mercoledì 11 settembre 2013

Risotto al sidro, con fichi e pancetta di cinta croccante: la saggezza del fico.

The sweetest thing - U2
I fichi sono un'altra delle mie macchine del tempo. 
Nella tenuta dove sono cresciuta a due passi da Siena, Settembre era un mese costellato da infinite attività. 
L'estate terminava con lunghe passeggiate lungo le siepi di rovo che popolavano il viale di cipressi secolari e si immettevano nel bosco. 
Si raccoglievano le more. 
Mia madre riempiva cestini di vimini, io e mia sorella le nostre bocche di bambine cresciute senza conoscere il significato della parola "merendina". 
More grandi come chicchi d'uva, succose e spesso arse dal sole, il che non era certo una benedizione per i nostri giovani intestini. 
Ogni tanto scappavamo inseguite da serpenti frustoni, disturbati dal nostro pesticciare nell'erba alta, e non era raro imbattersi in vipere addormentate al sole, il cui ricordo ha tormentato i miei sonni in più di una notte. 
Finite le more, toccava all'albero di fico più grande della fattoria. 
Potevamo arrampicarci anche sui rami più alti, grazie ad un muretto che si affacciava proprio a metà altezza. 
Grondava di frutta e di api festanti. 
Non ricordo di aver mai mangiato fichi deliziosi come quelli...ma forse era il senso di avventura a rendere tutto assolutamente irresistibile. 
Ricordo che un'estate, una delle amiche più grandi che capeggiava questi raid fruttiferi, mangiò così tanti fichi da farsi venire la febbre. 
Quell'albero perse per lei ogni romanticismo.
La pianta di fichi ha costellato la mia infanzia, è stata una presenza saggia, silenziosa, nei ricordi delle vacanze trascorse al lago, così come nei racconti di mio padre bambino, che come me, si arrampicava sull'albero di fioroni come un pirata sull'albero maestro. 
L'albero di fichi di mio padre cresceva in un paese che adesso non esiste più, ed il suo nome fa parte del mito della mia storia familiare: Fontefredda. 
Ci sono stata, molto tempo fa, e le case abbandonate erano ormai popolate dalla vegetazione: parietaria, rovi e rigogliose piante di fico, affacciate alle finestre sgarrupate, come dame malinconiche in attesa di una serenata. 
Questa ricetta ha quasi un anno e non ho mai avuto l'occasione di pubblicarla fino ad oggi.
La potete trovare sul libro "Cucina Italiana 2.0", di Roberta D'Ancona, in cui è presente anche il mio piccolo contributo.  
L’idea è partita da un bicchiere di sidro e da alcuni fichi freschi appena colti. Perché non farci un bel risotto? Il riso è molto versatile e decisamente buono con la frutta, dalle fragole ai mirtilli e pure con il melone. 
Anche qui un assaggio della mia terra, con questa pancetta di Cinta Senese, che diventa bella croccante e regala un perfetto contrasto sapido alla delicatezza dei fichi e all’acida dolcezza del sidro. 
Ingredienti per 4 persone
330 gr di riso Carnaroli
1 piccola cipolla
4 fichi freschi
100 gr di pancetta di Cinta Senese tagliata sottile
50 gr di Pecorino di Pienza grattugiato
mezzo bicchiere di sidro
Olio Extra vergine d’oliva
Brodo vegetale
Tagliate finemente la cipolla e fatela rosolare in una casseruola antiaderente, in 3 cucchiai di olio. Quando la cipolla è dorata, versate il riso e fatelo brillare qualche istante mescolando continuamente. Alzate la fiamma quindi versate il sidro e continuate a mescolare fino a che non sarà evaporato. Cominciate la cottura aggiungendo il brodo vegetale con un mestolo e mescolate di tanto in tanto.
Allo stesso tempo, su una piastra antiaderente, fate cuocere la pancetta senza altri grassi, fino a che non sia bella croccante. Toglietela e ponetela su carta assorbente, tamponando l’unto in eccesso.
A metà cottura aggiungete 1/3 della pancetta sbriciolata ed i fichi sbucciati e ridotti a pezzettini. Continuate la cottura mescolando ed aggiungendo il brodo quando necessario. Quando il risotto sarà all’onda, toglietelo dal fuoco ed mantecatelo con il pecorino ed un filo di olio extra vergine. Impiattatelo e cospargete sulla superficie la pancetta sbriciolata e croccante. Servite subito.
Accompagnatelo da un bel bicchiere di sidro freddo. 

27 commenti:

  1. SONo veramente legati con i ricordi alla pianta dei fichi anche io e mi ricorda l'infanzia e il nonno...era il simbolo della casa e della famiglia.veramente una ricetta ottima!

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  2. Hai ragione, anche io ho quei ricordi legati alla raccolta ora di questo, poi di quello. E i fichi li raccoglievamo dalla pianta del nonno, a patto che prendessimo quelli più alti e lasciassimo a lui, irriducibile arrampicatore, quelli più facili da recuperare ^_^
    Ottimo questo riso. Trovo sia formidabile l'accostamento di un sapore dolce, come quello del fico, con uno sapido, come la pancetta. Anche io ieri ne ho proposta una versione: ho scoperto che il fico è decisamente versatile!
    Complimenti Patty, buona giornata!!

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  3. Ti sento così vicina, Patty. Non abbandono mai i miei cestini di vimini, le more adesso hanno lasciato spazio ai fichi..e amo riempire cestini di frutta selvatica proveniente da alberi abbandonati.
    Sicuramente utilizzerò il sidro nel prossimo risotto e vorrei proprio provare questo, è meraviglioso. :)
    Un bacione grande, buona giornata :)

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  4. wow...che magnifico piatto e che splendidi abbinamenti!
    bacione

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  5. Che buono questo risotto e quanti dolci ricordi legati a questi sapori.

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  6. La tua infanzia nella tenuta vicino a Siena mi ricorda tanto la mia sulle colline piemontesi, anch'io in mezzo ad api, more ed alberi di fichi, solo che il mal di pancia noi ce lo facevamo venire con le nocciole ancora acerbe. Grazie per questi bei ricordi :)
    Per quanto riguarda il risotto è una vera meraviglia, posso solo immaginare lo sposalizio incredibile tra i fichi e la pancetta, uniti dal sidro.
    Buona giornata Patty!

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  7. che bei ricordi... peccato che nel mio paese non vengono coltivati gli alberi di fichi, forse per il freddo invernale.. boh..
    per me l'albero della mia infanzia è stato un albero di noci (noci greche).. dalle mie parti ce ne sono tanti.. E' stato un rifugio, un nascondiglio, un posto per stare all'ombra, dove giocavo con la mia migliore amica.. Quanti ricordi... E quante noci ho mangiato.. :)) Lo sai che le noci quando sono verdi si mangiano? Buonissimo, si devono aprire in due con un coltellino e estrarre la parte interna che, buonissima! ;) ma poi i palmi diventano tutti marroni... e non si leva più per più di un mese, la buccia verde che ricopre la noce contiene qualcosa che lo fa accadere...
    Il tuo risotto è fantastico, sia esteticamente che dal punto di vista della composizione, un primo dolce-salato, la pancetta ha pure il suo ruolo importante.. Ottimo trionfo di sapori, brava Patty !

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  8. A me i fichi non sono mai piaciuti ( a parte quelli alti mori e con gli scuri)..solo da adulta (diciamo così) li ho riscoperti perciò ho un debito enorme da colmare...inizierò con il tuo riso che mi pare assai lussurioso. Baci.

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  9. Finalmente domenica notte si parte, anzi, si RIparte alla volta della casina francese e ad attendermi spero ci siano le solite quintalate di fichi settembrini. Il sidro laggiu' e' di casa, ma per la cinta senese come fo? Un abbraccione bella donna, bellissimo anche il racconto....

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  10. Ciao Patty,
    il mix di sapori di questo risotto mi intriga molto, anche io ho molti ricordi legati ad una pianta di fichi nella mia infanzia è bellor ritrovarsi nelle storie che racconti.
    Baci

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  11. Patty,sara' che e' il tuo mestiere ma l'incipit del tuo post ci fa veramente viaggiare!
    Un bacione e buona giornata.

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  12. Ok, questo risotto è una libidine ... mi ispira tantissimo il contrasto fra fichi e pancetta, e non conosco bene la ricchezza di sapore che potrebbe aggiungere il sidro. Dovrò provare!

    E che bello leggere di questi ricordi di bambina legati ad un albero. Anche io, quando ero piccina, avevo un albero di fichi in cortile, che ora si è magicamente trasformato in un albero di gelsi... mi fa pensare a quanto sia cambiata la mia casa da allora, e a come ora non sia più nemmeno quella (anche se un po' lo sarà sempre).

    Un abbraccio

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  13. Quando leggo di questi tuoi ricordi, mi sembra di viaggiare in un mondo magico e sicuramente per te lo sarà stato. Ricordo ancora un'estate quando a casa di amici che avevano degli alberi di fichi, li coglievamo dall'albero direttamente ed nei miei ricordi sono i più buoni di sempre, dolci e carnosi, d'altra parte era in Cilento.
    Io di fronte questo risotto alzo le mani, anzi, impugno la forchetta e spalanco le fauci. Una m e r a v i g l i a!

    Fabio

    P.S. non amo molto quelli rossi settembrini però :-D

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  14. bellissimo il tuo risotto Patty! sei sempre bravissima e ti ammiro un sacco!

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  15. E' bello leggere dei ricordi di infanzia e di quanto i luoghi possano influenzarli e di me, cresciuta in città, e di come NON mi sono MAI arrampicata sull'albero...
    Perà ricordo incetta di more e di lamponi nei primi anni di vacanze in montagna, con la scoperta recente che il tempo che passa cancella sempre di più alberi e prati.
    Io adoro i fichi e l'idea malsana di mettermi a dieta nella stagione a me più congeniale per la frutta, forse non è stata proprio una buona idea...
    Baci

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  16. mi piacciono così tanto i fichi...poi vivere per tutto il mese solo di quelli...senza mai smettere e probabilmente non stando benissimo alla fine...ma che si deve fare???

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  17. Sarà che l'albero di fichi è così nodoso che si presta benissimo ad essere cavalcato dai bambini. Era l'unico sul quale salivo in campagna dai nonni pur non mangiando i suoi frutti :)
    Le ricette che partono dai ricordi sono le mie preferite e se non fosse che con i fichi non è scattato l'amore rifarei volentieri il tuo risotto... Mille baci, mari

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  18. C'è stato un albero di fichi anche nella mia infanzia, a casa dei miei nonni. Ricordo che dal basso guardavo mia nonna che,intrepida, saliva sulla scala per cogliere i frutti dai rami più alti. Dei cestini, ricordo che ero io a tappezzarli di foglie che mi sembravano fra il peloso e l'appiccicoso. :)
    Che tuffo nel passato!

    Un risotto con i fichi per me è una novità assoluta. Deve essere proprio buono, grazie del suggerimento e grazie della bellissima pagina.
    Un caro saluto, Ada.

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  19. Sarà che non ho ancora cenato, ma mi hai fatto venire l'acquolina! Belli i tuoi ricordi...un po' di tristezza all'idea del paese abbandonato: quanto mi capita di vederne mi viene una gran melanconia a pensare a tutto quello che hanno visto quelle case senza porte e finestre, a quanti ricordi conservano senza che nessuno si ricordi di loro! Un abbraccio cri

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  20. ciao,a spasso per la rete ho scoperto questo blog che mi è subito piaciuto.

    ti verrò atrovare presto

    ciao

    maia

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  21. Sarò ripetitiva, lo so. ma passare da te è sempre...bello. Punto. Se poi si trova una ricetta così densa e intelligente...beh, la pausa pranzo è perfetta!
    un abbarccio
    simo

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  22. Qualche tempo fa, ho fatto la pasta con i fichi e il prosciutto crudo e la menta e mi hanno criticato. Poi hanno assaggiato e volevano il bis!
    Non oso immaginare cosa sia questo risotto con tutte queste bontà del tuo territorio nel piatto oltre ai fichi!

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  23. Questo è da copiare subito, anche se i fichi dovrò comprarli... passati i tempi in cui una anziano cugino di mio padre ce ne regalava intere cassettine, che prime foderava di foglie di fico; per sminuire l'importanza del dono si presentava dicendo che a lui non servivano. Mia madre li trasformava rapidamente in marmellata, evitando così che fermentassero: una delle più buone marmellate che io ricordi.
    Claudette

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  24. Ciao Patty, sono toscana come te e i fichi sono uno dei miei frutti preferiti, non riesco a staccarmi dalla pianta in questi periodi! La tua ricetta è bellissima, fantasiosa, ben equilibrata. Mi unisco con piacere ai tuoi lettori e ti auguro una buona giornata
    Maddy

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Ciao! Grazie per esserti fermato nel mio angolino. Se ti va, lascia un pensiero, un commento, una critica. Ti risponderò con piacere. La tua opinione è importante.
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