tua: ma questa è un'altra storia ;-)
    bravissima!

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  7. patty, per me questa storia ha un significato particolare. molto particolare, e forse un giorno anche noi dovremo andare in spagna ad operarci 8o forse no, in Italia, ma non lo sappiamo ora).comunque, ti capisco come non immagini!
    Bellissima la tua fideuà. non avevo dubbi però!

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  8. Un post che ho letto tutto di un fiato che da' forza ed energia quella che avete avuto voi per affrontare un momento difficile! Ma la foto della vostra bambina con il caschetto da' una grande sferzata di ottimismo....
    La tua fideua' e' splendida colorata e mi sembra di sentire il suo profumo arrivata fino a qui ;-) bravissima Patty

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  9. bellissimo bellissimo blog!!!!anch'io adoro la spagna ho avuto la gioia di visitare madrid barcellona siviglia valencia e palma di maiorca e andrò ancora in altre città della spagna terra della quale amo molto la cucina e questa tua preparazione gli rende onore!!!!un saluto...

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  10. Patty che bel post!!! Mi sono emozionata mentre lo leggevo. Da mamma riesco a immagginare lo stato d'animo di fronte all'incompetenza/inerzia/stupidita' delle persone alle quali si chiede aiuto. La tua fideua' e' meravigliosa ma lo e' ancora di piu' tua figlia! Un abbraccio

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  11. Patty,ancora una volta proponi una bellissima rcetta,ed e' un piacere particolare vedere la tracina in tavola,dato che mi riporta alla mia infanzia cagliaritana.Devo dire che il resto del post mi ha commosso.
    Un bacio.

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  12. Cara Patty, cosa aggiungere a questo post.. tante emozioni: le tue che condividi con tanta generosità e quelle che hai risvegliato in ognuno di noi.
    Io sono nata con dei problemi, non come quello di tua figlia, poi risolto con un intervento che per l'epoca era pionieristico ma fu fatto da persone competenti per nulla supponenti, anche se i miei genitori sono anch'essi passati prima per: incompetenti, arroganti, stolti personaggi che ho difficoltà a chiamare medici.
    I bambini hanno tante risorse, sono forti soprattutto se hanno genitori che non mollano ed è questa la loro fortuna, se poi riesci ad incontrare medici che davvero ripetendo il giuramento di ippocrate ci hanno creduto, allora sei a cavallo.
    Ma molto vedi.. dipende da dove nasci, dalle possibilità che puoi avere nascendo in Italia piuttosto che in Darfur o in Siria e questa è una questione di caso, sorte, fato, destino che non dipende da noi.
    La tua fideuà raccontanta magnificamente da parole e immagini è un vero capolavoro.
    In bocca al lupo!
    Buona settimana..
    Laura

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  13. Patty, mi sono emozionata a leggere la tua storia. E evidente l'affetto che ti lega a Barcellona, così come è evidente dal tuo racconto l'incapacità e l'incompetenza delle nostre strutture sanitarie.
    La fideuà non te la commento nemmeno, parla da sola!
    Complimenti!

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  14. E' incredibile la forza che riusciamo a trovare in alcune situazioni e per fortuna riesci a parlare di questa storia anche con un tono nostalgico, conservando solo la parte positiva di quest'esperienza.
    I pesci dimenticati sono quelli che hanno il sapore migliore, io ho svezzato mia figlia con la gallinella, altro che sogliola. A trovarli qui quei pesci :-(

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  15. Siamo accomunate anche in questo! Anche il mio pargolo n. 3 fece la stessa cosa di Alice e nacque con la parte destra della testa inesistente, totalmente scavata verso l'interno e teneva la testa sempre poggiata sulla spalla destra. A noi ci dissero che si sarebbe risolto a breve, ma fino ai tre mesi, aveva il profilo sinistro meraviglioso e il profilo destro di un alieno... Al terzo mese, però, miracolosamente la parte destra si assestò, divenne come quella sinistra e sebbene rimaneva il vezzo di piegare la testa verso destra, piano piano con tanta ginnastica, del tutto self made, tutto si riaggiustò...
    E però di esperienza di dottori incompetenti, purtroppo, ne ho anche io. Quando si ruppe la gamba, invece di risolvere il problema, me lo stavano azzoppando e solo grazie all'etere e ad Alessandra ho conosciuto l'ortopedico che me l'ha rimesso in piedi e che ora mi consiglia di operarlo ai piedi... Insomma con i figli non si finisce mai... Ma magari prendo l'occasione di conoscere meglio Trieste, visto che dovremmo operarlo lì...

    Tornando al seminato, ti dico che ogni tuo post, ogni tua ricetta è una vera poesia. Riesci a descrivere bene e interessando qualsiasi cosa tu faccia.
    Quel pesce dimenticato, è quello che mangiavo ogni estate, perché mio zio usciva in barca a pescare e prendeva quei pesciolini che nessuno avrebbe comprato, ma che erano di una bontà unica. Mi hai fatto tornare indietro di 30 anni ...

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  16. I tuoi racconti sono sempre da pelle d'oca, cara Patty.
    Ma sai che leggere di storie andate a buon fine e vedere quel musino curioso è davvero un bel modo di iniziare la settimana?

    E la tua fideuà, poi... deliziosa, semplicemente! Io spero di riuscire a produrre, questa settimana.. ma prima devo informarmi sulle disponibilità di derrate che un peschereccio potrebbe avere ;)
    Un abbraccio

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  17. Una storia bellissima e commovente tesoro...dopo tutto quello che avete vissuto, essere legati a questa terra è il minimo e hai onorato i tuoi ricordi con questo piatto che è divinamente gustoso!!!!bacioni,Imma

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  18. Cara Patty, come sempre quando leggo i tuoi post resto incantata e credo che quando a parlare è il cuore di una mamma non ci resta che farsi inondare dall'emozioni.
    Una storia la tua, fatta d'amore e coraggio simile a tante altre famiglie che si ritrovano ad affrontare le difficoltà che i figli per primi devono risolvere....è molto brutto dover arrendersi all'ignoranza ed alla stupidità di certi dottori...ma sono altrettanto certa che nella vita si debba essere positivi e cercare, chi ci può aiutare, perchè a chiedere aiuto non ci si deve vergognare MAI.
    Sono comunque felice che la Spagna abbia risolto ogni problema e che vi abbia regalato ricordi bellissimi, la Spagna è un paese meraviglioso che ho visitato spesso e che mi entusiasma ogni volta. Come sempre, credo che la tua Fideuà sia la migliore...la mia non è ancora pronta o meglio è in gestazione nella mia mente!
    Un abbraccio dal profondo del mio cuore.
    Coscina di pollo

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  19. credo che la fortuna della tua bimba non sia stata solo quella die essere nata grande, ma di avere due genitori come voi..... baci Flavia

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  20. che piatto super fantasticoooooooooooo!!! lo voglio!!!!

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  21. Lacrime a fiumi. Ma che bello leggere queste storie...Un abbraccio (e un applauso per il piatto, Patty...)
    simo

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  22. Bel racconto cara Patty, ma sai che io leggerei quello che scrivi anche se fosse la lista della spesa :-) Hai un modo così leggero di scrivere che mi alleggerisce ogni pensiero...
    In cucina come al solito una meraviglia e la scorsa settimana ho preparato un ragout di 'pesce dimenticato (gallinella)' :-)
    Un bacione

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  23. che emozione Patty a leggere il tuo racconto..per fortuna Alice ha un babbo e una mamma come voi, belli tosti..
    tanto di cappello per il piatto..una squisitezza, senza farlo apposta abbiamo usato gli stessi pesci per il brodo...tracina, pesce prete e gallinelle le usiamo volentieri a casa di mamma anche per farci la base di un bel cacciucco ;)
    tanti baci bellezza!

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  24. Una storia bella, commovente e cosi densa di amore. L'amore di una mamma.
    Fantastica questa Fideua!

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  25. Che tenera storia e quanto ti capisco avendo passato i primi anni del mio primogenito in cerca di risposte! I nostri figli sono il bene più prezioso che abbiamo e per loro faremmo qualsiasi cosa!
    Io questo mese non riuscirò a partecipare all'MTC, ma ho sbirciato tutte le ricette, una più buona dell'altra e la tua non è da meno perchè io adoro i pesci poveri. In bocca al lupo!

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  26. Mi si è stretto il cuore, Patty, e non so che altro dire.
    Perdonami se mi limito a commentare la scelta di un pesce povero, che non ha nulla da invidiare ai parenti nobili.
    Un abbraccio, grandissima Donna!

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  27. una storia bellissima scritta con semplicità e tanto cuore, sono felice che si sia tutto risoloto per il meglio, la tenacia dei genitori è enorme.
    Il tuo piatto fantastico, non ho parole!!!
    un abbraccio

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  28. I tuoi post sono sempre capaci di emozionare non solo per come proponi le ricette ma anche perchè ci metti un pezzetto di te, della tua storia che rende tutto ancora più speciale. Grazie per aver condiviso un'esperienza così importante e privata con noi, hai dato sicuramente una speranza ed un incitamento a non mollare a chi ne ha bisogno! La tua fideuà è un inno alle cose buone di un tempo, a modi di cucinare con poco e con ciò che era disponibile che son i veri valori purtroppo "dimenticati"! tutto stupendo, e il pesto all'Etnea è un vero spettacolo! grandissima Patty!

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  29. Grazie per aver condivisa la tua storia della bellissima Alice. Meno male che avete trovate quel dottore. Peccato che non c'erano clinici come questo in Italia. Esiste adesso in Italia questo tipo di curo? Qui a NJ ho un'amica che pochi anni fa ha dovuto usarlo per suo figlio per qualche mese. Adesso tutto bene, come tua figlia. Aproposito, la ricetta è anche stupdenda.

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  30. Io proporrei la carica di vincitrice MTC ad honorem....ogni volta penso che ti meriteresti la vittoria. E sappi che se oggi ho portato Dario tardi a scuola, la colpa è tua e della mia abitudine di accendere il pc appena scendo in cucina....Che emozione questo post, talmente coinvolgente da farmi dimenticare completamente la ricetta. Anch'io ho per Barcellona una gratitudine enorme, perchè mi ha regalato Dario, perciò capisco benissimo cosa significa per voi. Un abbraccio.

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  31. caspita patty che storia, ho i brividi a leggerla, nonostante sono con la schiena al sole :-D
    E la tua fideua con i pesci dimenticati è un'opera d'arte!

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  32. ce ne fossero di posti così anche qui da noi, le cose andrebbero molto meglio, per me che amo il pesce ricetta deliziosa, un abbraccio SILVIA

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  33. uno spettacolo la tua fideua, e una mano sul cuore il tuo racconto della piccola Alice e di tutto il vostro vagabondare a Barcellona per sistemare quello che in Italia non siete riusciti ad ottenere. un bacio tesoro, anche ad Alice grande ormai!
    Sandra

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  34. Ho letto il tuo post ieri e mi ha talmente commosso che non sono riuscita a scriverti niente. E anche adesso mi trovo un po' in difficoltà.
    L'immagine della tua bambina con il caschetto è bellissima. E voi siete stati dei genitori fantastici, per aver cercato e trovato il meglio per lei.
    Un abbraccio forte.

    P.S. la tua fideuà, manco a dirlo, è da urlo :)

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  35. che bella ricette e che belle foto!

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  36. Bella la storia e buona la ricetta, tu non annoi mai. Mi piace leggere di fatti veri, di cose accadute e se poi a lieto fine meglio ancora. Tu poi, ci metti molto, anima e cuore per dirla alla napoletana e sai gestire le parole con sentimento, fino ad incantarci e trasportarci sulla tua tavola a condividere la storia di Alice. Ci vorrebbe un bicchiere di vino, mentre racconti di caschetti bianchi, di meravigliose e coraggiose bambine, fra un pesto e uno spicchio d'aglio, mentre il pesce si cuoce e le cozze si aprono. Che bello, quasi d'altri tempi e che ammirazione per la tua conoscenza... ce la snoccioli con gran semplicità come fosse roba da poco. Si dice passione, si dice amore per il cibo e per la cucina, io credo che in te ci sia di più. Non è solo cucinare, non è solo raccontare è di più, è partecipazione è coinvolgimento, sai cogliere le sfumature e gli odori e poi ce li porti fino a casa nostra. Lo dico con grande ammirazione... brava.

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  37. Patty... Non ho parole... Sei fantastica! I tuoi post, se possibile, sono sempre più belli! E questo è talmente bello da far passare in secondo piano la tua splendida fideuà! Un bacione, Sarah

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  38. Dopo un post come questo e tanti commenti come questi...c'è il rischio di sembrare banale o pleonastica ma non importa ... per te lo correrò lo stesso ;).
    Partiamo dal piatto ...per la fideuà che ho pensato di realizzare io ho scelto già il nome, prima ancora di essere sicura di trovare tutti gli ingredienti 'Azzurra Fideuà' ... no, non azzurra come la mia squadra del cuore, è vero che ci sta bene anche per questo, ma azzurra perchè ho deciso di usare pesce azzurro, perchè Mai ci ha insegnato che comunque si tratta di un piatto, all'origine, non sofisticato e inoltre, mi faceva piacere lasciare il messaggio che il pesce appunto 'povero' è tanto conveniente sia per le nostre tasche quanto per la nostra salute e nel mio blog l'ho ribadito più volte ... e quindi, primo punto in comune ... veniamo alla salsina ... bandito l'aglio, non tanto per me quanto per la mia dolce metà che proprio non riesce a digerirlo quando è in quantità 'media', figuriamoci in una preparazione simile, sai cosa ho pensato in alternativa? avendo dei pomodori secchi 'casalinghi' ho pensato ad una salsetta di pomodori e olive ... capito il 'feeling'??? perciò quando e se riuscirò a produrre la mia fideuà non mi chiamare 'copiona' ok???
    E veniamo alla parte del seria del tuo post ... a quel pugno nello stomaco che ti colpisce ogniqualvolta si parla della salute dei figli, fino all'ottobre 2005 non conoscevo questa parola, fino a quando, non mi dissero che avevamo 'sfiorato ' il problema. Emanuele è nato quasi alla 42esima settimana, pesava 4.300 gr, dopo 23 ore di travaglio serio e un utero completamente dilatato fin dalle prime ore, ho dovuto attendere 4 cambi di turno per poi arrivare ad un cesareo d'urgenza, Emanuele non sarebbe mai potuto nascere naturalmente perchè aveva giri di cordone e la testa girata sul lato destro ... e così è rimasto fino a quando siamo tornati a casa ... gli fecero dei controlli per capire se c'era plagiocefalia, la testa di Emanuele era ed è molto grande, la deformazione era talmente minima, ringraziando Dio, che si è messa a posto da sola in pochissimo tempo. Ma resta l'amaro in bocca ... per quell'ostetrica che mi consigliò di non andare a partorire in clinica dove non c'era un reparto UTIN casomai ce ne fosse stata la possibilità ma di preferire quindi l'ospedale di Nocera, amaro per quell'altra ostetrica che, per tutta la durata del suo turno non ha fatto altro che stare seduta al mio fianco, sbirciarmi tra le cosce ogni tanto per vedere se si 'affacciava' la testina di Emanuele (cosa impossibile vista la situazione)e dirmi che dovevo avere pazienza, amaro per non aver avuto allora la forza, la conoscenza necessaria per gridare a quegli incompetenti che se Emanuele andava in sofferenza quando io mi mettevo in piedi per sopportare meglio le fitte del travaglio evidentemente c'era qualcosa che non andava, amaro perchè la scelta di quell'ospedale l'ho fatta anche per poter donare il cordone ... scusami cara Patty, scusami dello sfogo ma è un boccone amaro che non riesce ad andare giù e posso dirlo qui perchè so che c'è chi mi capisce...

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