Il tema delle strenne del mese di marzo è veramente bellissimo, "Donne Straordinarie", ed io non posso esimermi di partecipare anche alla sfida lanciata da Stefania per le strenne Gluten Free. L'esperienza nel mitico gruppo delle Strenne è stata bellissima ed avendo vinto lo scorso mese, io ci riprovo perché ci ho preso gusto! E ci riprovo parlando ovviamente di 2 donne di musica che amo profondamente, non solo per il loro meraviglioso ed indiscutibile talento, ma soprattutto per il destino che ha segnato le loro vite nel bene e nel male, rendendole icone, miti indiscussi nel mondo della musica e simboli di donne veramente straordinarie. Oggi dedico questo post ad Edith Piaf. Per scoprire chi è la seconda donna di musica nel mio cuore, dovrete aspettare venerdì 30 con la chiusura delle Strennine di marzo.
Quando
Edith Piaf sale sul palco dell’Olympia per uno dei suoi ultimi concerti 2 anni
prima di morire, dimostra 60 anni pur avendone solo 45:
piegata da una terribile forma di artrosi che la costringe per la maggior
parte del tempo sulla sedia a rotelle, quasi cieca, fortemente stempiata e
pallida, è ancora in grado di mandare in estasi il suo pubblico grazie
ad una voce integra, pura, intensamente piena delle
mille vite vissute. Quando Edith
comincia a cantare, sul palco non c’è più alcun segno di quel fragile
essere umano segnato dalla tragedia e dagli eccessi. Quello che il pubblico è in grado di
vedere è una magnifica creatura che canta le infinite sfumature dell’amore,
che inneggia alla vita grazie ad una voce che contiene il pianto e il riso,
la rabbia e il dolore ma anche l’orgoglio e la rivalsa.
Edith
assomiglia alla sua Francia e questo il suo pubblico lo riconosce.
Il
“passerotto”, la Mome, come è conosciuta universalmente, nasce per strada in
tempo di guerra, nel 1915, da un padre artista girovago ed un madre metà
italiana e metà berbera, che abbandona entrambi con l’illusione di un successo
da solista.
Cresce dunque in una Francia che cerca disperatamente di dimenticare il conflitto negli eccessi dei
folli anni ’20, tra le contraddizioni della bella vita degli artisti e
letterati e la miseria devastante del proletariato, della vita di strada
affollata da prostitute ed alcolisti. Sopravvive di espedienti ed è
probabilmente intorno agli 8 anni che cercando di raccogliere il minimo per
nutrirsi, canta la Marsigliese ed incanta i passanti con una voce possente e
fiera, anticipando quello che farà per il resto della sua breve vita: cantare.
A 20 anni
ne dimostra a malapena 14. Resta incinta molto giovane di un uomo che la spinge
a prostituirsi e perde la sua creatura praticamente subito dopo la nascita.
Sbarca il lunario cantando nei locali insieme alla sua amica Simone, che le
starà accanto tutta la vita e che raccoglierà le sue memorie. Viene notata dall’impresario Leplée, colui che le aprirà la porta al successo
inarrestabile. Grazie a lui, si esibisce con Mistinguette, Fernandel, Maurice
Chevalier praticamente ancora sconosciuta. Ma è solamente più tardi, grazie al nuovo
impresario Raymond Asso, che sarà anche il suo amante per qualche tempo, che Edith
diventa Piaf, il passerotto di Francia. Con lui Edith diventa un’icona ed un'interprete ed è proprio con lui che porta al successo “La vie en Rose”, la sua
canzone simbolo.
Di lei
Jean Cocteau, che ne intuisce l’immenso talento, scrive: «Guardate
questo piccolo essere le cui mani sono quelle della lucertola delle pietre.
Guardate la sua fronte di Bonaparte, i suoi occhi di cieca che hanno ritrovato
la vista. Come farà a far uscire dal suo petto minuto i grandi lamenti della
notte? Ed ecco che canta, o meglio, come l’usignolo di aprile prova il suo
canto d’amore. Avete ascoltato questo lavorio dell’usignolo? Soffre. Esita. Si
schiarisce. Si strozza. Si lancia e cade. E d’improvviso, trova la sua strada. Vocalizza.
Sconvolge».
Gli anni
di maggiore splendore di Edith Piaf sono
paradossalmente quelli cupi del secondo conflitto mondiale: questa donna continua la
sua vita a Parigi, lavorando e cantando per i suoi concittadini, ma anche per
gli ufficiali tedeschi, i nemici. E’ la vita della Francia, i compromessi, la miseria, le
illusioni perdute e la rabbia per il fallimento militare. Una Francia posseduta
e calpestata dal nemico che cerca di ritrovare la propria dignità ed identità schiacciata dalla vergogna del collaborazionismo, senza perdere la speranza, trovando una risposta nella voce di Edith. La voce
della Francia è la voce di Edith.
Nonostante
la lista dei suoi amanti sia lunga e burrascosa come scrive la sua amica Simone,
uno dei suoi più grandi e sfortunati amori è quello per il pugile Marcel
Cerdan, che incontra a N.Y. durante una tournée e che morirà tragicamente in un incidente
aereo.
Gli ultimi 15 anni della sua vita sono segnati dall’abuso di alcool,
droghe, incidenti d’auto gravi causati dal bere e tentativi di suicidio,
broncopolmoniti e coma epatici, interventi chirurgici e tentativi di
disintossicarsi, che però non le impediscono di continuare a cantare. Nel 1960
porta al delirio l’intero teatro dell’Olympia con il suo manifesto
di vita, che sarà anche il suo testamento: “Non, rien de rien, non je ne regrette rien”, non rimpiango nulla, farei
tutto nuovamente. Tre anni più tardi morirà consumata dal cancro e dagli eccessi, lasciando un patrimonio di canzoni meravigliose ed uno struggente senso di malinconia e commozione in chiunque, ancora oggi, ascolti la sua indimenticabile voce.
La ricetta che ho scelto è uno dei piatti mitici della cucina francese, così come Edith lo è della musica e della canzone di questo paese: la Blanquette de veau à l'Ancienne, una sorta di spezzatino di vitello che non viene cotto stufato come abitualmente noi siamo abituati a preparare il nostro, ma bollito a lungo ed accompagnato da verdure "bianche" preparate a parte, che ben si accordano a questa carne rispettandone il gioco cromatico tutto teso verso un candore ed una purezza di base. Perché la Blanquette. In realtà proprio grazie a questo non colore che caratterizza l'intero piatto e che mi ispira un concetto di purezza che si ricollega alla purezza della voce di Edith, mai incerta, mai spezzata, rotta solamente dalle emozioni che era in grado di trasmettere. Il bianco è il non colore che li contiene tutti: la voce di Edith conteneva l'intero caleidoscopio delle emozioni.
Per chi non ha mai assaggiato la Blanquette, si riservano delle piacevoli sorprese. La carne bollita a lungo abbracciata da molti aromi, diventa un boccone tenero e intensamente profumato che si sposa armoniosamente con i piccoli champignon da cui emerge la freschezza del limone e le tenere cipolline glassate. Una salsa bianca e vellutata accompagna e lega il tutto, che può essere servito con una piccola porzione di riso bianco al vapore nappato generosamente con questa gustosa salsa, il tutto rigorosamente gluten free.
Ed alla raccolta delle Strenne Gluten Free di Marzo
La ricetta che ho scelto è uno dei piatti mitici della cucina francese, così come Edith lo è della musica e della canzone di questo paese: la Blanquette de veau à l'Ancienne, una sorta di spezzatino di vitello che non viene cotto stufato come abitualmente noi siamo abituati a preparare il nostro, ma bollito a lungo ed accompagnato da verdure "bianche" preparate a parte, che ben si accordano a questa carne rispettandone il gioco cromatico tutto teso verso un candore ed una purezza di base. Perché la Blanquette. In realtà proprio grazie a questo non colore che caratterizza l'intero piatto e che mi ispira un concetto di purezza che si ricollega alla purezza della voce di Edith, mai incerta, mai spezzata, rotta solamente dalle emozioni che era in grado di trasmettere. Il bianco è il non colore che li contiene tutti: la voce di Edith conteneva l'intero caleidoscopio delle emozioni.
Per chi non ha mai assaggiato la Blanquette, si riservano delle piacevoli sorprese. La carne bollita a lungo abbracciata da molti aromi, diventa un boccone tenero e intensamente profumato che si sposa armoniosamente con i piccoli champignon da cui emerge la freschezza del limone e le tenere cipolline glassate. Una salsa bianca e vellutata accompagna e lega il tutto, che può essere servito con una piccola porzione di riso bianco al vapore nappato generosamente con questa gustosa salsa, il tutto rigorosamente gluten free.
BLANQUETTE DE VEAU A L’ANCIENNE
Per 6 persone :
Per la Blanquette
1,5 kg di spalla di vitello ridotta a bocconi di 70 gr .c.ca ciascuno
una decina di cipolline borretane
500 gr di champignon bianchi freschi
il succo di un limone
2 cucchiai di zucchero di canna
70 gr di burro + qualche fiocchetto
1 tuorlo d’uovo
70 gr di maizena
2 cucchiai di panna acida
sale e pepe
Per il brodo
1 grossa cipolla bianca su cui infilerete 4 chiodi di garofano
4 spicchi d’aglio
2 carote
1 porro
1 costa di sedano
un bouquet garni con timo, alloro e prezzemolo
sale grosso (c.ca 2 cucchiai)
Disponete i pezzetti di carne in una casseruola
riempita di acqua fredda e portate a ebollizione per c.ca 1 minuto per
sbiancare la carne e liberarla dalle sue impurità.
Scolate la carne, e mettetela in una casseruola
pulita in cui avrete disposto 2 carote, la cipolla con i chidi di garofano,
l’aglio, il porro, il sedanto ed il bouquet garni. Coprite il tutto con acqua
fredda, aggiungete il sale grosso e portate a ebollizione. Raggiunto il
bollore, abbassate la fiamma e lasciate cuocere per c.ca 50 min. eliminando
periodicamente la schiuma con un colino.
In una casseruola fate fondere una noce di burro ed
aggiungete le cipolline borretane, un bicchiere d’acqua ed i 2 cucchiai di
zucchero. Lasciate cuocere a fuoco dolce per c.ca 20 minuti fino a che saranno
leggermente dorate. Tenete al caldo.
In una padella antiaderente fate fondere una noce
di burro e fate stufare gli champignon per 5/10 minuti con poca acqua ed il
succo di limone. Regolate di sale e tenete in caldo.
Quando la carne è cotta, toglietela dal brodo e
tenetela in caldo, filtrate il brodo.
Fate fondere 70 gr di burro a fuoco dolce ed
aggiungete la stessa quantità di maizena per ottenere un roux bianco. Mescolate
bene fino che il burro non sia ben assorbito e che il roux si colori
leggermente. Aggiungete il brodo in 3 o 4 volte e mescolate con la frusta fino
al limite della bollitura. A
questo punto aggiungete la panna acida ed il tuorlo e sbattete vivacemente quindi
aggiustate di sale.
In una casseruola
aggiungete la carne con le cipolline e gli champignon, condite il tutto con la
salsa preparata e rimettete sul fuoco per qualche istante. Servite con del riso
bianco abbondantemente nappato con la salsa caldissima.
Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Cucina Francese "Chef" in collaborazione con VIDEA
Con questa ricetta partecipo alla raccolta di Cucina Francese "Chef" in collaborazione con VIDEA
grande, grandissimo, immenso post, un omaggio straordinario a un mito della musica!! prima ancora di scrivere questo commento ho dovuto cambiare il "tarlo" nel mio blog sostituendolo immediatamente con Je ne regrette rien...
RispondiEliminaabbinamento azzeccatissimo cara Patty! sei tu che sei (st)raordinaria :)))))
bello , bello, bello!!
RispondiEliminaSolo leggendo di lei nella mia testa è partito tiìutto il sottofondo musicale , questo accade quando una cantante sa entrare nel cuore.
Mi è piaciuto molto questo ritratto di una donna straordinaria e moltissimo il piatto che non ho mai assaggiato!
Bravissima ;)
loredana
Merveilleux plat!
RispondiEliminaBellissimo post Patty! vorrei provare questa ricetta...speriamo bene
RispondiEliminaPer un periodo ho portato i capelli come quelli suoi e mia zia mi chiamava Edith...
RispondiEliminaCommovente il racconto e se la blanquette poco poco assomiglia alle canzoni dellaPiaf allora è assolutamente da provare al più presto!
Questo contest ci sta facendo scoprire storie davvero interessanti!
Che post meraviglioso! Mi hai fatto venire le lacrime...anche perché ADORO Edith Piaf!
RispondiEliminaE complimenti anche per la ricetta! :)
Baci baci!
Questo è un post da applauso! Bellissimo Pat bellissimo!
RispondiEliminaCiao Patty ti aspetto da me per una sorpresina ;) fai in fretta se no scade!
RispondiEliminaSolo il titolo del post mi ha subito attirata.. io adoro Edith Piaf e tutte le donne come lei!
RispondiEliminama voglio anche gustarmi questa ricetta, per cui, lo farà stasera, con calma, con il mio Apple e dal mio comodo lettone.. (dopo che la bimba si sarà addormentata) :-)
Felice settimana mia cara Patty!
Vaty
Cara Patty, mi hai proprio emozionato con questo racconto, complimenti
RispondiEliminapost meraviglioso e piatto da urlo! se passi dalle mie parti ti ho pensato.. un bacio
RispondiElimina" tout le bien qu'on ma fait, tout le mal..tout ça m'est bien égal..." io la Piaf la adoro! le sue sono state le prime canzoni che ho imparato a cantare in francese e ho ancora una cosa antidiluviana che si chiama cassetta piena di sue canzoni :-D ovviamente apprezzo la scelta e anche tanto la ricetta :-) ciauuuu :-X
RispondiEliminam'a.... sorry :-(
RispondiEliminaCiao Patty, un post magnifico, grande donna, anche la ricetta è squisita e invitante. Scrivi straordinariamente, rendendo la lettura piacevole e interessante come sempre...un bacio!!!
RispondiEliminasulla ricetta, stavolta, non mi pronuncio (anche se le idee si prendono sempre anche dagli onnivori!).. però hai scritto davvero un bel post, anzi un articolo!
RispondiEliminasei stata coinvolgente ed emozionante...
Squisita la tua ricettina, la proverò. L'hai visto il film di un paio di anni fa su Edith? A me è piaciuto molto. Un bacione, buona settimana.
RispondiEliminabellisimo post e ottima ricetta
RispondiEliminabaci e buona settimana
Alice
Una standing ovation, ecco cosa ti meriti!
RispondiEliminaLa Piaf e la Blanquette sono un binomio che vanno oltre la perfezione.
Ma non potevo aspettarmi altro... cara la mia melomane preferita ;-)
gramde post, grande passione, dono della sintesi e infinito amore per la musica: grandissima Patty! ho letto con grandissimo piacere ciò che hai scritto: grazie per averci raccontato la tua visione della Piaf e la sua storia
RispondiEliminaBaci e buonissima giornata
Dani
grandissimo post chérie per una grandissima donna e ricetta adeguata
RispondiEliminachapeau!
cris
immensa, pat, assolutamente immensa. la piaf, e tu che l'hai cantata così.
RispondiEliminabellissimo post, sapevo avresti scelto una musicista o una cantante! oltre alla sua inimitabile voce mi hai incuriosito con le piacevoli sorprese che posso aspettarmi dal tuo piatto per me impronunciabile! un abbraccio mony
RispondiEliminaQuanto adoro i tuoi post.. è sempre splendido leggermi, mi sembra di rifugiarmi in un libro per qualche istante.. ! ovviamente gustosissima la ricetta.. baci cara
RispondiEliminaAccidenti! Ho letto il tuo post senza respirare, bellissimo! Non conoscevo la vita non troppo fortunata di questa grandissima cantante. Credo sempre di più che dietro ogni grande artista ci sia sempre tantissima sofferenza, sempre. Anche questa ricetta non conoscevo. Buonissima, pur essendo molto francese ;-)
RispondiEliminaUn bacione
un post fantastico ed un piatto strepitoso
RispondiEliminaMentre leggevo questo post rieccheggiano in me le sue stupende canzoni. Grazie per questo tuo omaggio a una delle più grandi cantanti esistite. Baci!
RispondiEliminaQuanto era splendida la voce di Edith Piaf?! E quanto succulento è il tuo veau à l'ancienne?!
RispondiEliminaje ne regret rien... e cosa vuoi regreter, tu, che hai fatto questa blanquette da manuale???
RispondiEliminaè bellissimo, molto equilibrato, mi piace molto.
come mi piace la piaf, una donna veramente straordinaria!
Un post meraviglioso accompagnato da una ricetta (st)raordinaria: sto commentando con la voce della Piaf di sottofondo!!!
RispondiEliminaGrazie.