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mercoledì 14 aprile 2021

Tart con salmone e pasta sfoglia veloce da fare in casa per Starbooks

Waitin' on a sunny day - B. Springsteen

Una nuova ricetta per lo Starbooks di aprile, tutto dedicato a Pie e Tart con declinazioni infinite. 
The Book on the Pie è il titolo di questo fantastico testo che vi consiglio di mettere sulla vostra lista quanto prima. 
Intanto, per saperne di più potete seguirci sul sito Starbooks dove troverete la mia ricetta di oggi, ed avrete un assaggio delle straordinarie proposte di questo libro. 
Buon giornata amici. 


lunedì 1 ottobre 2018

Pie di prugne rosse: l'età dell'esperienza.

Every day is winding road - Sheryl Crow
Ultimamente non ho avuto granché tempo di scrivere se non per ricette destinate a Starbooks, che faccio sempre con grande piacere, ancora di più se si trovano libri come How to Eat a Peach.
Mi manca però l'abbandonarmi a quel flusso di coscienza che all'inizio di questa avventura di blog, era la molla che mi spingeva a scrivere.
Pare che sempre di più sia la vita ad avere ragione su di me.
Da una parte un lavoro che richiede impegno e concentrazione e dall'altra la corsa frenetica al voler fare di tutto e di più, mentre contemporaneamente il corpo mi dice: "Ahò, sarà ora che la smetti?"
Il corpo ha una ragione che la ragione non vuole stare a sentire.
Questa mattina, mentre state leggendo queste poche righe, io mi dirigo verso la Spagna, là dov'è ancora estate: Andalusia.
Ogni tanto ritorno a fare il quello che ho fatto per molti anni appena ho aperto l'agenzia: accompagnare i gruppi durante i loro viaggi.
Non capita più molto spesso, perché negli ultimi 25 anni il turismo è davvero molto cambiato. Direi radicalmente.
Resiste qualche sparuto gruppo di highlander del viaggio in bus.
Sono quelle persone che non amano viaggiare da sole per età o inesperienza.
Stavolta accompagnerò questo gruppetto di baldi giovani, le cui età messe insieme, fanno cc.a 18 secoli.
Un bel pacco di esperienza, gente! Credo che al mio ritorno avrò delle storie da raccontare.
Nell'attesa, vi lascio la ricetta di questa torta, la cui frolla è davvero formidabile e perfetta per accogliere ripieni morbidi di frutta.
L'autore non poteva che essere quel diavolo della cucina che è Jamie Oliver.
Potrete aromatizzare l'impasto come più preferite: arancia, cannella, anice....io ho scelto il classico limone e vaniglia.
Ma sperimenterò, promesso.
Ingredienti per uno stampo da pie di 23 cm di diametro
Frolla old fashioned di Jamie Oliver

500 g di farina 00 più extra per infarinare
100 g di zucchero a velo setacciato
250 g di ottimo burro freddo, tagliato a cubetti
la scorza grattugiata di un limone non trattato
2 uova grandi sbattute
1 cucchiaino di estratto di vaniglia (mia aggiunta)
1 goccio di latte freddo
1 tuorlo +  cucchiaio di latte per lucidare
zucchero di canna per rifinire

Per il ripieno
1 kg di prugne rosse mature ma non molle
80 g di zucchero di canna
15 g di maizena
  • Nella ciotola dell'impastatrice, setaccia la farina dall'alto in modo che prenda aria e successivamente aggiungi lo zucchero a velo sempre setacciandolo. Mescola con una frusta quindi aggiungi i cubetti di burro.
  • Con la foglia, impasta per sabbiare il burro con la farina, fino a quando non otterrai un composto di briciole piuttosto fini. Aggiungi la scorza di limone grattugiato e mescola velocemente. 
  • Aggiungi le uova sbattute in cui avrai versato la vaniglia ed il goccio di latte e impasta velocemente fino a che l'impasto non diventerà una palla. 
  • Toglilo dalla ciotola e schiaccialo leggermente quindi avvolgilo nella pellicola e fallo riposare in frigo per il tempo in cui prepari il ripieno. 
  • Lava le prugne e tagliale a metà eliminando il nocciolo. Taglia le due metà in spicchi non troppo grossi. Mettile in una ciotola con lo zucchero e copri con la pellicola. Fai riposare per almeno mezz'ora. 
  • Mentre le prugne riposano, taglia la frolla in due parti. Stendi una parte ad uno spessore di 3/4 millimetri. Imburra uno stampo da pie e foderalo con la pasta lasciandola sbordare. Taglia quella in eccesso. 
  • Rimetti la frolla in frigo mentre prepari la farcitura. Prendi le prugno e appoggia un setaccio su una ciotola vuota. Versa le prugne nel setaccio e raccogli il liquido che avranno rilasciato.
  • Versa il liquido in una casseruola con lo zucchero ed accendi il fuoco a fiamma dolce. Setaccia la maizena sul liquido e con una frusta mescola continuamente per un paio di minuti fino a che il liquido comincerà ad addensarsi come una crema. A questo punto lascia raffreddare qualche minuto poi versa il succo sulle prugne e mescola bene prima di versare il tutto nel guscio di frolla. 
  • Adesso stendi la rimanente frolla per creare il coperchio. Potrai lasciare la frolla intera, praticando un foro al centro per fare uscire il vapore, oppure creare delle strisce e formare una griglia classica oppure a cestino come ho fatto io. 
  • Avvolgete i bordi in modo da sigillare bene la torta e potrete poi formare delle piccole decorazioni come in foto. Sbattete il tuorlo con il latte e spennellate bene tutta la superficie. Per finire cospargete tutto bene di zucchero di canna.
  • Cuocete a 180° per 45 minuti/1 ora fino a che la torta non sia ben dorata e vedrete il succo della frutta sobbollire attraverso le losanghe. Un consiglio: coprite la griglia su cui appoggerete lo stampo, con della carta forno, in modo che se dovesse fuoriuscire del succo (è possibile) in modo che non coli sulla vostra piastra forno e bruci. 
  • Se notate che la superficie si colora troppo, copritela con un foglio di alluminio.
  • Lasciate raffreddare prima di sformarla. 

lunedì 27 marzo 2017

La mia Tourte de Blettes per il Club del 27

La mer - Charles Trenet
Per un breve istante della mia vita, ho rischiato di diventare cittadina francese.
O meglio, abitante della sfavillante Cote d'Azur.
Un secolo fa, quando avevo solo sei anni, mio padre dovette trascorrere 4 mesi a Cap d'Antibes dove la persona per cui ha lavorato tutta la sua vita, era in trattativa per l'acquisto di un centro ippico.
Da giugno a ottobre tutta la famiglia partì, armi e bagagli, per questa terra sconosciuta, neanche poi tanto lontana da Milano, dove allora vivevamo.
Mentre papà trascorreva le sue giornate in scuderia, mamma e le due bambine piccole passavano il tempo come potevano, per lo più cercando una sistemazione decente.
Purtroppo infatti, in pochi mesi di permanenza cambiammo casa tre volte.
Quello che la mia memoria riesce a portare alla luce sono le ultime due case, perché riuscirono a farsi ricordare.
Dalla seconda, dove forse rimanemmo poco più di una settimana, siamo praticamente scappati: ricordo che era una specie di open space ricavato da un garage, senza finestre ed infossato in un posto umido da cui, dopo la pioggia, uscivano centinaia di millepiedi neri.
Riuscivano ad entrare da qualsiasi anfratto e la casa ne era piena.
La notte avevo il terrore che mi entrassero in bocca e facevo sogni terribili.
L'incubo finì ben presto, quando trovammo la casa che ci ospitò fino alla fine di ottobre.
Era un villino molto bello, in stile art deco, circondato da un giardino rigoglioso che lo nascondeva alla strada provinciale che scorreva non lontano.
La meraviglia della proprietà era una piscina rettangolare in pietra, che mia sorella ed io osservavamo con bramosia non potendo utilizzarla: la bella stagione infatti era finita e l'acqua che ancora la riempiva, era ormai una melma verdastra coperta di foglie e insetti.
Nel tempo libero, in quei mesi strani e diversi, papà ci portava a fare il bagno alla spiaggia acciottolata di Juan Les Pins e proprio lì credo di avere imparato a nuotare; a fare i pic nic sulla montagna di Grasse, da cui si aprivano strapiombi da paura; a passeggiare lungo le animate strade di Antibes osservando  gli elegantoni che entravano ed uscivano dal Casinò.
A fine settembre, mio padre fu informato che il suo datore di lavoro aveva comprato un centro ippico vicino Siena e che avremmo dovuto trasferirci lì a breve.
Dalla Francia alla Toscana senza passare dal via. Ed il resto è storia.
La ricetta di oggi è una torta Nizzarda, in ricordo di quel lontano momento della mia vita.
Con questo dolce molto speciale, festeggio il mio ingresso nel Club del 27, ovvero quel manipolo di coraggiosi (#onlythebraves) che il 27 di ogni mese, si diverte a riportare a nuova vita, tutte le ricette dei Temi del mese targati MTC ed ormai già trascorsi.
Un club di amici che vogliono cucinare insieme, condividere il piacere di parlare di cucina senza competizione o finalità diverse se non quella di cucinare per il semplice piacere di farlo.
Questo mese, Il club del 27 ha scelto il tema dei Timballi Torte e Pie da tutto il mondo  perché è sicuramente un tema che si riallaccia alla Terrina della nostra sfida di marzo .
Oggi potrete leggere più di 70 ricette realizzate dai membri del club e farvi venire la voglia.
Vi invito a consultare QUESTA PAGINA e non ve ne pentirete

Ma veniamo senza ulteriore indugio alla TOURTE DEL BLETTES, la torta di bietole per dirla all'italiana.
Una torta dolce con dentro le bietole? So già che la metà di voi storceranno il naso.
Eppure che vogliate credermi o meno, questa è una delle torte più buone che abbia avuto la fortuna di scoprire e preparare negli ultimi tempi.
Che poi, diciamocela tutta, niente si inventa e nella tradizione mediterranea, sono tanti i collegamenti che possiamo trovare nelle cucine di paesi confinanti.
Se vi dico che in Toscana, per la precisione a Lucca si prepara la "Torta co' becchi"? Che altro non è che una crostata ripiena di un composto di bietole frutta secca e canditi assolutamente spettacolare?
Leggendo e confrontando le due ricette, le similitudini sono moltissime e mi piacerebbe sondare più a fondo per capire se c'è una motivazione specifica.

La ricetta della Tourte de Blettes che vi propongo oggi, è quella di Sandra Venturoli Vacchi , che ha la fortuna di poter trascorrere grand parte del suo tempo in Costa Azzurra.
Alla sua ricetta ho apportato delle lievi modifiche per quanto riguarda la preparazione dell'appareil, ovvero del ripieno. Non tanto del contenuto quanto della modalità.
Questo suggerimento mi è stato dato da un'amica francese che fa il mio stesso lavoro, e con la quale mi confronto quando ho bisogno di documentarmi sulla cucina del suo paese.
Ho inoltre ridotto le quantità avendo realizzato una torta di dimensioni molto inferiori, ovvero in uno stampo da 20 cm di diametro anziché 30.
Ingredienti per una tortiera da 20 cm di diametro

Per la frolla 
250 g di farina 00
50 g di farina di mandorle (mia aggiunta)
100 g di burro freddo a dadini
50 g di zucchero
1 cucchiaio di olio d'oliva
1 uovo + 1 tuorlo
acqua fredda se necessario
1 pizzico di sale
1 tuorlo + 1 cucchiaio di latte per la lucidatura

Per il ripieno
150 g di foglie di bietola tagliate a julienne
3 mele non grandi (io ho usato le Steiman, croccanti e leggermente acidule)
40 g di uvetta passa nera
40 g di uvetta tipo Malaga
50 g di pinoli
1 uovo e 1 tuorlo sbattuti
75 g di zucchero di canna
1 cucchiaio di olio d'oliva
1 cucchiaio di grappa
1 bicchierino di Rhum
1 pizzico di sale
1 macinata di pepe 5/6 giri (io ho leggermente diminuito per motivi "di famiglia")
  • Mettete a mollo l'uvetta nel rhum con anche 2 o 3 cucchiai di acqua calda per almeno 30 minuti/1 ora
  • Preparate la pasta: nella ciotola della planetaria versate le farine con il pizzico di sale ed il burro a dadini ed impastate a velocità media con la foglia fino ad ottenere un composto bricioloso. 
  • Mentre la foglia continua ad impastare, aggiungete lo zucchero e dopo qualche istante, le uova precedentemente sbattute. Se l'impasto risulta un po' asciutto, aggiungete a piccolissime quantità l'acqua fredda ed appena si forma la palla, interrompete. 
  • Coprite la frolla con la pellicola quindi fatela riposare in frigo il tempo che preparate il ripieno.
  • In una ampia ciotola versate le uova sbattute con lo zucchero, l'olio extravergine, i pinoli, la grappa, il pizzico di sale ed il pepe, quindi scolate l'uvetta e strizzatela leggermente quindi unitela al composto e mischiate bene il tutto. 
  • Aggiungete all'"appareil" la bietola tagliata a julienne e 2 mele tagliate a fettine sottili. Mescolate con cura in modo che gli ingredienti si amalgamino. 
  • Stendete metà della pasta su una spianatoia infarina, allo spessore di 3/4 mm e rivestite lo stampo imburrato ed infarinato facendola sbordare. Bucherellate il fondo con una forchetta. 
  • Riempite lo stampo con il composto preparato.
  • Sbucciate la terza mela e tagliatela in quarti. Ricavate delle fette con cui coprirete il ripieno (come si vede in foto). 
  • Stendete la rimanente frolla e coprite il ripieno facendo in modo che la pasta copra pure i bordi. A questo punto sigillate con cura i bordi e con una lama affilata eliminate l'eccesso. (per la decorazione del "coperchio" ho utilizzato un motivo floreale su un tappetino di silicone per cake design). 
  • Spennellate bene la torta con del tuorlo sbattuto con latte per lucidarla
  • Praticate uno o più camini sul coperchio in modo che il vapore che si formerà in cottura, possa fuoriuscire senza rovinare il vostro lavoro. Potrete usare dell'alluminio o dei piccoli coppapasta in acciaio, come ho fatto io. 
  • Cuocete in forno a 180° per 1 ora o 1h15 a seconda del vostro forno e comunque fino a che la torta non sarà bella dorata. 
  • Una volta pronta, mettetela a raffreddare su una gratella. Il mio consiglio è di attendere che sia completamente fredda prima di sformarla per non rischiare che si rompa. 
  • E' assolutamente strepitosa a temperatura ambiente ed il giorno dopo ancora più buona. Il sapore delle bietole non è distinguibile e l'insieme è morbidamente aromatico. Perfetta per gli amanti delle torte di mele, dell'uvetta, dei sapori antichi e semplici. 
Vi aspetto il 27 aprile per la prossima ricetta del Club del 27.




giovedì 20 novembre 2014

Le Gateau basque: un dolce francese dal nome spagnolo.

Mon coeur s'ouvre a ta voix - Sansone e Dalila - M. Callas
La ricetta di cui vi parlo oggi è sicuramente una delle ricette basche più conosciute ma curiosamente ha origine francese, esattamente Aquitana, della piccola località di Cambo-les-Bains.
Per alterne vicende, è arrivata nei Paesi Baschi dove è diventato il dolce nazionale.
Essendo un dolce di famiglia, nessuna ricetta che troviamo assomiglia all'altra perché in ogni casa si tramanda la propria da generazioni, ma le caratteristiche di base sono sempre le stesse: una frolla croccante ma non secca, un ripieno di crema o confettura di ciliegie nere, il tutto aromatizzato al rum, al limone o alle mandorle amare. Poco importa visto che alla fine gli ingredienti di questo dolce sono pochi, essenziali, semplici, ma proprio per questo, per la riuscita eccellente, devono essere di primissima qualità.
D'altronde, in origine questo dolce non era certo ripieno di crema ma di frutta di stagione.
Le prime tracce di questa ricetta scritta rinvenute a Cambo-les-Bains risalgono al XIX secolo.
Cambo era all'epoca una rinomata località balneare frequentata dal bel mondo ed ovviamente scelta da pasticceri e chef di prestigio come loro meta primaria.
Il quel periodo il dolce si chiamava "biscotx" (biscotto), dal nome di due sorelle pasticciere, "Le Sorelle Biskotx" che vendevano il loro "Dolce di Cambo" fino alla costa atlantica.
Il vero Dolce Basco si conserva all'aria, fuori dal frigo e dura a lungo, anche 8/10 giorni.
Per ottenere questo risultato, bisogna fare particolare attenzione alla cottura, che deve essere lunga in un forno non troppo caldo. In questa maniera la pasta resta croccante ed il ripieno morbido ma non troppo.
Altre astuzie, per ottenere la torta perfetta sono mescolare bene lo zucchero con il burro ma senza sbatterlo, incorporare gli altri ingredienti delicatamente senza lavorarli troppo (come per ogni frolla che si rispetti), lasciare raffreddare bene la crema e far riposare l'impasto al fresco non troppo a lungo per non indurirlo. La crema poi non deve essere troppo liquida affinché non inumidisca il dolce e si conservi bene e a lungo.
La tradizione vuole inoltre che lo stampo sia in vetro per non inumidire il dolce a fine cottura.
E se siete bravi, potete anche tentare di partecipare la concorso del miglior dolce Basco che si tiene a Cambo tutti gli anni la prima domenica di ottobre.
Quella che vi lascio qui è la ricetta del maitre patissier Thierry Bamas.
Una versione magnifica che ho preparato per il compleanno di mia madre (non trovate la foto della fetta perché non potevo portare a cena un dolce già tagliato, no?). Fidatevi sulla parola.
Ingredienti per uno stampo da 23 cm di diametro
Per la frolla
240 g di burro pomata
270 g di zucchero
1 uovo + 2 tuorli
1 tuorlo per la doratura finale
375 g di farina 00
4,5 g di lievito in polvere
1 pizzico di sale
Per la crema
250 ml di latte
60 g di zucchero
30 g di maizena
40 g di burro
50 g di farina di mandorle
2 tuorli
1 stecca di vaniglia
1 cucchiaio di rum
Mischiate a mano senza troppa energia tutti gli ingredienti a temperatura ambiente: prima il burro con lo zucchero, quindi l'uovo intero, i tuorli. Quando il composto sarà omogeneo, aggiungete la farina setacciata e miscelata con il lievito ed il sale. Formate una palla e fatela riposare in frigo almeno 30 minuti (non oltre l'ora sennò diventa durissima).
Per la crema: fate scaldare il latte fino a fremere, con la bacca di vaniglia. Spegnete e lasciate in infusione.
Montate a mano con una forchetta lo zucchero ed i tuorli ed aggiungete la maizena.
Aggiungete un cucchiaio di latte per rompere la crema quindi versatela nel latte caldo ed accendete la fiamma molto dolce.
Mescolate con una frusta ed aggiungete la farina di mandorle, il burro ed il rum. Continuate a mescolare con la frusta fino a che la crema non si ispessirà.
Toglietela dalla casseruola e mettetela in una ciotola coprendola con una pellicola a contatto con la crema. Lasciate la bacca di vaniglia che toglierete una volta fredda.
Stendete la pasta in 2 dischi di 5 mm di spessore.
Con il primo foderate uno stampo coperto di carta da forno. Lasciate sbordare leggermente la pasta e riempite di crema il guscio senza però arrivare a riempirlo. La crema deve restare sotto un cm dal bordo.
Ricoprite il guscio con l'altro disco di pasta e sigillate bene con le dita, quindi con un coltello affilato tagliate la pasta in eccesso.
Spennellate la superficie con il tuorlo sbattuto con un po' d'acqua quindi con la punta di un coltello affilato, tracciate delle losanghe sulla superficie.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 160° per 40/50 minuti nella griglia centrale.
La superficie deve essere ben dorata.
Fate raffreddare, sformate e servite a temperatura ambiente.
La torta si conserva bene anche fuori da frigo fino ad una settimana.



martedì 10 giugno 2014

It's cherry time: irrinunciabile pizza di ciliegie!

Summer kisses, winter tears - Elvis Presley
Arriva giugno, glorioso, che per me ha pochi elementi di certezza.
Pochi e semplici: cene in terrazza, ciliegie, luce luce luce, tutta l'estate davanti, felicità.
Mi sono rifiutata di assaggiare le ciliegie fino a che mio marito non me ne ha portato un sacchetto proveniente dai miei omini di fiducia, quelli di cui spesso parlo in questo blog, ovvero i contadini da cui spesso faccio spesa.
Le ciliegie insieme ad albicocche e meloni, sono i miei frutti del sole.
Con l'unica eccezione che le ciliegie durano lo sprazzo di un attimo e per quanto mi è possibile, cerco di farne scorpacciate finché ci sono.  
Peccato che devo cercare di contenermi perché ci sono sempre dei piccoli effetti collaterali: evidentemente il mio intestino non condivide la mia stessa passione e mi regala momenti di vero panico.
Problemi superabili no?
Così con un parte delle prime meravigliose ciliegie, ho deciso che avrei provato un dolce da urlo, che probabilmente molte di voi conoscono, per lo meno le amiche pugliesi.
Una torta che è un misto fra bocconotto e pasticciotto, dove lo scrigno friabile e profumato svela un cuore fondente e delizioso.
Crema pasticciera fatta come Dio comanda e ciliegie ancora croccanti ed insanguinate che vi strapperanno più di un sorriso.
Lo so, sono le ultime volte che accedete il forno.
Qui da me si viaggia già tra il 28 e 30 gradi e la cucina è diventato il luogo meno divertente della casa.
Ma uno sforzino potete pure farlo.
E non dimenticate: la frolla di questa torta non vuole il burro.
E' lo strutto che regala una friabilità indimenticabile.
Provare per credere.
Ingredienti per uno stampo a cerniera da 20 cm

Per la pasta frolla:
350 g di farina 00
175 g di strutto 
175 g di zucchero semolato 
3 tuorli piccoli
ammoniaca per dolci (la punta di un cucchiaino) 
La scorza di un limone bio grattugiata sottilmente.
Per il ripieno:
250 ml di latte intero
2 tuorli
75 g di zucchero semolato
20 g di amido di mais
La scorza di un limone bio o una bacca di vaniglia
200 g di ciliegie denocciolate
Preparate subito la crema in modo che abbia tempo di raffreddare ben prima di esser utilizzata.
Portate il latte ad ebollizione in una casseruola con fondo spesso, insieme alla scorza di limone o la vaniglia (a tuo piacimento) quindi spegnete e lasciate in infusione almeno 1 ora.
Sbattete bene le uova e lo zucchero miscelato alla farina fino a che non saranno pallide e gonfie. 
Rompete la crema con un paio di cucchiai del latte intiepidito ed mescolate con una forchetta.
Accendete il fuoco sotto il latte e versateci il composto di uova e zucchero quindi con una frusta, mantenendo la fiamma bassa, non smettete di mescolare. Quando la crema comincerà a sobbollire, controllate la densità preferita e spegnete senza superare i 3/4 minuti dall’inizio dell’ebollizione, per non rischiare di stracciarla. Una volta pronta, versatela velocemente in una ciotola di metallo. Appoggiate la ciotola in una ciotola più grande, piena acqua e ghiaccio e cercate di raffreddare velocemente la crema mescolandola con la frusta. Quando sarà intiepidita, copritela con una pellicola trasparente a contatto, per evitare che si formi la “pellicina” e mettetela al fresco fino all’utilizzo. 
Preparate la frolla. Disponete la farina a fontana, mettendo al centro lo zucchero, lo strutto a temperatura ambiente, le uova e gli aromi. Amalgamate tutti gli ingredienti con una forchetta senza intaccare la farina. Fatto questo, portate la farina sopra gli ingredienti umidi e lavorate il tutto velocemente cercando di non farlo riscaldare . Otterrete una pasta liscia ed omogenea. Fatela riposare in frigo almeno per un’ora o se preferite per tutta la notte (poi ricordatevi di toglierla almeno mezz’ora prima di lavorarla altrimenti sarà troppo dura).
Su una spianatoia stendete 2/3 della pasta con un mattarello allo spessore di 4 mm. Rivestite lo stampo precedentemente imburrato facendo fuoriuscire la pasta dai bordi. Non tagliatela. Bucate la pasta con i rebbi du una forchetta. Riempite il guscio con metà della crema e stendetela coprendo bene la base.
Versateci sopra le ciliegie snocciolate quindi ricopritele con la restante crema. 
Stendete la pasta rimasta quindi coprite il ripieno e con la pressione delle dita, saldate bene tutto intorno ai bordi. Una volta sigillato il ripieno, tagliate la pasta eccedente con un coltellino affilato quindi abbellite i bordi come preferite, pizzicando la pasta per ottenere dei piccoli decori. 
Praticate dei fori sulla superficie per impedire alla pasta di gonfiarsi e far uscire il vapore. 
Cuocete a 200° per c.ca 45 minuti e non prima che il guscio sia bello dorato. Considerate che la crema tende ad ammorbidire il guscio quindi meglio tenere il dolce qualche minuto in più in forno, coprendolo con la carta argentata per impedire che scurisca troppo la parte superiore. 
Fare raffreddare bene prima di sfornare e servire cosparsa di zucchero a velo. Meravigliosa! 


venerdì 17 gennaio 2014

The perfect pies: dolcezza per lo Starbooks di oggi

American Pie - Don McLean live
Oggi è il mio turno per raccontarvi una splendida ricetta tratta dal nuovo libro del mese, "The Hairy Biker's perfect pie".
Che in due parole potrei definire "la Bibbia delle pies".
Vi invito caldamente a passare per una visita perché il nostro blog Starbooks ha da questa settimana, un nuovo layout: una veste fresca e divertente che sicuramente amerete, con una ricca sezione di argomenti   e novità di cui sarete sorpresi.
La ricetta che presento oggi è una golosa pie di ricotta, diversa dalle tante torte di ricotta che conosciamo tradizionalmente, bella a vedersi ed assolutamente magnifica all'assaggio.
Basta un piccolo click qui e potrete scoprire tutti i segreti di questa torta deliziosa e di un libro pieno di grandissime ricetta.
Buona lettura.

venerdì 29 novembre 2013

Mini Pie di mele selvatiche: una questione di atteggiamento.

I say a little payer - Aretha Franklin
"La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda è di essere potenti oltre misura.
E' la nostra Luce, non le nostre Tenebre, ciò che più ci spaventa.
Ci domandiamo: chi sono io per essere brillante, splendido, ricco di talento, favoloso?
In realtà, chi NON devi essere?
Sei un figlio di Dio. Farti piccolo non serve al Mondo.
Non vi e nulla di illuminante nel restringersi cosicché gli altri attorno a te non si sentano insicuri.  Noi siamo nati per rendere manifesto il divino che è dentro di noi. 
Non è soltanto in alcuni di noi: è in tutti.
Facendo brillare la nostra Luce, inconsciamente diamo agli altri il permesso di fare lo stesso. 
Mentre noi ci liberiamo della nostra paura, la nostra presenza automaticamente libera gli altri." 
(Nelson Mandela, dal discorso di Insediamento del 1994).

Oggi voglio raccontarvi una storia che ho letto qualche tempo fa ma non ricordo bene dove, che mi torna in mente ogni volta che mi sento come oggi, ovvero completamente smarrita e senza alcuna percezione di quel che sarà il mio futuro. Questa sensazione purtroppo è ciclica e puntualmente si presenta alla fine di un anno complesso, duro, frustrante e possibilmente da dimenticare, come quello che sta chiudendosi.
Mi aggrappo con le unghie e con i denti a questo pensiero e spero che sia utile anche a voi, se non altro per non perdere mai la voglia di guardare avanti, di avere fiducia e credere profondamente in se stessi.

Nel dicembre del 1914, il laboratorio di Thomas Edison, fu ridotto in cenere da un terribile incendio che si scatenò nell'edificio per motivi mai chiariti.
I danni furono enormi, terribili, ed all'epoca superavano i 2 milioni di dollari.
Per ironia della sorte, il laboratorio era coperto da un'assicurazione che però risarciva solo 1 decimo dei danni stimati, perché essendo i muri di cemento, erano considerati resistenti alle fiamme.
Il lavoro di una vita dello scienziato andò in fiamme quella notte, sviluppando un incendio di spettacolare portata.
Il giovane figlio ventenne di Edison, Charles, cercava il padre disperatamente non trovandolo tra il fumo e le macerie, quando ad un certo punto lo vide seduto sui resti di un muretto.
L'uomo osservava pacifico la scena, il volto illuminato dalle fiamme ed i bianchi capelli mossi dal vento.
Charles sentì il cuore stringersi alla vista di quel vecchio che guardava la sua vita incenerirsi senza battere ciglio.
Il vecchio Edison, all'epoca quasi settantenne, vide il figlio e di colpo cominciò ad urlare: "Dov'è tua madre? Trovala immediatamente, portala qui: non vedrà mai uno spettacolo del genere in tutta la sua vita."
Il giorno dopo, tornando sul luogo del disastro, lo scienziato abbracciando il figlio disse: "Un disastro è molto utile. Tutti i nostri errori sono inceneriti.
Grazie a Dio siamo ancora qui e possiamo ricominciare".
Tre settimane dopo l'incendio, Thomas Edison consegnò il suo primo fonografo.
Non devo dire nulla di questa ricetta, in realtà è di una semplicità disarmante e di una bontà che non ha eguali e che naturalmente è scontata ogni qualvolta si ha come protagonista un semplice frutto come una mela.
In questo caso si tratta di mele selvatiche, che arrivano direttamente dal Molise, dagli alberi selvatici della Casa del Vento (un giorno vi parlerò anche di lei).
Sono mele di cui non conosco l'origine, ma hanno un gusto dolce e lievemente acidulo, con un lontano sentore di rosa. Sono fantastiche al naturale...ma ve le farei sentire cotte!
Se vorrete provare la ricette, scegliete le vostre mele preferite, in particolare quelle non troppo dolci, toste e che non si sfarinino con la cottura.
Usate la ricetta di questa frolla meravigliosa, che in realtà è una "shortcrust", la vera base usata per le pie, in cui non sono aggiunte né uova né zucchero.
Il contrasto sapido della frolla estremamente friabile e profumata di burro, con il ricco ripieno, rende queste mini pie irresistibili.
Ingredienti per 6 piccole pie 
Per la frolla
260 g di  farina 00
1/2 cucchiaino di sale
110 g di burro non salato
acqua gelata q.b.
Per il ripieno
400 g di mele tagliate in spicchi e quindi a fettine sottili
50 g di uvetta
50 g di burro salato
1 cucchiaio di zucchero muscovado
1 cucchiaino di cannella in polvere
il succo di mezzo limone.
Preparate la frolla
Mettete la farina, il burro freddo a cubetti ed il sale nella planetaria e cominciate a mescolare a media velocità fino ad ottenere delle fini briciole. A questo punto abbassate la velocità ed aggiungete un cucchiaio di acqua gelata, continuando a mescolare e ad aggiungere acqua (lentamente e senza esagerare). Alzate la velocità e appena il composto starà insieme in una palla, interrompete, avvolgete il tutto nella pellicola e passate in frigo per un'ora.
Mentre riposa la frolla, preparate il ripieno.
Mettete a mollo l'uvetta in acqua calda.
Sbucciate ed affettate le mele e mettete le fettine in una larga ciotola.
Versate il succo del limone, aggiungete lo zucchero, la cannella e l'uvetta ammorbidita e ben strizzata. Mescolate bene.
Tirate la sfoglia ad uno spessore di 3 mm c.ca quindi con un coppapasta rotondo, ricavate dei cerchi con cui andrete a foderare uno stampo da 6 di muffin che avrete pre-imburrato ed infarinato.
fate in modo che parte della pasta sbordi dagli stampini. Bucate i fondi con una forchetta.
Riempite le tortine con il ripieno di mele e su ogni ripieno, mettete un pezzettino di burro salato. Tagliate i "coperchi" delle pie ai quali farete un piccolo foro centrale per consentire al vapore di uscire durante la cottura.
Pizzicate la pasta in modo sigillare bene i bordi con il "coperchio" e passate in forno a 180°C per c.ca 30 minuti.
Controllate la cottura: quando le pie saranno dorate, togliete lo stampo.
Fate raffreddare qualche minuto, quindi formate e fate raffreddare su una griglia.
Servitele ancora tiepide...sono perfette con gelato alla vaniglia, crema inglese o semplice panna.

mercoledì 10 luglio 2013

Pie di ciliegie: le ciliegie sono come i baci!

Kiss - Prince
Le ciliegie sono come i baci. 
Questo è un post romantico; avviso quindi quelli insofferenti allo zucchero di girare al largo.
Dicevo: le ciliegie sono come i baci. 
I baci sono una dinamo naturale in grado di farci sentire vivi. 
Eppure, non so voi, ma la mia idea è che non ci si baci mai abbastanza. 
Ed ovviamente non mi riferisco ad un tenero o amichevole bacio sulla guancia. 
Parlo di quel vortice umorale che ti sposta lo stomaco da nord a sud, che ha il potere di colorarti la punta delle orecchie di violetto e rovesciarti un esercito di formiche sul cuoio capelluto. Quello che dopo hai le gambe molli come un marshmallow e la testa annebbiata di un ubriaco. 
Parlo del bacio a tradimento, quello che non ti aspetti e che ti arriva proprio quando pensi di essere l'individuo più scrauso dell'universo, quando i capelli fanno paura, la cosa più elegante che indossi è una felpa sformata e stai facendo qualcosa di assolutamente erotico come scartavetrare il piano cottura. Ora, non cominciate a fare le saccenti dicendo che neanche per sogno può succedere una cosa del genere se prima non avete passato le ultime 24 ore in un reparto di riabilitazione estetica, perché non è assolutamente vero.  
Succede: forse che il vostro baciatore è vittima degli effetti di un medicinale scaduto, o provato dall'alcool, o ha semplicemente fatto una scommessa. Ebbene io non ci voglio credere. 
Per me lui è assolutamente e perdutamente innamorato di voi, e basta! 
Quindi lasciatevi andare e godetevi quel bacio, come un cesto di ciliegie. Avanti, uno via l'altro.
Tornando al fatto che non ci si baci abbastanza, provate anche con la strategia opposta. 
Ovvero: è lì, seduto sul divano che legge il giornale o guarda la tv? 
La vostra vista difettosa individua un bradipo anziché il vostro amore? 
Non esitate, fatevi coraggio! 
Agite a tradimento e lanciatevi in un bacio appassionato. 
Vi sentirete subito meglio. Dopo, avrete difficoltà a ritornare alle vostre faccende, perché si sà, in certi casi il solo bisogno di un bacio romantico viene scambiato per tutt'altro, ma non è detto che questo sia un male. 
Il bello delle ciliegie è sapere che non potrai fermarti fino a quando non vedrai il fondo del cestino!
E dopo avervi assegnato gli esercizi da fare per i prossimi giorni (non mi diludete...giù a baciare come forsennate!) vi lascio anche la ricetta, che magari vi viene voglia anche di accendere il forno (visto che i temporali estivi abbondano e non è che si muoia di caldo). 
Questa è una pie irresistibile. 
Come un bacio non potrete più farne a meno.
La brisé è croccante e sapida. Il ripieno succoso e non troppo dolce, con i leggero croccante delle mandorle tritate. 
E' bellissima a vedersi e migliora nel gusto nei giorni successivi. 
E se proprio volete essere golosi in maniera completa, potete servirla tiepida con una pallina di gelato al fiordilatte o alla crema. 
Ingredienti per una tortiera da pie di 18/20 cm di diametro.

Per il ripieno
500 gr di ciliegie

35 gr di mandorle spellate e tostate
100 gr di zucchero
15 gr di amido di mais
20 gr di burro
un cucchiaio di succo di limone
Per la brisé
280 gr di farina
180 gr di burro
sale
acqua ghiacciata
Poco latte e zucchero semolato per la finitura
Preparate la pasta brisé mescolando la farina con il sale ed aggiungendo il burro freddo a dadini. Riducetelo in briciole lavorandolo con la punta delle dita quindi aggiungete poco alla volta l’acqua con un cucchiaio fino a che l’impasto non comincerà a stare insieme. Fate una palla, avvolgetela con la pellicola trasparente quindi mettetela in frigo per almeno un’ora.
Preparate il ripieno tritando le mandorle con lo zucchero ed ottenendo una granella non troppo sottile. Aggiungete l’amido e mescolate il tutto alle ciliegie denocciolate, aggiungendo per ultimo il cucchiaio di limone.
Stendete la pasta con un mattarello e ricavate un disco spesso c.ca 4 mm, con cui foderare lo stampo imburrato e infarinato per la pie. Rifinite i bordi con un coltello.
Effettuate dei buchi sul fondo con una forchetta quindi versatevi il ripieno. Disponete piccoli fiocchi di burro sul ripieno prima di coprirlo.
Con il resto della pasta, realizzate delle strisce con cui creare una griglia a losanghe, a copertura del ripieno. Decorate la superficie ed il bordo come preferite.
Spennellate tutta la superficie con del latte quindi distribuite un leggero strato di zucchero sulla pie.
Mettete in forno preriscaldato a 220° e fate cuocere per 25 minuti.
Abbassate la temperatura a 180° e continuate a cuocere per almeno 30/35 minuti. La torta deve essere dorata ed il ripieno avrà cominciato a sobbollire.
Fate raffreddare quindi servite tiepido o freddo.




venerdì 22 giugno 2012

Prodigi della memoria e la Apple Pie più buona del mondo

American Pie - Don Mclean
"Pie, pie, me oh my
Nothing tastes better, wet, salty and dry
all at once - oh well it's pie.
Apple and pumpkin and mince and black bottom,
I'll come to your place every day if you've got 'em
Pie, me oh my, I love piiiiieeeeeeee"
Ve la ricordate? Forse no, perché non siete malate di film come me. 
Mio marito mi dice che non si spiega come io possa ricordarmi certi particolari, nomi, attori, registi, musica...Io non lo faccio mica apposta. Mi succede. Mi resta tutto in mente. Mi ricordo cose assurde, impossibili, dettagli piccolissimi. Anche sul lavoro. Mi ricordo clienti, date in cui sono arrivati o partiti, i programmi che hanno fatto, dove sono andati...e questo a distanza di anni. 
Mi dico che avendoci dovuto lavorare per diverso tempo, alla fine non può che restarmi in mente, ma vedo che i miei colleghi non si ricordano da qui a lì quindi magari tanto normale non è. Però, attenzione, la mia memoria è selettiva, perché io mi ricordo solo le cose che mi piacciono o che mi sono piaciute, che mi hanno emozionato. Allora lì si fissa tutto come un tatuaggio e non se ne va. Il resto scivola via come acqua e finisce nello scarico delle cose inutili. 
Ritornando a bomba, ve la ricordate quella canzoncina? 
La canta una giovane e capelluta Andy McDowell nel film "Michael", con John Travolta nelle vesti di un angelo un po' sui generis, panciuto e goloso di dolci, in particolare di zucchero. La Andy, aspirante cantautrice Country, di fronte ad una meravigliosa fetta di Pie, viene invitata da Michael a cantare questa canzoncina. Ed in poche semplici parole, riassume la meraviglia di questo dolce americano. 
Da quando ho in casa il libro della Hummingbird Bakery, sono tentata da una moltitudine di ricette, ma il forno lavorerà sempre meno nelle prossime settimane per cui per ora penso di fermarmi qui. In ogni caso ho voluto provare questa Apple Pie perché già dalla lettura della ricetta, mi aveva incatenata alla pagina. 
L'ho fatta e portata ad un pranzo dai miei genitori domenica scorsa. E' durata il tempo di un attimo. 
Ricetta base della pasta - per uno stampo da 23/24 cm - 
PER LA PIE IN QUESTIONE USATE LA QUANTITA' RADDOPPIATA
260 gr di farina 00
1/2 cucchiaino di sale
110 gr di burro non salato
acqua q.b.
Questa ricetta è la base per la maggior parte delle pie servite al Hummingbird Bakery di Londra. E' talmente perfetta che la userò per le prossime torte ripiene di frutta e volendo anche per torte salate. 
Per il ripieno:
150 gr di burro non salato
3 cucchiaini di cannella in polvere
1,5 kg di mele - preferibilmente Granny Smith, pelate e tagliate in fettine non troppo sottili
200 gr di zucchero semolato + extra per spolverare la superficie
1 uovo mescolato a poco latte
Mettete la farina, il burro freddo a tocchetti ed il sale nella planetaria o nel mixer quindi mescolate a velocità media con la foglia fino ad ottenere una consistenza sabbiosa. A questo punto abbassate la velocità ed aggiungete un cucchiaio d'acqua fredda, e continuate ad aggiungere acqua, con molta attenzione, senza esagerare. Alzate la velocità e mescolate brevemente fino a che l'impasto non comincerà a stare insieme e formerà una palla. Avvolgete il tutto in un foglio di pellicola e mettete in frigorifero per almeno un ora.
Mentre la pasta riposa, preparate le mele. Mettete il burro in una larga padella antiaderente insieme alla cannella (personalmente io ho utilizzato solamente 90 gr di burro) e quando sarà sciolto aggiungete le mele a fettine e fatele insaporire bene nel burro. Una volta belle lucide, aggiungete lo zucchero (anche in questo caso ho usato esattamente la metà di quantità di zucchero). Fate cuocere a fiamma bassa fino a che le mele saranno morbide ma ancora cotte completamente. A questo punto spegnete e fate raffreddare completamente. 
Una volta pronta la pasta, infarinate il piano di lavoro e tagliatela a meta. Stendete una metà della pasta a 3/4 mm di spessore. Foderate lo stampo per la pie precedentemente imburrato quindi affilate i bordi con precisione. Bucate il fondo con i rebbi di una forchetta. 
Riempite lo stampo con le mele fredde. Stendete la seconda metà di pasta allo stesso spessore quindi con attenzione coprite completamente il ripieno facendo sbordare la pasta. Con il coltello eliminate la pasta in eccesso e sigillate bene il contorno decorandolo con una forchetta o le dita. Con l'avanzo della pasta ricavate delle decorazioni per abbellire il guscio superiore ricordandovi di lasciare "un camino" da cui possa uscire il vapore che si formerà in cottura. Sbattete l'uovo con il latte e spennellate bene la superficie ed i bordi della pie. Quindi spolverate con lo zucchero semolato. Fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per 30/40 min. e comunque fino a che la crosta sia bella dorata. 
Fate raffreddare. Servite ancora tiepida con una pallina di gelato alla vaniglia. 
Io ho aggiunto un tocco personale cospargendo il ripieno con delle cucchiaiate di confettura di albicocche....posso dire da urlo?
Il giorno dopo, fredda, è assolutamente magnifica. 









mercoledì 14 dicembre 2011

E i vostri film di Natale? Pie ricca natalizia

Das Himlische Leben (dal Des Knaben Wunderhorn) - G. Mahler
Tornando a parlare del Natale e della sua ritualità, questo è anche il periodo delle serate davanti alla televisione a godersi quei film pieni di magia, bontà e sentimenti meravigliosi che raramente ci capita di vivere nel quotidiano. Proprio per questo ci piacciono tanto e per una volta ci sentiamo sereni a guardare la televisione con i nostri bambini, senza il terrore di incappare in scene allucinanti di violenza o volgarità gratuita. Al di là del fatto che io adori visceralmente il cinema, e chi di voi ha imparato a conoscermi, lo sa, ci sono dei film che la mia famiglia riguarda puntualmente sotto Natale  e che ogni volta riescono ancora a divertirci, a farci sentire grati e ritornare piccini. Vi lascio il mio personale elenco di film di Natale. Voi mi regalate il vostro?

Per primo non può non mancare “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, del 1946, rigorosamente in un bianco e nero da commozione, con quello strepitoso doppiaggio che ci ricorda tanto la nostra infanzia e attori meravigliosi come James Steward. Un film mitico che tutti i nostri bambini dovrebbero guardare (ma anche qualche grande) sulla potenza dell’altruismo. Vi prego, vedetelo.
“Sette spose per Sette Fratelli”:  ahhhh, ma a voi non viene voglia di cantare e ballare non appena attacca “Bless your beautiful hide, whenever you may be” con il vocione dello strepitoso Howard Keel? Io non resisto. Mia figlia sa già a memoria tutti i nomi dei fratelli Pontepee e si diverte da matti quando c’è il gran ballo alla fattoria! Non so bene perché questo sia per noi un film di Natale, ma l’atmosfera è fantastica e la musica con le coreografie dei balletti hanno fatto la storia di questa forma cinematografica. Io lo adoro!
“Ricomincio da capo (Groundhog Day)”: un film divertentissimo, una scoperta di qualche anno fa che è diventata un must in casa mia. Il famigerato giorno della Marmotta diventa un incubo per il cinico e anafettivo Bill Murray (strepitoso!). Ambientato in un paesino ricoperto dalla neve, ti lancia un’inquietante domanda: cosa faresti se la tua vita ripetesse per sempre lo stesso identico giorno senza possibilità di scampo? Un film di grande comicità, sull’importanza del cambiamento (il proprio).
“Tutti insieme appassionatamente”: e che poteva mancare? Lo so che ve lo immaginavate già, ma  io sono dipendente da questo film. Ne conosco le battute a memoria, so tutte le canzoni, e mio marito mi accusa di avere contagiato anche mia figlia. Che ci posso fare, è un film magico, e poi la Julie/Maria è per me una delle attrici più fantastiche ancora viventi.
“Il monello” – Ultimamente mi è capitato di vedere la versione restaurata di questo capolavoro di Charlie Chaplin. Era moltissimo che non lo vedevo e l’ho trovato se possibile ancora più bello. Questo è un film da guardare con i vostri bambini e riguardare, perché solo un genio come Chaplin poteva creare dei momenti di così alta comicità e riso e farti precipitare nelle lacrime di commozione un attimo dopo. Un film veramente meraviglioso, commovente, tenero, pieno di sensibilità e dolcezza. Una pietra miliare.

Mi fermo qui. Cinque sono abbastanza per questo spazio ma aspetto i vostri così magari trovo qualcosa di nuovo o qualcosa comunque da rivedere con piacere. Aspetto con curiosità.