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mercoledì 27 marzo 2019

Salsa pestata alla frutta secca: la Tarator

I've got a crush on you - Sarah Vaughan
C'è un universo da imparare nell'ambito gastronomico.
Se poi ci si addentra nelle ricette della tradizione del mondo, allora si che ci si sente dei perfetti ignoranti.
E' quello che è successo a me quando sono incappata nella Tarator, una salsa presente in molte cucine del Medio Oriente, con utilizzi e preparazioni diverse a seconda della provenienza.
Quello che mi interessava di questa salsa, è che fosse a base di frutta secca, e Niki Segnit, autrice del libro Lateral Cooking, Starbooks di Marzo, me ne ha fatto scoprire l'uso e la preparazione.
Per saperne di più vi invito a leggere il post di oggi e magari, provarla alla prima occasione. 
Una salsa deliziosa, semplice e naturalmente vegana.
Una buona giornata a tutti, amici.

sabato 24 giugno 2017

Metti l'Artusi a cena...

Chanson de nuit - Edward Elgar
Mi capita spesso di pensare di essere nata nell'epoca sbagliata.
Non per essere fraintesa: la modernità, la tecnologia, i viaggi supersonici da far girar la testa, son tutte cose che adoro e mi ci adatto, sia ben chiaro.
Però all'atto pratico, fallisco miseramente ed emerge la vera natura di una donna incapace di stare al passo con i tempi.
Me ne rendo conto soprattutto in cucina.
Quello è il vero campanello rivelatore di un modo di essere che non saprei se chiamare "classico" o "retrò" o, come qualche perfido potrebbe pensare, "antico".
Questo blog ne è il più onesto testimone: tradizione batte modernità 5 a 0!
Quando devo organizzare una cena fra parenti o amici, che so benissimo potrebbero apprezzare preparazioni di estrema semplicità, a me sembra di fare chissà quale torto se fra i piatti non c'è almeno una pasta fatta in casa o un ragù che ha pippiato per oltre 3 ore, un arrosto abbandonatosi a dolce morte fra verdure saporite ed un dessert con la sua salsina, bello come una donna vestita a festa.
Non ce la faccio.
Passo ore ed ore in cucina, senza accorgermene (se non fosse per il caldo di questo periodo), ed alla fine ho sempre la sensazione di non avere fatto abbastanza.
In questo rivedo le mie nonne, mia madre che quando dice di aver fatto poco, tira fuori almeno 2 piatti di carne e 4 contorni, mia suocera con i suoi menu della festa che assomigliano a quelle maratone di ballo dove i concorrenti sono eliminati dallo stremo delle forze.
Ma se loro posso capirle perché figlie di un retaggio bellico o post bellico in cui la fame atavica non è mai finita, neanche col benessere, io che c'azzecco in tutto questo?
Ecco che ritorna il busillis sull'inadeguatezza di essere una donna 2.0.
A pensarci bene, il grande Pellegrino Artusi era ben più moderno di me quando scrisse il suo capolavoro e guida per generazioni e generazioni di donne dopo di lui.
Moderno e imprescindibile visto che la sua opera è presente in ogni casa di appassionati di cucina che si rispettino.
Quella che vi racconto oggi è la storia di una cena insieme a Pellegrino, il simpatico edonista che ha fatto del ben mangiare, la missione della sua vita.
Nel giorno delle celebrazioni in sua memoria promosse da Casa Artusi a Forlimpopoli, il Calendario del Cibo Italiano ed un gruppo di amiche blogger, odierne Mariette,  festeggiano con lui preparando un intero menù tratto da La Scienza in Cucina e l'Arte di Mangiar Bene, rigorosamente condiviso con amici e buone forchette in una cena conviviale.
Scegliere fra le quasi 800 ricette del suo manuale, non è stato facile.
Quello che avevo ben chiaro in testa è che come primo piatto, non avrei potuto tralasciare una pasta fresca, in onore di Marietta, la sua fedele cuoca e governante.
Il caldo di questi giorni ha fatto il resto.
Sono andata a studiarmi i "rifreddi", quei piatti che secondo tradizione sono serviti freddi inframezzando portate significative in un pranzo importante o anche in maniera autonoma, per una cena fredda o veloce, un "dopo teatro", ecc.
Per finire, ho optato per un dolce al cucchiaio da preparare in anticipo senza fretta.
Ed ecco il mio menù Artusiano:
Tagliatelle verdi con ragù bolognese 
Pollo in galantina servito con la sua maionese
Pomodorini ripieni al forno 
Budino di mandorle tostate con coulis di lamponi (mia concessione).  
Una ricetta dell'Artusi è una macchina del tempo: ti trasporta in un'epoca di carrozze e candele, di marsine e manicotti, di argenti e ceramiche preziose.
E' un racconto destinato a chi lo sa capire, quindi al buongustaio ed alla donna che cucina.
Sfogliando le pagine della Scienza in Cucina, è chiaro che il principiante avrà vita dura nel trasformare il verbo artusiano in piatto.
Mentre la donna abituata ai fornelli, troverà consigli preziosi intrattenuta dall'umorismo complice dell'autore.
Sulle tagliatelle verdi Pellegrino racconta: "Si usano per minestra asciutta e sono più leggiere e digeribili di quelle intrise di tutte uova. Per da loro il color verde cuocete spinaci lessi, strizzateli bene e tritateli colla lunetta. Con due uova ed un pugno di questi spinaci intridete sulla spianatoia quanta farina potete per ottenere una pasta ben soda che lavorerete molto colle mani. Poi, col matterello, tiratela a sfoglia sottile e quando dà cenno d'appiccicarsi a motivo dell'erba che produce viscosità, spruzzatela leggermente di farina. Avvolgete la sfoglia in un canovaccio e quando sarà asciutta, tagliatela alquanto più larga de' taglierini da brodo, avvertendo che il bello di tali paste è la loro lunghezza, il che indica l'abilità di chi le fece. Appena alzato il bollore, levatele asciutte e conditele come..."
Vero è che se facessi leggere queste righe ad un ragazza che non ha mai preparato la pasta in casa, potrei osservare uno sguardo perso ed aspettarmi millanta domande.
Ma una vera massaia dell'epoca non avrebbe avuto dubbi su come procedere.

Gli ingredienti per 4 persone sono
200 g di farina
2 uova di gallina
100 g di spinaci (non si dice se il peso è da crudo o da cotto - io ho interpretato la seconda ipotesi).

Per 6 persone, ho raddoppiato la dose ma considerando l'umidità portata dagli spinaci (che Pellegrino chiama viscosità), ho usato 3 uova intere ed un tuorlo, riservandomi di usare l'albume qualora l'impasto risultasse troppo asciutto. Non ne ho avuto bisogno.
Ho tritato gli spinaci finemente al coltello (la mia lunetta mi ha abbandonata) ed ho lavorato l'impasto con energia per buoni 15 minuti.
Ho poi avvolto il tutto in una pellicola ed ho lasciato riposare la pasta per 1 oretta.
Ho steso l'impasto col matterello fino ad ottenere delle sfoglie non troppo sottili che a noi le tagliatelle all'uovo piacciono croccanti e di "corpo", quindi le ho fatte asciugare adagiandole su una tovaglia stesa sulla spalliera del mio divano (mia nonna le faceva asciugare sul suo letto).
Una volta asciutte ma ancora in grado di essere piegate senza spezzarsi, le ho tagliate con la coltellina ed ho formato i nidi che hanno atteso la loro fine asciugando su un canovaccio infarinato.
A condimento delle tagliatelle verdi, Pellegrino consiglia il "sugo alla rustica" o "il sugo al prosciutto" o il così detto "bolognese", o più semplicemente cacio e burro.
Io ho optato per il ragù bianco "bolognese", ricetta nr. 87, con cui sono presentati i tradizionali "Maccheroni alla bolognese", certa che i miei ospiti avrebbero apprezzato la novità (qui in Toscana la maggior parte dei condimenti sono "rossi").
Ingredienti per 4 persone:
150 g di carne magra di vitello (meglio se di filetto)
50 g di carnesecca (pancetta stagionata)
40 g di burro
Cipolla, carota, sedano qb
Farina di frumento qb
Brodo sgrassato di manzo e pollo
Sale, pepe, noce moscata qb
Parmigiano grattugiato qb
L'Artusi ci spiega: "Tagliare la carne a piccoli dadi, tritare fine colla lunetta la carnesecca, la cipolla e gli odori per poi mettere al fuoco ogni cosa insieme, compreso il burro, e quando la carne avrà preso colore, aggiungere il pizzico della farina, bagnando con brodo fino a cottura intera".
Queste sono le sole indicazioni che fornisce per la preparazione del condimento.
Non sono oscure, ma ancora una volta si percepisce come dia per scontato che chi l'ascolta abbia mano sicura ed esperienza in materia.
Nella stessa ricetta invece, ed è questo il punto più interessante dell'intera spiegazione, l'autore si dilunga sulla questione della cottura della pasta, affermando che "una minestra troppo cotta, masticandosi poco, scende compatta a pesar sullo stomaco e vi fa palla, mentre se ha bisogno di essere triturata, la masticazione produce saliva e questa contiene un fermento detto ptialina, che serve a convertire l'amido o la fecola in zucchero ed in destrina(...) e questo facilita l'inghiottimento e la digestione".
Ecco il più importante aspetto della sua produzione: una divulgazione scientifica di facile comprensione che per la prima volta tocca l'aspetto "benessere e salute" collegato all'alimentazione ma soprattutto al buon cibo.
Informazioni precise che ritroviamo all'interno di una ricetta, come pizzichi di odori e spezie a rendere il tutto più accattivante e saporito.
Relativamente al ragù, la quantità che si ottiene da 200 g di carne o poco più mi è sembrata insufficiente per condire pasta per 4 persone, considerando che con la cottura, la carne perde i propri succhi anche se integrati dal brodo, e riduce il suo peso.
Naturalmente ho raddoppiato tutto e nel finale ho colto il suggerimento di Pellegrino, aggiungendo all'"intingolo" poca panna ed ottenere una struttura più vellutata al palato.
Per la portata principale ho scelto un piatto che desideravo preparare da tempo: il pollo in galantina.
Nella versione originale, l'Artusi parla di cappone spiegando che questa sontuosa preparazione si serve durante le feste di Natale.
Non disponendo di cappone ed essendo più vicini a Ferragosto che a Natale, ho optato per un pollo nostrale che ho disossato come già fatto molte in questo blog e farcito secondo le indicazioni di Pellegrino.
La ricetta del Cappone dell'Artusi prevede:
700 g di Cappone vuotato e disossato (il mio pollo, una volta disossato pesava 600 g)
200 g di carne magra di vitello
200 g di carne magra di maiale
100 g di petto di pollo
100 g di lardone
80 g di lingua salmistrata
40 g di prosciutto crudo grasso e magro
40 g di tartufi neri
20 g di pistacchi
Battuto
100 g di Carne magra di vitello
100 g di carne magra di maiale
60 g di midolla di pane
1 uovo di gallina
Il nostro Pellegrino ce lo racconta così:
"I tartufi tagliateli a pezzi grossi come le nocciuole e i pistacchi sbucciateli nell'acqua calda. Tutto il resto tagliatelo a filetti della grossezza di un dito scarso e mettetelo da parte salando le carni. Fate un battuto con altro maiale e con altra vitella di latte, grammi 200 in tutto. Pestatelo fine in un mortaio con grammi 60 di midolla di pane bagnata nel brodo; aggiungete un uovo, le bucce dei tartufi , i ritagli della lingua e del prosciutto, conditelo con sale e pepe e quando ogni cosa e ben pesta, passatelo per istaccio. Ora, allargate il cappone, salatelo alquanto e cominciate a distendervi sopra un poco di battuto e poi un suolo di filetti intercalati nelle diverse qualità, qualche pezzetto di tartufo e qualche pistacchio.
E così di seguito finché avrete roba, avvertendo che i filetti di petto di pollastra è meglio collocarli verso la coda del cappone per non accumulare sul petto di questo la stessa qualità di carne.
Ciò eseguito, tirate su i lembi del cappone dalle due parti laterali non badando se non si uniscono perfettamente, che ciò non importa, e cucitelo. Legatelo per il lungo con uno spago, involtatelo stretto in un pannolinp, che avrete prima lavato onde toglierli l'odore di bucato, legate le due estremità del medesimo e mettetelo a bollire nell'acqua per 2 ore e mezzo. Dopo, scioglietelo, rivoltatelo e mettetelo sotto un peso in piano e in modo che il petto di cappone resti al disotto o al disopra di questa posizione, tenetelo per un paio d'ore almeno, onde a prendere una forma alquanto schiacciata.
L'acqua dove ha bollito il cappone può servire per brodo e anche per la gelatina."

Ho apportato una variante personale, che è stata quella di non utilizzare il filetto di petto di pollo avendo già la base della stessa carne, e sostituendo lo stesso peso con della mortadella di Bologna Dop.
Niente lingua salmistrata, che non credo si possibile trovare e che non saprei davvero come preparare. Pellegrino mi perdonerà.
Una volta cotto, ho lasciato il pollo per oltre 2 ore sotto il peso del Grande Libro della Cucina Albeisa e lo Zanichelli della Lingua Italiana, visto che nella mia vita cibo e parole vanno spesso a braccetto.
Se lo conservate in frigo dovendolo preparare in anticipo, toglietelo almeno una mezz'ora prima di servirlo in modo che una volta in tavola sia a temperatura ambiente e tutti i sapori possano sprigionarsi al meglio.
Asciugandosi con la bollitura, la galantina gradisce l'accompagnamento di una salsa ed io ho optato per una classica maionese fatta sempre secondo la ricetta artusiana (che non sto qui a riportare - la nr 126 della sezione salse).
 Per completare l'accompagnamento, ho scelto dei semplici pomodori ripieni, ricetta nr 430, nella variante del battuto di aglio e prezzemolo mescolati a semplice pangrattato, per non caricare la già sostanziosa portata, e li ho serviti tiepidi.
A chiusura del nostro convivio, è arrivato il budino di mandorle, purtroppo vittima del solito incidente di percorso, ovvero lo spatascio in fase di sformatura.
Una decisione sbagliata è stata quella di non coprire il fondo dello stampo in alluminio con il caramello, che aiuta il dolce a non attaccarsi.
Ho deciso di non caramellarlo perché avrei accompagnato il budino con un coulis di lamponi, per dare un po' di freschezza ed acidità ad un dolce di per sé avvolgente e leggermente "grasso" in bocca.
Purtroppo una parte del budino non si è staccata ed il dolce ha finito con il dividersi a metà.
Ho cercato di recuperare il disastro con un decoro "indecoroso", ma ormai il danno era fatto.
Ricetta del Budino di mandorle tostate nr 669
8 dl di latte vaccino (800 g)
100 g di zucchero
60 g di savoiardi
60 g di mandorle dolci
3 uova di gallina.
"Prima preparate le mandorle, cioè sbucciatele nell'acqua calda e abbrustolitele al fuoco sopra una lastra di pietra o di ferro; poscia pestatele riducendole quasi impalpabili e, messo il composto al fuoco senza le uova, aggiungeteci le mandorle e dopo poca cottura, passatelo allo staccio. Ora uniteci le uova frullate e assodatelo a bagno maria con un velo di zucchero fuso in fondo allo stampo. Non occorre nessun odore. La tostatura delle mandorle farà prendere a questo budino il color cenerino e gli darà un sapore così grato da meritarsi il plauso degli uomini e più quello delle donne di gusto delicato. Per dare più bell'apparenza, si può coprire con una crema fiorita di confetto a colori, oppure di panna montata.

Questa è stata la ricetta che mi ha richiesto maggior interpretazione.
Soltanto dopo averla riletta svariate volte, ho capito che dovevo far bollire il latte con lo zucchero, le mandorle tritate ed i savoiardi.
Dopo aver portato il latte a bollitura con gli ingredienti indicati, l'ho lasciato riposare una mezz'ora affinché assorbisse al massimo l'aroma delle mandorle.
Quello che mi sono chiesta è quale sia il ruolo dei savoiardi, visto che poi l'intero composto va passato al setaccio e questi, ormai in poltiglia, non rimangono nel latte così come le mandorle.
Ho pensato che la ragione fosse quella di dare al budino una consistenza meno viscida e più sostenuta ma non ne sono sicura.
Questo è un mistero che spero qualcuno possa aiutarmi a svelare.
Il sapore è ovviamente delizioso, e se come me siete amanti delle mandorle, non potrete che apprezzarlo.

Per finire, la cena è stata un momento di grande divertimento oltre che di buona tavola e bella compagnia.
Non ho avuto un solo attimo di disagio nell'inoltrarmi nel gustoso mondo di Pellegrino, anzi, potrei dire di essermi mossa in scioltezza, e questo la dice lunga sulla mia modernità.


venerdì 23 giugno 2017

Toffee Apple Ice Cream Pie per Starbooks

Sweet Season - Carole King 
E' tempo di torte gelato.
Cosa che non mi è mai capitato di preparare. Eppure il libro Starbooks del mese rende la cosa molto facile e pure divertente.
E se siete fra quelli che amano le mele sempre e illimitatamente, allora questa torta fa per voi.
Sulla bontà infinità non mi dilungo. Sulla ricetta invece, come sempre leggete qua.
Buon week end.


domenica 19 febbraio 2017

Il pollo di Apelle: pollo fritto 'gnorante per l'MTC #63

10 ragazze per me - L. Battisti 
Apollo era un figo della malora.
Anche quando dormiva poco o c'aveva l'influenza intestinale, era bello come il sole.
Le su' donne dicevano: l'è un Dio, e lui ci stava dentro alla grande visto che non se ne faceva sfuggire una dai 16 ai 70.
La su' mamma continua a ripetergli: Apollino mio, un giorno o l'altro 'ste donne ti fanno pelo e contropelo.
Ma lui niente, pareva c'avesse il foco addosso.
Questa sua irrequietezza aveva finito col procurargli una lista infinita di figliuoli che suo malgrado, doveva mantenere.
Grazie alla su' bellezza, l'osteria che gestiva a Lecchi in Chianti, era sempre fitta di gente e a lui toccava 'sta in cucina dalla mattina alla sera per controllare che il cuoco lavorasse per benino e i su' figlioli non facessero casino in giro per il locale.
Il problema è che la maggior parte dei clienti giornalieri erano donne, tutte a Lecchi per vede' l'Apollo, e lui non perdeva occasione per appartarsi di sopra, nella sua camera, per mostrare la famosa collezione di archi e frecce alla fortunata di turno.
Un giorno in cui Apollo era impegnato nell'ennesimo giro turistico delle sue stanze, i figli di sotto decisero di sfidarsi in una partita a calcetto all'ultimo sangue.
Il padre, che conosceva bene i su' polli e 'un era grullo, aveva strategicamente nascosto la palla, perché odiava gli schiamazzi dei figlioli quando giocavano.
Ma mentre il padre metteva a soqquadro ben più di una stanza in dolce compagnia, i figli setacciavano da capo a fondo la proprietà senza successo.
Il più tordo di tutti, Apelle, un cittone lungo e secco con i capelli giallo polenta, non volendo darsi per vinto, piombò in cucina e trovò il cuoco che stava preparando i polli per la frittura del giorno.
Gli disse che il 'su babbo lo stava cercando e lo fece uscì di corsa dalla cucina.
Chiamò i fratelli e chiese a tutti di aiutarlo a spellare i polli.
In un batter d'occhio tutti i polletti per il fritto furono gnudi e lui prese la pelle e ci fece una degna palla con cui cominciare la partita a calcetto.
Soltanto quando il cuoco cominciò a smoccolare come un turco con tutto il fiato che aveva in gola, Apollo scese esagitato a scoprire l'accaduto.
"C'hanno rubato la pelleeee" gridava il cuoco con le vene del collo che scoppiavano.
Apollo s'affacciò sull'aia e vide i figlioli che calciavano alla grande felici come pasque.
Con il manone alzato chiamò: "Apelleeeeeee".
Al cittone preso dal panico, vennero i capelli blu.
Sapeva benissimo che il padre, quando si arrabbiava poteva anche strangolare un pitone, e triste triste si avviò verso il suo destino.
"Apelle, è stata una tua idea?" chiese senza ulteriori dettagli.
Il poro citto non riusciva a spiccicare parola - "Oh babbo, scusaci ma noi si voleva giocà..."
"Lo sai che tutti vengono a mangiare qui perché il fritto l'è bono e croccante e la pelle 'un po' mancà. E adesso che gli diamo da mangiare?"
"Niamo babbo, e mettici un po' di rigatino no?"
Fu così che Da Apollo a Lecchi in Chianti, vicino a La Passera, nacque il Pollo 'gnorante di Apelle, e fu subito il piatto preferito.
Apollo invece, stufo di abità vicino a La Passera, cercò un casale in Val di Merse e si stabilì definitivamente nel ridente e vivace borgo di Orgia.
Chiedo venia, un po' sono imbarazzata, un po' mi viene da ridere.
Chi conosce questa parte di Toscana, sa che questi luoghi esistono, eccome, e anche se non ci abita l'Apollo, hanno nomi che fanno tanto ridere e stavolta sono usciti da questa tastiera in maniera autonoma, io non c'entro nulla.
Una storia di pollo fritto che aveva bisogno di un alibi e mi ci voleva Apelle.
La nostra Silvia, vincitrice dell'ultimo Mtc sui Macaron, ha lanciato uno strale diabolico.
Ci ha comprate col fritto. E che fritto.
Il pollo fritto piace a tutti e non dite di no.
A me l'idea è venuta da una preoccupazione: detesto la pelle di pollo e l'idea di doverla lasciare sotto una panatura deliziosa per poi doverla eliminare, mi ha spinta verso un escamotage che spero mi verrà perdonato: vestire il pollo di nuova pelle, e nasconderla sotto una panatura rustica, 'gnorante come può essere la granella di tarallo 'nzogna e pepe.
Comincio quindi con la parte creativa di questa sfida, con un pollo marinato in birra rossa ed arancia, successivamente avvolto in rigatino del Chianti e panato in briciole di tarallo sugna e pepe che ho riportato dall'ultimo viaggio a Napoli (e che ho conservato gelosamente appositamente per questa ricetta).
Senza troppe filosofie, passo subito alle ricette, che sono tante e spero di non annoiarvi.

Il pollo 'gnorante di Apelle
Ingredienti per 4 persone
1000 g di pollo tagliato in pezzi e privato della pelle
33 cc di Birra rossa
il succo di 1 arancia
1 arancia tagliata a pezzi
2 spicchi d'aglio
1 rametto di rosmarino
1 mazzetto di timo fresco
100 g di rigatino del Chianti tagliato sottile
5 taralli sugna e pepe ridotti in briciole non troppo fini
3 uova
farina qb
sale qb

  • Mettete il pollo tagliato a pezzi e privato della pelle, in una ciotola capiente. Copritelo con la birra, aggiungete il succo d'arancia, le fette di arancia, l'aglio privato della pelle, le erbe aromatiche. Coprite con una pellicola e fate marinare in frigo per 4 ore. 
  • Al momento della frittura, preparate la panatura. Sgocciolate il pollo dalla marinata ed avvolgete ogni pezzo con il rigatino coprendolo completamente 
  • Passate il pezzo di pollo nella farina, quindi nelle uova sbattute e leggermente salate, e per finire nelle briciole di tarallo. Mentre fate questa operazione fate scaldare l'olio a 170° in una padella di ferro dai bordi alti. L'olio dovrà riempirla almeno a metà.


  • Quando l'olio è a temperatura, inserite 2 o 3 pezzi massimo nella padella e fate friggere in olio profondo, per almeno 14/15 minuti, controllando che la temperatura si mantenga invariata. 
  • Controllate la doratura della panatura. Le briciole di tarallo sugna e pepe daranno al pollo un colore nocciola. Non abbiate fretta di cuocere i pezzi più grandi, in particolare le cosce, che sono quelle che hanno maggiore necessità di tempo per una cottura al cuore. 
  • Scolate con cura e fare asciugare su carta paglia o assorbente. Servire immediatamente ben caldo. 
Pollo al latticello di Silvia

Ingredienti per il latticello
250 g latte parzialmente scremato
250 g yogurt magro
10 ml succo di limone filtrato

  • In una ciotola versate lo yogurt e il latte e stemperateli. Spremete il limone, aggiungetelo al composto e lasciatelo a temperatura ambiente per 15 minuti circa. Versatelo sulla carne coprendo il tutto con la pellicola e mettete in frigo per tutta la notte.

Pollo fritto panato in farina 
Ingredienti per 4 persone

1 kg di pollo privato di pelle e tagliato in pezzi 
200 g di farina c.ca 
sale - pepe qb 
c.ca 1 litro di extravergine per friggere. 

    • Preparate un piatto fondo per appoggiare il pollo impanato, un piatto piano coperto da carta assorbente per appoggiare il pollo appena fritto e una placca da forno coperta anch’essa da carta assorbente per riporre il pollo fritto in forno e tenerlo al caldo.
    • Togliete il pollo dalla marinatura ed appoggiate i pezzi su una gratella appoggiata su un foglio di carta da forno in modo da poter raccogliere il latticello che sgocciola. Lasciate il pollo sgocciolare per almeno mezz'ora. 
    • Una volta pronto da friggere, preparare un piatto con la farina miscelata a sale e pepe ed accendete l'olio. Potete eventualmente infarinare il pollo mettendo la farina in un sacchetto di plastica ed agitarci i pezzi dentro, per poi eliminare la farina in eccesso. 
    • Quando l'olio e a 170°, cominicate a friggere in olio profondo e continuate ad infarinare il resto dei pezzi 

    • Friggete non più di 3 pezzi alla volta per mantenere la temperatura sotto controllo. Quando la farina sarà dorata, dopo c.ca 14/15 minuti (dipende dalla grandezza del pezzo di pollo) scolate i pezzi di pollo fateli asciugare su carta assorbente o carda paglia. 
    • Servite subito ben caldo. 

    Per accompagnare i miei polletti fritti ho preparato inoltre delle immancabili Chips di patate alla paprica dolce, una maionese di carote alla senape e aneto ed il Piccalilli dell'imprescindibile Martha Stewart 
    Per il Piccalilli di Marhta Stewart (da Martha's American Food)
    Ingredienti per 3 vasetti da 200 g 
    2 cetrioli
    150 g di cavolfiore tagliato a cimetti
    150 g di cavolo verza tagliato a fettine sottili
    1 cipolla rossa media
    1 peperoncino fresco privato dei semi e tagliato a rondelle
    250 g di aceto di sidro
    250 g di acqua 
    200 g di zucchero semolato 
    100 di sale grosso
    2 cucchiaini di senape in grani
    1 stecca di cannella
    1 cucchiaino e mezzo di curcuma
    1 chiodi di garofano
    1 cucchiaino di zenzero in polvere
    1 cucchiaino di coriandolo in grani
    1 manciata di semi di sedano (io di finocchio) 
    • Lavate bene le verdure, affettate i cetrioli con la buccia, affettate finemente la cipolla e mettete tute le verdure in una larga ciotola di vetro e mescolatele con il sale usando le mani per avvolgere bene le verdure. Copritele completamente con acqua fredda e coprite il tutto con una pellicola. Fate risposare tutta la notte in frigo.
    • Scolate le verdure e sciacquatele sotto acqua corrente un paio di volte. In una casseruola che possa contenere tutte le verdure, versate l'acqua, l'aceto, lo zucchero e tutte le spezie e portate a ebollizione sciogliendo lo zucchero. 
    • Versate le verdure e fate cuocere per 15 minuti sobbollendo appena. 
    • Passato questo tempo, versate il tutto in una ciotola di vetro e fate raffreddare completamente. 
    • Una volta fredde, mettete le verdure in barattoli di vetro e copritele con il loro liquido e chiudete. Si conservano in frigo per 10/15 giorni. 
    Maionese di carote alla senape e aneto

    Ingredienti per 3 persone
    2 carote medie
    150 ml di olio extravergine
    un pizzico di semi di cumino
    2 cucchiaini di senape in grani
    1 rametto di aneto fresco
    il succo di mezzo limone
    un pizzico di sale grosso
    • Sbucciate le carote e fatele cuocere al vapore tenendole al dente
    • Tagliatele a rondelle e mettetele in un bicchiere per mixer a immersione
    • Aggiungete tutti gli ingredienti e frullate fino ad ottenere una crema liscia e vellutata. Se necessario, aggiungete altro olio. 
    • Tenete al fresco fino al momento di servire. 
    Chips alla paprika dolce 

    Ingredienti per 3 persone
    700 g di patate
    olio extravergine per friggere
    paprica dolce in polvere
    sale 
    ghiaccio.
    • Sbucciate lavate ed affettate finemente le patate.
    • Sciacquatele sotto acqua corrente un paio di volte quindi mettetele in una ampia ciotola di vetro, copritele di acqua e ghiaccio e lasciatele riposare per 30 minuti.
    • Un volta pronti a friggere, scolatele bene, asciugatele con cura e fatele friggere in olio profondo a 180° fino a quando non saranno dorate e croccanti.
    • Scolatele con cura, salatele e cospargetele di paprika dolce. Servite subito. 

     Con queste ricette partecipo all'MTC 63 di Febbraio - Il pollo fritto di Silvia 


    venerdì 30 settembre 2016

    Pesto di foglie di carota: tutti possono cucinare!

    Le Festin - Camille (Ratatouille) 
    Avere un blog di cucina è divertente, a tempi alterni.
    La voglia di cucinare è inversamente proporzionale all'aumento (o diminuzione) della temperatura esterna.
    Succede a tutti che sparisca come il sole dietro alle nubi.
    A volte la foschia dura per mesi, a volte il cielo è così sereno che staresti sempre davanti ai fornelli.
    Avere un blog di cucina è anche una spada nel fianco.
    Improvvisamente, dal momento in cui gli amici scoprono che cucini, finiscono gli inviti a cena (ma perchè?) ed aumentano gli autoinviti.
    Tutti ti chiedono la ricetta di una torta o di una pasta, ma non quelle del blog perché sono troppo difficili "e riescono solo a te perché sei brava".
    Vai a ripetere che è difficile pure fare un uovo al tegamino se non c'è la voglia e se si pretende di fare tutto in 5 minuti. Non ti ascoltano...la colpa è solo tua.
    Ho cominciato a cucinare tardissimo ed ho imparato da sola perché mia madre non mi faceva fare nulla.
    Ma mi piaceva, mi incuriosiva e ci perdevo tempo.
    Leggevo, provavo e buttavo nella rumenta.
    Mi arrabbiavo come un facocero ma quando la ricetta riusciva, mi si riempiva il cuore di orgoglio.
    Non sono né un genio né uno chef: sono solo una capa tosta che ama cucinare.
    Ecco perché adoro la meravigliosa frase dello chef Gousteau nel film di animazione Disney Ratatouille: "Tutti possono cucinare".
    Tutti, davvero tutti.
    Anche i frettolosi, gli inappetenti, gli snob, gli schizzinosi, i casinisti, quelli che dicono di non avere tempo o a cui non piace il cibo e gli amici che si autoinvitano!
    Per rispondere a chi dice che in questo blog ci sono solo ricette difficili, ecco qualcosa di talmente banale da essere imbarazzante.
    La fai in 5 minuti.
    Ci vuole di più a lavare le foglie di carote che a fare il pesto. E ci puoi condire la pasta di oggi tanto nessuno capirà come l'hai fatto, dicendo solo "che buono"!
    Quando comprerete le vostre carote, prendete quelle con le foglie.
    Controllate che le foglie siano fresche, ancora belle turgide e verdi.
    Tagliatele immediatamente, eliminate la parte dura dei gambi ed utilizzate solo le foglie più tenere.
    Lavatele con cura, strizzatele nella centrifuga o in un canovaccio per asciugarle bene quindi procedete.
    Il pesto si conserva bene in un vasetto coperto da uno strato d'olio, tenuto in frigo per c.ca una settimana, oppure potete suddividerlo in piccoli vasetti monoporzione e congelarli.
    Io ci ho condito un bella scodella di trofie con patate e fagiolini alla maniera ligure ed è piaciuto moltissimo.

    Ingredienti per un vasetto da 250 g

    100 g di foglie di carote pulite ed asciutte
    100 g di olio extravergine Chianti Dop
    100 g di parmigiano grattugiato
    20 g di pecorino toscano Dop stagionato grattugiato
    30 g di semi di zucca
    30 g di semi di girasole
    6 g di sale grosso
    Lavate ed asciugate le foglie di carote.
    Versate l'olio in un bicchiere da mixer a immersione.
    Aggiungete le foglie, i formaggi i semi ed il sale e frullate con il pulse, in modo da non scaldare né lama né pesto. Continuate fino ad ottenere una crema vellutata.
    Versate nel vasetto ed utilizzate nel vostro modo preferito.


    lunedì 21 ottobre 2013

    American breakfast senza sorprese per l'MTC

    New York State of mind - Billy Joel
    La mia prima volta in US avevo 25 anni. 
    Avevo accettato un contratto di lavoro con l'Ente Vini di Siena e neanche un mese dopo mi chiesero di fare il passaporto perché da lì a qualche settimana (il 23 ottobre), sarei dovuta partire con una delegazione istituzionale alla volta di NY, Washington, Toronto e Montreal, dove avremmo presentato i vini italiani tra ambasciate e consolati.
    Solo l'incoscienza della giovinezza mi permise di partire per un paese che fino a quel momento era esistito solo nei miei sogni. 
    Ripensandoci adesso, mi sale un'ansia terribile e mi chiedo, conoscendo il soggetto, come abbia fatto ad affrontare qualcosa di cui non sapevo assolutamente nulla, senza essere preda di attacchi di colite, panico e vertigini. 
    Fu veramente un viaggio da film. 
    Negli Stati Uniti sono poi tornata innumerevoli volte, ma quella prima fu speciale, una sorta di esperienza alla Pretty Woman.
    Dal rinnovo del guardaroba per il viaggio di lavoro, che comprendeva cene di Gala e numerosi momenti di rappresentanza, alle situazioni che oggi fanno parte di quel patrimonio di memoria personale che io chiamo "Nella vita tutto è possibile".
    Ho sempre pensato che avrei dovuto scriverne un post. 
    Solo per ricordarmi che 2 ore dopo lo sbarco a NY, mi dettero appuntamento per la cena fuori, e che la cena fuori non era nel primo ristorante dietro il block ma a 220 miglia da NY, in New Jersey (come dire "Abito a Siena e vado a cena a Roma"), cosa abituale per ogni americano che si rispetti perché un percorso comincia ad essere importante solo se supera le 500 miglia. 
    Ricordo soltanto che in quella occasione mangiai la mia prima Caesar Salad, preparata davanti ai miei occhi, e di essere tornata a letto alle 4 del mattino ormai priva di sensi.
    E' stato il viaggio delle sorprese. 
    Mio marito, allora mio fidanzato, che da due mesi si trovava a Vancouver per lavoro, si fece trovare il giorno dopo al mio arrivo, nella hall dell'Hotel (il meraviglioso Drake Hotel che adesso non esiste più) con un mazzo gigante di rose rosse. Un attimo dopo eravamo a passeggiare in una Central Park incendiata dal rosso dell'autunno. Mai scena fu più simile a quella di una commedia con Meg Ryan. 
    Il viaggio sull'Amtrak da NY a Washington e la colazione all'Hilton con Ernest Borgnine che salutava tutti come un vecchio zio d'America.
    La pink limousine che mi aspettava sotto il Ritz di Montreal per portarmi al ballo Black and White organizzato dal Console e dalla moglie (ed io, a cui nessuno aveva dato dettagli in merito, vestita in verde bottiglia!). 
    La passeggiata in cart nel Golf Club della NCA in North Carolina e la cena in un prestigioso club privato di Georgetown insieme ad alcune delle personalità politiche più importanti della città. 
    La notte di Halloween a Toronto, a scavare zucche con bambini scatenati. 
    Ed io dentro a tutto questo incredula e felice. 
    Ero una ragazza senza esperienza ma con un'infinita riserva di faccia tosta e questo forse mi ha aiutata ad uscirne senza combinare troppi disastri. 
    Quel viaggio, durato quasi un mese, ha reso inevitabile un innamoramento che non accenna ad affievolirsi e che mi rende caro e desiderato quell'immenso paese chiamato America. 




    Cara Roberta,
    come vedi condivido con te una passione che non accenna a passare e che spero soddisfare presto con un altro viaggio oltreoceano. 
    Il tuo invito a preparare un perfetto American Breakfast, è stato accolto non solo dalla sottoscritta, ma dall'intera famiglia Andante, con grande entusiasmo. Mia figlia è una supporter scatenata per tutto ciò che assomiglia a pancakes, waffels e similia. 
    Mio marito invece ama bagels tostati con salmone e cream cheese, scrambled eggs con mashed potatoes. 
    Io personalmente mi avventuro volentieri in un misto di entrambi ma non ho mai nascosto la mia predilezione per l'uovo in camicia. 
    Ti confesso però, e devo farlo con tutta onestà, che mentre in genere non ho problemi nel prepararlo, per altro già fatto su questo blog tempo fa, questa volta ho sbagliato la cottura, e mentre mi apprestavo a fare la salsa, ho lasciato cuocere troppo il mio bell'uovo. 
    Tu mi dirai: perché non l'hai rifatto? 
    Epperchè ho iniziato a cucinare alle 8.00 del mattino ed alle 13.00 avevo una truppa affamata che mi ronzava attorno con sguardo malmostoso, e se avessi cominciato a lamentarmi, mi avrebbero aperta in due come il suddetto uovo. Per altro, quello che vedi in foto, non è un set, ma il nostro tavolo pronto per la colazione/pranzo...che non oso chiamare brunch pena il fuori concorso. 
    Quindi neanche tanto sfizio per le foto stavolta. 
    Tu e le Signore dell'MTC prendete quello che c'è! 
    Per la mia colazione non ci sono grandi sorprese né invenzioni
    Mi sono mantenuta piuttosto sul tradizionale senza contaminazioni, a parte un rigatino del Chianti perché qui non si trova né bacon né prosciutto canadese. 

    Uovo alla Benedict su Crumpets con spinaci novelli saltati, rigatino Toscano e salsa Mornay
    Ho accompagnato la nostra colazione con Mini cinnamon raisin loaves e una fumante tazza di caffelatte. 

    Uovo in camicia
    Io uso questo metodo. Riempio una pentola capiente con almeno 10 cm di profondità. Aggiungo 3 cucchiai di aceto di vino bianco e porto a ebollizione. Sguscio l'uovo in un ciotolino e quando l'acqua comincia a bollire, abbasso la fiamma e con il cucchiaio comincio a mescolare formando un vortice.
    Quando il vortice è ben definito, faccio scivolare l'uovo al centro. L'uovo si avvolge su se stesso, creando la camicia di albume sul tuorlo. L'acqua non deve bollire ma sobbollire altrimenti l'albume si sciupa. Faccio cuocere per 2/3 minuti e tolgo l'uovo con una schiumarola, tagliando l'albume in eccesso per dare la forma bella tonda. 
    Spinaci saltati - per 4 persone
    100 g di spinaci puliti
    Pulite gli spinaci e scegliete le foglie più piccole e tenere.
    Eliminate i gambi. Lavatele con cura.
    In una larga padella, mettete una noce di burro e fate sciogliere quindi aggiungete gli spinaci ancora umidi.
    Fate cuocere a fiamma media, e salate mentre cuocete, fino a che gli spinaci saranno passiti ma ancora lievemente croccanti. 
    Mettete da parte.
    Rigatino croccante - per 4 persone
    50 g di rigatino Toscano 
    Fate scaldare bene una padella antiaderente. Con una pinza posate delicatamente le fettine di rigatino e fatele rosolare a fiamma media, da entrambi i lati, fino a che non saranno di un bel colore bruno dorato. 
    Mettetele su un foglio di carta assorbente e tamponatele in modo da asciugarle dal loro grasso. Tenete da parte al caldo.
    Crumpets (ricetta dal libro Bread di Paul Hollywood)
    Ingredienti per 10-12 crumpets
    175 g farina 0
    175 g farina 00
    14 g di lievito naturale disidratato (io ne ho usato 8 g)
    1 cucchiaio di zucchero semolato
    350 ml di latte tiepido
    150-200 ml di acqua tiepida
    1/2 cucchiaino di bicarbonato di sodio
    1 cucchiaino di sale
    olio di girasole per cuocere (io ho usato una sola spennellata di burro ghee per il primo crumpet)
    Mettete entrambe le farine in una larga ciotola (io ho usato la planetaria) e mescolatevi il lievito. In una tazza, sciogliete lo zucchero nel latte tiepido quindi versatelo nella miscela di farine. Impastate per 3/4 minuti fino ad ottenere una pastella piuttosto densa. Il tempo di lavorazione aiuta la pasta a sviluppare la forza proteica assicurando ai crumpets di sviluppare i caratteristici fori nella cottura. 
    Coprite la ciotola e fate riposare per almeno 1 ora.
    L'impasto lieviterà e poi comincerà a collassare. Quello è il momento per passare alla seconda fase della lavorazione, in quanto i lieviti avranno sviluppato il glutine necessario a dare ai crumpets la loro struttura consentendo loro di crescere in cottura.
    In una tazza mescolate 150 ml di acqua tiepida con il bicarbonato ed il sale. Versate il liquido lentamente e mescolate delicatamente fino ad ottenere una pastella densa ma fluida. Fate riposare per 20 minuti coperta. Sulla pastella compariranno dei piccoli fori.

    Scaldate una padella antiaderente dal fondo spesso (o una piastra liscia).
    Imburrate dei coppapasta da 7/8 cm di metallo e spennellate la piastra.
    Appoggiate gli anelli e versatevi la pastella per 2/3 della capacità di ogni anello. 
    Il primo crumpet sarà il vostro tentativo per dosare la temperatura che non deve essere alta. La cottura deve essere lenta e bassa.
    Dopo 6/8 minuti vedrete la superficie dei crumpets riempirsi di piccoli fori. 
    E' il momento di girare il crumpet con estrema delicatezza, con una spatola e proseguite la cottura per altri 2/3 minuti.
    Rimuovete l'anello di metallo, se necessario usando un coltellino affilato. 
    Dopo il primo crumpet, potrete proseguire con la giusta temperatura per il resto della vostra pastella. 
    I crumpets possono essere serviti interi o a metà, con burro, confetture, sciroppi. Ma anche con un uovo in camicia ed abbondante salsa.  






    Salsa Mornay (ricetta di M. Roux) per 4/6 persone
    - 30 g di burro
    - 30 g di farina
    - 500 ml di latte
    - un pizzico di noce moscata grattuggiata al momento
    - sale e pepe bianco grattuggiato al momento
    - 3 tuorli 
    - 50 ml di panna densa (o crème fraiche)
    - 100 gr di gruyere.
    Preparare la besciamella sciogliendo il burro in una casseruola dal fondo spesso su fuoco basso, aggiungendo la farina e mescolando con una frusta. Cuocere per 2/3 minuti  per ottenere un roux bianco. Versate il latte freddo sul roux e sempre mescolando portate a ebollizione su fuoco medio. Quando inizia a bollire , abbassate la fiamma e lasciate sobbollire per 10 minuti mescolando spesso. Insaporite a piacere con noce moscata, sale e pepe.
    Mescolate in una ciotola i tuorli con la panna e versateli nella besciamella, sempre mescolando. Lasciate sobbollire la salsa per 1 min. ci.ca mescolando di continuo, quindi togliete dal fuoco e versateci a pioggia il formaggio grattugiato. Mescolate finche non è sciolto, assaggiate e regolate di sale e pepe se necessario. 
    E' perfetta su verdure bollite, per i maccheroni al formaggio e nelle crepes al pollo e funghi. 




    Assemblate il vostro uovo alla Benedict, appoggiando un crumpet sul piatto di portata, un ciuffetto di spinaci saltati sui quali sistemerete con delicatezza l'uovo in camicia. Versate sull'insieme due abbondanti cucchiaiate di Salsa Mornay che si sposa splendidamente con gli spinaci grazie alla presenza del formaggio, in questo caso del Gruyere e servite con il rigatino croccante.
    Mini Cinnamon raisin loaf (dal libro Joy of Cooking - all about Breakfast di Irma Rombauer) 
    Ingredienti per 4 mini stampi per plumcake da 12x5 cm
    4 g di lievito naturale disidratato
    3 cucchiai di acqua tiepida
    225 ml di latte tiepido
    5 cucchiai di burro fuso + 3 per le finiture
    3 cucchiai di zucchero semolato + 2 per il ripieno
    1 uovo grande
    1 cucchiaino di sale
    240 g di farina 0 + ulteriore 60 g fino a 120g in base all'assorbimento 
    80 g di uvetta sultanina
    2 cucchiaini di cannella in polvere
    1 uovo 
    Questo è un pane molto amato per la colazione americana e spesso si trova servito in rolls. 
    Nella ciotola della planetaria, versate il lievito e l'acqua tiepida ed attendente che si sciolga completamente 5 minuti c.ca)
    Aggiungete il latte che avrete intiepidito, 5 cucchiai di burro fuso, 3 cucchiai di zucchero, l'uovo ed il cucchiaino di sale. 
    Mescolate con il gancio a bassa velocità quindi quando gli ingredienti sono amalgamati, aggiungete 240g di farina setacciata. 
    Impastate e noterete che il composto sarà piuttosto liquido e appiccicoso.
    Cominciate ad aggiungere il resto della farina, poco a poco, fino a che il vostro impasto non prenderà elasticità e consistenza, restando umido ma non appiccicoso, e la ciotola sarà pulita sui lati (c.ca 10 minuti o più). 
    A questo punto mettete l'impasto su una tavola infarinata e lavorate la vostra palla qualche minuto per poi trasferirla in una ciotola di plastica oleata. 
    Coprite con pellicola o un canovaccio e fate lievitare per almeno 1h30 8deve raddoppiare di volume).
    Mentre l'impasto lievita, fate ammollare l'uvetta in acqua calda per almeno 10 minuti. Strizzatela bene e tenete da parte.
    In una ciotolina mescolate i due cucchiai di zucchero con 2 cucchiaini di cannella in polvere. 
    Una volta che la pasta sarà bella gonfia, trasferitela sulla spianatoia infarinata, fatene uscire l'aria schiacciandola con le mani quindi con un matterello stendetela delicatamente ottenendo un rettangolo lungo c.ca 40 cm e largo 25 dallo spessore di 5/6 mm. 
    Con un pennello spennellate 2 cucchiaini di burro sulla superficie, cospargete con la metà dello zucchero alla cannella e distribuite bene l'uvetta.
    Arrotolate la pasta dal lato lungo e cercate di sigillare il bordo con le dita.
    Imburrate gli stampini da plumcake.
    Tagliate la pasta in 4 rolls lunghi 10 cm c.a e trasferiteli ognuno nel proprio stampo. Fate lievitare ancora per 1 ora fino a che non abbiano raddoppiato di volume.
    Preriscaldate il forno a 190°C
    Sbattete l'uvo rimasto e spennellate le pagnottine, quindi cospargete dello zucchero alla cannella rimasto.
    Mettete in forno per c.ca 35/40 minuti, fino a che la superficie sia bella bruna e croccante. 
    Togliete dal forno ed ancora caldi, spennellateli del burro fuso rimasto. Fate raffreddare su una griglia e servite tiepidi. 


    E con questa ricetta partecipo come sempre con grande piacere all'MTC di Ottobre 

    Benedict's Egg