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mercoledì 17 maggio 2023

Buffet Mini per appetiti Maxi: mini hamburger e frittate di pasta mignon

Ho sempre adorato il gioco della miniaturizzazione in ambito alimentare. 
Ridurre piatti iconici alla stregua di un boccone. 
La cosa non piace soltanto a me visto il successo che hanno ormai da una decina d'anni a questa parte i famosi "finger food", porzioni afferrabili con le dita, di cui non ci si stanca mai. 
Oggi non ho inventato nulla di nuovo ma ho soltanto giocato nella preparazione di un mini buffet di mini celebrity, dagli americanissimi hamburger, non più grossi di una polpetta e le intramontabili frittate di maccheroni napoletane formato gnomo. 
Un primo, un secondo rinforzato, da accompagnare con dei pickles o più semplicemente una giardiniera di verdure primaverili fatta al volo.
Vi sembrerà un po' laborioso, ma potrete preparare i buns per gli hamburger in anticipo e congelarli mentre per le frittate, verranno cotte in forno quindi anche qui vi basterà preparare gli stampi ed infilarle in forno poco prima dell'arrivo dei vostri ospiti. 
Se solo smettesse di piovere, si potrebbe anche fare una bella cena in terrazza. 

Ingredienti per 12  mono porzioni 

250 g di spaghetti 

3 uova medie sbattute 

125 g di prosciutto cotto a dadini o pancetta o salame napoletano 

3 cucchiai generosi di grana  + per rifinire 

120 g di provola classica o affumicata a piacere 

Olio extravergine 

Sale - pepe 

  • Rompete a metà gli spaghetti, cuoceteli e scolateli 2 minuti prima dell’orario indicato dalla confezione. Versateli in una ciotola mescolandoli con 2 cucchiai d’olio per non farli attaccare. 
  • Versate le uova, il prosciutto precedentemente rosolato in padella, i formaggi, una bella macinata di pepe e sale. Mescolate bene il tutto. 
  • Foderate una teglia per muffin con quadrati di carta forno. Con una pinza prelevate una quantità di spaghetti ed arrotolateli dentro alla cavità del muffin fino a riempirlo.  Cercate di aggiungere il condimento via via. 
  • Finite con una spolverata di parmigiano e fate cuocere in forno a 180° per 35 minuti o fino che la superficie sarà ben gratinata. Servite subito ben caldi. 

INGREDIENTI PER c.ca 24 panini mignon (Buns)

125 g di farina Manitoba

125 g di farina 0 macinata a pietra

130 g di latte

20 g di burro a temperatura ambiente

10 g di zucchero

5 g di strutto (sostituibile con burro)

5 g di sale

2 g di lievito di birra secco


Per la finitura

1 uovo

1 goccio di latte

i semi preferiti per decorare.

  • Nella ciotola della planetaria mettete le farine miscelate con il lievito e lo zucchero.
  • Con il gancio cominciate ad impastare a bassa velocità aggiungendo piano piano il latte. Impastate fino a che la farina abbia assorbito il liquido.
  • Aggiungete il burro e lo strutto poco alla volta ed impastate a media velocità per 10/15 minuti fino ad ottenere una palla liscia ed omogenea. Fate lievitare coperta con una pellicola in luogo tiepido per c.ca 2 ore due ore.
  • Quando l'impasto avrà raddoppiato il suo volume, sgonfiatelo, coprite una teglia con carta da forno e preparate i buns. 
  • Formate delle palline da 20 g di peso ciascuna, sistematele distanti  per la seconda lievitazione e coprite con un canovaccio. 
  • Dopo c.ca 45 min. sbattete l'uovo con il latte e spennellate bene i panetti. Cospargeteli dei semi preferiti e fateli cuocere in forno preriscaldato a 180° per 20 minuti. Dovranno essere dorati sopra e pallidi sui lati in basso. Fateli raffreddare su una griglia quindi potrete congelarli senza difficoltà.

Ingredienti per c.ca 12 mini Burger

400 g di macinato magro 

Pomodori Piccadilly qb

Foglie di lattuga qb 

50 g di formaggio a fette tipo cheddar o gruyere o provola 

Qualche pickle a piacere 

Maionese o Ketchup

  • Formate le polpettine di carne che dovranno avere il diametro dei panini. Consiglio l’utilizzo di un coppapasta. Lo spessore non dovrà essere oltre 1cm 1/2
  • Fatele cuocere per 1 minuto c.ca per lato a fiamma vivace con un pizzico di sale. Quando girerete sul secondo lato, appoggiate un pezzetto di formaggio in modo che fonda mentre sotto cuoce. 
  • Contemporaneamente fate scaldare i panini tagliati a metà, su una padella antiaderente appoggiando il taglio sulla piastra. 
  • Componete i panini in questo ordine: un ciuffo di maionese sulla base del panino, lattuga, carne e formaggio, pomodoro, pickles, salsa a piacere e cappello del panino. Fermate con degli stuzzicadenti. 
  • Servite immediatamente con pickles a parte. 


lunedì 21 maggio 2012

Quando scivola la torta: Tatin integrale (non integra!) di pomodori ripieni a sorpresa!

Crush - Jennifer Paige
Lo so, lo so, non è roba da presentare ma io non sono poi così pignola. 
Cioè, da buon Capricorno testa dura, un po' lo sono ma su certe cose riesco pure a sorvolare. Perché può capitare a tutti di avere le mani di ricotta e far scivolare la torta dal piatto proprio nel momento in cui la stai capovolgendo. Ci sono precedenti per la sottoscritta ma anche per chef con tanto di stelle sulla testa. Quindi perché affliggersi? Semmai guardare sempre il lato positivo: meno male che il piatto era sopra la tavola perché se l'ispirato prodotto di tanto amore si fosse catapultato sul pavimento, adesso starei raccontandovi un'altra storia. 
La potevi rifare, direte voi! Ehhhh? Macchessiamo tutti matti? 
Ma che stiamo qui a curare l'otite a Dumbo, come dice il mitico Crozza imitando Bersani? 
Qui, ogni roba che passa su questi schermi, esce senza rete e senza prova generale. 
Qui si suona dal vivo e se sul più bello viene fuori una stecca, la sentono tutti, e lo spettacolo continua. Show must go on, con le sue stecche e le sue imperfezioni. Lo sottolineava anche la meravigliosa Julia Child, quando durante i suoi cooking show, faceva volare la frittata ovunque tranne che sulla padella o combinava altri disastri. Lei semplicemente, risistemava il cibo sul piatto e lo ricomponeva alla bell'e meglio e andava avanti dicendo: In cucina ci siete solo voi, non vi ha visto nessuno....Che meraviglia. Non è questa una stupenda rete di protezione? 
La mia Tatin sconocchiata è risalita faticosamente sul piatto, si è data una sistemata e si è messa in posa. Quel vestito rosso era così tentatore e sensuale che non potevo rinunciare a farvelo vedere. Quelle cupolette perfette e lucide, carnose...una vera golosità. Si, lo so, non è bellissima, ma quanto a bontà, potete credermi sulla parola: è buonissima! 
 

Il riso non manca mani nella mia dieta settimanale. Lo adoro perché è versatile e spesso lo utilizzo per accompagnare anche piatti di carne, semplicemente bianco, magari cercando qualità inusuali come il “long and wild” che ben si adatta alla carne alla brace, o il basmati che adoro per accompagnare la fondue bourguignonne al posto del pane.
Per questa ricetta ho invece pensato al riso come complemento a sorpresa, per una Tatin di pomodori. Il sapore è veramente irresistibile. Pomodori svuotati e riempiti di riso bianco, condito con erbe aromatiche, olio e scamorza di bufala grattugiata, avvolti da un guscio di brisé preparata con farina integrale e burro salato (lo so che non è il massimo della leggerezza, ma ci stava troppo bene). Da servire ancora calda, per godere al massimo del cuore filante dei pomodori e della fragranza della brisé. 
Scusatemi: tale era l’entusiasmo che non ho saputo evitare la caduta miseranda.
Come ogni lunedì, questa ricetta è anche su "Donne sul Web", questa settimana con un capitolo tutto dedicato al riso. Buon lunedì! 
Ingredienti per una tortiera da 24 cm
Per la brisé (dalla ricetta di Michel Roux)

250 gr di farina integrale macinata in pietra

150 gr di burro salato
1 pizzico di zucchero
1 uovo
1 cucchiaio di latte freddo
Per il ripieno
15 pomodori a grappolo non troppo maturi
150 gr di riso (va benissimo il parboiled)
100 gr di provola di bufala non troppo morbida
un mazzetto di basilico
un mazzetto di maggiorana
un mazzetto di origano fresco
alcune foglioline di menta
olio extra vergine d’oliva
sale e pepe
un cucchiaio di zucchero di canna 
Preparate la brisé . Mescolate velocemente tutti gli ingredienti, cominciando con il burro, lo zucchero e l’uovo al centro della fontana di farina e utilizzando la punta delle dita. Incorporate piano piano la farina ottenendo una consistenza granulosa. In fine aggiungete il latte e formate una palla. Avvolgetela nella pellicola e mettetela in frigo per almeno 1 ora. Io ho fatto tutto con la planetaria utilizzando la foglia ed ho impiegato 2 minuti.
Lavate i pomodori, incidete una croce sul dorso e metteteli qualche istante in acqua bollente. Scolateli e passateli sotto acqua fredda quindi pelateli.
Eliminate la calotta superiore e svuolateli, quindi salateli dentro e fuori e metteteli su uno scolapasta rovesciati per almeno una 10 di minuti.
Nel frattempo lessate il riso e cuocetelo al dente, quindi scolatelo e passatelo sotto acqua fredda. Tritate le erbe aromatiche in maniera grossolana ed unitele al riso. Grattuggiate la provola con la grattugia a fori grandi e mischiatela bene al riso. Condite con abbondante olio d’oliva e regolate di sale e pepe.
Riempite i pomodori con il riso quindi sistemateli sulla tortiera dove avrete versato un filo d’olio ed il cucchiaio di zucchero, con la parte aperta verso l’alto, facendo in modo che stiano più compatti e stretti possibile, riempiendo bene  in maniera armoniosa tutto lo spazio. Copriteli con la pasta brisé, inserendo i bordi della pasta all’interno della teglia e spingendoli delicatamente verso il basso.
Mettete in forno preriscaldato a 200° per c.ca 40/50 minuti quindi sfornate. Attendete 5 minuti, quindi capovolgete la tatin sul piatto di portata facendo attenzione all’eventuale liquido che dovesse rilasciare. Servite calda.




CON QUESTA RICETTA partecipo al Contest di Dauly "Ricette Ripiene"


lunedì 26 settembre 2011

I misteri dell'abitacolo: torta integrale con riso e zucchine


Tanto pé cantà - N. Manfredi

Tornando a casa dal lavoro qualche giorno fa, mi sono ritrovata impigliata nella fila del rientro. Da sola, nel silenzio della mia macchina , cercavo di mettere in ordine i pensieri e trovare distrazione dalle mille telefonate ed e.mail ricevute nell'arco della giornata, quando la mia attenzione è stata catturata dalla macchina che mi precedeva. Nell’abitacolo della piccola utilitaria era seduta una coppia: lui alla guida e lei al suo fianco con lo sguardo fisso in avanti. Lui si agitava violentemente, dondolandosi in maniera vistosa a destra e sinistra ed ogni volta che pendeva a sinistra, si protraeva con slancio brutale verso la donna, urlando sulla sua faccia. Stava urlando ed anche se non potevo udirlo, era uno spettacolo così chiaro e mortificante che mi sono immediatamente sentita vicina a quella povera donna. Lei non muoveva muscolo, non girava la testa, anzi teneva le spalle dritte e non si infossava, e questo atteggiamento fiero doveva sicuramente far imbestialire ancora di più il tipo che, proseguendo lungo la coda, cominciava adesso a staccare le mani dal volante, sbattendocele sopra e gesticolando come una piovra che cerca di afferrare un branco di pesci in fuga. La cosa terribilmente ridicola era la gestualità eccessiva dell’uomo se confrontata alla completa impassibilità della donna. Lui non smetteva di ciondolare la testa e le spalle, di voltarsi verso la donna ed avvicinarsi a lei con veemenza. Lei, per tutta risposta, era l’immobilità fatta persona.
Ad un certo punto ho cominciato ad essere curiosa: mi chiedevo cosa potesse aver scatenato la furia dell’uomo, e soprattutto se fosse stata la donna la causa di tutto ciò o invece, se i due stessero discutendo di qualcuno colpevole di un grave danno nei confronti dell'uomo, magari qualcuno reo di essere amico della donna. Questo non lo saprò mai. La cosa che invece ho realizzato osservando i due, è che la nostra macchina è un luogo intimo e privato dove inconsapevolmente viviamo situazioni ed emozioni che abitualmente esprimeremmo solo nelle nostre case. Mi domando se è proprio la solitudine di quel piccolo abitacolo che ci libera e ci autorizza a comportaci come se nessuno stesse guardando o ascoltando. In più, la guida spesso alimenta stati di aggressività sconosciuti anche alla più mite delle persone. Posso dire di me, che in genere sono molto gentile con i pedoni, con le precedenze e con gli omini col cappello (devo contare fino a dieci però), che a volte ho delle esplosioni di rabbia inconsulta dove visualizzo me stessa come un'idra multitesta in semilibertà condizionata. Non so neanche da dove arrivino certi improperi, che fortunatamente restano lì, in quei 2 metri cubi di spazio e si ritorcono sulla mia coscienza. Nonostante tutto amo guidare, amo in genere i viaggi lunghi e la compagnia della radio. Sfuriate a parte, la mia macchina è il mio personale studio di registrazione, dove partecipo ad audizioni per X Factor o reality similari. Tanto, rimanga tra noi, nessuno mi sente! 
Vi lascio la ricetta di questa torta che in realtà assomiglia ad un timballo ma la sfoglia integrale è così leggera e deliziosa che non saprei bene come definirla. Ho trovato ispirazione su Sale e pepe di Settembre ma ho completamente stravolto il ripieno utilizzando ingredienti che amo molto. 
Anche voi potete personalizzarla liberamente ma utilizzate la formula per la sfoglia che è assolutamente perfetta e leggerissima.
Ingredienti per 6 persone

Per la pasta:
-         230 gr di farina 00
-         70 gr di farina integrale
-         45 gr di olio extra vergine d’oliva  (io ho usato quello di Sarteano DOP)
-         2 dl di acqua tiepida
-         1 pizzico di sale
Per il ripieno
-         300 gr di riso originario
-         500 gr di zucchine
-         150 gr di parmigiano grattugiato
-         250 gr di crescenza
-         una cipolla
-         un ciuffo di prezzemolo
-         olio extra vergine d’oliva
-         sale
Mischiate le due farine e mettetele a fontana su un piano di lavoro. Mettete nel centro un pizzico di sale, l’olio e l’acqua tiepida quindi lavorate energicamente a lungo gli ingredienti fino ad ottenere una palla elastica e compatta. Avvolgetela in un telo e fatela riposare almeno un’ora
Nel frattempo trifolate le zucchine in un filo d’olio e cipolla tritata, fino che non saranno dorate. Salate e insaporitele con prezzemolo tritato.

Lessate il riso in acqua salata per c.ca 10 minuti quindi scolatelo, conditelo con un filo d’olio e mescolatelo insieme ai due formaggi. Se volete un ripieno filante, aggiungete dei tocchetti di scamorza o fiordilatte strizzato affinché non rilasci siero e bagni la sfoglia. Aggiungete le zucchine e mettete da parte.
Tagliate la pasta in 4 parti e stendete 2 sfoglie sottilissime e rotonde. Con la prima sfoglia foderate una teglia a cerniera di 22/24 cm quindi spennellatela con olio. Sovrapponete la seconda sfoglia sempre tirata molto sottile. Riempite il guscio di pasta con il riso condito. Tirate le altre due sfoglie sottilissime e procedete come per le prime due, coprendo il ripieno con la prima sfoglia, spennellandola di olio e sovrapponendo l’ultima sfoglia. Con una rondella tagliate la pasta in eccesso e sigillate bene i bordi creando un cordoncino di pasta lungo tutta la circonferenza dello stampo.
Ponete in forno già caldo a 180° per 30 minuti. Quindi togliete dal forno, spennellate con l’olio e cospargete con poco sale grosso e passate in forno per altri 30 minuti, fino a che la pasta non sarà dorata e croccante. Servite la torta calda o appena tiepida. 
Questa volta ho scelto una canzone che all'ascolto mi riempie il cuore di felicità e malinconia: Tanto pé cantà - rigorosamente cantata dal meraviglioso Nino Manfredi. Questa canzone mi riporta all'infanzia, a certe atmosfere di convivio intorno a tavolate zeppe di cibo e di bambini urlanti in una casa della provincia di Roma, quando mia nonna Emma preparava 12 uova di sfoglia e fettuccine per un esercito di affamati. Ascolto l'incipit della canzone, mi sale un nodo alla gola e ci crediate o no, sento il profumo del sugo delle fettuccine, vedo nonna alla spianatoia e me piccola che le sto accanto, aspettando il momento in cui avvolgerà la grande sfoglia rotonda in un serpente lungo di pasta e taglierà con un coltello affilato fettuccine perfette e tutte uguali. Potere della musica e delle canzoni. 

venerdì 23 settembre 2011

One bite cupcakes e frosting con sorpresa

Nothing compares 2U - S. O'Connors
La mia passione è andare alle feste in cui mi si chieda di portare qualcosa. Non potresti farmi più felice. Adoro la condivisione e soprattutto poter preparare i miei piatti preferiti sicura che anche gli ospiti apprezzeranno
Negli ultimi 2 mesi ho frequentato un corso d'inglese per rinfrescare la lingua che parlo e scrivo quotidianamente.  Proprio a pochi metri dalla mia agenzia c'è una validissima scuola con insegnanti madrelingua ed in questo breve periodo mi sono molto divertita con la sensazione di tornare a scuola. Proprio ieri sera, i ragazzi della scuola hanno organizzato una festa per la riapertura dei corsi e tutti noi allievi siamo stati invitati alle diverse attività, tra cui il "cooking time" al quale mi sono immediatamente iscritta (e come potevo mancare) e per il quale ho voluto preparare un dolce anglosassone, i celeberrimi "cupcakes" che imperversano in qualsiasi food blog che si rispetti. Devo essere onesta: non è uno di quei dolci che mi fa impazzire, piuttosto lo trovo bellissimo dal punto di vista estetico, ma i miei gusti si rivolgono altrove. Però volevo rimanere in tema ed ho voluto preparare dei "one bite cupcakes", vale a dire dolcetti "mangiami in un boccone". Piccoli, monomorso e molto golosi all'aspetto (anche all'assaggio, vi confesso). Con mia grande felicità, hanno avuto molto successo e penso che li riproporrò a breve, vista la velocità della preparazione e la praticità su un tavolo da buffet. 

Ho cercato per giorni una ricetta che mi convincesse per la preparazione delle basi ed ho replicato al millesimo quella di Anemone's corner : il risultato è stato veramente fantastico. Tortine friabili in superficie e morbidissime nel cuore. Mentre per il frosting, lì ho penato parecchio perché quello al burro non mi piace ed in genere risulta troppo pesante. Dopo essere impazzita navigando alla ricerca della ricetta che mi convincesse, alla fine ho deciso di fare di testa mia, usando la base frosting di un cupcake che ho fatto tempo fa, guarda qui, e che ho modificato per l'occasione aggiungendo il cacao. Il risultato è quello che vedete, cremoso, vellutato e super goloso. A me è piaciuto, e a voi?
Ecco la ricetta per gli "One bite cupcakes" 
Per c.ca 50 piccoli cupcakes:
Per le basi
Cacao amaro in polvere (io ho usato quello olandese, molto dark) - gr 50
Acqua bollente - 140 ml
Burro morbido a pomata - gr 115
Zucchero - gr 200
Uova - 2 grandi
Farina 00 (io ho usato una miscela con amido per dolci soffici): gr 180
Sale - un pizzico
Lievito - 2 cucchiaini rasi
Per il Frosting 
250 gr di mascarpone
100 gr di cacao amaro
350 gr di zucchero a velo
150 gr di marmellata biologica di arance amare.  
In un ampia terrina versate l'acqua bollente ed aggiungete il cacao setacciato fino a completo assorbimento. Lasciare raffreddare. Preparate i pirottini mignon su una teglia. Versate gli ingredienti secchi in una ciotola, setacciando la farina con il lievito. Aggiungere il pizzico di sale e tenere da parte. 
Preparare le basi:
con uno sbattitore elettrico (io ho fatto tutto con il mio kitchen aid e la foglia), battere a crema il burro già ammorbidito con lo zucchero fino ad ottenere un composto spumoso e bianco. Aggiungere le uova una alla volta solo quando siano ben assorbite dal composto. Aggiungere quindi poco a poco gli ingredienti secchi ben setacciati. Per ultimo il composto di cacao e acqua ormai freddo. 
Riempite un sac a poche con il composto e versatelo nei pirottini per c.ca 2/3. Infornate in forno già caldo a 180° per 20 minuti. Se volete delle tortine più umide al centro, diminuite di pochi minuti la cottura e verificate con uno stecchino. Lasciate raffreddare le basi. 
Preparate il frosting mescolando con cura le polveri di cacao e zucchero con il mascarpone fino ad ottenere una crema morbida ma sostenuta. Aggiungete ancora zucchero se dovesse restare troppo morbida. Versate il composto in un sac a poche con bocchetta a fiore. Diluite la marmellata con poca acqua calda e spalmatela con un cucchiaino sulla superficie dei dolcetti. Con il sac a poche decorate cercando di ricavare delle rose, partendo dalla circonferenza della base fino a terminare al centro. Se non consumate subito, mettere in frigo a rassodare. 

Con questa ricetta partecipo con grande piacere al Contest di Lucy "Alla ricerca del Cupcake ideale"

venerdì 17 giugno 2011

A tango lesson: storia di una passione non troppo segreta

Gallo Ciego - O.Pugliese 
Se la conservazione del vostro spazio vitale è un argomento scottante, questo post non fa per voi. Se il contatto fisico con lo sconosciuto vi inquieta e vi intimorisce, saltate questa lettura a piè pari perché sto per raccontarvi di una passione che non tollera il distacco nè la timidezza e che può, in un istante, creare fortissima dipendenza: Tango!Dentro il mio corpo c'è uno spirito danzante che una coscienza pudica e fortemente razionale tiene imbrigliato e costretto. La musica è il pifferaio magico che tutto può. Amo ballare, è sempre stato così fin da  piccola. Non ho frequentato scuole di danza o cose simili...il mio spirito ballerino era lì, da sempre, e si è svegliato prepotentemente verso i sei anni, al primo valzer con papà in una caotica festa paesana. Nell'età della discoteca, ero forse l'unica del mio gruppo che andava a ballare solo per ballare. L'ultima a staccarsi dalla pista. Le tarantolate mi fanno un baffo! Il mio piedino si muove sempre di vita propria con la musica giusta e lo spirito si lancia quando nessuno vede. Questo fuoco che sonnecchia e veglia, odia però i balli di gruppo, le schiere di soldatini che ripetono i passi in trance come si ripete una lezione. Odia la costrizione e ama la sorpresa, l'invenzione. Dopo un'estenuante operazione a "goccia cinese", lo scorso anno sono riuscita a convincere mio marito ad iscriverci ad una scuola di tango argentino.
Fin dalla prima lezione mi sono innamorata senza rimedio del Tango. Sarà stato per gli insegnanti bravissimi, sarà stato perchè probabilmente questo tarlo mi vagava nella testa da anni ormai, ma  per mesi ho atteso il martedì sera solo per poter andare a lezione ed allacciarmi nell'abbraccio con mio marito per ballare. Il tango argentino è un ballo meraviglioso e terribilmente complesso. E la sua complessità non sta nell'imparare movimenti o coreografie (che in questa danza NON ESISTONO) ma nell'entrare in profonda comunione con il proprio partner. Il tango è una metafora della vita: l'uomo fa l'uomo e la donna si affida a lui. L'uomo conduce e la donna ascolta le sue indicazioni non senza intervenire con il proprio carattere. E' un dualismo intenso sostenuto dalla fiducia reciproca e dall'ascolto del linguaggio del corpo. Si può ballare solo se ci si abbandona all'altro e questo aspetto è fortemente terapeutico. Succede che molte coppie finiscono per litigare perchè in genere la donna è sostenuta da mania di controllo e spesso tende a voler suggerire al partner come ballare. Ma il tango è finalmente un ballo libero che nasce esclusivamente dall'ispirazione che arriva dalla musica, e che il ballerino interpreta insieme alla sua dama. E la musica è la vera protagonista come sempre. Perchè dico questo. 
Dimenticate per una volta tutto quello che avete visto in televisione. Il tango non è quello propinato da "Ballando con le stelle" o esibizioni spettacolari che si vedono in giro. Non sono gambe in aria, lanci vorticosi, spaccate e casqué repentini. Il vero tango argentino vuole i piedi per terra perchè nel tango argentino si cammina e sul cammino si disegna la musica. L'emozione più grande che ho avuto nel guardare la prima esibizione dei miei maestri in milonga è stato realizzare che questi due meravigliosi ragazzi allacciati con complicità, altro non facevano che raccontare la musica. Non erano voleo, nè ochos, nè spettacolizzazione: era il racconto di una melodia e nei loro movimenti dipingevano le note, le frasi già scritte da grandi musicisti. Tutto questo mi ha talmente affascinata che il tango è entrato nella mia vita come un terremoto. Nessuna di voi è una tango addicted? Ditemelo. Parlerò ancora di lui perchè c'è tanto da dire. Ma oggi mi sono dilungata già troppo. Vi regalo però un video stupendo: la qualità dell'immagine non è fantastica perchè la ripresa è amatoriale, ma potrete capire cosa intendevo con "dipingere la musica". Osservate questi due ballerini, ammiratene la grazia, abbandonatevi all'ascolto del tango e vedrete come il movimento non possa prescindere dalla musica. Emozionatevi con me. 
Perchè una Crostata di piselli e Taleggio con questo post? Perchè (e provatelo  è garantito) questa coppia ha un'intesa perfetta, come quella di due ballerini di tango. Equilibrata e decisa, accontenta chi ama delicatezza e sapore. 
Eccovi la ricetta per uno stampo da 22 cm.
Ingredienti:
Per la frolla salata:
- 250 gr di farina
- 125 gr d1 burro salato
- 1 uovo
- acqua fredda q.b.
Per il ripieno:
- 500 gr di piselli freschi
- 400 gr di taleggio
- 1 uovo
- 2 cipollotti
- 1 filetto di acciuga sott'olio
- 1 dl di latte
- erba cipollina
- olio evo
- sale pepe q.b.
- un tuorlo
Preparate la vostra frolla salata come qui e mettetela a riposare in frigo per un'ora.  
Preparate il ripieno: tagliate il taleggio a cubetti e frullatelo con l'uovo ed il latte. 
Tagliate a fettine sottili i cipollotti, fateli passire con il filetto di acciuga ed un filo d'olio evo e cuocete i piselli aggiungendo se necessario delle mestolatine di brodo. Una volta cotti, lasciateli raffreddare quindi versateli nella crema di Taleggio e mischiate. Tagliate con una forbice l'erba cipollina ed unitela al composto. Salate e pepate. 
Foderate il vostro stampo con la frolla stesa ad 1/2 cm. Bucherellatela e versateci la crema con i piselli. Con gli avanzi della pasta, fate delle losanghe o decorate come più preferite. Spennellate con il tuorlo e mettete in forno a 180°C per c.ca 50 minuti. Servite tiepida.