Prescrizione d’uso: Quando leggerete questo post si raccomandano alcune precauzioni: aspirate ogni C seguita dalle vocali A oppure O, scivolatela quando è seguita da una I o una E. Stessa cosa fate con la G quando si accoppia con la I e con la E. Soffiate stancamente la T iniziale di parola (per questo esercitatevi su “Oh Tito, tu t’ha’ ritinto il tetto…ecc”). Allargate allo spasimo le E, e per un attimo, se ci riuscite, immaginate di essere toscani.
I Toscani so’ dei tipini un po’ complicati. La sapeva lunga
Curzio Malaparte quando scrisse “Maledetti Toscani”, ed in quella
“maledizione” c’è tutto l’amore che non ti aspetteresti. Avea ragione lui: per
questi tipini ci si può anche perde’ il capo e ve lo dice una che toscana è diventata
più per caso che per scelta.
Mi fa fatica però a slungagnarmi parlandovi di tutti i tipi Toscani, che
sono un monte, e neanche mi par il
caso visto che qui devo raccontarvi tutta un’altra storia.
Ci so’ du’ tipi in Toscana che vivono agli antipodi: il
Maremmano e il Livornese. Così diversi che sfido chiunque a trovare punti di
contatto tra queste belle gentine. Eppure non si parla di distanze geografiche
siderali, ma di un par di cento chilometri di costa tirrenica. Però.
Il Maremmano somiglia alla su' terra: aspro, ruvido,
parzialmente addomesticato ma schietto, piedi piantati ben a terra e sguardo
diretto. Il Maremmano è abituato a combatte' contro la su' Maremma, contro
l’acqua che per secoli ha coperto la su' terra, contro i boschi intricati e
spaventosi che guadagnano terreno lontano dalla costa. Il Maremmano ha domato
la natura come ancora doma i cavalli: con nerbo e determinazione, pazienza e volontà.
Dal Maremmano non t'aspettà grandi parole. Il verbo non si spreca. E' l’atto
affà la differenza e forse per questa tendenza alla chiusura, l’immagine che
ti arriva al primo incontro, è quella di un tipo burbero, scontroso e grezzo.
Nulla di più sbagliato. Il Maremmano è chiuso come il su' raviolo: sotto una
sfoglia ruvida e grezza, è custodito un cuore morbido, lieve, avvolgente.
E il Livornese? Il Livornese è l’esatto contrario. La su' fortuna è il mare e del mare ha tutti i segni nei suoi geni. Il sale è spesso
nelle su' parole e nella zucca. Becerone, schietto, sarcastico, bizzarro, l'è figlio dell’avventura. La su' città aperta sull’infinito lo ha reso libero,
curioso e senza paura. Paura di dirti quel che pensa senza mezzi termini, con
un senso critico intriso di sana ironia. Il livornese non si prende mai sur serio, ma prende seriamente la propria città e il proprio mare a cui è legato a
triplo filo. Il Livornese ha il salmastro dentro a ir cuore ed è tosto, saporito
e ricco come il su' baccalà, un piatto che lo rappresenta in toto.
E se du' tipini così si incontrano? Ma ve lo immaginate se un giorno il Maremmano si apre al Livornese? Di certo, son solo cose strepitose. La ricotta
più fresca che abbraccia un pesce povero vestito di rosso e lo addolcisce, lo
placa. E il cuore salmastro del baccalà che finalmente fa parlare un raviolo delicato,
questa volta non accompagnato da un ricco ragù di carne tirato da lunga
cottura, ma da un ragù di pesce che riempie la bocca ed i sensi al primo
assaggio. Io ce li vedo bene insieme, il Maremmano e il Livornese!