Ci può innamorare di una ricetta?
Cos'è che ci attrae irresistibilmente di un piatto?
Il suo sapore? Il suo aspetto? La sua facilità di esecuzione?
Me lo chiedo davvero molto spesso, quando mi rendo conto di aver ripetuto più volte lo stesso piatto in tempi brevissimi.
Non mi stanco di assaggiarlo, non mi stanco di prepararlo.
E soprattutto non smetto di raccontarlo agli amici, lodarne le qualità, la sua meravigliosa unicità.
Da quando ho incontrato lei, ho capito che questa "è 'na passione, chiù forte 'e na catena".
La Stroscia.
Al nome non dareste proprio nulla. Neanche due lire.
Il suono non è bello, specialmente per noi toscani, che spesso definiamo "sbroscia" qualcosa di immangiabile. E l'assonanza, voi m'insegnate...
Eppure guardatela.
Un disco di farina dallo spessore indefinito, una linea grezza, rustica, un aspetto povero, modesto.
Su un buffet di dolci la lascereste per ultima, come un calice di legno tra mille calici di metallo prezioso (Indiana Jones docet).
Ma provate a staccarne un pezzettino (in dialetto "stroscia" significa appunta stacca, spezza).
Portatelo alla bocca ed ascoltate il suono croccante della sua anima.
Quindi cercate di capire quali profumi nasconda: ci riuscirete, ma solo un po'.
Perché sono pochi e si mescolano benissimo.
E se userete una signora materia prima, allora avrete un momento di pura estasi.
Sentirete qualcosa che vi sorriderà dentro ed uscirà fuori, sulle vostre labbra.
Allora allungherete ancora la mano, ne staccherete un altro pezzettino, e poi ancora un altro pensando che non riuscite a smettere.
La Stroscia è così. Ti rapisce.
Mangiarla con gli amici è un rito che rafforza l'allegria.
Mangiarla da soli spinge alla meditazione.
Un consiglio: mangiatela in compagnia, così non avrete sensi di colpa, perché da soli, la finireste inevitabilmente.
Questa ricetta ha preso un posto speciale nel mio cuore non solo perché è di una bontà senza limiti, ma perché mi è stata consegnata dalle mani di una persona speciale che l'ha preparata per me.
Mi ha donato due versioni di questa meraviglia: la versione classica ed una sua rivisitazione, aprendomi un mondo di possibilità creative.
La mia amica Fausta è uno degli incontri più preziosi regalatomi dal Blog.
Come sempre ho detto, fuori da questi spazi ho pochissime vere amicizie.
Diciamo che non arrivano alle dita di una mano.
Poi ci sono le amiche arrivate attraverso questa finestra.
Quando ormai non pensavo che avrei potuto fare nuovi incontri.
Eppure la rete con me è stata generosa e mi ha regalato una manciata di amicizie vere, importanti, sincere.
Faustina, come adoro chiamarla perché è una donna versione tascabile, è uno dei miei primi incontri dall'apertura di Andante con gusto.
Ho amato il suo blog sin da subito.
Le sue ricette "pulite", eleganti, semplici nella più positiva valenza del termine, le assomigliano.
Se c'è una cosa che mi ha insegnato fino dall'inizio, è che la vita va presa con allegria, con il sorriso.
In momenti in cui il buio era l'unica cosa che riuscivo a prevedere nel mio quotidiano, i suoi "interventi" sono stati doni di pura luce.
Recentemente sono andata a trovarla, in una giornata di vento furioso, e lei mi ha regalato una passeggiata fra i vicoli storici della sua città. Mi sono innamorata.
Ci siamo scatenate fotografando ed interrogandoci sui meravigliosi misteri della fotografia, passione comune che lei esercita con grande maestria.
Vi lascio qualche scorcio.
Credo che sia venuto il momento della ricetta, la più facile del mondo.
La Stroscia di Pietrabruna (o Imperia - quella di Fausta)
Per una Stroscia di 21 cm di diametro
300 g di farina 0 (io ho utilizzato una farina integrale macinata a pietra, molto rustica).
90 g di zucchero semolato + un paio di cucchiai per rifinire
90 g di olio extravergine d'oliva (Riviera di Ponente Dop) o comunque un extravergine ligure.
60 g di Marsala
- Metti farina e zucchero in una larga ciotola. Fai la fontana e versa al centro l'olio. Con un cucchiaio incorpora la farina nell'olio quindi quando vedrai che la massa avrà assorbito l'olio, versa poco a poco il liquore adesso impastando con le mani ma senza cercare di compattare l'impasto, anzi, cercate di lavorare come se steste sabbiando il tutto.
- Versa l'impasto in una teglia coperta di carta da forno e con le mani compatta il tutto schiacchiando con delicatezza senza cercare di appiattire la superficie, che dovrà restare grumosa, rustica. Se la pasta si sfalda, va bene, basta avvicinare i pezzetti al resto dell'impasto senza schiacciare troppo. Con la cottura si unirà perfettamente.
- Cospargi la superficie con poco zucchero semolato.
- Metti in forno a 180° e cuocete per c.ca 40/45 minuti fino a coloritura.
- Togli dal forno e fate raffreddare nella teglia una decina di minuti quindi trasferite su una gratella.
- Servi con del buon Vino liquoroso o della crema tiepida, dello zabaione o quanto vi ispiri.
LA MIA VARIANTE: la ricetta che vedete in foto, a parte la farina integrale, ha scorza di arancia non trattata come aroma e Liquore all'arancia al posto del Marsala.
Fausta mi ha preparato una variante con mandorle spezzate e scorzette di arancia sciroppate alla vaniglia. FAVOLOSA!
Voi potrete variare secondo la vostra fantasia, ma vi prego di provare per prima volta la versione classica che resta davvero inossidabile.
che dire Pat... m'hai fatto venire pure due lacrimucce, subito ricacciate indietro perché, tascabile (tascabile??? :D ) o no,non amo mostrare troppo i miei sentimenti. Ma un'amica VERA, come te, "merita" anche qualche eccezione. Sotto il tuo occhio fotografico non solo la stroscia diventa poesia, ma anche Imperia sembra bella!!! Io non vedo l'ora di rivederti, per stare insieme per più tempo. Sto già facendo progetti... mi sa che un mesetto non basterà :D
RispondiEliminaCiao bel donnino. Sono io che non vedo l'ora di venire e riempirti le giornate della mia ingombrante presenza. E tu intanto fai la lista che non vedo l'ora di depennare tutte le belle idee che ti passano per la capoccetta. Ti adoro.
EliminaQuesti sono i miei dolci <3
RispondiEliminaE peccato che sono fuori casa sennò avrei già le mani in pasta :)))
Grazie a tutte e due !!!
Ma io so che lo farai, con se lo so!
Eliminabaci bellezza
Bella questa ricetta. Finisce che me la faccio, come è già accaduto per diverse tue proposte.
RispondiElimina(P.S. Mi sono comprata gli stampi ovali per rifare i...budini di riso).
Sei il mio mito. Ma come mi fate felice, non lo puoi sapere!
EliminaCiao tesoro bello.
Non l'ho mai assaggiata ma mi hai davvero incuriosita...mi segno la ricetta e la provo appena accendo il forno ^_^
RispondiEliminaSo che ti conquisterà. Ciao splendore.
EliminaLa segno subito :D mi ispira tanto tanto :D
RispondiEliminaTu la fai ad occhi chiusi.
EliminaUn abbraccio mia cara.
Non conoscevo questo dolce ma la descrizione di quanto sia buono e soprattutto il fatto che sia legato ad un’amicizia mi fa desiderare di assaggiarlo...ahimè non prepararlo, manca la materia prima qui dalle mie parti :(
RispondiEliminaMa non riesci a trovare l'extravergine dalle tue parti? Mi sembra una cosa stranissima.
EliminaE' un peccato che tu non possa provarla, perché so per certo che ti piacerebbe tanto.
Un forte abbraccio.
Avevi intuito bene, questo è proprio uno dei dolci che piace a me. E che, credo, potrei mangiare all'infinito. E che bello il racconto della tua amicizia con Fausta. Proprio oggi le scrivevo che è u peccato non essersi mai incontrate, perché ho come la sensazione che ci andremmo a genio. Chissà che un giorno non si possa fare? :-)
RispondiEliminaUn bacio e grazie per averla condivisa (sul nome, sì, non posso che essere d'accordo con te).
Sono certa che Fausta ti andrebbe a genissimo. Trovo che per certi versi vi assomigliate, anche se lei è più estroversa di te.
EliminaStessa cosa per questo dolce che invece è proprio sulla tua corda. Aspetto il giorno che lo farai. Ciao tesoro bello.
Che bello ritrovare sul web un dolce del mio paese!! Io sono di Boscomare, mia nonna era di Pietrabruna e ho tanti zii e parenti lì, anche se sono nata a Roma quella è la mia terra. Mai avrei pensato che altri se ne potessero innamorare, è un dolce talmente semplice e povero...un tempo usavano l'olio evo anche per accendere le lampade in casa! Il forno che ne produceva ora non le fa più, con sommo dispiacere perché erano eccezionali e quelle che si trovano nei due bar del paese... non me ne vogliate non sono la stessa cosa. Le mie zie sono troppo vecchiette e quando vado mi dispiace scomodarle e stancarle per metterle a produrre strosce!! anche perchè che ci fai con una....per me è irresistibile ed ha il sapore della mia infanzia...Grazie di cuore di aver pubblicato oltre che un dolce un sentimento...a questo punto non mi resta che provare la tua ricetta!! un saluto Claudia
RispondiEliminaCara Claudia, che bello sapere che ho risvegliato dei bei ricordi.
EliminaNon puoi non avere mai fatto la stroscia. Questa ricetta è di una tua conterranea quindi credo che sia piuttosto fedele. Io ne sono rimasta prigioniera. Fammi sapere se la proverai.
Un grande abbraccio e grazie per essere passata.
sinceramente non credo che la lascerei per ultima se la trovassi in un buffet. Amo i dolci rustici, grezzi, molto di più di quelli super pannosi e tutti perfettini. Sembra un po' la sorella ligure della sbrisolona emiliana. Diverse ma un po' con la stessa filosofia dietro. Questa non me la posso perdere!
RispondiEliminaIn effetti ha delle similitudini, tra cui questa friabilità golosa, solo che la Stroscia è più croccante ed ha profumi più "mediterranei".
EliminaUn bel bacione mia cara.
Una farina di tipo 1 potrebbe andare?
RispondiEliminaGrazie bella ricetta
Daniela Bergamaschi abito a mestre ma adoro la Liguria.
Assolutamente si! Anche io uso quel tipo di farina.
EliminaGrazie a te per essere passata.
Un abbraccio.