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giovedì 28 novembre 2019

Plumcake integrale con nocciole e mirtilli, senza burro: fuga dal Natale.

You're a Mean One, Mr Grinch - Tyler the Creator 
Il Natale è alle porte.
Quest'anno più velocemente di sempre.
Stranamente la stanchezza ed il lavoro che pressa non mi concedono il giusto abbandono all'idea delle feste.
In particolare ciò che quest'anno mi fa sentire molto più vicina al mostriciattolo di Grinchiana memoria, è l'idea delle maratone del cibo.
Con mio grande orrore ho già il calendario di Dicembre pieno di cene e cenini con amici e conoscenti, ma la prova più grande resta sempre e comunque il Natale al Sud.
Ripeto dentro di me che non ce la posso fare.
Se potessi, chiederei rifugio ad una clinica disintossicante dal cibo ed andrei avanti a liquidi.
Attualmente ho solo voglia di grandi mangiate di verdure, zuppe e vellutate e sul versante dolci, cose rustiche, poco dolci, essenziali nel sapore e nel contenuto ma confortanti nell'aspetto.
Preparazioni possibilmente con farine e zuccheri integrali, con il sapore schietto della natura.
Senza avere la pretesa di riprodurre la morbidezza di certi golosissimi plumcake integrali, ho voluto cimentarmi in un dolce lontanissimo dal gradimento della famiglia e sicuramente più vicino al mio in questo momento.
Un plumcake realizzato con una farina integrale che arriva dalla Maremma, comprata a settembre da un piccolo produttore nella zona di Scarlino dove mi è capitato di dormire un paio di notti.
Farina macinata a pietra con un profumo di grano inebriante.
Fulminata dal cake alle nocciole ed orzo della mia cara Alice, ho deciso che mi sarei ispirata alla sua ricetta, eliminando però la parte tostata dell'orzo e virando con maggiore intenzione verso le tostature delle nocciole che tanto amo.
Per non essere monotematica però, ho aggiunto una manciata di mirtilli dell'Abetone che riposavano nel congelatore in attesa di venire utilizzati quanto prima.
Il contrasto è molto interessante: la freschezza acidula del mirtillo con l'avvolgente aroma delle nocciole tostate è una piacevole sorpresa.
La consistenza del cake è umida, sofficissima e decisamente poco dolce, perfetta per una colazione o una pausa te senza sensi di colpa.
Ingredienti per uno stampo da 1,3 litri
170 g di farina integrale macinata a pietra
100 g di farina 0
3 uova grandi a temperatura ambiente
150 g di zucchero Muscovado di canna
110 g di olio di semi
1 cucchiaino di pasta di nocciole (facoltativo)
100 ml di latte di nocciola
2 cucchiaini di lievito in polvere
120 g di nocciole tostate Tonda Gentile
80 g di mirtilli piccoli dell'Abetone
  • Accendi il forno a 180°. 
  • In una ciotola setaccia le farine con il lievito e tieni da parte. 
  • Trita le nocciole grossolanamente: io le ho lasciate a pezzi molto grossi, sia per la farcitura che per la decorazione perché a me piace sentirle sotto i denti.
  • Versa lo zucchero muscovado nella ciotola della planetaria. Verifica che non abbia grossi grumi visto che ha la tendenza a formarli, in caso cerca di sbriciolarli fra le dita e fai fare un giro di frusta in modo da ammorbidirlo. Aggiungi le uova e monta a velocità media per almeno 10 minuti, per ottenere un composto di bel color caramello chiaro e spumoso. 
  • Ingloba a filo sempre montando, l'olio di semi in cui avrai mescolato la pasta di nocciole e continua a montare per 1 minuto dopo averlo inserito tutto. 
  • Togli la ciotola dalla planetaria e comincia ad aggiungere un terzo della farina aiutandoti con una spatola di silicone, intervallandolo con metà del latte di nocciole. Continua così alternando gli ingredienti e finendo con la farina. 
  • Aggiungi adesso metà delle nocciole e due terzi dei mirtilli ed incorpora delicatamente con la spatola. 
  • Versa il composto in uno stampo da plum cake della capienza indicata, foderato con carta da forno e fai cuocere per c.ca 40 minuti. Fai la prova stecchino che deve uscire pulito ed asciutto. 
  • Una volta pronto, aiutandoti con la carta forno, trasferisci il plumcake su una gratella e fai raffreddare prima di servire. Si conserva a lungo morbido se coperto da una campana o pellicola. 




lunedì 12 febbraio 2018

Cake arancia, vaniglia e cioccolato morbidissimo: un cake per tutte le stagioni!

Breakfast in America - Supertramp
La difficoltà di mantenere in vita un blog di cucina, non è tanto trovare delle ricette degne da realizzare e pubblicare.
Quella è la parte più semplice.
La difficoltà vera è riempire quel vuoto comunicativo in cui spesso precipito specialmente nei momenti di "riavvolgimento su me stessa".
Il problema di questo spazio, è che la cucina è solo un pretesto.
Un magnifico pretesto escogitato a scopo terapeutico, dove la parola ha più importanza di un dosaggio, il confronto prevale sulla procedura e lo sfogo liberatorio sulla lievitazione.
Mi capita spesso di tornare a leggere vecchi post, trascinata dalla curiosità di capire cosa vi abbia spinto ad andare a cercare quella ricetta piuttosto che un'altra.
Finisco con l'indugiare sul mio scritto, sull'emozione di quel momento.
Mi sorprendo a volte di tanta schiettezza; altre, provo quella stessa emozione. 
Spesso mi chiedo come abbia trovato l'ispirazione per scrivere quella pagina.
In quei casi, la frustrazione è dietro l'angolo.
Così comincio a pensare che la mia vita sia talmente priva di sorprese che le parole finiscono con l'essere sempre le stesse.
Forse la ragione è molto più semplice di quanto non voglia credere: è lunedì.
Un'altra settimana è passata, Sanremo, Dio piacendo, è finito, il Carnevale sta per andarsene e di S. Valentino non ce ne accorgeremo neanche.
Non avevo considerato tutte queste belle cose tutte insieme.
Allora, buon lunedì a tutti.
Sto per dirvi una cosa assoluta: questo dolce è MAGNIFICO!
Dopo aver provato decinaia e decinaia di ciambelloni, cake, tortine alla ricerca della morbidezza ed umidità perfetta, convinta ogni volta di averla trovata, sono incappata su lei, la mitica Donna Hay e mi sono innamorata.
La realtà è che stavo cercando un cake al limone come dico io: sofficissimo, profumato, dal dichiarato aroma di agrume ed umido al punto giusto. Magari anche senza burro.
Soprattutto, cercavo un dolce da poter fare a occhi chiusi, senza bisogno di montare, di sciogliere, di preoccuparmi della temperatura degli ingredienti...insomma, un dolce a prova di dummies, la cui ricetta ti resti in mente al primo colpo.
ED ECCOLA QUA!
Una ciotola, una frusta e semplici ingredienti per una base di dolce estremamente versatile, visto che io l'ho subito provata in 3 diverse varianti (personali).
Questa marmorizzata è la preferita di mia figlia.

Ingredienti per uno stampo da cake da 30 x 10,8 (o da ciambella 24/26 cm) 
180 ml di olio di semi di girasole o mais
60 ml di succo di arancia non trattata + la sua scorza grattugiata
2 uova grandi
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
280 g di yogurt greco (è necessario uno yogurt denso, quello bianco classico non da' lo stesso risultato)
300 g di zucchero semolato fine
300 g di farina 00 setacciata
25 g di cacao amaro setacciato
50 ml di latte
2 cucchiaini di lievito per dolci
mezzo cucchiaino di bicarbonato setacciato
  • Accendi il forno a 170° e imburra e fodera lo stampo da cake con carta da forno. 
  • In una ciotola capiente versa l'olio, la scorza ed il succo di arancia, le uova, lo yogurt, la vaniglia e lo zucchero quindi con una frusta a mano mescola con cura in modo da ottenere un composto cremoso ed omogeneo. Non ti preoccupare se le uova e lo yogurt saranno freddi di frigo. Non ci sono rischi che il composto crei problemi in cottura. 
  • Adesso setaccia bene la farina con lievito e bicarbonato direttamente sulla ciotola, incorporandola sempre utilizzando la frusta così che non si formino grumi. Mescola fino a che non ottieni un composto liscio e lucido. Non sarà tanto denso ma simile alla consistenza di una crema.
  • Versa la metà del composto in una ciotola ed in questa versa il cacao setacciato ed il latte. Sempre con la frusta, mescola in modo da ottenere un bel composto scuro e lucido. Il latte è necessario perché il cacao assorbe molti liquidi ed il composto tende ad indurire con la sua aggiunta. Il latte ripristina i liquidi assorbiti riportando l'impasto alla consistenza originale. 
  • Utilizzando 1 cucchiaio grande per ogni ciotola, comincia a versare cucchiaiate di impasto chiaro alternandole a quello scuro, magari cercando di formare una sorta di scacchiera su due colonne. Formerai un primo strato e quando la base sarà ben coperta, con una bacchetta cinese o un coltello, fai dei ghirigori sugli impasti in modo da creare dei disegni dei due colori. 
  • Procedi quindi a terminare il resto dell'impasto con lo stesso procedimento senza dimenticare di fare i tuoi ghirigori. 
  • Prendi in mano lo stampo, smuovilo leggermente per livellare l'impasto e metti subito in forno per 55 minuti c.ca. Fai la prova dello stecchino che dovrebbe uscire pulito. 
  • Una volta tolto dal forno, lascia raffreddare all'aperto per una decina di minuti, quindi aiutandoti con la carta da forno, toglilo dallo stampo e fallo raffreddare completamente su una griglia, in modo che non si formi condensa. 
  • Servi a temperatura ambiente. Si conserva morbido ed umido per giorni se coperto con pellicola o alluminio. Perfetto per la colazione o il te ed assolutamente delizioso. 
VARIANTE AL LIMONE 
  • L'originale di Donna Hay prevede la scorza grattugiata e 60 ml di succo di un limone non trattato. Tutto il resto è identico (tranne la parte del cacao che ovviamente ometterete). La versione al limone è personalmente la mia preferita, ma mia figlia mi impone la versione marmorizzata, dato il suo amore per il cioccolato. In ogni caso questo cake è adorato da tutta la famiglia. Facile, veloce, riuscita perfetta. Non perdetevelo. 



lunedì 25 settembre 2017

Cake agli zucchini e cioccolata per Starbooks

Wake me up when September ends - Green Day
Si possono fare dolci con le verdure?
Certo, pensiamo alle carote, la zucca o addirittura alle bietole.
Ma con le zucchine ci avete mai provato?
A me piace la sperimentazione e questa ricetta, nata dalla mente sempre in moto di Martha Stewart, è stata una vera e propria sorpresa.
Ma se volete saperne di più, vi invito ovviamente a visitare il sito Starbooks.
Buona lettura.


martedì 10 marzo 2015

Tangerine cake: fare pulito!

Only Time - Enya
Si avvicina lentamente quella stagione in cui vengo travolta da raptus incontenibili: fare pulito!
Me ne sono chiesta spesso la ragione e la prima risposta che sempre mi balena nella mente: è la luce.
La luce che ritorna nelle nostre case mette a fuoco quanto abbiamo accumulato nel tempo, quanto abbiamo messo da parte nei giorni freddi, anche solo per farci compagnia.
Oggetti di qualsiasi genere, vestiti, pensieri.
La luce ha nel mio caso, un potentissimo effetto che riconduce ad un non colore, il bianco, simbolo di purezza, ordine, essenzialità.
Cerco l'ordine dentro di me ed intorno a me come un assetato cerca l'acqua nel deserto.
Viene da se che in una casa di 69 metri quadrati in cui gravitano 3 esseri umani mediamente disordinati, l'impresa si presenta ardua, se non impossibile.
La prima cosa che avrei voglia di fare in questi momenti è armarmi di un sacco gigantesco e buttare dentro ogni cosa.
A partire da quanto ho stipato in cucina, sopra, sotto e dentro i pensili, nel forno, nei cassetti.
Perché ormai, credetemi, non ho più il minimo spazio gestibile.
La frenesia ha preso pigolo ulteriormente dopo aver letto un bellissimo post della mia amica Mapi, in cui racconta di un meraviglioso libro giapponese, Il magico potere del riordino, che sicuramente l'autore deve aver scritto per anime sconsolate come la mia.
Potete ben capire che questo oggetto andrà ad ingrossare la ormai impossibile montagna di libri accolti in questa casa. Ho però la speranza che mi aiuti a liberarmi di ogni eccesso.
Spesso siamo legati ad oggetti a cui vogliamo dare per forza un senso ed un ricordo, quando stupidamente il ricordo è già dentro di noi e l'oggetto è solamente un interruttore che accende uno spot su quel momento.
Io so solo che quando mi libero della zavorra e vedo ordine intorno a me, mi sento leggera, anche la mia testa è in ordine, i miei pensieri volano veloci, le soluzioni ai problemi sono chiare, immediate, ed io sono semplicemente più felice.
Una torta per invitare l'inverno ad andarsene.
Come sempre ci pensa lei, la bionda signora bionica del lifestyle americano, l'inossidabile Martha Stewart. Ormai sto saccheggiando il suo libro Cake senza alcun ritegno ed avendo alcune arance che campeggiano nel mio cesto della frutta da un po', ho deciso che avrei provato questo dolce.
Che in originale richiede l'uso di mandarini (tangerine) ma la Martha, bonariamente, accetta anche delle succose arance.
Certo è che il mandarino sarebbe perfetto e trasformerebbe questo dolce in una celebrazione di feste invernali.
Così invece è un dolce pieno di sole che invita giornate luminose ad entrare nella nostra casa.
Provatelo, come sempre lei non sbaglia un colpo.
Ingredienti per uno stampo a ciambella da 26 cm di diametro
225 g di burro a temperatura ambiente
360 g di farina 00
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 cucchiaino di sale
380 g (io 300) di zucchero semolato
6 uova grandi
2 cucchiai di zeste di mandarino finemente grattate (In alternativa usate quelle di arancia)
125 ml di succo di mandarino (o arancia) spremuto fresco
2 cucchiai di liquore all'arancia tipo Grand Marnier
1 cucchiaino di estratto di vaniglia naturale
185 g di yogurt bianco
Per la glassa
270 g di zucchero a velo
3 cucchiai di succo di mandarino fresco.
Accendete il forno a 180°.
Imburrate lo stampo per ciambelle e spolveratelo lievemente con la farina eliminando quella in eccesso.
In una ciotola mescolate la farina, il bicarbonato ed il sale.
Con la frusta elettrica montate il burro con lo zucchero ad alta velocità per c.ca 3/5 minuti, fino ad ottenere un composto chiaro e spumoso.
Aggiungete le uova, una alla volta, senza aggiungere il secondo fino a che il primo non sia stato ben incorporato. Quando tutte le uova saranno ben incorporate, aggiungete le zeste di mandarino, il succo, il liquore e la vaniglia.
Adesso riducete la velocità a bassa, e cominciate ad incorporare la farina in tre tempi, alternandola allo yogurt (in 2 tempi).
Versate l'impasto nello stampo e battetelo lievemente sul tavolo affinché vengano eliminate eventuali bolle d'aria.
Cuocete per c.ca 50/55 minuti e fate comunque la prova stecchino.
Fate raffreddare la torta 30 minuti prima di rovesciarla su una gratella e farla raffreddare completamente.
Preparate la glassa: Mescolate con una frusta lo zucchero ed il succo fino a che non otterrete un composto morbido e fluido.
Rovesciate la torta su una gratella e con un cucchiaio versate la glassa delicatamente sul dolce.
Lasciate asciugare prima di servire. Si conserva morbida ed umida per 3/4 giorni coperta con la pellicola.



martedì 20 maggio 2014

La lentezza di vivere: chocolate Bundt cake di Martha....ancora!

Dubbi non ho - Pino Daniele
Sempre più complicato passare di qui a lasciarvi ricette.
Mi rendo conto di avere pochissimo tempo per qualsiasi cosa, in particolare per cucinare per il blog. Non che abbia smesso di cucinare o di mangiare: quello mai.
Solo che tutto quello che gira intorno ad una ricetta da pubblicare, vale a dire pensarla, sceglierla, prepararla, fotografarla e scriverla, adesso, in questo momento della mia vita, mi è diventato pesante.
Io do la colpa alla luce.
Fino a che siamo immersi nell'imbrunire perenne dell'inverno, la nostra casa diventa un rifugio irresistibile e la cucina il nostro luogo prediletto.
Personalmente, come il sole entra dalle mie finestre, io ho voglia di uscire.
Di stare fuori, di fare altro come passeggiare, leggere in terrazza, viaggiare (infatti in questo momento sono in crisi di astinenza da aeroporto).
La voglia e l'energia per stare dietro al blog diminuiscono con l'aumentare della luce, e piano piano scemano fino ad interrompersi con l'inizio dell'estate.
Credo che sia così un po' per tutte noi.
Quindi spero perdonerete la mia assenza, la mia latitanza nei vostri blog, la mia poca originalità in quello che posto (soliti dolci) ed una verve sgonfia come un soufflé riuscito male.
Andante con gusto è in questo momento piuttosto un Largo con gusto.
Ma ho bisogno di prendermi dei tempi e dei respiri più ampi.
E questo lo auguro anche a tutte voi.
Uscite, incontrate amici, parlate, leggete, viaggiate tanto.
Poi ogni tanto mangiatevi una fetta di torta. Come questa che è sempre un piacere.
Dal solito meraviglioso Martha Stewart's Cake, la ricetta di questo ciambellone al cioccolato con panna acida.
Soffice, denso, umido, cioccolatoso al punto giusto.
Buono con fragole e panna.
Buono nature. Buono comunque.
Ma soprattutto facilissimo.
Ingredienti per uno stampo da ciambella 26 cm diametro
300 g di farina 00
225 g di burro morbido
75 g di cacao amaro
1 cucchiaino di bicarbonato di soda
1 cucchiaino di sale
125 ml di latte
125 ml di panna acida
280 g di zucchero
4 uova grandi a temperatura ambiente.
1 cucchiaino di estratto di vaniglia
Per la glassa
125 ml di panna fresca
2 cucchiai di burro
100 g di cioccolato fondente al 60%
Preriscaldate il forno a 160° ed imburrate lo stampo.
In una larga ciotola miscelate la farina con il cacao setacciato, il bicarbonato ed il sale.
In una caraffa da misurazione, mettete il latte e la panna acida e mescolate bene
Con la planetaria o una frusta elettrica, battete il burro morbido con lo zucchero a velocità media, per 3/5 minuti fino ad ottenere un composto soffice, bianco e spumoso.
Aggiungete le uova che non dovranno essere fredde, una alla volta. Non aggiungete la successiva fino a che la precedente non sia completamente incorporata dall'impasto.
Aggiungete la vaniglia e mescolate.
Riducete la velocità e cominciate ad aggiungere la farina ed i liquidi in 2 tempi. Cominciate con la farina, aggiungete i liquidi, quindi terminate con la farina, mescolando giusto il tempo per avere un composto omogeneo.
Trasferite l'impasto nello stampo e spianate la superficie con una spatola morbida.
Mettete in forno e cuocete per almeno 55 minuti, ed alla prova stecchino questo dovrà uscire pulito ed asciutto.
Trasferite lo stampo su una griglia a raffreddare e sformate quando ormai sarà completamente freddo.
Preparate la glassa.
Portate la panna a fremere su fiamma dolce. Versatevi sopra il cioccolato che avrete fuso a bagnomaria. Mescolate e togliete dalla fiamma lasciandolo riposare per 2 minuti.
Aggiungete il burro e mescolate con una frusta delicatamente, senza incorporare aria, fino a che non avrete una crema morbida e vellutata.
Lasciate riposare mescolando ogni tanto fino a che non otterrete la giusta consistenza quindi versate con cura sul dolce.
Lasciate solidificare quindi servite, magari con un ciuffo di panna semimontata.
Si conserva morbida ed umida per giorni coperta da pellicola.

mercoledì 28 settembre 2011

Prova d'orchestra. Cake all'olio d'oliva e mandorle

Rach 3 - da "Shine"
A settembre tutto ricomincia: si ritorna a scuola, in palestra, al corso di ballo, alle partite a calcetto, alle cene con le amiche. A settembre si ritorna in orchestra. Quando, una vita fa, il mio sogno proibito era quello di entrare a far parte di una grande orchestra tipo i Berliner Philarmoniker (e quando si sogna, voi m'insegnate, bisogna farlo alla grande), essere convocata per far parte dell'orchestra del Conservatorio era già una soddisfazione stellare. I pomeriggi interi e le serate a provare, le sfuriate del direttore, i problemi tecnici, le ore a lavorare sull'intonazione, sui respiri, le prove di sezione...una vita bohemienne che faceva sognare ed esaltava noi ragazzi pieni di ambizioni. Avete presente "Saranno Famosi"? La vita di Conservatorio era un po' come in quei magici telefilm, con la differenza che noi non ci mettevamo a ballare sui tavoli in sala mensa, ma magari in piedi al pianoforte a cantare "Bella figlia dell'amor" nelle ore di pausa. Tutti quelli che amano la musica e sanno suonare uno strumento, potranno confermarvi quanto questo sia una gioia che ti riempie senza fine. Ma tutti quelli che sanno suonare uno strumento così come quelli che sanno cantare, potranno ripetere con me quanto meraviglioso ed emozionante ed unico sia suonare INSIEME. Insieme. Una parola che contiene un mondo. Fare musica insieme è un dono del cielo. E succede che suonando insieme, anche se si è sgarrupatelli, timidi, imbranati e magari neanche tanto talentuosi, la musica ci porta via e ci fa sentire grandissimi. Io so che molte di voi hanno studiato musica e sanno suonare. Quanto è più gratificante leggere uno spartito in due o tre o magari in 20, anziché da soli? Che emozione dà ascoltare una, due, molte note solitarie diventare un'armonia? Io sono una di quelle che ama infinitamente assistere a concerti di classica, ma se devo scegliere tra il grande solista virtuoso e l'orchestra sinfonica, io mi lancio sulla seconda di corsa, ad occhi chiusi. L'orchestra è un mondo misterioso e complesso, un animale con mille teste, mille cuori ed un unico respiro. Di fronte a spettacoli teatrali musicali, il mio sguardo è sempre là, nella buca. I minuti prima dell'esecuzione sono fonte di grande emozione: il rito dell'intonazione mi fa battere il cuore e mi ricorda momenti vissuti. Così ringrazio i miei genitori di avermi avvicinata alla musica e la fortuna di vivere qui per avere l'opportunità di far ancora parte di una piccola orchestra di strumenti a plettro che proprio quest'anno festeggia i suoi 90 anni di attività. Le dinamiche di un'orchestra amatoriale non sono quelle di una grande orchestra professionale, ma vi si avvicinano con la differenza che l'atmosfera è più rilassata, scherzosa, divertita, e durante la prova c'è sempre quello che smorza la tensione con la battuta o con la zingarata. Nella pausa ci si fa il caffè con la moka e si mangiano le patatine. Il poco tempo che passo in orchestra durante le 2 prove settimanali, è il più meraviglioso antistress che io possa trovare, assolutamente gratuito ma senza prezzo. 

Per lasciarvi ancora un  meraviglioso esempio di vita d'orchestra, vi invito a vedere un film assolutamente strepitoso e commovente - Le Concert - Il Concerto - di Radu Mihaileanu (Train de Vie) - e passerete due ore di grande godimento ed emozione pura. Chi di voi l'ha visto, mi vuol lasciare le sue impressioni?


Ecco un semplice cake strepitosamente soffice ma con un aroma delizioso, perfetto per la colazione ma anche per un dopo cena. Ho preso la ricetta dal libro "Torte e Biscotti" della Food Editore. 
Ingredienti per 6 persone
-         220 gr di farina 00
-         200 gr di zucchero
-         80 gr di mandorle spellate
-         2 uova
-         170 gr di yogurt greco
-         100 ml di olio extra vergine (usate un olio delicato come quello ligure o del lago di Garda)
-         ½ bustina di lievito per dolci
-         1 bicchierino di liquore all’anice.
Tostate 60 gr di mandorle su una placca da forno a 180 gr per 5/7 minuti. Fate raffreddare e frullatele grossolanamente. Tritate le mandorle rimaste e tenetele da parte.
Fate ridurre il liquore all’anice in un padellino a fuoco basso per 5 minuti. Setacciate la farina con il lievito, unite un pizzico di sale e le mandorle tostate.
Sbattete i tuorli con lo zucchero, aggiungete l’olio a filo, lo yogurt ed il liquore. Unite poi la farina ed amalgamate bene il tutto. Montate gli albumi a neve ferma quindi uniteli al composto mescolando delicatamente dall’alto al basso.
Rivestite uno stampo per plum cake con carta da forno quindi cospargete il fondo con metà delle mandorle tritate. Versatevi il composto e terminate con le mandorle rimanenti. Fate cuocere in forno al 180° per 40 minuti. Il giorno dopo è, se possibile, ancora più buona e la crosticina resta croccante. 



lunedì 29 agosto 2011

Cake con farina di riso agli agrumi e il destino di Cio Cio San

Madama Butterfly - Coro a bocca chiusa - G. Puccini
Mi sono resa conto solo adesso che in questi quasi 8 mesi di bloggitudine non ho mai parlato di una persona molto speciale nella mia vita. Si tratta della mia sorellina Alessandra, meglio detta "Jaia" da piccola o "Dinda" nel crescere, e adesso "Zia Luciana" da mia figlia, secondo un gioco scherzoso e un po' presa di giro che utilizza il suo secondo nome da lei non molto amato. Mia sorella ed io abbiamo 11 mesi di differenza. Appena sposata, mia madre si disperava perché non arrivavano bambini. Poi circa un paio di anni dopo sono nata seguita a ruota da lei: a quel punto mia madre sì che si disperava, con il timore che da quel momento in poi sarebbero arrivati bambini a ritrecine! In realtà poi si è fermata a due, con due figlie quasi coetanee (bastava che mia sorella nascesse il 31 dicembre invece che il 2 gennaio, ed oggi avremmo la stessa età!). Ma lei per me è sempre stata "la mia sorellina" e probabilmente sempre lo sarà. Non le ho mai palesemente detto quanto io di lei sia orgogliosa e quanto l'ammiri per le cose che fa. In particolare per non avere abbandonato una passione, quella del canto, con cui sta avendo grandi gioie, la prima delle quali è quella di essere entrata a far parte del coro del Festival Pucciniano di Torre del Lago dopo una dura selezione. Ha cominciato a studiare canto relativamente tardi e si è sacrificata tantissimo, tra momenti di sconforto che l'hanno quasi portata a smettere. Eppure da buon Capricorno testa dura, ce l'ha fatta ed io non posso che ammirarla fosse solo per questo. Sentirla cantare è sempre un momento di enorme emozione per me, che razionalmente non riesco a spiegarmi dove nasconda quel vocione uscendo da un corpicino minuto come il suo. Non è facile celare l'emozione. Le uniche lacrime che ho versato al mio matrimonio, sono state quando l' ho sentita cantare "The sound of music" al termine della messa.  
Ogni estate ho la fortuna di andare ad ascoltare almeno una rappresentazione della vasta produzione Pucciniana a Torre del Lago e grazie a lei, che mi racconta le magagne, le curiosità e i pettegolezzi che ruotano intorno alla messa in scena, mi godo come non mai lo spettacolo. Quest'anno in particolare, è stata rappresentata una nuova edizione della Madama Butterfly, con la presenza di costumi originali giapponesi e solisti provenienti dal Sol Levante, in una scenografia incantata fatta di cieli azzurri e fiori di ciliegio. Ho rubato una piccola foto di lei, che trovo bellissima, in un momento di relax dietro le quinte. 
Madama Butterfly è un'opera che molte di voi conosceranno, in particolare per la triste fine che fa la protagonista. In verità, tra le molte figure femminili della produzione Pucciniana, questa giapponesina è quella che forse amo meno proprio per il drammatico destino a cui si piega: quello di togliersi la vita per il disonore di essere stata abbandonata dall'uomo che ha amato e ritrovarsi sola e ragazza madre. Non è una cosa totalmente anacronistica? Ogni volta mi aspetto che cambi il finale, invece questa povera crista sarà costretta a fare harakiri per l'eternità.