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martedì 6 dicembre 2016

Riso libanese con lenticchie: Mujaddara. Ma la gente cucina ancora?

Please come home for Christmas - Bon Jovi
Ma la gente cucina ancora?
Voi, cari lettori silenziosi, cucinate ancora?
E per cucinare non intendo saper aprire con maestria una busta di minestrone surgelato, versarlo con grazia nella straordinaria pentola antiaderente fighissima, accendere il fuoco secondo istruzioni e cuocere quegli esatti 8 minuti che vi separano dalla ciotola fumante e dal cucchiaio.
Intendo cucinare.
Sedersi al tavolo e pensare a quale menu preparare per la cena della vostra famiglia o quella per gli amici che verranno a trovarvi; stilare una lista di ingredienti, andare a comprarli scegliendoli con cura, leggendo le etichette, non lasciandovi incantare dal richiamo delle sirene dal banco dei precotti, facendovi domande sulla provenienza di quel ceppo di insalata così croccante che vi fa l'occhiolino dal reparto verdure, su quel taglio di carne rosea già arrotolata nel suo bello spago, eccetera eccetera eccetera.
Beh, perché cucinare è anche e soprattutto questo.
E' anche ovviamente farsi uno spaghetto aglio e olio, buono, specialmente se è nuovo ed è Dop, ma è tutto quello che viene prima, perché alla fine cucinare è una cosa semplice se si hanno prodotti buoni, certificati, scelti con cura ogni tanto svicolando il super.
Oppure cucinare è un'azione anacronistica?
E' una storia vecchia e svuotata di morale, un mito acchiappacitrulli per arricchire i già troppo ricchi, una perdita di tempo e di denaro perché sappiamo bene quanto il tempo sia denaro.
Perché si parla così tanto di cibo, di cucina, di ricette se nessuno, diciamoci la verità, cucina più?
Fate come me. Giocate a "Cos'ha nel carrello".
Quando andate a fare la spesa al super, buttate l'occhio nel carrello del vicino, che non è detto sia sempre il più verde. Si imparano tante cose.
In particolare nel carrello delle mamme con bambini piccoli o in quello dei clienti un po' più in carne. Queste due categorie sono le più affezionate al precotto, surgelato e confezionato. Alla faccia della salute per la crescita. Alla faccia di tutte le blogger mamme che si prodigano in messaggi positivi e salutari.
I carrelli più oculati e corretti sono quelli degli anziani, dove c'è poco di tutto, ma esclusivamente prodotti che devono essere per forza trasformati da un'operazione culinaria. Che sono quelli più economici. Nei loro carrelli non troverete mai un'insalata in busta o un pollo a pezzi.
Sono anche quelli più tristi in verità perché mi è capitato spesso di vedere togliere dal mucchio una volta alla cassa, perché superato il budget di spesa.
Ma è proprio lì, nel supermercato che capisci che la gente non cucina più. Cioè lo fa sempre meno, disimparando, perdendo il senso ed il valore di questo gesto che non è soltanto nutrirsi come pensano in molti: da che mondo è mondo, si mangia per nutrirsi!
Quando sento questa frase mi viene una tristezza che rasenta la depressione. Un po' come dire che da che mondo è mondo si fa sesso per riprodursi.
Ok, non perdiamo di vista il concetto base: chi cucina ancora?
Ha senso farlo? Ha senso amare il cibo, preoccuparsi di ciò che mangiamo, dispiacersi della sparizione di prodotti e produttori, arrabbiarsi di fronte a chi cucina prendendo in giro il nostro palato e la nostra intelligenza, dare tutta questa importanza all'argomento?
La risposta sta tutta qui, proprio nel concetto che "si mangia solo per nutrirsi".
Che pare il preferito da chi il cibo lo ha portato in una fabbrica e te lo serve bello che pronto.
Un po' come essere tornati alla preistoria, solo che lì si correva per cacciare e si faticava a seminare.
Oggi basta un microonde.
Per chi come me ha ancora voglia di perdere tempo nutrendosi con la gioia di farlo bene, un piatto meraviglioso, semplice, profumato e sensuale come tante ricette che arrivano dal Medio Oriente e da un libro straordinario come Jerusalem di Yotam Ottolenghi.
Ci vuole poco, qualche spezia facile da reperire e un sano e curioso appetito.
Mi raccomando, non lesinate con quelle cipolle fritte: vi faranno uscire di testa!

Ingredienti per 4 persone
4 cipolle dorate affettate finemente
50 g di farina 00
200 g di lenticchie di Castelluccio
olio extravergine qb
1 cucchiaino di semi di cumino
1 cucchiaino di semi di coriandolo
1/2 cucchiaino di curcuma
1 cucchiaino e mezzo di cannella
250 g di riso Basmati
Un cucchiaino di zucchero di canna
700ml di acqua calda.
Un ciuffetto di coriandolo fresco (a piacere).
  • Cuocete le lenticchie in abbondante acqua leggermente salata, e scolatele quando saranno ancora al dente (2 o 3 minuti meno della cottura prevista dalla confezione). Versatevi uno o due cucchiai di olio extravergine e tenete da parte.
  • Riscaldate 2 dita di olio extravergine in una padella di ferro quindi quando avrà raggiunto i 179/180°, friggetevi le cipolle affettate, che avrete prima passato velocemente nella farina. Friggete in più tempi in modo che le cipolle non siano troppo affollate nell'olio e possano divenire dorate e croccanti. Scolatele su carta assorbente e tenetele in caldo. Se avrete fritto alla giusta temperatura, manterranno la loro croccantezza per lungo tempo. 
  • In una larga padella tipo wok, versate 3 cucchiai di olio ed aggiungete il cumino ed il coriandolo che avrete prima schiacciato leggermente in un piccolo mortaio. Cuocete mescolando a fiamma media fino a che le spezie non emaneranno la loro fragranza. 
  • Aggiungete la cannella e la curcuma, mescolate e cuocete per altri 2 minuti.
  • Aggiungete adesso il riso e lo zucchero e mescolate bene fino a che il riso non sarà ben avvolto dalle spezie, quindi versate le lenticchie e l'acqua e portate a ebollizione. 
  • Abbassate la fiamma e lasciate sobbollire per c.a 15 minuti fino a che il riso non sarà tenero. 
  • Una volta pronto, spegnete, rimuovete il riso dal calore, coprite la padella con un telo pulito e coprite con un coperchio, lasciando riposare per 10 minuti. 
  • Versate il riso sul piatto di portata e sgranatelo con una forchetta aggiungendo metà della cipolla fritta. Mettete il resto della cipolla sulla cima del piatto, decorate con coriandolo fresco e servite immediatamente, magari accompagnato con una salsa allo yogurt. 



mercoledì 27 febbraio 2013

Arrivederci Jerusalem: pollo all'Arak e clementine

Shalom Shalom - Noa
Arrivederci è la parola giusta. 
Si chiude lo Starbooks del mese ma non si chiude la storia d'amore tra me e questo libro, come credo continui anche per le mie compagne di viaggio. 
Come recita il buon vecchio Venditti "certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano..." 
Giri non troppo immensi nel mio caso, perché il libro in questione comincia già ad avere tracce di vissuto, patacche di unto, impronte lasciate dalla mia sbadatezza, note fitte a pie di pagina, promemoria....Mi piace pensare che fra una decina d'anni, mia figlia possa sfogliarlo pensando che sia un volume prezioso, come certi quaderni delle nostre mamme, pieni della loro presenza raccontata non solo dalla loro grafia ordinata e retrò. 
Il mio Jerusalem sta diventando questo, un manuale familiare, che non smetterò di consultare perché fonte di continua ispirazione. 
Non devo quindi impegnarmi troppo per dirvi che questo libro mi è piaciuto e tanto e che quest'ultima ricetta mi ha definitivamente dimostrato quanto sia preciso e bilanciato nel raccontare tutti i piatti proposti. 
Un pollo all'Arak e clementine. 
Ora, ce ne vuole di fantasia per immaginare che l'anice si sposi con pollo e agrumi. 
Si, perché per chi non sapesse che cosa è l'Arak, posso dire che si tratta di un liquore altamente alcolico presente in molti paesi mediorientali, dall'intenso sapore di anice. Assomiglia molto al Pernod o all'Ouzo, ma anche alla nostra Sambuca (ma meno dolce). 
La prima volta che l'ho assaggiato restando senza fiato, ero in un ristorante Libanese a Praga, con cari amici libanesi che pasteggiavano allegramente a gotti di Arak. Dopo il primo sorso entusiastico, la sottoscritta contava i camerieri gemelli che le giravano intorno e cercava di darsi un tono finendo una ciotola di hummus in solitaria.
Quindi, vedere la foto del pollo, leggere Arak e avere il masochistico desiderio di provarlo, è stato tutt'uno. 
Apoteosi, epifania, meraviglia
Metteteci voi la parola che volete: fatto sta che questo pollo, copiosamente avvolto da aromi intensissimi a partire dall'Arak, dalla freschezza acidula delle clementine e dalla leggerezza aromatica dei finocchi, è una scoperta che mi ha conquistata in toto. 
La quantità degli ingredienti è perfetta al millesimo, così come i tempi di cottura. Rispettateli perché il pollo non deve asciugarsi troppo o perderà parte della sua bontà. E se potete, fate marinare il tutto dalla sera prima perché avrete il risultato perfetto.  
Se vi piace il connubio tra dolce e salato, questo è il piatto che fa per voi.
Prima di passare alla ricetta, due annunci importanti: come anticipato negli scorsi post Starbooks, dal prossimo mercoledì che sarà il primo mercoledì di marzo, avrà inizio lo Starbooks Redone
Tutte le amiche che seguono la nostra rubrica e che hanno provato alcune delle ricette proposte o che abbiano acquistato uno dei libri trattati, realizzando ricette diverse da quelle da noi proposte, potranno essere protagoniste pubblicando le proprie ricette e raccontandoci la loro opinione in merito. 
Potranno lasciare il proprio link sull'ultimo post del blog da cui hanno preso la ricetta in questione oppure sulla pagina predisposta da Menu Turistico dove potrete trovare anche tutti i link delle ricette realizzate fino ad oggi. 
Lo Starbooks Redone vuole essere una ulteriore riprova che le nostre impressioni non siano errate. Vorremmo condividere maggiormente con voi questa esperienza estremamente positiva. 
In secondo luogo, non posso dimenticare le splendide proposte delle mie compagne di avventura che salutando Ottolenghi ed il suo Jerusalem, hanno preparato queste meraviglie:
Torta al fieno greco a casa di Menu Turistico
Basic Hummus a casa di Arriciaspiccia
Pollo arrosto con topinambur e limone a casa di Vissi d'Arte e di Cucina
Budino di riso al cardamomo con pistacchi ed acqua di rose a casa di La Apple pie di Mary Pie
Chocolate Krantz cakes a casa di Le Chat Egoiste
Mejadra a casa di La Gaia Celiaca
Polpette al limone e porri a casa di Ale Only Kitchen
Kofta b'siniyah a casa di Arabafelice 
Pollo arrosto con clementine ed Arak (per 4 persone)
100 ml di Arak (in alternativa Ouzo o Pernod)
4 cucchiai di olio extra vergine d'oliva
3 cucchiai di spremuta di succo d'arancia
3 cucchiai di succo di limone
2 cucchiai di mostarda in grani
3 cucchiai di brown sugar light (io ho usato zucchero di canna)
2 finocchi medi (femmine - 500 gr in totale)
1 pollo ruspante grande (c.ca 1,300 gr) diviso in 8 parti senza eliminare la pelle
4 clementine con la buccia affettate orizzontalmente in fette da 5 mm
1 cucchiaio di foglie di timo
2 cucchiaini e mezzo di semi di finocchio leggermente schiacciati
sale - pepe nero 
Prezzemolo fresco tritato grossolanamente per servire. 
Mettete i primi 6 ingredienti in una larga ciotola ed aggiungete 2 cucchiaini 1/2 di sale e 1 cucchiaino 1/2 di pepe. Mescolate bene e mettete da parte.
Pulite i finocchi tagliandoli a metà e poi in quarti ed ogni quarto ulteriormente in 2 spicchi. Aggiungete i finocchi ai liquidi insieme ai pezzi di pollo, le fettine di clementine , il timo ed i semi di finocchio. Mescolate bene con le mani affinché tutti gli ingredienti siano ben mischiati quindi lasciate marinare per qualche ora o tutta la notte (potete evitare anche la fase di marinatura se avete fretta).
Preriscaldate il forno a 220° e trasferite il pollo e la sua marinata in una teglia larga abbastanza per ospitare comodamente tutti gli ingredienti in un solo strato. La pelle del pollo dovrà essere rivolta verso l'alto.
Una volta che il forno è a temperatura mettete la teglia e fate cuocere per 35/45 minuti, fino a che il pollo non sia ben colorito e cotto. Rimuovete dal forno.
Togliete il pollo, i finocchi e le clementine dalla teglia e sistemateli su un piatto di portata, coprite e tenete al caldo.
Mettete i liquidi di cottura (se ne formerà una discreta quantità) in una piccola casseruola e fate cuocere a fuoco medio, portando a bollore e facendo ridurre di un terzo. Ne resteranno c.ca 80 ml. Versate la salsa calda sul pollo, guarnite con prezzemolo sminuzzato e servite. 
Piatto sorprendente, a me è piaciuto immensamente. 
L'Arak non è invasivo, la parte alcolica evapora durante la cottura ed il suo aroma si fonde perfettamente con i sapore dei finocchi e dei suoi semini. 
Clementine e finocchi si caramellano in cottura acquisendo un sapore assolutamente delizioso.
La carne tenera e dolce del pollo si esalta grazie a questi elementi armoniosamente sposati. Una ricetta che ripeterò spesso in stagione di clementine.
Vi aspettiamo mercoledì prossimo con lo Starbooks Redone e poi via con una nuova pubblicazione strabiliante.












mercoledì 20 febbraio 2013

Per Jerusalem: Musabaha e pita tostata

Hava Nagila - Instrumental



Uno degli aspetti che rendono veramente irresistibile Jerusalem, sono le immagini con cui ogni capitolo e ricetta sono stati arricchiti. 
Si viene trascinati nella vita quotidiana, nelle case, nelle botteghe di Gerusalemme attraverso l'occhio del fotografo che racconta di un luogo così apparentemente diverso da quello in cui viviamo, quando invece ciò che ci inchioda è riconoscerne una familiarità. 
Si finisce con lo sfogliare lentamente le sue pagine, osservando i dettagli, i volti delle persone, i gesti e le espressioni di giocatori scanzonati al tavolo di un backgammon. Oppure la vetrina sfacciata di una macelleria che espone quarti di bue a fianco di immagini di ragazze in abbigliamento a dir poco succinto. 
Si ha un moto di tenerezza osservando giovani madri velate con le braccia piene di buste della spesa e neonati, o una fila indiana di goffi marmocchi che seguono il proprio maestro agganciati alla sua mano. 
Le ricette diventano così un diversivo, un pretesto per raccontare un luogo con voce diversa. L'elemento emozionale presente in questa pubblicazione è estremamente forte ma gli autori riescono a trasmettere la propria esperienza in maniera delicata, sensibile, non priva di ironia. 
Trovo questo libro molto più di uno splendido manuale di cucina. 
E' un volume da tenere sul comodino, da aprire a caso prima di dormire per avere qualcosa di speciale su cui chiudere gli occhi. 
Come sempre, prima di passare alla ricetta che questa settimana è decisamente semplice (ma non credo che esistano ricette complesse in questo libro, magari ingredienti di non facilissima reperibilità), ecco quello che hanno preparato le mie compagne di squadra:
Saffron chicken and herb salad a casa di Menu Turistico
Kebab di pesce e capperi con melanzane arrosto e limoni piccanti in conserva a casa di La Apple Pie di Mary Pie
Tahini cookies a casa di Aleonlykitchen
Burnt Aubergine with garlic, lemon and pomegranade seeds a casa di Le Chat Egoiste
Muhallabia a casa della Gaia Celiaca
Latkes a casa di Arabafelice
Roasted cauliflower and hazelnut salad a casa di Arricciaspiccia
Risotto d'orzo con feta marinata a casa di Vissi d'Arte e di Cucina

Per la ricetta del pane Pita o Pitta invece, vi rimando a questo magistrale post scritto da Alessandra, che propone una versione estremamente fedele e di splendida riuscita. 

MUSAHABA - Ceci caldi con hummus e pita tostata
Tradizionalmente questo piatto è servito per colazione insieme a altri vari assaggi, cruditée e cipollotti o spicchi di cipolla bianca. Potete anche servirlo in un Brunch domenicale, assolutamente delizioso.
Ingredienti per 4 persone
250 gr di ceci secchi
1 cucchiaino di bicarbonato di sodio
1 cucchiaio di cumino macinato
70 gr di Tahini chiara in pasta
3 cucchiai di succo di limone
1 spicchio d'aglio schiacciato
2 cucchiai di acqua gelata
2 piccole pita (120 gr c.ca in totale)
2 cucchiai di olio d'oliva
2 cucchiai di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di paprica dolce 
sale e pepe nero
Per la salsa Tahini
75 gr di tahini chiara in pasta
60 ml di acqua
1 cucchiaio di succo di limone
1/2 spicchio d'aglio schiacciato
Per la salsa al limone
10 gr di prezzemolo tritato finemente
1 peperoncino verde tritato finemente
4 cucchiai di succo di limone
2 cucchiai di aceto di vino bianco
2 spicchi d'aglio schiacciati
1/4 di cucchiaino di sale.
Cominciate un giorno prima lavando i ceci e sistemandoli in una larga ciotola. Copriteli con acqua fredda per il doppio del loro volume e lasciateli a bagno tutta la notte.
Il giorno dopo scolate i ceci. Metteteli in in una casseruola media ad alta temperatura ed aggiungete il bicarbonato. Cuocete per c.ca 3 minuti mescolando costantemente. Aggiungete un litro e mezzo d'acqua fresca e portate ad ebollizione. Cuocete eliminando la schiuma che si formerà in superficie e proseguite la cottura da 20 a 40 minuti, dipendendo dal tipo di ceci e dalla loro freschezza. A fine cottura il cece non dovrà sfaldarsi ma tenere ancora un piccola resistenza nonostante completamente cotto.
Scolate i ceci conservando 80 ml della loro acqua di cottura e pesateli.
Dovreste avere approssimamente 600 gr di ceci cotti. Tenete da parte 3/4 di questi ceci nella loro acqua, con il cumino, 1/2 cucchiaino di sale ed 1 macinata di pepe nero. Tenete da parte al caldo.
Mettete i restanti ceci in un piccolo mixer e frullateli fino ad ottenere una pasta compatta. Con il processore in moto, aggiungete la tahini, il succo di limone, l'aglio e mezzo cucchiaino di sale. In fine, lentamente, spruzzateci l'acqua gelata e proseguite a miscelare per altri 3 minuti fino ad ottenere una salsa cremosa e morbida. Lasciate l'hummus da parte.
Preparate la salsa Tahini: mettete insieme tutti gli ingredienti ed un pizzico di sale in una piccola ciotola. Mescolate bene ed aggiungete ulteriore acqua per ottenere un consistenza fluida più del miele.
Il prossimo passo è preparare la salsa al limone, mischiando insieme tutti gli ingredienti e tenendoli da parte.
Infine, aprite le Pita separando le due estremità e mettetele sotto un grill per c.ca 2 minuti o fino a che non siano dorate e completamente asciutte. Fatele raffreddare prima di romperle in strane forme.
Dividete l'hummus in 4 ciotole di servizio. Non lo schiacciate perché l'altezza è piacevole. Versatevi i ceci caldi a cucchiaiate seguiti dalla salsa Tahini e dalla salsa al limone, per finire con un filo d'olio. Guarnite con il prezzemolo tritato ed una spolverata di paprika. 
Usate i pezzetti di pita tostata come cucchiaio per mangiare la Musabaha. 
Vi aspetto mercoledì prossimo con l'ultima ricetta dello Starbooks di Marzo 






mercoledì 13 febbraio 2013

Yotam Ottolenghi: la voce intensa e gustosa di Jerusalem

Exodus Theme - Ernest Gold

Scrivo questo post con un'euforia difficile da spiegare. 
Il libro dello Starbooks di questo mese è di una bellezza non facilmente eguagliabile, ma forse tutto questo ha a che vedere con il fatto che  semplicemente io adoro Yotam Ottolenghi. Jerusalem! 
Uno dei più grandi rammarichi della mia vita di viaggiatrice è quello di non essere mai stata in Terra Santa. 
E' uno dei miei sogni praticamente da sempre. Pensare che organizzo abitualmente tour in Israele, sempre per altri e mai per me. Potete immaginare la frustrazione?
Ebbene, questo libro mi ha risucchiato nuovamente in un luogo che nella mia testa ha da tempo assunto una connotazione magica ed estremamente spirituale, riportandola ad una dimensione terrena, concreta, viva ed assolutamente golosa. 
Si parla di Gerusalemme. 
La domanda che si pongono gli autori, Yotam Ottolenghi e Sami Tamimi, è proprio se si possa parlare di una cucina di Gerusalemme. 
Considerando che in un'unica città che ha "solo" 4000 anni di vita convivono ben 3 religioni in tutte le loro sottoforme, una quindicina di culture diverse che hanno visto bene di tenersi strette le proprie tradizioni senza però disdegnare influenze esterne, potrete capire come sia difficile se non impossibile determinare l'origine e l'esatta appartenenza di un piatto
Che spesso è presente con nomi diversi su molte tavole di Gerusalemme. 
Il fascino della cucina di questa città arrampicata su colline circondate di sassi e olivi, è l'intensa anche se non totale commistione delle culture che la abitano. 
In tutte le case si serviranno pomodori e cetrioli in insalata, così come riso e verdure ripiene occupano spesso un posto d'onore sulle tavole della cena. 
I condimenti sono per tutti olio d'oliva, limone ed erbe aromatiche. Il cibo è talmente importante per questo popolo multirazziale, che anche semplicemente parlare di hummus e tahine potrebbe trascinare in discussioni di ore per determinare chi e dove si prepara il migliore della città. 
Gerusalemme è una città dove la cucina è intensamente stagionale
Si mangia e si cucina ciò che è disponibile al momento e soprattutto si valorizzano i prodotti locali in particolare la numerosa varietà di vegetali. 
Ottolenghi e Tamimi hanno raccolto in questo libro 3 generi di ricette: la prima, che rispetta fedelmente la tradizione senza interpretazioni personali o rivisitazioni; la seconda, che tratta ricette tradizionali ma con una certa "licenza poetica" da parte degli autori. 
La terza invece è la parte legata all'ispirazione che gli autori ricevono dai sapori e profumi di Gerusalemme e che hanno dato origine a piatti stupefacenti. 
Ogni ricetta è introdotta da una breve storia o un aneddoto che rendono il piatto ancora più irresistibile. 
Come sempre ricette ben spiegate, efficaci nella descrizione e per il momento, precise nel risultato. 
Lo so, lo so...lo ammetto: I love Jerusalem. 
Io sono partita da un ricetta molto semplice ma prima di lasciarvi alla spiegazione, ecco le altre favolose preparazioni delle mie amiche Starbooks: 
Quaglie brasate con albicocche secche e ribes a casa di La Apple Pie di Mary Pie
Ghraybeh a casa di Arabafelice
Falafel a casa di Ale Only Kitchen
Balilah a casa della Gaia Celiaca
Spice cookies a casa di Vissi d'Arte e di Cucina
I dolci di semolino inzuppati di sciroppo sono moltissimi in tutto il Medio Oriente ed in modi così diversi che è difficilissimo darne una singola definizione e così accurata da poter dare loro un nome preciso. Alcuni di questi dolci hanno il cocco come ingrediente base, altri yogurt. In alcuni casi lo sciroppo viene aromatizzato con il limone, in altri con essenze di fiori oppure con sciroppi al miele. 
In ogni caso la vellutata umidità di questi dolci ed il loro intenso aroma è tutto ciò che ci basta sapere. 
Cake al semolino, cocco e marmellata di arancia
Ingredienti per 2 cake da 500 gr
180 ml di olio di girasole
240 ml di succo d'arancia
160 gr di marmellata di arance fine o senza scorze (io la mia)
4 uova medie 
la scorza grattugiata di un'arancia
70 gr di zucchero semolato
70 gr di farina di cocco disidratato
90 gr di farina 00
180 gr di semolino
2 cucchiai di farina di mandorle
2 cucchiaini di lievito in polvere per dolci
yogurt greco a piacere per servire il dolce
Per lo sciroppo
200 gr di zucchero semolato
140 ml di acqua
1 cucchiaio di estratto naturale di fiori d'arancio ed una goccia per lo yogurt
Preriscaldate il forno a 180°.
In una larga ciotola mescolate l'olio con il succo d'arancia, la marmellata, le uova e la scorza d'arancia, fino a che la marmellata sia sciolta.
In un'altra ciotola mescolate tutti gli ingredienti secchi ed aggiungeteli a quelli umidi. Mescolate fino a che tutti gli ingredienti fino a che non siano ben combinati. Il composto deve essere liquido.
Imburrate e coprite con carta da forno due stampi per cake da 500 gr  e dividete l'impasto tra i due stampi. Cuocete tra i 45/60 minuti (fate la prova stecchino) e fino a che la superficie prenda il colore di un marrone aranciato. 
Verso il termine della cottura, preparate lo sciroppo. Mettete gli ingredienti in una casseruola e portate ad ebollizione. Togliete dal fuoco.
Appena i dolci escono dal forno, cominciate a spennellare lo sciroppo ancora caldo sui dolci. Usate un pennello di silicone. Dovrete ripetere questa operazione più volte attendendo ogni volta uno o due affinché lo sciroppo venga  assorbito completamente. Fate attenzione di terminare completamente lo sciroppo perché questo determina la riuscita del dolce.
Una volta che il dolce sia raffreddato un po', toglietelo dallo stampo aiutandovi con la carta da forno, e lasciate raffreddare completamente.
Servite con lo yogurt greco aromatizzato con una goccia di essenza di fiori d'arancio. 
Questo dolce si conserva perfettamente per almeno 5 giorni se avvolto con cura in una pellicola. La verità è che migliora con il tempo e rilascia la sua stupenda umidità molto lentamente. E' assolutamente perfetto con una tazza di te.