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lunedì 3 aprile 2023

Supplì al telefono Cacio e Pepe: la malattia del sonno.

Arriviamo di rincorsa alla Pasqua dopo un Marzo meteora che ci ha lasciato così in fretta da trovarci sgomenti al pesce di Aprile. 
Non so più a cosa devo aggrapparmi per rallentare questa vita, un cavallo imbizzarrito che non sente più neanche il morso e le redini. 
La mia primavera è cominciata con un unico sentimento: desiderio di dormire. 
Il mio corpo cade in una sorta di catalessi verso le 14.00. 
In alcuni momenti, cado svenuta sul divano per quella mezzora che riesce a risollevarmi il morale e la lucidità. E' una sensazione di vero panico, il bisogno di dormire. 
Un'urgenza più forte della fame. 
Spero che questo "cambio di stagione" passi presto perché è imbarazzante sbadigliare come se non ci fosse un domani. La malattia del sonno.
Ditemi che non sono la sola. 
Ditemi che è normale e che è come il jat lag: dopo un po' ci si adatta. 
Al momento la cosa pare piuttosto ostinata. 

Un grande classico che valorizza formaggi come il pecorino (Romano, Toscano o Sardo) è la Cacio e Pepe. 

Un tripudio di sapori intensi e fondenti che richiede maestria e anche qualche piccolo trucco.

Ma trasferire una cacio e pepe in un supplì non è assolutamente difficile, anzi anche molto divertente, sia nel momento della preparazione che quando queste delizie verranno portate in tavola. 

Tutti impareranno cosa sia un “suppli’ al telefono” al momento in cui questa dorata polpetta verrà divisa in due ed il suo cuore di mozzarella filerà tra una metà e l’altra. 

E’ il momento della verità: ecco perché i supplì vanno serviti caldissimi, ma non subito, una volta tirati fuori dall’olio bollente. 

Dovrete attendere 2/3 minuti, perché la temperatura al cuore renda il ripieno perfetto per essere filante a dovere senza colare miseramente. 

Potrete riciclare ogni vostro risotto avanzato nello stesso modo. 

E i vostri cari vi ringrazieranno


Ingredienti per c.ca 20 supplì


400 g di Riso Vialone Nano

100 g di Pecorino romano grattugiato

80 g di Pecorino Toscano fresco a dadini 

50 g 

1 cucchiaio di pepe nero macinato fresco 

1 1/2 litro di brodo vegetale 

250 g di mozzarella non troppo acquosa

2 uova 

250 g di pan grattato 

100 g di farina 00

Olio per frittura 

  • Preparate il risotto in maniera tradizionale: in una larga padella tostate a fiamma media il pepe insieme al riso senza olio. Quando il riso comincia ad essere traslucido, abbassate la fiamma e cominciate a versare il brodo ben caldo comprendo il riso fino al suo livello. Mescolate. Lasciate che il riso assorba i liquidi prima di aggiungerne nuovamente e mescolate via via. 
  • Togliete il riso dal calore 2 minuti prima che arrivi a cottura. Aggiungete i formaggi, il burro e mantecate bene mescolando con cura quindi versatelo in un contenitore largo in modo che stendendolo si raffreddi velocemente. Copritelo e mettete in frigo almeno 3 ore o tutta la notte. 
  • Quando sarete pronti a friggere, preparate i supplì prendendo una cucchiaiata di impasto. Inumiditevi le mani e stendete il riso formando una piccola conca al cui centro metterete un rettangolo (2 cm x 1 cm) di mozzarella e richiuderete il riso intorno alla mozzarella formando un ovale. Proseguite fino a esaurimento degli ingredienti. 
  • In un piatto versate la farina, in un altro le uova sbattute e nell’ultimo il pan grattato. 
  • Fate scaldare l’olio in una padella di ferro stretta ed alta sui bordi e nel frattempo, passate il supplì prima nella farina, poi nell’uovo e per finire nel pan gettato. Se volete una crosta più spessa ripassate nuovamente nell’uovo e pan grattato. 
  • Fate cuocere pochi supplì alla volta in olio profondo a 170/180° per qualche minuto, girandoli via via in modo che risultino ben dorati e la mozzarella si sciolga completamente. 
  • Scolate su carta assorbente e serviteli ben caldi attendendo 2 o 3 minuti una volta tolti dall’olio. 
  • Si possono congelare una volta formati prima di procedere alla panatura.


mercoledì 2 novembre 2022

Risotto al Lambrusco, salsiccia e castagne: noi e loro.

L'inizio di Novembre ha sempre avuto la capacità di riportarmi più vicina al terreno. 
A contatto con la sostanza, la realtà e l'essenza delle cose. 
Saranno le ombre che si allungano mentre i giorni si accorciano. 
Sarà quel giorno, come oggi, in cui tutti guardiamo al passato, a chi c'è stato ma non tornerà, ed anche al domani, consapevoli che quel sentiero che noi stessi stiamo percorrendo anche se su tracciati diversi, ci porterà al Terminal della partenza per lo stesso imperscrutabile viaggio. 
Non vado spesso al Cimitero ma quando posso, non mi tiro indietro. 
E' l'unico luogo, ovunque si trovi, in cui appena entro, sono pervasa da un senso di inspiegabile calma.
Spero sempre che non vi sia nessuno in visita. 
Vado a salutare il mio amato papà, lascio che mi legga i pensieri e il vuoto che ha lasciato e finisco con abbandonare lo sguardo sulla campagna che circonda questo piccolo cimitero di paese, sorprendendomi ogni volta di quanto sia bello. 
Infine cammino fra le tombe. Leggo i nomi delle persone, le loro date. 
Immagino delle storie e la realtà vera è che vorrei averle conosciute. 
Oggi le lapidi erano ornate di fiori magnifici, il sole mi abbagliava e per sfuggire alla sua insolenza, ho ricominciato a camminare e mi sono sorpresa a leggere solo i nomi delle donne che riposano fra quei fiori. Nomi antichi, alcuni incantevoli, alcuni tutti toscani, altri strani ma musicali ed evocativi. 
Chi eri gentile Primetta, Galilea, Severina? Quanto sei stata amata dolce Ines, Zelinda, Filomena? E che profumo avevano i tuoi sogni misteriosa Artilista, Corallina, Aquilina? Hai mai voluto fuggire da tutti volitiva Igina, Norma, Dea?
Tenerezza, malinconia, ineluttabilità, rispetto: questo è ciò che porto via ogni volta da questi luoghi e che resta sopito per un po' dentro di me prima che la vita, nella sua urgenza, mi riporti sui miei passi. 
Ah il vino in cucina! 

Il suo posto non è soltanto in un bel calice accompagnando con armonia i piatti del vostro menù. 

Il vino può diventare un ingrediente complice e speciale in grado di trasformare una preparazione in un piatto davvero straordinario. 

Pensiamo al suo uso nelle carni. 

La nostra cucina Toscana, ha due piatti simbolo del geniale utilizzo del vino. 

Ricordiamo il Peposo dell’Impruneta, dove la carne viene fatta cuocere in un bagno di ottimo Chianti, pepe e tanto aglio. 

Oppure al Cacciucco, un piatto di pesce simbolo della città di Livorno, dove l’uso di vino rosso è imprescindibile alla riuscita di una zuppa coi fiocchi. 

Il segreto è quello di scegliere vini che possano armonizzarsi con gli ingredienti fondamentali. 

Che non abbiano strutture in grado di sovrastare il protagonista del vostro piatto ma che lo aiutino ad emergere con armonia e grazia. 

Per l’occasione, ho voluto scegliere un vino Emiliano, un Lambrusco di Modena, da utilizzare con un risotto dal carattere autunnale. 

L’acida freschezza leggermente abboccata di questo vino, è in grado di armonizzare appieno con la grassezza della salsiccia ed il morbido calore dei marroni. 

Un guizzo di timo per un richiamo all’erbaceo e il gioco è fatto. 

Provatela: facile, veloce e di grande effetto.


Ingredienti per 4 persone 

320 g di riso Carnaroli 

3 salsicce nostrali private di pelle 

150 g di marroni lessati e privati della pelle

80 g di parmigiano grattugiato + per rifinire 

Una manciata di timo 

1 bicchiere di Lambrusco di Modena 

30 g di burro 

1,500 ml di brodo vegetale 

  • Sbriciolate la salsiccia e fatela rosolare bene in un’ampia casseruola dove cucinerete anche il risotto. Una volta cotta, scolatela con un mestolo forato e tenetela da parte ma non pulite la casseruola. 
  • Fate brillare il riso nella casseruola senza aggiungere grassi, per 4/5 minuti rimestando continuamente, a fiamma vivace, quindi aggiungete il vino e fate sfumare continuando a mescolare. 
  • Quando l’alcool sarà evaporato abbassate la fiamma a media e cominciate ad aggiungere il brodo ben caldo, aggiungendo il liquido soltanto quando il precedente sia stato assorbito. 
  • A metà cottura aggiungete la salsiccia e 100 g di marroni tritati grossolanamente, mescolate bene e proseguite la cottura. Assaggiate ed aggiustate di sale se gradito. Quando il risotto sarà all’onda, aggiungete le foglioline di timo, il parmigiano e il burro e mantecate bene fino a quando otterrete una consistenza cremosa. 
  • Lasciate riposare 2 o 3 minuti quindi servite ben caldo decorando con i marroni rimasti e qualche rametto di timo. 





lunedì 7 settembre 2020

Riso al forno con pomodori e mozzarella: quanto è difficile mangiare bene fuori casa!

Arrivederci Tristezza - Brunori Sas 

Mangiare bene fuori casa è un'impresa titanica. 
Da anni ho smesso di fidarmi di consigli di amici che non reputo affini nell'amore totale per il cibo. 
Quando qualcuno mi chiede consiglio su dove andare, sono sempre iper critica e metto il "warning" su molti dei posti che in genere vengono esaltati dalla maggioranza. 
Non è un atteggiamento snob, ve lo giuro. E' che detesto essere presa in giro. 
Quando leggo le recensioni dai siti universalmente noti dove tutti scrivono sentendosi ispettori della Michelin, parto dai voti più bassi. Quello è il vero parametro su cui si può giudicare l'affidabilità della recensione. 
Se chi scrive fa melina, adducendo scuse ridicole pur di trovare un difetto, allora comincio a salire il range e alla fine decido se fidarmi. 
In genere se non sono certa al 90% del posto in cui devo andare, preferisco stare a casa. 
L'ultima immensa fregatura l'ho presa al mare proprio nel weekend appena passato, quando abbiamo deciso di uscire all'ultimo minuto e presi dalla fame e dalla tarda ora, ci siamo infilati in un ristorante sulla spiaggia che aveva un aspetto simpatico e rilassato. 
Un po' troppo rilassato. 
Alla lettura della carta, che sembrava scritta da Jacopo Ortis in preda ad esaltazioni da Prozac, ho cominciato a capire che forse era il caso di alzarsi e andare via: "Risotto in elogio vivo di granchio e vongole veraci", "Orchestra di pregiati marini in salsa aioli", "Scala reale di crudi"...già all' "elogio vivo" un'orticaria feroce aveva cominciato a salirmi lungo i polpaccetti. 
Mentre nessuno pareva essersi accorto di noi ed io mi stavo ribaltando sul tavolo alla lettura del menù chiedendomi chi fosse l'autore di tanta ridondanza e sfacciataggine, mi cade l'occhio sulla lavagna dei piatti del giorno e leggo "alici del Cantabrico con petali di burro e focaccia". 
A parte i petali di burro che mi suonavano al pari del più famoso petaloso, il resto mi sembrava semplice. 
"Si va sul sicuro" mi sono detta. 
Così quando è arrivato il piatto, un vassoio con una bella scatoletta rotonda da aprire, la ciotolina di scaglie di burro su ghiaccio e la focaccia calda, l'impressione è stata subito positiva. 
La quantità di alici era enorme, ci avrebbero mangiato bene 3 persone; le acciughe deliziose su quella focaccia calda spalmata di burro. Al termine eravamo già sazi, ma avevamo ordinato una pizza ed un piatto di pesce quindi, ormai rincuorati dal bell'inizio, abbiamo atteso il resto. 
Scoprire di aver scelto le due più immonde schifezze di tutta la carta, è stato un po' come aspettarselo.  Sicuramente è colpa nostra. Forse siamo sempre troppo ottimisti. 
La pizza immangiabile, il pesce crudo e gommoso. 
Il portafoglio defraudato di 80 euro per una scatoletta di Alici.
Ma del Cantabrico eh! 

Ci tornerò al ristorante. 

Ma prima devo sbollire il nervoso, perché se non fossi stata la persona educata e gentile che sono, avrei fatto volare il mio piatto come un frisbee verso gli ombrelloni che potevo osservare dalla nostra postazione sulla veranda. 

Come reagite voi quando capite che un posto sopravvive solo per l'ineducabile palato d'amianto dei consumatori? Perché io le ho lette le recensioni su quel luogo e non me lo so spiegare! 


Andiamo sul sicuro, e confortiamoci con un bel riso al forno con pomodori maturi nel loro momento di gloria, ottima mozzarella fiordilatte e semplicità, semplicità che è sempre garanzia di bontà! 


500 g di riso Roma

1 kg di pomodori maturi tipo San Marzano

400 g di mozzarella fior di latte

50 g di grana grattugiato

2 spicchi d’aglio

un bel ciuffo di basilico fresco e per rifinire

olio extravergine d’oliva

sale qb

  • Per prima cosa preparare la salsa, incidendo a croce i pomodori sulla punta e buttandoli in acqua bollente per 2/3 minuti. Scolateli e metteteli in una ciotola con acqua molto fredda ed attendete qualche minuto. Si spelleranno con molta facilità. Una volta spellati, tagliateli a metà, eliminate il frenulo ed i semi e riducete le due metà a filetti.
  • In una larga casseruola versate 3 abbondanti cucchiai di extravergine e gli spicchi d’aglio e lasciate insaporire bene l’olio per 5/6 minuti a fiamma vivace. Versate i filetti di pomodoro e fate cuocere mescolando bene, aggiungete il basilico ed abbassate la fiamma. Salate e fate cuocere ancora una decina di minuti fino a che i filetti non si saranno quasi disfatti. Spegnete e tenete da parte.
  • Cuocete il riso in abbondante acqua salata per non più di 5 minuti. Scolate e passatelo sotto l’acqua fredda per interrompere la cottura.
  • Con un mixer ad immersione frullate la metà dei filetti di pomodoro. Versate la salsa ottenuta (tenendo da parte un paio di cucchiaiate), ed i filetti in una larga ciotola che possa contenere anche il riso. Aggiungete il riso e mescolate bene. Aggiungete il parmigiano ed un bel filo d’olio e finite di condire.
  • Versate metà del riso in una pirofila di 24/26 cm di diametro, che avrete adeguatamente oleato, e fate uno strato uniforme su cui adagerete la mozzarella che avrete strizzato bene e ridotta a dadini, tenendone da parte una manciata. Coprite la mozzarella con il restante riso, livellate bene e cospargete con la salsa e la mozzarella rimaste.
  • Cuocete in forno a 180° per c.ca 45 minuti, sino a che la superficie non sarà bella dorata e si sarà formata una bella crosticina. Lasciate riposare 15 minuti prima di servire. E’ buonissimo anche tiepido.


 

lunedì 26 novembre 2018

Crema di riso butterscotch alla vaniglia: una salsa, un dolce.

Candy - Robbie Williams
Certe ricette ti fanno l'occhiolino dalle pagine di una rivista o di un libro e diventano un tarlo nella testa fino a che non le hai provate.
Mi è successo con questa crema di riso trovata su uno "speciale autunno" della rivista Good Food novembre 2018 e non c'è stato giorno che sfogliandola mi sia detta: Rice pudding, m' hai provocato e io te distruggo, te magno!
Così in un piovoso pomeriggio di novembre, mi sono messa al lavoro.
Nella testa continuava a girarmi questo nome bellissimo: "Butterscotch rice pudding". Tra gli ingredienti, chissà perché, ero convinta di trovare del liquore tipo whiskey, ma nessun segno.
 Mi sono lasciata trasportare dalla bellezza dell'aggettivo butterscotch, che mi faceva pensare al suggestivo "burrobirra" di Potteriana memoria (se non siete malate di Harry Potter, non potete capire).
Sono andata a fondo nella mia ricerca ed ho scoperto quanto.
Per Butterscotch usato come sostantivo, si intendono quelle meravigliose caramelle mou che si preparano in molti luoghi tra Normandia e Scozia con delizioso burro, brown sugar o sciroppo di mais e che hanno una consistenza sostenuta, ma "chewy", gommosa e quel meraviglioso colore di caramello, avvolte generalmente in carta dorata.
Solo che l'origine del nome della "Butterscotch sauce" è incerto.
Molti sostengono che sia dovuto alla sua origine scozzese (da scotch) mentre pare sia più plausibile una derivazione legata all'utilizzo dell'ingrediente principale, il burro, che per la preparazione viene fatto "bruciare" (non letteralmente - diciamo dorare) quindi "scorched", che nell'uso comune è poi diventato "scotched".
Insomma, il fascino di certi nomi fa percorsi complicati e misteriosi e a noi resta solo sognare su queste storie.
In ogni caso, qui non si parla di caramelle (che sarebbe comunque bello provare a preparare e magari un giorno lo farò), ma di una salsa, così versatile e facile da preparare che io avevo già realizzato per questo blog ma di cui ero ignara del nome.
La ricetta della Butterscotch sauce che più semplicemente è una toffee sauce o mou sauce, la potete trovare con questa stupenda torta gelato , che vi consiglio di provare anche per le feste natalizie è che è di una facilità disarmante.
Per altro, la salsa si può usare su svariati dolci, caldi e freddi ma anche con biscotti, torte morbide o secche, insomma: si prepara prima, si tiene pronta per l'occasione e creerà insane dipendenze
Invece veniamo a questo pudding.
Il concetto è lo stesso.
Il riso viene cotto in questa salsa ricca e caramellosa ed alla fine trasformerà una semplice merenda da bambini, in un signor dolce da fine serata.
Unico consiglio: assaggiate la crema durante la cottura solo a vostro rischio e pericolo.
Ingredienti per 6 persone
75 g di burro
175 g di riso originario (a chicco piccolo)
140 di zucchero muscovado
500 g di panna
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
600 g di latte intero

  • Fai sciogliere il burro in una larga padella (adatta per la cottura di risotti) fino a che non comincia a sfrigolare quindi aggiungi il riso. Fai tostare il riso nel burro a fiamma dolce per c.ca 4 minuti, fino a che non comincia a diventare dorato quindi distribuisci 100 g di zucchero e cuoci per altri 2/3 minuti fino a che non comincia a sciogliere.
  • Versa la panna e mescola bene. Non ti preoccupare se ti sembra che lo zucchero granisca perché con il calore lentamente si scioglierà. Continua a mescolare fino a che non otterrai una spessa salsa dal color caramello, che gli anglosassoni chiamano "butterscotch", quindi aggiungi gradualmente 500 ml del latte e l'estratto di vaniglia. Lascia sobbollire il tutto per c.ca 50 minuti, mescolando spesso. Se verso la fine del tempo di cottura il liquido è troppo spesso ed il riso non è ancora cotto, aggiungi gli ultimi 100 ml di latte e continua a cuocere. La consistenza alla fine dovrà essere quella di un risotto molto cremoso. 
  • Quando il pudding è cotto, versalo in una piccola pirofila da servizio o in 6 monoporzioni di ceramica e cospargi la superficie con lo zucchero rimanente. Passa la pirofila sotto il grill o usa una torcia da pasticceria e flamba fino a che lo zucchero non si scioglierà dando un effetto bruciato. Fai in modo che lo zucchero formi uno strato croccante e servi caldo o a temperatura ambiente direttamente dalla pirofila. 

venerdì 26 ottobre 2018

Riso Biryani con gamberi e verdurine arcobaleno: che fatica fare la spesa.

Over the Rainbow - Eva Cassidy
La parte più divertente del cucinare, spesso è andare alla ricerca degli ingredienti.
Fare la spesa è un po' come una caccia al tesoro e la lista che ci portiamo dietro quando entriamo in un negozio della grande distribuzione, finisce con l'allungarsi deragliando verso prodotti di cui non abbiamo bisogno, presi solo dalla frenesia di provare.
Per quanto mi riguarda, andare a fare la spesa è quasi sempre fonte di angoscia.
Spesso sono sola, perdo intere mattinate tra spostarmi in macchina, girare come una pazza tra corridoi e scaffali che sembrano dotati di vita propria (ma perché ogni tanto gli cambiano posizione?) e finendo col dover trasportare con la "potenza dei bracci" tutti i pesi per i tre piani del palazzo in cui vivo, casse d'acqua incluse.
Insomma, capite ammé.
Più di una volta ho pensato a quanto mi piacerebbe vedermi recapitare a casa tutto il necessario per il menù settimanale senza muovere un dito, ed è anche per questa ragione che confesso di avere il congelatore stipato di roba non solo preparata da me, ma già surgelata e pronta da usare.
In particolare verdure e pesce, possibilmente al naturale perché più semplici da trasformare in qualcosa di buono.
In questi giorni mi sono trovata tra le mani il catalogo bofrost* ed ho messo in pratica il desiderio di fare la spesa seduta da casa.
Appena sposata, con mio marito ci divertivamo a farci recapitare a casa da questa azienda ogni tipo di ghiottoneria, dai dolci ai gelati, fino alle pizze, quindi conoscevo già la qualità dei loro prodotti. All'epoca (parlo di almeno 15 anni fa) era praticamente un servizio ancora a porta a porta.
Si sceglieva da catalogo e si lasciava l'ordine al corriere.
Alla consegna dei prodotti, potevi lasciare l'ordine successivo e così via.
Adesso, ho fatto l'ordine direttamente sul loro sito, scegliendo diversi preparati al naturale tra cui delle code di gamberoni ed un wokmix di verdure arcobaleno (taccole, germogli di fagiolo, carote arancioni, gialle e viola), ho indicato il giorno e l'ora della consegna e, tadaaaa....il corriere è arrivato puntuale ed io sono scesa in tuta e ciabatte a prendere il tutto.
Ma la vita, non potrebbe essere sempre così facile?
Dalla spesa consegnata direttamente a casa è nato questo piatto.
Un Riso Biryani con verdure colorate e code di gamberi.
La Biryani è una miscela di spezie indiana composta per lo più da cannella, chiodi di garofano, pepe nero e cardamomo, a cui va aggiunto del Garam Masala, semi di coriandolo e curcuma.
Io ho la fortuna di avere una miscela che arriva da Singapore grazie a quella gran maga delle Spezie di Alessandra, e l'ho voluta provare in questo piatto.
So però che non è difficile da trovare nei negozi di prodotti etnici.
La miscela di spezie viene spesso utilizzata con riso basmati e verdure (le più svariate a vostro piacimento), ma può essere arricchita anche da pesce, in particolare crostacei.
Reperita la spezia, la preparazione è decisamente facile e veloce e qui vi lascio la mia ricetta.
Liberamente interpretata.

Riso Biryani con gamberi e verdure arcobaleno 
Ingredienti per 4 persone
200 g di riso Basmati
600 g di Wokmix arcobaleno
500 g di code di Gamberoni
1 porro
3 cucchiaini di mix spezie Biryani
1 cm di zenzero fresco grattugiato
una manciata di prezzemolo tritato
olio extravergine qb
sale qb
  • Togli le code di gamberone dal freezer 1 ora prima di cominciare a cucinare e lasciale scongelare a temperatura ambiente. 
  • Fai bollire abbondante acqua salata in una casseruola e cuoci il riso Basmati secondo le indicazioni della confezione (in genere una decina di minuti). Scolalo accuratamente e lascialo raffreddare da parte. 
  • Affetta finemente il porro anche nella parte verde e mettilo in un wok con due cucchiai di olio extravergine e lo zenzero grattugiato finemente. Aggiungi il mix di spezie e fai passire il porro a fiamma dolce, magari aggiungendo un cucchiaio d'acqua se necessario. Quando il porro sarà passito, versa le verdure ancora surgelate e alza la fiamma facendole saltare per una decina di minuti. Aggiusta di sale. 
  • Toglie le verdure dal Wok. Priva metà dei gamberi della propria coda (l'altra metà ti servirà a decorare i piatti). Versa due cucchiai d'olio nel Wok e fallo scaldare poi fai saltare velocemente i crostacei. Quando saranno pronti, aggiungi le verdure ed il riso e salta il tutto insieme, rifinendo con il prezzemolo tritato. Assaggia ed aggiusta di sale se necessario. 
  • Servi caldissimo rifinendo con le code di gamberoni e peperoncino fresco se gradito. 




mercoledì 20 giugno 2018

Svuotiamo i Freezer con Avanzi Tutta di giugno!

Here comes the sun - The Beatles 
Arriva quel momento in cui il nostro frigorifero ha bisogno di prendere un respiro di sollievo e lasciato vacante per qualche settimana.
I cassettoni del freezer, normalmente stipati di generi di emergenza, si alleggeriscono in attesa che la casa si svuoti e piombi nel silenzio delle vacanze, ma soprattutto per dare spazio alla freschezza dei buonissimi prodotti che la stagione ci offre e che spesso, richiedono il minimo impegno nella preparazione e cottura.
Così questo è un invito a voi tutte, a fare un inventario dei vostri freezer e cercare di dare nuova ed ultima vita a tutto quanto chiudo dentro contenitori e sacchettini e lasciare spazio per qualche sapore estivo che vorremmo conservare da fine agosto a tutto settembre.
Con un gruppo di coraggiose stakanoviste della cucina, abbiamo deciso di dare una bella smazzata ai nostri congelatori e per la Rubrica "Avanzi un altro" all'interno di Mag About Food (Mtc rules), ecco qui una lista di ricette originali e creative realizzate sulla base di quanto in essi contenuto.
Sotto la supervisione di Maria Pia Bruscia, impeccabile autrice dell'articolo, troverete una lista di ricette, dall'antipasto al secondo, una più spettacolare dell'altra.
Per quanto mi riguarda, ho dato vita a dei supplì di ragù bianco e scamorza accompagnati da un hummus di ceci neri di Pomarico: un aperitivo da terrazza per fauci affamate.
Vi invito ad andare a leggere la bellissima rubrica : sono certa che resterete conquistate.


martedì 20 febbraio 2018

Kedgeree per lo Starbooks di Febbraio

Waiting in vain - Annie Lennox
Oggi la prima ricetta che presento per Salt is essential, lo Starbooks del mese di Febbraio.
Un libro che ricerca il sapore autentico della cucina, l'utilizzo equilibrato degli ingredienti e l'onesto uso degli stessi. Il Sale del titolo non è il tema del libro, ma è un modo di dire che il pizzico di sale nei piatti non va dimenticato, così come quella certa spezia o lo zucchero se necessario.
Insomma, ogni ingrediente ha il suo ruolo e spesso questo viene stravolto.
Per voi ho provato una ricetta britannica di origine indiana, il Kedgeree.
Come sempre potete saperne di più andando a leggere il post su Starbooks. 
Ed un sano pizzico di sale a tutti!

mercoledì 17 gennaio 2018

Riso al forno allo zafferano per Starbooks

Sorprendimi - Stadio
Lo Starbooks di questo mese è l'ultimo nato di Jamie Oliver, autore molto apprezzato dal questo gruppo - 5 Ingredients. 
In passato abbiamo esaminato almeno altri 4 suoi libri, sempre divertendoci molto.
Stavolta il tema di questa novità sono ricette da preparare con soli 5 ingredienti, in generale molto facili da reperire. 
La gola mi ha fatto cadere sulla ricetta in fotografia, ovvero un riso allo zafferano cotto in forno. 
Una preparazione facilissima e veloce.
Per sapere cosa ne penso e leggere la ricetta con le note finali, dovete però andare qui, sulla pagina ufficiale Starbooks. 
Una buon ventodì a tutti! 

domenica 30 aprile 2017

Il Budinone Senese e le merende di quando s'era piccini.

La Sinfonia dei Giocattoli - Leopold Mozart
"Quando ero piccino piccino
e in contrada andavo a giocar..."
Così comincia una celebre canzone senese che i bambini di questa città imparano fin da piccoli.
Una canzone che parla di amore per la propria città e di speranza: la speranza di poter vincere il Palio, un giorno, ma che soprattutto è la speranza di diventare grandi, e forti e sempre pronti a lottare per un sogno.
Le mamme senesi sapevano bene come sostenere i giochi e le corse dei propri bambini all'ombra della Torre.
Tra le merende più amate della tradizione mezzadrile persa nella memoria della mia città, c'è questo Budinone, così chiamato dalle nonne e da quei personaggi femminili che hanno fatto la storia di Siena.
Se provate a chiedere a persone della mia generazione, informazioni sul budinone, sapranno dirvi ben poco e forse non lo ricorderanno nemmeno. Il suo posto è stato preso dal più celebre "budino", dolcetto monoporzione che non manca mai sui banchi dei bar e delle pasticcerie nostrali.
Però del più raffinato budino, il budinone ha ben poco.
Non è avvolto da frolla leggera ed è arricchito dal profumo del cedro e del Vin Santo.
E soprattutto è grande, spesso preparato in stampi rettangolari e tagliato a losanga.
Era la merenda ricca che sostituiva il "panino col presciutto" ed aiutava le mamme a tenere a bada lo stomaco dei bimbi vivaci, fino alla cena frugale, spesso rappresentata da zuppe di verdure o di pane.
Ringrazio Nicola Natili per aver custodito la memoria di questa ricetta all'interno del delizioso libro " La Dolce Strada" scritto a quattro mani con Veronica Grandetti (Ed. Il Leccio).
Il libro raccoglie le ricette dei dolci tradizionali di Siena in una sorta di favola, raccontata attraverso gli occhi di Caterina, una bimba curiosa e golosa che scopre la nostra provincia ed il suo patrimonio di ingredienti "speciali" che ne delineano l'inconfondibile identità.
Un libro che consulto spesso quando cerco il rispetto della tradizione gastronomica della mia città.
La mia passione per i dolci a base di riso è molto forte e su questo blog potrete trovare ben più di una ricetta: La torta di riso autunnale, Budino con amarene, frangipane e riso caramellato , l 'Arroz con leche spagnolo ed i Budini tradizionali citati sopra.
Insomma, per la Giornata Nazionale dei Dolci di Riso all'interno del Calendario della Cucina Italiana, offro anche io il mio contributo con una ricetta che racconta un dolce sconosciuto ma forse simile a molti altri del nostro Paese, realizzati con lo stesso ingrediente di base: il riso.
Vi invito a visitare il sito del Calendario dove troverete un interessante articolo sull'argomento e la pagina FB collegata  su cui oggi pioveranno decine di torte di riso da tutta Italia.
Ingredienti per uno stampo da 18 cm di diametro
250 g di riso Originario
750 ml di latte intero
100 g di zucchero semolato
la scorza grattugiata di un limone non trattato
75 g di cedro o arancia canditi
40 g di uvetta
2 uova medie
25 g di burro fuso
1 bicchierino di Vin Santo
1 pizzico di sale
zucchero a velo per rifinire
  • Versate il latte in una larga casseruola con il fondo spesso ed aggiungetevi la scorza grattugiata del limone e lo zucchero ed un pizzico di sale. Aggiungete il riso e mescolate tutto bene quindi portate ad ebollizione a fiamma dolce e lasciate cuocere fino a che il riso non avrà assorbito completamente il latte e sarà morbido ma non spappolato.
  • Lasciate raffreddare. Una volta freddo aggiungete le uova, il burro fuso, l'uvetta (non strizzata) ed il suo Vin Santo, il cedro ridotto a dadini e mescolate tutto in modo da avere un composto omogeneo e morbido.
  • Versate il tutto nello stampo ben imburrato e leggermente infarinato (io ho usato farina di riso per avere una torta completamente gluten free) e livellate bene pressando con un cucchiaio. 
  • Una variante della ricetta vuole che prima di informare, la superficie venga cosparsa di cioccolato fondente grattugiato. A me l'idea non piace granché quindi non l'ho messo.
  • Fate cuocere per c.ca 40 minuti, o comunque fino a che la superficie non sia bella dorata, in forno preriscaldato a 180°. 
  • Una volta pronto, lasciate intiepidire appena quindi sformatelo. E' buonissimo tiepido o a temperatura ambiente e migliora nel tempo. 
  • Servitelo, se vi piace, spolverato di zucchero a velo. 

lunedì 24 aprile 2017

Sartù bianco allo zafferano per l'Mtc 65

Time after time - Tuck & Patty 
Mentre dedicavo parte di due mezze giornate improvvisamente risultate disponibili, alle innumerevoli preparazioni della ricetta Mtc di aprile, ho lasciato che il flusso dei pensieri mi avvolgesse come liquido amniotico.
Mai come affrontando il Sartù, ho percepito la metafora della mia vita in questo preciso attimo, dove il "nascondimento" di delizie dentro uno scrigno di riso cucinato ad arte, si allinea alla difficoltà di celare sentimenti profondi, emozioni contrastanti, ricordi amorevoli ed l'opportunistico desiderio di abbandonarsi allo sconforto.
La vita ha l'abitudine di metterci alla prova quando tutto ci sembra giunto alla sua completezza, quando le certezze del nostro quotidiano nella loro routine, diventano un rassicurante viatico alla paura del vivere.
Non che la mia vita sia stata fino ad oggi un viaggio comodo e sicuro.
Anzi, pensandoci bene, le schicchere non mi sono mancate e per dirla alla maniera di una vecchia giocatrice di Monopoli, sono spesso finita "in prigione" senza passare dal via.
Eppure, per carattere, per indole o forse solo per educazione, non ho mai abbassato la testa: ho smadonnato indulgendo all'auto commiserazione il tempo di un attimo e poi sono ripartita.
Di nuovo, più ignorante e determinata di prima.
Ricorderò questo Sartù soprattutto per questo, perché proprio come la vita, non è mai quello che sembra e soprattutto, non sai mai quello che ti aspetta.
Che io sia una donna che in cucina ama volgere lo sguardo al passato, è noto a coloro che seguono questo blog.
Non è quindi una sorpresa che abbia  esultato intimamente nell'apprendere la scelta di Marina, la mia demoiselle preferita, vincitrice della sfida sulle terrine e adorabile donna di altri tempi.
Fin da subito ho cominciato ad immaginare come sarebbe stato il mio Sartù, arrampicandomi con il pensiero su preparazioni complicate e spettacolari a partire dall'ingrediente prescelto (il piccione).
Per poi fare marcia indietro di fronte alle difficoltà nel reperire il momento giusto (e sopratutto l'umore) per realizzarlo.
Ad un certo punto ho saputo che non avrei partecipato alla sfida.
Durante le lunghe ore trascorse in ospedale in questi ultimi giorni, quando non potevo sedere vicino a mio padre per tenergli compagnia, cercavo di distrarmi dentro libri e riviste.
Ma meno potevo cucinare e più avevo il desiderio della mia cucina, come luogo catartico e fuga dal dolore.
Non riuscivo a togliermi dalla testa questo Sartù, che lentamente prendeva forma nella sua basica semplicità, assecondando i miei gusti e placando il mio ego.
Sul quadernino che porto sempre con me, annotavo gli ingredienti e la loro combinazione, con la certezza che l'insieme sarebbe stato quello che mi avrebbe dato maggiore soddisfazione: un involucro dal profumo intenso di zafferano, come il primo risotto che ho mangiato da bambina e che resta il mio preferito fra millemila preparazioni.
Il ripieno doveva essere necessariamente un ragù bianco, corposo nel sapore grazie alla presenza del fegatino ma profumato di spezia e addolcito dalla birra rossa. Il ragù che preparo nei giorni di festa.
Le polpettine le ho volute di pane, per abbracciare il ragù senza mortificarlo, dal lieve aroma di aglio e saporite grazie al caciocavallo Ragusano. Croccanti dal cuore morbido.
Il tutto avvolto dall'intenso profumo del porcino e dalla dolcezza dei pisellini di stagione. Immancabili.
Qualsiasi formaggio avrebbe potuto minare l'equilibrio del ripieno, così ho optato per della burrata, che ha il pregio di avere un cuore "neutro" grazie alla panna ed un involucro filante ma non aggressivo.
Il Sartù era lì, pronto per essere preparato.

Ingredienti per uno stampo di alluminio di 20 cm di base e 14 cm di altezza.
Una nota per lo stampo: la cara Lucia si è prodigata nel procurarmi uno stampo tradizionale arrivato direttamente da Napoli e che era in attesa di essere utilizzato.
Poi il tempo passava e con lui la Pasqua e ogni mia convinzione di poter partecipare.
Dal Molise, mia suocera ha saputo che stavo preparandomi ad affrontare questa ricetta e senza avviso, mi ha fatto avere il suo stampo.
Spero che Lucia non me ne voglia, se ho usato quest'ultimo.
Ma credo che mi capirà.

Per il riso
600 g di riso Carnaroli
2 l di brodo di gallina
1g 1/2 g di pistilli di zafferano di S. Gimignano
1/2 bicchiere di birra rossa doppio malto
40 g di parmigiano grattugiato
40 g di caciocavallo Ragusano grattugiato
olio extravergine d'oliva Garda Orientale Dop
sale - pepe qb

Per le polpettine di pane
150 g di di pane toscano raffermo
1 mazzo di prezzemolo (c.ca 2 cucchiai tritati)
mezzo spicchio d'aglio tritato finemente
50 g di caciocavallo Ragusano grattugiato
1 uovo piccolo
sale - pepe qb
pane grattato per rifinire

Per il ragù bianco 
300 g di macinato di manzo
200 g di macinato di maiale
1 salsiccia toscana fresca (c.ca 80 g)
80 g di fegatelli di pollo
1 carota
1 cipolla bionda
1 gambo di sedano
1 rametto di rosmarino
2 foglioline di salvia
mezzo bicchiere di birra rossa doppio malto
1 cucchiaino di spezie "Saporita"
pepe nero macinato fresco
sale qb
1 litro 1/2 Brodo di gallina (lo stesso che vi servirà per il risotto)

Per il ripieno 
250 g di burrata freschissima
300 g di porcini surgelati (io ho usato porcini dell'Amiata)
300 g di pisellini freschi sgranati
1 porro
1 spicchio d'aglio
prezzemolo tritato
sale - pepe qb.

Per la Velouté allo zafferano
500 ml di brodo di gallina
25 g di burro
25 g di farina
1 bustina di zafferano in polvere di S. Gimignano

La base principale di molte delle preparazioni di questo piatto, è un buon brodo.
Io ho utilizzato un brodo di gallina preparato con metà gallina, carota, sedano e cipolla steccata con chiodi di garofano, una foglia di alloro ed un mazzetto di prezzemolo.
Ho usato questo brodo per il ragù, il risotto e la velouté.
La sera prima ho preparato il ragù, la preparazione che richiede maggior tempo.
  • In una larga casseruola ho fatto scaldare 3 cucchiai di olio extravergine con un trito di cipolla, carota e sedano, ai quali ho aggiunto il rosmarino e la salvia tritati al coltello finemente. Li ho fatti passire a fiamma dolcissima per almeno 20 minuti, aggiungendo dei piccoli mestoli di brodo via via che la base si asciugava.
  • Una volta morbidi, ho aggiunto le carni, prima il fegatino tritato al coltello e la salsiccia sbriciolata, privata del budellino. Ho mescolato facendo rosolare bene le carni, quindi ho aggiunto il manzo ed il maiale macinato ed ho mescolato bene al tutto. Ho alzato la fiamma a medio calore. Le carni dovranno cuocere almeno 15/20 minuti rosolando bene ed una volta che i succhi saranno bene asciugati (lo noterete quando dal basso i succhi delle carni non risaliranno verso l'alto e le carni cominceranno a sfrigolare) alzate la fiamma a fuoco vivo e sfumate con la birra, mescolando velocemente per far evaporare l'alcool, per c.ca 1 minuto.
  • Ho aggiunto la spezia ed il pepe e mescolato per poi abbassare la fiamma al minimo.
  • Ho coperto il ragù con il brodo, mescolato bene, coperto con un coperchio e lasciato andare per quasi 3 ore, aggiungendo brodo via via, in modo che il ragù si mantenesse sempre bello morbido e succoso. 
  • Una ventina di minuti prima di spegnere, ho aggiustato di sale. 
Subito dopo ho preparato le polpettine.
  • Ho messo il pane tagliato a fette a mollo semicoperto da acqua fredda. L'ho lasciato a bagno una decina di minuti quindi l'ho strizzato bene e sbriciolato. Il pane toscano resta bello consistente una volta bagnato, e per nulla colloso.
  • Ho tritato il prezzemolo insieme all'aglio di Vessalico, profumatissimo, ed ho aggiunto il trito al pane, insieme al caciocavallo grattugiato.
  • Con le mani ho mescolato bene il composto e poi ho aggiunto sale, una macinata di pepe e l'uovo ed ho impastato bene l'impasto.
  • Ho preparato le polpettine grandi come una nocciola, le ho passate nel pan grattato e le ho fritte in un dito di olio extravergine. Ho scolato su carta assorbente ed ho tenuto il tutto da parte. 
  • Successivamente ho preparato i porcini, facendoli cuocere ancora surgelati in olio extravergine ed uno spicchio d'aglio fino a che non sono stati belli rosolati. Ho aggiunto una manciata di prezzemolo ed ho aggiustato di sale. 
  • Dopo i porcini, ho cotto i pisellini in olio extravergine in cui ho fatto passire del porro fresco affettato finemente. Li ho cotti una decina di minuti aggiungendo poca acqua e salandoli nel finale. 
Tutti gli ingredienti del ripieno sono pronti, quindi è ora di passare alla preparazione del risotto.
Vi consiglio di leggere l'illuminante post di Marina e farvi un giro sul sito Mtchallenge dove troverete tanti trucchi e consigli per preparare il riso perfetto per il Sartù 
La preparazione del Sartù bianco prevede una cottura del riso diversa da quella in rosso. 
Mentre il tradizionale Sartù rosso viene cotto in una minima quantità di acqua con un mestolo di ragù che gli conferisce il caratteristico colore, per il Sartù in bianco si procede come se dovessimo preparare un risotto. 
Quindi dobbiamo fare brillare il riso e portarlo a 2/3 della cottura aggiungendo il brodo.
Il resto della cottura avverrà in forno.

  • Ho fatto tostare il riso in poco olio extravergine fino a che i chicchi non sono sembrati trasparenti (c.ca 5 minuti). Non ho aggiunto alcun soffritto ma ho sfumato il riso con la birra rossa. Ho cominciato la cottura aggiungendo il brodo bollente e lo zafferano. I pistilli vanno messi a bagno in poca acqua per qualche ora, meglio se la notte prima, in modo che rilascino in pieno colore e aroma. 
  • Ho proseguito la cottura per c.a 12 minuti ed ho tolto il riso dal fuoco una volta ben tirato. 
  • Ho versato il riso in una ampia ciotola d'acciaio, mescolando velocemente e mettendola a bagno in acqua gelata per cercare di interrompere la cottura del riso. Ho aspettato che intiepidisse.
  • Una volta tiepido ho aggiunto 2 cucchiai di extravergine ed i formaggi mescolando bene. Poi ho cominciato ad aggiungere le uova, uno alla volta. Avendo usato uova grandi, ne ho messe solo cinque, perché già dopo la quinta, il composto di riso risultava morbido ed avevo paura che non aderisse bene alle pareti dello stampo.
  • Ho imburrato bene bene lo stampo e qui ho commesso un errore. Ho lasciato dei pezzetti di burro come si vede in foto, pensando che con la cottura si sciogliessero e facessero dorare bene la crosticina. Invece il burro ha creato una sorta di impronta che si vede chiaramente nella foto in alto. Pare strano, ma è così. Quindi non lasciate burro in eccesso. Piuttosto mettetene tanto. Ho rifinito con il pan grattato.
  • Ho cominciato a formare il Sartù: uno strato di riso sulla base alto 1 cm c.ca, pressandolo bene con il cucchiaio, e salendo lungo le pareti piano piano. Il mio riso era morbido ed aveva la tendenza a scendere quindi ho lavorato molto col cucchiaio. 
  • Ho riempito il guscio fino a poco meno della metà dello stampo, con ragù, polpettine, verdure e burrata quindi un ultimo strato di ragù ed ho coperto questo prima strato di ripieno con uno strato di 1 cm di riso compattando bene, quindi ho continuato a foderare le pareti di riso fino alla cima. 
  • Ho riempito con il resto degli ingredienti ed ho coperto il tutto con l'ultimo strato di riso (la quantità perfetta...non mi è avanzato un solo chiccho di riso). Ho pressato bene ed ho cosparso di fiocchetti di burro. 
  • Nel forno preriscaldato a 180° ho fatto cuocere per 50 minuti, per il semplice fatto che il mio riso era un po' più morbido e lo stampo un po' più alto. Quando ho visto che i bordi erano staccati dallo stampo, ho interrotto la cottura. La mia preoccupazione era quella di ottenere un Sartù non stracotto, il cui ripieno potesse divincolarsi dall'abbraccio del riso e abbandonarsi morbidamente nella fetta, ancora succosa e morbida. Ero terrorizzata dall'idea di ottenere un Sartù cementificato e rigido, con effetto soffocamento all'assaggio. Ho lasciato riposare il Sartù 20 minuti esatti quindi, con un moto di puro panico, ho proceduto al rovesciamento. 
  • Ho posizionato il piatto di portata sulla base del Sartù e con un veloce movimento plastico, ho capovolto il Sartù. Naturalmente non è successo niente. Così ho passato una lama sottile lungo tutto il bordo ed ho ricominciato. E voilà...il Sartù si è palesato in tutta la sua maestosità. 
Ho servito il Sartù accompagnato da una velouté allo zafferano. 
La velouté si realizza preparando un roux biondo con burro e farina. Una volta sciolto il burro in una casseruola dal fondo spesso, si aggiunge in un colpo solo la farina e con una frusta si mescola velocemente facendo cuocere a fiamma dolce per 2/3 minuti fino ad ottenere un roux dorato.
A questo punto si aggiunge a filo il brodo caldo aromatizzato con lo zafferano, continuando a mescolare con la frusta per sciogliere eventuali grumi. 
Si lascia sobbollire per 10/15 minuti, fino a quando non prenderà una consistenza fluida e vellutata, da cui prende il nome. 
Versarla tiepida sul Sartù e servire. 
Con questa ricetta partecipo alla sfida MTC #65 sul Sartù di Mademoiselle Marina.


lunedì 10 aprile 2017

Crostata di riso con carciofi ricotta e pomodorini Pachino: ragione e insensatezza

Why - Annie Lennox
Sto pensando che la Pasqua si avvicina e che sarà senza dubbio, la più difficile della mia vita.
Voglio aggrapparmi al simbolo primario di questa celebrazione, ovvero la speranza della rinascita, e credere che, se questi ultimi mesi di difficoltà e paura sono giunti al proprio capolinea proprio in questo periodo, una ragione ci sarà.
Cercare ragioni nell'insensato è un esercizio al quale il genere umano tende ad indulgere ogni qualvolta non trova risposta.
Quindi il più spesso possibile.
E' un esercizio pericoloso, che va di pari passo con il "Se avessi...", altro genere di tortura alla quale riusciamo ad abbandonarci senza alcuna riserva.
Quando qualcosa di grande come una malattia incurabile od una perdita repentina si abbatte sulle nostre vite, nulla di ciò che conoscevamo sembra trovare una dimensione accettabile nella nostra quotidianità.
Facciamo tutto come prima, secondo il vecchio detto "the show must go on", ma è come se il nostro io fosse seduto in un angolo ed osservasse dall'esterno ogni azione di quello sconosciuto che ci assomiglia, senza per altro provare il minimo interesse per tutto quel movimento.
Si resta in disparte, prigionieri di una bolla nella quale non si riesce a fare nulla se non continuare a chiedere risposte ad una sola ed unica insulsa domanda: "perchè".
Il voler a tutti i costi trovare la risposta all'evidente mistero universale, ci rende più piccoli e fragili di quanto già non ci sentiamo, ed anche molto stupidi, visto che la risposta invece dovremmo averla già capita.
E' la vita Bellezza!
Che la si voglia accettare o meno, abbiamo ricevuto il pacchetto all inclusive nel momento esatto in cui la nostra testa è uscita dal più sicuro nido del ventre di nostra madre, ed abbiamo urlato il nostro buongiorno al mondo. Non si può mica scegliere.
Ciò che invece fa la differenza, è la nostra capacità di accettare la prova, di saltare oltre il cerchio di fuoco, di reagire al dolore senza che questo finisca con l'avilupparci tra le sue spire.
Non so come si faccia.
Al momento, sono ancora lì, seduta in quell'angolo che mi osservo da fuori.
Ricetta che ha trovato ispirazione da un vecchio numero di Sale e Pepe (settembre 2014), adeguatamente rivisitata per la stagione visto che di mangiare carciofi non mi stanco mai, e che avvicinandosi il tempo dei pic nic si rivela perfetta.
L'aggiunta dei pomodorini, in questo caso gli imprescindibili ciliegini di Pachino IGP, apre le porte all'estate, già in vista all'orizzonte.
Facilissima e veloce, ve la consiglio di cuore

Ingredienti per uno stampo da 10x26 

Per il guscio
250 g di riso Arborio
3 uova
40 g di parmigiano grattugiato
30 g di caciocavallo stagionato
2 cucchiaini di pesto
qualche fogliolina di menta
un pizzico di sale
Una macinata di pepe a piacere

Per il ripieno
250 g di ricotta di pecora freschissima
4 carciofi morelli o similari
1 grappolo di pomodori Pachino ciliegino IGP
1 spicchio d'aglio
un mazzetto di prezzemolo
sale - pepe qb

  • Cuocete il riso in abbondante acqua salata quindi scolatelo molto al dente e passatelo sotto l'acqua fredda per bloccare la cottura. Fatelo sgocciolare bene quindi versatelo in una ampia terrina.
  • Aggiungete le uova, i formaggi grattugiati, la menta tritata ed il pesto. Mischiate tutto molto bene con un cucchiaio quindi aggiustate di sale e pepe.
  • imburrate lo stampo con fondo amovibile e foderate la base con carta da forno bagnata e strizzata. Con un cucchiaio cominciate a stendere il riso schiacciandolo bene alle pareti in uno spessore di 1 cm mentre la base in uno spessore di 5 mm. 
  • Coprite adesso il tutto con un foglio di alluminio o carta forno e riempitelo di legumi secchi. Cuocete in bianco in forno preriscaldato a 180° per c.ca 20/25 minuti. Quindi togliete la carta e rimettete in forno per altri 15 minuti o comunque fino a che il riso non sia dorato sui bordi. 
  • Mentre il riso cuoce, preparate il ripieno: pulite i carciofi privandoli delle foglie dure esterne e della punta. Metteteli a bagno in acqua acidulata con il succo di limone nel tempo in cui pulirete tutti i carciofi. Scolateli e tagliateli a metà ricavando 4/5 spicchi da ogni metà. 
  • Scaldate 3 cucchiai di olio extravergine in una larga padella con lo spicchio d'aglio e fatevi cuocere i carciofi a fiamma media, per 10/12 minuti, fino a che saranno cotti ma ancora croccanti. Se necessario aggiungete piccole quantità di acqua durante la cottura. 
  • Ad un paio di minuti dalla fine cottura, aggiustate di sale ed aggiungete una manciata generosa di prezzemolo tritato e foglioline di menta. 
  • Sulla base del guscio di riso, versate adesso la ricotta che avrete fatto scolare, e distribuitela grossolanamente lungo la superficie. 
  • Aggiungete i carciofi riempiendo il guscio.
  • Lavate i pomodorini Pachino mantenendo il picciolo. Passateli nella stessa padella dei carciofi, in un filo d'olio caldo e copriteli con un coperchio per un paio di minuti in modo che la pelle si ammorbidisca o si apra. Salateli abbondantemente quindi disponeteli con grazia sulla crostata. 
  • Rifinite con un filo d'olio extravergine e foglioline di menta fresca. Servite subito.
  • E' deliziosa anche a temperatura ambiente.