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lunedì 7 marzo 2016

Le Strade della Mozzarella: piccola cronaca di una finale.

It's my turn - Diana Ross 
Foto di Alessandra Farinelli
In un attimo è passato tutto.
Succede sempre così quando ci si diverte.
Dal decidere di partecipare (con un po' di incertezza) al Contest delle Strade della Mozzarella, al ritrovarsi con un certo sgomento misto ad incredulità, in finale, è passato un millesimo di secondo.
Quando ho realizzato che avrei dovuto scendere fino a Gragnano per preparare e raccontare il mio piatto, la faccenda non mi è sembrata più tanto irreale.
Anzi, si faceva piuttosto seria.
Si, perché la vita, fin che si resta nel web, è tutta un gioco.
Si cucina da soli, si chiacchiera con degli sconosciuti che si fidano di quel che gli propini osservando una fotografia. Facile si.
Ma quando dalle parole si passa ai fatti, bisogna tirare fuori il carattere e dimostrare che quanto è sembrato buono all'aspetto, sia effettivamente tale sotto i denti. E che dietro ad uno schermo non ci sia solo fuffa.
E' quello che sono stata chiamata a fare lo scorso 27 febbraio.
Partita all'alba per raggiungere quel piccolo paese in provincia di Napoli, considerato nel mondo "il regno indiscusso della pasta": Gragnano.
Siete mai stati in un pastificio?
Io no, lo confesso non senza un certo imbarazzo.
La pasta del Pastificio dei Campi, partner del Contest delle Strade della Mozzarella, è, concedetemi la similitudine, la Ferrari della pasta.
Tutto, dal più piccolo particolare, è studiato e curato con un'attenzione al limiti del maniacale.
Giuseppe Di Martino, patron dell'Azienda insieme al suo braccio destro Paola, sceglie ogni dettaglio: dal singolo chicco di grano, il campo in cui cresce, il produttore che lo coltiva, e via giù giù fino alle fasi di produzione ed ovviamente distribuzione.
L'immagine che li ha resi famosi nel mondo, è di essenziale eleganza, a sottolineare la qualità di ciò che è contenuto nel packaging, un rosso e nero appassionati, illuminati dall'oro della pasta che fa capolino dalla finestra trasparente.
Siamo italiani, mangiatori di pasta.
Eppure sono certa che solo pochi sappiano come nasce un fusillo o un bucatino.
Abbiamo sentito parlare mille volte di "trafile" eppure sapreste descriverle?
Per me è stata una sorpresa da colpo al cuore.
Trafila in bronzo...immaginavo dei dischi tipo quelli che si utilizzano a volte sui robot casalinghi ma senza una vera consapevolezza della dimensione, tagli e delle forme.
Paola ci presenta le meravigliose trafile in bronzo grandi come le ruote di un auto, e pesanti decine di chili.
I tagli sono ghirighori iponotici dai quali non puoi immaginare l'uscita di un pacchero o un conchiglione.
Immediatamente penso che vorrei vedere nascere un bucatino ma posso solo immaginarlo ed un po' mi dispiace che sia sabato e la produzione non completamente attiva.
Quando lasciamo il "caveau" delle trafile, ci immergiamo nel cuore del pastificio e vengo investita da un intenso, irresistibile profumo di grano.
Chiudo gli occhi per un attimo e se non fosse per l'aria ferma tipica dei luoghi chiusi, potrei immaginare di essere al centro di un campo di grano, con le spighe alte fino alla vita, pronte ad essere mietute.
Vengo risvegliata dal mio fantasticare dal rumore delle macchine che ritmicamente danno vita ad una cascata di pasta: una calamarata fresca, ancora morbida, pronta al passaggio nelle celle di essiccazione che la renderanno pronta al confezionamento.
Il pastificio, nonostante la tecnologia e le macchine all'avanguardia, resta a mio avviso un luogo fuori dal tempo, dove si svolge un rito antico e prezioso che rinnova se stesso nei secoli.
Tutto, all'interno degli ambienti di lavoro, è avvolto da un velo impalpabile di farina, così sottile da sembrare il simbolico velo del tempo.
Quella patina che non si può eliminare e che ritorna ogni giorno a ricordare un miracolo che si ripete.
Paola mi fa notare questo velo sottile posato su ogni cosa ed io lo trovo di una bellezza senza eguali.
Senza accorgermene siamo in cucina.
Un splendida cucina Molteni dove negli anni grandissimi chef si sono alternati nel rendere omaggio alla Pasta dei Campi.
Sono in soggezione ma l'emozione dura il tempo di un attimo e le finaliste sono già in piena attività davanti ai fornelli. Rosaria, Maria e Valentina sono le mie compagne di avventura.
Le ore volano quando ci si diverte ed in un attimo la giuria, composta dai giornalisti Faith Willinger, Gianluca Biscalchin, lo chef Peppe Guida ed Albert Sapere con Barbara Guerra, inventori delle Strade Della Mozzarella, sono già intorno alla tavola.
Solo in quel momento esco dallo stato onirico per realizzare: "che diamine sto facendo?" .
Tutto quello che esce dalla mia cucina è destinato ad amici, persone che amo e che mi conoscono da una vita.
Adesso il mio piatto sarà sottoposto al giudizio di persone che hanno fatto del cibo il proprio lavoro ed hanno un palato formato a suono di delizie e capolavori. Sono un'incosciente!
Tiro un gran respiro e mi butto, raccontando il mio piatto con un fiume di parole (ne ricordassi mezza!), sperando che la mia zuppa di mezzi paccheri non sia un ciofeca.
Tutti i bei momenti finiscono in gloria intorno alla tavola.
La giuria si è pronunciata per un primo posto ex equo con Maria ed ho bisogno di pizzicarmi di nascosto più volte il dorso della mano per dominare l'incredulità.
Sono stanca senza limiti: adesso che la tensione si sta sciogliendo, i miei occhi sono solo per il nido di spaghetti "della devozione" dello chef Peppe Guida: un capolavoro di equilibrio che resterà il vero premio di questo viaggio.
Non mi resta che sognare Pestum ed il laboratori delle Strade della Mozzarella i prossimi primi di aprile.
Un ringraziamento speciale a Bruna, Anna, i grandissimi Giuseppe e Paola, Albert e Barbara che hanno reso questa esperienza per me indimenticabile.




giovedì 28 gennaio 2016

"Zuppa" di Mezzi Paccheri e Bufala - "Una Campana in terra Toscana" - per LSDM

The more you ignore me - Morrissey
Sono Toscana. D'adozione.
Non mi sentirei così tanto legata a questa meravigliosa terra neanche se ci fossi nata.
E questa toscanità pervade ogni ambito della mia vita, rinnovandosi ogni giorno attraverso i sensi, in particolare il gusto.
Il mio blog è come me: aperto al mondo dove fuggo quando posso, ma fortemente radicato nel luogo in cui ho trovato il mio equilibro, ovvero qui, dove lo sguardo segue il moto ondulatorio delle colline.
Questo piatto nasce un po' come una dichiarazione d'amore pubblica alla mia regione, come in realtà spesso succede nei miei piatti.
Giocando, ho immaginato la Mozzarella di Bufala come un'elegante dama bianca in visita ad un nobile decaduto, il mio adorato cavolo nero.
Quel che è successo durante il loro incontro, lo racconta questa "zuppa".

Zuppa di Mezzi Paccheri del Pastificio Dei Campi e Mozzarella di Bufala Campana DOP , con passatina di Fagioli Zolfini, Cavolo nero e Cipolla di Certaldo caramellata: "Una Campana in terra Toscana" 

Tre prodotti chiave della cucina Toscana:
1) Il Cavolo nero: immancabile presenza nella cucina contadina, raggiunge il suo massimo splendore proprio in questo periodo, dopo le gelate invernali. L'intenso gusto amaro è però sempre accompagnato da ingredienti che lo ingentiliscono e lo valorizzano, anche se io lo adoro proprio come ho voluto servirlo, ovvero stufato lentamente con del porro, in cui poi ho saltato i mezzi paccheri.
2) I Fagioli Zolfini di Pratomagno: l'oro del Valdarno. Se ne producono in così esigue quantità che non è facilissimo trovarli ed il costo è piuttosto elevato.  Il nome pare derivi dal loro lieve colore giallo che ricorda quello dello zolfo ma la loro struttura piccola, panciuta, dalla buccia molto sottile, li rende prelibati, fondenti e meravigliosi al palato. Hanno un leggero gusto metallico molto caratteristico. Se li usate nella ribollita al posto dei classici cannellini, servirete un piatto da Re.
3) La Cipolla rossa di Certaldo: ne parla anche il Boccaccio nel Decameron ed è da sempre il vanto di questa cittadina. Ho usato la Vernina, la qualità che viene prodotta da agosto a tutto l'inverno, che ha un gusto più pungente, anche se egualmente dolce, della Statina, che viene prodotta in primavera. Caramellata è splendida e ne consiglio l'uso con formaggi di struttura.
L'abbinamento con la Bufala è stata una scoperta.
Il resto è semplice: ottimo Olio Extravergine di Trequanda Dop ed immancabile pane Toscano Dop ridotto a dadini e fritto nello stesso olio. Perché nella zuppa il pane non manca mai.

Veniamo alla ricetta, la mia seconda proposta per Le Strade della Mozzarella Pasta e Bufala Veggie style. 

Ingredienti per 4 persone
250 g di mezzi paccheri Pastificio dei Campi
250 g di bocconcini di Bufala Campana Dop
250 g di Fagioli Zolfini di Pratomagno, peso da secchi
200 g di Cavolo nero
2 fette di pane Toscano leggermente raffermo
1 porro
1 spicchio d'aglio in camicia
3 foglie di salvia
1 rametto di rosmarino
Olio Extra vergine Trequanda Dop
Sale q.b.
Pepe nero macinato fresco

Per la cipolla caramellata
1 cipolla di Certaldo Vernina grande
1 cucchiaio di zucchero muscovado
1 cucchiaino di aceto Balsamico di Modena
1 pizzico di sale
olio extravergine

Cuocete in anticipo i fagioli Zolfini. 
Non hanno bisogno di ammollo ma la cottura è di c.ca 3 ore a lieve sobbollitura.
Sciacquate bene i fagioli e metteteli in una capiente casseruola, coprendoli con acqua per 2 volte il loro peso. Aggiungete 2 foglie di salvia, lo spicchio d'aglio in camicia portate a ebollizione.
Una volta raggiunta l'ebollizione, abbassate la fiamma mantenendo sempre la sobbollitura e coprite con un coperchio, lasciato aperto su un lato con un cucchiaio di legno.
Aggiungete acqua se necessario. I fagioli dovranno essere sempre coperti di acqua.
Salate solo a 20 minuti dalla fine della cottura e tenete da parte nel loro liquido. Dovranno essere morbidi ma non sfatti.

Preparate il cavolo nero. 
Lavatelo bene e privatelo della costa centrale con un coltello affilato.
Riducetelo in una julienne molto sottile.
In un larga padella di alluminio in grado poi di contenere la pasta, versate 3 cucchiai di olio extravergine ed il porro pulito e affettato sottilmente.
Fate passire il porro a fiamma dolce facendo attenzione a non bruciarlo. Nel caso, aggiungere qualche cucchiaio d'acqua calda.
Una volta cotto, mettete un pizzico di sale, mescolate ed aggiungete il cavolo nero.
Fate cuocere a fiamma sempre dolce mescolando spesso ed aggiungendo acqua per stufarlo. Continuate la cottura per c.ca 10 minuti. Dovrà restare leggermente al dente.
Aggiustate di sale e mettete da parte.

Preparate la cipolla caramellata.
Affettate sottilmente la cipolla di Certaldo quindi versate un paio di cucchiai d'olio extravergine in una larga padella antiaderente.
Cuocete la cipolla a fiamma dolce, fino a che non sarà quasi trasparente, non meno di 10 minuti.
Aggiungete un pizzico di sale, mescolate, quindi aggiungete lo zucchero Muscovado e l'aceto balsamico quindi alzate leggermente la fiamma e mescolate continuamente fino che la cipolla non sia perfettamente caramellata.
Tenete da parte.

Preparate i crostini di pane
Tagliate le fette di pane in dadini non più grandi di un centimetro e friggeteli in olio extravergine.
Scolateli su carta assorbente, salateli e teneteli da parte.

Preparate la passatina di Zolfini. 
In un grande bicchiere per mixer a immersione, versate i fagioli tenendone da parte 2 cucchiaiate, il loro liquido, la foglia di salvia, una manciata di aghi di rosmarino, sale.
Cominciate a frullare riducendo i fagioli in una purea fluida che emulsionerete aggiungendo un cucchiaio di olio Extravergine. Dovrete ottenere un composto scorrevole e vellutato.
Al termine passatelo allo chinois e tenete in caldo.

In un'ampia casseruola a bordi alti, fate bollire abbondante acqua salata quindi versate i mezzi paccheri. Fate cuocere 10 minuti.
Nel frattempo preparate i piatti di servizio, le scodelle che dovranno essere ben calde.
Versate sul fondo un dito di passatina di Zolfini.
Riducete i bocconcini di Bufala in stracci non troppo grandi.
Scolate la pasta e saltatela a fiamma sostenuta nella padella con il cavolo nero.
Con un cucchiaio sistemate i mezzi paccheri al centro del piatto in maniera aggraziata quindi rifiniteli con gli stracci di Bufala, su cui sistemerete la cipolla caramellata.
Decorate con i crostini di pane e qualche fagiolo zolfino intero, irrorate con generoso olio extravergine e chiudete con una bella macinata di pepe nero.
Servite immediatamente. Da mangiare con il cucchiaio.



lunedì 18 gennaio 2016

Bucatini con senape selvatica e stracci di Bufala su "pane e pomodoro" e briciole piccanti per "Pasta e Mozzarella veggie style" #LSDM

Born to be wild - Steppenwolf
Da tantissimo tempo non partecipo a Contest.
Le ragioni sono molte, il tempo a disposizione in primo luogo e successivamente il fatto che non mi diverte più molto.
Poi, ricevo l'invito da Le Strade della Mozzarella per il Contest Pasta e Mozzarella Veggie Style e mi dico che non posso passare la mano. Non questa volta.
Per l'occasione, il Pastificio dei Campi ci mette a disposizione ben 2 formati di pasta.
Un istante secco dopo aver confermato la mia partecipazione, entro nel panico.
Un panico talmente pervasivo che nella schizofrenia del momento scelgo un formato di pasta da perfetti masochisti: il bucatino!
Adesso, chiunque lo abbia cucinato almeno una volta nella vita, sa che il bucatino E' VIVO.
Si anima dopo la cottura e domarlo al momento dell'impiattamento, specialmente se vuoi intrecciarlo a delle verdure, diventa un'impresa di Giobbe.
Comunque.
Quando il gioco si fa duro, i duri arrotolano i bucatini ed io mi tuffo di pancia in questa magnifica sfida.
Perché di pancia ed anche parecchio di cuore nasce questa idea.
In primis, dall'aver scoperto da pochissimo, una verdura spontanea, la Senape Selvatica (o "sinepe" come la chiama mia suocera molisana, complice della scoperta), per la quale ho avuto un innamoramento subitaneo: dolce amara con un delicato aroma acido che ricorda chiaramente la senape, è strepitosa anche solo lessata e condita con generoso extravergine di nuova frangitura.
Vista la sua struttura a steli e foglie allungati che giovani sono estremamente teneri e privi di filamenti, ho pensato che si accordasse perfettamente ad una pasta lunga e che potesse flirtare alla grande con la Mozzarella di Bufala Campana.
La Bufala nella mia testa (ma anche nella mia bocca), è al naturale.
"Nature", possibilmente presa dalla vasca e mangiata a morsi in diretta, con conseguente sbrodolamento mentogolacollo.
Per questa prima ricetta, ho deciso che l'avrei utilizzata stracciata senza ulteriori manipolazioni.
L'idea generale è stata quella di far rivivere quei piatti contadini del nostro meridione, dove la pasta era spesso sposata alla verdura anche più povera, e quando la pasta non c'era, interveniva il pane magari raffermo, cotto nell'acqua delle verdure e con queste celebrato.
Da qui ho pensato di servire i bucatini su una crema di pane e pomodoro, realizzata con pane di Altopascio (di conseguenza senza sale) e pomodorini Minuetto di S. Margherita di Pula, essiccati e sotto sale (saranno loro a dare la sapidità necessaria), di cui ho fatto scorta la scorsa estate e che hanno letteralmente il sapore del sole.
Il tutto rifinito con briciole dello stesso pane, tostate in olio piccante.
Una nota sull'extravergine utilizzato: un siciliano Dop Valle del Belice giovanissimo, dai meravigliosi sentori di foglia di pomodoro, che si fonde e valorizza l'intero piatto.
Ingredienti per 4 persone 
360 g di Bucatini del Pastificio dei Campi di Gragnano
300 g di Senape selvatica (peso da cotta)
400 g di Mozzarella di Bufala Campana Dop
2 spicchi d'aglio
Olio Extravergine DOP Valle del Belice

Per la salsa di "pane e pomodoro"
250 g di pane raffermo di Altopascio
4 mezzi pomodorini Minuetto essiccati e dissalati
4 cucchiai di siero di latte di Mozzarella di Bufala
Olio Extravergine DOP Valle del Belice
Brodo vegetale qb

Per le briciole piccanti
2 fette di pane di Altopascio private di crosta
2 cucchiai di Olio Extravergine DOP Valle del Belice
la punta di un coltello di polvere di peperoncino

Per le gocce di pomodoro
4 mezzi pomodorini Minuetto essiccati e dissalati
Olio Extravergine DOP Valle del Belice
Brodo vegetale qb

Come prima cosa, fate cuocere la Senape selvatica.
In una capace pentola dove poi cuocerete la pasta, fate bollire abbondante acqua salata quindi tuffatevi la senape; abbassate la fiamma facendo lievemente sobbollire e lessate la verdura per c.ca 8 minuti. Assaggiate: dovrà restare al dente.
Toglietela dalla pentola conservando l'acqua, quindi tuffatela dentro una ciotola piena di acqua ghiacciata. Lasciatela qualche istante quindi scolatela bene. Tenete da parte.

Tagliate il pane raffermo in pezzetti non troppo grandi.
In una casseruola d'alluminio smaltata versate 2 cucchiai di extravergine e lo spicchio d'aglio.
Fate insaporire l'olio a fiamma dolcissima per qualche istante quindi eliminate l'aglio e versatevi il pane.
Mescolate bene per fare insaporire e tostare quindi versate l'acqua di cottura della senape che dovrà coprire il pane di due dita. Mescolate.
Fate cuocere con fiamma al minimo fino a che il pane non si sarà disfatto completamente.
Se necessario aggiungere altra acqua via via. Ci vorranno dai 20 ai 30 minuti.
Durante questo tempo, mettete i pomodorini in un piccola ciotola con acqua tiepida per eliminare il sale e cambiate acqua un paio di volte senza maneggiarli troppo. Scolateli e teneteli da parte.
Quando il pane sarà pronto, avrete ottenuto purea molto morbida.
Trasferitela in un bicchiere per mixer a immersione ed aggiungete i pomodorini, il siero di latte di Bufala. Frullate emulsionando con l'olio a filo fino ad ottenere una salsa fluida e lucida.
Se risultasse troppo densa potrete aggiungere uno o due cucchiai di acqua di cottura della senape.
Tenete in caldo.

Frullate i pomodorini con olio extravergine e 3 cucchiai di acqua della senape fino ad ottenere una crema non troppo densa. Passatela al colino fitto per ricavare una salsa lucida e liscia. Tenete da parte.

Mettete le fette di pane in un cutter e frullatele grossolanemente.
In una padella antiaderente versate 2 cucchiai di olio in cui avrete sciolto il peperoncino e scaldatelo a fiamma media quindi aggiungete le briciole mescolando bene per tostarle, fino a che non saranno croccanti e dorate. Tenete da parte.

Portate a bollore l'acqua della senape, aggiungendone altra per averne a sufficienza per cuocere i bucatini. Aggiustate di sale.
Mentre l'acqua bolle, in una larga padella d'alluminio versate 3 cucchiai d'olio ed uno spicchio d'aglio, rolosatelo a fiamma dolce per qualche istante quindi saltatevi la senape insaporendola bene.
Cuocete i bucatini nell'acqua bollente per una decina di minuti.
Scolateli leggermente al dente e saltateli per un minuto nella padella con la senape, se necessario aggiungendo un po' di acqua di cottura.
Togliete dal fuoco e cospargete i bucatini con la Bufala stracciata ed immediatamente con un forchettone, porzionateli arrotolandoli e sistemandoli sui piatti di portata, su cui avrete preparato un generoso fondo di salsa di pane e pomodoro.
Adagiateli sulla salsa di pane, cospargeteli di briciole piccanti e di gocce di pomodoro ed irrorateli con olio Dop Valle del Belice a crudo.
Servite immediatamente.


lunedì 26 ottobre 2015

Comfort food: il TUO cibo della felicità! Pizzoccheri della Valtellina.

My Favorite Things - Sarah Vaughan
Comfort food.
E che vor di?
Ormai questi due termini sono di uso quotidiano nella lingua italiana in ambito gastronomico, ma provate a sussurrarli alle vostre nonne, alle vostre mamme.
Immaginate la scena: siete a tavola e la vostra amorevole mamma vi sta servendo una incommensurabile porzione di lasagna filante e fumante.
Vi guarda con gli occhi a cuore, il sorriso in sospeso e voi, in un afflato di incontenibile felicità:
- Oh mamma, questo si che è comfort food!
Il finale lo lascio immaginare a voi, però a me fa parecchio ridere.
Con tutto il rispetto per la lingua inglese, che io amo, mi piacerebbe che trovassimo il modo di definire il cibo della felicità secondo le nostre parole.
Perché effettivamente il Comfort food è tutto quanto passa attraverso il nostro palato e arriva all'anima prima ancora che allo stomaco.
Personalmente, quasi tutto quello che cucino per le persone che amo, potrebbe essere chiamato così, ma anche quello che faccio per me quando sono sola, senza bisogno di stare lì a spadellare ore e ore: un uovo fritto all'occhio di bue dove inzuppare un pezzetto di pane fresco e fragrante; un piatto di spaghetti al dente conditi con olio nuovo e tanto parmigiano; un panino gigante con la frittata ancora calda; una ciotola piena fino all'orlo di zuppa di ceci fumante e profumata di pepe...Tutti piatti che mi fanno stare bene, mi consolano come una carezza, mi rimettono il sorriso sulla faccia.
Potrei continuare in eterno perché il cibo è il più potente veicolo di ricordi ed emozioni di cui disponiamo.
La nostra speciale macchina del tempo.
Ce lo ha già raccontato ampiamente in tempi non sospetti il caro Proust con le sue Madelaines.
Jamie Oliver, che tutte noi appassionate di cucina conosciamo ed apprezziamo, spiega molto bene la sua idea di Comfort Food: "E' un concetto straordinariamente ampio, e quando viene associato al cibo si carica di un valore emotivo incredibile. L'idea di comfort food varia da persona a persona e li lega a profumi, a suoni e sapori. Si tratta di piatti perfetti per determinate occasioni, capaci di evocare sensazioni dimenticate, ricordi passati e di creare istanti memorabili da tramandare. 
E' lo stesso effetto che vi fa un lungo abbraccio affettuoso o un attacco di solletico. Questi piatti evocano le stagioni, i ricordi d'infanzia, ciò che mangiavamo a scuola, le gite con i nonni, il primo appuntamento...Mangiato in cucina per un pranzetto in famiglia o da soli accoccolati sul divano, l'importante è che sia ricco ricordi, personalità ed un pizzico di tua felicità" 
In queste parole ritrovo anche il mio sentire.
Mi piacerebbe molto scoprire il vostro "cibo dell'anima" anche se so perfettamente che ne avete più di uno. E la possibilità c'è!
Questa settimana uscirà la versione italiana di Comfort Food di Jamie Oliver, un libro di cui abbiamo già parlato qui grazie allo Starbooks, avendolo recensito proprio un anno fa.
Insieme al libro, la Tea Libri e Jamie Oliver hanno lanciato un Contest molto carino a cui tutti possono partecipare.
E' estremamente facile: Cucinate e fotografate il vostro piatto della felicità e postatelo su Instagram entro la mezzanotte del 3 novembre 2015. 
Per segnalare la vostra foto dovrete utilizzare l'hashtag di Jamie #ComfortFoodITA
Le 5 foto più belle saranno pubblicate su IlLibraio.it e sul Jamie Magazine Italia di dicembre.
Ma soprattutto parteciperete alla festa globale del cibo dell'anima e della felicità a tavola.
Tra i piatti della mia felicità ci sono i Pizzoccheri della Valtellina.
E' una pasta fresca fatta a mano che assomiglia a delle tagliatelle corte, preparata con farina di grano saraceno, tipica della zona di Teglio in Valtellina.
Il profumo legnoso e leggermente affumicato della farina di grano saraceno mi ricorda gli odori della montagna, dei camini accesi, della cenere e dei boschi.
Questa è la stagione perfetta per gustarli, abbracciati alla verza e le patate ed avvolti nella vellutata ricchezza del burro profumato di aglio.
Un piatto facile e veloce da preparare a patto che abbiate a disposizione dell'ottima farina di grano saraceno ed il formaggio Valtellina Casera Dop che firma l'identità vera di questo piatto.
Pizzoccheri della Valtellina (secondo il disciplinare dell'Accademia del Pizzocchero di Teglio)
Ingredienti per 4 persone
400 g di grano saraceno
100 g di farina bianca 
200 g di burro
250 g di formaggio Valtellina Casera Dop
150 g di formaggio Grana grattugiato
200 g di verza 
250 g di patate tagliate a dadini 
1 spicchio d'aglio
2 o 3 foglie di salvia
sale - pepe qb
Su una spianatoia miscelate le due farine e fate la fontana.
Aggiungete acqua fino a quanto ne incorpora e cominciate ad impastare con energia per almeno 5 minuti. 
Lasciate riposare la palla avvolta nella pelliccola per c.ca 30 minuti. 
Con il mattarello tirate una sfoglia ad uno spessore di 2/3 millimetri e ricavate delle strisce larghe 7/8 cm (come vedere in foto sopra) quindi cospargetele leggermente di farina e sovrapponetele.
Tagliatele con un coltello affilato nel senso della larghezza per ottenere le vostre tagliatelline larghe c.ca 1 cm.
Lavate con cura le foglie di verza ed eliminate la costa più dura quindi tagliatele a strisce larghe più o meno come la pasta.
Tagliate le patate a dadini non più grandi di 1cm 1/2 di lato. 
Portate ad ebollizione abbondante acqua salata quindi versatevi le verdure e fate cuocere per 5 minuti. 
Trascorso questo tempo, aggiungete delicatamente i pizzoccheri e fate cuocere altri 10 minuti mescolando il meno possibile. 
Mentre i pizzoccheri cuociono, fate sciogliere il burro in un padellino con lo spicchio d'aglio e la salvia fino a che non sia noisette. 
Scaldate la teglia in cui servirete i pizzoccheri. Scolateli con la schiumarola e fate un primo strato che copargerete con abbondante parmigiano e Valtellina  Casera a scaglie.
Proseguite così alternando pizzoccheri e formaggi.
Completate versando il burro ben caldo sulla pasta e rifinite con una macinata di pepe fresco. 
Servite caldissimi. 

lunedì 10 novembre 2014

Risotto con pioppini, castagne e Gruyère ed una convinzione da sfatare.

I will I know - W. Houston
Nella classifica dei miei piatti preferiti da sempre, quelli che cucino e mangio con più soddisfazione, ci sono i risotti.
Spesso li trovo così completi e gratificanti che diventano per me un piatto unico.
Nel mio menù settimanale non manca mai un risotto e spesso cucinarlo è anche un pretesto per svuotare il frigo da verdure dall'espressione triste e sconsolata, scampoli di formaggi con crisi d'abbandono e salumi ad un passo dalla depressione.
Scherzi a parti, la versatilità del riso è pari solo a quella della pasta, ma mentre la pasta possiamo "risottarla", alla moda di tanti chef rampanti del momento, se "pastiamo" il riso, l'immagine che mi viene alla mente non è ugualmente accattivante.
Il risotto è un piatto "coccola" per eccellenza: cremoso, leggero, vellutato se preparato alla perfezione. E' elegante e raffinato e lo trovo un intrigante piatto per menù romantici.
Per la sfida proposta da Tery e dai Formaggi Svizzeri, senza andare troppo lontano con la fantasia, ho deciso di preparare un risotto perfettamente autunnale, con ingredienti di stagione come gli adorabili funghi pioppini (o chiodini) e le mie amate castagne che purtroppo quest'anno, a causa della troppa pioggia, sono pochissime e di pessima qualità.
La peculiarità dei pioppini è il loro intenso profumo e la possibilità di utilizzarli interi visto la loro dimensione "lillipuziana".
Restano belli croccanti anche dopo la cottura e regalano ad ogni preparazione uno straordinario aroma di sottobosco.
Le castagne per il tocco dolce e farinoso che a me non dispiace mai, ed una punta di resina intensa regalata dall'olio aromatizzato con le bacche di ginepro.
A legare il tutto, una grattugiata generosa di Gruyère DOP, avvolgente e pieno, che ha donato al piatto una bella spinta cremosa.
Il Gruyère DOP è un formaggio Svizzero universalmente noto. 
La cosa divertente è che se proverete a chiedere a chiunque di parlarvi di GROVIERA come lo chiamiamo noi, la risposta sarà sempre: "è il formaggio coi buchi!"
Ho voluto provare a fare una piccola ricerca in rete e mi sono resa conto con un deciso senso di panico, che non è solo il profano a credere che il Groviera sia il formaggio coi buchi, ma anche moltissimi appassionati di cibo, magazine di cucina, portali, ecc.
Su google immagini, si trovano solo foto con fette di formaggi con i buchi che erroneamente si fanno passare come Groviera.
Eppure questo povero formaggio dall'identità confusa, di buchi non ne ha. 
Forse possiamo parlare di "occhielli" ma anche questi sono piccoli e rari.
Questo favoloso formaggio prodotto nella regione omonima ha una pasta compatta, dal colore avorio con riflessi biondi, una crosta aranciata che acquisisce quel colore grazie alle spazzolature fatte con acqua e sale (procedura che ho trovato in molti altri formaggi di alpeggio).
La consistenza in bocca è morbida e pastosa, a volte quasi "burrosa" ed il sapore di base dolce, vira verso il piccante col passare del tempo.
Dimentichiamoci dei buchi quando parliamo di Groviera: non tutti i formaggi riescono coi buchi!
Ingredienti per 4 persone
300 g di riso Carnaroli
300 g di funghi pioppini
8 castagne lessate con una foglia di alloro
1 piccola cipolla
mezzo bicchiere di Vernaccia di S. Gimignano
50 g di Gruyère Dop grattuggiato finemente
3 bacche di ginepro
Olio extra vergine d'oliva Sarteano Dop
1 litro e mezzo di brodo vegetale
Preparate il vostro brodo di verdura come siete abituati a fare.
Affettate finemente la cipolla e fatela passire dolcemente in 3 cucchiai di extravergine in una larga casseruola antiaderente.
Quando la cipolla sarà trasparente, aggiungete i funghi pioppini che avrete privato delle radici ed avrete pulito con un pennello morbido per eliminare eventuali residui di terriccio. Non li lavate con acqua o perderanno la loro croccantezza.
Mescolate con un cucchiaio di legno delicatamente e fate cuocere per un paio di minuti.
Aggiungete il riso e le castagne lessate sbriciolate grossolanamente, ed alzate la fiamma.
Fate brillare il riso per un minuto c.ca e sfumate con la Vernaccia, mescolando fino a che l'alcool non sarà evaporato.
Riabbassate la fiamma a media temperatura e cominiciate la cottura del riso aggiungendo mestoli di brodo che non dovrà mai "allagare" il riso, ma coprirlo di 2 o 3 mm.
Mescolate via via e continuate ad aggiungere il brodo mano a mano che il riso lo avrà assorbito.
Nel frattempo in un padellino fate scaldare 3 cucchiai di olio extravergine con le bacche di ginepro, al fine di profumarlo.
Quando il riso sarà a cottura, spegnete la fiamma, aggiungete il Gruyère e due cucchiai di olio aromatizzato al ginepro e mantecate con cura.
Attendente un attimo prima di servire affinché tutti gli aromi ed il formaggio creino un composto cremoso, quindi buon appetito.

Con questa ricetta partecipo al Contest " Noi Cheesiamo" in collaborazione con Tery di Peperoni e Patate e i Formaggi Svizzeri



mercoledì 23 luglio 2014

I MAGNIFICI 6 - IL CONTEST DELL'ANNO

GO - Moby

Ci tengo tantissimo a farvi partecipi dell'apertura di questo magnifico contest, pensato per i soci dell'Associazione Italiana Food Blogger. 
Una sfida di grande contenuto, che ripercorre la storia di una cultura gastronomica inserita all'interno di un diktat che è quello della Dieta Mediterranea. La sfida è stata pensata e realizzata insieme all'Associazione Nazionale Città dell'Olio, che da vent'anni si fa difensore e promotore della cultura dell'extravergine e che da due anni sostiene un progetto europeo sulla MedDiet.
Così, per i nostri Soci, ma anche per tutti quelli che vorranno diventarlo (e rinnovo l'invito a venirci a trovare sul sito www.aifb.it per seguire la moltitudine di attività ed esperienze in divenire e ad oggi realizzate), ecco un contest ricco, importante e di grande spessore.
Uno spessore che troverete anche nella giuria che selezionerà le ricette e decreterà il vincitore.
Tutto il regolamento così come i dettagli del Contest, sono pubblicati qui .
Mi aspetto di vedervi partecipare numerosi e con grande entusiasmo.
Avete tempo fino al 1 Novembre!

martedì 1 luglio 2014

Cose dell'altro pane: un giorno dal blog al laboratorio!

We are the Champions - The Queen live
Primo luglio.
Mentre in casa Andante si vive un certo sentore di Palio, che apre ufficialmente la stagione vacanziera dei miei concittadini, io cerco di riprendere le fila di un periodo denso e micidiale, che mi ha portato lontano da questo spazio così amato.
Ho molte cose che voglio condividere con voi e spero di poterlo fare presto, ma la prima che non posso assolutamente trascurare, è la chiusura di un'esperienza partita sottovoce e conclusasi con un bel successo.
Lo scorso sabato 28 giugno, ho incontrato a Roma le 15 vincitrici del Contest "E' senza? E' buono!" realizzato in collaborazione con Cose dell'altro pane di Roma e che si è condensato in un momento di grande energia positiva e sincero entusiasmo che avrò modo di ricordare a lungo.
In un'atmosfera assolutamente non formale ed ufficiosa, all'interno di un complesso bello da togliere il fiato, quello del Monastero Benedettino di S. Giovanni Battista, a Roma (e non crederesti mai di essere in città), un gruppo di splendide donne motivate e curiose ha potuto incontrare e scoprire una realtà commerciale che lavora alla ricerca del buono al servizio del benessere e della salute.
Maria Fermanelli, patron di Cose dell'altro pane e donna di grandissima energia e lungimiranza, ha raccontato al gruppo come il progetto della sua azienda sia partito in sordina ed oggi riceva grandi apprezzamenti.
L'idea del Contest da poco concluso, che ha messo in difficoltà i food blogger sfidandoli ad "inventare" ricette per una pasticceria "senza", ha dimostrato, grazie alla numerosa partecipazione, che l'argomento in realtà sta a cuore a molte persone.
Non solo a chi nella quotidianità si trova a dover affrontare il peso di gestire intolleranze o malattie croniche, ma anche a chi normalmente sceglie un'alimentazione rispettosa ed attenta nei confronti del proprio corpo, senza mortificare per questo il proprio palato.
Delle oltre 120 ricette arrivate, lo staff  di Cose dell'altro pane, ne ha selezionate 15 ed ognuna è stata successivamente testata, realizzata ed assaggiata per poter dichiarare le 3 ricette vincitrici dell'iniziativa.
La cosa più interessante di questa prova, è stato ascoltare dalla voce di chi si occupa ogni giorno di questi prodotti su scala "industriale", come non sia immediata la corrispondenza di ciò che nasce in casa quando questo viene trasferito in un laboratorio professionale.
Molte ricette infatti, attraverso aggiustamenti e lievi modifiche degli impasti, potrebbero tranquillamente trasformarsi in ottimi prodotti da forno, ed è stato sorprendente sentire commentare le varie ricette da chi non le ha create ma solo successivamente provate.
Il messaggio di Cose dell'altro pane ha trovato la sua migliore sintesi nelle tre ricette che hanno meritato il podio: le Ferratelle di Sabina, i biscotti salati al sesamo nero di Marina ed i Biscottini alla farina di ceci, nocciole e cioccolato di Francesca, che si è aggiudicata il primo posto.
Vi lascio con alcune immagini di una giornata speciale, con i volti rilassati e divertiti delle amiche che hanno partecipato che, dopo il cibo, è la cosa che amo di più fotografare.
Qui sopra Francesca e Marina si gustano i loro capolavori preparati dal laboratorio e debitamente confezionati.
La nostra ospite, Maria con un panel di amiche che testano alcuni prodotti gluten free del forno (concentratissime).
La bellezza del contesto in cui si trova il laboratorio.
Non è bello andare a lavorare in un posto così?
Il momenti per fotografare non sono mai abbastanza. E certe facce sono assolutamente irresistibili per la positività e l'energia che trasmettono.
Stefania si merita un plauso speciale per avere affrontato un viaggio lungo e faticoso direttamente da Palermo. Grazie Ste.
Il bellissimo  gruppo in un saluto finale di rito, nella luce accecante di un pomeriggio romano.
Grazie di cuore a Cose dell'altro pane, al meraviglioso staff del laboratorio, alle ragazze presenti ma anche e con un po' di dispiacere, anche alle amiche che non sono potute venire ma che hanno partecipato con gioia. Alla prossima!





lunedì 12 maggio 2014

E' SENZA? E' BUONO....I VINCITORI!

Celebrate - Mika
Ci siamo! 
Sono passati esattamente 4 mesi dall'inizio di questo impegnativo contest.
Devo confessare che in un primo momento ho pensato che vi sareste scoraggiate. 
Il tema era complesso, delicato da trattare e soprattutto piuttosto nuovo. 
Ma forse chi mi conosce, sa che non mi piacciono le cose scontate, troppo semplici. 
Da tempo ho smesso di partecipare a contest che non mi stimolino a livello emotivo ed anche mentale. E' chiaro che se mi trovo a proporre un gioco, chi partecipa si troverà a doversi rimboccare le maniche. 
Voi avete deciso di giocare e le maniche ve le siete rimboccate ben bene perché di ricette ne sono arrivate moltissime, e cosa più importante, ne sono arrivate di splendide e veramente interessanti, il che ha messo in seria difficoltà Maria Fermanelli, la proprietaria di Cose dell'altro pane , che insieme al suo staff di collaboratori, ha personalmente scelto le ricette finaliste. 
15 vincitori, 15 magnifiche ricette che troverete qui di seguito, in ordine assolutamente casuale, e che daranno l'opportunità alle amiche che le hanno pensate e realizzate, di trascorrere una bellissima giornata "educativa" all'interno dei laboratori di Cose dell'altro pane a Roma, il 28 GIUGNO PROSSIMO! 
Tre delle quindici ricette vincitrici, verranno realizzate da voi all'interno dei laboratori utilizzando strumenti professionali. Avrete quindi l'opportunità di mettere le mani in pasta e diventare vere pasticcere per un giorno! 
Siccome ogni festa che si rispetti vuole la presenza di una torta, prima di passare all'acclamazione dei vincitori, vi lascio con una deliziosa e leggerissima ciambella alle mele, di una bontà senza precendenti! 
Ingredienti per uno stampo da 24/26 cm di diametro
150 g di farina di riso
80 g di farina di mandorle
50 g di fecola di patate
50 g di amido di mais
200 g di zucchero
2 uova
2,5 dl di yogurt
3 mele golden
1 limone non trattato
mezza bustina di lievito in polvere
1 pizzico disale
1 dl di olio extravergine d'oliva
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
60 g di granella di zucchero
burro per lo stampo
Lavate e grattugiate il limone non trattato e tenete la scorza da parte.
Sbucciate le mele e tagliatele a dadini, quindi versatevi sopra il succo di mezzo limone e mescolate con un cucchiaio per impedire alla frutta di ossidarsi.
Nella planetaria o nel robot montate le uova con lo zucchero fino ad ottenere un composto bello gonfio e chiaro. Aggiungete la vaniglia. 
Aggiungete lo yogurt e l'olio extravergine ed incorporate bene.
Setacciate le farine con il lievito e sale ed aggiungetele al composto di uova e continuate ad impastare per qualche istante fino a che non sarà omogeneo.
Per ultimo, incorporate delicatamente le mele e versate il tutto in uno stampo da ciambella con fondo apribile
da 24/26 cm di diametro. Essendo la quantità delle mele la metà dell'impasto, queste non affonderanno nella pasta e si distribuiranno omogeneamente nel composto. 
Cospargete sulla superficie la granella di zucchero. 
Cuocete la torta in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti fino che la superficie non sarà bella dorata.
Fate raffreddare per una decina di minuti quindi aprite la cerniera e togliete il cerchio dalla torta.
Prima di eliminare la base, fate raffreddare la torta completamente. 
Deliziosa, umida e profumatissima, è un dolce perfetto per i pomeriggi con le amiche davanti ad un ottimo te. 

ED ECCO FINALMENTE LE VINCITRICI DEL CONTEST E' SENZA? E' BUONO! Complimenti a tutte voi. 

  1. Vortici Brioches di Veronica Peccati di Dolcezze
  2. Ferratelle equosolidali di Sabina Cookn' book
  3. Biscotti con farina di ceci, nocciole e gocce di cioccolato di Francy Burro e Zucchero 
  4. Cantucci di riso e quinoa di Coccole di dolcezza 
  5. Sbrisolone vegan all'arancia di Due amiche in cucina
  6. Biscotti con grano saraceno e uvetta di Consuelo I biscotti della zia 
  7. Pane ai fichi e uvetta di Cristiana Boefalamode
  8. Focaccine di patate blu di Silvia Il peperone verde
  9. Shortbread salati con mandorle, pomodorino secco ed olive nere di Stefania Profumi&Sapori
  10. Salatini al grano saraceno di Fabipasticcio
  11. Crackers con farina di mandorle e semi di Chia di Silvia Tra fornelli e pennelli
  12. Grissini di riso e ceci de il Macinacaffè
  13. Biscotti con farina di ceci e salvia gluten free di Parole in Padella
  14. Biscotti salati al sesamo nero di Marina La Tarte Maison
  15. Crackers senza glutine di Journeycake
Ragazze fatemi avere tutte la vostra e.mail scrivendomi a patty@andantecongusto.it così potrò inviarvi il programma della giornata ed essere in contatto con voi. CONGRATULAZIONI! 

lunedì 3 marzo 2014

Quando il gioco si fa duro.....

Hero
Manca poco meno di un mese alla scadenza del Contest promosso insieme a Pamirilla e Cose dell'altro pane. 
Ad oggi faccio un piccolo bilancio perché mi rendo conto che l'argomento "Pasticceria naturale" non sia così facile per molti.
In particolare non è facile l'idea di avvicinarsi a qualcosa di buono e sano modificando le proprie abitudini e cercando ingredienti che abitualmente non useremmo.
Però mi rendo conto che forse il nostro contest non è stato capito fino in fondo.
A questo scopo, se vi ricordate, abbiamo inserito la presenza di una Tutor nella figura di Pami che è stata di grande aiuto a coloro che l'hanno contattata nel momento del dubbio.
E proprio di Pami, vorrei riportare uno stralcio interessante del suo post che vi invito a leggere:

"E allora voi e questo contest?
Quello che io e Patty vorremmo suggerire è: facciamoci delle domande, chiediamoci che impatto hanno le cose che mangiamo sul nostro organismo e sull’ambiente
Come scegliere cose “buone”? èsSenza ha bandito i conservanti e la margarina, perché? Sappiamo tutti cosa sono i grassi idrogenati? Lo zucchero fa bene, fa male o non fa niente?
E poi le intolleranze. Qualcuno di noi soffre di allergie, qualcuno di intolleranze, altri sono affetti da celiachia, quasi tutti, prima o poi, avremo un’intolleranza magari anche momentanea a qualche alimento.
Dunque c’è un popolo di emarginati che deve fare lo slalom tra i banchi del supermercato o possiamo mangiare tutti bene, tutti insieme, tutti con soddisfazione anche del gusto?
E ora andiamo in cucina.
Partiamo dal senza glutine. Molte di voi sono già esperte altre affrontano un mondo nuovo.
Volete mettervi tutte alla prova con le farine alternative? 
Eliminando il glutine in realtà si apre un mondo. La farina di grano è fantastica, come negarlo. 
Ma costringersi a non usarla vuol dire scoprire tanti prodotti che magari non si erano mai presi in considerazione prima e che invece sono buonissimi e pieni di principi nutritivi di grande valore. 
Perciò vi invito a sperimentare le farine di grano saraceno o castagne. Quelle di ceci o lenticchie. Guardatevi intorno e liberate la fantasia. 
E non accontentatevi dei sacchetti già pronti di farine “gluten free” o almeno guardate cosa c’è scritto sull’etichetta. Scoprirete che in molti casi vi stanno vendendo solo amido di mais. Ma la natura ci dà cose molto più buone di questo, credetemi!
Poi potreste provare una ricetta senza lattosio. O senza uova. O senza ….. proponetelo voi.
Questo NON è obbligatorio, è però un valore aggiunto della ricetta.
Attenzione!!! Non dovete togliere TUTTO, cioè non ci aspettiamo prodotti SENZA glutine e SENZA lattosio e SENZA zucchero ecc….CONTEMPORANEAMENTE…..
togliete “qualcosa” , OK?
Quello che non vogliamo sono le cose “cattive”: in casa non si utilizzano normalmente additivi e coloranti e nemmeno migliorativi da industria. Ma un olio di oliva o uno di semi non sono la stessa cosa. Margarina? No, grazie. Dolcificanti o zucchero? Il glucosio?
Restrizioni tassative non ne vogliamo mettere ma pensate le vostre ricette sui parametri che ho spiegato, pensate al buono, ragionate anche in termini di quantità: un cucchiaino di zucchero non è come mangiarne un etto, no? Il buon senso è vostro amico. Usatelo!
E per ogni domanda, dubbio o esitazione contattatemi e vi risponderò.
Allora riepilogo:
SI : GLUTEN FREE - OBBLIGATORIO ma non TASSATIVO -
Con il glutine la vostra ricetta non potrebbe essere prodotta in azienda per problemi di contaminazione. Se avete però un’idea bella e volete partecipare comunque, mandatela lo stesso. Mi piacerebbe però che rimaneste in linea con le caratteristica di Cose dell’altro pane, che è gluten free.
SI : PRODOTTI ALTERNATIVI E POCO NOTI - NON OBBLIGATORIO -
cerchiamo, cresciamo, scopriamo! Spiegate le vostre scelte, motivatele, fate conoscere qualcosa di nuovo a tutti noi, facciamo girare le idee!
SI : ATTENZIONE ALLE INTOLLERANZE -NON OBBLIGATORIO-
Pensiamo a chi deve astenersi dal lattosio (per esempio), o dalle uova o cerca un alternativa allo zucchero.
Un giorno potrebbe tornarci utile e poi forse c’è un’amica che………
NO : GRASSI IDROGENATI, MARGARINA, COLORANTI, SCIROPPO DI GLUCOSIO - OBBLIGATORIO –  questi per favore proprio no!
Restrizione tassativa sul tipo di ricetta: non sono ammessi i prodotti freschi o semi-freschi da consumare in giornata perché questi, in una produzione commerciale, sono sottoposti alla catena del freddo e impacchettati con macchinari diversi da quelli che utilizzeremo.
Quindi NIENTE creme, salse, frutta, frosting, farce morbide e cremose ecc…
SI a biscotti, pasticcini secchi, crakers, grissini, salatini. Ammessi pani e panini.
Ammessi plum cake e muffin purchè privi di creme e quanto sopra escluso."

Allora, abbiamo le idee più chiare? 
Quello che mi farebbe piacere è leggere post e ricette pensate e volute per questo contest.
Che significa anche fermarsi un momento e farsi delle domande, informarsi e studiare un po'.
Significa apprezzare lo sforzo ed il lavoro fatti da una realtà come Cose dell'altro pane, che ogni giorno si mette alla prova cercando nuove idee e prodotti per quella parte di mondo che non ha la fortuna di potersi concedere di tutto.
Mi piacerebbe che come questa azienda, che ospiterà i vincitori a trascorrere una giornata di ESPERIENZA SUL CAMPO, anche voi immaginaste di dover creare qualcosa per chi ha bisogno di un dolce "speciale".
Lasciatevi ispirare dalle proposte di èsSenza, i biscotti e pasticcini dai nomi Shakespeare ed inventante anche voi il vostro dolce Senza.
Ricordate sempre di apporre il link a questo post ed a Cose dell'altro Pane e per il regolamento, leggete pure qui .
Vi aspetto tutte entro il 31 marzo. Avete ancora tantissimo tempo. In bocca al lupo.


lunedì 28 ottobre 2013

Ho sconfitto la legge di Murphy! Cecine ripiene per lo Swiss Cheese Parade

All I ask of you - The Phantom of the Opera - A. L. Webber
"Se qualcosa può andar male, lo farà"
"Se tutto è andato bene, evidentemente qualcosa non ha funzionato".
"Se qualcosa sembra andar ben, hai detto bene, sembra".
Non voglio rovinarvi il lunedì, nonostante di per se sia già un giorno rovinato, dovendo tornare inevitabilmente al lavoro.
Voglio raccontarvi una storia che ha per me ancora dell'incredibile e che ho deciso di usare come mantra personale nei momenti difficili. 
Ma soprattutto un ricordo a cui voglio restare attaccata il maggiormente possibile perché in grado di riappacificarmi con tutto il resto. 
Qualche settimana fa sono stata a Londra per la tradizionale fuga di inizio autunno, che mio marito ed io facciamo con nostra figlia prima che la scuola diventi pesante. 
Tre giorni, anzi diciamo pure uno e mezzo, di intensa vita metropolitana, dentro e fuori musei, negozi e parchi per fare scorta il più possibile, di belle immagini da tenersi dentro nei mesi del buio invernale.
Di Londra ne ho già parlato ampiamente in questo blog, ma se la scelta delle nostre fughe spesso cade su questa magnifica città, è anche perché Londra è la città dei teatri e della musica. 
Una scelta che non ha eguali in nessuna parte del mondo tranne NY, e forse con qualità ancora superiore. Quindi per noi un'attrazione irresistibile.
In breve, il nostro viaggio aveva un momento topico nel programma, ovvero la serata di sabato in teatro a vedere The Phantom of the Opera
Musical storico che conosco quasi a memoria e che è la perfetta sintesi tra melodramma e concerto rock, con tripudio di effetti speciali, costumi meravigliosi, scene corali da togliere il fiato. Insomma imprendibile e straordinario.
Abbiamo comprato i biglietti on line con un mese di anticipo ed abbiamo pregustato quella serata in più di un'occasione, canticchiando Masquerade, All I ask of you, Angel of music...ecc.
Nel pomeriggio del sabato siamo andati a ritirare i nostri biglietti al Her Majesty's Theatre e già ci sfarfallava lo stomaco per la felicità. 
Mia figlia non aveva ancora mai visto the Phantom quindi l'aspettativa di condividere questa esperienza con noi era raso cielo.
Ci presentiamo in teatro alle 19.00 con un anticipo di mezz'ora. 
Entriamo in un tripudio di velluto rosso, scortati dai volti sorridenti delle maschere, che ci accompagnano ai nostri posti. 
Platea, centralissimi, file perfette per ammirare il palco senza bisogno di binocolo (che comunque avevamo). 
Ci guardiamo e dalle nostre facce emerge un sorriso che fa il giro della testa.
Ahhh....che meraviglia! Ci sediamo comodi, ci diamo delle arie: "ma che posti magnifici, che fortuna sfacciata, ahhh che bello, stasera ce lo godiamo proprio". E continuiamo questa litania per una buona decina di minuti, girando il collo per osservare la grandezza del teatro, ed i posti lontanissimi, lassù in cima, in piccionaia.
E' quasi ora. Il teatro è strapieno. Ci alziamo un paio di volte per far accomodare nuovi ospiti, e quando la nostra fila si riempie, io esordisco giuliva "Finalmente, adesso non ci rompe più le scatole nessuno!".
Sono seduta all'esterno della fila, lungo il corridoio, posso allungare le gambe e mentre faccio per stirarmi, vedo una signora sorridente che mi chiede il numero della fila. "Is this N 14?". Io la guardo, sorrido e confermo. 
Lei sorride mi guarda e afferma: "This is my place!". Dietro di lei 2 altre signorette carine ed in tiro con i biglietti in mano. 
Con gentilezza prendo i miei biglietti e le faccio vedere che anche il mio è il N14 e che quindi ci deve essere un errore. 
Mio marito chiama la maschera, un ragazzo gentile che si avvicina a noi, prende i biglietti e ci guarda sorpreso. 
Con calma ci fa notare che quei biglietti erano per lo spettacolo del pomeriggio alle 14.30, e con il ditino segna l'orario sul biglietto.
E' un attimo ed io sento lo svenimento in arrivo. 
Mi si ammollano le braccia, le gambe, mi va via per un momento il lume dagli occhi, mi si frantuma il sorriso e sento uno strano brusio nelle orecchie. Lentamente cediamo i posti alle signore e la maschera ci prega di seguirlo, proprio nell'istante in cui si spengono le luci e l'orchestra attacca il medley dell'opera.
Ci fermiamo in fondo alla sala, accanto al controllo luci e nel buio totale, il ragazzo ci spiega che non possiamo assolutamente restare, il teatro è sold out e non c'è possibilità di sistemarci. 
Non capiamo cosa sia successo. La nostra prenotazione era per le 19.30 ma non abbiamo con noi la mail ricevuta a suo tempo.
Mia figlia è quasi in lacrime, mio marito non riesce a parlare. 
Io farfuglio qualche parola in inglese con una faccia uscita da un dramma di Kafka, e termino con un "siamo qui per questa serata, ci faccia stare anche in piedi, please".
Lui ci guarda impietosito e dice "stay here". 
Si allontana ed esce dalla sala.
Passano 15 minuti buoni, noi coi nostri cappotti in braccio, appoggiati senza forze alla parete come deficienti, l'umore sotto le scarpe e senza neanche avere coscienza di cosa stia succedendo sul palco. La serata è finita ormai.
Ce lo ritroviamo di fronte senza neanche accorgercene, tanto siamo annichiliti dalla delusione. 
Ci fa segno di seguirlo in silenzio e ci porta fuori dalla sala.
Lo seguiamo su per una rampa di scalette mentre lui ci dice che per adesso ci sistema, ma se dovessero avere bisogno dei posti, dovremmo andarcene. 
Noi ubbidiamo zitti e buoni, lo seguiamo fino ad una porticina, che lui ci apre con estrema delicatezza piegandosi in avanti. Ci fa entrare nel buio e ci saluta. 
Mentre chiude la porta alle nostre spalle, io leggo sull'esterno "The Royal Box". 
Mi giro e sussulto: siamo sul palco. 
Quello in cui ci troviamo adesso è il palchetto reale, altezza proscenio. 
Sotto di noi, l'orchestra. E' talmente vicina che posso leggere le note nelle partiture.
C'è Christine, la protagonista, che canta proprio davanti a me, se allungo una mano, le tocco il vestito. 
Mi siedo lentamente, nel buio. 
Mi volto verso mio marito che mi guarda stranito e mia figlia ormai senza parole. 
La nostra serata comincia adesso.
E dopo questa storia che sa di bello e che ti fa credere che alla fine bisogna credere nella gentilezza e nella buona sorte, vi lascio con qualcosa di delizioso e perfetto da portarsi dietro in un cartoccio e mangiare mentre si aspetta che lo spettacolo cominci. 
Questa piccola proposta è stata realizzata per il Swiss Cheese Parade promosso dai Formaggi dalla Svizzera e da Tery del blog Peperoni e Patate
Sandwiches di Cecina con spinaci saltati, Gruyere e Pancetta di Cinta Senese:
Ingredienti per c.ca 10 sandwiches
Per la Cecina
300 g di farina di ceci
1 litro di acqua
100 ml di olio
1 cucchiaino di sale
pepe macinato fresco
Per il ripieno
100 g di Gruyere tagliato a fettine sottili
100 g di spinaci novelli saltati in padella con un po' di burro e fatti passire a fuoco medio
10 fettine di pancetta di Cinta tagliate sottili

Preparate la cecina.
Versate la farina setacciata in un ciotola piuttosto ampia e formate una fontana. 
Versate a filo l'acqua continuando a mescolare magari usando una frusta quando il composto sarà fluido, per evitare la formazione di grumi, quindi aggiungete il sale ed una bella macinata di pepe fresco e fate risposare, non meno di tre ore ma anche per tutta la notte. 
Prendete la pastella e se necessario eliminate il filo di acqua che sarà alito in superficie alla vostra pastella, usando un cucchiaino con estrema delicatezza, e successivamente aggiungete 80 g di olio. Incorporate bene
Prendete un testo di c.ca 28/30 cm di diametro, se lo avete di rame meglio, altrimenti uno antiaderente robusto, e versatevi il restante olio ungendo bene.
Versatevi il composto liquido e fate cuocere a 200° per c.ca un'ora e fino a quando la superficie non sia ben dorata e si sia formata la tradizionale crosticina.
Spolverate di pepe se vi va.
Fate raffreddare il tanto che basta per tagliarla senza scottarvi.
Con un coppapasta rotondo di 7 cm di diametro tagliate 20 dischi dalla cecina e girateli in modo che abbiano la parte croccante in basso.
Su dieci dischi sistemate nell'ordine le fettine di Gruyere, gli spinaci saltati e richiudete i vostri panini.
Mettete i sandwiches in forno su una teglia ricoperta da carta da forno a 220° per 5/7 minuti fino a che il formaggio non sarà fuso. 
Toglieteli dal forno, posizionate la fattina di cinta in cima al sandwich e fermatelo con uno piccolo spiedino.
Mangiate subito. 
Con questa piccola proposta, sono lieta di partecipare al contest di Tery e Formaggi Svizzeri Swiss Cheese Parade.