Appena calava il sole, correvamo a guardarlo.
Sapevamo di trovarlo là, con la falce in mano. Faceva lenti movimenti circolari, ritmici, perfetti e la lunga erba che un minuto prima era lì, alta quasi fino alle ginocchia, adesso formava mucchietti di fieno che lui sistemava ordinatamente intorno a sé.
Noi bambini sedevamo sul prato, le ginocchia fra le braccia e lo osservavamo in silenzio, ipnotizzati.
Il suono della falce era un sibilo di vento.
La lama luccicava fra l'erba.
Il nonno era grande. O almeno io lo ricordo così. Spalle larghe, forti, un bel portamento elegante. Era alto ed aveva un'espressione mite, rassicurante. Ricordo la sua onda nei capelli anche quando era scarmigliato.
Lavorava la sua campagna silenzioso ed ogni tanto ci lasciava usare il rastrello di legno che era così lungo da doverlo tirare in due.
Quando aveva finito con la falce, si sciacquava nella fonte, si sedeva sotto la pergola accanto al tavolo di pietra, e si rollava una sigaretta.
Mi chiedevo ogni volta come riuscisse a prepararsi una sigaretta così sottile con quelle manone.
Usava una scatoletta magica: sfilava una cartina da una piccola busta, prendeva un pizzico di tabacco da una tasca e delicatamente riempiva lo spazio concavo sulla cartina appoggiata alla scatola. Poi chiudeva il coperchio e la sigaretta usciva rotolando dall'alto. La magia era fatta.
Fumava piano, tenendo la cicca tra il pollice e l'indice, lo sguardo sempre rivolto al suo lago. Finita la sigaretta, si faceva un bicchiere del suo vino e se ci avvicinavamo, ce lo offriva inzuppando un pezzetto di michetta.
Se era buono quel pane colorato di rosso.
In paese lo chiamavano El Belèssa. Era figlio del Belèssa, il mio bisnonno che non ho mai conosciuto e come lui si meritò questo appellativo. Il Bellezza.
Di conseguenza mia madre, anche lei bellissima, divenne "la fioea del Belèssa".
Un nonno bello anche quando si ammalò e perse la parola, lui che amava tanto raccontare.
Negli ultimi tempi, nel letto d'ospedale, il suo più grande dispiacere era non poter parlare con noi.
Si arrabbiava come una furia e nel tentativo di articolare qualche suono, potevamo riconoscere le sue classiche parolacce in dialetto. Allora scoppiavamo a ridere come matti (trattenendo un groppo in gola) e lui si calmava e rideva con noi.
In quelle sere d'estate trascorse al lago, ci sedevamo all'aperto e ascoltavamo sue avventure. Aveva una voce baritonale, sicura e parlava un bell'italiano interrotto ogni tanto da qualche parola dialettale. Questo rendeva tutto più colorito.
Il nonno ci rapiva ogni volta con la storia del "Regolo".
Nelle valli intorno alla casa dei nonni, si trovavano spesso serpenti, salamandre, ramarri e non era difficile incontrare vipere.
Noi bambini eravamo costantemente avvisati: e non salite sulle rocce, e non camminate nell'erba alta, e attenti a dove mettete le mani....insomma una vera e propria litania di raccomandazioni.
Che venivano puntualmente ignorate.
Il nonno invece ci incuteva un terrore senza limiti con una semplice storia.
"Il Regolo è il re dei serpenti. Quello che ha vissuto più a lungo e che può arrivare ad oltre cento anni. Allora si trasforma e diventa il Regolo. E' velenoso e terribile ma è cieco, corto e tozzo, non può muoversi con velocità.
Ha la testa grossa come quella di un gatto e se si sente in pericolo emette un fischio che richiama a sé tutti i serpenti della zona. Allora tu sei spacciato".
Il nonno affermava di averlo visto da lontano in una piccola radura e che, senza farsi accorgere lo aveva sorpreso ed ucciso con una badilata. Lo aveva poi infilato in un sacco e mostrato a mia nonna, ma non a mia madre, perché a quel tempo era incinta di mia sorella e si sarebbe spaventata.
La fantasia di noi bambini andava al galoppo. Eravamo curiosi e al contempo terrorizzati. Avremmo voluto vedere questo Re dei Serpenti e magari incontrarlo, ma per tutta risposta finivamo col sognarcelo la notte e risvegliarci madidi di sudore.
Il nonno rideva di gusto a vederci così spaventati e ripartiva con un'altra delle sue meravigliose storie.
Le sere d'estate volavano via dietro la sua voce.
Questa è una foto di mio nonno Donato scattata da un fotografo tedesco che passava per la mulattiera lungo la quale sorge la casa dei miei nonni.
Stava scattando foto al paesaggio e quando vide mio nonno, allora già over 70, gli chiese di posare per una foto. Stava andando nella sua campagna come ha fatto per tutta la vita fino al giorno in cui l'ictus si è portato via le sue parole e le sue gambe.
Io lo ricordo sempre così, con i suoi attrezzi ed io suo bel sorriso sincero.
Mia nonna Gina non amava molto cucinare e preparava spesso le solite cose, che però erano piatti portentosi. Ma mia madre, da grande, quando ormai sposata aveva imparato a cucinare dei buoni mangiarini, viziava mio nonno ogni volta che andavamo al lago. Lui era goloso di dolci ed una delle suo cose preferite era la zuppa inglese ed i biscotti inzuppati nel vino.
Quando mi sarei divertita a coccolarlo con il cibo se ci fosse ancora.
Questa ricetta è da un po' che aspetta di essere pubblicata.
La coincidenza ha voluto che l'ultima volta che ho parlato del lago, stessi preparando la confettura di albicocche.
Questa volta sono arance, in una ricetta abbastanza semplice e veloce anche se richiede una discreta pazienza e l'uso di arance buonissime!
Marmellata di arance (per c.ca 6 vasetti medi)
2 chili di arance bionde di Sicilia
1 chilo di zucchero
il succo di 2 limoni
2 cucchiai abbondanti di buon Rum
Pelate la buccia di un'arancia togliendo accuratamente solo la parte arancio e tagliatela a julienne sottili. Mettete acqua fredda in un padellino, aggiungete la scorza a julienne. Portate a ebollizione quindi scolate. Ripetete l'operazione 3 volte. Questo serve ad eliminare l'amaro dalle scorzette. Tenete da parte.
Adesso comincia il lavoro più lungo. Dovete pelare al vivo le arance. Usate un coltellino affilato con lama a seghetto e togliete quanto più bianco riuscite perché nella cottura è proprio lui a rilasciare l'amaro.
Versate la polpa dell'arancia in una larga pentola (possibilmente antiaderente) ed aggiungete lo zucchero. Mescolate e cuocete a fiamma vivace per almeno 40 minuti. La frutta comincerà a schiumare ma non c'è bisogno che togliate la schiuma. Piano piano, con la cottura, si assorbirà.
Dopo c.ca 40 minuti, il composto sarà ancora liquido. Se a voi piace la marmellata senza pezzetti di frutta, potrete a questo punto passare velocemente il mixer a immersione, altrimenti lasciate tutto così com'è ed aggiungete le scorzette. Proseguite la cottura per almeno altri 30/40 minuti, monitorando la densità della marmellata. Scegliete il vs. grado di cottura, ma ricordate che raffreddandosi la marmellata diventa più "dura". Io ho preferito lasciarla un po' più morbida.
Una volta pronta (se volete, fate la prova piattino, ovvero controllate se una goccia di marmellata versata sul piattino scivoli fluida o molto lentamente. Nel secondo caso la marmellata è pronta), spegnete la fiamma e versate il succo dei limoni ed il rum nella marmellata ancora calda. Mescolate bene e versate immediatamente in vasetti sterilizzati. Tappate con cura e capovolgete. Fate raffreddare e conservate al fresco, possibilmente in un luogo lontano dalla luce.
Se attendete un mese prima di consumarla, sarà sicuramente ancora più buona.
Bellissima marmellata,l'attendevo!Ben diversa da quella inglese dove l'amaro e' visto come un plus.
RispondiEliminaMa cio' che mi ha lasciato senza parole e' il resto del post.Magia.
Ti mando un bacione.
Che bellissimo racconto tesoro e che emozione...sei riucita a farmi immaginare ogni singola parola e tuo nonno era davvero un grande!!
RispondiEliminaLa marmellata poi...quanto deve essere golosa????Una vera ghiottoneria!!!
Bacioni,Imma
Ay, los abuelos!! Yo tengo infinidad de recuerdos de los míos, incluso de los que no conocí, ya que mi madre se encargó de que los conociera a través suya. La mermelada con el ron, tiene que ser una delicia!. Un beso.
RispondiEliminaMi spiace veramente tanto. Anche mi mamma mangiava il pane col vino. A
RispondiEliminaanche lei come tuo nonno la stessa sorte. Mio nonno pur di finire la bottiglia mangiava ancora pane. Ciao ciao
MI hi fatto tornare in mente il mio di nonnno, serate estive ad ascoltare ricordi di guerra che lui rendeva avvincenti e avventurosi!
RispondiEliminaDeliziosa questa marmellata :)
baci
Alice
Brutta piccola bastarda
RispondiEliminache io latito nella WasteLand milanese e tu mi rubi lo scettro da regina delle confetture.
Amica di gomma.
Scherzi a parte, questo arancione ha il colore del sole, forse quello stesso che ieri illuminava Milano, il duomo, danzava in controluce. E illuminava il mio animo tormentato che invece -al contrario di quello tutti pensano quando mi dicono Stai Tranquilla- è felice come poche cose, e naufraga dolcemente nel mare della gioia da più o meno sei mesi.
Viva la vida, la vida è fiesta.
Oggi cercherò un mercatino rionale a Milano e temo farò anche io la marmellata di arance, che è ora, che mi garbano a sfare, come dici tu.
Ti cuoro.
Cara Patty, è bello guardare il sorriso shietto di tuo nonno, è bello condividere storie e affetti, ognuno di noi ne porta molti nel segreto del cuore, la scorsa settimana se ne è andata la bisnonna dei miei figli alla veneranda età di 95 anni ed è stato un distacco semplice, naturale.
RispondiEliminaCi ha regalato tanti anni di vita insieme, tanto affetto, tante storie , anche lei, tanti racconti di fantasia ( alla fine la demenza aveva avuto la meglio) , ma è lì nei nostri cuori e anche nella mia dispensa, ancora conservo due barattoli di origano sgranato e raffinato con le sue mani e oggi, a guardarli, mi viene un pò il magone .
Grazie per avermi ascoltata, grazie per i tuoi post che sono come delle porte magiche, si leggono e riportano in noi stessi, grazie per la tua marmellata "raggio di sole" che se non fosse che devo andare al lavoro, farei immediatamente.
Ti abbraccio forte :)
Che fortuna hai avuto a vivere un nonno.
RispondiEliminaI miei sono morti tutti quando io ero piccolina.
Io ho un problema con le arance ... verrebbe bene anche con i limoni?
Un abbraccio
Cara Patty, ogni volta che ti leggo... e dentro trovo dei racconti di te da bambina.. mi rendo conto di quante coincidenze ci sono con la mia vita da bambina.. Mio nonno contadino, la sua campagna,i suoi attrezzi, le sue mani grandi... e il buonissimo pane inzuppato nel vino (che a dire il vero la nonna non voleva che ce ne desse troppo!).. Anche il mio mitico nonno negli ultimi anni perse la parola per una malattia.. e quanto gesticolava per farsi capire e quanta forza aveva ancora in quelle mani.
RispondiEliminaPazzesco!
La marmellata.. è bellissima!
Sarà buonissima, poi quella di arance la adoro..
Buona settimana!
Un abbraccio
Laura
Che bella immagine quella del nonno! Sia la foto che il racconto...è bello averli conosciuti, i nonni. Mio bisnonno attaccava sempre a raccontare la sua tetra leggenda "La torre di mezzanotte" dopo il mega pranzo di Pasqua davanti al camino..ma poi non la finiva perchè arrivava il caffè corretto liquore tre stelle....
RispondiEliminaGrazie per le arance e la marmellata dolce e confortante
adoro le marmellate di agrumi, questa è fantasticaaaaaa!
RispondiEliminabello! Ogni commento sarebbe banale però bello!
RispondiEliminaEcco da chi hai ereditato la tua bellezza e anche la tua bravura nel raccontare le storie e il tuo meraviglioso sorriso!
RispondiEliminala proverò sicuramente!!
RispondiEliminaIl ritratto del nonno mi ha fatto quasi scendere una lacrimuccia. E io sono una di quelle che non si commuove mai per niente :-P
RispondiEliminache buona!
RispondiEliminame encanta la mermelada casera y esta es deliciosa y tu abuelo, qué ternura <3, bsst
RispondiEliminaTutti noi abbiamo nonni fantastici da ricordare, persone a noi care, che se ne sono andate dalla nostra vita, ma non dal nostro cuore e dai nostri ricordi.
RispondiEliminaLa marmellata deve essere buonissima!
Baci
Elli
Che bello, dolce e malinconico questo tuo post Patty! e come hai saputo raccontare bene il tuo amore per questo nonno che solo a guardarlo ispira fiducia e simpatia. I nonni, non so perchè, generano sempre ricordi molto teneri, soprattutto se, come il tuo, hanno saputo lasciarci qualcosa di bello.
RispondiEliminaUn abbraccione!
Anche io tempo fa ho dedicato un post a un nonno che non c'è più. I nonni sono una grandissima miniera di storie e di suggestioni.. Io ne ho solo uno, tanto anziano, gli abbiamo regalato un quaderno perchè possa averle anche per iscritto le sue storie.. la cosa che preferisco io sono i racconti della guerra, un mondo apparentemente tanto lontano, ma che in realtà non lo è per niente!
RispondiEliminaL'avrei voluta sentire anche io la storia del serpente e questa foto mi fa venire voglia di visitarle quelle campagne!
Passando al piatto invece, le conserve sono il mio pane quotidiano e io sono sempre alla ricerca di nuove e interessanti combinazioni! Presto penso di farla anche io una marmellata di arance, prendo spunto:)
A presto Patty!
come al solito uno dei tuoi lunghissimi racconti... che volano in un attimo! Ho appena cominciato a leggere che già mi trovo a pensare "ma come, già finito di raccontare del nonno?". Sai che questa storia (ed il tuo modo di raccontarla) del Re dei serpenti mi ricorda tantissimo i libri di uno scrittore emiliano? Pederiali. Hai mai letto qualcosa? Sono quasi favole per adulti.
RispondiEliminaE beh... la marmellata di arance te la invidio; quanta pazienza! Io l'ho fatta in un modo molto più spartano... un po' amarognola ma godibile. Peccato che non ho pesato nulla.
Ora ti svelo il mio segreto-reflex. In realtà ho letto un libro che parla di food photography e mi sono attrezzata (solo dei semplicissimi pannelli di polistirolo e gli scatti vicino ad una finestra)... ma ho anche un obiettivo nuovo (50mm fisso). Da domani invece comincio un corso base di fotografia... sono molto curiosa...
Ora mi vado a studiare la tua ricettuzza dell'olio qua sotto :))
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaAnch'io avevo un nonno col ciuffo e mi manca, mamma mia se mi manca. Anche il mio era bello, con i baffetti come Clark Gable in via con vento :)
RispondiEliminaLa marmellata di arance è la preferita qui a casa mia... e la faccio proprio come te! Un bacio
mi sono un pò emozionata.il tuo nonno mi ricorda il mio.ora mi gurda da lontano ma c'è!il mio nonno ha scherzato fino alla fine!era avanti.la tua marmellata è splendida.come te:)
RispondiEliminaAccidenti mi sono emozionata un pò anch'io, i nonni sono sempre unici! La marmellata d'arance è la mia preferita e fatta in casa è il massimo. Un abbraccio
RispondiEliminaMi hai molto colpito ricordando con la tua sensibilità e la tua eccellente scrittura la figura di tuo nonno .....doveva essere un gran personaggio si nota dalla foto
RispondiEliminaLa marmellata di arance e' forse la mia preferita insieme a quella di more!
Un bacione ila
Une belle marmellata! È sicuramente deliziosa...
RispondiEliminaBaci,
Rosa
Articolo emozionante Patty, vado via che non riesco a scrivere...
RispondiEliminaChe belli e tristi e dolci i ricordi di infanzia...fortunate noi ad averne di così belli! Sapessi quanto mi piace la marmellata di arance! una volta ne comprai una a Londra, aveva del wiskey dentro ed era buonissima, non sono più riuscita a trovarla così..
RispondiEliminaTu DEVI scrivere, altro che fare marmellate...!
RispondiElimina(che fai benissimo anche quelle ma il poco tempo che hai lo impiegherei per tirare fuori questi magnifici racconti...).
mi piace moltissimo leggerti.
Grazie per aver condiviso con noi questo racconto, mi son commossa!
RispondiEliminaPatty, mi sono così commossa che mi pareva di non riuscire ad arrivare alla fine... nè adesso di riuscire a scrivere.
RispondiEliminaMi nonno amava l'arancione, ed un torta soffice con il ripieno all'arancia che ho aspettato un po' a pubblicare. anche a me sarebbe piaciuto tanto prepararla per lui, e quanto si sarebbero divertiti di queste diavolerie chiamate "blog" delle loro nipoti!
ciao, e grazie!
bello il tuo nonno....che bel signore.
RispondiEliminaChe meraviglia anche questo sole fatto a marmellata :)
Mi piace molto la foto di tuo nonno. Sicuramente non avrete tante foto di lui così in versione "every day life" perché ci scordiamo di fare delle foto così... normalmente le foto sono o in posa oppure durante eventi più importanti ma invece sono queste le foto che ci danno i ricordi più veri e più belli....
RispondiEliminaChe belli i ricordi di tuo nonno, e che tristezza non averlo avuto, un nonno così, che mi lasciasse dei ricordi vividi e puri. A me è rimasto solo l'amaro di un nonno sconosciuto e di uno indifferente.
RispondiEliminaMa non si può aver tutto, no?!
Bellissima anche la tua marmellata.. io ho appena fatto la gelatina di arance al the nero, e voglio continuare con le marmellate di arance, visto che ne ho una bella cassetta arrivata fresca fresca dalla Sicilia. Chissà che non faccia proprio questa!
Un abbraccio, cara Patty