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lunedì 23 gennaio 2023

Torta alle clementine di Nigella: la mia personale "Torta Clementina"

Questo post nasce da un film che ho visto qualche anno fa al cinema. 
Una piccola commedia senza grandi pretese, con un tema molto bello: il coraggio di vivere i propri sogni concretamente. 
Qualcuno di voi l'avrà visto: "I sogni segreti di Walter Mitty" di Ben Stiller, che è anche il protagonista principale. 
In breve, il nostro eroe è un impiegato della rivista Life, per la quale si occupa della selezione e archiviazione immagini, grandissimo professionista a contatto con fotografi coraggiosi che vivono avventure meravigliose, ma completamente terrorizzato dall'azione per cui vive la sua vita solo attraverso i suoi sogni. 
Non sto a raccontarvi la storia perché mi piacerebbe che la vedeste. 
Però quel film ha tutt'oggi la forza di entusiasmarmi e mentre ve ne parlo ho voglia già di rivederlo per l'ennesima volta. 
Perché vi parlo di questo film? 
Perché all'epoca mi innamorai della storia di una torta che ha un ruolo speciale nella storia, ed è la Torta Clementina preparata dalla madre del protagonista. 
Ebbene, quella torta viene raccontata dai personaggi del film come la più buona del mondo. 
Io ho trovato la mia Torta Clementina e ve la regalo oggi. 
Questa torta è sulla mia lista da tempo immemore. 
Non so perché non abbia provato prima a prepararla perché nella mia classifica personale di dolci agli agrumi, che adoro, questa è salita prepotentemente al primo posto, per consistenza, sapore e aromi da perderci la testa. 
Nonostante la ricetta di Nigella sia praticamente perfetta, io ho inserito il tocco che credo faccia la differenza tra una torta buona ed una indimenticabile. Ed è un cucchiaino di farina di mandorle amare o armelline. 
Questa farina, come ho spesso raccontato in altre ricette (tipo quella dei ricciarelli) si ricava dai noccioli di albicocca fatti essiccare al sole e frullati finemente (se non avete la fortuna di avere qualcuno che vi regali delle mandorle amare). 
La raccomandazione è sempre quella di mettere questa farina in un barattolo lontano da mani bambine, con un messaggio chiaro - non toccare - perché questa farina contiene acido cianidrico, presente proprio nelle armelline così come nelle mandorle amare. 
Questo non vi spaventi perché per avere effetti letali, bisognerebbe ingerirne 50/60. 
Sappiate che uno o due cucchiaini in una torta di quasi mezzo chilo di peso, hanno l'unico effetto di  intensificare l'aroma di mandorla come in questo dolce. 
Io le uso sempre nella frangipane, nei ricciarelli, negli amaretti morbidi ed in tutti quei dolci dove la farina di mandorla è presente. 

E passiamo alla ricetta.
Ingredienti per uno stampo da 22/24 cm di diametro 

375 g di clementine non trattate (buccia inclusa)
6 uova medie intere a temperatura ambiente
200 g di zucchero di canna integrale (mia variante - altrimenti zucchero bianco) 
250 g di farina di mandorle
1 cucchiaino di armelline ridotte in farina
1 cucchiaino di lievito per dolci 
  • Lavate le clementine e mettetele in una casseruola coprendole con acqua fredda. Portate ad ebollizione e lasciate cuocere. In base ai frutti che utilizzerete ed alla loro dimensione, potrebbero volerci dai 30 minuti a 1 ora c.ca. La ricetta originale prevede 2 ore ma la cosa importante è che i frutti siamo morbidi e le mie clementine si sono cotte in neanche 30 minuti. 
  • Quando saranno pronte, toglietele dall'acqua, asciugatele bene quindi tagliatele a metà eliminando eventuali semi. Mettetele in un bicchiere ad immersione e frullatele con un mixer fino a ridurle in una crema. Lasciate raffreddare 
  • Sbattete le uova con lo zucchero con una frusta a mano o con un frullino per qualche minuto fino ad ottenere un composto gonfio e chiaro. Aggiungete quindi la farina di mandorle con le armelline e il lievito.
  • Per ultimo, incorporate con cura la crema di clementine. 
  • Accendete il forno a 180°C statico e. 
  • Foderate lo stampo per il dolce con carta da forno.  Meglio se utilizzerete uno stampo a cerniera perché il dolce è morbido e sarà più facile formarlo. Versate l'impasto e cuocete per 45/50 minuti. 
  • Fate la prova stecchino che dovrà uscire asciutto e pulito. A metà cottura controllate che il dolce non si scurisca troppo. Nel caso copritelo con alluminio e proseguite. 
  • Fatelo raffreddare completamente prima di sformarlo quindi servitelo al naturale o con una spolverata di zucchero al velo o dello yogurt al naturale.  Straordinario appena fatto ma meraviglioso il giorno dopo. 
  • Si conserva bene per 3/4 giorni protetto dall'aria. 





martedì 8 febbraio 2022

Marmellata di arance: cicale o formiche?

Se qualcuno mi facesse questa domanda non saprei onestamente cosa rispondere. 
Guardando indietro la mia vita, posso quasi affermare di essere entrambe in una strana, disarmonica combinazione.
Sono stata cicala ogni volta che ho avuto la possibilità di partire, di viaggiare, anche solo per brevi periodi, per il piacere e la necessità di scoprire qualcosa di più di questo pazzo mondo (e quindi di me stessa).  
Il destino ha voluto accompagnarmi ad una persona che non si è mai posta limiti se non quelli della sopravvivenza al quotidiano, diventando un complice di follie itineranti fino a che un virus maligno ha messo i freni a fughe e scorribande. 
Sono formica in cucina, quando metto via vasetti, conserve, congelo alimenti da utilizzare nel tempo, stipo farine e spezie in dispensa, centellino gli ingredienti preferiti sperando che non finiscano mai.
A volte questo accantonare mi prende la mano e finisce che scopro alimenti scaduti che ahimé non riesco a riutilizzare e mi darei padellate in testa. 
Allora capisco che essere formica in questo ambito è rischioso e forse la misura sta sempre nel mezzo. 
Una cosa che so, che ho imparato, è che bisogna smettere di rimandare l'opportunità. 
Se si ha occasione di fare qualcosa che desideriamo, se ne si ha la possibilità, non si deve rimandare. 
Come diceva il buon vecchio Battiato "ne abbiamo avute di occasioni, perdendole, non rimpiangerle mai". 
Quest'anno grazie al dono di una conoscente, sono venuta in possesso di diversi chili di ottime arance biologiche, ancora un poco asprine, così che ho deciso di lasciarle maturare per poi farne della marmellata da tenere in dispensa per la mia colazione (da buona formica). 
Erano arance rosse, con una buccia sottile il che non mi avrebbe dato dei problemi sul fronte dell'"amaro" che rilascia in genere la parte bianca della zeste di agrumi. 
Ho cercato in rete e mi è venuta in aiuto la cara Anna Gentile con la ricetta che ha fatto lo scorso anno quindi considerando quanto io stimi questa meravigliosa donna, blogger ed amica, ho deciso che avrei seguito la sua ricetta. 
Che poi ho scoperto arrivare direttamente da un'altra incredibile persona e blogger eccezionale, la bravissima Giulia di Jul's Kitchen
Insomma, ho potuto tuffarmi sul morbido, se capite cosa voglio dire. 
Quello che mi sento di consigliarvi, quando vi accingerete a preparare la marmellata, lavorate sempre un chilo di arance alla volta. 
Controllerete bene la cottura ed il risultato sarà eccellente. 
Soprattutto, non abbiate fretta. Le cose buone richiedono calma e pazienza. 

PS - La brioche che vedete in foto, è quella con biga che trovate sul blog. 

Ingredienti per c.ca 8/10 vasetti da 200g 
1 kg di arance biologiche con buccia edibile
2 litri di acqua
il succo di 2 limoni 
1500 g di zucchero 

Termometro digitale per zucchero
Una garza di mussola non trattata 
  • La sera prima lavate accuratamente le arance, asciugatele, tagliatele a metà e spremetele, raccogliendo tutto il succo in una ciotola. Dalle mezze sfere delle arance, aiutandovi con uno spilucchino, esportate la parte delle pellicine che contengono il succo e mettetele nella garza, così come anche gli eventuali residui e noccioli che resteranno sul vostro spremiagrumi. Chiudete la garza a sacchetto con poco spago e tenete da parte. 
  • A questo punto tagliate in 4 parti ogni metà di scorza e con un coltello affilato, riducetela in fettine sottili, anche la parte bianca senza nessun problema. Mettete le scorzette che otterrete in una ciotola. 
  • Versate il succo d'arancia, le scorzette e 2 litri d'acqua in una pentola o caldaietta per confetture, aggiungete il sacchetto di garza nel liquido e lasciate riposare tutta la notte. 
  • Il giorno dopo, accendete la fiamma sotto la pentola a calore alto e portata ad ebollizione, quindi abbassate la fiamma (medio bassa) e fate sobbollire fino a che il liquido non si sia ridotto della sua metà. Ci vorranno un paio d'ore. 
  • Una volta ridotti i liquidi, prendete una ciotola su cui appoggerete un setaccio di metallo rotondo, togliete la garza dalla pentola e trasferitela sul setaccio, quindi con un cucchiaio di legno o un pesta carne, cercate di strizzarla per fare uscire tutto il liquido. Importante perché questo liquido contiene la pectina che servirà alla vostra marmellata per farla addensare. Buttate il contenuto della garza. 
  • Versate il liquido nella pentola, seguito dal succo dei due limoni e dallo zucchero, mescolare e riprendete la cottura a fiamma media
  • Quando il liquido ricomincerà a bollire munitevi di termometro e cominciate a monitorare la temperatura. La vostra marmellata dovrà arrivare a 105° affinché la pectina dia il via al processo di gelificazione. Se interromperete la cottura a 105° otterrete una marmellata morbida, a 108° una marmellata stile quella inglese. Oltre non è consigliabile perché raffreddando diventerebbe molto dura. Io ho optato per una via di mezzo, 106°, spalmabile ma ancora morbida. 
  • Appena sarà pronta, riempite i vasetti che avrete preventivamente sterilizzato, chiudeteli con tappi nuovi e ben funzionanti e capovolgete su un foglio di carta o canovaccio e lasciate raffreddare completamente prima di toccarli. 
  • Per apprezzare al pieno la marmellata, consiglio di conservare al buio in luogo fresco per almeno 2 settimane prima utilizzarla. 






lunedì 14 dicembre 2020

Mississippi Mud Pie: irresistibile come una sana risata.

 It's the most wonderful time of the year - Andy Williams

Mississippi Mud Pie.
Un po' come dire "torta di fango del Mississippi". 
Titolo che ha evocato nella mia memoria, quel tormentone su cui ho riso fino alle lacrime durante la mia giovinezza. 
Vi dice niente " 'A Pizza de fango der Camerun"? 
Chi non ha amato La TV delle Ragazze, trasmissione cult dei primi anni '90, non può ricordarsi della signorina Vaccaroni, fine conoscitrice di finanza e valuta, lavoratrice instancabile allo sportello dell'Ufficio delle Imposte, dalle 8.00 alle 8.00, cogli l'attimo! 
Questo per dire che le ricette spesso diventano elementi scatenanti flussi di coscienza che si diramano negli anfratti della nostra memoria e scavano fino a riportare alla luce meravigliose perle. 
Così, mentre in un momento di tranquillità sfogliavo uno dei molti libri di cucina che albergano dimenticati sulla mia libreria, ho scovato questa Mississippi Mud Pie e mi sono innamorata. 
Dell'idea di un dolce che in realtà ha la consistenza di un tartufo, con bordi croccanti e cuore scioglievole...
Dopo 5 minuti d'orologio stavo frullando i biscotti e sciogliendo il cioccolato, ridendo sotto i baffi al pensiero che la pizza de fango der Camerun, non fosse certamente attraente come questa torta. 
Il libro da cui arriva è Chocolate di Linda Collister, un piccolo scrigno di infallibili bontà da cui è stata tratta anche la fantastica Surprise Cake , diventata un cavallo di battaglia della sottoscritta quando vuole lasciare a bocca aperta amici e conoscenti. 
Lo stesso risultato ottenuto con la Mississippi Mud Pie, che è arrivata sino all'ufficio di mio marito, popolato da persone perennemente a dieta. 
Ho sentito storie di bis svergognati e fette rubate di nascosto...una ragione ci sarà 
Nella ricetta, come potete notare più in basso, l'autrice inserisce anche una panna variegata al cacao. 
Nelle foto non la notate perché non l'ho fatta. 
Avevo semplicemente finito la panna e mi sono rassegnata a servirla scevra da accompagnamento. 
Mal di poco. 
La torta è fantastica. 
Bella la crosta croccantina che si sbriciola ma non troppo, trattenendo un ripieno umido, denso e cremoso. 
Nulla a che vedere con la densità quasi eccessiva di una Torta Pistocchi, se la conoscete. 
Qui il ripieno è gentile, si scioglie come un tartufo ma è meno grasso; l'aroma dell'arancia (una mia aggiunta), pervade tutto il dolce rompendo la monotonia del monogusto, ed il gioco delle consistenze fa il resto. 
Se non sapete cosa preparare per uno dei giorni di festa che arrivano, se amate senza limiti la cioccolata, se volete un dolce a metà fra la torta ed il dessert al cucchiaio, questa meraviglia fa per voi. 

Ingredienti per uno stampo a cerniera da 23 cm di diametro 
Per il guscio biscotto 
225 g di biscotti digestive
60 g di burro non salato
60 g di cioccolato fondente al 50% 

Per il ripieno 
180 g di cioccolato fondente al 70%
180 g di burro ridotto a dadini 
4 uova grandi sbattute, a temperatura ambiente 
90 g di zucchero muscovado 
90 g di zucchero di canna integrale 
180 ml di panna fresca 
la scorza di una arancia non trattata grattugiata

Panna al cioccolato 
140 ml di panna fresca ben raffreddata
3 cucchiai di cacao setacciato
40 g di zucchero a velo 
  •  Preparate la base mettendo i biscotti in un mixer con lama e frullandoli fino ad ottenere una farina non troppo fine. Mettete quanto ottenuto in una ciotola
  • Sciogliete il cioccolato ed il burro in una ciotola di acciaio a bagno maria, facendo attenzione che l'acqua sobbolla leggermente e non tocchi il fondo della ciotola. Quando saranno sciolti, rimuovete la ciotola dalla casseruola e mescolate. Versate il tutto sulle briciole e mescolate con cura con una spatola in modo da ottenere un composto uniforme e ben avvolto da burro e cioccolato. 
  • Trasferite la miscela nello stampo che avrete imburrato. Distribuite le briciole sul fondo e sui lati cercando di dare uno spesso uniforme. Per far aderire le briciole alle pareti, utilizzate un cucchiaio. Io ho schiacciato bene il tutto con un pestacarne. Mettete in frigo mentre preparate il ripieno. 
  • Per fare il ripieno, procedente allo stesso modo che per la base biscotto: nella ciotola di acciaio, fate sciogliere dolcemente il burro ed il cioccolato a bagno maria senza che l'acqua tocchi la base della ciotola. Una volta sciolti toglieteli e lasciateli intiepidire. 
  • Mettete le uova e lo zucchero e la scorza di arancia nella ciotola dell'impastatrice o del mixer o usate una frusta a mano ed una semplice ciotola, e montate per almeno 5 minuti, sino che non otterrete un composto denso e leggero. Aggiungete la panna a filo e continuate a montare. Per ultimo aggiungete il cioccolato sciolto ed incorporate bene fino ad avere una crema omogenea. Versate il tutto nel guscio di biscotto e mettete in forno preriscaldato a 180° e cuocete per 45 minuti circa, fino a che il dolce non sarà fermo. 
  • Lasciate raffreddare per una decina di minuti quindi togliete dallo stampo. 
  • Per fare la panna al cioccolato, montate bene la panna con lo zucchero quindi versate  cacao  setacciato ed con un cucchiaio incorporatelo formando delle variegature nella panna. Servite con il dolce a temperatura ambiente. 
  • La torta potrà essere preparata 2 giorni in anticipo e tenuta in frigo. Toglietela almeno una mezz'ora prima di servirla e a piacere cospargetela di cacao amaro. 


martedì 12 febbraio 2019

Cake al lime e menta e cioccolato al latte: di ripensamenti e seconde chance.

Son of a preacher man - Dusty Springfield 
Non avrei mai immaginato che il mio precedente post avrebbe sollevato un'onda di affetto e vicinanza come non mi succedeva da un po'.
Solo per aver espresso perplessità sul continuare questo percorso che ultimamente mi sembra abbia perso un po' di significato.
Senza aver mai realmente pensato di interrompere questo "stream of consciousness", che altro questo blog non è.
Mi avete scritto, mi avete inviato messaggi in privato, qualcuno mi ha anche minacciata di eresia se avessi preso l'insana decisione.
L'intenzione non era certo questa.
Come al solito qui dentro finisco col pormi domande ad alta voce dandomi o aspettandomi delle risposte da voi e la sorpresa più grande è che quelle risposte spesso arrivano, e sono una cosa bella.
Alla fine, anche se dovesse esserci un unico lettore nell'etere, varrebbe la pena di continuare a scrivere. Che tanto a cucinare non si smette mai.
Di storie di raccontare ne abbiamo tante.
Uno si chiede: ma cosa può fregare a qualcuno delle tue storie?
Mah, me lo chiedo anche io, ma il bello di questo spazio è che uno può girare pagina e cercare altro. La bellezza della libertà della rete.
La storia di questo dolce è semplice: me ne sono innamorata sfogliando la rivista Olive di un secolo fa. Vista ed aver avuto voglia di farla è stato un attimo.
Il bello è arrivato dopo: quando la torta è stata pronta, non c'era più un briciolo di luce per fotografarla. Fatto sta che ho odiato le foto e ho messa da parte la ricetta.
Col senno di poi, ho pensato che la perfezione non è di questo mondo ed ho dato una possibilità alla pubblicazione, perché il dolce, porello, non aveva nessuna colpa.
Perché c'è da dire che adesso, dopo 8 anni di blog, l'unico modo per invitare un nuovo lettore ad arrivare fin qui, è un'immagine convincente.
Non ci credete? Eppure questa è la realtà dei blog oggi.
O sei bello, o nessuno ti si fila.
Chiedetelo a quella "granculo" di Cenerentola.
La cosa paradossale è che questo dolce è un cugino del precedente.
Me ne sono resa conto soltanto dopo che avevo finito di scrivere.
Ha la struttura di un quattro quarti (io ho ridotto lo zucchero però) e l'infusione di uno sciroppo di agrumi che inumidisce l'impasto denso e fondente. Per finire, una copertura di cioccolato.
Non è voluto, ovviamente. E' una pura casualità.
In ogni caso il dolce è delizioso, perfetto per il te delle cinque: vi consiglierei di usare un te aromatico, con intensa personalità, per giocarsela con gli aromi freschi e decisi del cake.

Ingredienti per uno stampo classico da 1 litro
250 g di zucchero
la scorza grattugiata di 5 lime + 1 per decorare (facoltativo)
10 g di foglie di menta
150 g di burro morbido
3 uova a temperatura ambiente
300 g di farina 00
200 ml di panna fresca a temperatura ambiente.
2 cucchiaini di lievito per dolci

Per lo sciroppo
100 ml di succo di lime (c.ca 5 lime)
100 g di zucchero
1 cucchiaio di rum

Per la copertura
85 g di ottimo cioccolato al latte (35% - 45% di burro di cacao min).
100 ml di panna
  • Scalda il forno a 180° e prepara lo stampo imburrandolo e foderandolo con carta da forno
  • In un cutter metti lo zucchero, le foglie di menta e la scorza di lime grattugiata e frulla il tutto fino a che le foglie di menta non saranno sminuzzate finemente (lo zuccherò si impregnerà dell'aroma del lime). 
  • Metti il burro morbido nella  ciotola dell'impastatrice con lo zucchero aromatizzato e batti fino a che non avrai un composto soffice gonfio e leggero (almeno 5 minuti)
  • Una volta montato il burro, aggiungi le uova,  che non devono assolutamente essere fredde. Una alla volta. Non aggiungere la successiva se la precedente non è stata perfettamente incorporata. 
  • Per ultimo aggiungi la farina perfettamente setacciata con il lievito, ed incorpora bene con una spatola. 
  • A questo punto incorpora la panna con delicatezza e quando il composto sarà perfettamente amalgamato, versalo nello stampo precedentemente preparato. 
  • Cuoci per 55/60 minuti facendo la prova stecchino.
  • Mentre il dolce cuoce puoi preparare lo sciroppo: metti lo zucchero e il succo di lime in un pentolino e porta a bollore. Lascia sobbollire fino a che lo zucchero non sia completamente disciolto, quindi togli dalla fiamma e lascia riposare. 
  • Una volta cotto il dolce, lascialo raffreddare 5 minuti, quindi, aiutandoti con la carta da forno, trasferiscilo su una gratella. Con uno stecchino da spiedini, bucalo su tutta la superficie e versa lo sciroppo lasciando che coli. Quando noterai con non cola più, sistema il dolce su un piatto e mettilo in congelatore per 20 minuti.
  • Mentre il dolce raffredda, prepara la glassa, mettendo il cioccolato tritato in una ciotola. Porta la panna a fremere, quindi versala sul cioccolato e lasciala così un minuto. Con un cucchiaio mescola poi per ottenere una crema fluida da poter versare con facilità. Attendi il tempo che il dolce sia pronto. 
  • Togli il dolce dal freezer e mettilo su una gratella sotto la quale avrai sistemato un piatto. Versa la glassa facendo il modo che copra tutta la superficie ed anche i bordi. Potrai eventualmente riutilizzare la glassa che è colata sul piatto e se ancora fluida, versarla di nuovo sul dolce a più riprese. 
  • Lascialo quindi raffreddare per almeno una decina di minuti prima di decorarlo con la scorza di lime, se ti piace. 
  • Si conserva morbido ed umido per 4/6 giorni se tenuto in una scatola o protetto dall'aria. 

martedì 9 gennaio 2018

Shortbread con semola al profumo di arancia

Space Oddity - David Bowie
Nonostante tutte le buone intenzioni che l'inizio di un nuovo anno porta con sé, questo spazio non ha ancora deciso di mettere la testa a posto.
Il problema è che io con il cibo, vado a sentimento.
Ci sono tantissime preparazioni che vorrei provare ed ultimamente, sarà forse per l'influenza che la serie Downton Abbey sta avendo su di me (lo so, l'ho scoperta in ritardo ed in ritardo me la guardo), vivo una strana fascinazione per la cucina anglosassone.
Non che qui manchino ricette "very British", tutt'altro.
Per gli shortbread ho sempre avuto un folle amore.
Quando facevo il liceo, gli ultimi due anni in particolare, se non portavo la colazione da casa, mi fermavo ad una botteghina lungo il percorso dalla fermata del bus alla scuola, e compravo una scatola di Shorbread fingers della Walkers - si, quelle scatoline con il tartan rosso sullo sfondo - e durante la ricreazione (ma più facilmente di nascosto durante la lezione), sterminavo tutti i biscotti.
Adoravo, e tutt'ora ne vado pazza, quella consistenza compatta ma fondente e friabile dall'intenso aroma di buon burro, quelle piccole parentesi salate che emergevano dall'insieme mai troppo dolce.
Tutt'ora mi capita di comprarli, ma raramente.
Ne mangio uno, con lentezza ed assaporo quel ricordo di piacere quasi segreto di quando li consumavo sotto il banco.
Desideravo preparare gli shorbread da tempo immemore e sono partita dalla ricetta di uno dei miei libri del cuore: Delia's Cake di Delia Smith.
Credo di aver postato quasi tutte le ricette del libro su questo blog: mai una sola delusione.
Se avete voglia di giocare alle "Signore inglesi durante l'ora del te", questo è il dolce che dovete preparare.
La presenza di semola rimacinata, contribuisce a dare una speciale consistenza a questi biscotti, aumentandone in maniera esponenziale la "sabbiosità". Scusate l'invenzione, ma non saprei come altro definire quella friabilità quasi polverosa che si ha una volta che si morde uno di questi biscotti.
La mia unica concessione, è stato aggiungere la scorza di una arancia non trattata per avere questo delicato aroma di agrume che tanto amo.
Sono facili, veloci e deliziosi.
Lavorate gli ingredienti velocemente e fateli raffreddare completamente prima di riporli (ma non dureranno a lungo).

Ingredienti
175 g di farina 00
75 g zucchero semolato + extra per spolverare
175 g di burro a temperatura ambiente (di ottima qualità)
75 g di semola rimacinata
la scorza di una arancia non trattata

  • Metti tutti gli ingredienti in una ciotola e strofinali con la punta delle dita fino a che non  otterrai delle briciole non troppo grosse e l'impasto comincerà a stare insieme. Impasta velocemente per ottenere una palla quindi
  • Imburra e fodera con carta da forno uno stampo a cerniera da 20 cm di diametro. Trasferiscivi l'impasto e pressando con delicatezza, distribuiscilo su tutta la superficie. Con il retro di un cucchiaio (o anche con un pestacarne), livella l'impasto schiacciando senza troppa forza.
  • Con una forchetta buca tutta la superficie (puoi anche realizzare delle sequenze ordinate di buchi) e finisci premendo i bordi per creare un disegno decorativo.
  • Cuoci gli shortbread al centro del forno a 150° C da 1h ad 1h ed un quarto (controlla via via il tuo forno). La superficie dovrà essere dorata pallida.
  • Togli lo stampo dal forno e lascia raffreddare 10 minuti prima di tagliare lo shortbread in 12 spicchi.
  • Togli tutto con attenzione (sono friabilissimi) dallo stampo e lascia raffreddare completamente su una griglia. 
  • Conservali in una scatola di latta (durano fragranti a lungo e migliorano nel tempo). 



lunedì 29 agosto 2011

Cake con farina di riso agli agrumi e il destino di Cio Cio San

Madama Butterfly - Coro a bocca chiusa - G. Puccini
Mi sono resa conto solo adesso che in questi quasi 8 mesi di bloggitudine non ho mai parlato di una persona molto speciale nella mia vita. Si tratta della mia sorellina Alessandra, meglio detta "Jaia" da piccola o "Dinda" nel crescere, e adesso "Zia Luciana" da mia figlia, secondo un gioco scherzoso e un po' presa di giro che utilizza il suo secondo nome da lei non molto amato. Mia sorella ed io abbiamo 11 mesi di differenza. Appena sposata, mia madre si disperava perché non arrivavano bambini. Poi circa un paio di anni dopo sono nata seguita a ruota da lei: a quel punto mia madre sì che si disperava, con il timore che da quel momento in poi sarebbero arrivati bambini a ritrecine! In realtà poi si è fermata a due, con due figlie quasi coetanee (bastava che mia sorella nascesse il 31 dicembre invece che il 2 gennaio, ed oggi avremmo la stessa età!). Ma lei per me è sempre stata "la mia sorellina" e probabilmente sempre lo sarà. Non le ho mai palesemente detto quanto io di lei sia orgogliosa e quanto l'ammiri per le cose che fa. In particolare per non avere abbandonato una passione, quella del canto, con cui sta avendo grandi gioie, la prima delle quali è quella di essere entrata a far parte del coro del Festival Pucciniano di Torre del Lago dopo una dura selezione. Ha cominciato a studiare canto relativamente tardi e si è sacrificata tantissimo, tra momenti di sconforto che l'hanno quasi portata a smettere. Eppure da buon Capricorno testa dura, ce l'ha fatta ed io non posso che ammirarla fosse solo per questo. Sentirla cantare è sempre un momento di enorme emozione per me, che razionalmente non riesco a spiegarmi dove nasconda quel vocione uscendo da un corpicino minuto come il suo. Non è facile celare l'emozione. Le uniche lacrime che ho versato al mio matrimonio, sono state quando l' ho sentita cantare "The sound of music" al termine della messa.  
Ogni estate ho la fortuna di andare ad ascoltare almeno una rappresentazione della vasta produzione Pucciniana a Torre del Lago e grazie a lei, che mi racconta le magagne, le curiosità e i pettegolezzi che ruotano intorno alla messa in scena, mi godo come non mai lo spettacolo. Quest'anno in particolare, è stata rappresentata una nuova edizione della Madama Butterfly, con la presenza di costumi originali giapponesi e solisti provenienti dal Sol Levante, in una scenografia incantata fatta di cieli azzurri e fiori di ciliegio. Ho rubato una piccola foto di lei, che trovo bellissima, in un momento di relax dietro le quinte. 
Madama Butterfly è un'opera che molte di voi conosceranno, in particolare per la triste fine che fa la protagonista. In verità, tra le molte figure femminili della produzione Pucciniana, questa giapponesina è quella che forse amo meno proprio per il drammatico destino a cui si piega: quello di togliersi la vita per il disonore di essere stata abbandonata dall'uomo che ha amato e ritrovarsi sola e ragazza madre. Non è una cosa totalmente anacronistica? Ogni volta mi aspetto che cambi il finale, invece questa povera crista sarà costretta a fare harakiri per l'eternità.