You are the Sunshine of my life - Stevie Wonder
Rosa, fiori, corone, perle, trine....è femmina! E' femmina con tutte le scarpe, non c'è verso. Io che mi vanto di essere stata un maschiaccio, vengo annientata dal suo essere bambina quasi donnina. Non è vanitosa, lo ammetto, o almeno non ai livelli di certe sue compagnucce di scuola. Non è smorfiosa né saccente e qui il mio cuore si solleva al 7mo cielo. Ama leggere e se vuole un regalo, mi chiede un librino (sono sua prigioniera!). Ma è femmina e lo manifesta chiaramente, specialmente nella sua predilezione per LE SCARPE. Povera: sarà che a 10 anni porta il 40 e un paio di scarpe fino ad oggi le è durato al massimo 3/4 mesi perché poi non le sta più, che posso capire la sua frustrazione e relativa attrazione per questi oggetti. La mia asparagina decenne...Ha trascorso settimane a sbirciare blog meravigliosi di arte zuccheriera mostrandomi le sue preferenze. La prima richiesta è stata una torta a due piani (ommioddio). La seconda, quella di avere una ballerina come topper oppure tutta la sua classe rappresentata da pupazzetti in pasta di zucchero seduti qual e là sulla torta (ma per chi mi ha preso? Non è che mi sopravvaluta eccessivamente?). Poi è capitata sul suo sito ed ha visto la corona (Letizia graziee!) e finalmente Alice ha detto che le piaceva tanto e che voleva quella. Ho accettato, ma ancora non sapevo a cosa sarei andata incontro. Ho preparato la pasta di zucchero qualche giorno in anticipo e mi sono messa a sperimentare sulla corona. Una lavoro difficilissimo. La pasta di zucchero non sta in piedi, così ho immaginato che dovessi utilizzare un sostegno verticale ma l'unica cosa che sono riuscita a trovare è stata una tazza panciuta che ho capovolto ed a cui ho appoggiato il lavoro. La corona è riuscita con facilità ma si E' ATTACCATA IRRIMEDIABILMENTE ALLA TAZZA! Il venerdì sera, dopo che lo zucchero si era indurito, ho provato a toglierla dalla tazza con il solo risultato di romperla in mille pezzi. Tragedy! Ho pensato di rifarla con il cioccolato plastico con cui ho realizzato i maialini: quella che vedete è il prodotto, quasi decente e molto effetto pongo, ma tant'è! Santo cioccolato plastico che mi hai salvato la vita! Il resto è stata una vera sfida.
La torta che vedete è il risultato di una serie di espedienti per coprire le magagne della mia inesperienza. Fasce stile ribbon per mascherare bordi smerlati e rotti, margherite e rose che si arrampicano su crepe aperte nella pasta di zucchero, foglioline strategiche per minimizzare l'imperfezione della grana, fioriture sulle giunte, eccetera eccetera. Senza contare che pesava uno stonfo e che per trasportarla ho pregato il cielo di non avere incidenti.
Nessun idea di come la torta dovesse risultare, nessun progetto preventivo. E' così per necessità! Ero talmente tesa che alle 3 del pomeriggio, quando ho finito (la festa cominciava alle 16.30) ero ormai stremata e ancora dovevo allestire la stanza.
Alla fine ovviamente tutto è andato come doveva andare: Alice al culmine della gioia e le sue a amichette che avevano la bocca spalancata per lo stupore. Dentro di me ridevo al pensiero di quanto in realtà questa torta sia brutta, ma l'effetto che doveva fare, l'ha fatto e poi onestamente era buonissima, e questa è la cosa più importante!
Tanti auguri bambina mia, sunshine of my life.
Vi lascio la ricetta della torta nascosta sotto il guscio di pdz: una fantastica Red Velvet Cake che in questo momento va tanto per la maggiore. Onestamente non sapevo cosa aspettarmi ma mi sono voluta fidare. Desideravo una torta umida e soffice, senza necessità di bagna, e la Red Velvet risponde davvero a queste caratteristiche. Inoltre ha un sapore fantastico ed il giorno dopo averla servita è, se possibile, ancora meglio. Per la ricetta ho usato quella della magnifica Cristina che potete trovare qui ma per la farcitura ho usato questa ricetta che ho trovato in rete ma che adesso, e mi scuso prostrandomi a terra, non riesco a far risalire al legittimo proprietario:
Per una torta di 22. cm di diametro.
- 400 ml di panna fresca
- 250 gr di formaggio fresco tipo Philadelphia
- 250 gr di mascarpone
- 200 gr di zucchero a velo.
- essenza di vaniglia naturale, 2 cucchiaini.
Mischiare a crema il mascarpone con il philadelphia e lo zucchero a velo. Io ho messo solo 150 gr ed il resto l'ho unito alla panna. Aggiungete la vaniglia e mescolate bene.
Montate a neve ferma la panna con lo zucchero ed unitela con delicatezza al composto fino ad ottenere una crema morbida ed omogenea. Mettere a riposare in frigo per almeno un'ora.
Ecco come appariva la torta una volta affettata:
La prossima torta in pasta di zucchero al 18mo compleanno di mia figlia! Mi ci rivogliono almeno una 50na di crostate, un centinaio di ciambelloni ed una dozzina di chiffon cake prima di farmi ritornare la voglia di ammassare zucchero!
Con questa torta partecipo al ContestCompleanno del Molino Chiavazza
mercoledì 29 febbraio 2012
lunedì 27 febbraio 2012
Paté a colazione
What a difference a day makes - Jamie Collum (Piano cover)
Anche questa volta la sfida dell'MTC è stata complicata, anzi per me sul margine della rinuncia. La proposta di Bucci, per altro bellissima, mi ha fatto entrare letteralmente nel pallone. Non per la difficoltà, tutt'altro. Forse è stata proprio la ricchezza di possibilità offerta dal tema: il paté. Infatti, a parte alcuni paletti sulle modalità di preparazione ed ingredienti concessi, la Bucci e le signore dell'MTC, hanno lasciato piena libertà nella scelta dell'ingrediente base: carne, pesce, legumi, vegetali, eccetera eccetera. Alla fine, dopo tanto pensare ho capito che in realtà per quanto mi riguarda, forse non era troppo importante il come ma il quando. Mi spiego. Se sento parlare di paté, mi vengono immediatamente in mente tavole riccamente imbandite, posateria d'argento, eleganti porcellane e un convivio festoso. Ma anche sofisticati aperitivi a due e splendide signore vestite come la meravigliosa Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany ed uomini belli e misteriosi come l'indimenticabile James Bond di Sean Connery.
Eppure qualcosa in questo stereotipo mi infastidisce. Il paté è una preparazione così versatile che io lo vedo benissimo sulla mia tavola del brunch domenicale, quando ci si siede tutti insieme ancora in pigiama, sonnacchiosi e felici di condividere finalmente un tempo più lungo dei 10 minuti quotidiani, quando si trangugia il latte con un occhio all'orologio. Lo vedo bene anche accompagnato a dei pancakes con spinacini novelli e ad una fragrante focaccia integrale calda di forno e spalmata con un sottile strato di burro salato.
Perché no? C'è chi a colazione beve champagne, chi mangia caviale o salmone: io mi preparo il paté!
Paté di coniglio con prosciutto di Praga e pistacchi
Ingredienti per 4 persone:
- 1 coniglio di 500 gr
- 100 gr di burro
- 50 gr di prosciutto di Praga in una sola fetta
- due cucchiai di pistacchi ridotti in farina
- un rametto di timo, qualche foglia di salvia e un rametto di rosmarino
- un bicchierino di vino bianco
- un bicchierino di brandy
- olio extra vergine
- sale, pepe q.b.
Mettete il coniglio in una pirofila, possibilmente tagliato a pezzi e irroratelo di olio evo e copritelo con le erbe aromatiche. Salate e pepate. Mettetelo in forno e fate cuocere per c.ca 1 ora e a metà cottura bagnatelo con il vino bianco.
A termine cottura, fate raffreddare quindi disossatelo a mano, facendo molta attenzione alle piccole ossa nascoste nella polpa. Passate in padella la polpa con la fetta di prosciutto tagliato a dadini, una noce di burro ed il fondo di cottura, e fate scaldare bene. Alzate la fiamma e bagnate con il brandy facendolo flambare fino a che la fiamma non sarà esaurita. Fate raffreddare la carne.
Passate al mixer riducendo la polpa in crema ed aggiungete i pistacchi ed il burro. Aggiustate di sale e pepe e fate nuovamente frullare il tutto per amalgamare bene gli ingredienti. Prelevate il paté e mettetelo in piccole terrine di ceramica o i contenitori che preferite e fate riposare in frigo per almeno 3/4 ore. Prima di servire, togliete dal frigo almeno un'ora prima affinché il burro si ammorbidisca e renda il paté spalmabile.
Pancakes agli spinacini novelli - Ricetta per 4 persone:
- 150 gr di farina 00
- 150 ml di latte parzialmente scremato
- 2 uova
- 100 gr di spinaci novelli da insalata
- la punta di un cucchiaino di lievito da dolci
- 20 gr di burro
- olio extra vergine, sale, pepe
Mescolare bene la farina con il latte e le uova per ottenere un composto vellutato e senza grumi. Unite il burro fuso, il lievito, una presa di sale e pepe e per ultime le foglie di spinaci tagliate a striscioline sottili. Dovrete ottenere una pastella abbastanza consistente. Scaldate una padella antiaderente unta d'olio e cuocete il composto a cucchiaiate ottenendo dei pancakes di c.ca 8 cm di diametro. Cuocere a fiamma moderata fino a che vedrete delle bollicine formarsi sul lato a vista. A questo punto potrete girare la frittella e finire la cottura per uno o 2 minuti c.ca. Impilare le frittele per mantenerle calde. Tra una frittella e l'altra potrete inserire una cucchiaiata di paté che si scalderà e sarà facilmente spalmabile.
Focaccia integrale
La ricetta della focaccia arriva dal blog di una cara amica, Federica di Note di Cioccolato, ma io ho apportato una piccola modifica sostituendo la farina di piselli con quella integrale, per dare rusticità all'impasto. Il risultato è stato fantastico: una focaccia leggera, soffice e fragrante, con un'alveolatura ariosa, digeribilissima. La ricetta la trovate qui. Grazie Federica per i preziosi consigli!
A questo punto avete tutti gli elementi per una meravigliosa colazione/brunch very very chic.
Con questa ricetta partecipo all'ITC di Febbraio sul paté
Ed al contest di Fornelli Profumati sulla Pasqua in Tavola
Anche questa volta la sfida dell'MTC è stata complicata, anzi per me sul margine della rinuncia. La proposta di Bucci, per altro bellissima, mi ha fatto entrare letteralmente nel pallone. Non per la difficoltà, tutt'altro. Forse è stata proprio la ricchezza di possibilità offerta dal tema: il paté. Infatti, a parte alcuni paletti sulle modalità di preparazione ed ingredienti concessi, la Bucci e le signore dell'MTC, hanno lasciato piena libertà nella scelta dell'ingrediente base: carne, pesce, legumi, vegetali, eccetera eccetera. Alla fine, dopo tanto pensare ho capito che in realtà per quanto mi riguarda, forse non era troppo importante il come ma il quando. Mi spiego. Se sento parlare di paté, mi vengono immediatamente in mente tavole riccamente imbandite, posateria d'argento, eleganti porcellane e un convivio festoso. Ma anche sofisticati aperitivi a due e splendide signore vestite come la meravigliosa Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany ed uomini belli e misteriosi come l'indimenticabile James Bond di Sean Connery.
Eppure qualcosa in questo stereotipo mi infastidisce. Il paté è una preparazione così versatile che io lo vedo benissimo sulla mia tavola del brunch domenicale, quando ci si siede tutti insieme ancora in pigiama, sonnacchiosi e felici di condividere finalmente un tempo più lungo dei 10 minuti quotidiani, quando si trangugia il latte con un occhio all'orologio. Lo vedo bene anche accompagnato a dei pancakes con spinacini novelli e ad una fragrante focaccia integrale calda di forno e spalmata con un sottile strato di burro salato.
Perché no? C'è chi a colazione beve champagne, chi mangia caviale o salmone: io mi preparo il paté!
Paté di coniglio con prosciutto di Praga e pistacchi
Ingredienti per 4 persone:
- 1 coniglio di 500 gr
- 100 gr di burro
- 50 gr di prosciutto di Praga in una sola fetta
- due cucchiai di pistacchi ridotti in farina
- un rametto di timo, qualche foglia di salvia e un rametto di rosmarino
- un bicchierino di vino bianco
- un bicchierino di brandy
- olio extra vergine
- sale, pepe q.b.
Mettete il coniglio in una pirofila, possibilmente tagliato a pezzi e irroratelo di olio evo e copritelo con le erbe aromatiche. Salate e pepate. Mettetelo in forno e fate cuocere per c.ca 1 ora e a metà cottura bagnatelo con il vino bianco.
A termine cottura, fate raffreddare quindi disossatelo a mano, facendo molta attenzione alle piccole ossa nascoste nella polpa. Passate in padella la polpa con la fetta di prosciutto tagliato a dadini, una noce di burro ed il fondo di cottura, e fate scaldare bene. Alzate la fiamma e bagnate con il brandy facendolo flambare fino a che la fiamma non sarà esaurita. Fate raffreddare la carne.
Passate al mixer riducendo la polpa in crema ed aggiungete i pistacchi ed il burro. Aggiustate di sale e pepe e fate nuovamente frullare il tutto per amalgamare bene gli ingredienti. Prelevate il paté e mettetelo in piccole terrine di ceramica o i contenitori che preferite e fate riposare in frigo per almeno 3/4 ore. Prima di servire, togliete dal frigo almeno un'ora prima affinché il burro si ammorbidisca e renda il paté spalmabile.
Pancakes agli spinacini novelli - Ricetta per 4 persone:
- 150 gr di farina 00
- 150 ml di latte parzialmente scremato
- 2 uova
- 100 gr di spinaci novelli da insalata
- la punta di un cucchiaino di lievito da dolci
- 20 gr di burro
- olio extra vergine, sale, pepe
Mescolare bene la farina con il latte e le uova per ottenere un composto vellutato e senza grumi. Unite il burro fuso, il lievito, una presa di sale e pepe e per ultime le foglie di spinaci tagliate a striscioline sottili. Dovrete ottenere una pastella abbastanza consistente. Scaldate una padella antiaderente unta d'olio e cuocete il composto a cucchiaiate ottenendo dei pancakes di c.ca 8 cm di diametro. Cuocere a fiamma moderata fino a che vedrete delle bollicine formarsi sul lato a vista. A questo punto potrete girare la frittella e finire la cottura per uno o 2 minuti c.ca. Impilare le frittele per mantenerle calde. Tra una frittella e l'altra potrete inserire una cucchiaiata di paté che si scalderà e sarà facilmente spalmabile.
Focaccia integrale
La ricetta della focaccia arriva dal blog di una cara amica, Federica di Note di Cioccolato, ma io ho apportato una piccola modifica sostituendo la farina di piselli con quella integrale, per dare rusticità all'impasto. Il risultato è stato fantastico: una focaccia leggera, soffice e fragrante, con un'alveolatura ariosa, digeribilissima. La ricetta la trovate qui. Grazie Federica per i preziosi consigli!
A questo punto avete tutti gli elementi per una meravigliosa colazione/brunch very very chic.
Con questa ricetta partecipo all'ITC di Febbraio sul paté
sabato 25 febbraio 2012
Quattro piccoli porcellin...
Onda su onda - B. Lauzi
Lo dico subito: non è mia l'idea. Lo ammetto con sana invidia. Posso solo confessarvi di avere dato nuovamente vita ai quattro maialini nuotatori che si inzaccherano nel fango cioccolatoso, ma la meravigliosa famiglia "Trogolo" è tutta una sua creazione. Io mi sono imbattuta mesi e mesi fa in questi deliziosi porcellini divertiti e un po' perplessi e me ne sono innamorata perdutamente, aspettando il momento di ricrearli sulla mia tavola. Quale occasione migliore della festa di mia figlia. Questa è una anticipazione, spero di potervi far vedere qualcosa di più, magari anche la torta degli auguri (se l'impresa non fallirà miseramente...mentre voi leggete, io sto sfidando la forza di gravità cercando di realizzare una torta a due piani ambiziosissima...). La scalmanata banda di 20 e più bambini farà a botte per accaparrarsi una qualsiasi parte rosea di questi placidi maialini galleggianti, realizzati in cioccolato plastico (materiale meraviglioso da lavorare...è stato puro divertimento realizzare i particolari, dalle codine in su!). Una semplice crostata con la mia base del cuore che potete trovare qui, riempita con questa ganache assolutamente stratosferica. I porcellini li ho preparati prima della crostata: non hanno necessità di asciugarsi perché il cioccolato plastico è assolutamente duttile e mantiene perfettamente la forma senza seccarsi. In caso di errori si può rimodellare il tutto senza alcuna difficoltà.
Per quanto riguarda la cottura, utilizzando le ricette indicate in link, foderate uno stampo di 24 cm con la frolla e riempite con la ganache quindi infornate a 170° per c.ca 25/35 min. (a seconda del vostro forno - la ganache deve restare morbida ma in grado di sostenere i maialini). Fate raffreddare il tutto molto bene. Potete poi sistemare i vostri porcellini al bagno e schizzarli ad arte con del cioccolato fondente fuso a bagnomaria, per dare l'effetto di inzaccheramento.
Se poi ci riuscite, al momento di mangiarla toglieteli dalla loro piscina...ma vi avverto, non sarà facile!
Grazie Kia per la stupenda ispirazione...i tuo maialini nel trogolino sono adorabili!
Lo dico subito: non è mia l'idea. Lo ammetto con sana invidia. Posso solo confessarvi di avere dato nuovamente vita ai quattro maialini nuotatori che si inzaccherano nel fango cioccolatoso, ma la meravigliosa famiglia "Trogolo" è tutta una sua creazione. Io mi sono imbattuta mesi e mesi fa in questi deliziosi porcellini divertiti e un po' perplessi e me ne sono innamorata perdutamente, aspettando il momento di ricrearli sulla mia tavola. Quale occasione migliore della festa di mia figlia. Questa è una anticipazione, spero di potervi far vedere qualcosa di più, magari anche la torta degli auguri (se l'impresa non fallirà miseramente...mentre voi leggete, io sto sfidando la forza di gravità cercando di realizzare una torta a due piani ambiziosissima...). La scalmanata banda di 20 e più bambini farà a botte per accaparrarsi una qualsiasi parte rosea di questi placidi maialini galleggianti, realizzati in cioccolato plastico (materiale meraviglioso da lavorare...è stato puro divertimento realizzare i particolari, dalle codine in su!). Una semplice crostata con la mia base del cuore che potete trovare qui, riempita con questa ganache assolutamente stratosferica. I porcellini li ho preparati prima della crostata: non hanno necessità di asciugarsi perché il cioccolato plastico è assolutamente duttile e mantiene perfettamente la forma senza seccarsi. In caso di errori si può rimodellare il tutto senza alcuna difficoltà.
Per quanto riguarda la cottura, utilizzando le ricette indicate in link, foderate uno stampo di 24 cm con la frolla e riempite con la ganache quindi infornate a 170° per c.ca 25/35 min. (a seconda del vostro forno - la ganache deve restare morbida ma in grado di sostenere i maialini). Fate raffreddare il tutto molto bene. Potete poi sistemare i vostri porcellini al bagno e schizzarli ad arte con del cioccolato fondente fuso a bagnomaria, per dare l'effetto di inzaccheramento.
Se poi ci riuscite, al momento di mangiarla toglieteli dalla loro piscina...ma vi avverto, non sarà facile!
Grazie Kia per la stupenda ispirazione...i tuo maialini nel trogolino sono adorabili!
mercoledì 22 febbraio 2012
Ultimo Starbooks di Febbraio: Zabaione al cioccolato
Smooth - C. Santana
Zabaione. La parola mi riporta alla mente una sola immagine: mia madre spettinata in vestaglia che la mattina alle 6,30 smulina la frusta alla velocità di un razzo dentro un tazzone gigante, dove di lì a poco avrebbe versato il latte bollente per la colazione energetica destinata a mia sorella e me. Avevo poco più di 8 anni e lo zabaione con l'ovetto fresco faceva capolino in quelle mattine particolarmente gelide. Ci aspettava un lungo viaggio in pulmino per arrivare a scuola e quel latte caldo, cremoso e denso arricchito di zabaione, era un regalo inaspettato e portatore di sana allegria. Adesso che ci penso, io non ho mai fatto questo gesto amoroso per mia figlia e poi non so neanche se lo apprezzerebbe, lei che a colazione ha i riflessi di un bradipo e se potesse, mi tirerebbe dietro la tazza di latte (piena). Devo ammettere con una certa vergogna che io lo zabaione non l'ho neanche mai fatto e mi è capitato di mangiarlo come accompagnamento a certi dolci morbidi in case di vecchie zie ma non ne sono mai stata troppo entusiasta. Forse ero troppo piccola, forse l'aroma liquoroso era troppo evidente. Oggi devo invece urlare al megafono che LO ZABAIONE AL CIOCCOLATO E' TROPPO BUONOOOOOO....Lo so, sono di parte perché sono in piena campagna vendite della mia preparazione, ma che vogliate crederci o no, un dolce che si fa con 3 ingredienti, necessita di neanche 15 minuti di preparazione e all'assaggio vi fa rovesciare gli occhi in simil-svenimento, non può che essere sbandierato ai quattro venti senza la minima vergogna. Date retta: zabaione al cioccolato come dessert per la vostra prossima cena e mi ringrazierete!
Ultimo mercoledì di Starbooks dedicato al libro Uova di Michel Roux. Un finale splendido, dedicato a creme e salse ed anche il programma di preparazioni delle mie compagne di avventura è davvero entusiasmante. Non perdetevi quindi queste magnifiche ricette:
Zabaione agli spinaci e crescione su Menu Turistico
Crema inglese alla menta con torta tartufata al cioccolato su Vissi d'arte e...di Cucina
Maionese verde ed acciughe su Poverimabelliebuoni
Ile flottante su AleonlyKitchen
Mi sono molto divertita a preparare questo zabaione. Le fotografie non sono granché perché non avevo un contenitore adatto ad accogliere questa meravigliosa crema, così ho usato una tazzina da caffè di vetro vecchissima che mi ha regalato mia suocera ma come nel libro di Roux, sarebbe stato bellissimo utilizzare una coppa di cristallo.
INGREDIENTI PER 4 PERSONE (come da libro di M.Roux)
150 gr di zucchero
4 tuorli
50 gr di cacao in polvere
la scorza finemente grattugiata di un'arancia
Mettete lo zucchero in un pentolino con 150 ml d'acqua e fatelo sciogliere sul fuoco dolce, quindi portate a ebollizione e spegnete subito il fuoco. Lasciate raffreddare completamente lo sciroppo di zucchero. Riempite per due terzi una pentola (abbastanza grande da contenere una ciotola dal fondo bombato) di acqua calda e scaldatela a fuoco dolce. Versate nella ciotola lo sciroppo di zucchero e poi incorporate i tuorli. Continuate a sbattere il composto sul fuoco in modo che si addensi piano piano, facendo attenzione che la temperatura aumenti in modo costante ma graduale, per c.ca 8/10 minuti, fino a che è montato a nastro. Quando lo zabaione raggiunge i 65° è pronto. Spegnete la fiamma e continuate a sbattere fino a che lo zabaione si addensa e diventa soffice e lucido. Tirate fuori la ciotola dalla pentola, versateci a pioggia il cacao in polvere, poco alla volta, mescolando delicatamente finchè è amalgamato. Incorporate la scorza di arancia grattugiata senza lavorare troppo lo zabaione. Versate nei bicchieri e servite subito.
Alcune osservazioni che voglio condividere con voi su questa ricetta:
INGREDIENTI PER 4 PERSONE (come da libro di M.Roux)
150 gr di zucchero
4 tuorli
50 gr di cacao in polvere
la scorza finemente grattugiata di un'arancia
Mettete lo zucchero in un pentolino con 150 ml d'acqua e fatelo sciogliere sul fuoco dolce, quindi portate a ebollizione e spegnete subito il fuoco. Lasciate raffreddare completamente lo sciroppo di zucchero. Riempite per due terzi una pentola (abbastanza grande da contenere una ciotola dal fondo bombato) di acqua calda e scaldatela a fuoco dolce. Versate nella ciotola lo sciroppo di zucchero e poi incorporate i tuorli. Continuate a sbattere il composto sul fuoco in modo che si addensi piano piano, facendo attenzione che la temperatura aumenti in modo costante ma graduale, per c.ca 8/10 minuti, fino a che è montato a nastro. Quando lo zabaione raggiunge i 65° è pronto. Spegnete la fiamma e continuate a sbattere fino a che lo zabaione si addensa e diventa soffice e lucido. Tirate fuori la ciotola dalla pentola, versateci a pioggia il cacao in polvere, poco alla volta, mescolando delicatamente finchè è amalgamato. Incorporate la scorza di arancia grattugiata senza lavorare troppo lo zabaione. Versate nei bicchieri e servite subito.
Alcune osservazioni che voglio condividere con voi su questa ricetta:
- Il consiglio di utilizzare lo sciroppo di zucchero anziché lo zucchero semolato per montare i tuorli è veramente fantastico, perché la lavorazione è veloce e leggera e nonostante si debba montare il composto a mano per oltre 8 minuti, la fatica è relativa e le uova si gonfiano davvero molto velocemente.
- Usate il termometro per controllare la temperatura durante tutta la preparazione
- Usate il termometro per controllare la temperatura durante tutta la preparazione
- Usate sempre e solo cacao amaro. Il composto è comunque dolcissimo e il cacao amaro emerge esaltando l'aroma del cioccolato;
- Non omettete la scorza di arancia: in questa preparazione è assolutamente inebriante e imprenscindibile;
- Servitela con biscottini tipo lingue di gatto, o sfogliatine o semplicemente con delle merighette come ho fatto io, magari sbriciolate e messe direttamente sullo zabaione. Michel Roux consiglia dei piccoli bigné con scaglie di mandorle;
- Non servitelo troppo freddo. Evitate il passaggio in frigo, servitelo appena fatto, ancora leggermente tiepido: la concentrazione degli aromi è intensissima e la consistenza vellutata e spumosa della crema non è più' la stessa dopo qualche ora.
Non mancate il prossimo appuntamento con lo Starbooks ed un bellissimo libro di cui voi tutte vi innamorerete! Surprise!
lunedì 20 febbraio 2012
Vengo e porto du' cenci.
Soul food to go - Manhattan Transfer
Si sono visto più cenci in giro sul web in questo periodo che in un negozio di scampoli, ma che si deve fare, è Carnevale!
Lo sarà ancora per poco e finalmente finiremo di darci mazzate al fegato con roba fritta e similia. Mi ero ripromessa di non farli quest'anno ma poi sabato sono stata a Lucca e mio marito mi ha portato a pranzo in un delizioso ristorante di pesce tutto da scoprire: Forino. Un ristorante a gestione completamente familiare, situato a pochi km dal centro città, a Capannori. Ambiente carino, rilassatamente elegante, atmosfera cordiale, personale sempre sorridente e, plus non indifferente, cucina a vista. Una festa! Ero così contenta e come sempre mi succede quando mangio qualcosa che mi piace tanto e fatta con cura, mastico ed inconsciamente canticchio mugolando. Alla carta dei dolci, decidiamo di chiudere in bellezza concedendoci anche quest'ultima golosità, lui una crème brulé (fatta in maniera magistrale, finalmente!) ed io un Piatto Forte, che a Lucca è la classica Zuppa Inglese. Non so cosa aspettarmi, ma nell'attesa arriva la capo-sala, carinissima, e ci porta un piattino di cenci ancora caldi di frittura, abbondantemente cosparsi di zucchero a velo. DE-LI-ZIO-SI! Croccantissimi, leggeri e sottili come piume, e con un aroma così intrigante da rendermi coraggiosamente sfacciata: è possibile avere la ricetta? La signora carina, che intuisco essere la figlia del proprietario mi dice: lo chiedo subito a mio padre. E lui me la da la ricetta. Anzi me la detta con il sorriso, mentre è lì che con la rotellina taglia i suoi cenci strepitosi. Come dicevo, non li avrei fatti quest'anno se non mi fossi imbattuta in questa ricetta che voglio condividere. Così quando mi chiama mia sorella per invitare mia figlia ad una festa di Carnevale e mi dice che se voglio posso portare qualcosa, io gorgheggio: Vengo e porto du' cenci!
Ingredienti per Cenci per un piccolo esercito
1 kg di farina 00
6 uova intere
1 bustina di lievito per dolci
la buccia grattuggiata di 1 limone (io ho usato quella di un'arancia)
2 cucchiaini di essenza di vaniglia (NO VANILLINA)
1 bicchierino di grappa
1 bicchiere di vin santo
100 gr di burro morbido.
250 gr zucchero a velo
Con questa quantità ve ne vengono tanti, ma tanti eh! Dimezzandola avrete già una bella quantità per soddisfare un gruppo di bambini golosi o genitori indiavolati.
Per impastare il tutto io ho usato la planetaria ma si può fare tutto semplicemente a mano come quando si fa la pasta per le tagliatelle. Una bella fontana, mettete le uova, e tutti gli altri ingredienti (tranne lo zucchero a velo) e sbattete con una forchetta fino a quando piano piano la farina viene incorporata. Procedete poi ad impastare a lungo e con energia per almeno 10 minuti, fino a che otterrete un impasto morbido, elastico e vellutato. Avvolgete la palla con la pellicola e fate riposare almeno 1 oretta. Tirate la pasta con la macchina molto sottile (io al punto 7), e friggete in olio ben caldo (almeno 180°) preferibilmente extra vergine, ma se preferite usare l'olio di semi, potete farlo. Cospargete i vostri cenci con abbondante zucchero a velo e servite caldi ma anche freddi (restano belli croccanti a lungo).
Devo però a questo punto sottolineare una cosa molto importante. L'olio che ha il più alto "punto di fumo" ovvero punto di bruciatura in frittura, è l'olio extra vergine. Se l'olio evo in frittura è usato correttamente alla giusta temperatura, il fritto sarà sempre ottimo ed assolutamente non pesante come molti pensano. L'olio di semi o di arachide hanno una durata minima e già dopo 10/15 minuti di frittura cominciano a scurire e a colorare troppo la vostra bella frittura. Se potete per friggere usate sempre olio evo!
Si sono visto più cenci in giro sul web in questo periodo che in un negozio di scampoli, ma che si deve fare, è Carnevale!
Lo sarà ancora per poco e finalmente finiremo di darci mazzate al fegato con roba fritta e similia. Mi ero ripromessa di non farli quest'anno ma poi sabato sono stata a Lucca e mio marito mi ha portato a pranzo in un delizioso ristorante di pesce tutto da scoprire: Forino. Un ristorante a gestione completamente familiare, situato a pochi km dal centro città, a Capannori. Ambiente carino, rilassatamente elegante, atmosfera cordiale, personale sempre sorridente e, plus non indifferente, cucina a vista. Una festa! Ero così contenta e come sempre mi succede quando mangio qualcosa che mi piace tanto e fatta con cura, mastico ed inconsciamente canticchio mugolando. Alla carta dei dolci, decidiamo di chiudere in bellezza concedendoci anche quest'ultima golosità, lui una crème brulé (fatta in maniera magistrale, finalmente!) ed io un Piatto Forte, che a Lucca è la classica Zuppa Inglese. Non so cosa aspettarmi, ma nell'attesa arriva la capo-sala, carinissima, e ci porta un piattino di cenci ancora caldi di frittura, abbondantemente cosparsi di zucchero a velo. DE-LI-ZIO-SI! Croccantissimi, leggeri e sottili come piume, e con un aroma così intrigante da rendermi coraggiosamente sfacciata: è possibile avere la ricetta? La signora carina, che intuisco essere la figlia del proprietario mi dice: lo chiedo subito a mio padre. E lui me la da la ricetta. Anzi me la detta con il sorriso, mentre è lì che con la rotellina taglia i suoi cenci strepitosi. Come dicevo, non li avrei fatti quest'anno se non mi fossi imbattuta in questa ricetta che voglio condividere. Così quando mi chiama mia sorella per invitare mia figlia ad una festa di Carnevale e mi dice che se voglio posso portare qualcosa, io gorgheggio: Vengo e porto du' cenci!
Ingredienti per Cenci per un piccolo esercito
1 kg di farina 00
6 uova intere
1 bustina di lievito per dolci
la buccia grattuggiata di 1 limone (io ho usato quella di un'arancia)
2 cucchiaini di essenza di vaniglia (NO VANILLINA)
1 bicchierino di grappa
1 bicchiere di vin santo
100 gr di burro morbido.
250 gr zucchero a velo
Con questa quantità ve ne vengono tanti, ma tanti eh! Dimezzandola avrete già una bella quantità per soddisfare un gruppo di bambini golosi o genitori indiavolati.
Per impastare il tutto io ho usato la planetaria ma si può fare tutto semplicemente a mano come quando si fa la pasta per le tagliatelle. Una bella fontana, mettete le uova, e tutti gli altri ingredienti (tranne lo zucchero a velo) e sbattete con una forchetta fino a quando piano piano la farina viene incorporata. Procedete poi ad impastare a lungo e con energia per almeno 10 minuti, fino a che otterrete un impasto morbido, elastico e vellutato. Avvolgete la palla con la pellicola e fate riposare almeno 1 oretta. Tirate la pasta con la macchina molto sottile (io al punto 7), e friggete in olio ben caldo (almeno 180°) preferibilmente extra vergine, ma se preferite usare l'olio di semi, potete farlo. Cospargete i vostri cenci con abbondante zucchero a velo e servite caldi ma anche freddi (restano belli croccanti a lungo).
Devo però a questo punto sottolineare una cosa molto importante. L'olio che ha il più alto "punto di fumo" ovvero punto di bruciatura in frittura, è l'olio extra vergine. Se l'olio evo in frittura è usato correttamente alla giusta temperatura, il fritto sarà sempre ottimo ed assolutamente non pesante come molti pensano. L'olio di semi o di arachide hanno una durata minima e già dopo 10/15 minuti di frittura cominciano a scurire e a colorare troppo la vostra bella frittura. Se potete per friggere usate sempre olio evo!
venerdì 17 febbraio 2012
A casa di Loredana: the Recipe-Tionist di Febbraio
Memory - Cats - A. L. Webber
Ci sono ricette che hanno un'intensità ed una forza la cui origine è difficile da spiegare. Sono ricette che parlano e raccontano storie che arrivano da lontano e come sempre, quando la memoria sostiene questi racconti, non te le puoi più staccare dal cuore.
Dopo questa breve premessa voglio e devo ringraziare Elifla per avere ideato uno dei più bei Contest in circolazione sul web: The Recipe-Tionist. Mi ero ripromessa di partecipare fin dall'inizio ma sapete come funziona no? Ci illudiamo di riuscire a fare tutto quello che la nostra mente riesce a partorire trasformandoci in Octopus con 16 braccia anziché 8, dotate di un telecomando in grado di allungare le giornate da 24 a 48 ore e senza avere la necessità di dormire, no no no, e invece poi ci risvegliamo e la realtà vera è che siamo degli stracci e siamo costrette a fare vigliaccamente marcia indietro, posteggiando le idee per tempi migliori. Dovrei parlare per me, lo so, ma conosco più di una persona con lo stesso problema!
Comunque, se non conoscete The Recipe-Tionist, avete perso qualcosa. La geniale Flavia si è inventata una catena senza soluzione di continuità, in cui il vincitore del mese apre le porte della propria casa a tutti coloro che avranno voglia di sbirciare tra le sue ricette e riproporre a piacere quella che è più congeniale al proprio gusto, esattamente come è scritta o modificando 1 solo ingrediente. Il regolamento lo potete trovare tranquillamente qui. Con questo gioco, il vincitore riceverà un premio bellissimo: l'opportunità di farsi conoscere aprendo a sua volta le porte della propria casa per un mese intero agli amici del web. E via così all'infinito.
La vincitrice del mese di febbraio è un'amica. Non potevo e non volevo mancare l'opportunità di dimostrarle quanto l'apprezzi realizzando una delle sue ricette.
Loredana de "La cucina di Mamma", è una ragazza che ha come me una profonda passione ed intenso legame con la memoria. All'interno del suo blog si trovano superbe ricette che raccontano la sua insuperabile verve creativa, ma soprattutto vi sono tante, incredibili e commoventi ricette della memoria. Dopo aver scandagliato a fondo la sua impressionante raccolta di ricette (il blog ha solo un anno di vita!), sono inciampata sulla ricetta di questi pasticcini, che per ironia della sorte, arriva da un altro blog, quello di Stefania, l'Arabafelice che tutti conosciamo. Non avevo realizzato che questa non fosse una ricetta di Loredana, l'ho capito solo in fondo al post ma ormai ero presa, dentro con tutte le scarpe e non ho voluto fare marcia indietro.
Ho fatto bene, perché questi pasticcini sono talmente incredibili che da oggi faranno parte delle mie ricette del cuore. Quelle che hanno bisogno di tempo e di placida attesa, e che sanno di antico come la storia che raccontano.
Perdonatemi la lungagnata: quando qualcosa mi conquista non so tagliare le parole.
Pasticcini TUTU' al gileppo (non è un nome carino?)
Ingredienti per c.ca 40 dolcetti della grandezza di una noce
1 uovo intero
100 gr di zucchero semolato
1 e 1/2 cucchiai da minestra di olio di semi
1 pizzico di cannella
1 pizzico di sale
pochissimo estratto di vaniglia (NO ALLA VANILLINA - in caso non l'abbiate omettetelo)
1/2 cucchiaio di cacao amaro
4 gr di ammoniaca (bicarbonato d'ammonio) per dolci
63 ml di latte
225/250 gr di farina 00
Per il GILEPPO al cacao (sciroppo di zucchero per la glassatura)
250 gr di zucchero semolato
62 gr di acqua
un cucchiaino raso di cacao amaro
Si monta l'uovo intero con 100 gr di zucchero con un pizzico di sale fino ad un composto bianco e ben gonfio. Unire quindi l'olio, il pizzico di cannella, il cacao. Io ho stemperato l'ammoniaca nel latte tiepido e l'ho versata poi nel composto.
Aggiungete la farina setacciata a poco a poco, mescolando con una spatola e al termine con le mani. Sicuramente avrete bisogno di usare tutta la farina perché l'impasto deve restare morbido ma non attaccarsi alle mani.
Una volta preriscaldato il forno a 175°, tagliate l'impasto, ricavate dei rotolini da cui taglierete degli gnocchi che trasformerete in palline non più grandi di una noce. Sistematele su una teglia foderata di carta da forno, ben distanziate perché con l'ammoniaca crescono.
Infornateli e cuoceteli da 8 a 10 minuti. A me sono serviti 10 con il mio forno e la cottura era perfetta. Noterete che rispetto all'imposto crudo, saranno più pallidini e presenteranno delle piccole crepe sulla superficie. La base deve essere colorata ma non scura. Non stracuoceteli altrimenti il loro cuore non resterà morbido.
E' MOLTO IMPORTANTE che lasciate raffreddare bene i dolcetti. E per raffreddare non intendo sentirli freddi sulle dita. Si devono raffreddare bene anche all'interno e per questo dovrete lasciarli fare per almeno 2 ore prima di glassarli. Questo perché l'odore di ammoniaca se ne va solo con il raffreddamento. Glassare questi biscottini prima che il raffreddamento sia avvenuto a puntino, significa imprigionare l'aroma di ammoniaca è questo E' UN VERO DISASTRO! Perché lo so? Provate ad indovinare. Ecco perché vi dicevo che questa è una ricetta che richiede tempo e placida attesa, ma sarete ben ripagate.
Una volta ben freddi, procedete alla glassatura.
Mettete lo zucchero ed acqua in un pentolino preferibilmente stretto ed alto. Fate cuocere a fuoco medio fino a che non si formerà la schiuma. Dalla formazione della schiuma unite il cacao e fate cuocere un minuto esatto. Togliete dal fuoco e VELOCEMENTE buttate pochi biscotti alla volta nella glassa, facendoli rotolare e coprire ben bene, e togliendoli con un 2 forchette. Fateli sgocciolare su una gratella o sulla carta da forno. Per le più golose è consentito un secondo passaggio nella glassa.
Fate asciugare la glassa una notte all'aria, dopo di che li potete conservare a lungo in una scatola di latta.
Per questi biscotti è necessario l'uso dell'ammoniaca, che è la ragione per cui i biscotti raggiungono la loro meravigliosa consistenza morbida e fragrante, e durano a lungo.
Grazie Loredana per avermi fatto conoscere questa splendida ricetta ed il tuo magnifico blog. Un bacio.
Con questa ricetta partecipo con grande gioia al Contest The Recipe-Tionist di Febbraio
Ci sono ricette che hanno un'intensità ed una forza la cui origine è difficile da spiegare. Sono ricette che parlano e raccontano storie che arrivano da lontano e come sempre, quando la memoria sostiene questi racconti, non te le puoi più staccare dal cuore.
Dopo questa breve premessa voglio e devo ringraziare Elifla per avere ideato uno dei più bei Contest in circolazione sul web: The Recipe-Tionist. Mi ero ripromessa di partecipare fin dall'inizio ma sapete come funziona no? Ci illudiamo di riuscire a fare tutto quello che la nostra mente riesce a partorire trasformandoci in Octopus con 16 braccia anziché 8, dotate di un telecomando in grado di allungare le giornate da 24 a 48 ore e senza avere la necessità di dormire, no no no, e invece poi ci risvegliamo e la realtà vera è che siamo degli stracci e siamo costrette a fare vigliaccamente marcia indietro, posteggiando le idee per tempi migliori. Dovrei parlare per me, lo so, ma conosco più di una persona con lo stesso problema!
Comunque, se non conoscete The Recipe-Tionist, avete perso qualcosa. La geniale Flavia si è inventata una catena senza soluzione di continuità, in cui il vincitore del mese apre le porte della propria casa a tutti coloro che avranno voglia di sbirciare tra le sue ricette e riproporre a piacere quella che è più congeniale al proprio gusto, esattamente come è scritta o modificando 1 solo ingrediente. Il regolamento lo potete trovare tranquillamente qui. Con questo gioco, il vincitore riceverà un premio bellissimo: l'opportunità di farsi conoscere aprendo a sua volta le porte della propria casa per un mese intero agli amici del web. E via così all'infinito.
La vincitrice del mese di febbraio è un'amica. Non potevo e non volevo mancare l'opportunità di dimostrarle quanto l'apprezzi realizzando una delle sue ricette.
Loredana de "La cucina di Mamma", è una ragazza che ha come me una profonda passione ed intenso legame con la memoria. All'interno del suo blog si trovano superbe ricette che raccontano la sua insuperabile verve creativa, ma soprattutto vi sono tante, incredibili e commoventi ricette della memoria. Dopo aver scandagliato a fondo la sua impressionante raccolta di ricette (il blog ha solo un anno di vita!), sono inciampata sulla ricetta di questi pasticcini, che per ironia della sorte, arriva da un altro blog, quello di Stefania, l'Arabafelice che tutti conosciamo. Non avevo realizzato che questa non fosse una ricetta di Loredana, l'ho capito solo in fondo al post ma ormai ero presa, dentro con tutte le scarpe e non ho voluto fare marcia indietro.
Ho fatto bene, perché questi pasticcini sono talmente incredibili che da oggi faranno parte delle mie ricette del cuore. Quelle che hanno bisogno di tempo e di placida attesa, e che sanno di antico come la storia che raccontano.
Perdonatemi la lungagnata: quando qualcosa mi conquista non so tagliare le parole.
Pasticcini TUTU' al gileppo (non è un nome carino?)
Ingredienti per c.ca 40 dolcetti della grandezza di una noce
1 uovo intero
100 gr di zucchero semolato
1 e 1/2 cucchiai da minestra di olio di semi
1 pizzico di cannella
1 pizzico di sale
pochissimo estratto di vaniglia (NO ALLA VANILLINA - in caso non l'abbiate omettetelo)
1/2 cucchiaio di cacao amaro
4 gr di ammoniaca (bicarbonato d'ammonio) per dolci
63 ml di latte
225/250 gr di farina 00
Per il GILEPPO al cacao (sciroppo di zucchero per la glassatura)
250 gr di zucchero semolato
62 gr di acqua
un cucchiaino raso di cacao amaro
Si monta l'uovo intero con 100 gr di zucchero con un pizzico di sale fino ad un composto bianco e ben gonfio. Unire quindi l'olio, il pizzico di cannella, il cacao. Io ho stemperato l'ammoniaca nel latte tiepido e l'ho versata poi nel composto.
Aggiungete la farina setacciata a poco a poco, mescolando con una spatola e al termine con le mani. Sicuramente avrete bisogno di usare tutta la farina perché l'impasto deve restare morbido ma non attaccarsi alle mani.
Una volta preriscaldato il forno a 175°, tagliate l'impasto, ricavate dei rotolini da cui taglierete degli gnocchi che trasformerete in palline non più grandi di una noce. Sistematele su una teglia foderata di carta da forno, ben distanziate perché con l'ammoniaca crescono.
Infornateli e cuoceteli da 8 a 10 minuti. A me sono serviti 10 con il mio forno e la cottura era perfetta. Noterete che rispetto all'imposto crudo, saranno più pallidini e presenteranno delle piccole crepe sulla superficie. La base deve essere colorata ma non scura. Non stracuoceteli altrimenti il loro cuore non resterà morbido.
E' MOLTO IMPORTANTE che lasciate raffreddare bene i dolcetti. E per raffreddare non intendo sentirli freddi sulle dita. Si devono raffreddare bene anche all'interno e per questo dovrete lasciarli fare per almeno 2 ore prima di glassarli. Questo perché l'odore di ammoniaca se ne va solo con il raffreddamento. Glassare questi biscottini prima che il raffreddamento sia avvenuto a puntino, significa imprigionare l'aroma di ammoniaca è questo E' UN VERO DISASTRO! Perché lo so? Provate ad indovinare. Ecco perché vi dicevo che questa è una ricetta che richiede tempo e placida attesa, ma sarete ben ripagate.
Una volta ben freddi, procedete alla glassatura.
Mettete lo zucchero ed acqua in un pentolino preferibilmente stretto ed alto. Fate cuocere a fuoco medio fino a che non si formerà la schiuma. Dalla formazione della schiuma unite il cacao e fate cuocere un minuto esatto. Togliete dal fuoco e VELOCEMENTE buttate pochi biscotti alla volta nella glassa, facendoli rotolare e coprire ben bene, e togliendoli con un 2 forchette. Fateli sgocciolare su una gratella o sulla carta da forno. Per le più golose è consentito un secondo passaggio nella glassa.
Fate asciugare la glassa una notte all'aria, dopo di che li potete conservare a lungo in una scatola di latta.
Per questi biscotti è necessario l'uso dell'ammoniaca, che è la ragione per cui i biscotti raggiungono la loro meravigliosa consistenza morbida e fragrante, e durano a lungo.
Grazie Loredana per avermi fatto conoscere questa splendida ricetta ed il tuo magnifico blog. Un bacio.
Con questa ricetta partecipo con grande gioia al Contest The Recipe-Tionist di Febbraio
mercoledì 15 febbraio 2012
Il mercoledì di Starbooks: Mille modi per dire Frittata!
Maid with flaxen hair - C. Debussy
Mai mi sarei aspettata di pubblicare la ricetta di una frittata su questo blog! Ora, non prendetemi per una snob, ma sono davvero certa che ognuna di voi sia perfettamente in grado di tirare fuori una frittata dal cappello senza grossi problemi. Anche la cinematografia di sempre ci insegna che, nonostante il frigo langua, con un uovo ed un po' di sana creatività chiunque possa preparare una signora frittata e/o omelette e salvare la propria reputazione (e la serata).
Mi sento di affermare che esista la frittata perfetta per ogni gusto e personalità e questo gioco potrete farlo anche voi, scandagliando l'entourage di amici che gravitano intorno alla vostra tavola:
- di patate stile Paella, con patate in chips sottilissime, fritte a puntino separatamente ed amalgamate all'uovo solo dopo averle scolate e ben asciugate, per l'amica Catalunia-dipendente ed in astinenza da Tapas;
- di cipolle o porro per l'amico temerario che "non deve chiedere mai" e che, se possibile, la vuole servita con una birra bella fredda perché poi, con finta discrezione, ci dà di "rutto libero" di Fantozziana memoria;
- con pan grattato e pancetta, come trovate qui, per lui che si sente country e la vuole servita direttamente tra due fette di pane toscano lunghe come un cane accucciato;
- di carciofi, tanti, per me che quando non riesco a girarla e mi si attacca alla padella, me la mangio uguale, "arraganata".
- in trippa, per mia figlia ed i suoi amici che amano gli scherzi e che ogni volta che servo queste striscioline di frittata saltate nel pomodoro, ci cascano (o fanno finta).
- di spaghetti, per mio marito, da quella volta che in gita fuori porta con gli amici di mia figlia e relativi genitori, nonostante si fosse allegramente sterminato una mega porzione di lasagne fatte in casa dalla sottoscritta e ancora calde, stette 2 ore a magnificare il gigantesco panino con la frittata di spaghetti che il papà casertano di una bimba, tirò fuori con gesto elegante dal cestino del picnic.
- e poi di scamorza affumicata ed erbette selvatiche, di vitappie (le cime del luppolo), di asparagi selvatici, di cicoria, di mozzarella, di peperoni, olive e salamino, e ancora e ancora, per tutti quelli che amano l'alternativa meravigliosa.
Avete capito: qui parla di "Uova" e siamo al secondo appuntamento con il ricchissimo libro di Michel Roux e con le amiche di Starbooks questa settimana parleremo di uova fritte: all'occhio di bue, fritte-fritte, strapazzate, nonché omelette e frittate.
Come sempre Michel Roux regala piccole perle di saggezza elevando questo semplice alimento a qualcosa di più nobile ed elegante. Dalle sue parole, "in base ai gusti una frittata può essere ben cotta, bagnata o liquida al centro (baveuse). Il colore dovrebbe essere dorato molto chiaro; alcuni la preferiscono un colore più scuro ed altri la vogliono pallidissima, anemica. La frittata si può fare anche solo con l'albume." E direi che quest'ultima variante negli ultimi tempi è sempre più di moda tra gli sportivi ed i fanatici delle diete.
Sempre secondo Roux, la definizione perfetta della frittata è quella di Cécile de Rothschild: "bella rotonda, solo lievemente colorata, di consistenza delicata e morbida come il culetto di un bambino."
Per lo Starbooks di oggi, vi invito ad andare a trovare le mie compagne di avventura che vi hanno preparato queste piccole golosità:
Omelette Thai e Uova strapazzate Magda su pane fritto - Menu Turistico
Uova di Quaglia al tegamino su pane tostato - Vissi d'arte e... di Cucina
Uova strapazzate in nidi di patatine con uova di salmone - La Apple Pie di Mary Pie.
Tornando alla protagonista del mio post, avrete più o meno intuito che questa signorina dalla personalità multipla, è un'ospite gradita sul mio desco.
La ricetta che ho scelto dal libro di Roux è una Frittata di zucchine e pomodorini confit.
Un piatto versatile, che può tranquillamente essere servito come antipasto sfizioso e veloce, ma anche come piatto unico servendola su una insalatina di misticanza e fettine di pane tostato.
Faccio una piccola premessa: questo piatto non contiene propriamente ingredienti di stagione ma per la finalità del post, ho comprato delle zucchine fiore e pomodorini datterini. Godetevi questa piccola anticipazione della bella stagione in attesa che il caldo arrivi presto.
Ecco gli ingredienti e modalità di preparazione come presentati nel libro:
Ingredienti per 4 persone
- 120 gr di zucchine
- 100 ml di olio d'oliva più 2 cucchiai per servire
- 6 uova
- sale e pepe schiacciato grossolanamente
- 200 gr di pomodori confit
- 1 rametto di timo tritato
- 8 olive nere - facoltativo (io ho usato quelle taggiasche)
- 1 cucchiaio di foglie di prezzemolo sminuzzate finemente.
Tagliate le zucchine a fette di 1 cm. Scaldate due terzi dell'olio in una padella di 20/22 cm di diametro e 4 di profondità. Quando è caldo metteteci le zucchine e cuocete a fuoco medio per 3/4 minuti.
Nel frattempo sbattete leggermente le uova in una ciotola ed aggiungete pochissimo sale e pepe. Unite in padella il resto dell'olio, i pomodori confit, il timo e le olive. Quando tutto è caldissimo, versateci le uova e cuocete a fuoco medio, mescolando delicatamente di tanto in tanto con una forchetta.
A metà cottura smettete di mescolare e cuocete su fuoco bassissimo per 2/3 minuti, finché il fondo della frittata è quasi cotto. Fatela scivolare su un vassoio leggermente unto d'olio, rigiratela nella padella e cuocetela per altri 2 minuti, finché è cotta da entrambe le parti e al centro è ancora morbida. Cospargete di prezzemolo in superficie. Fate scivolare la frittata su un piatto da portata e tagliatela a spicchi. Spennellate con un po di olio d'oliva e servite con un po' di pepe schiacciato al momento. E' buona calda, tiepida o a temperatura ambiente.
Pomodori confit:
La ricetta di Roux è diversa dalla modalità da me utilizzata, che prevede la cottura dei pomodori ancora con la pelle in forno a bassa temperatura. Chiaramente per questa preparazione ho usato il suo metodo che però ha come risultato dei pomodori più acquosi rispetto ai confit preparati in forno.
Pelate 200 gr di pomodori maturissimi, preferibilmente perini o Marmande, poi tagliateli a metà e privateli dei semi. Scaldate 250 ml di olio d'oliva leggero in una pentola fino a 70°C, poi aggiungete i pomodori, uno spicchio d'aglio tagliato a metà, un pizzico di grani di pepe bianco schiacciati, un rametto di timo ed una foglia di alloro. Cuocete a fuoco dolce a 70° per 10/15 minuti finche sono teneri ma non molli. Più i pomodori sono maturi, meno tempo impiegheranno.
Lasciate raffreddare i pomodori nella pentola poi trasferiteli in un vasetto o in una ciotola. Copriteli con la pellicola e teneteli in frigorifero per quando vi servono. Si conservano nell'olio per almeno 2 settimane. Prima si servirli basta salarli e peparli. Se li volete servire caldi, passateli brevemente sotto il grill a bassa temperatura o riscaldateli in una casseruola con un goccio del loro olio, per qualche minuto.
NOTE PERSONALI:
- La frittata di zucchine la faccio spesso, specialmente d'estate perché la zucchina con le uova è un matrimonio d'amore. Quando la voglio più ricca, aggiungo anche una patata tagliata sottilissima, ma con i pomodori non l'avevo mai fatta e confesso che è una bellissima sorpresa.
- Contrariamente a Roux, il mio impasto base per quasi ogni tipo di frittata, prevede sempre un goccio di latte e una manciata abbastanza generosa di parmigiano. Questo è un retaggio familiare ed immagino che ognuna di voi abbia la propria ricetta mammesca nel DNA.
- Di norma non sbatto mai troppo le uova: ho notato che la consistenza finale è più soffice e tende a gonfiarsi meglio.
- L'aggiunta delle olive che per M. Roux è facoltativa, in questa ricetta dovrebbe invece essere un must, particolarmente se si usano le Taggiasche perché conferiscono uno spunto amarognolo ad un insieme di per se molto dolce e delicato. Quindi non le omettete, anzi, siate generose.
- Come al solito la presenza dell'elemento "grasso" nelle ricette di Roux è abbondante. Ho decisamente eliminato la spennellata finale sulla frittata di cui personalmente non vedo utilità se viene servita immediatamente.
- Evito cordialmente di cuocere le frittate in forno con l'illusione di evitare "la frittura". Mia figlia le odia ed afferma, a ragione, che le sembra di mangiare la spugna!
Vi aspetto mercoledì prossimo per una nuova puntata di Starbooks sulle uova, questa volta dedicata a salse e creme! Non ve la perdete.
Mai mi sarei aspettata di pubblicare la ricetta di una frittata su questo blog! Ora, non prendetemi per una snob, ma sono davvero certa che ognuna di voi sia perfettamente in grado di tirare fuori una frittata dal cappello senza grossi problemi. Anche la cinematografia di sempre ci insegna che, nonostante il frigo langua, con un uovo ed un po' di sana creatività chiunque possa preparare una signora frittata e/o omelette e salvare la propria reputazione (e la serata).
Mi sento di affermare che esista la frittata perfetta per ogni gusto e personalità e questo gioco potrete farlo anche voi, scandagliando l'entourage di amici che gravitano intorno alla vostra tavola:
- di patate stile Paella, con patate in chips sottilissime, fritte a puntino separatamente ed amalgamate all'uovo solo dopo averle scolate e ben asciugate, per l'amica Catalunia-dipendente ed in astinenza da Tapas;
- di cipolle o porro per l'amico temerario che "non deve chiedere mai" e che, se possibile, la vuole servita con una birra bella fredda perché poi, con finta discrezione, ci dà di "rutto libero" di Fantozziana memoria;
- con pan grattato e pancetta, come trovate qui, per lui che si sente country e la vuole servita direttamente tra due fette di pane toscano lunghe come un cane accucciato;
- di carciofi, tanti, per me che quando non riesco a girarla e mi si attacca alla padella, me la mangio uguale, "arraganata".
- in trippa, per mia figlia ed i suoi amici che amano gli scherzi e che ogni volta che servo queste striscioline di frittata saltate nel pomodoro, ci cascano (o fanno finta).
- di spaghetti, per mio marito, da quella volta che in gita fuori porta con gli amici di mia figlia e relativi genitori, nonostante si fosse allegramente sterminato una mega porzione di lasagne fatte in casa dalla sottoscritta e ancora calde, stette 2 ore a magnificare il gigantesco panino con la frittata di spaghetti che il papà casertano di una bimba, tirò fuori con gesto elegante dal cestino del picnic.
- e poi di scamorza affumicata ed erbette selvatiche, di vitappie (le cime del luppolo), di asparagi selvatici, di cicoria, di mozzarella, di peperoni, olive e salamino, e ancora e ancora, per tutti quelli che amano l'alternativa meravigliosa.
Avete capito: qui parla di "Uova" e siamo al secondo appuntamento con il ricchissimo libro di Michel Roux e con le amiche di Starbooks questa settimana parleremo di uova fritte: all'occhio di bue, fritte-fritte, strapazzate, nonché omelette e frittate.
Come sempre Michel Roux regala piccole perle di saggezza elevando questo semplice alimento a qualcosa di più nobile ed elegante. Dalle sue parole, "in base ai gusti una frittata può essere ben cotta, bagnata o liquida al centro (baveuse). Il colore dovrebbe essere dorato molto chiaro; alcuni la preferiscono un colore più scuro ed altri la vogliono pallidissima, anemica. La frittata si può fare anche solo con l'albume." E direi che quest'ultima variante negli ultimi tempi è sempre più di moda tra gli sportivi ed i fanatici delle diete.
Sempre secondo Roux, la definizione perfetta della frittata è quella di Cécile de Rothschild: "bella rotonda, solo lievemente colorata, di consistenza delicata e morbida come il culetto di un bambino."
Per lo Starbooks di oggi, vi invito ad andare a trovare le mie compagne di avventura che vi hanno preparato queste piccole golosità:
Omelette Thai e Uova strapazzate Magda su pane fritto - Menu Turistico
Uova di Quaglia al tegamino su pane tostato - Vissi d'arte e... di Cucina
Uova strapazzate in nidi di patatine con uova di salmone - La Apple Pie di Mary Pie.
Tornando alla protagonista del mio post, avrete più o meno intuito che questa signorina dalla personalità multipla, è un'ospite gradita sul mio desco.
La ricetta che ho scelto dal libro di Roux è una Frittata di zucchine e pomodorini confit.
Un piatto versatile, che può tranquillamente essere servito come antipasto sfizioso e veloce, ma anche come piatto unico servendola su una insalatina di misticanza e fettine di pane tostato.
Faccio una piccola premessa: questo piatto non contiene propriamente ingredienti di stagione ma per la finalità del post, ho comprato delle zucchine fiore e pomodorini datterini. Godetevi questa piccola anticipazione della bella stagione in attesa che il caldo arrivi presto.
Ecco gli ingredienti e modalità di preparazione come presentati nel libro:
Ingredienti per 4 persone
- 120 gr di zucchine
- 100 ml di olio d'oliva più 2 cucchiai per servire
- 6 uova
- sale e pepe schiacciato grossolanamente
- 200 gr di pomodori confit
- 1 rametto di timo tritato
- 8 olive nere - facoltativo (io ho usato quelle taggiasche)
- 1 cucchiaio di foglie di prezzemolo sminuzzate finemente.
Tagliate le zucchine a fette di 1 cm. Scaldate due terzi dell'olio in una padella di 20/22 cm di diametro e 4 di profondità. Quando è caldo metteteci le zucchine e cuocete a fuoco medio per 3/4 minuti.
Nel frattempo sbattete leggermente le uova in una ciotola ed aggiungete pochissimo sale e pepe. Unite in padella il resto dell'olio, i pomodori confit, il timo e le olive. Quando tutto è caldissimo, versateci le uova e cuocete a fuoco medio, mescolando delicatamente di tanto in tanto con una forchetta.
A metà cottura smettete di mescolare e cuocete su fuoco bassissimo per 2/3 minuti, finché il fondo della frittata è quasi cotto. Fatela scivolare su un vassoio leggermente unto d'olio, rigiratela nella padella e cuocetela per altri 2 minuti, finché è cotta da entrambe le parti e al centro è ancora morbida. Cospargete di prezzemolo in superficie. Fate scivolare la frittata su un piatto da portata e tagliatela a spicchi. Spennellate con un po di olio d'oliva e servite con un po' di pepe schiacciato al momento. E' buona calda, tiepida o a temperatura ambiente.
Pomodori confit:
La ricetta di Roux è diversa dalla modalità da me utilizzata, che prevede la cottura dei pomodori ancora con la pelle in forno a bassa temperatura. Chiaramente per questa preparazione ho usato il suo metodo che però ha come risultato dei pomodori più acquosi rispetto ai confit preparati in forno.
Pelate 200 gr di pomodori maturissimi, preferibilmente perini o Marmande, poi tagliateli a metà e privateli dei semi. Scaldate 250 ml di olio d'oliva leggero in una pentola fino a 70°C, poi aggiungete i pomodori, uno spicchio d'aglio tagliato a metà, un pizzico di grani di pepe bianco schiacciati, un rametto di timo ed una foglia di alloro. Cuocete a fuoco dolce a 70° per 10/15 minuti finche sono teneri ma non molli. Più i pomodori sono maturi, meno tempo impiegheranno.
Lasciate raffreddare i pomodori nella pentola poi trasferiteli in un vasetto o in una ciotola. Copriteli con la pellicola e teneteli in frigorifero per quando vi servono. Si conservano nell'olio per almeno 2 settimane. Prima si servirli basta salarli e peparli. Se li volete servire caldi, passateli brevemente sotto il grill a bassa temperatura o riscaldateli in una casseruola con un goccio del loro olio, per qualche minuto.
NOTE PERSONALI:
- La frittata di zucchine la faccio spesso, specialmente d'estate perché la zucchina con le uova è un matrimonio d'amore. Quando la voglio più ricca, aggiungo anche una patata tagliata sottilissima, ma con i pomodori non l'avevo mai fatta e confesso che è una bellissima sorpresa.
- Contrariamente a Roux, il mio impasto base per quasi ogni tipo di frittata, prevede sempre un goccio di latte e una manciata abbastanza generosa di parmigiano. Questo è un retaggio familiare ed immagino che ognuna di voi abbia la propria ricetta mammesca nel DNA.
- Di norma non sbatto mai troppo le uova: ho notato che la consistenza finale è più soffice e tende a gonfiarsi meglio.
- L'aggiunta delle olive che per M. Roux è facoltativa, in questa ricetta dovrebbe invece essere un must, particolarmente se si usano le Taggiasche perché conferiscono uno spunto amarognolo ad un insieme di per se molto dolce e delicato. Quindi non le omettete, anzi, siate generose.
- Come al solito la presenza dell'elemento "grasso" nelle ricette di Roux è abbondante. Ho decisamente eliminato la spennellata finale sulla frittata di cui personalmente non vedo utilità se viene servita immediatamente.
- Evito cordialmente di cuocere le frittate in forno con l'illusione di evitare "la frittura". Mia figlia le odia ed afferma, a ragione, che le sembra di mangiare la spugna!
Vi aspetto mercoledì prossimo per una nuova puntata di Starbooks sulle uova, questa volta dedicata a salse e creme! Non ve la perdete.
lunedì 13 febbraio 2012
A carnevale ogni torta vale
La vida es un Carnaval - Celia Cruz
Dovete perdonarmi. La torta che vedete qui sopra ha esattamente un anno, qualche settimana dall'apertura del blog, quando ero in preda da un periodo di fissazione con la pasta di zucchero. Il primo esperimento fu la torta decorata per il compleanno di mia figlia che potete sbirciare qui. Mia figlia è nata a febbraio quindi molto spesso il suo compleanno cade in mezzo ai festeggiamenti del Carnevale, così dovendo partecipare ad una festa mascherata, decisi che dovevo preparare una torta a tema, e Carnevale fu. L'idea era carina ed estremamente semplice: qualche stella filante e coriandolo su un cuscino bianco, nulla più. Ma la torta alla fine era piena di difetti, con una pasta di zucchero troppo secca (si nota benissimo dalle crepe e dai bordi dentellati). Ma era molto buona ed ai bimbi piacque molto così, nonostante un secondo tentativo senza arte né parte, mi sentii molto orgogliosa. Da allora non ho più messo mano ad alcun esperimento di torta decorata ma confesso di avere una latente e insana passione per questo genere di preparazioni. Osservo con ammirazione queste coraggiose sculture che sfidano la forza di gravità con soluzioni uscite direttamente da un sogno tridimensionale e mi dico che bisogna essere artisti veri per realizzare tali incredibili meraviglie. Amo moltissimo la manipolazione di materiali duttili come la pasta di zucchero, vorrei solo avere più tempo e soprattutto uno spazio adatto per lavorare in tranquillità. Soprattutto perché sono in totale debito di tecnica e l'unico modo per imparare è provare provare e provare tanto. Non pubblicai la torta a suo tempo perché il Carnevale era passato e non mi sembrava il caso, e poi la trovavo decisamente bruttarella. A distanza di un anno queste immagini sono rispuntate fuori ed ho cambiato idea, perché penso che per essere il lavoro di una absolute beginner, non è poi terribile. Inoltre la torta nascosta sotto la coltre di fondente era davvero buona e voglio condividere con voi la ricetta essendo convinta che sia una base eccellente per molte torte decorate.
Torta di cioccolato super dark per layers cake (10/12 persone)
Ingredienti
125 gr di cacao amaro (preferibilmente olandese)
500 ml di acqua bollente
375 gr di farina 00
2 cucchiaini di bicarbonato di sodio
1/2 cucchiaino di lievito (baking)
250 gr di burro ammorbidito
500 gr di zucchero semolato
4 uova grandi
1 cucchiaino 1/2 di estratto di vaniglia naturale
Per il ripieno
300 ml di panna fresca
30 gr di zucchero a velo
1 cucchiaino d'estratto di vaniglia (a piacere)
In una ciotola stempera il cacao nell'acqua bollente e mescola fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Lascia raffreddare
Setaccia insieme la farina, il bicarbonato di sodio ed il lievito
Nella ciotola capiente di un mixer sbatti il burro con lo zucchero, le uova e l'estratto di vaniglia a velocità media per circa 5 minuti fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Riduci la velocità ed unisci la miscela di farina alternandola al composto di cacao, finendo con la farina. Non sbattere troppo.
Dividi equamente l'impasto fra 3 stampi di 22 cm ciascuno. Io ho utilizzato una stampo rettangolare di cm 30 di lunghezza ed con questa quantità ho realizzato solo 2 strati. Livella la superficie e cuoci per 25/30 minuti fino a che la prova stecchino al centro della torta non vi darà risultato positivo. Lascia raffreddare negli stampi posti su una griglia per 10 minuti poi sforma i dolci su una gratella e lascia raffreddare bene.
Farcisci con la panna montata con lo zucchero a velo e la vaniglia quindi assembla il dolce. Questa torta è veramente buonissima. Resta soffice ed umida ma ha una struttura che può sostenere una copertura in pasta di zucchero senza cedimenti. La farcitura con la panna rende delicato il carattere del cacao olandese. In ogni caso potrete usare la farcitura che preferite.
Con questa ricetta partecipo al Contest del Molino Chiavazza sui dolci del Carnevale
Dovete perdonarmi. La torta che vedete qui sopra ha esattamente un anno, qualche settimana dall'apertura del blog, quando ero in preda da un periodo di fissazione con la pasta di zucchero. Il primo esperimento fu la torta decorata per il compleanno di mia figlia che potete sbirciare qui. Mia figlia è nata a febbraio quindi molto spesso il suo compleanno cade in mezzo ai festeggiamenti del Carnevale, così dovendo partecipare ad una festa mascherata, decisi che dovevo preparare una torta a tema, e Carnevale fu. L'idea era carina ed estremamente semplice: qualche stella filante e coriandolo su un cuscino bianco, nulla più. Ma la torta alla fine era piena di difetti, con una pasta di zucchero troppo secca (si nota benissimo dalle crepe e dai bordi dentellati). Ma era molto buona ed ai bimbi piacque molto così, nonostante un secondo tentativo senza arte né parte, mi sentii molto orgogliosa. Da allora non ho più messo mano ad alcun esperimento di torta decorata ma confesso di avere una latente e insana passione per questo genere di preparazioni. Osservo con ammirazione queste coraggiose sculture che sfidano la forza di gravità con soluzioni uscite direttamente da un sogno tridimensionale e mi dico che bisogna essere artisti veri per realizzare tali incredibili meraviglie. Amo moltissimo la manipolazione di materiali duttili come la pasta di zucchero, vorrei solo avere più tempo e soprattutto uno spazio adatto per lavorare in tranquillità. Soprattutto perché sono in totale debito di tecnica e l'unico modo per imparare è provare provare e provare tanto. Non pubblicai la torta a suo tempo perché il Carnevale era passato e non mi sembrava il caso, e poi la trovavo decisamente bruttarella. A distanza di un anno queste immagini sono rispuntate fuori ed ho cambiato idea, perché penso che per essere il lavoro di una absolute beginner, non è poi terribile. Inoltre la torta nascosta sotto la coltre di fondente era davvero buona e voglio condividere con voi la ricetta essendo convinta che sia una base eccellente per molte torte decorate.
Torta di cioccolato super dark per layers cake (10/12 persone)
Ingredienti
125 gr di cacao amaro (preferibilmente olandese)
500 ml di acqua bollente
375 gr di farina 00
2 cucchiaini di bicarbonato di sodio
1/2 cucchiaino di lievito (baking)
250 gr di burro ammorbidito
500 gr di zucchero semolato
4 uova grandi
1 cucchiaino 1/2 di estratto di vaniglia naturale
Per il ripieno
300 ml di panna fresca
30 gr di zucchero a velo
1 cucchiaino d'estratto di vaniglia (a piacere)
In una ciotola stempera il cacao nell'acqua bollente e mescola fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo. Lascia raffreddare
Setaccia insieme la farina, il bicarbonato di sodio ed il lievito
Nella ciotola capiente di un mixer sbatti il burro con lo zucchero, le uova e l'estratto di vaniglia a velocità media per circa 5 minuti fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso. Riduci la velocità ed unisci la miscela di farina alternandola al composto di cacao, finendo con la farina. Non sbattere troppo.
Dividi equamente l'impasto fra 3 stampi di 22 cm ciascuno. Io ho utilizzato una stampo rettangolare di cm 30 di lunghezza ed con questa quantità ho realizzato solo 2 strati. Livella la superficie e cuoci per 25/30 minuti fino a che la prova stecchino al centro della torta non vi darà risultato positivo. Lascia raffreddare negli stampi posti su una griglia per 10 minuti poi sforma i dolci su una gratella e lascia raffreddare bene.
Farcisci con la panna montata con lo zucchero a velo e la vaniglia quindi assembla il dolce. Questa torta è veramente buonissima. Resta soffice ed umida ma ha una struttura che può sostenere una copertura in pasta di zucchero senza cedimenti. La farcitura con la panna rende delicato il carattere del cacao olandese. In ogni caso potrete usare la farcitura che preferite.
Con questa ricetta partecipo al Contest del Molino Chiavazza sui dolci del Carnevale
venerdì 10 febbraio 2012
Ode al carciofo, la primadonna tra le verdure
You can leave your hat on - Joe Cocker
Vi è mai venuto da pensare che il carciofo, nonostante un nome così rude e impacciato, sia una verdura profondamente ed essenzialmente femminile? Guardatelo. Questo fiore invernale custodisce la sua parte più tenera e preziosa sotto strati di balze e volant coriacei e spinosi. Non ama concedersi con facilità come una donna pudica e ritrosa. Per raggiungere la sua parte più ambita, il cosiddetto "cuore" (o "cul" per i francesi), dobbiamo spogliarlo della sua corazza un velo alla volta, come si fa con una donna nel momento dell'amore.
Il carciofo è una primadonna tra le verdure e potrei affermare senza essere smentita, che è in assoluto la mia preferita: fritto, bollito, ripieno o in padella, saltato o pastellato, a crudo in carpaccio o pinzimonio, cremoso in soufflé e sformato. Il carciofo è adorato dal riso, corteggiato dalla pasta, ricercato dalla carne, intrigante con il pesce ed appassionato con le uova. Va a braccetto allegramente con altre verdure, a partire dalle patate. Quando è giovane e tenero, per inebriarci i sensi, gli basta un filo d'olio extravergine fresco ed erbaceo, come alla Marilyn erano sufficienti due gocce di Chanel nr 5.
Seguendo il filo di una passione, ho scoperto che in Italia esistono decine di specie diverse di carciofi e solo per questo dovremmo considerarci privilegiati: già in Toscana ne trovate 2, i Violetti ed i Morelli, entrambi perfetti per essere consumati a crudo; qualche anno fa durante un viaggio, ho scoperto con mio enorme stupore i meravigliosi carciofi pugliesi, imbattibili fritti (a Trinitapoli, a nord di Bari, i primi di dicembre c'è una sagra pazzesca con fiumi di carciofi fritti). E poi il tenero e ambito carciofo di Chioggia, il precoce Sardo spinoso, i piccoli Siciliani, l'imponente e mitico Romanesco, le cui "mamme" ci fanno sognare alla giudia. Sono certa che ne esistono altre specie e spero che vorrete aiutarmi.
Ho già manifestato in passato il mio amore per questo fiore stupendo qui, qui e qui ma continuerò a farlo anche a breve Per oggi beccatevi questo risottino con carciofi su vellutata di carciofi e patate. Yo te quiero alcachofa!
Ingredienti per 4 persone
- 300 gr di riso Vialone Nano
- 6 bei carciofi della specie che preferite o che trovate disponibili in stagione
- vino bianco
- 1 cipolla piccola o uno scalogno
- 1 spicchio d'aglio
- 1 noce di burro
- olio extra-vergine d'oliva
- un ciuffetto di prezzemolo
- qualche fogliolina di menta selvatica
- 50 ml di panna fresca
- 1 patata piccola
- 1 limone
- brodo vegetale
- sale - pepe macinato fresco
Preparate il vostro brodo vegetale dove farete lessare la patata, e mantenetelo ben caldo.
Pulite bene i carciofi privandoli delle foglie più dure e delle punte. Pulite i gambi. Mettete il tutto in una bacinella con acqua acidula con succo di limone e coprire i carciofi via via con un foglio di carta scottex a contatto con l'acqua, per impedire all'aria di ossidare le verdure. Asciugate e tagliate i carciofi in spicchi sottili e tenete da parte un carciofo che servirà per la decorazione del piatto.
In una padella antiaderente fate insaporire l'olio con uno spicchio d'aglio quindi versatevi i carciofi e fate cuocere per una decina di minuti, bagnando se necessario con un po' di brodo vegetale. Quando saranno cotti ma ancora al dente, aggiungete il prezzemolo tritato e la menta. Mettete da parte.
Tritate la cipolla e mettetela in una casseruola antiaderente in cui avrete versato l'olio extravergine coprendone il fondo. Fate imbiondire la cipolla quindi versate il riso e fatelo brillare. Alzate la fiamma e bagnate il riso con il vino bianco e fate sfumare. A questo punto cominciate la cottura aggiungendo i carciofi con il proprio fondo di cottura ma tenendone da parte 1 terzo, e bagnando via via con il brodo. La cottura durerà tra i 15/18 minuti in base al riso da voi scelto.
Mentre il risotto cuoce, preparate la vellutata mettendo in un bicchiere per mixer a immersione, i carciofi rimasti, la patata, un mestolo di brodo, un paio di cucchiai di olio evo, sale, pepe, prezzemolo, la menta e la panna. Frullate il tutto per qualche istante, fino ad ottenere una crema vellutata. Mantenere al caldo.
Preparate i carciofi fritti con cui decorerete il piatto: tagliate il carciofo rimasto a fettine sottili ed asciugatele bene. Fate scaldare abbondante olio evo in un padellino piccolo con bordi alti e friggetevi le fettine.
A cottura ultimata, mantecate il risotto con una noce di burro e olio evo. Assaggiate e pepate a piacere.
Versate uno specchio di vellutata sul piatto di portata, appoggiatevi un coppapasta e mettetevi il risotto pressando lievemente. Sistematevi le vostre fettine di carciofi fritti e sollevate il coppapasta. Sei vi piace, irrorate con dell'ottimo olio evo. Servite subito.
Questa ricetta partecipa al Contest "Rice Blogger 2012"
Il carciofo è una primadonna tra le verdure e potrei affermare senza essere smentita, che è in assoluto la mia preferita: fritto, bollito, ripieno o in padella, saltato o pastellato, a crudo in carpaccio o pinzimonio, cremoso in soufflé e sformato. Il carciofo è adorato dal riso, corteggiato dalla pasta, ricercato dalla carne, intrigante con il pesce ed appassionato con le uova. Va a braccetto allegramente con altre verdure, a partire dalle patate. Quando è giovane e tenero, per inebriarci i sensi, gli basta un filo d'olio extravergine fresco ed erbaceo, come alla Marilyn erano sufficienti due gocce di Chanel nr 5.
Seguendo il filo di una passione, ho scoperto che in Italia esistono decine di specie diverse di carciofi e solo per questo dovremmo considerarci privilegiati: già in Toscana ne trovate 2, i Violetti ed i Morelli, entrambi perfetti per essere consumati a crudo; qualche anno fa durante un viaggio, ho scoperto con mio enorme stupore i meravigliosi carciofi pugliesi, imbattibili fritti (a Trinitapoli, a nord di Bari, i primi di dicembre c'è una sagra pazzesca con fiumi di carciofi fritti). E poi il tenero e ambito carciofo di Chioggia, il precoce Sardo spinoso, i piccoli Siciliani, l'imponente e mitico Romanesco, le cui "mamme" ci fanno sognare alla giudia. Sono certa che ne esistono altre specie e spero che vorrete aiutarmi.
Ho già manifestato in passato il mio amore per questo fiore stupendo qui, qui e qui ma continuerò a farlo anche a breve Per oggi beccatevi questo risottino con carciofi su vellutata di carciofi e patate. Yo te quiero alcachofa!
Ingredienti per 4 persone
- 300 gr di riso Vialone Nano
- 6 bei carciofi della specie che preferite o che trovate disponibili in stagione
- vino bianco
- 1 cipolla piccola o uno scalogno
- 1 spicchio d'aglio
- 1 noce di burro
- olio extra-vergine d'oliva
- un ciuffetto di prezzemolo
- qualche fogliolina di menta selvatica
- 50 ml di panna fresca
- 1 patata piccola
- 1 limone
- brodo vegetale
- sale - pepe macinato fresco
Preparate il vostro brodo vegetale dove farete lessare la patata, e mantenetelo ben caldo.
Pulite bene i carciofi privandoli delle foglie più dure e delle punte. Pulite i gambi. Mettete il tutto in una bacinella con acqua acidula con succo di limone e coprire i carciofi via via con un foglio di carta scottex a contatto con l'acqua, per impedire all'aria di ossidare le verdure. Asciugate e tagliate i carciofi in spicchi sottili e tenete da parte un carciofo che servirà per la decorazione del piatto.
In una padella antiaderente fate insaporire l'olio con uno spicchio d'aglio quindi versatevi i carciofi e fate cuocere per una decina di minuti, bagnando se necessario con un po' di brodo vegetale. Quando saranno cotti ma ancora al dente, aggiungete il prezzemolo tritato e la menta. Mettete da parte.
Tritate la cipolla e mettetela in una casseruola antiaderente in cui avrete versato l'olio extravergine coprendone il fondo. Fate imbiondire la cipolla quindi versate il riso e fatelo brillare. Alzate la fiamma e bagnate il riso con il vino bianco e fate sfumare. A questo punto cominciate la cottura aggiungendo i carciofi con il proprio fondo di cottura ma tenendone da parte 1 terzo, e bagnando via via con il brodo. La cottura durerà tra i 15/18 minuti in base al riso da voi scelto.
Mentre il risotto cuoce, preparate la vellutata mettendo in un bicchiere per mixer a immersione, i carciofi rimasti, la patata, un mestolo di brodo, un paio di cucchiai di olio evo, sale, pepe, prezzemolo, la menta e la panna. Frullate il tutto per qualche istante, fino ad ottenere una crema vellutata. Mantenere al caldo.
Preparate i carciofi fritti con cui decorerete il piatto: tagliate il carciofo rimasto a fettine sottili ed asciugatele bene. Fate scaldare abbondante olio evo in un padellino piccolo con bordi alti e friggetevi le fettine.
A cottura ultimata, mantecate il risotto con una noce di burro e olio evo. Assaggiate e pepate a piacere.
Versate uno specchio di vellutata sul piatto di portata, appoggiatevi un coppapasta e mettetevi il risotto pressando lievemente. Sistematevi le vostre fettine di carciofi fritti e sollevate il coppapasta. Sei vi piace, irrorate con dell'ottimo olio evo. Servite subito.
Questa ricetta partecipa al Contest "Rice Blogger 2012"
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