Visualizzazione post con etichetta cibo da strada. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta cibo da strada. Mostra tutti i post

mercoledì 20 giugno 2018

Svuotiamo i Freezer con Avanzi Tutta di giugno!

Here comes the sun - The Beatles 
Arriva quel momento in cui il nostro frigorifero ha bisogno di prendere un respiro di sollievo e lasciato vacante per qualche settimana.
I cassettoni del freezer, normalmente stipati di generi di emergenza, si alleggeriscono in attesa che la casa si svuoti e piombi nel silenzio delle vacanze, ma soprattutto per dare spazio alla freschezza dei buonissimi prodotti che la stagione ci offre e che spesso, richiedono il minimo impegno nella preparazione e cottura.
Così questo è un invito a voi tutte, a fare un inventario dei vostri freezer e cercare di dare nuova ed ultima vita a tutto quanto chiudo dentro contenitori e sacchettini e lasciare spazio per qualche sapore estivo che vorremmo conservare da fine agosto a tutto settembre.
Con un gruppo di coraggiose stakanoviste della cucina, abbiamo deciso di dare una bella smazzata ai nostri congelatori e per la Rubrica "Avanzi un altro" all'interno di Mag About Food (Mtc rules), ecco qui una lista di ricette originali e creative realizzate sulla base di quanto in essi contenuto.
Sotto la supervisione di Maria Pia Bruscia, impeccabile autrice dell'articolo, troverete una lista di ricette, dall'antipasto al secondo, una più spettacolare dell'altra.
Per quanto mi riguarda, ho dato vita a dei supplì di ragù bianco e scamorza accompagnati da un hummus di ceci neri di Pomarico: un aperitivo da terrazza per fauci affamate.
Vi invito ad andare a leggere la bellissima rubrica : sono certa che resterete conquistate.


giovedì 13 luglio 2017

Cecina o Farinata: un cibo da strada easy to go!

Hot stuff - Donna Summer 
Il Calendario del Cibo Italiano celebra oggi la Giornata Nazionale del cibo da strada.
Quello che per secoli è stata una modalità naturale con cui lavoratori e fasce sociali meno abbienti riuscivano a mettere qualcosa nello stomaco durante il giorno, negli ultimi anni è diventata una vera e propria moda.
Mi riferisco a quegli eventi in cui decine e decine di food truck o, per dirla all'italiana, trabiccoli del cibo, si riuniscono in piazze o lungo le strade in occasione di sagre, feste paesane, ecc.
Allora succede che anche l'abitante di Aosta potrà assaggiare un bel cuoppo fritto o un panino ca' meusa.
E però...ho un mio personale credo sul cibo da strada.
Confesso che poco sopporto tutta 'sta moda dei ritrovi programmati del "Cibo da Stada" come sopra ho descritto.
Nulla da dire sulla qualità delle preparazioni, alcune delle quali davvero buonissime, ma volete mettere spiluccare da un cuoppo mentre passeggi lungo Via Caracciolo o ti lasci innamorare dalla maestosità di Piazza Plebiscito? Tutto un altro sapore.
Ecco perché il più delle volte snobbo questi camioncini quando li vedo in giro, perché più che gola e nostalgia, mi creano un moto di tristezza.
E se questo sentire può essere scambiato per facile snobismo, non me ne vogliano quegli appassionati cuochi su quattro ruote che girano l'Italia diffondendo il verbo dei propri cartocci.
Perché io sarò sempre una delle prime, che una volta ad Ascoli, non rinuncerà ad un cono pieno di olive fritte e cremini o che a Roma si inginocchierà di fronte ad una sleppa di pizza bianca e che a Rimini pranzerà a suon di Piadina.
Per dirla in poche parole: voi non vi muovete, che vengo io!
Tanti anni fa, quando frequentavo una coppia di amici originari di Massa Carrara, mi ritrovai in mano una focaccia calda e fragrante ripiena di cecina.
Ricordo ancora la sensazione paradisiaca provata al primo morso e forse da allora risale il mio amore per la Cecina o Farinata come viene chiamata a nord della Toscana ed in Liguria.
In pratica aveva appena fatto un incontro ravvicinato con un Cinque e Cinque, forse più sofisticato visto che l'originale prevede l'uso di pane di tipo francese .
Il Cinque e Cinque è il nome con cui a Livorno ma anche nella provincia di Genova, viene chiamato il panino farcito con la farinata.
L'origine risale ai primi del Novecento, quando sia il pane che la farinata costavano entrambi cinque centesimi di lira e l'uso era quello di chiedere ai fornai "Dammi un Cinque e Cinque",
Fra tutti i diversi tipi di Cibo da strada che ho potuto assaggiare nel tempo, la Cecina o Farinata, resta, forse per la sua semplicità così basica, probabilmente la mia preferita, battendo per sino le Olive Ascolane, con cui potrei farmi del male serio.
Però, come me, di appassionati ce ne sono tanti, visto che l'amore per questo tipo di preparazione, valica i confini italiani fino alla Costa Azzurra, dove viene preparata accompagnata da cipolle passite e prende il nome di Socca, e se vogliamo, fino anche in Argentina, dove troviamo la Fainà.
La Cecina perfetta andrebbe preparata con il forno a legna, ed ovviamente quello che riusciamo ad ottenere in casa è giusto un mero tentativo di imitazione, visto che la temperatura con cui viene cotta è l'elemento più importante.
Il secondo segreto è la dimensione del testo e la quantità di impasto che verserete, perché se lo strato sarà troppo alto, otterrete una cecina molliccia ed umida, se troppo sottile sarà secca e fibrosa.
La quantità prevista da questa ricetta adottata da qui, che considero eccellente dopo averne provate millanta, è perfetta per un testo da 38 cm.
Diversamente non garantisco il risultato.

Ingredienti per un testo di 38 cm di diametro 
200 g di farina di ceci
500 g di acqua
150 g c.ca di olio extravergine d'oliva
5 g di sale
pepe nero macinato fresco qb
  • Versa l'acqua in una larga insalatiera e con una frusta da pasticceria mescola continuativamente mentre versi la farina a pioggia, in modo da non formare grumi. Aggiungi 80 g di olio c.ca, il sale e mescola fino ad ottenere una pastella liscia e omogenea
  • Lascia riposare almeno 3 ore 
  • Accendi il forno al massimo, 230 o meglio 250°
  • Versa il restante olio in un testo di ferro o meglio di rame stagnato e poni la teglia in forno per un minuto a scaldare. In questo modo, la cecina una volta cotta, si staccherà con maggiore facilità dalla base.
  • Versa la pastella nella teglia bollente e con un cucchiaio mescola un poco in modo da distribuire bene l'olio che verrà in superficie, quindi informa immediatamente nella parte alta del forno. 
  • Cuoci per 10/12 minuti
  • Dopo questo tempo, sposta la teglia ruotandola, nella parte bassa del forno e cuoci altri 2/3 minuti. La superficie dovrà essere bella dorata con bollature più scure ed un bordo scuro e croccante.  Valutate sempre il vostro forno e se necessario, proseguite o diminuite la cottura. 
  • Una volta pronta, spolveratela di una bella macinata di pepe nero fresco e servite ben calda. 



mercoledì 12 aprile 2017

La Focaccia di Recco ed i disperati tentativi di emulazione.

Ventura Highway - America 
Tante sono le ricette in questo nostro meraviglioso paese che vorremmo essere in grado di riprodurre nelle nostre case, per ritrovare l'emozione dell'attimo in cui le abbiamo scoperte là, dove nascono.
La Focaccia di Recco è una di queste e nel mio caso, non ho neanche mai avuto la pretesa di provarla perché sapevo che la delusione sarebbe stata dietro l'angolo.
Il mio incontro ravvicinato con questa indimenticabile focaccia è avvenuto per caso, in un tempo in cui la passione per la cucina era ancora latente ma il piacere di mangiare sempre acceso.
Mio marito ed io, fin da fidanzati, abbiamo sempre viaggiato spinti dal piacere della scoperta e dell'assaggio e spesso, là dove non ci convinceva il Museo o la piazza, riusciva l'osteria.
In nessun caso, scoperto un luogo, abbiamo piantato picchetto per passare oltre:  torneremmo ovunque siamo già stati perché c'è sempre tanto da scoprire e viaggiare non è riempire un album di figurine (celo, manca...)
Per farla breve, la Focaccia di Recco ci è venuta incontro al ritorno da un lungo viaggio in Liguria, dalla riviera di Ponente ed i suoi incantevoli borghi, noti o nascosti (Imperia, Cervo, Badalucco), verso la Toscana, con tappe mordi e fuggi a Portofino, S. Margherita, Camogli (dove fu impossibile parcheggiare), e finalmente Recco.
All'epoca conoscevo i luoghi grazie al mio lavoro.
Consigliavo soste, tracciavo itinerari del gusto (quello che faccio anche oggi ma erano 20 anni fa).
Recco mi rimbalzava nella testa per questo binomio con la focaccia, ma non l'avevo mai assaggiata prima.
Stremati dal viaggio e dalle tappe, decidemmo di fare l'ultima sosta per rinfocillarci (come se non l'avessimo fatto già per tutto il viaggio) con il pretesto del "ma la focaccia di Recco non l'assaggiamo?"
Non ricordo oggi il forno in cui ci fermammo.
So solo che il profumo che arrivava all'esterno era come il suono di un pifferaio magico che ti incantava.
La fila ovviamente, fino fuori la bottega e dentro, enormi testi di rame con farinata appena sfornata e focaccia filante che andava via alla velocità della luce.
Giunti al nostro turno, fummo presi dalla timidezza e prendemmo giusto un trancio a testa.
Che non durò l'attimo di un respiro perché eravamo di nuovo lì a fare la fila come dei mendicanti davanti all'Esercito della Salvezza.
Stavolta ci portammo via un vassoio ricolmo di focaccia.
Il viaggio di ritorno non sarebbe stato certo noioso.
Giornata Nazionale della Focaccia di Recco per il Calendario del Cibo Italiano.
Non dovete perdervi per nulla al mondo l'articolo che trovate sul sito del Calendario perché contiene uno stupendo reportage sulla vera ed unica Focaccia di Recco, con tutti i segreti per tentare di riprodurla al meglio, scritto dalla nostra Vittoria Traversa, ligure doc.

Ora, preparare la focaccia di Recco non è la cosa più difficile del mondo se non che:
- Sarebbe auspicabile avere un forno a legna
- Serve una manualità da giocoliere per tirare la sfoglia sottile come un velo e decisamente non è un gioco da ragazzi
- Se non azzeccate il formaggio del ripieno, potete anche andare in prigione senza passare dal via.
Che è quello che ho fatto io in questo gioco fallimentare della ricerca del gusto perduto.
Perché anche se ho un forno che raggiunge ottime temperature e ringrazio la natura di avermi dotato di una manualità decente, con il formaggio ho decisamente toppato.
Hai voglia a leggere, documentarti, essere certo che puoi usare uno stracchino o una crescenza di ottima qualità, che non rilasci troppa acqua in cottura (che finirebbe con l'ammollare l'impasto), che non coaguli cuocendo, che non sia troppo dolce...sei convinto di averla trovata e voilà...non va bene.
La mia non si è sciolta come doveva.
Per la paura di avere un ripieno acquoso, l'ho presa troppo "dura" e non si è lasciata andare come si deve, formando la caratteristica crema "lattiginosa" che si distribuisce voluttuosamente fra le due sfoglie sottili.
Il sapore, con quel lieve tono acido e fresco era perfetto, ma mancava la cremosità.
Però l'impasto della sfoglia era ottimo e sicuramente la rifarò presto con un'altra crescenza.

Per la ricetta ho ovviamente usato quella del disciplinare. Chiedo venia ai cultori, ma questo è il primo tentativo di una lunga lunga serie.

Ingredienti per 1 teglia da 30x40 
300 g di farina 00 o Manitoba (io ho usato la Manitoba)
175 g di acqua a temperatura ambiente
30 g di olio extravergine d'oliva (meglio se Riviera di Levante Dop)
6 g di sale
500 g di stracchino o crescenza morbida

Usate un formaggio morbido e con buona percentuale di grassi in modo che non rilasci acqua durante la cottura o non si indurisca coagulandosi con l'alta temperatura.

  • Sulla spianatoia fate la fontana e versate al centro i liquidi con il sale. Cominciate ad impastare incorporando farina al centro ed una volta che i liquidi avranno assorbito sufficiente farina, impastate con energia per qualche minuto, per ottenere una palla liscia e morbida. 
  • Dividete la pasta in due parti, una che dovrà avere i 2/3 del pesto totale e l'altra, che servirà a coprire il ripieno, di 1/3 del totale. Ungetele lievemente e fatele riposare non meno di 30 minuti coperte da pellicola. 
  • Accendete il forno al massimo (non meno di 280/300°)
  • Stendete la base della focaccia, prima con un matterello, quindi continuate ad allargare la sfoglia con un movimento circolare, aiutandovi con il dorso delle mani ed agendo soprattutto lungo i bordi, facendo grande attenzione ad non bucare la pasta. Quando sarà sottile almeno 1 mm, sistematela sulla teglia bel oleata, con la pasta che sporge oltre i bordi.
  • Distribuite la crescenza in pezzetti grossi come una noce, ravvicinati in modo che tutta la superficie possa essere coperta in maniera uniforme
  • Precedete stendendo il "coperchio", questa volta ancora più sottilmente (dovrebbe vedersi il ripieno), nella stessa maniera con cui avete preparato la base. Quindi stendetelo sul ripieno facendolo aderire ai bordi
  • Una volta chiuso il ripieno, attendete una decina di minuti prima di rifilare la pasta in eccesso e sigillare bene i bordi.
  • Pizzicate la pasta in più punti provocando dei buchi (potete usare anche la punta delle forbici) quindi versate un filo d'olio e salate leggermente. 
  • In un forno a legna, il tempo di cottura andrebbe dai 6/8 minuti. A me ne sono serviti 12 con un passaggio iniziale nella parte bassa del forno, per cuocere bene la base e gli ultimi 5 minuti in alto, per dorare la superficie. 
  • Si presenta bella dorata, con punti più scuri e striature maggiormente brunate tipiche della Focaccia di Recco. 
  • Servire subito ben calda. 



domenica 19 febbraio 2017

Il pollo di Apelle: pollo fritto 'gnorante per l'MTC #63

10 ragazze per me - L. Battisti 
Apollo era un figo della malora.
Anche quando dormiva poco o c'aveva l'influenza intestinale, era bello come il sole.
Le su' donne dicevano: l'è un Dio, e lui ci stava dentro alla grande visto che non se ne faceva sfuggire una dai 16 ai 70.
La su' mamma continua a ripetergli: Apollino mio, un giorno o l'altro 'ste donne ti fanno pelo e contropelo.
Ma lui niente, pareva c'avesse il foco addosso.
Questa sua irrequietezza aveva finito col procurargli una lista infinita di figliuoli che suo malgrado, doveva mantenere.
Grazie alla su' bellezza, l'osteria che gestiva a Lecchi in Chianti, era sempre fitta di gente e a lui toccava 'sta in cucina dalla mattina alla sera per controllare che il cuoco lavorasse per benino e i su' figlioli non facessero casino in giro per il locale.
Il problema è che la maggior parte dei clienti giornalieri erano donne, tutte a Lecchi per vede' l'Apollo, e lui non perdeva occasione per appartarsi di sopra, nella sua camera, per mostrare la famosa collezione di archi e frecce alla fortunata di turno.
Un giorno in cui Apollo era impegnato nell'ennesimo giro turistico delle sue stanze, i figli di sotto decisero di sfidarsi in una partita a calcetto all'ultimo sangue.
Il padre, che conosceva bene i su' polli e 'un era grullo, aveva strategicamente nascosto la palla, perché odiava gli schiamazzi dei figlioli quando giocavano.
Ma mentre il padre metteva a soqquadro ben più di una stanza in dolce compagnia, i figli setacciavano da capo a fondo la proprietà senza successo.
Il più tordo di tutti, Apelle, un cittone lungo e secco con i capelli giallo polenta, non volendo darsi per vinto, piombò in cucina e trovò il cuoco che stava preparando i polli per la frittura del giorno.
Gli disse che il 'su babbo lo stava cercando e lo fece uscì di corsa dalla cucina.
Chiamò i fratelli e chiese a tutti di aiutarlo a spellare i polli.
In un batter d'occhio tutti i polletti per il fritto furono gnudi e lui prese la pelle e ci fece una degna palla con cui cominciare la partita a calcetto.
Soltanto quando il cuoco cominciò a smoccolare come un turco con tutto il fiato che aveva in gola, Apollo scese esagitato a scoprire l'accaduto.
"C'hanno rubato la pelleeee" gridava il cuoco con le vene del collo che scoppiavano.
Apollo s'affacciò sull'aia e vide i figlioli che calciavano alla grande felici come pasque.
Con il manone alzato chiamò: "Apelleeeeeee".
Al cittone preso dal panico, vennero i capelli blu.
Sapeva benissimo che il padre, quando si arrabbiava poteva anche strangolare un pitone, e triste triste si avviò verso il suo destino.
"Apelle, è stata una tua idea?" chiese senza ulteriori dettagli.
Il poro citto non riusciva a spiccicare parola - "Oh babbo, scusaci ma noi si voleva giocà..."
"Lo sai che tutti vengono a mangiare qui perché il fritto l'è bono e croccante e la pelle 'un po' mancà. E adesso che gli diamo da mangiare?"
"Niamo babbo, e mettici un po' di rigatino no?"
Fu così che Da Apollo a Lecchi in Chianti, vicino a La Passera, nacque il Pollo 'gnorante di Apelle, e fu subito il piatto preferito.
Apollo invece, stufo di abità vicino a La Passera, cercò un casale in Val di Merse e si stabilì definitivamente nel ridente e vivace borgo di Orgia.
Chiedo venia, un po' sono imbarazzata, un po' mi viene da ridere.
Chi conosce questa parte di Toscana, sa che questi luoghi esistono, eccome, e anche se non ci abita l'Apollo, hanno nomi che fanno tanto ridere e stavolta sono usciti da questa tastiera in maniera autonoma, io non c'entro nulla.
Una storia di pollo fritto che aveva bisogno di un alibi e mi ci voleva Apelle.
La nostra Silvia, vincitrice dell'ultimo Mtc sui Macaron, ha lanciato uno strale diabolico.
Ci ha comprate col fritto. E che fritto.
Il pollo fritto piace a tutti e non dite di no.
A me l'idea è venuta da una preoccupazione: detesto la pelle di pollo e l'idea di doverla lasciare sotto una panatura deliziosa per poi doverla eliminare, mi ha spinta verso un escamotage che spero mi verrà perdonato: vestire il pollo di nuova pelle, e nasconderla sotto una panatura rustica, 'gnorante come può essere la granella di tarallo 'nzogna e pepe.
Comincio quindi con la parte creativa di questa sfida, con un pollo marinato in birra rossa ed arancia, successivamente avvolto in rigatino del Chianti e panato in briciole di tarallo sugna e pepe che ho riportato dall'ultimo viaggio a Napoli (e che ho conservato gelosamente appositamente per questa ricetta).
Senza troppe filosofie, passo subito alle ricette, che sono tante e spero di non annoiarvi.

Il pollo 'gnorante di Apelle
Ingredienti per 4 persone
1000 g di pollo tagliato in pezzi e privato della pelle
33 cc di Birra rossa
il succo di 1 arancia
1 arancia tagliata a pezzi
2 spicchi d'aglio
1 rametto di rosmarino
1 mazzetto di timo fresco
100 g di rigatino del Chianti tagliato sottile
5 taralli sugna e pepe ridotti in briciole non troppo fini
3 uova
farina qb
sale qb

  • Mettete il pollo tagliato a pezzi e privato della pelle, in una ciotola capiente. Copritelo con la birra, aggiungete il succo d'arancia, le fette di arancia, l'aglio privato della pelle, le erbe aromatiche. Coprite con una pellicola e fate marinare in frigo per 4 ore. 
  • Al momento della frittura, preparate la panatura. Sgocciolate il pollo dalla marinata ed avvolgete ogni pezzo con il rigatino coprendolo completamente 
  • Passate il pezzo di pollo nella farina, quindi nelle uova sbattute e leggermente salate, e per finire nelle briciole di tarallo. Mentre fate questa operazione fate scaldare l'olio a 170° in una padella di ferro dai bordi alti. L'olio dovrà riempirla almeno a metà.


  • Quando l'olio è a temperatura, inserite 2 o 3 pezzi massimo nella padella e fate friggere in olio profondo, per almeno 14/15 minuti, controllando che la temperatura si mantenga invariata. 
  • Controllate la doratura della panatura. Le briciole di tarallo sugna e pepe daranno al pollo un colore nocciola. Non abbiate fretta di cuocere i pezzi più grandi, in particolare le cosce, che sono quelle che hanno maggiore necessità di tempo per una cottura al cuore. 
  • Scolate con cura e fare asciugare su carta paglia o assorbente. Servire immediatamente ben caldo. 
Pollo al latticello di Silvia

Ingredienti per il latticello
250 g latte parzialmente scremato
250 g yogurt magro
10 ml succo di limone filtrato

  • In una ciotola versate lo yogurt e il latte e stemperateli. Spremete il limone, aggiungetelo al composto e lasciatelo a temperatura ambiente per 15 minuti circa. Versatelo sulla carne coprendo il tutto con la pellicola e mettete in frigo per tutta la notte.

Pollo fritto panato in farina 
Ingredienti per 4 persone

1 kg di pollo privato di pelle e tagliato in pezzi 
200 g di farina c.ca 
sale - pepe qb 
c.ca 1 litro di extravergine per friggere. 

    • Preparate un piatto fondo per appoggiare il pollo impanato, un piatto piano coperto da carta assorbente per appoggiare il pollo appena fritto e una placca da forno coperta anch’essa da carta assorbente per riporre il pollo fritto in forno e tenerlo al caldo.
    • Togliete il pollo dalla marinatura ed appoggiate i pezzi su una gratella appoggiata su un foglio di carta da forno in modo da poter raccogliere il latticello che sgocciola. Lasciate il pollo sgocciolare per almeno mezz'ora. 
    • Una volta pronto da friggere, preparare un piatto con la farina miscelata a sale e pepe ed accendete l'olio. Potete eventualmente infarinare il pollo mettendo la farina in un sacchetto di plastica ed agitarci i pezzi dentro, per poi eliminare la farina in eccesso. 
    • Quando l'olio e a 170°, cominicate a friggere in olio profondo e continuate ad infarinare il resto dei pezzi 

    • Friggete non più di 3 pezzi alla volta per mantenere la temperatura sotto controllo. Quando la farina sarà dorata, dopo c.ca 14/15 minuti (dipende dalla grandezza del pezzo di pollo) scolate i pezzi di pollo fateli asciugare su carta assorbente o carda paglia. 
    • Servite subito ben caldo. 

    Per accompagnare i miei polletti fritti ho preparato inoltre delle immancabili Chips di patate alla paprica dolce, una maionese di carote alla senape e aneto ed il Piccalilli dell'imprescindibile Martha Stewart 
    Per il Piccalilli di Marhta Stewart (da Martha's American Food)
    Ingredienti per 3 vasetti da 200 g 
    2 cetrioli
    150 g di cavolfiore tagliato a cimetti
    150 g di cavolo verza tagliato a fettine sottili
    1 cipolla rossa media
    1 peperoncino fresco privato dei semi e tagliato a rondelle
    250 g di aceto di sidro
    250 g di acqua 
    200 g di zucchero semolato 
    100 di sale grosso
    2 cucchiaini di senape in grani
    1 stecca di cannella
    1 cucchiaino e mezzo di curcuma
    1 chiodi di garofano
    1 cucchiaino di zenzero in polvere
    1 cucchiaino di coriandolo in grani
    1 manciata di semi di sedano (io di finocchio) 
    • Lavate bene le verdure, affettate i cetrioli con la buccia, affettate finemente la cipolla e mettete tute le verdure in una larga ciotola di vetro e mescolatele con il sale usando le mani per avvolgere bene le verdure. Copritele completamente con acqua fredda e coprite il tutto con una pellicola. Fate risposare tutta la notte in frigo.
    • Scolate le verdure e sciacquatele sotto acqua corrente un paio di volte. In una casseruola che possa contenere tutte le verdure, versate l'acqua, l'aceto, lo zucchero e tutte le spezie e portate a ebollizione sciogliendo lo zucchero. 
    • Versate le verdure e fate cuocere per 15 minuti sobbollendo appena. 
    • Passato questo tempo, versate il tutto in una ciotola di vetro e fate raffreddare completamente. 
    • Una volta fredde, mettete le verdure in barattoli di vetro e copritele con il loro liquido e chiudete. Si conservano in frigo per 10/15 giorni. 
    Maionese di carote alla senape e aneto

    Ingredienti per 3 persone
    2 carote medie
    150 ml di olio extravergine
    un pizzico di semi di cumino
    2 cucchiaini di senape in grani
    1 rametto di aneto fresco
    il succo di mezzo limone
    un pizzico di sale grosso
    • Sbucciate le carote e fatele cuocere al vapore tenendole al dente
    • Tagliatele a rondelle e mettetele in un bicchiere per mixer a immersione
    • Aggiungete tutti gli ingredienti e frullate fino ad ottenere una crema liscia e vellutata. Se necessario, aggiungete altro olio. 
    • Tenete al fresco fino al momento di servire. 
    Chips alla paprika dolce 

    Ingredienti per 3 persone
    700 g di patate
    olio extravergine per friggere
    paprica dolce in polvere
    sale 
    ghiaccio.
    • Sbucciate lavate ed affettate finemente le patate.
    • Sciacquatele sotto acqua corrente un paio di volte quindi mettetele in una ampia ciotola di vetro, copritele di acqua e ghiaccio e lasciatele riposare per 30 minuti.
    • Un volta pronti a friggere, scolatele bene, asciugatele con cura e fatele friggere in olio profondo a 180° fino a quando non saranno dorate e croccanti.
    • Scolatele con cura, salatele e cospargetele di paprika dolce. Servite subito. 

     Con queste ricette partecipo all'MTC 63 di Febbraio - Il pollo fritto di Silvia 


    martedì 17 giugno 2014

    Piada blues: la dura vita del soccorritore di naufraghi.

    Sono stanco - Mina
    Arrivo a questa nuova sfida MTC con la lingua a penzoloni, trascinandomi sui gomiti come un marines in azione, solo che non ne ho né la dignità né il fisico e soprattutto non sto passando sotto il filo spinato ma sotto il tavolo della mia cucina.
    Che ultimamente non è più un tavolo ma un ricettacolo di qualsiasi roba dato che ho smesso di mettere a posto quel che tiro fuori.
    Spero che luglio finisca in fretta e l'MTC si conceda una meritatissima vacanza perché le ultime prove sono state davvero provanti!
    La mia situazione nelle ultime settimane è la seguente: figlia dodicenne in vacanza, marito spesso via per lavoro. Io che lavoro in cucina!
    La preadolescente ha preso ormai definitiva residenza sul divano.
    Si alza all'alba di mezzogiorno, scende con portamento da "nonmorto" priva dell'uso della parola e si lancia con peso da "nonmorto" sul divano.
    Come un naufrago che si tiene aggrappato alla sua zattera, resta lì tutto il giorno con sguardo che vagola da cellulare a televisione.
    Parla. Anche. Ogni tanto, per dirmi "mamma vieni che devo farti vedere questo" e mi mostra l'ennesimo video ad alta densità ormonale dei suoi 1D, uno di quelli che ho già visto una quarantina di volte.
    Dopo ricevuta la mia approvazione, ritorna in standby e ripiomba nel silenzio delle sue cuffiette.
    Non si alza neanche per mangiare.
    Tanto il tavolo è occupato.
    Le porto il cibo sulla zattera...i piatti li lascia sul mare del tappeto in attesa che il passaggio della corrente se li porti via.
    Quando il silenzio è troppo, mi affaccio dalla cucina per guardare che non sia passata dallo stato di "nonmorto" a quello catalettico e le chiedo se almeno è andata in bagno.
    Che per una preadolescente è come chiedere se ha detto le preghiere.
    Perché il bagno è la stanza della casa utilizzato solo in caso di reale emergenza. Quindi praticamente mai.
    Per cui potete anche immaginare, in questa estate precoce, quali fragranze si librino nel mio salotto.
    Ogni tanto mi vengono dei magoni, perché la memoria purtroppo non mi impedisce di ricordare com'ero io alla sua età: una cavalla impazzita che viveva in cortile dalla mattina alla sera, costruiva rifugi "antibabbo" dentro cespugli inespugnabili, si maciullava ginocchia ed altre parti del corpo sfrantumandosi con i pattini sull'asfalto e quando finalmente l'energia cominciava a lampeggiare, si piazzava con un libro in cameretta. Noia era una parola che non esisteva nel vocabolario.
    Mentre lei me lo dice almeno 5 volte al giorno. Una novella "chebarbachenoia".  Fino a che non mi comunica che fra un'oretta viene la sua amica taldeitali a giocare con lei.
    Domino la mamma malmostosa che gradirebbe essere preavvisata 24 ore prima e cerco di vedere il lato positivo della cosa: almeno esce un po'.
    Invece adesso i naufraghi sulla zattera sono due, entrambi con pollici opponibili attivissimi su tastiera touch screen, tutti e due con cuffiette condivisibili, tutti e due silenziosi e amorfi.
    Mi chiudo in cucina a lavorare lasciando due "nonmorti" a decomporsi sul mio divano rosso vermiglio e mi consolo: fra due anni sarà peggio!
    Non vi aspettate nulla di che dalle mie piade.
    Mai come questa volta gioco solo per partecipare.
    Per me la piadina è sinonimo di fast and easy.
    Veloce e semplice. Non per niente in Italia abbiamo la più grande varietà di insaccati e formaggi del mondo.
    Quindi il leit motiv delle mie piadine è un formaggio, un insaccato, un vegetale.
    Buttati dentro in ordine rigorosamente sparso.
    Che è quello che io mi aspetto da una piadina. Possibilmente veloce, possibilmente facile, possibilmente saporita.
    E siccome devo produrre queste cose per i naufraghi di cui sopra, l'impegno è stato minimo e lo sforzo neuronico identico.
    Per la piadina - Ricetta meravigliosa di Tiziana l'Ombelico di Venere
    500 g di farina 00
    125 g di acqua
    125 g di latte parzialmente scremato
    100 g di strutto a temperatura ambiente
    15 g di lievito per torte salate
    10 g di sale fine
    1 pizzico di bicarbonato di sodio
    Vi riporto fedelmente la ricetta di Tiziana perché è chiarissima e molto ben spiegata:
    Fate scaldare al microonde il latte e l'acqua per pochi secondi in modo che siano tiepidi. Lasciate ammorbidire lo strutto mezz'ora circa fuori dal frigorifero. Su di un tagliere disponete la farina e fate un buco al centro con la mano. All'interno mettete lo strutto a pezzetti con il lievito, il bicarbonato e il sale, schiacciatelo con la forchetta per ammorbidirlo, aggiungete l'acqua e il latte. La consistenza inizialmente potrebbe essere un pochino appiccicosa e la pasta si attaccherà al tagliere ma impastando per una decina di minuti, cambierà staccandosi e diventando molto morbida e liscia. Se il liquido è troppo poco si sfalda e risulta un po' dura. Mettete l'impasto in una ciotola e coprite con la pellicola per alimenti. Lasciate riposare 48 ore al fresco, massimo 20°C, se fosse più caldo potete lasciare riposare la pasta in frigorifero e metterla a temperatura ambiente 2 ore prima dell'uso. La pasta ottenuta sarà circa 850 grammi, dividetela in 6 pezzi da 140 grammi circa e formate delle palline, lasciatele riposare almeno mezz'ora. Infarinate appena il tagliere e disponetevi una pallina d'impasto, schiacciatela con la punta delle dita, stendete la piadina con il mattarello girandola spesso in modo che rimanga rotonda. Avrà un diametro di circa 20 centimetri e uno spessore di 0,5 centimetri. Scaldate il testo o l'apposita teglia di terracotta, su un fornello a doppia fiamma, con sotto uno spargifiamma. Se non avete nessuna di queste teglie utilizzate una padella antiaderente piuttosto larga. La temperatura non dovrà essere troppo alta altrimenti la piadina si brucia fuori e rimane cruda all'interno, ma nemmeno troppo bassa. Potete fare una prova con un piccolo pezzetto di pasta per regolare la giusta temperatura. Cuocete pochi minuti per lato, controllate sempre alzando la piadina con una paletta. Disponete le piadine una sull'altra in modo che rimangano calde mentre le cuocete.
    L'impasto può essere preparato con l'impastatrice, viene benissimo, basterà mettere tutti gli ingredienti assieme  e lavorarli con il gancio impastatore per 7/8 minuti fin quando il composto risulterà omogeneo.


    NOTE PERSONALI: fate riposare assolutamente la pasta 48 ore. Io ho fatto così, non ho avuto fretta. 
    Togliete dal frigo come raccomanda Tiziana e cercate di tirare le vostre piade il più sottile possibile. Non sarà mai troppo sottile, credetemi, perché la pasta sulla piastra tende a ritirarsi ed a crescere quindi a diventare troppo spessa. Cercate con estrema pazienza di ottenere delle piadine di un paio di millimetri , massimo 3 di spessore. Le immagini che vedete, sono ottenute con uno spessore ridicolo, ma sono cresciute in cottura. Quindi vedete voi.
    Non le cuocete mai troppo altrimenti non si piegano più. E comunque se si dovessero rompete, cosa non impossibile, sono buone uguale! 
    PIADINA CON NODINI DI FIORDILATTE, PROSCIUTTO ARROSTO IN CROSTA DI PANE E POMODORINI CONFIT
    Per 2 piadine
    - 250 g di pomodorini pachino
    - un mazzetto di timo - origano fresco - basilico
    - 1 spicchio d'aglio
    - Olio extravergine Nocellara del Belice
    - Sale - Pepe a piacere
    - un cucchiaio di zucchero
    - 4 nodini di firodilatte
    - 100 g di prosciutto arrosto nostrale, cotto in crosta di pane
    Preparate i pomodorini confit, tagliandoli in senso longitudinale e posizionandoli su una placca rivestita con carta da forno. Tritate bene le erbe aromatiche e fate delle fettine con l'aglio quindi cospargete prima i pomodorini con lo zucchero, distribuite le erbe sui pomodorini, irrorate bene con olio extravergine quindi salate e pepate se vi piace.
    Fate cuocere a 140° per c.ca 1h30 o fino a che i pomodorini non saranno caramellati e disidratati ( a me piace che conservino ancora un po' del loro cuore morbido).
    Fate raffreddare sulla placca.
    Tagliate i nodini ottenendo delle fettine non troppo sottili,  sistemate il prosciutto arrosto sulla base della piadina, aggiungete i nodini, i pomodorini confit, un filo d'olio di Castelvetrano (Nocellara mon amour) e servite immantenente.
    PIADINA CON BRIE, FINOCCHIONA E MELANZANE CASALINGHE SOTT'OLIO
    Per 2 piadine
    100 g di brie
    100 g di finocchiona di Cinta
    50 g di melanzane sott'olio fatte in casa con la seguente ricetta:
    (per 500 g di melanzane)
    Tagliate le melanzane a fette sottili, mettetele in uno scolapasta ricoperte con sale grosso e lasciatele spurgare per c.ca 1 ora.
    Lavatele sotto acqua corrente. Asciugatele bene tamponando con energia.
    Tagliatele a julienne sottilissima.
    Immergetele in abbondante acqua bollente (2 parti di acqua, 1 di aceto di vino bianco ed un pizzico di sale),  e fatele cuocere per c.a 5 minuti.
    Scolatele bene, disponetele su ampi canovacci allargandole bene per facilitare l'asciugamento, e tamponatele con un canovaccio.
    Lasciate così per tutta la notte ed il giorno dopo.
    Quando saranno perfettamente asciutte, conditele con aglio tagliato a pezzettini, peperoncino fresco  tritato grossolanamente e se vi piace un pizzico di origano, e  riempite dei vasetti di vetro precedentemente sterilizzati.
    Pressatele bene e copritele con olio extravergine (io uso il mio olio Gentile di Larino DOP). Spingete ancora le melanzane nel vasetto e lasciate i vasetti aperti per una mezza giornata, in modo che lolio penetri bene e se necessario rabboccate con olio.
    Chiudete i vasetti in maniera ermetica e conservate al buio. Si conservano da 6/8 mesi ad 1 anno, se durano!
    Farcite le piadine con il brie tagliato a fettine, seguito dalla finocchiona e completate con le melanzane.
    Questa è la mia piada da supergolosi.
    Finisco con la piada super light e molto estiva. Direi anche molto banale.
    PIADINA CON PRIMO SALE, MELONE E CRUDO DI NORCIA.
    La trovo una piada da spiaggia e anche se ai miei è quella che è piaciuta di meno per il sapore dolce del melone, a me invece è piaciuta assai e la frutta la metterei in molte alte versioni.
    Per 2 piadine
    100 g di melone giallo
    100 g di prosciutto crudo di Norcia, bello salato
    50 g di primo sale
    Olio extravergine Spello Dop
    Sale - Pepe necessario
    Farcite la piadina con prosciutto seguito da primo sale condito con olio, sale e pepe per terminare con fettine sottilissime di melone.
    Chiudere e servire tagliata a spicchi!

    Ecco la mia Piada Blues per l'MTC di giugno con Tiziana dell'Ombelico di Venere.





    mercoledì 16 ottobre 2013

    Swiss dreams are made of cheese! Cornish pasties al profumo di paprika.

    Sweet dreams - Eurythmics
    Swiss dreams are made of Cheese! 
    Più ci penso e più questo gioco di parole (non me ne voglia la mitica Annie Lennox) mi fa sorridere e divertire. 
    Io che sogno le splendide Alpi Svizzere fatte di Gruyere e Sbrinz, che mi ci arrampico indossando due coltellini da formaggio al posto dei ramponi. 
    Una volta in vetta, piazzo una di queste bandierine rossocrociate per segnare il mio territorio, tiro fuori una pagnotta toscana dallo zaino, affetto il primo sperone di rocciaformaggio a portata di mano, e mi ci faccio un bel panino....
    Guardo dall'alto il paesaggio sottostante, impavida della mia vertigine, ma tutto è così rassicurante, latteo e fondente come il miglior formaggio svizzero....
    Mi sveglio e sorrido ancora, certa che altri sogni filanti mi verranno a visitare una di queste notti autunnali.
    Questa follia è colpa di Tery e della nuova sfida lanciata dai Formaggi della Svizzera, che mi ha completamente entusiasmato, grazie anche alla bontà di questi prodotti. 
    Il tema della sfida è "Il cibo da strada", in cui dobbiamo inserire uno dei due formaggi protagonisti, il Gruyere o lo Sbrinz. 
    E' da quando mi sono arrivati i formaggi che ho in mente questa ricetta. 
    Uno street food tipicamente anglosassone, per la verità di provenienza Cornovaglia, che avevo già preparato secondo la ricetta tradizionale qualche tempo fa e che potete trovare qui: i famosi Cornish Pasties. 
    Per Tery ed i Formaggi Svizzeri, ho pensato di preparare una brisé profumata di  paprika dolce (da qui il colore leggermente bruno dello scrigno), che racchiuda un ripieno di verza stufata insaporita da pancetta dolce, su cui far piovere una cascata di Gruyere e Sbrinz. 
    Un fagotto saporito e corposo da mangiarsi caldissimo per le strade della vostra città vestita d'autunno, ma anche per un picnic improvvisato sulla panchina di un parco mentre osservate le foglie cadere.
    Ingredienti per 4 persone
    Per la brisé
    250 g di farina 0 + extra per infarinare
    250 g di farina 00
    10 g di paprika dolce in polvere
    175 g di burro non salato
    5 g di sale
    fino a 3 uova (dipende da quanto ne assorbono la farina che userete)
    Acqua (se necessario - opzionale)
    Per il ripieno
    1 piccola cipolla bianca tagliata sottilmente
    300 gr di cavolo verza pulito e tagliato a fettine sottilissime
    180 g di pancetta dolce tagliata a dadini
    2 cucchiai di aceto di lampone
    50 g di Sbrinz grattugiato grosso
    50 g di Gruyere grattuggiato grosso
    sale - pepe
    un uovo 
    Per prima cosa preparate la verza. Dovrà essere fredda quando la metterete come ripieno sulla pasta. 
    Lavatela con cura e tagliatela a fettine sottilissime.
    Affettate la cipolla e fatela passire in un paio di cucchiai d'olio extravergine, a fiamma dolcissima. 
    Quando sarà quasi trasparente, aggiungete la julienne di verza e mescolate bene. Coprite con un coperchio e fate cuocere a fuoco medio per una decina di minuti. Se necessario aggiungete un paio di mestoli d'acqua calda.
    Quando la  verza sarà stufata, togliete il coperchio, fate ritirare l'acqua formata e salata. Quando si sarà asciugata, versate 2 cucchiai di aceto di lampone e mescolate bene. Aggiustate di sale e pepe e mettete da parte. 
    Fate rosolare la pancetta in una padella antiaderente e quando sarà ben croccante, aggiungetela alla verza e mescolate. 
    Lasciate raffreddare bene.

    Preparate la sfoglia brisé.
    Mettete la farina setacciata con il sale e la paprika, ed il burro a dadini nell'impastatrice e mescolate velocemente fino a che non otterrete delle briciole. 
    Aggiungete le uova, una alla volta. Se l'impasto non sta insieme formando una palla con le prime due uova, aggiungete la terza. Se neanche con la terza sta insieme, aggiungete acqua fredda, poca alla volta (a me sono bastate 3 uova).
    Mettete la palla avvolta in una pellicola per almeno 15/30 minuti in frigo.
    Preriscaldate il forno a 200°. 
    Quando la pasta è pronta, stendetela con un matterello su una superficie infarinata, per uno spessore di 5 mm e tagliate dei cerchi di 18 cm di diametro. Potete usare dei piattini da dolce o preparare uno stencil in cartoncino da utilizzare come forma.
    Dalla pasta dovrete ottenere 4 cerchi. 
    Una volta tagliati, passateli nuovamente in frigo per qualche minuto a rassodare.
    Intanto grattugiate i due formaggi che dovranno essere non troppo sottili (come in foto), e metteteli da parte.
    Versate il ripieno di versa sul primo cerchio (2 o 3 cucchiai abbondanti), stando attenti a mantenervi sul semicerchio inferiore e lasciando c.ca 2 cm dal bordo e coprite la verza con una bella manciata di miscela di formaggio. 
    Piegate la metà della sfoglia sul ripieno, facendo combaciare i bordi e schiacciando bene con le dita per sigillare la vostra mezzaluna di pasta. 
    Adesso potrete rifinire la chiusura come preferite. Io piego il bordo verso l'altro, accavallando ogni piega sulla precedente, ed ottenendo una sigillatura molto decorativa. Inoltre è difficile che il ripieno si disperda. 
    Fate lo stesso per i restanti 3 cerchi di pasta.
    Sbattete l'uovo rimasto e spennellate la superficie dei vostri "pasties" (io purtroppo avevo finito l'uovo e sono rimasti opachi, pur avendo spennellato con olio extravergine). 
    Infornate per 30/35 minuti e quando saranno belli dorati, togliete e servite immediatamente.  






    Con questa ricetta, partecipo al Contest promosso da Tery e dai Formaggi dalla Svizzera sul Cibo da Strada.