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venerdì 16 novembre 2012

Danubio e la riscossa del lievitato

We are the champions - Queen (live)
Lo so, lo so che non avrei dovuto postarlo, che sono fuori tempo massimo di quasi due anni e che l'MTC a lui dedicato si è concluso degnamente con la vittoria di Stefania, ma permettetemi di farlo. 
Consentitemi di essere felice come una Pasqua, di gonfiare il petto come fanno i tacchini e ruotare la coda come fanno i pavoni: questo è il mio Danubio! 
Io, l'Attila dei lievitati, il Terminator della panificazione, l'analfabeta del lievito madre, ho fatto il Danubio! Per la prima volta, e mi è venuto pure bello, rigoglioso e tanto. 
Devo fare una premessa. Un po' ci rosicavo a vedere tutti questi bei lievitati sui vostri post, queste brioches rubiconde, questi pani generosi e fragranti. Ecchessono io, la figliola del "poro schifoso"? E che non posso incaponirmi e provarci fino alla nausea? 
Il trip del lievitato naturalmente mi è partito sempre a causa dell'MTC e soprattutto a causa sua. Naturalmente il primo tentativo è stato flaccido, triste e soprattutto eterno. Col secondo ci ho preso gusto, ho cominciato a veder lampeggiare il mio inesistente "pollice marroncino". 
Segretamente a casa ho fatto un pane di segale uscito decentemente ed incredula ma incoraggiata da questa serie positiva, per un giorno davvero speciale ho voluto provare a fare il Danubio. 
Dentro di me c'è la certezza che tanta e tale espressione di morbidezza e bontà siano la prova provata che fare qualcosa con e per amore non può che riuscire bene, quindi per il compleanno di mio marito di amore ce ne ho messo proprio tanto e di attenzione a millanta. 
Ho osservato l'impasto cambiare di consistenza e acquisire lucidità nella planetaria; ho atteso che la pasta fosse lavorata con cura  fino a fare la prova "velo" e ho continuato a ripetermi "non ci credo" quando il velo c'era davvero! Ho lasciato lievitare il tutto cercando di dimenticarmene (perché credetemi, quando il lievitato non si sente considerato, si arrabbia e si gonfia! ), e giunta al momento di suddividere l'impasto in palline, mi sono innamorata di questa pasta morbida, docile, assolutamente malleabile. Nella seconda lievitazione, non riuscivo a non buttare un occhio nel forno, notando come quelle belle palloccole si stringessero come per dire "dobbiamo stare vicine vicine" e crescessero allegramente. 
Quando alla fine ho tolto il Danubio dal forno ed un profumo dolce si è diffuso in tutta casa proprio all'arrivo degli ospiti, mi sono sentita una donna felice, serena, sicura di me. Ragazzi, che cosa può fare un lievitato! 

La ricetta è naturalmente quella di Tery che ribadisco, è una ricetta spiegata meravigliosamente e lo dice una che, beh, avete capito no?
Io riporto solo la versione con impastatrice ma per l'impasto a mano potrete comunque consultare il suo sito.
Ingredienti per una tortiera da 28/30 cm di diametro
500 gr di farina (300 manitoba, 200 farina 00
150 gr di latte (si può arrivare fino a 170 in base a quanto ne assorbe la farina)
3 tuorli ed 1 uovo intero
1 cucchiaio di sale (8/10 gr)
10 gr di lievito di birra
40 gr di zucchero
1 cucchiaino di miele
80 gr di strutto
20 gr di burro
Sciogliere il lievito nel latte tiepido insieme ad un cucchiaino di miele ed aspettate una decina di minuti quando vedrete che comincia ad essere attivo, al quel punto aggiungete la farina ed iniziate ad impastare.
Unite l'uovo intero e 2 tuorli (uno tenetelo da parte), lo zucchero ed impastate fino ad assorbimento.
A questo punto aggiungete l'ultimo tuorlo con il sale e fate assimilare completamente all'impasto. Quando le uova saranno completamente amalgamate, unite lo strutto ed il burro a ciuffetti ed impastate fino a che non saranno incorporati ben bene. Per rendervi conto, vedrete che man mano l'impasto diventerà liscio, lucido e pulirà la ciotola.
Quando arriverete a questo punto, fate la prova del velo, cioè staccate un pezzetto di pasta e stendetelo finchè non riuscirete a vederne la trasparenza. Se si rompe prima, dovete continuare ad impastare.
Quando l'impasto sarà incordato, mettete a lievitare in luogo tiepido per almeno due ore, fino al raddoppio.
Trascorso questo tempo, sgonfiate l'impasto e fate un salsicciotto. Con un tagliapasta, ricavate tanti pezzetti di cca 30 gr l'uno che schiaccerete tra le mani a formare dei dischi. Al centro mettete il ripieno che preferite (io ho usato prosciutto cotto e scamorza dolce)
Chiudete i dischi sigillandoli sul fondo in modo da formare un paninetto. Nel sigillare, cercate di stendere la superficie della pasta in modo da non formare grinze ed avere un effetto liscio.
Formate tante palline, imburrate una teglia da 28/30 cm, meglio a cerniera e disponete i paninetti vicini ma non attaccati. Fate lievitare fino al raddoppio, c.ca 1 ora, in forno tiepido (basta la lucina accesa).
Spennellate con del latte o tuorlo sbattuto con un po' d'acqua per un effetto più colorito e procedete alla cottura in forno a 220° per 10/15 minuti. 

Per la prima volta dopo tanto tempo, ho sgarrato al mio principio di non fotografare mai i piatti quando ho gente per pranzo, ma qui non potevo, è stato più forte di me, il moto d'orgoglio mi ha imposto di immortalare il successo.
Oltretutto ha avuto un successo senza precedenti perché in casa nessuno conosceva questo lievitato, e più di un ospite ha bissato più volte. 
Ho deciso che il Danubio diventerà il mio lievitato d'ordinanza quando voglio stupire a tavola! 




Chiudo questo post con un piccolo omaggio a Stefania Arabafelice, amica virtuale, compagna Starbookers d'eccezione e persona specialissima, per augurarle un fantastico blogcompleanno, ma per dirle anche che il suo blog è stato uno dei primi che ho scoperto sulla blogosfera e che ho sempre seguito per il suo modo intelligente ed ironico di vedere il mondo, di raccontare l'esperienza di una vita in un luogo complesso e anacronistico come l'Arabia e di sapersi sempre prendere mai troppo sul serio. 

Cara Stefania, spero che prima o poi (molto prima che poi) potrò conoscerti dal vivo ed abbracciarti davvero. Nel frattempo lo faccio virtualmente e con grande affetto. 
Augurissimi, Pat