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lunedì 6 febbraio 2017

Mini bundt all'anice e olio extravergine. La La Land, il cinema, la nostalgia e la consolazione.

City of Stars - Ryan Gosling & Emma Stone 
Nella serata più piovosa dell'ultima stagione, sono riuscita ad andare a vedere La La Land.
L'ho fatto in un cinema piccolo, stretto, dentro una chiesa sconsacrata gremita di gente dalla prima all'ultima fila.
Il mio primo pensiero è stato: "ma la gente non aveva smesso di andare al cinema?"
Ed il secondo, immediatamente dopo: "ti prego, fai che sia bello perché chi resiste due ore con i ginocchi conficcati nello schienale di fronte!"
Il disagio di sentire il respiro del vicino pomparmi nell'orecchio, è svanito all'oscurarsi delle luci ed all'apparire di una highway losangelina, innondata di sole e macchine ferme in un ingorgo.
Da lì ad essere proiettati in una scena corale alla Saranno Famosi, con tanto di ballerini piroettanti su cofani di auto e camion, gambe slanciate su gard reil, complicità canterina tra autisti vocati allo stesso destino, sul tema gioioso e liberatorio di "Another Day of Sun", c'è voluto un istante.
La magia del cinema mi aveva già incatenata, gli occhi spalancati e la bocca aperta in un sorriso ebete, serratosi soltanto ai titoli di coda, solo perché nella gola tremava una lacrima di commozione.
Si fa male a dire perché qualcosa ti piace senza compromessi mentre è cordialmente detestata da qualcun altro.
Se si ama il cinema, se, come me, si ama fortemente il genere musical, non si può restare indifferenti a questo film.
Che prima di tutto è un tenero, appassionato e nostalgico omaggio a quel cinema che non c'è più ed alla consapevolezza che certe cose siano irripetibili.
E proprio perché essendo tali, son care al nostro cuore.
La storia d'amore tra Mia e Sebastian è simile a tante riviste mille volte: due giovani (una aspirante attrice ed un appassionato jazzista) animati da un sogno più grande di loro che si incontrano casualmente, si detestano al primo sguardo, si incrociano di nuovo e si amano senza limiti e probabilmente per sempre.
Quindi nulla di nuovo sul fonte occidentale.
Il geniale Damien Chazelle, già autore del bellissimo Whiplash (se non lo avete visto, fatelo!), decide di raccontare questa storia attraverso la musica, il ballo e le canzoni in formato Cinemascope.
Il che, fin dall'inizio, ti sheckera dentro il continuo ricordo di vecchi film musicali su cui sei cresciuto (da Cantando sotto al pioggia a Un americano a Parigi), provocandoti un senso di pacifico turbamento e latente malinconia.
La storia è pur sempre una storia d'amore, ma il messaggio che ti arriva è un altro: com'era meravigliosa la vita raccontata nei musical, e che gioia di vivere, e che peccato che il musical, quel musical non sia più.
Se posso lasciarmi andare, La La Land non è un musical assoluto: ogni quadro, ogni performance, ogni scenografia utilizzata sono al servizio della nostalgia del regista, che fa un tuffo amorevole nel periodo d'oro del grande musical americano.
La scelta dell'autore, di non utilizzare protagonisti che fossero cantanti o ballerini affermati, è ponderata ed ha lo scopo di dare a chi guarda, un'impressione di tenero impaccio e naturalezza, ma non di confronto, perché quel "musical" non si eguaglia.
Ci sono i colori, i costumi, ci sono gli sfondi sognanti, la musica struggente.
C'è tutto a voler ricordare com'era e come non è.
In un momento di grande passione e disillusione, Seb, impersonato da uno scontroso e divertente Ryan Gosling, afferma che il Jazz puro, libero da condizionamenti e necessità, stia morendo.
I grandi locali storici in cui il Jazz ha fatto la storia sono ormai fast food etnici, i cinema in cui si proiettano film della vecchia Hollywood, serrano i battenti.
Un mondo incantato sta scomparendo.
Questa verità scorre a fianco di una storia d'amore che incatena, che ci fa sognare e che traduce in stupende immagini tutto quello che il cinema vero dovrebbe fare: emozionarci, divertirci, consolarci.
Lo sguardo di Mia, potente, espressivo e strenuamente aggrappato al sogno, ha le immense iridi turchesi di Emma Stone, e pare essere fatto per perdersi in quello disincantato di Seb.
Non si riesce a staccarsi da lui, neanche in quel finale a sorpresa (che non vi svelerò) e che, nonostante tutto, mi ha visto uscire da quella sala, come solo il buon cinema ha il potere di fare, felice.
E la nostalgia di sapori antichi e profumi lontani è tutta in queste tortine all'olio extravergine e anice, dalla fantasia di Martha Stewart nel suo libro cakes.
Facili e veloci come ogni buon dolce che rispetti dovrebbe essere. E perfetti da portarsi al cinema e mangiare in silenzio, innamorati e sognanti guardando La La Land.

Ingredienti per 4 mini bundt da 250 ml l'uno. 
90 g di farina 00
2 uova grandi intere + 1 tuorlo grande
90 g di zucchero semolato
un cucchiaino di scorza grattugiata di una arancia non trattata
1 cucchiaino e mezzo di semi di anice tostati (e tritati)
100 g di olio extravergine Riviera Ligure Dop
1 pizzico di sale
mezzo cucchiaino di lievito in polvere
zucchero a velo per spolverare
  • Preriscaldate il forno a 170°. Imburrate ed infarinate quattro stampi monoporzione.
  • Tostate i semi di anice in un padellino fino a che non li sentirete sfrigolare, quindi fateli raffreddare e pestateli in un mortaio fino a renderli polvere. 
  • Montate le uova ed il tuorlo con lo zucchero, la scorza di arancia ed i semi di anice fino a che il composto non sarà bello gonfio. 
  • Aggiungete l'olio a filo mentre la massa continua a montare, senza interrompere, fino a che il composto non sarà omogeneo.
  • Miscela farina, lievito e sale ed aggiungili in 3 tempi alla massa montata
  • Versate il composto negli stampi riempiendoli fino a 2 /3 quindi cuoceteli per c.ca 20/30 minuti, e fate la prova stecchino per verificare la cottura. 
  • Mettete gli stampi su una griglia e fateli raffreddare per una decina di minuti prima di sformarli. 
  • Serviteli tiepidi per apprezzare in pieno il meraviglioso aroma di anice. 

domenica 13 novembre 2016

TiramiNo' per l'Mtc #61: quant'è sexy l'eroe respinto.

If you leave me now - Chicago
Oggi farò finta di essere fra amiche, ad una di quelle cene in cui si parla proprio di tutto ed ovviamente anche di uomini e ci si lascia andare a confidenze ormolabili, la lingua ormai sciolta da una buona birra e dal calore della complicità.
Fomentandosi a vicenda, come sempre succede quando trovi punti di affinità elettive e ti convinci di non essere sola nelle tue stranezze.
Perché è davvero strana la mente delle ragazze (quando si toccano certi argomenti si è sempre ragazze).
Interpretare la propria icona sexy o quel film che ci ha fatto aumentare la temperatura ed infilarla dentro una ricetta, anzi dentro un dolce imprescindibile come il Tiramisù, è un impresa difficilissima (mannaggiatté Susy May).
Per lo meno per la sottoscritta, che: 1) ha per il cinema una vera e propria venerazione e l'imposizione di una scelta unica è simile ad una punizione corporale; 2) considera qualsiasi variazione alla perfezione naturale del Tiramisù, un'azione da punire con la reclusione ai lavori forzati.
Non ce la posso fare.
Così mi sono messa a pensare a cosa sia veramente in grado di farmi ribollire il sangue seduta sul divano davanti alla televisione o al cinema, perché se dovessi usare come metro la bellezza di certe star, non sarei onesta.
Voglio dire: certi occhi malandrini, certi deltoidi guizzanti, certi sorrisi da scoppio della valvola mitralica sono, si...carini, ma al massimo mi illanguidiscono l'occhio.
Purtroppo, maledetta ammé, quell'effetto tsumani del cuoio capelluto, che scende lungo la colonna vertebrale fino a farti rizzare il resto di ogni piumosa escrescenza in un brivido suadente, in grado di produrre un aumento della pressione sanguigna e temperatura corporea con relativo squagliamento della massa muscolare, deve passare prima da questo cervellaccio malato e poi se ne riparla.
A me le storie d'amore appassionate, senza sofferenza, non fanno sangue.
Anzi, più sono incasinate e difficili e con un lieto fine incerto, più mi esalto.
Trovo estremamente sexy le situazioni in cui il protagonista si innamora perdutamente della nostra eroina e convinto di andare a meta, riceve un imprevedibile e destabilizzante due di picche.
Poco conta se al termine della storia il nostro eroe conquisterà la sua dama: l'attimo del rifiuto scatenata sentimenti contrastanti, che vanno dall'incredulità all'odio per la donna in cui fino a quel momento ci eravamo immedesimate.
E mentre cerchiamo di tenere a bada la sindrome da crocerossina che emerge in noi, l'unica cosa che ci passa per la testa è: "Vieni qua che ti consolo io!"
Immagine presa da qui
DUEDIPICCHE REVENGE: Il "due di picche" più famoso della storia del cinema è senza dubbio quello che Rossella dà a Reth in una delle scene più bollenti (in tutti i sensi) di Via col Vento.
Sulla strada per Tara, in fuga da un'Atlanta in fiamme, Reth porta in salvo Rossella e Melania e in un momento di debolezza, l'incendio alle spalle, il nostro eroe dà fuoco a quella piattola di Rossella con bacio mozzafiato.
Che, non contenta di aver vissuto in quel frangente un'esperienza extra corporea, brutalizza il Reth confessandogli il suo amore indefesso per Ashely, altrimenti detto "lesso rifatto".
Per tutte le quasi 4 ore di tormentone, Rossella continuerà a negare il suo cuore (duepiccare) a Reth, pur sposandolo.
Solo quando, negli ultimi 30 secondi del film, capirà di avere sbagliato tutto, il nostro eroe smazzerà le carte e tirerà fuori il suo bel duedipicche revenge: "frankly my dear I don't give a damn".
Immagine presa da qui 
DUEDIPICCHE RICREDUTO: La storia d'amore più bella di sempre per noi inguaribili romantiche.
Dopo aver letto il libro ed aver sognato adoranti Mr Darcy che ci guarda con sufficienza, è arrivata la versione figa con Keira Knightly, un'Elizabeth Bennet bellissima, moderna e spregiudicata, che non se ne frega di mazzolare ben bene un Mr Darcy grondante di pioggia e di passione nel momento più "hot" di Orgoglio e Pregiudizio.
Un duedipicche tempestoso ma ragazzi, quanta grazia Sant'Antonio!
La nostra eroina, dopo questo no precipitoso, capirà di avere fatto un'enorme cacchiata e tornerà sui suoi passi.
E noi dietro, a fare la ola.
Foto presa qui
DUEDIPICCHE DI RIPICCA: Ma saremo strane noi ragazze?
Non ci basta un bel fusto con gli occhi azzurri che ci porta in giro per Manhattan, fa incidere da Tiffany il nostro nome su un anello delle patatine, ci viene a trovare in camera passando dalla scala anticendio, ci dice Ti amo in biblioteca....
No, dobbiamo per forza fare le splendide ed insistere nello sposare l'ambasciatore del Brasile (vabbé...è figo e ricco, che gli vuoi dire?).
Ma poi perché mi chiedo io...se dopo, per ammettere la cacchiata, ci tocca inseguire un gatto randagio sotto la madre di tutti i temporali.
Meno male che lui c'ha 'na pazienza di Giobbe!
Foto presa da qui
DUEDIPICCHE VIGLIACCO: Te l'avevo detto Gatsby di lasciare stare quella gattamorta della Daisy e guardarti intorno.
Vuoi che uno bello e ricco come te non trovi nessuna meravigliosa creatura in grado di competere con quella secca maledetta?
E poi è pure sposata, ma che vuole da te?
Va a finire che ti fa smontare baracca e burattini e poi ti tira una sòla epocale.
Da' retta, lasciala perdere. Secondo me porta pure sfiga.
Ah, dimenticavo: per un po' non usare la piscina se puoi, e vai a farti un viaggetto che è meglio.

Foto dal web. 
DUEDIPICCHE DISSOCIATO: Se si è l'attrice più famosa del mondo, qualche piccolo problema di vita privata è facile che possa presentarsi.
Specialmente se ci si innamora del proprietario di una minuscola libreria, con la propensione all'accartonamento emotivo, ma così carino, così carino che non ci pensiamo un minuto ad accettare il suo invito a casa.
E se dopo l'inevitabile innamoramento, finiamo con il vergognarci di lui perché siamo delle dissociate mentali, ripieghiamo sul duedipicche più insensato e subdolo che il cinema ricordi.
Ci penserà lui a darci una lezione coi fiocchi!
Grazie a Dio esistono ancora i bravi ragazzi.
Foto presa da qui
DUEDIPICCHE CONFUSO: Bridget, e con questo chiudo la carellata dei duedipicche più sexy del Cinema, è tutte noi.
E come nella migliore delle tradizioni, finisce col perdere la testa per il cattivo ragazzo, il playboy bugiardo ed irrecuperabile (calamita umana), snobbando colui che alla fine della storia, la porterà all'altare.
L'ingessato Mr Darcy, non ha la guascona irruenza del bel Daniel. Anzi, spesso ti verrebbe di dirgli: e datti una svegliata!
Eppure l'impenetrabile sguardo ferito dopo la memorabile scazzottata con il suo antagonista, quando Bridget lo scaccia furiosa, vale più di mille baci appassionati.
Povera Bridget...sei proprio confusa!
Il mio Tiramisù, che come avrete capito è il tema della sfida MTC #61, è un omaggio ai sexy destinatari di duedipicche.
La mia adorabile Susy May ha vinto la sfida sulle Tapas e da buon terzo giudice ha cercato una ricetta che potesse metterci in difficoltà.
Eppure mi era sembrato di non aver fatto niente di male!
Ci è riuscita benissimo.
Un tiramisù sexy...ecchevordì? Il Tiramisù è già sexy di natura!
Avendo già dichiarato in apertura il mio talebanesimo nei confronti di questo dolce immortale, ho cercato di proporre una versione che non fosse troppo eretica ma che potesse descrivere l'amarezza e la bruciante delusione di un duedipicche ad un eroe romantico.
E' uscito fuori il TiramiNO', un tiramisù a due strati, possibilmente da gustare insieme immergendo il cucchiaino fino in fondo.
Dove la differenza di consistenze ed i sapori decisi raccontano la genesi della cocente delusione.
Lo strato superiore è formato da una crema al mascarpone profumata di arancio, che ho voluto chiamare "Crema Grandi Speranze".
Soffice, vellutata, come la vera crema al mascarpone può essere, ma con in più un aroma di arancia che avvolge ed incoraggia, rendendoci fiduciosi.
Lo strato di biscotto è un savoiardo al cacao amaro sotto il quale si nascondono granelli di fave di cacao tostate e croccanti.
L'ultimo strato, quello inferiore, è una crema di mascarpone al cioccolato nero all'85% con aggiunta di polvere di peperoncino habanero chocolate, estremamente piccante, il cui profumo ricorda proprio la cioccolata fondente. Ne basta un nulla per ottenere lo scopo.
L'ho voluta chiamare "Crema Addio sogni di gloria"
Questo strato, grazie alla presenza della cioccolata, ha una consistenza più simile alla mousse, che era quello che volevo ottenere.
Un gioco delle consistenze che possa descrivere la maggiore resistenza al successo della dichiarazione, ovvero l'anticamera del no, con l'amaro regalato dalle fave di cacao e dal fondente nero, e il bruciore della delusione che arriva solo dopo, con il peperoncino vigliacco sul finale.
La bagna poteva essere solo e soltanto del caffé, amaro, con 2 cucchiaini di anice Varnelli, perché è un liquore che mi ha sempre fatto pensare ad una sensazione di "freddo" e distaccato, ed in questo caso ha il suo bel perché.
E adesso passiamo alla ricetta.

TiramiNO' di Patty - Ingredienti per 4/6 persone

Per la Crema Grandi Speranze
200 g di mascarpone a temperatura ambiente
2 tuorli medi (c.ca 70 g)
albumi pastorizzati (c.ca 70 g)
70 g di zucchero semolato
18 g di acqua
la scorza di un'arancia non trattata

Per la Crema Addio Sogni di Gloria
200 g di mascarpone a temperatura ambiente
150 g di cioccolato fondente al 85%
2 tuorli medi (c.ca 70 g)
albumi pastorizzati (c.ca 70 g)
70 g di zucchero semolato
18 g di acqua

Per i Savoiardi al cacao amaro (ricetta del Cucchiaio d'Argento )
3 uova medie
80 g di zucchero semolato
45 g di fecola di patate
25 g di farina 00
20 g di cacao amaro
la punta di un coltello di polvere di Habanero chocolate (siate molto oculati, ne basta davvero un grammo)
1 pizzico di sale
zucchero a velo qb.

Per la bagna e finitura
200 ml di caffé da moka
2 cucchiaini di Anice Varnelli
20 g di granella di fave di cacao tostate
cacao amaro qb

Cominciate con i Savoiardi, che possono essere preparati anche il giorno prima.
  • Preriscadate il forno a 200°. Foderate le placche con carta di forno e preparate un sac a poche usa e getta con bocchetta liscia da 1 cm. di diametro. 
  • Montate gli albumi in un recipiente d'acciaio con la frusta elettrica e quando arriveranno allo stadio di becchi morbidi, cominciate ad aggiungere lo zucchero a pioggia (a cui avrete unito il sale) e proseguite a montare fino a quando non avrete una massa lucida e ferma (assaggiate per essere certe che lo zucchero sia sciolto completamente). 
  • Sbattere i tuorli e versarli a filo negli albumi continuando a montare per incorporarli con cura. 
  • A questo punto aggiungere le farine ed il cacao che avrete setacciato un paio di volte preventivamente. Aggiungere un cucchiaio alla volta ed incorporare le polveri aiutandovi con una spatola di silicone, e mescolando dall'alto in basso per non smontare la massa. 
  • Trasferite l'impasto nel sac à poche e sulla placca formate dei bastoncini della lunghezza di 10 cm, distanti almeno 3 cm l'uno dall'alto (cresceranno). Spolverizzateli con zucchero a velo ed attendente 5 minuti fino a che lo zucchero sia ben assorbito e fate una seconda spolverata. 
  • Infornateli e cuocete per 10/11 minuti fino a che cominceranno a scurirsi. Fate attenzione perché dallo scurirsi a bruciare ci vuole un secondo. 
  • Sfornate e fateli raffreddare sulla placca, poi staccateli con delicatezza e conservateli in una scatola ermetica fino all'utilizzo.

Procedete con la Crema Grandi Speranze:
  • Confesso di avere sempre preparato il Tiramisù con uova fresche non pastorizzate. Stavolta ho provato a preparare la pate a bombe, una crema che prevede la pastorizzazione dei tuorli con l'utilizzo di uno sciroppo di zucchero bollente. Dovrete avere a disposizione un termometro da pasticceria. Se potete, usate la planetaria che vi consentirà di procedere nelle varie operazioni in maniera agile. Cominciate a montare i tuorli mentre preparate lo sciroppo portando zucchero ed acqua a 121°. Non appena raggiungerete la temperatura, continuando a montare, versate lo sciroppo a filo sui tuorli ed aumentate i giri della frusta al massimo, in modo che i tuorli si raffreddino velocemente e la crema prenda consistenza. 
  • Per quanto riguarda gli albumi, volendo utilizzare meno zucchero possibile, ho deciso di non preparare la meringa italiana per pastorizzarli, ed ho comprato degli albumi già pastorizzati. Montarli a neve ferma. 
  • In una ciotola di acciaio, mescolate bene il mascarpone in modo da renderlo cremoso, quindi aggiungete la scorza di arancia grattugiata. Aggiungete la pate a bombe mescolando con delicatezza e per ultimo aggiungete gli albumi, mescolando dall'alto in basso per non smontare il composto. Fate riposare in frigo mentre preparate il resto della crema. 
La Crema Addio Sogni di Gloria
  • Tritate la cioccolata e fatela sciogliere a bagnomaria. Aggiungete il peperoncino e mescolate bene. Fatela intiepidire mentre preparate il resto. 
  • Mescolate bene in mascarpone in una larga ciotola, in modo da renderlo cremoso. Aggiungete un cucchiaio della cioccolata fusa e mescolate velocemente con un cucchiaio in modo da incorporare bene, quindi procedete con un secondo cucchiaio di cioccolata e continuate a mescolare velocemente. Stessa cosa per la terza cucchiaiata. A questo punto potrete versare tutta la cioccolata e mescolate in modo da ottenere una massa omogenea e morbida. 
  • Pastorizzate i tuorli come indicato per la crema Grandi Speranze e montate gli albumi pastorizzati. 
  • Aggiungete la pate a bombe al mascarpone al cioccolato mescolando con delicatezza e per finire aggiungete gli albumi montati sempre mescolando con delicatezza cercando di non smontare il composto che risulterà lucido e sostenuto come una mousse. 
Assemblate le coppe
  • Preparate la moka ed aromatizzate il caffé con il Varnelli.
  • Bagnate un savoiardo nel caffé, spezzatelo e sistematelo in fondo alle coppe. Versate 2 dita Crema Addio sogni di gloria e sbattete sul palmo della mano il fondo della coppa in modo che la crema si assesti e si livelli. 
  • Cospargete la crema con granella di fave di cacao. 
  • Sistemate un nuovo strato di savoiardi imbevuti di caffé sulla crema al cioccolato.
  • Versate uno strato dello stesso livello di Crema Grandi Speranze e date un ultimo colpo sul fondo della coppa per livellare la crema. 
  • Lasciate le coppe in frigo per almeno un'ora e rifinite con la polvere di cacao prima di servire.
  • Se lascerete le coppe più a lungo in frigo, consiglio di togliere il dolce almeno mezz'ora prima affinché le creme riprendano la loro avvolgente morbidezza. 

Il peperoncino in foto non è Habanero Chocolate, che ho trovato solo in polvere.

Questa è la mia proposta per il Tiramisù dell'irresistibile Susy May per l'Mtc #61.


sabato 24 settembre 2016

Gnocchi ripieni di salmone al curry su crema di pisellini speziati per Mtc #59: l'esperimento del Dr. K

Surprise - A chorus line 
Non so chi di voi ricordi il film "L'esperimetno del Dr. K".
Non sono sicura che gli under 30 ma forse neanche qualcuno under 40 sappia di cosa stia parlando perché il film è vecchiotto (1958).
Però sono certa che quelli della mia generazione che l'hanno visto da ragazzini, non possono non ricordarlo con un piccolo brivido se non di terrore, di pura inquietudine.
Il titolo purtroppo, è frutto di una delle solite traduzione infelici all'italiana, ma l'originale dice tutto: "The Fly".
Che poi da questo film nel 1987 sia stato fatto un remake pazzesco (dal grande David Cronenberg) con all'epoca i fighissimi e giovanissimi Geena Davis e Jeff Goldblum, non è  fondamentale visto che la storia è totalmente diversa.
Senza divagare troppo, del film originale io ricordo alla perfezione un'unica scena, l'ultima, quando una vocetta stridula attira l'attenzione dello spettatore verso una ragnatela e la camera zoomma lentamente inquadrando una mosca la cui testa è quella del povero protagonista, il professore dell'esperimento, che grida "Aiuto, aiuto, qualcuno mi aiutiiiiii".
Ecco, questa ricetta è un vero e proprio esperimento.
Che ho nella testa dal giorno in cui è uscito il tema della sfida.
Ovviamente non è un tentativo di teletrasportare la materia con il rischio che uno gnocco si trasformi in un tubero parlante, ma è prima di tutto il desiderio di giocare con ingredienti, forme e sapori come da sempre è lo scopo di questa sfida.
Quando fermenta un'idea, la visualizzo immediatamente nella mia testa.
Ho desiderato da subito preparare gli gnocchi ripieni con salmone, ma l'esigenza di base era quella di poter infilare il salmone crudo in pezzi interi (da cotto si sarebbe sbriciolato), possibilmente filetti, e poter dare agli gnocchi la forma di tronchetti e non le classiche sfere.
Però c'era sempre quella vocina che gridava: aiutatemiiiii...
Chi mi dice che il salmone crudo si cuocerà alla perfezione all'interno degli gnocchi?
E come posso insaporirlo senza cuocerlo preventivamente?
Che stress... Ho continuato a pensarci anche se avevo ormai deciso di lasciar perdere.
L'idea me l'ha data una ricetta di Glynn Purnell, il grande chef di Birmingham, in cui realizzava una sorta gravlax di salmone con curry di estrema semplicità.
Il gravlax è un procedimento con cui si marina il salmone o altro pesce, in una miscela di sale, zucchero e aneto fresco, e successivamente lasciato marinare a lungo in limone ed aromi.
La miscela con cui viene coperta la polpa, finisce col "cuocere" il pesce, conservandolo a lungo, nonostante l'aspetto e la consistenza resti simile a quella del salmone fresco.
In questo caso l'aneto viene sostituito da un curry dal gusto morbido e non piccante e viene saltata la fase della marinatura nel limone, quindi il salmone risulta più morbido di un gravlax tradizionale.
Ho voluto dare un nulla di freschezza allo gnocco aggiungendo della scorza di lime nell'impasto ed ho servito il tutto su una crema di pisellini al profumo di curry e menta senza altre sovrastrutture.
Non essendo certa del risultato finale, in particolare di come sarebbe riuscita la cottura del salmone all'interno dello gnocco, la marinatura in gravlax mi toglieva dall'empasse.
Alla fine il salmone si è comunque cotto mantenendo una consistenza succosa ed un delicato aroma di curry.

Ingredienti per 4 persone

Gnocchi
600 g di patate vecchie a pasta bianca
130 g di farina 00
1 uovo medio
la scorza di 1 lime

Ripieno
1 filetto di salmone fresco da 400 g c.ca (preventivamente abbattuto per evitare il rischio Anisakis)
100 g di sale grosso
100 g di zucchero semolato
25 g di curry in polvere (dolce)

Crema di pisellini speziati
200 g di piselli finissimi surgelati (io ho la mia scorta personale)
1 piccola cipolla bionda
25 ml di panna fresca
qualche foglia di menta
un ciuffetto di aneto fresco
mezzo cucchiaino di curry (lo stesso per il salmone)
Pepe nero al mulinello
Sale qb
Olio Extravergine Garda Trentino Dop.
  • Per prima cosa preparate il salmone. Bisogna cominciare 2 giorni prima.  Eliminate eventuali parti grasse. Con i polpastrelli verificate la presenza di lische ed estirpatele con una pinzetta. Sciacquate bene quindi asciugate bene il filetto tamponandolo con della carta assorbente.
  • In una ciotola miscelate sale, zucchero e curry. 
  • In un vassoio in grado di contenere il filetto, spargete un piccolo strato di miscela di sale, quindi adagiatevi sopra il salmone, pelle a contatto, e copritelo completamente con la rimanente miscela. Coprite con della pellicola e tenete in frigo per 2 giorni. 
  • Quando sarete pronti per preparare gli gnocchi, eliminate la miscela, sciacquate molto bene il salmone sotto acqua fredda corrente quindi asciugatelo bene e copritelo con pellicola conservandolo in frigo fino al momento dell'utilizzo. 
  • Preparate gli gnocchi.
  • Come spiegato alla perfezione da Annarita nel suo illuminante post, la cottura è un momento importantissimo per evitare alle patate l'assorbimento di acqua che richiederebbe maggiore farina nell'impasto, compromettendo la morbidezza finale dello gnocco. Questa volta ho cotto le patate al forno a 200° per 40 minuti. Il delirio è sbucciarle ancora calde, ma ci si può fare. 
  • Una volta sbucciate, schiacciatele e allargatele sulla spianatoia affinché perdano un po' di umidità. Cospargetevi sopra un cucchiaino di scorza di lime grattugiata finissimamente. Aggiungete la metà della farina e l'uovo e cominciate ad impastare. Non aggiungete sale in quanto il ripieno sarà già ben saporito. Aggiungete il resto della farina gradatamente, fino a quanta ne prenderà l'impasto. Formate una palla.
  • A questo punto tirate fuori il salmone dal frigo. Con un coltello affilatissimo, private il filetto della pelle e tagliatene delle strisce larghe poco meno di un cm. Cercate di  ricavare dei filettini tutti della stessa dimensione. 
  • Posizionate l'impasto tra due fogli di carta da forno e stendete l'impasto ad uno spessore di 4/5 mm. Eliminate il foglio superiore con delicatezza quindi sistemate i filetti a 2 cm dal bordo dell'impasto degli gnocchi, formando una striscia lunga.
  • Aiutandovi con il foglio inferiore, capovolgete l'impasto sui filetti formando un rotolo (come vede in foto).
  • Staccate con delicatezza la carta dall'impasto e aiutandovi con un coltello affilato, staccate il rotolo di patate dalla carta e tagliatelo in tronchetti lunghi 4 cm. 
  • Chiudete i lati dei tagli con un po' di impasto di patate ed aggiustate bene la forma rollandoli sulla spianatoia. Preparatene 5 a persona. 
  • Fate bollire abbondante acqua salata e intanto preparate la crema di pisellini. 
  • Affettate finemente la cipolla. Fatela passire a fuoco dolce con il cucchiaino di curry e mescolate bene. Quando la cipolla sarà trasparente, aggiungete i piselli e un mestolo di acqua calda, le erbe aromatiche e fate cuocere una decina di minuti. 
  • Quando i piselli saranno morbidi, aggiustate di sale e pepe e trasferite il tutto in un bicchiere da mixer a immersione. Aggiungete la panna ed un cucchiaio di olio extravergine del Garda Trentino Dop (particolarmente fruttato e fresco) e frullate tutto con cura per ottenere una crema fluida e vellutata. 
  • Assaggiate ed aggiustate di sale se necessario.
  • Cuocete gli gnocchi (non tutti insieme, massimo 2 piatti alla volta) e quando saliranno in superficie, scolateli e sistemateli su un piatto. 
  • Quando saranno tutti pronti, saltateli velocemente in un larga padella dove avrete scaldato 3 cucchiai di extravergine e qualche foglia di menta. 
  • Versate la crema di piselli sul fondo dei piatti di portata, aggiungete gli gnocchi e rifinite con foglioline di menta. Servite subito. 

Con questa ricetta partecipo in corner con la mia seconda proposta all'MTC #59 sugli gnocchi di Annarita


lunedì 7 dicembre 2015

Roesti gigante: che la Forza sia con noi!

Imperial March - Star Wars - J. WIlliams
"Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana..."
Si, non me ne vergogno: sono una discepola della Forza!
Il 16 dicembre si presenta come una data epocale per l'uscita mondiale del settimo (VII) episodio della Saga di Star Wars: "Il risveglio della Forza".
Se qualcuno non sa di cosa stia parlando, è probabilmente vissuto su Alderaan o Tatooine tutta la vita, e senza televisione!
Guerre Stellari: il primo episodio (o dovrei chiamarlo Episodio IV), ha cambiato completamente la mia già maniacale percezione del cinema, trasformandola in un amore senza riserve.
Potrei dire che a 10 anni, età in cui sono stata segnata dalla Forza, si è suggestionabili e che certe cose all'epoca, non erano immaginabili neanche dalla mente più fervida.
Fatto sta che al termine del film, uscii da quel cinema in stato confusionale, con un'eccitazione ed un entusiasmo tali da non riuscire a smettere di parlarne per giorni.
Ancora oggi il primo episodio di Guerre Stellari è per me un vero e proprio feticcio.
Alcune cose che mi emozionarono allora, riescono tutt'ora a farmi provare le stesse sensazioni: il giovane Luke Skywalker che sogna il suo futuro osservando all'orizzonte il tramonto di due soli arroventati; la partita a scacchi con ologrammi a forma di mostriciattoli che si annientano sulla scacchiera; i droidi parlanti, intelligenti e dotati di humor; un bar pieno di strani personaggi alieni ed un'orchestrina che suona un motivetto irresistibile; una base stellare immensa e minacciosa; la principessa guerriera dall'acconciatura improbabile, l'avventuriero ribelle e gigione, uno scimmione con le spalle da cestista ed il muso da bracco ed un maestro dai poteri meravigliosi...ah dimenticavo la spada laser retrattile (che ho desiderato per ann...no, cioè, che desidero ancora).
Il tutto corollato da una colonna sonora indimenticabile e fra le più belle mai scritte.
Pur avendo amato anche i due episodi successivi, il primo resta per me un'icona, un qualcosa di irraggiungibile nella sua perfezione.
Lo sviluppo della saga ha corrisposto alla mia crescita di ragazzina e dei suoi gusti per gli uomini. Ovviamente per una pre-adolescente è impossibile non innamorarsi perdutamente di Luke Skywalker del primo episodio: bello, dal viso innocente, grandi occhi chiari e ciuffo ribelle...Se allora siete rimaste indifferenti, probabilmente avete qualcosa che non va.
Però con "l'Impero Colpisce ancora", uscito nel 1980 (avevo 13 anni), le cose cambiarono.
Con lo sviluppo della storia e l'amore nascente tra la principessa Leila e Ian Solo, tutte le mie attenzioni si trasferirono sull'avventuriero sarcastico e spaccone, ritrovandomi a sognare Harrison Ford ed il suo personaggio per molto, molto tempo.
Il suo congelamento nella grafite, al termine del secondo episodio, fu per me motivo di grave lutto.
Con il terzo episodio, ormai signorina, riuscivo a godermi il film senza grosse interferenze ormonali, con un occhio critico alla storia d'amore ed all'azione, felice dell'inevitabile lieto fine.
Una sensazione però mi è rimasta, non so voi: che Luke Skywalker fosse un eroe infelice.
Ma George Lucas non poteva inventarsi la presenza di una donna "forzuta" con cui accoppiarlo?
Si, sono supereccitata per l'uscita del sequel, soprattutto perché torneranno i vecchi personaggi, rivedremo la principessa Leila, Chewbecca, Ian Solo, tutti un po' acciaccatelli (ovviamente sono passati 30 anni), e forse anche Luke Skywalker, di cui in questo lungo periodo, si sono perse (in tutti i sensi), le tracce.
Per quanto io abbia amato la prima trilogia, confesso di aver detestato i 3 film Prequel.
Proprio non sono riuscita a mandarli giù: una sceneggiatura sciatta, personaggi inverosimili e senza spessore, effetti speciali fini a se stessi, recitazione fiacca....insomma, no!
Se cedo a maratone televisive per i primi 3 episodi (IV, V, VI) con grande gusto, mi rifiuto di guardare i prequel.
Spero che il nuovo episodio ritorni alle atmosfere inquiete delle origini.
Magari ne parleremo ancora. Ed in voi, la Forza scorre potente?

Nel frattempo un Roesti gigante che andrebbe benissimo per Jabba the Hutt, ma anche per il vostro contorno di Natale, in accompagnamento ad un ottimo arrosto o, in maggior quantità, per la vostra amica vegetariana. Buonissimo!
Ricetta per uno stampo da 18 cm di diametro
800 g di patate
1 porro
20 g di burro
3 o 4 rametti di timo
1 rametto di rosmarino
un mazzetto di erba cipollina
1 uovo
3 cucchiai di parmigiano grattugiato
sale
pepe nero macinato fresco
olio extravergine
Accendete il forno a 200°.
Pelate e grattugiate le patate con una grattugia fori larghi quindi mettete le patate grattugiata su un canovaccio pulito e avvolgetelo formando una palla. Strizzate forte in modo da eliminare maggior liquido possibile quindi tenete da parte.
Affettate finemente il porro e fatelo passire in una padella con olio extravergine a fuoco dolce, aggiungendo un po' d'acqua per non farlo colorire. Cuocete per c.ca 7 minuti e quando sarà morbido e quasi trasparente, aggiungete le foglioline di timo ed il rosmarino tritato finemente.
Lasciate raffreddare.
In una larga ciotola versate le patate, aggiungete il porro raffreddato, l'uovo, il parmigiano, il pepe macinato, il sale e l'erba cipollina tagliata con le forbici.
Mischiate prima con un cucchiaio, quindi usate le mani per fare in modo che l'intero composto sia ben omogeneo.
Imburrate una teglia a cerniera. Nel caso non l'aveste, imburrate e foderate di carta da forno una teglia normale, quindi versate con un cucchiaio il composto coprendo bene tutta la base e premendo leggermente con un cucchiaio (non dovete pressare le patate).
Mettete in forno e cuocete per c.ca 1 ora nella parte centrale.
Dopo questo periodo, togliete la teglia e cospargete fiocchetti di burro su tutta la superficie.
Rimettete in forno per altri 10/15 minuti, fino a che il roesti non abbia un bel colore dorato.
Servite caldo in accompagnamento al vostro piatto preferito.
Volendo si può congelare dopo averlo fatto raffreddare completamente. In questo caso, quando vorrete consumarlo, potrete toglierlo dal freezer e metterlo in forno a 180° ancora congelato per 15/20 minuti e sarà come appena fatto.




giovedì 2 ottobre 2014

Cannelloni alle tre carni: quando la musica si fa film

Across the Universe soundtrack
Oggi ho voglia di parlare di un film uscito un po' di tempo fa ma che ho scoperto solo quest'anno, casualmente.
Se come me amate indiscriminatamente The Beatles e non li considerate un revival ma musica immortale, adorerete Across the Universe.
Realizzato dalla felice mano di una regista cresciuta a pane e musical, Julie Taymor, il film non racconta la storia dei Beatles come molti hanno pensato leggendo il titolo, ma costruisce la storia di un gruppo di ragazzi alla fine degli anni 60, attraverso le stupende canzoni dei Fab Four.
Ogni canzone diventa un quadro attraverso il quale si sviluppa il racconto della vita di Jude e Lucie, legati da una storia d'amore inevitabilmente segnata dai drammatici avvenimenti storici del periodo, alias guerra nel Vietnam, le lotte giovanili e pacifiste, il disagio di una generazione che osserva il proprio futuro minacciato dalle incognite della violenza ed evade dalla paura con droghe ed espedienti diversi.
Il tema vi sembrerà rivisto, ma vi garantisco che l'intera trama è magistralmente costruita proprio grazie alle canzoni che diventano trama esse stesse: il canovaccio su cui si delinea il carattere dei personaggi, le loro emozioni, il loro destino.
Gli attori sono giovani artisti oggi molto conosciuti, come Jim Sturges (La migliore offerta, Cloud Atlas,  Upside down) e Evan Rachel Woods (Le idi di marzo, Basta che funzioni), veramente bravissimi, e da cammei sorprendenti come quelli di Bono Vox e Joe Cocker.
Ognuno di loro, anche i co-protagonisti, recitano ed interpretano le canzoni in maniera personale ed indimenticabile.
Alcune scene per altro stupende, ricordano le copertine dei dischi dei Beatles, con utilizzo del colore ampiamente saturato e dai toni psichedelici, l'uso del cartoon e del rallenty, come la meravigliosa scena del Teatro di Dr K e di Strawberry Field Forever.
La bravura della regista nel tramutare la musica in film, ci regala quasi due ore di immagini intense, malinconiche, divertenti e mai noiose.
Non sorprendetevi di ritrovarvi a cantare o a trattenere il groppo in gola in certi momenti, perché l'intero film ha una grande forza emotiva e visiva.
Per finire, le mie scene preferite sono indubbiamente "Come together", splendida panoramica su una NY "inquadrata" nel lavoro ma anche alla ricerca di risposte e cantata da Joe Cocker; la dolcissima "If i fell in love" cantata da Lucie quando scopre che sta innamorandosi di Jude; "I want you so bad" cantata dal fratello di Lucie, Max, durante la sua chiamata alla leva per il Vietnam (quadro stupendo); una disperata e straziante "Strawberry Fields forever" cantata da Jude che sta perdendo Lucie, ed ovviamente la scena finale che non vi racconto.
All you need is love.
Vedetelo, vi prego.
La ricetta di oggi non c'azzecca proprio nulla con l'apertura di questo post.
Il cannellone è quanto di più lontano si possa immaginare dal mondo Beatles, e soprattutto da questo film ma come sempre divago e salto di palo in frasca.
Se proprio devo trovare un collegamento, è il rosso del pomodoro che fa il paio con queste fragole inchiodate al muro....per il resto,  da noi cannellone vuol dire casa, domenica e qualche volta anche festa.
Cannelloni alle 3 carni 
Ricetta per 4/6 persone
250 g di macinato magro di manzo
250 g di macinato di maiale o salsiccia cruda
250 g di macinato di pollo
1 carota piccola tritata
1 cipolla piccola tritata
mezza gamba di sedano tritato
mezzo bicchiere di vino rosso
70 g di parmigiano grattugiato + 50 g per spolverare
120 g di crescenza
un cucchiaino di misto spezie Saporita (Semi di coriandolo, cannella, noce moscata, semi carvi, chiodi di garofano e anice stellato)
Sale - pepe
Olio extravergine
1 spicchio d'aglio
500 ml di salsa di pomodoro
300 g di pasta fresca
Preparate il ripieno.
In una larga casseruola dal fondo spesso, mettete 3 cucchiai di olio extravergine e la carota, cipolla e sedano tritati e fare passire dolcemente, aggiungendo acqua se necessario.
Fate cuocere 5/7 minuti fino a che non saranno morbidi.
Aggiungete tutta la carne macinata e fate rosolare a lungo, fino a che non avrà rilasciato i liquidi e non sarà cotta (ci vorrà una decina di minuti).
Quando il liquido sarà completamente evaporato, alzate la fiamma e bagnate la carne con il vino facendo sfumare.
Aggiungete a questo punto il sale, il pepe e il misto spezie Saporita, che spero riusciate a trovare in giro. A me arriva direttamente dalla suocera, che me l'ha fatta scoprire e che per i ripieni di carne è favolosa.
Mescolate bene e togliete dal fuoco.
Versate la carne in una larga ciotola.
Aggiungete il parmigiano e la crescenza e mescolate fino a che il tutto non sarà amalgamato con cura.
Lasciate raffreddare.
Preparate la pasta usando se preferite delle sfoglie da lasagna secche oppure facendo la pasta a mano come ho spiegato qui, e ricavando dei rettangoli di 8x10 cm c.ca.
Fate asciugare la pasta quindi scottatela in acqua bollente salata per 2/3 minuti e lasciate asciugare su un canovaccio pulito.
Preparate la salsa di pomodoro molto semplicemente cuocendola in poco olio profumato d'aglio e qualche foglia di basilico.
Cominciate a preparare i cannelloni mettendo il ripieno al centro del rettangolo di pasta ed arrotolandolo con cura su se stesso.
Posizionate i cannelloni ben stretti uno vicino all'altro in una pirofila sporcata di salsa di pomodoro.
Coprite i cannelloni con il resto della salsa.
Spolverate con abbondante parmigiano e cuocete in forno a 180° per 30/40 mintui.
Servite ben caldi.
NOTA BENE: Questi sono cannelloni meridionali alla maniera di mia suocera. Per principio non amo e uso pochissimo la bechamelle e non la metto mai in questo genere di piatti, così come nelle lasagne.  Uso solo carne ed in questo caso la presenza della crescenza nell'impasto, che lo rende cremoso e pieno. Anche mia nonna paterna, originaria di Roma, li faceva così.

lunedì 5 maggio 2014

Biscotti di semola rimacinata: i vantaggi della maturità.

Rachmaninoff plays Rach 3 
Nel week end più piovoso degli ultimi mesi (di una primavera che ha deciso di travestirsi d'autunno), mi sono dedicata ad una attività che non praticavo da tempo: l'ozio indiscriminato.
A parte lo spostamento tra divano e poltrona ed il togli/metti la copertina, sabato ho fatto poco altro ma mi ci voleva davvero.
Avete presente quando tutto quello che vorreste è un bel film, di quelli giusti, intensi, intelligenti, ben fatti, magari con un po' di musica e di amore?
Ebbene, sono stata esaudita e con grande piacere mi sono rivista Shine. Un film del '96 che vidi al cinema e da cui uscii travolta da una profonda emozione, mista ad un senso di lieve disagio.
Ve lo ricordate?
La storia del pianista David Helfgott, bambino prodigio e adolescente di geniale talento, che si ribella ad un padre dispotico e possessivo, senza però riuscire ad ottenere un'autonomia emotiva, che lo porta ad un brutale crollo nervoso proprio durante l'esecuzione del suo concerto più importante, l'elefantiaco Rach 3. Il film racconta la vita di quest'uomo dalla sua infanzia alla sua "rinascita" dopo 10 anni di istituto psichiatrico ed è raccontato con estrema delicatezza, grazia ed anche divertimento.
Rivedendolo dopo tanto tempo, il disagio provato la prima volta ha lasciato posto ad un bellissimo senso di completezza e serenità ed ho finito con l'interrogarmi sulla ragione di questo cambiamento.
La figura di David è quella di un individuo interrotto, che viene segnato dalla vita in maniera a prima vista "irrimediabile" proprio nel momento di suo massimo splendore.
L'esecuzione che lo consacra artista di primo livello, pronto ad una vita di successi e tournée, è invece quella che lo condanna. Una persona con gravi problemi neurologici, incapace di comunicare con gli altri senza apparire come ragazzino imprigionato nel corpo di un adulto. Questa "imperfezione" in un talento tanto perfetto, nella prospettiva di una vita di perfezione (successo, denaro, ecc), costringe lo spettatore ad un immedesimazione a metà, sospesa tra il sogno e l'incubo.
Credo che sia quello che è successo a me, la prima volta che vidi questo film.
Non potendo accettare che David, oltre ad un meraviglioso e travolgente pianista, non fosse anche una persona brillante e piena di fascino, ho finito con l'abbandonarmi ad un sentimento di pena e dispiacere nei suoi confronti. Una favola brutalmente spezzata.
Fino a sabato, quando invece il finale del film mi ha trovata sorpresa, commossa, felice e nuovamente emozionata. Ma di un'emozione bella, grata, di chi riesce a vedere la persona al di là dell'apparenza e trova nell'handicap comunicativo di David, una forza speciale e vera, un dono.
E' in momenti come questo che rivaluto ed amo una parola di cui devo imparare ad essere orgogliosa: maturità.
Ricetta inventata per smaltire la quantità di semola rimacinata stipata nella mia dispensa.
Con la quantità che vedete sotto, io ho fatto due tipi di biscotti, uno al cioccolato (finiti immediatamente) e una metà con le ciliegie che vedete qui.
Quindi se volete fare come me, utilizzate queste quantità, ma ricordatevi di dimezzare le ciliegie ed aggiungere 100 g di cioccolato fondente.
Ingredienti per c.ca 120 biscotti
300 g semola rimacinata Senatore Cappelli Mangiare Matera
100 g farina 00
80 g burro morbido
2 uova grandi
200 g di zucchero di canna integrale
1 cucchiaino di estratto naturale di vaniglia
200 g di ciliegie disidratate o candite
8 g di baking
un pizzico di sale
Versate le farine miscelate nella planetaria con il sale. Aggiungete lo zucchero e mescolate
Fate un buco al centro e versatevi le uova, il burro, il baking, la vaniglia e cominciate ad impastare, aggiungendo poco dopo le ciliegie.
Appena si formerà la palla, toglietela e sulla planetaria, ricavate dei rotolini non più grossi di 2 cm di diametro.
Mettete i serpentoni su una placca foderata di carta da forno e cuoceteli a 180° per c.ca 20 minuti fino a che non saranno dorati.
Toglieteli e fateli raffreddare per c.ca 5 minuti, quindi tagliateli a losanghe e rimetteteli in forno per altri 10 minuti c.ca, fino a quando non saranno perfettamente asciutti e tostati.
Fate raffreddare perfettamente prima di sistemarli in sacchetti per biscotti o scatole di latta. Si conservano a lungo e sono buonissimi (a me piacciono persino più dei cantucci).

martedì 7 gennaio 2014

Macaroni & cheese: saltare oltre l'ostacolo.

Ground Control to Major Tom - David Bowie
Ho staccato da questo blog per oltre 3 settimane. Difficile riprendere. 
Riprendere qualsiasi cosa intendiamoci, perché oggi sono tornata al lavoro con l'entusiasmo di chi si appresta a farsi fare un'anestesia ad un molare.
Io non so voi, ma per me la pausa natalizia rappresenta il giro di boa vero e proprio.
Non come per tanti che considerano il Settembre, ovvero la fine dell'estate, come un nuovo inizio pieno di propositi, di promesse e di obiettivi.
Io sono nata a gennaio e quando arriva il Natale, guardo l'anno finire con l'umore di un rotweiler a cui hanno sottratto la bistecca: incattivita e vendicativa.
Prima, vi giuro che non era così.
Prima dei 40 direi.
E visto il bilancio dell'anno appena trascorso, avrei dovuto sperare che il 2013 finisse il prima possibile.
Beh, si ricomincia, finalmente. Ma si ripartirà?
Guardo la mia nuova agenda intonsa e vorrei già vederla piena di note in inchiostro colorato con date, appuntamenti, pochi "imprevisti" e molte "probabilità".
E siccome in questo momento ciò di cui ho bisogno è sottrarre anziché aggiungere, questo è un post piuttosto agitato e lievemente digrignante.
Perché purtroppo nell'anno appena finito ho molto aggiunto: chili inutili in pacco regalo, ansia violenta da prestazione rivolta ad un lavoro che mi fa rizzare i capelli in capo ogni giorno di più, rughe, dolori, delusioni in promozione 3x2, acciacchi di vario genere e per finire un senso di sfiducia nel futuro prossimo che non credo di aver mai provato così forte, neanche dopo l'11 settembre.
Quello che invece l'anno passato ha aggiunto alla mia vita, sono gli incontri meravigliosi usciti da dietro questo video. E spero che nel nuovo anno continuino a riempire di gioia questo cuore un po' indolenzito.
Vi lascio con una canzone stupenda.
Che ho riscoperto grazie ad un film visto proprio ieri: "I sogni segreti di Walter Mitti".
Non ve lo racconto perché è nelle sale in questi giorni e magari qualcuna di voi deciderà di andarlo a vedere.
Insomma, in quella che io ritengo essere la scena più bella ed intensa del film, nel momento in cui il protagonista sceglie di essere attore della propria vita affrontando rischi ed incognite con un vero e proprio salto nel vuoto, la sua decisione è sostenuta da questo capolavoro di David Bowie, che in quel contesto, ti colma il cuore di incredibile aspettativa e pathos.
Se vi va, riascoltatela con me.
Spero che sia d'auspicio per ognuno di noi quando avremo bisogno di essere spronati, di credere e trovare il coraggio per saltare oltre l'ostacolo.
Nulla di complicato per ricominciare. 
Anzi, una ricetta che potremmo inserire tra i piatti "svuotafrigo" perché per me è stato il pretesto per smaltire una discreta quantità di formaggi accumulati nei giorni di festa.
Ognuna di noi lo fa alla sua maniera e nonostante la paternità di questa ricetta sia americana, io la interpreto un po' come mi piace, allontanandomi sfacciatamente dall'originale.
Ingredienti per 4 persone:
360 g di pasta corta (come piace a voi, rigatoni, fusilli, gramigna, penne, pipette..insomma, quello che avete in dispensa)
1 bicchiere di latte (c.ca 300 ml)
mezzo bicchiere di panna fresca (200 ml c.ca)
100 g di gruyere grattuggiato
100 g di sbinz grattuggiato
50 g di parmigiano grattugiato per la guarnitura
100 g di pecorino media stagionatura grattugiato
150 g di ricotta
1 generosa macinata di noce moscata
pepe nero macinato fresco a piacere
1 cucchiaino di paprica dolce
Cominciate mescolando i formaggi grattugiati tranne il parmigiano.
Fate bollire abbondante acqua salata in una pentola capiente quindi cuocete la vostra pasta scolandola 2 o 3 minuti in anticipo rispetto al tempo di cottura previsto dalla confezione. Scolatela e mettetela in una grande ciotola.
Mettete il latte e la panna in un pentolino dal fondo spesso e fateli scaldare a fiamma dolce.
Aggiungete il mix di formaggi e la ricotta e mescolate con una frusta facendoli sciogliere dolcemente. Aggiungete le spezie ed il pepe.
Quando avrete ottenuto una bella crema fluida, versatela sulla pasta e mescolate bene con un cucchiaio di legno. Cospargete generosamente con il parmigiano grattugiato
Trasferite la pasta in una pirofila da forno grande o monoporzione e passate in forno a 180° C per 30 minuti.
Quando la superficie sarà ben gratinata, togliete e servite immediatamente.

mercoledì 15 maggio 2013

"Mi porti quello che ha portato alla signorina": Zuppa di ceci, pane e pomodori di Ottolenghi

Where or When - Harry Connick Jr
Siamo vicini al Festival di Cannes. 
Prossimamente le news alla televisione ci mostreranno passerelle di star e registi guru.
Quando si pensa al cinema, molti di noi non si staccano dall'idea che il successo di una pellicola sia legato ad una regia particolarmente ispirata o ad un interprete in stato di grazia. 
Ci ricordiamo volti, situazioni, momenti di magia e frasi che diventano immediatamente citazioni. 
Oggi voglio parlare proprio di questo. 
Delle parole dietro ad un film, ma in particolare di una donna che le parole le sapeva usare bene e che grazie alla sua scrittura ironica, intelligente, profondamente divertente, ha saputo regalarci alcuni dei film più belli degli anni  80/90. 
Parlava di donne, Nora Ephron, e lo ha fatto così bene da riuscire a dire quello che molte di noi (orgasmo incluso) non oserebbero dire. 
Questa incredibile scrittrice è morta poco meno di un anno fa e la notizia della sua scomparsa a suo tempo mi addolorò profondamente. 
Ho sempre avuto desiderio di parlare di lei in uno dei miei post ma fino ad oggi non ne ho avuta l'occasione. 
Mi è ritornata in mente rivedendo uno dei suoi film recentemente, pensando a quanto siano perfetti certi dialoghi, certe battute ad effetto, l'intelligenza nell'analisi caratteriale dei personaggi e lo sguardo leggero e disincantato sulla realtà in cui si svolge l'azione. 
Tutt'oggi penso che il mondo del cinema abbia perso una grandissima autrice.
Tutte voi conoscete almeno uno dei suoi film, dal meraviglioso Harry ti presento Sally, al romanticissimo Insonnia d'Amore, dall'amore ai tempi di internet in C'è posta per te, ad una commedia sovrannaturale, Michael, con un John Travolta nei panni di un angelo sovrappeso goloso di zucchero. 
L'ultimo, che tutte noi blogger abbiamo amato senza compromessi e che ha creato l'immagine icona della foodblogger, è Julie & Julia. Lo sapevate?
Questi sono solo alcuni. 
Mi rendo conto però che mentre questi film resteranno nella memoria di tanti, Nora è ancora sconosciuta ai più. 
Come spesso succede, la professione dell'autore di film o di sceneggiatore che dir si voglia, gode di fama solo nel suo ambiente ma il mondo finisce con l'ignorare che se certe storie sono così immensamente belle da farci sognare, dietro c'è la mano di chi la storia l'ha scritta. 
Nora ha vissuto la sua vita con la stessa ironia che riportava nei suoi film. Voglio condividere con voi una deliziosa intervista rilasciata al NY Times non tanto tempo prima di morire, in cui emerge la personalità di una donna che sinceramente avrei voluto avere come amica.
Vi segnalo anche un suo libro, divertente e sagace, scritto nel 2007 ed edito da Feltrinelli: "Il mio collo mi fa impazzire. Tormenti e beatitudini dell'essere donna" 

Ingredienti per 4/6 persone
1 cipolla grande a fette
1 finocchio di media grandezza a fette
120 ml di olio extra vergine
1 carota grande tagliata a rondelle
3 gambi di sedano
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
250 ml di vino bianco 
400 gr di pomodori pelati
1 cucchiaio di origano fresco tritato
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di foglie di timo fresco
2 foglie di alloro
2 cucchiaini di zucchero
1 litro di brodo vegetale
160 gr di pane raffermo senza crosta
400 gr di   ceci freschi cotti (vanno bene anche quelli in scatola)
4 cucchiai di pesto 
una manciata di foglie di basilico
sale e pepe nero per servire.
Scaldate il forno a 180°
Mettete la cipolla ed il finocchio il una larga casseruola, aggiungete 3 cucchiai di olio e saltate a temperatura media per cic.a 4 minuti.
Aggiungete la carota ed il sedano e continuate a cuocere per 4 minuti, giusto per ammorbidire le verdure, mescolando occasionalmente.
Aggiungete il concentrato, mescolate e cuocete per un altro minuto.
Aggiungete il vino e fate sfumare per un paio di minuti.
Successivamente aggiungete i pomodori pelati con il loro succo, le erbe aromatiche, lo zucchero, il brodo vegetale ed un po' di sale e pepe. Portate a bollore quindi abbassate la fiamma, coprire e fate sobbollire per c.ca 30 minuti.
Mentre aspettate, mettete il pane in forno spezzato grossolanamente con le mani e spruzzato con un po' di olio e sale. Fate tostare per 10 minuti fino a che croccante.
Dieci minuti prima di servire, mettete i ceci in una ciotola e schiacciateli un po' con un batticarne. Se vi piacciono interi, potete lasciarli così. Aggiungete alla zuppa e fate cuocere per 5 minuti.
Aggiungete il pane e fate cuocere per ulteriori 5 minuti.
Servite la zuppa in ciotole con un po' di pesto a parte e irroratela con ottimo extravergine. 


venerdì 12 ottobre 2012

CINEGUSTOLOGIA....and the Winner is....

The winner takes it all - The Abba

Tattarataaaa tarattaratarattataaaa....ufff, fate finta che squillino le trombe della Metro Goldwin Mayer e come nella migliore tradizione, un leone leggermente incattivito ruggisca a richiamare l'attenzione. Lo sentite? 
Ecco, allora posso andare avanti! 
ABBIAMO I VINCITORIIIIII! 
Prima di sciogliere il mistero o aprire la preziosa busta come ci hanno insegnato infinite serate trascorse di fronte alla TV per la notte degli Oscar, vorrei dire due parole. 
Non me l'aspettavo. 
Non avrei mai creduto che un gioco così complesso e anche un po' destabilizzante (ricordate le 3000 battute?), vi sarebbe piaciuto tanto. 
Non mi aspettavo di leggere tanto divertimento e amore per il cinema, trasformati in piatti deliziosi e perfetti identikit di film. 
Non mi aspettavo di sentirmi chiedere da qualcuno: promettimi che lo rifarai! 
Non mi aspettavo che sareste stati così in tanti, alcuni addirittura recidivi! 
E per finire, non mi aspettavo assolutamente i vincitori. 
Perché ovviamente leggendo le vostre opere, nella mia testa avevo i miei preferiti (che mai rivelerò, neanche sotto tortura), ma è lui, Marco Lombardi, il giudice supremo ed inventore della Cinegustologia, divertente nuova forma di "interpretazione sensoriale" che ha scelto e che ovviamente ha fatto una grandissima scelta.
Così, senza ulteriori indugi, apriamo le buste. Rullo di tamburi.....


PER LA COMMEDIA SOFISTICATA 

GIULIETTA DI ALTERKITCHEN CON LITTLE MISS SUNSHINE 
Motivazione del giudice Un racconto compatto, che racconta con delle associazioni semplici, ma intense, la leggera profondità di un film.


PER LA COMMEDIA LEGGERA

CARMELA DI PROFUMO DI SEMPLICITA' CON PRETTY WOMAN 
Motivazione del giudice: Il film viene "snocciolato" con efficacia sensoriale, così da sembrare davvero un piatto da (de)gustare. Come la protagonista del film.

Complimenti di vero cuore alle vincitrici con le quali spero andrete a congratularvi e grazie infinite a tutte voi, ma in particolare a Marco Lombardi e a Lagostina che mi hanno supportato con grande generosità in questo delizioso gioco. 

giovedì 23 agosto 2012

La frittata 'e maccarune. E' di nuovo Cinegustologia

The Party - Harry Mancini 
La vita procede al rallenti come in ogni buon agosto che si rispetti. 
In più siamo aiutati ed incentivati al "mexican mood" da un caldo forsennato che non accenna a placarsi. Giungono notizie da radio e televisione che una certa "Beatrice", dispensatrice di pioggia e fresco, busserà alle nostre porte nel fine settimana, giusto in tempo per coloro che avevano programmato di farsi l'ultimo bagno a mare prima di Settembre. 
In ogni caso non mi posso lamentare. Vivo chiusa nella mia agenzia, coccolata dall'aria condizionata che ogni tanto decide di prendersi una pausa, e rientro a casa la sera, giusto in tempo per spalancare qualsiasi fessura possibile e far entrare aria ma non il caldo. 
Visto che molte di voi sono ancora in vacanza e qualcuna rientrerà presto, ho pensato di darvi ulteriore incoraggiamento a giocare con la Cinegustologia di Marco Lombardi, proponendo un nuovo piatto/film secondo il mio sentire personale. 
Vi invito nuovamente a partecipare al mio Contest dedicando la vostra ispirazione e particolare attenzione soprattutto alla parte relativa all"analisi cinegustologica". 
Un'altra commedia che ovviamente è tra le mie preferite e che non smette di farmi ridere fino alle lacrime ogni volta che ho occasione di rivederla. 
Parlo di "Hollywood party" di Blake Edwards (ancora lui? essì, mi piace assaissimo). Con Colazione da Tiffany, questo film è probabilmente il capolavoro di Edwards, esaltato dalla presenza potentissima di un Peter Sellers in stato di grazia, che dà vita ad un personaggio indimenticabile, il goffo, ingenuo ed educatissimo indiano Hrundi V. Bakshi. 
Comparsa con ambizioni cinematografiche, Bakshi distrugge il set di un film facendolo esplodere involontariamente una carica dinamitarda. Scacciato malamente e depennato dalla lista comparse in qualsiasi set futuro, si ritrova per uno strano caso invitato ad un party Hollywoodiano tenuto in una spettacolare villa, dove suo malgrado, ne combinerà di tutti i colori, mantenendo un aplom spettacolare. L'umilissimo indiano si aggira sperso nella grande dimora, metafora della vacuità di un certo mondo dello spettacolo; tenta l'approccio, sorride, fa strani giochi con le fontane e finisce col perdere una scarpa nella vasca; distrugge un bagno, si ritrova seduto su uno sgabello intorno alla tavola per la cena con tutte le difficoltà del caso, fa volare un pollo in testa ad una distinta signora (che non si accorge di nulla...ricordate il party in Colazione da Tiffany e l'incendio del cappello?), insomma, nella sua incapacità di gestire la propria presenza in un ambiente a cui non appartiene, finisce col mostrare una vulnerabilità ed una tenerezza che coinvolge lo spettatore a tifare per lui sempre e comunque. Diventa esempio di semplicità e purezza naive in un mondo superficiale e finto. 
L'intero film è caratterizzato da pochissimi dialoghi ma da centinaia di gag indimenticabili e personaggi di sfondo che restano nella leggenda, come il cameriere ubriaco assolutamente esilarante. 

Hollywood party è una frittata di spaghetti, un piatto di recupero della nostra tradizione meridionale. Tutti gli ingredienti capitano casualmente nell'insieme da quello che la dispensa in avanzo è in grado di offrire e nella casualità contribuiscono a creare un piatto che mette gioia e allegria al solo sguardo. Un piatto pasticciato, risolto, buono caldo e meraviglioso freddo. Fondente al suo interno ma magistralmente croccante all'esterno, come questa commedia di Edwards, che offre la croccantezza delle risate che vi troverete a fare per buona parte della proiezione, ma l'intensità dell'insieme, dolce e sapido dato dalla scamorza filante, i pomodorini secchi e se volete, l'immancabile salame napoletano, ricordano l'atteggiamento rassegnato e tenero del protagonista, la sua semplicità naturale, la sua mancanza di sovrastrutture. 
Il pasticcio generale con cui si risolve la storia e da cui emerge l'indubbia semplicità e bontà del protagonista, ovvero tutto quello che offre una perfetta frittata di spaghetti. 
Ingredienti per 4 persone della frittata di spaghetti alla mia maniera:
- 300 gr di spaghetti (io ho usato anche delle fettucce) Garofalo
- 3 uova grandi
- 50 gr di parmigiano
- 100 gr di scamorza di bufala
- 30 gr di pomodorini secchi sott'olio
- 50 gr di salame a dadini 
- un bel mazzetto di basilico fresco
- un goccio di latte
- sale, pepe, 
- olio extra vergine per cuocere
Rompete e sbattete le uova non troppo, in una ciotola grande con il parmigiano, il sale, il pepe, il basilico tritato grossolanamente, il latte. 
Prendete la pasta fredda che potrete avere cotto in precedenza o naturalmente avanzata (anche se condita con pomodoro va benissimo) e mettetela nella ciotola del composto di uova insieme ai pomodorini tagliati a striscioline ed al salame a dadini, mescolando bene con una forchetta affinché il tutto non sia molto ben amalgamato.
Tagliate la scamorza a dadini.
Fate scaldare l'olio in una padella antiaderente (io ho usato una padella della Risolì che ho vinto con il contest di Lucy, del diametro di 18 cm e che da risultati fantastici) quindi dividete il composto formando una base di pasta su cui verserete i dadini di scamorza spargendoli su tutta la superficie. Coprite il formaggio con il resto della pasta ed alzate la fiamma. Compattate la pasta con una forchetta aiutando a prendere la forma di un tortino. Fate cuocere fino a che non noterete il formarsi di una bella crosticina, quindi con l'aiuto di un piatto, girate la frittata e continuate la cottura sull'altro lato. In genere sono 5 minuti per lato ma il vostro occhio è il giudice migliore. 
Servite calda, tiepida, fredda, come volete, e gioite! 
Partecipate, partecipate, partecipate! Il mio contest scade il 30 Settembre.