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giovedì 17 novembre 2011

Quando il Maremmano incontra il Livornese: maremmani ripieni di Baccalà per l'MTC

L'inno del corpo sciolto - R. Benigni 
Prescrizione d’uso: Quando leggerete questo post si raccomandano alcune precauzioni: aspirate ogni C seguita dalle vocali A oppure O,  scivolatela quando è seguita da una I o una E. Stessa cosa fate con la G quando si accoppia con la I e con la E. Soffiate stancamente la T iniziale di parola (per questo esercitatevi su “Oh Tito, tu t’ha’ ritinto il tetto…ecc”). Allargate allo spasimo le E, e per un attimo, se ci riuscite, immaginate di essere toscani.

I Toscani so’ dei tipini un po’ complicati. La sapeva lunga Curzio Malaparte quando scrisse “Maledetti Toscani”, ed in quella “maledizione” c’è tutto l’amore che non ti aspetteresti. Avea ragione lui: per questi tipini ci si può anche perde’ il capo e ve lo dice una che toscana è diventata più per caso che per scelta.
Mi fa fatica però a slungagnarmi parlandovi di tutti i tipi Toscani, che sono un monte, e neanche mi par il caso visto che qui devo raccontarvi tutta un’altra storia.
Ci so’ du’ tipi in Toscana che vivono agli antipodi: il Maremmano e il Livornese. Così diversi che sfido chiunque a trovare punti di contatto tra queste belle gentine. Eppure non si parla di distanze geografiche siderali, ma di un par di cento chilometri di costa tirrenica. Però.
Il Maremmano somiglia alla su' terra: aspro, ruvido, parzialmente addomesticato ma schietto, piedi piantati ben a terra e sguardo diretto. Il Maremmano è abituato a combatte' contro la su' Maremma, contro l’acqua che per secoli ha coperto la su' terra, contro i boschi intricati e spaventosi che guadagnano terreno lontano dalla costa. Il Maremmano ha domato la natura come ancora doma i cavalli: con nerbo e determinazione, pazienza e volontà. Dal Maremmano non t'aspettà grandi parole. Il verbo non si spreca. E' l’atto affà la differenza e forse per questa tendenza alla chiusura, l’immagine che ti arriva al primo incontro, è quella di un tipo burbero, scontroso e grezzo. Nulla di più sbagliato. Il Maremmano è chiuso come il su' raviolo: sotto una sfoglia ruvida e grezza, è custodito un cuore morbido, lieve, avvolgente.
E il Livornese? Il Livornese è l’esatto contrario. La su' fortuna è il mare e del mare ha tutti i segni nei suoi geni. Il sale è spesso nelle su' parole e nella zucca. Becerone, schietto, sarcastico, bizzarro, l'è figlio dell’avventura. La su' città aperta sull’infinito lo ha reso libero, curioso e senza paura. Paura di dirti quel che pensa senza mezzi termini, con un senso critico intriso di sana ironia. Il livornese non si prende mai sur serio, ma prende seriamente la propria città e il proprio mare a cui è legato a triplo filo. Il Livornese ha il salmastro dentro a ir cuore ed è tosto, saporito e ricco come il su' baccalà, un piatto che lo rappresenta in toto.
E se du' tipini così si incontrano? Ma ve lo immaginate se un giorno il Maremmano si apre al Livornese? Di certo, son solo cose strepitose. La ricotta più fresca che abbraccia un pesce povero vestito di rosso e lo addolcisce, lo placa. E il cuore salmastro del baccalà che finalmente fa parlare un raviolo delicato, questa volta non accompagnato da un ricco ragù di carne tirato da lunga cottura, ma da un ragù di pesce che riempie la bocca ed i sensi al primo assaggio. Io ce li vedo bene insieme, il Maremmano e il Livornese!